domenica 09 Novembre 2025
Home Blog Pagina 118

Rancilio e My Urby APS nella Casa di Reclusione di Bollate, forma i detenuti sulla caffetteria

0
Il progetto di Rancilio a Bollate (foto concessa)
Il progetto di Rancilio a Bollate (foto concessa)

MILANO – Caffè e inclusione: il progetto formativo di My Urby APS e Rancilio nella Casa di Reclusione di Bollate. A partire dal 30 maggio 2025, My Urby APS, in collaborazione con Rancilio Group, ha avviato un progetto di formazione presso la Casa di Reclusione di Bollate. L’iniziativa prevede un corso di caffetteria ai detenuti della durata di tre mesi, con una lezione settimanale tenuta da un docente della Scuola Alberghiera Carlo Porta di Milano.

Rancilio, da sempre attenta al valore della responsabilità sociale, partecipa attivamente fornendo le attrezzature professionali: la macchina per espresso a caldaia singola Classe 5 Eco, soluzione naturale per baristi attenti allo spreco che cercano di migliorare l’efficienza energetica dei propri locali, e il macinacaffè professionale Kryo EVO OD.

“Crediamo fortemente nel potere formativo del lavoro e nel valore delle seconde possibilità. Contribuire a questo progetto significa per noi investire in un futuro più giusto e inclusivo”, ha dichiarato Luca Creti, Direttore Vendite Italia di Rancilio Group.

Il progetto nasce dall’impegno costante di My Urby APS nel promuovere l’inclusione sociale attraverso percorsi culturali e professionali, anche in contesti difficili come quello carcerario. L’obiettivo è offrire ai detenuti opportunità concrete di reinserimento nel mondo del lavoro, riconoscendone il valore umano e le potenzialità.
https://www.ranciliogroup.com/it/

Goglio porta avanti il progetto riGOGLIOso sull’educazione ambientale e la biodiversità con oltre 60 alunni

0
Il progetto di Goglio con i bambini (foto concessa)
Il progetto di Goglio con i bambini (foto concessa)

DAVERIO (Varese) – Prosegue il progetto riGOGLIOso, il percorso di educazione ambientale e riqualificazione del verde promosso da Goglio – realtà di riferimento a livello globale nel settore del packaging flessibile – con il coinvolgimento delle scuole primarie del territorio.

L’iniziativa ha visto oggi – in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente – il momento apicale dell’edizione di quest’anno, con il coinvolgimento presso la sede aziendale di Daverio (VA) di oltre 60 alunni provenienti dalle classi quarte delle scuole primarie di Daverio, Casale Litta e Bodio Lomnago, per una mattinata dedicata alla scoperta della biodiversità e alla messa a dimora di nuove piante.

L’attività sul campo è stata preceduta da incontri in aula con agronomi esperti, durante i quali gli alunni hanno avuto modo di approfondire il tema della biodiversità. In particolare, quest’anno il tema centrale degli incontri è stata l’importanza dei volatili nell’ecosistema, con un focus sulle fonti di nutrimento per gli uccelli.

Un momento di formazione e confronto che ha fornito ai partecipanti le conoscenze necessarie per comprendere il valore degli interventi ambientali a cui hanno poi preso parte. Quest’anno, nell’ambito dell’attività pratica, gli alunni hanno piantato alcune piante di melo, scelte per la loro capacità di offrire frutti anche nei mesi più freddi, e quindi nutrimento per gli uccelli.

Il progetto – che, a partire dal suo lancio nel 2022, ha coinvolto circa 140 bambini e bambine – si inserisce in un più ampio percorso di piantumazione avviato da Goglio a partire dal 2021, che ha portato alla realizzazione di importanti interventi di riqualificazione delle aree verdi, i più recenti nell’ultimo anno, sia nella sede di Daverio – con la piantumazione di circa 280 alberi di varie specie, selezionati tra quelli che meglio si adattano al luogo e per la loro capacità di assorbimento di CO 2 – che in quella di Zeccone (PV), con circa 433 pioppi in totale.

La piantumazione stessa rientra nell’impegno dell’azienda finalizzato ad applicare i principi di sostenibilità ambientale in ogni ambito delle proprie attività: in questo contesto è compresa anche la realizzazione, nel 2022, di un ingresso per i dipendenti che provengono da ovest, con importanti riduzioni del traffico locale e un risparmio stimato di 65.000 km e 7 tonnellate di CO 2 l’anno.

Un impegno che caratterizza da sempre l’azienda, come dimostra il fatto che già negli anni Settanta Goglio è stata la prima azienda nel settore a realizzare un impianto di recupero
solventi che consente di riutilizzare circa il 96% del solvente per inchiostri e adesivi, con una netta riduzione delle emissioni.

I bimbi coinvolti (foto concessa)

Nel 2015 l’azienda ha invece realizzato una centrale di cogenerazione del gas per la produzione di energia elettrica ed energia termica, riducendo il carbon footprint di tutto il processo produttivo. Non solo, lo stabilimento è dotato di un impianto di raffreddamento ad aria, che permette di risparmiare in termini di consumi idrici ed elettrici.

Inoltre, all’interno del parco che circonda l’azienda sono stati creati due laghetti per la gestione delle acque, che contribuiscono a prevenire il sovraccarico della rete idrica pubblica. A conferma del proprio impegno verso l’ambiente ma anche verso la comunità, nel 2022 Goglio ha costruito una vasca sotterranea antincendio in cemento armato, facilmente accessibile anche a servizi esterni in caso di incendi nelle aree limitrofe.

