lunedì 15 Settembre 2025
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Cimbali Group racconta l’eccellenza italiana con un’iniziativa speciale al MUMAC, 06/04

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L'evento dedicato al Made in Italy al MUMAC (immagine concessa)

BINASCO (Milano) – In occasione delle celebrazioni dedicate alla Giornata nazionale del Made in Italy, Cimbali Group – azienda riconosciuta come impresa storica nel Registro imprese storiche di Unioncamere e detentrice di tre marchi iscritti nel Registro speciale dei Marchi storici d’interesse nazionale del MIMIT – attraverso il suo museo d’impresa MUMAC, organizza un’iniziativa speciale dedicata all’eccellenza italiana nel mondo del caffè.

Cimbali Group per il Made in Italy

Da oltre un secolo, Cimbali Group è simbolo del Made in Italy a livello internazionale. La scelta di partecipare ai festeggiamenti dedicati alla Giornata nazionale del Made in Italy, si inserisce in un percorso di valorizzazione della cultura d’impresa che, da sempre, il Gruppo porta avanti raccontando la storia e l’innovazione delle macchine per caffè espresso, e con la partecipazione ad associazioni come Museimpresa e, da oggi, anche attraverso l’adesione all’Associazione marchi storici d’Italia.

“Per noi è motivo di orgoglio e soddisfazione che tre dei nostri marchi siano stati riconosciuti tra quelli storici d’interesse nazionale. Da sempre la nostra identità aziendale ci porta alla ricerca continua della qualità in tazza non dimenticando mai di valorizzare e promuovere i valori legati alla cultura d’impresa e al Made in Italy che sono un elemento distintivo nel mondo. Celebrare questa giornata è per noi un’occasione per ribadire questo impegno e per sottolineare quanto sia importante raccontare l’italianità anche attraverso la storia delle nostre imprese”, ha commentato Fabrizia Cimbali, Amministratore delegato Cimbali Group.

Cimbali Group con MUMAC apre quindi le sue porte con un evento speciale – in programma il 6 aprile dalle 16.30 alle 21.00 -, che racconta il valore del Made in Italy attraverso le storie, i marchi storici, le fondazioni culturali, i musei d’impresa, le loro collezioni e gli archivi, riconoscendone il ruolo sociale e il contributo allo sviluppo economico e culturale del Paese.

L’appuntamento si sviluppa attraverso una tavola rotonda d’eccezione e l’esposizione fotografica “Donne motori? Gioie e basta”. L’obiettivo? Dare voce ad un sistema che, attraverso la cultura, l’arte e la bellezza, dà valore alle eredità culturali che si celano dietro al “saper fare italiano”, anche in relazione ai patrimoni identitari rappresentati, custoditi e valorizzati dalle collezioni aziendali.

Al centro dell’evento, la tavola rotonda “Imprese tra storia, design, identità e innovazione”, moderata da Barbara Foglia, MUMAC Director, che riunirà esperti di rilievo nel panorama culturale e imprenditoriale italiano:

  • Antonio Calabrò, Presidente Museimpresa
  • Massimo Caputi, Presidente Associazione Marchi Storici
  • Giovanna Castiglioni, Fondazione Achille Castiglioni
  • Fabrizia Cimbali, Amministratore delegato Cimbali Group
  • Elisabetta Cozzi, Presidente Museo Fratelli Cozzi
  • Cinzia Pagni, Presidente ADI Lombardia

La mostra fotografica “Donne e Motori? Gioie e basta”

In collaborazione con il Museo Fratelli Cozzi, il MUMAC ospiterà la mostra fotografica “Donne e Motori? Gioie e basta”, un progetto dell’Associazione Friends of Museo Fratelli Cozzi, con scatti della fotografa Camilla Albertini. Attraverso le immagini di 40 donne scelte per il loro impegno professionale, sociale, politico

e culturale, a bordo delle storiche auto Alfa Romeo conservate al Museo Fratelli Cozzi, l’esposizione racconta il superamento di luoghi comuni e stereotipi di genere, permettendo all’osservatore di cogliere l’elemento narrativo di rispetto e considerazione, in un’ottica di responsabilità sociale d’impresa che si fa attenta promotrice dei valori legati alla vera parità di genere, attraverso la bellezza e l’eleganza delle persone e delle auto ritratte.