Il percorso di sostenibilità di Goglio ha dunque radici lontane e va a integrare sempre di più la responsabilità ambientale con quella sociale, che si fonda sulle solide relazioni con la comunità locale e sul coinvolgimento delle nuove generazioni in iniziative di sensibilizzazione e partecipazione.

IL GRUPPO GOGLIO

Goglio S.p.A è uno dei principali player mondiali nel packaging flessibile. Fondato nel 1850, il Gruppo progetta, sviluppa e realizza sistemi completi per l’imballaggio fornendo laminati flessibili alta barriera, valvole, macchine e servizi avanzati per ogni esigenza di confezionamento, che trovano applicazione in molteplici settori industriali: caffè, alimentare, chimica, cosmetica, detergenza, beverage e pet food. Il gruppo, che ha un raggio d’azione mondiale, è presente con stabilimenti produttivi in Italia, Olanda, Stati Uniti, Cina e Brasile, e uffici commerciali dislocati in vari paesi europei, in Sud America e nel sud-est asiatico. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito.

Museo del caffè di Trieste presenta il nuovo punto di lettura dedicato al chicco

0
trieste
Il nuovo punto lettura a Trieste (immagine concessa)

TRIESTE – Più di 700 fra volumi, cataloghi, tesi di laurea e periodici: è il patrimonio bibliografico che l’associazione Museo del caffè di Trieste (AMDC) ha messo a disposizione della città e di tutti gli interessati, in base alla Convenzione “Biblioteca Diffusa” stipulata col Comune e in accordo con l’Ateneo giuliano.

L’iniziativa, inaugurata mercoledì scorso, si è concretizzata nell’apertura di un “punto di lettura”, situato in un ambiente al pianterreno della struttura universitaria di via Fabio Severo 40 (l’ex-Ospedale Militare, pregevolmente ristrutturato), che sarà accessibile ogni mercoledì, dalle 9 alle 13.

Il Museo del caffè di Trieste e il punto lettura

Dedicato ovviamente in primis al caffè, ma coinvolgendo indirettamente – come è logico in una Trieste che ha nel caffè uno dei suoi principali traffici – anche la storia, la cultura, la letteratura e la vita tutta della nostra città, il nuovo “punto” è il frutto del lungo e certosino lavoro di ricerca e catalogazione condotto negli ultimi anni dall’AMDC con l’apporto di numerosi appassionati, primi fra tutti lo stesso presidente e fondatore dell’associazione Gianni Pistrini e il “vice” Doriano Simonato, col supporto di qualificati sponsor (Fondazioni Casali, Banca 360 FVG, Fondazione Hausbrandt, soci sostenitori) che hanno contribuito alla dotazione infrastrutturale della biblioteca.

Da rilevare che il repertorio librario sarà consultabile in seguito anche on line, ma, in questa fase di avvio, a chi volesse ricercare dei volumi o materiali su temi specifici (tra l’altro con l’assistenza di un archivista incaricato) si suggerisce di anticipare la richiesta inviando una nota a: amdctrieste@gmail.com.

La raccolta è parte integrante del fondo museale destinato a configurare in seguito il vero e proprio “Museo del caffè di Trieste”, con oggetti e reperti storici che si prevede di collocare in un’area dedicata nel nuovo polo museale plurisettoriale progettato dal Comune in Porto Vecchio.

L’attivazione del nuovo servizio ha preso vita in seno al progetto di Divulgazione Umanistica “Il Caffè, una storia di successo nella cultura regionale ed europea” curato da Franco Rota e finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia, che comprende una serie di azioni propedeutiche e collaterali al suaccennato futuro insediamento espositivo del Museo del Caffè.

Donut, la ciambella che piace anche all’UE si festeggia il 6 giugno in tutto il mondo

0
Donut (foto concessa)
Donut (foto concessa)

MILANO – Il 6 giugno arriva l’appuntamento più dolce dell’anno: è la Giornata Nazionale del Donut, una ricorrenza nata in America ma che ormai ha conquistato anche l’Europa. In questa occasione, i donuts firmati Doony’s™, brand di Vandemoortele, esprimono al meglio tutto il loro potenziale: non solo una dolce tentazione, ma un’autentica esperienza di indulgence visiva e di gusto sorprendente, perfetti per celebrare la giornata con un tocco di creatività e golosità.

La tradizione vuole che in questa giornata se ne mangi almeno uno. L’usanza risale al 1938, quando la Salvation Army istituì la giornata per rendere omaggio alle “Donut Lassies”, le volontarie che, armate di grembiuli, amore e spirito pratico, distribuivano ciambelle calde ai soldati americani al fronte durante la Prima Guerra Mondiale.

Quelle ciambelle erano un conforto, un assaggio di casa in tempi difficili. Oggi, i donuts sono diventati un simbolo universale di piacere e condivisione, capaci di adattarsi ai tempi e
conquistare nuove generazioni.

In un mondo sempre più connesso e visuale, infatti, i donuts si sono trasformati da
semplice dessert a fenomeno social. Secondo recenti analisi 1 , negli ultimi sei mesi l’hashtag #donuts ha registrato un aumento del 75% di menzioni, mentre
#donutlover è cresciuto del 60% sulle principali piattaforme digitali.

Un segnale forte: i donuts sono diventati oggetto del desiderio, della condivisione e del racconto.