Dopo il successo alla Camera dei Deputati, al Consiglio Regionale della Lombardia e in altre sedi culturali italiane e internazionali, la mostra approda al MUMAC con un inedito scatto speciale, ad opera della fotografa Camilla Albertini. Barbara Foglia ed Elisabetta Cozzi, insieme a Fabrizia Cimbali, condividono l’obiettivo con un’iconica Alfa Romeo Giulia SS e testimoniano ancora una volta l’importanza della collaborazione tra musei d’impresa che fanno della loro identità un marchio distintivo.

La scheda sintetica di Cimbali Group

Cimbali Group è tra i principali produttori di macchine professionali per caffè e bevande a base di latte e di attrezzature dedicate alla caffetteria. Il Gruppo, di cui fanno parte i brand La Cimbali, Faema, Slayer e Casadio, opera attraverso tre stabilimenti produttivi in Italia e uno negli Stati Uniti (a Seattle, dove vengono prodotte le macchine a marchio Slayer), impiegando complessivamente oltre 800 addetti.

L’impegno del Gruppo per la diffusione della cultura del caffè espresso e per la valorizzazione del territorio si è concretizzato nel 2012 con la fondazione del MUMAC – Museo della Macchina per Caffè, la prima e più grande esposizione permanente dedicata alla storia, al mondo e alla cultura delle macchine per il caffè espresso situata all’interno dell’headquarter di Cimbali Group a Binasco. MUMAC ospita MUMAC Academy, l’accademia della macchina per caffè di Cimbali Group, centro di formazione, divulgazione e ricerca.

La scheda sintetica di MUMAC – Museo della macchina per Caffè di Cimbali Group

Nato nel 2012 in occasione del centenario della fondazione dell’impresa da parte di Giuseppe Cimbali a Milano, il museo, grazie alle collezioni Cimbali e Maltoni, è la più grande esposizione permanente dedicata alla storia, al mondo e alla cultura delle macchine professionali per il caffè espresso; con oltre 100 pezzi esposti all’interno dell’headquarter di Cimbali Group situato a Binasco (Milano) racconta più di 100 anni di storia e dell’evoluzione di un intero settore del Made in Italy, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche del design e dello stile dei prodotti e dei costumi legati al consumo della bevanda.

Oltre alle macchine esposte, MUMAC è dotato di altri 250 pezzi a disposizione per rotazioni all’interno del museo o prestiti worldwide, di un fondo librario con circa 1.300 volumi tematici e di un archivio con decine di migliaia di documenti tra foto, brevetti, lettere, cataloghi, utili a ricostruire la storia della macchina per caffè espresso.

MUMAC produce contenuti culturali originali quali mostre, tavole rotonde e volumi divulgativi (tra cui il libro SENSO ESPRESSO. Coffee. Style. Emotions), organizza iniziative educational dedicate a scuole, università e famiglie e, attraverso MUMAC Academy, propone corsi rivolti ai professionisti del settore e ai coffee lover.

DVG De Vecchi alla Fiera Hotelex Shanghai: un passo strategico per l’esportazione del Made in Italy nel settore dei componenti per il caffè, 30/03-02/04

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DVG De Vecchi presente alla Fiera Hotelex Shanghai (immagine concessa)

CORNATE D’ADDA (Monza Brianza) – DVG De Vecchi annuncia la sua partecipazione alla prossima edizione di Hotelex Shanghai, in programma dal 30 marzo al 2 aprile 2025. Hotelex è riconosciuta come una delle più grandi e influenti fiere internazionali dedicate all’ospitalità e alla ristorazione, con un’attenzione particolare al settore del caffè. L’evento attira professionisti e appassionati da tutto il mondo, offrendo una piattaforma ideale per presentare le eccellenze del Made in Italy.