La ciambella instagrammabile (foto concessa)

Con le loro forme perfette, le glasse brillanti, zuccherini, glassature golose e farciture, i
donuts Doony’s™ sembrano nati per essere fotografati, condivisi e naturalmente… gustati. Grandi o piccini, buongustai incalliti o foodies da Instagram: nessuno può resistere al loro fascino pop.

Che si tratti della merenda con i colleghi, di una sorpresa per la colazione in famiglia o di una pausa tra una lezione e l’altra, ogni Doony’s® racconta un gesto di attenzione, un sorriso condiviso, una coccola concessa.

L’expertise Vandemoortele e il successo di Doony’s™

In Europa si consumano ogni anno 3,2 miliardi di donuts: un dato che conferma quanto
questo prodotto sia amato e radicato nelle abitudini di consumo. Con oltre 1 milione di
donuts prodotti ogni giorno, Vandemoortele è tra i leader europei nel frozen bakery. I
donuts Doony’s™ – prima conosciuti come “My Original Doony’s®” – sono realizzati
secondo le autentiche ricette americane e sono distribuiti in oltre 20 Paesi.

Oggi, con una nuova immagine più contemporanea e giocosa, il brand si rivolge a un pubblico sempre più attento alla qualità, all’estetica e alla gratificazione immediata.

“Con Doony’s™ puntiamo a creare un’esperienza che unisce impatto visivo, gusto
autentico e un tocco di magia quotidiana. In un contesto sempre più attento all’estetica e
alla gratificazione immediata, i nostri donuts sono una proposta vincente per chi desidera
distinguersi, sorprendere i clienti e arricchire la propria offerta con creatività.” —
Emanuela Nicora, Sr Category & Brand Manager Sweet Products di VandemoorteleLa gamma Doony’s® è studiata per rispondere a ogni tipo di esigenza, sia per i
consumatori che per gli operatori del foodservice.

The Classics, ciambelle semplici ma deliziose, ideali per arricchire ogni giorno con un tocco di dolcezza; i Wonder Flavors, varianti premium, pensate per chi cerca qualcosa in più e i Magic Moments: sapori e topping sorprendenti, per trasformare un break in un’esperienza memorabile.

Per facilitare la gestione del punto vendita, Doony’s® propone anche cartoni misti con 5 gusti diversi, pratici e salvaspazio. Tra le opzioni disponibili:

Magic Mix: donut farciti e decorati ispirati a torte e dessert internazionali. Lemon Meringue con farcitura e copertura al limone e meringa, Millionaire Dream con farcitura e copertura al caramello, Rocky Road con copertura al cacao, brownie, caramello e marshmallow, Raspberry Dream con farcitura e copertura al lampone e cioccolato, Jaffa Chocolate con farcitura e copertura al cioccolato e arancia.
Wonder Mix: nati dalle ricette più amate dai consumatori. Triple Chocolate con farcitura e copertura al triplo cioccolato, Pink Craftie con copertura al lampone e cioccolato bianco, Nutty Nougat con farcitura e copertura alla nocciola, Kids Craftie con copertura al cioccolato e pezzetti di cioccolato e Pink Cloud con copertura rosa e granella colorata.
Classic Mix, donuts glassati non farciti in cinque gustose varianti: Rosy doony’s gusto fragola con perline di zucchero colorate, doony’s cioccolato ricoperto con cioccolato belga e scagliette di cioccolato, Pinky doony’s gusto fragola con scagliette di cioccolato bianco, Party doony’s gusto vaniglia con codette colorate, vaniglia doony’s gusto vaniglia con scagliette di cioccolato.

Vandemoortele

Fondata a Izegem, in Belgio, nel 1899, Vandemoortele è un gruppo alimentare familiare, leader in Europa nella produzione e vendita di prodotti da forno surgelati e di soluzioni alimentari a base vegetale di alta qualità che si caratterizzano per l’attenzione alla sostenibilità, dall’approvvigionamento degli ingredienti all’imballaggio del prodotto ed alla distribuzione.

In un 2023 impegnativo, caratterizzato da uno scenario economico incerto e da continue tensioni geopolitiche, il Gruppo Vandemoortele ha registrato eccellenti risultati finanziari con una crescita costante dei ricavi in entrambe le business lines ed un significativo miglioramento della redditività.

Il Gruppo è presente in 12 paesi dell’Unione Europea e negli USA: l’Italia, secondo business per importanza nel Gruppo, è leader nei prodotti da forno surgelati con un portafoglio di marchi che comprende Agritech (Pane), Lanterna (Focaccia e Pizza), Banquet D’Or (Croissanteria), Doony’s (Donuts).

Con uffici a Genova e Milano, l’Azienda opera attraverso due stabilimenti produttivi a Genova (Focaccia e Pizza) e Ravenna (Pane, Focaccia e Pizza) e distribuisce i suoi prodotti nei canali Horeca e Retail.

Vandemoortele.com

Nutella Peanut: arriva per la prima volta in 60 anni il nuovo gusto della crema

0
nutella day londra
Il barattolo di Nutella Ferrero

Ferrero presenta Nutella Peanut, la nuova crema spalmabile al burro di arachidi disponibile a partire dalla primavera 2026 solo negli Stati Uniti. La novità arriva direttamente da un comunicato di Ferrero North America. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Angela Capozzi per il portale d’informazione Webboh.

Nutella Peanut: il nuovo gusto di Ferrero

MILANO – Sembra incredibile ma è tutto vero: per la prima volta in oltre 60 anni di storia, Nutella cambia volto. Ferrero ha annunciato il lancio di un nuovo gusto della sua iconica crema spalmabile, ed è una vera rivoluzione.

Si chiamerà Nutella Peanut ed è una crema al gusto di burro di arachidi e sarà disponibile a partire dalla primavera 2026, almeno per ora, solo negli Stati Uniti.

La novità arriva direttamente da un comunicato di Ferrero North America, che parla di un momento storico per l’azienda. Nutella Peanut unirà la classica base di crema alle nocciole e cacao con un’aggiunta di burro di arachidi, creando un mix pensato appositamente per il gusto americano. Una mossa audace, che segna un netto cambio di rotta rispetto alla filosofia tradizionalista che finora ha sempre caratterizzato il brand.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Caffè Borbone e ofi continuano a sostenere le donne e i giovani in Uganda con Mwanyi Women and Youth Project, 1.000 produttori

0
borbone
Il progetto Mwanyi Women and Youth (immagine concessa)

CAIVANO (Napoli) – Il progetto Mwanyi Women and Youth, lanciato da Caffè Borbone in collaborazione con ofi (Olam Food Ingredients), uno dei principali fornitori mondiali di caffè verde, mira a creare una filiera del caffè inclusiva e sostenibile in Uganda, coinvolgendo 1.000 produttori, di cui oltre il 70% sono donne.

Dal suo avvio nel 2022, il progetto quinquennale ha compiuto importanti progressi nella promozione di pratiche sostenibili e dell’educazione finanziaria tra i produttori locali, raggiungendo i seguenti traguardi:

  • Coinvolti 1.000 produttori di caffè, di cui oltre il 70% sono donne
  • Istituiti 20 gruppi di risparmio e microcredito con quasi 600 membri
  • Avviati quattro vivai di caffè, con una capacità di piantagione di oltre 50.000 piantine, equivalenti alla coltivazione di 185 ettari di terreno
  • Aperte due attività di vendita di input agricoli per giovani, che forniscono risorse essenziali e generano reddito per la comunità locale
  • Formati 23 giovani adulti in agronomia che forniscono supporto a oltre 2.800 coltivatori di caffè

Tre anni dopo l’avvio del progetto, tutti i 1.000 produttori di caffè identificati come gruppo target sono stati già coinvolti con successo.

 L’iniziativa quinquennale include attività formative mirate, principalmente rivolte a persone tra i 23 e i 59 anni, nei distretti di Ibanda e Bushenyi, nel sud-ovest dell’Uganda. Il progetto Mwanyi è stato creato per affrontare i problemi di insicurezza lavorativa e l’esodo rurale che colpiscono queste regioni, promuovendo al contempo la crescita dei piccoli produttori locali di caffè.

Tra i principali temi di formazione vi sono le competenze agronomiche di base e l’educazione finanziaria, inclusa l’accessibilità al microcredito, con l’obiettivo di migliorare la qualità del prodotto.

“Uno degli aspetti più entusiasmanti del progetto è vedere i risultati positivi generati dall’apprendimento continuo e su larga scala,” afferma Marco Schiavon, ceo di Caffè Borbone. “Siamo in costante contatto con i nostri partner locali, organizzati in otto team che includono agenti di campo, agronomi, responsabili finanziari e capi unità, tutti impegnati a garantire che la formazione rimanga attuale ed efficace. Guardando al futuro, ci concentreremo in particolare sull’agricoltura rigenerativa, con l’obiettivo di migliorare i processi di coltivazione e raccolta dal punto di vista dell’impatto ambientale, sostenendo un’economia basata sul reddito derivante dalla coltivazione sostenibile del caffè.”

Alessandro Mazzocco, General Manager del settore caffè di ofi, ha aggiunto: “In ofi, ci concentriamo sulla collaborazione con clienti e partner per promuovere un cambiamento positivo e migliorare le condizioni di vita di 60.000 donne e 15.000 giovani nel settore del caffè entro il 2030, nell’ambito della nostra strategia Choices for Change. Sono orgoglioso dei nostri progressi in Uganda con Borbone attraverso il progetto Mwanyi, che ha coinvolto 1.000 produttori – uomini e donne – in programmi di formazione e creato nuove opportunità di lavoro rurale. Continueremo il nostro percorso con un focus ancora maggiore sull’educazione finanziaria e sulle pratiche agricole rigenerative per migliorare la sostenibilità della produzione di caffè per la prossima generazione di agricoltori.”

L’importanza delle competenze agricole per innovare il processo produttivo

Dal 2022, grazie al progetto Mwanyi, 23 giovani hanno acquisito conoscenze agricole specialistiche e ora supportano oltre 2.800 agricoltori, contribuendo ad aumentare la redditività e la produttività nella regione.

I programmi formativi coprono una vasta gamma di argomenti: le migliori pratiche agronomiche, il controllo dell’erosione del suolo, il miglioramento della fertilità, le tecniche di raccolta, la gestione del suolo post-raccolta, l’igiene e la sanità delle piante, oltre ai metodi di essiccazione e stoccaggio. Per sostenere ulteriori investimenti nella produzione agricola, sono stati aperti due negozi per giovani con materiali agricoli (l’obiettivo è raggiungerne quattro entro la fine del progetto), fornendo ai coltivatori forniture stagionali. Questo sistema non solo semplifica l’accesso alle risorse essenziali, ma genera anche valore aggiunto e reddito per la comunità locale.