DVG De Vecchi ambasciatore del Made in Italy alla Fiera Hotelex Shanghai

La presenza di DVG De Vecchi a Hotelex rappresenta un’opportunità significativa per promuovere la qualità dei prodotti italiani nel mercato globale. Specializzata nella produzione e commercializzazione di componenti per macchine da caffè, DVG De Vecchi è un punto di riferimento nel settore per la fornitura di parti di ricambio e accessori di alta qualità ed affidabilità.

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DVG De Vecchi tra i protagonisti di Hotelex Shanghai (immagine concessa)

Partecipare a fiere internazionali come Hotelex consente alle aziende italiane di consolidare la propria presenza nei mercati esteri e di intercettare nuove opportunità di business. La Cina, in particolare, rappresenta un mercato in espansione per il caffè italiano, con un crescente interesse verso l’espresso e le miscele di alta qualità.

Soprattutto Shanghai è diventata un centro nevralgico per la cultura del caffè, vantando oltre 6.900 caffetterie, il numero più alto a livello globale.

Essere presenti a Hotelex permette di instaurare relazioni dirette con distributori, importatori e professionisti del settore, facilitando l’ingresso e l’affermazione del Made in Italy nel mercato asiatico.

Espandersi in questi mercati rappresenta una scelta strategica per le aziende italiane che mirano a consolidare la propria presenza internazionale e a rafforzare la competitività.

La crescente domanda di prodotti di alta qualità e l’evoluzione delle abitudini di consumo rendono l’Asia una destinazione chiave per lo sviluppo del settore del caffè e delle sue filiere. In questo contesto, DVG abbraccia pienamente questa visione di crescita, disponendo di una solida struttura organizzativa e di prodotti altamente qualificati, perfettamente adatti a penetrare con successo questo mercato.

DVG De Vecchi è orgogliosa di contribuire alla diffusione della cultura e della qualità del caffè italiano nel mondo, rafforzando il prestigio del Made in Italy attraverso prodotti d’eccellenza e una presenza attiva nei principali eventi internazionali del settore.

Trieste Coffee Experts: confermato il sostegno di Opem, IMA e pulyCAFF

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Elena Binacchi, marketing communication manager di Opem (immagine concessa)

TRIESTE – Andrea Bazzara ha confermato il sostegno – anche per questa edizione – di altri tre grandi protagonisti del comparto. Con Opem, Ima Petroncini e Asachimichi-pulyCAFF continua a implementarsi il sostegno e la partecipazione di importanti players per la manifestazione che si terrà il 6 e il 7 dicembre, presso gli spazi dell’ hotel Savoia Excelsior Palace di Trieste.

Sponsorizzare il Trieste Coffee Experts, come stanno facendo molte delle aziende più conosciute nel settore del caffè italiano, non è solo un esempio concreto di fare rete a livello nazionale, ma anche un’opportunità per portare uno dei summit più prestigiosi della grande bellezza italiana all’estero. Bazzara sta infatti concludendo numerose partnership in diversi paesi, come dimostra l’edizione precedente con marchi internazionali come Roast USA, Perfect Daily Grind UK, Horeca International, Hotelex Shanghai, FHA Singapore e Cafeex.

Per usufruire dei vantaggi riservati alle aziende che hanno già aderito come sponsor, potete scrivere all’indirizzo marketing@bazzara.it. Riportiamo qui di seguito i commenti di alcuni dei grandi nomi che hanno già deciso di sponsorizzare il summit Trieste Coffee Experts.

Elena Binacchi, marketing communication manager di Opem, azienda produttrice di impianti industriali ad alta efficienza e sostenibilità:  “La Opem, che dal 1974 studia e progetta impianti innovativi di pesatura e confezionamento anche nel mondo del caffè, segue sempre con attenzione le attività della famiglia Bazzara che, con la loro capacità di unire il comparto caffeicolo, rappresenta un raro caso di “unione delle forze” in tutti i settori del caffè. In primis, il loro evento, per il quale come sempre confermiamo il nostro supporto in qualità di sponsor”.