Nei primi tre anni, sono state istituite anche quattro piattaforme di vivai di caffè (con altre due previste entro la fine del 2025), con una capacità di oltre 50.000 piantine. Attualmente gestiti da 24 giovani formati (che saliranno a 36 a pieno regime), questi vivai operano come vere e proprie imprese agricole. L’obiettivo è sviluppare una filiera locale di piante di caffè di alta qualità per sostenere la produttività agricola e le opportunità occupazionali nelle aree rurali.

Accesso al microcredito e ai servizi finanziari: la chiave per promuovere l’imprenditorialità e migliorare la qualità della vita

Il progetto Mwanyi include anche iniziative volte a promuovere l’abitudine al risparmio e la creazione di opportunità di microcredito tra i gruppi di agricoltori che operano in comunità dove i servizi finanziari strutturati sono carenti. A tal fine, è stato creato un programma VSLA (Village Savings and Loan Associations) all’interno della rete di villaggi. Attualmente comprende 20 gruppi di risparmio e prestito che riuniscono 592 agricoltori. Grazie alla formazione in educazione finanziaria fornita da Mwanyi – che tratta argomenti come l’imprenditorialità, la registrazione dei risparmi, i metodi per monitorare la produttività delle piantagioni e l’utilizzo di strumenti per il risparmio – diversi agricoltori sono riusciti a utilizzare i proventi del caffè per avviare attività generatrici di reddito.

Tra queste, l’allevamento di bestiame (maiali, capre, pollame) e l’artigianato, come la produzione di cesti, tappeti e tovaglie, fornendo così una fonte di reddito affidabile durante le stagioni morte della coltivazione del caffè.

“Gli agricoltori coinvolti nel sistema locale di micro-risparmio VSLA hanno sviluppato un senso di responsabilità finanziaria che consente loro di diventare autonomi, ad esempio nel richiedere prestiti o nella gestione dei propri risparmi personali,” prosegue Marco Schiavon. “Alcune evidenze mostrano come le persone coinvolte nel programma stiano migliorando il proprio reddito, con ricadute positive sulla qualità della vita loro e delle loro famiglie. Alcuni sono riusciti a ristrutturare le proprie abitazioni, altri possono ora pagare puntualmente le tasse scolastiche e acquistare materiale didattico per i figli. In quanto attore chiave in un mercato sempre più influenzato dai cambiamenti macro-globali, riconosciamo la nostra responsabilità nei confronti delle persone che lavorano all’inizio della filiera.”

Obiettivi futuri per il 2027

 Uno degli obiettivi principali del progetto Mwanyi nei prossimi due anni è diversificare e assegnare aree per nuove opportunità per i produttori locali, a partire dall’espansione a breve termine dei sei vivai esistenti.

Il maggiore investimento sarà focalizzato sull’implementazione di pratiche agricole rigenerative e sul supporto alla conformità con il regolamento EUDR attraverso l’adozione delle Buone Pratiche Agricole (GAP), insieme a una valutazione costante dell’impatto sul carbonio e della biodiversità. I progressi saranno monitorati tramite i dati primari del sistema informativo OFIS (ofi Farmer Information System), raccolti dai team sul campo di ofi e comprendenti localizzazione GPS delle fattorie, rese e metriche sociali.

Inoltre, per rafforzare l’autonomia e la stabilità finanziaria dei produttori, il progetto prevede il supporto nell’instaurare relazioni con istituti bancari per la gestione dei risparmi. Caffè Borbone sta lavorando alla definizione di un’attività di monitoraggio dell’impatto che fornirà report completi sui progressi ambientali, sociali ed economici lungo la filiera.

Il contesto locale ugandese

L’Uganda è la patria della qualità Robusta e il principale produttore di Robusta in Africa, oltre ad essere il secondo produttore di caffè del continente. La produzione di caffè contribuisce al 2% del PIL dell’Uganda, con 353.000 ettari di terra coltivabile dedicati alla coltivazione. Il settore rappresenta il 14% delle esportazioni totali. La coltivazione del caffè è il principale mezzo di sussistenza per circa 1/3 della popolazione, ovvero 1,7 milioni di famiglie (7 membri per famiglia), con una forza lavoro di 12.000 dipendenti e circa il 40% di donne impiegate nel settore.

In termini di consumo, in Uganda la cultura del consumo di caffè è molto bassa, e la gran parte della produzione è destinata esclusivamente all’esportazione.

Attualmente, in Uganda ci sono 75 esportatori, tra cui 15 cooperative di caffè e 19 torrefattori (piccole e medie imprese), a indicare un mercato in forte crescita ma altamente frammentato a causa della geografia del paese e della carenza di formazione imprenditoriale.

Dal 2011 la produzione di Robusta e Arabica in Uganda è aumentata, seppur a un ritmo incerto a causa delle condizioni climatiche instabili. Questa crescita è stata sostenuta dall’incremento delle risorse e della superficie coltivata. La produzione di Arabica è passata da circa 0,9 milioni di sacchi a circa 1,1 milioni di sacchi, mentre quella di Robusta è cresciuta da 2,2 milioni di sacchi nel 2011 a circa 5,8 milioni di sacchi nel 2021.

La scheda sintetica di Caffè Borbone

 Nata a Napoli nel 1999 come piccola torrefazione legata alla tradizione del caffè napoletano, Caffè Borbone è diventata in pochi anni uno dei principali produttori di caffè monoporzionato in cialde e capsule.