Binacchi aggiunge: “Il Trieste Coffee Experts, infatti, ritengo sia un’occasione unica per ascoltare una diversità di argomenti, opinioni e soluzioni. Probabilmente è la loro profonda passione per il caffè ad aver portato questo evento ai livelli attuali, ma è anche grazie al loro heritage, unito alla loro professionalità, che il Trieste Coffee Experts è diventato un must nel nostro settore.”

Nicola Panzani, Amministratore Delegato di IMA Petroncini, azienda produttrice di impianti e macchine per la torrefazione e il confezionamento del caffè, e Direttore Vendite di IMA Coffee Hub.

Nicola Panzani, amministratore delegato di IMA Petroncini (immagine concessa)

Panzani aggiunge: “In qualità di ceo di IMA Petroncini e Direttore Vendite di IMA Coffee Hub, da sempre sostengo l’importanza di supportare un evento come il Trieste Coffee Experts in qualità di sponsor, ritenendolo un’occasione tanto utile quanto rara per fare cultura sul caffè. In qualità di relatore, ho potuto non soltanto divulgare la filosofia di IMA e le innovazioni studiate per il settore – dalle tecnologie di tostatura ai sistemi di confezionamento del caffè, toccando anche importanti temi come la digitalizzazione e la sostenibilità dei processi produttivi – ma anche ascoltare e confrontarmi con aziende importanti del nostro settore e sempre con ottimi risultati”.

In conclusione: “Saremo sponsor anche per l’ottava edizione, che conterrà per la prima volta gli Stati Generali del Caffè, assieme all’apertura al vasto mondo delle torrefazioni italiane, rappresentanti per eccellenza della cultura e della qualità del nostro caffè in tutto il mondo.”

Gianfranco Carubelli, presidente e amministratore delegato di Asachimici-Pulycaff, azienda che produce e distribuisce soluzioni professionali per la pulizia e la manutenzione di macchine da caffè e attrezzature professionali nel settore della ristorazione.

Gianfranco Carubelli, presidente e amministratore delegato di Asachimici-pulyCAFF (immagine concessa)

Carubelli continua: “L’Asachimici-pulyCAFF non ha mai mancato un appuntamento della famiglia Bazzara, né della seconda né della terza generazione. È da qualche lustro che collaboriamo attivamente con la loro scuola per quanto riguarda la formazione: siamo entrati con la nostra didattica e siamo orgogliosi che abbiano compreso quanto sia importante questo concetto. Sosteniamo quindi con grande fiducia e con il nostro logo, in qualità di sponsor, l’ottava edizione del Trieste Coffee Experts, dove gli Stati Generali del caffè troveranno relatori preparati e di grande spicco, il tutto nella cornice dell’hotel Savoia Excelsior Palace, di grande prestigio come il tema caffè merita. E questo a conclusione di un anno estremamente particolare quanto non facile da ogni punto di vista.”

Amigos Caffè insieme ai bambini della scuola materna OMA di Trieste per raccontare il viaggio del chicco

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Amigos Caffè con i bambini della scuola materna (immagine concessa)

TRIESTE – Amigos Caffè a dimensione bambino, per raccontare la storia di una piantina che da “piccola piccola” diventa “grande grande” e si riempie di bacche di colore rosso dalle quali si estraggono i chicchi di caffè. “Una settimana fa siamo stati contattati dalla maestra Susanna Cucchi della scuola dell’infanzia OMA – racconta Arianna Mingardi di Amigos Caffè e Presidente dell’Associazione Caffè Trieste – per programmare una visita per 50 bambini e bambine dai 4 ai 6 anni direttamente in stabilimento”.

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Arianna Mingardi (immagine concessa)

Mingardi aggiunge: “Immediatamente abbiamo compreso che far entrare nel reparto produttivo un consistente numero di bambini così piccoli non sarebbe stato facile, poco sicuro e probabilmente di difficile comprensione. Il desiderio però di non arrenderci ad una così bellissima richiesta ci ha portato a proporre una soluzione diversa: saremmo stati noi ad andare da loro, saremmo stati noi a portare la magia del chicco di caffè da loro”.

Così è stato. Giovedì 20 marzo, alla presenza di 50 tra bambini e bambine, Arianna, Gloria e Matteo hanno raccontato la storia della scoperta del chicco di caffè, secondo una delle leggende più conosciute, hanno mostrato una piccola piantina di caffè arabica, piccola come i bambini in ascolto, hanno mostrato foto dei paesi produttori, hanno fatto vedere e toccare con mano chicchi di caffè crudi ( Arabica e Robusta, lavati e non) e tostati e come, gran finale, si è provveduto a realizzare la bevanda del caffè con una classica moka, con tanto di brontolio e profumo.

“E’ stato bellissimo – racconta Matteo – vedere l’attenzione durante la storia, l’entusiasmo nel toccare i chicchi di caffè crudi e quelli tostati”.

Che possa diventare un format per le scuole dell’infanzia e di quelle di primo grado?
Amigos Caffè, con il supporto di Associazione Caffè Trieste, è pronta.

Gruppo Flo e NatureWorks presentano KEYGEA, la capsula di caffè compostabile per il mercato nordamericano

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KEYGEA, la nuova capsula compostabile del Gruppo FLO realizzata con tecnologia Ingeo PLA per il mercato nordamericano offre prestazioni di qualità e un sapore ricco, con la sostenibilità al centro (immagine concessa)

FONTANELLATO (Parma) / PLYMOUTH – Una nuova era per il caffè sostenibile inizia con KEYGEA, l’innovativa capsula monodose compostabile per il mercato nordamericano, nata dalla sinergia tra FLO Group, leader europeo nel settore del vending e del food packaging, e NatureWorks, il più grande produttore al mondo di biopolimeri a base di PLA (acido polilattico).

Progettata per soddisfare la crescente domanda di soluzioni rinnovabili, KEYGEA combina sostenibilità e prestazioni, garantendo un’estrazione del caffè senza compromessi sulla qualità.

KEYGEA è realizzata con Ingeo PLA, un biopolimero derivato da risorse rinnovabili, innovazione sostenibile per il futuro del caffè e autentica rivoluzione nel settore delle capsule.

È certificata compostabile a livello industriale da BPI e DIN CERTCO e consente di restituire i fondi di caffè alla terra come preziosi nutrienti naturali. Le capsule di caffè compostabili sono un passo concreto verso il consumo più responsabile e un futuro con meno rifiuti.

Il team di innovazione del Gruppo Flo ha sviluppato una capsula che ottimizza il flusso dell’acqua durante l’estrazione, offrendo un’esperienza sensoriale di alto livello. Progettata con tecnologia a barriera, KEYGEA protegge efficacemente il caffè dall’ossidazione, preservandone più a lungo aroma e freschezza, per garantire ogni volta una tazza perfetta.

Grazie al processo di termoformatura avanzata, KEYGEA si distingue come una delle capsule più leggere sul mercato, solo 2,6 g, senza compromettere la resistenza e la piena compatibilità con le linee di riempimento e sigillatura ad alta velocità. Un perfetto equilibrio tra praticità e sostenibilità, che soddisfa le esigenze dei torrefattori più innovativi.

“Questa capsula segna una svolta per il mercato del caffè, un nuovo capitolo nel nostro percorso di innovazione”, afferma Erika Simonazzi, direttore marketing del Gruppo FLO. “Grazie alla strategica partnership con NatureWorks, entriamo nel mercato nordamericano con una soluzione rivoluzionaria che unisce sostenibilità ad alte prestazioni. Ma il nostro viaggio non si ferma qui: la ricerca alla base di questa capsula apre nuove opportunità nel packaging monodose e rafforza il nostro standing, frutto di oltre 50 anni di eccellenza nel packaging alimentare”.

“Siamo orgogliosi e grati per il rapporto che abbiamo costruito con FLO nel corso degli anni”, afferma Roger Tambay, chief growth officer di NatureWorks. “Insieme, abbiamo condiviso idee e competenze per affrontare con attenzione ogni dettaglio necessario alla realizzazione di una capsula da caffè davvero efficace. La capsula KEYGEA non solo offre un caffè dal gusto eccellente, ma risulta anche economicamente vantaggiosa per i torrefattori”.