Rappresenta un caso di crescita esemplare, grazie anche al costante investimento in Ricerca & Sviluppo che ha portato alla realizzazione di prodotti innovativi e di qualità che, gradualmente, hanno conquistato i consumatori sempre più attenti all’ambiente. È stata, infatti, la prima azienda in Italia a proporre la cialda compostabile che, smaltita nell’umido, può essere utilizzata per la produzione di compost, con involucro riciclabile nella raccolta della carta. Successivamente, ha lanciato la capsula compostabile in biopolimero con il top in carta filtro. Dal 2018 Caffè Borbone è controllata da Italmobiliare Investment Holding, che ha acquisito il 60% della società, mentre il restante 40% rimane al fondatore Massimo Renda.

“Il caffè in Italia fa schifo” è il libro di Valentina Palange lanciato tra gli specialty da Ecosistema a Milano

0
Valentina Palange, autrice de Il caffè in Italia fa schifo @lucarinaldi
Valentina Palange, autrice de Il caffè in Italia fa schifo @lucarinaldi

MILANO – Dopo l’anteprima avvenuta al Salone internazionale del libro di Torino, Valentina Palange (nota sui social come SpecialtyPal), ha portato il suo “Il caffè in Italia fa schifo” edito da Giacovelli Editore, a Milano, in via Gaetano Giardino 5, dentro il futuristico Ecosistema, creatura dello chef Luigi Cassago (di cui si era già parlato qui).

Si parte subito dal titolo.

Il caffè in Italia fa schifo: provocatorio

“Ne serviva uno che catturasse l’attenzione” spiega l’autrice. E soprattutto, divisivo. Forte. “E’ stato al quinto capitolo – racconta Palange – che è arrivata l’illuminazione”.

Il titolo dai toni forti @lucarinaldi

Il caffè in Italia fa schifo, vuole essere un monito per un pubblico che, svela la stessa autrice, ha scoperto essere più allineato a quello che voleva sottolineare, di quanto non si aspettasse: fin qui le reazioni hanno visto dei lettori che hanno condiviso la stessa esperienza, l’allontanamento progressivo dal caffè al bar perché cattivo, o il gesto comune di aggiungere lo zucchero per correggerne il sapore bruciato.

Il percorso di Valentina Palange è quello di molti

Che hanno bevuto per tanto tempo espressi cattivi, fino a quando hanno detto basta. Ed è proprio al consumatore medio che “Il caffè in Italia fa schifo” si rivolge – sempre un po’ una novità quando si parla di specialty coffee o di caffè di qualità – che viene introdotto a diverse preparazioni, ai temi più legati al consumo di caffeina e la salute dell’organismo, sino alla valorizzazione della figura del barista.

Quindi, perché il caffè in Italia fa schifo?

E qui si apre il vaso di Pandora: innanzitutto a causa della scarsa pulizia dele attrezzature, macinino e macchine in primis. Ed è il consumatore finale che dovrebbe iniziare a chiedere a chi sta dietro al bancone informazioni rispetto a quello che sta bevendo.

Anche il sistema dei finanziamenti è un ostacolo, insieme all’ignoranza di quest’ultima parte della filiera. Focus anche sull’ospitalità, una capacità che dovrebbe essere curata maggiormente nei locali: “Basta anche solo un sorriso, un saluto” dice Palange. Superando la rigidità di molti specialty coffee shop, che quasi risultano respingenti nel racconto.

Servito durante la presentazione da Davide Spinelli e scelto da Mirabilia, il Sofa blend tostato da Simona Rey di Hub Coffee Lab (un 60% Brasile, 30%Guatemala e 10% Perù), erogato da una Linea Micro La Marzocco affiancata da un macinino Anfim.

La Marzocco all’opera (con la mano di Davide Spinelli) @lucarinaldi

Perché le miscele specialty possono esistere, così come ci sono sul mercato dei caffè più commerciali che però sono buoni – insiste Palange “Perchè dietro a qualsiasi prodotto ci sono le persone che lavorano, sempre”.

Capitolo consumo domestico

Valentina Palange durante la presentazione @lucarinaldi

La discussione scivola tra gli scaffali del supermercato, sia italiani che stranieri: il confronto non lascia molti dubbi. Palange: “Il caffè nella gdo solidamente è mediocre, all’estero c’è scelta di tutti i tipi, dal liofilizzato allo specialty”.

E intanto che l’autrice invita a provare la vecchia cara moka – ovviamente usata e trattata adeguatamente, possibilmente in acciaio – per avvicinarsi agli specialty, lo chef Luigi Cassago riempie l’aria della sala con profumi appetitosi. Uno dei primi che ha scelto di servire specialty nel proprio locale, già nel 2019.

Luigi Cassago, lo chef di Ecosistema @lucarinaldi

E in questa occasione, il caffè diventa ingrediente, sia per insaporire lo spinacino al posto del sale, sia per conferire un’acidità floreale alla salsa di condimento.

E così, il caffè è servito.
Anche se, in Italia, fa schifo.
O forse no?

Report Ico: si allentano le pressioni rialziste sui mercati, ma il quadro rimane incerto

0
Ico export mondiale prezzi caffè robusta G7 mercati
Il logo dell'Ico

MILANO – Maggio è stato per i mercati del caffè un mese quasi di decompressione, che ha messo (temporaneamente) in pausa le perduranti pressioni rialziste: la media mensile dell’indicatore composto Ico ha chiuso a 334,41 centesimi, con una variazione minima (-0,4%) rispetto ad aprile. Ma l’andamento dell’indicatore giornaliero rivela – dopo i picchi registrati a inizio mese – un’evoluzione prevalentemente ribassista, che ha riportato i valori a livelli vicini ai minimi di inizio anno.