Per saperne di più su come viene prodotta KEYGEA e sul suo post-utilizzo, basta cliccare qui.

La scheda sintetica di NatureWorks

NatureWorks è un’azienda produttrice di materiali avanzati che offre un ampio portafoglio di polimeri e prodotti chimici di origine rinnovabile. Con prestazioni ed economia in grado di competere con i materiali a base di petrolio, i biomateriali naturalmente avanzati Ingeo sono apprezzati per le loro proprietà funzionali uniche e utilizzati in applicazioni che vanno dalle capsule di caffè ai prodotti per l’igiene, dagli imballaggi alimentari ai filamenti per la stampa 3D.

NatureWorks è di proprietà congiunta di GC, la più grande società petrolchimica e di raffinazione integrata leader nell’ASEAN, e di Cargill, che fornisce prodotti e servizi alimentari, agricoli, finanziari e industriali a livello mondiale.

Ingeo e il logo Ingeo sono marchi o marchi registrati di NatureWorks LLC negli Stati Uniti e in altri Paesi.

La scheda sintetica di Gruppo FLO

FLO è un’azienda leader in Europa nella produzione di imballaggi alimentari innovativi, con una forte attenzione alle capsule per il caffè, alle stoviglie, ai contenitori industriali e alle tazze per la distribuzione automatica.

Fondata nel 1973 da Antonio Simonazzi, l’azienda è cresciuta fino a diventare un gruppo multinazionale, pur mantenendo i valori di un’impresa familiare italiana. Con sede centrale a Fontanellato (Parma), FLO opera in cinque stabilimenti in tutta Europa ed è riconosciuta per la sua esperienza nella progettazione di imballaggi ad alte prestazioni nei settori alimentare, vending e HoReCa.

Grazie a una tecnologia di termoformatura avanzata e all’impegno per la sostenibilità, FLO produce imballaggi di alta qualità utilizzando un’ampia gamma di materiali, dalle plastiche tradizionali alle bioplastiche sino a soluzioni a base di carta. Il portafoglio dell’azienda comprende ISAP Packaging (Italia), F Bender (Regno Unito) e FLO Europe (Francia), che garantiscono la presenza nei mercati chiave. Grazie alla continua innovazione, FLO offre soluzioni di imballaggio che migliorano la qualità del prodotto, l’efficienza e la responsabilità ambientale.

Massimiliano Mattone: “Vendere un espresso a 1 euro non ripaga il lavoro di nessuno”

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La copertina del libro Il barista di casa di Massimiliano Mattone (immagine concessa)

Massimiliano Mattone, bartender, coffee trainer e autore del libro Il barista di casa (ne abbiamo parlato qui), ha condiviso sul profilo Facebook un’interessante analisi su quale potrebbe essere il giusto prezzo del chicco di caffè  nel Bel Paese. Condividiamo di seguito il contenuto integrale del post.

Il prezzo del caffè in Italia

di Massimiliano Mattone

MILANO – “Come formatore mi trovo spesso a rispondere alla domanda: “Ma perché il prezzo del caffè aumenta? E quanto dovrebbe costare davvero?” Oggi, con i miei studenti, abbiamo fatto due conti ipotizzando il prezzo giusto per un espresso in un bar che acquista caffè a 30€/kg.

Partiamo dalla materia prima: un espresso richiede circa 8g di caffè, quindi:

1 kg di caffè = 125 tazzine (senza sprechi)

30€ ÷ 125 = 0,24€ per tazzina

Ma questo è solo l’inizio. Il caffè attraversa una lunga filiera prima di arrivare al bar:

  • Coltivazione e raccolta equivalgono a 0,04€ per tazzina
  • Lavorazione e selezione equivalgono a 0,02€ per tazzina
  • Esportazione e logistica per 0,02€ a tazzina
  • Importazione e tasse a 0,04€ per tazzina
  • Torrefazione e confezionamento a 0,06€ per tazzina
  • Distribuzione e vendita al bar per 0,08€ a tazzina

E i costi del bar?

  • Acqua, energia, pulizia a 0,05€
  • Stipendio del barista a 0,30€
  • Affitto e spese fisse a 0,30€

Il prezzo giusto per un espresso?

Con un costo totale di 1,57€, per avere almeno un 30% di margine, il prezzo ideale  si riassumere nell’equazione 1,57€ × 1,30 = 2,04€

Se un espresso costa meno di 1,50€, il rischio è che il bar lavori con margini minimi o addirittura in perdita.

E se il caffè costasse 10€/kg?

Il costo per tazzina scenderebbe a 1,37€

Prezzo consigliato con margine: 1,78€

In conclusione, oggi vendere un espresso a 1 euro non ripaga il lavoro di nessuno”.

                                                                                                  Massimiliano Mattone

Gran Premio Oro Caffè Talent: Tommaso Sivieri eletto campione del Triveneto

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Elisa Toppano, marketing manager Oro Caffè, e Tommaso Sivieri, vincitore titolare di Blu Spilimbergo (immagine concessa)

TAVAGNACCO (Udine) – Il Gran Premio Oro Caffè Talent 2025, concorso dedicato a tutti i baristi clienti della storica torrefazione udinese Oro Caffè che conta oltre 2.000 insegne solo in Triveneto, ha eletto il nuovo campione dell’arte della caffetteria. In un alternarsi di emozionanti sfide a colpi di espresso, cappuccini decorati con Latte art e cocktail a base di caffè, ad avere la meglio e ad aggiudicarsi il titolo di Campione del Triveneto di Caffetteria Oro Caffè 2025 è stato Tommaso Sivieri titolare del Blu Spilimbergo, che ha vinto 30 kg di caffè Oro Caffè per il suo locale ed un corso di caffetteria e Latte art in una prestigiosa scuola di Milano.

Tommaso Sivieri campione del Gran Premio Oro Caffè Talent 2025

Secondo classificato Fabrizio Lesa di Integraldo di Majano e terzo classificato Alberto Villanova de Al Canton Portogruaro.

“Siamo orgogliosi che il nostro progetto del talent si sia ben radicato nel territorio, raccogliendo ogni anno l’interesse di decine di bar e locali del Triveneto – racconta Elisa Toppano, marketing manager – sentiamo che l’intento di diffondere sempre più la cultura dell’espresso ha imboccato la giusta strada e ringraziamo tutti i baristi che si affidano alle nostre competenze e che ci scelgono ogni giorno per offrire un espresso di qualità ai loro clienti”.

La fase preliminare del concorso, iniziata a novembre 2024, ha raccolto circa 40 locali candidati alla gara. In seguito si è passati alla fase di analisi dei bar e delle caffetterie partecipanti. Durante questo periodo di valutazione, dei giudici e maestri di caffetteria hanno visitato tutti i locali partecipanti al concorso per valutare la bravura dei baristi nell’arte dell’espresso, l’attenzione del servizio ai clienti e la pulizia del locale, al fine di compilare una dettagliata scheda di valutazione e decretare così la classifica dei locali in gara.

I primi 8 classificati si sono sfidati nel finale di gara, martedì 25 marzo, durante un grande evento presso la sede centrale di Oro Caffè, a Tavagnacco, al cospetto di un centinaio di persone tra partner della torrefazione, esperti del settore, giornalisti e sostenitori dei finalisti in gara.

La giuria della finale del concorso, composta dagli esperti Paolo Zucca, Lucio Del Piccolo e dal Presidente di Giuria Andrea Lattuada, giudice internazionale SCA di gare di caffetteria, ha potuto valutare nel dettaglio le competenze specifiche e l’estro fantasioso applicato alla caffetteria dagli 8 finalisti in gara.

Oltre al Blu Spilimbergo, risultato vincitore, hanno gareggiato: Integraldo (Majano), Al Canton (Portogruaro), Bar Sport (Marano Lagunare), Bar Da Ross (Ovaro), Gelateria Ice King (Porcia), Angolo Blu (Fagagna) e Al Tempietto (Udine).