Raggiunto infatti un massimo di 355 centesimi, il 6 maggio, l’indicatore è sceso quasi costantemente per il resto del mese toccando nell’ultimo giorno (30 maggio) un minimo di 305,96 centesimi.

Per trovare un livello più basso (304,65 centesimi) bisogna risalire a ritroso sino al 20 gennaio.

Tornando alle medie mensili, gli indicatori degli arabica – pur avendo assunto anch’essi un trend decisamente ribassista, a partire dalla seconda decade – registrano una variazione con il segno più sul mese precedente, con colombiani dolci, altri dolci e brasiliani naturali in crescita rispettivamente dello 0,4%, 1,3% e 0,5%.

A spingere al ribasso la media dell’indicatore composto sono stati gli indicatori dei robusta (-3,5%) e della borsa di Londra (-4,7%), nonché l’indicatore della borsa di New York (-0,6%).

Contenuto riservato agli abbonati.

Gentile utente, il contenuto completo di questo articolo è riservato ai nostri abbonati.
Per le modalità di sottoscrizione e i vantaggi riservati agli abbonati consulta la pagina abbonamenti.

Caffè Moreno, 90 anni e non sentirli, racconta Ferdinando Percuoco: “Non pensavo ai numeri, quando l’ho fondata”

0
Ferdinando Percuoco, fondatore di Caffè Moreno (foto concessa)
Ferdinando Percuoco, fondatore di Caffè Moreno (foto concessa)

NAPOLI – La parola a Ferdinando Percuoco, fondatore di Caffè Moreno, azienda partenopea che da poco ha compiuto 90 anni: un importante evento, considerata la concorrenza serrata e il momento di crisi che sta vivendo attualmente l’intero settore.

Caffè Moreno, 90 anni di torrefazione: come si arriva ad un traguardo così importante, in un mercato tanto frazionato come è quello italiano?

“Arrivare a 90 anni è un traguardo che mi emoziona, ma non lo considero un punto d’arrivo: è il frutto di una vita intera dedicata al lavoro, con passione e coerenza. Il mercato del caffè in Italia è sempre stato affollato, competitivo, fatto di storie familiari come la nostra. Quando ho fondato Caffè Moreno, non pensavo ai numeri: pensavo a fare bene una cosa, tutti i giorni.

Abbiamo costruito qualcosa mattone dopo mattone, lavorando sodo, curando ogni dettaglio, rispettando la tradizione ma senza restare fermi. Il segreto è stato questo: restare fedeli alla nostra identità napoletana, ma con lo sguardo sempre rivolto al futuro.

E soprattutto non fare mai compromessi sulla qualità.”

In molti lo considerano un mito, altri invece lo collegano ad una scarsa qualità: ci racconta il vostro caffè napoletano?

Il caffè napoletano è un simbolo, ma troppo spesso viene giudicato da chi non ne conosce davvero la cultura. Alcune trasmissioni l’hanno criticato, ma la verità è semplice: a Napoli il caffè piace così. Tostato scuro, con un gusto pieno, corposo, persistente. Se lo fai più chiaro, semplicemente… non piace.

È una questione di abitudine, ma anche di identità. Noi siamo cresciuti con quel sapore, e lo abbiamo sempre difeso. Ma attenzione: forte non significa scadente. Le nostre miscele contengono anche pregiati Arabica, selezionati con cura da origini certificate, e la tostatura è lenta, uniforme, controllata. Dietro c’è esperienza, non improvvisazione. Non inseguiamo le mode del momento: vogliamo offrire, in ogni tazzina, il vero espresso napoletano, fatto come si deve.”

Cosa ha visto cambiare nel settore e come state affrontando la tempesta perfetta che sta colpendo tutti i torrefattori?

“Quando ho iniziato, il caffè si vendeva sfuso, si tostava in piccoli lotti e si consegnava direttamente nei bar. Non esistevano le capsule, i monodose, l’e-commerce. C’erano solo il profumo del caffè e la stretta di mano. Ho visto arrivare tante novità: le prime confezioni sottovuoto, le miscele per l’estero, le cialde, le nuove tecnologie di estrazione. Alcune cose le abbiamo abbracciate con entusiasmo, altre le abbiamo valutate con prudenza. Oggi il settore vive una fase molto difficile: il costo della materia prima è instabile, i margini si riducono, le regole cambiano continuamente.

Ma abbiamo sempre affrontato tutto con equilibrio. Non siamo un’azienda improvvisata: abbiamo radici forti e la capacità di adattarci, restando fedeli ai nostri valori. Le difficoltà fanno parte del mestiere: serve serietà, esperienza e la voglia di andare avanti ogni giorno.”

Vendete più all’estero o in Italia? Puntate ad espandervi verso nuovi mercati?

“Mai avrei immaginato, quando ho fondato Caffè Moreno, che un giorno il nostro caffè sarebbe stato conosciuto in tutto il mondo. Oggi vendiamo in oltre 60 Paesi, partecipiamo alle fiere internazionali più importanti del settore e continuiamo a espanderci, con passione e visione.

Ma la crescita più forte, negli ultimi anni, l’abbiamo avuta in Italia. Siamo riusciti a coprire tutto il territorio nazionale, anche grazie ad acquisizioni mirate che ci hanno permesso di entrare in nuove aree in modo solido e strutturato. Oggi possiamo dire che Caffè Moreno è un marchio nazionale, riconosciuto da Nord a Sud. L’estero resta fondamentale per noi, ma lo affrontiamo con la stessa serietà con cui abbiamo costruito la nostra storia in Italia: passo dopo passo, fiera dopo fiera, tazzina dopo tazzina.”

Qual è stato l’ultimo fatturato? Avete registrato una crescita rispetto al 2023 dovuto all’inevitabile rialzo dei prezzi?

“Il 2024 è stato un anno positivo, con una crescita rispetto al 2023. È vero che parte di questo incremento è legato al rialzo generale dei prezzi, che ha coinvolto tutta la filiera.

Ma non ci siamo limitati a subire gli aumenti: abbiamo lavorato per migliorare il posizionamento del brand, rafforzare la rete commerciale, sviluppare nuovi prodotti e aprirci a nuovi mercati. Quindi sì, i numeri sono cresciuti, ma dietro c’è stato tanto lavoro. E in un contesto così complesso, mantenere qualità, servizio e fiducia dei clienti è il risultato di una strategia chiara e di una squadra che lavora con grande responsabilità.”

Il sistema dei finanziamenti ai bar è ancora sostenibile per voi torrefattori? Caffè Moreno come si comporta a riguardo?

90 anni di Caffè Moreno (foto concessa)

“Negli ultimi anni il sistema si è trasformato in una sorta di corsa al rilancio, dove spesso ci si concentra più sugli accordi commerciali che sulla qualità reale del prodotto e del servizio. È un modello che, se spinto troppo oltre, rischia di diventare insostenibile per tutti.

Noi di Caffè Moreno abbiamo sempre cercato di mantenere un equilibrio. Siamo aperti a collaborazioni strutturate e supportiamo volentieri i clienti con cui condividiamo una visione chiara e duratura. Ma non abbiamo mai inseguito scorciatoie. Crediamo che il rapporto tra torrefazione e bar debba basarsi su rispetto reciproco, trasparenza e sulla voglia di crescere insieme, non solo su logiche commerciali aggressive.”

Terza generazione di Percuoco: come vede il futuro di Caffè Moreno tra EUDR, cambiamento climatico e instabilità dei prezzi?

“A novant’anni non posso dire di capire tutto quello che succede oggi nel mercato o nelle normative europee. Sono cambiati i tempi, le regole, le tecnologie. Ma so riconoscere quando c’è passione, competenza e amore per il lavoro. E questo lo vedo ogni giorno nei miei figli e nei miei nipoti.

Loro portano avanti l’azienda con uno spirito nuovo, attento alla sostenibilità, alle certificazioni, alle sfide ambientali e digitali. Io ormai mi fido di loro: li osservo con orgoglio e so che stanno facendo le scelte giuste per affrontare il futuro. E poi, anche se dicono che mi sono fatto da parte… ogni tanto una parola la dico ancora. E mi ascoltano, eccome se mi ascoltano!”.

Verso Host 2025: Fiera Milano sempre più impegnata sul fronte sostenibilità

0
host
Host spinge l'acceleratore sulla sostenibilità (immagine concessa)

Sensibilizzando espositori e visitatori, oltre che adottando comportamenti virtuosi al proprio interno, Fiera Milano procede verso l’obiettivo di organizzare e ospitare manifestazioni carbon neutral. Leggiamo di seguito l’approfondimento pubblicato sul portale ufficiale di Host.

Host sempre più sostenibile

Il mondo degli eventi fieristici sta affrontando una sfida cruciale: coniugare la grande affluenza e la complessa logistica delle grandi fiere internazionali con un approccio più sostenibile. Recenti ricerche evidenziano come il 73% di espositori e visitatori ritenga importante che un evento mostri un impegno concreto verso la sostenibilità, e oltre un terzo non parteciperebbe a un evento che non adotta politiche responsabili.

Per questo Fiera Milano si è data obiettivi chiari, riducendo l’impatto ambientale e promuovendo iniziative sociali, come con l’adesione all’iniziativa internazionale Net Zero Carbon Events, che punta a dimezzare le emissioni di gas serra delle manifestazioni internazionali entro il 2030.

In particolare, Fiera Milano utilizza energia da fonti rinnovabili per il 33%, mentre un nuovo sistema fotovoltaico con una capacità di 8,2 MWp coprirà il 20% del fabbisogno energetico degli eventi. Altro punto cardine è la mobilità sostenibile, con punti di ricarica per veicoli elettrici e l’adozione di veicoli ibridi.

L’obiettivo? Ridurre l’impatto del trasporto durante le fiere e favorire soluzioni più ecologiche per espositori e visitatori. Un altro dei fiori all’occhiello è la gestione dei rifiuti. L’86% dei tappeti utilizzati durante gli eventi viene recuperato e viene favorito, anche con iniziative di sensibilizzazione degli espositori, l’utilizzo di materiali ecocompatibili.

E la sostenibilità non è solo ambientale, ma anche sociale. In termini di pari opportunità, il 43% dei dipendenti di Fiera Milano è costituito da donne, mentre nell’ambito del supporto alle comunità sono stati attivate partnership come quella con il Banco Alimentare.

Per vedere dal vivo come Fiera Milano si impegna a gestire in modo il più possibile sostenibile una manifestazione con decine di migliaia di visitatori, partecipa a Host 2025, a fieramilano – Rho dal 17 al 21 ottobre 2025.