Ad arricchire l’evento una esclusiva collezione di moka e macchine da caffè d’epoca, curata da Lucio Del Piccolo appassionato e storico collezionista friulano.

La scheda sintetica di Oro Caffè

Oro Caffè grazie allo spirito imprenditoriale di Stefano Toppano e Chiara De Nipoti nasce nel 1987 come azienda specializzata nella selezione, tostatura e miscelatura dei migliori caffè. Oggi l’azienda è guidata dalla famiglia al completo grazie all’ingresso della seconda generazione: Elisa marketing manager e Ketty direttrice operativa e Canada country manager.

Situata a Tavagnacco (Udine) Oro Caffè utilizza le più pregiate qualità di caffè al mondo per una produzione giornaliera che arriva a 6 mila kg di caffè in grani, che si può gustare in circa duemila locali in Italia, ed è inoltre produttore di un sistema chiuso di capsule per caffè espresso.

Dal 1989 presente sul mercato estero, conta oggi distributori in 42 Paesi, con una filiale propria a Toronto in Canada. Dal 2009 nella “Scuola Oro Caffè”, si offre una formazione completa ed approfondita riguardo cultura e tecniche di preparazione del caffè, attraverso corsi di caffetteria e di Latte art.

Dal 2013 sposando per prima in Europa il progetto “Beyond Fair Trade”, Oro Caffè inizia ad integrare nelle sue pregiate miscele il caffè thailandese Doi Chaang.

Dal 2014 Oro Caffè è socio fondatore del “Consorzio di tutela del caffè espresso Italiano tradizionale”. Da marzo 2015 Oro Caffè apre la catena di caffetterie Adoro Café, un progetto nato con l’obiettivo di diffondere la cultura dell’espresso e della caffetteria italiana. Nel 2019 apre la prima filiale tedesca Oro Caffè GMBH. Nel 2023 nasce il gran Premio di caffetteria Oro Caffè Talent.

 

Bialetti presenta la collezione di prodotti e accessori Mercato della frutta ispirata ai mercati italiani

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La collezione Mercato della frutta (immagine concessa)

COCCAGLIO (Brescia) – In occasione dell’arrivo della bella stagione, Bialetti, azienda italiana icona del caffè nel mondo, presenta Mercato della frutta: una collezione che celebra lo spirito vivace dei mercati locali, quei luoghi diffusi dove le tradizioni, i gusti e i profumi di una città si intrecciano e si mescolano.

La collezione, in edizione limitata, si distingue per uno stile vibrante e irresistibilmente allegro. Le forme morbide, i colori ricercati e i motivi a tema frutta che caratterizzano i prodotti evocano, infatti, quell’atmosfera solare e gioiosa che da sempre anima i mercati rionali e di quartiere. Il richiamo alla celebre convivialità del Bel Paese è rimarcato anche dall’utilizzo grafico di alcune tipiche espressioni, come “Dolce Far Niente”, divenute ormai simbolo di italianità.

Gli accessori della limited edition (immagien concessa)

L’immancabile Moka Express – da una e tre tazzine – è presentata in tre nuovi colori: blu cobalto, pesca e verde menta. Completano l’offerta di caffettiere due inedite versioni di Mini Express: gialla con una grafica a tema limoni e magenta con motivi di ciliegie. La macchina espresso Gioia è, invece, proposta nelle colorazioni pesca e verde menta.

Parte della collezione Mercato della frutta (immagine concessa)

Numerosi gli accessori della limited edition Mercato della frutta: oltre ai set di tazzine multicolor impilabili, alle mug e ai bicchierini, la collezione prevede anche zuccheriera, set di cucchiaini, tovagliette e piatti da dessert. Infine, per le calde giornate estive, le bottiglie termiche, disponibili nei due formati da 500 e 350 ml.

In aggiunta, a partire da metà maggio, arriverà una nuova ed esclusiva miscela di caffè macinato aromatizzata al cocco, dall’eloquente nome CoccoBello. Dopo il successo della limited edition aromatizzata alla mandorla lo scorso anno, Bialetti continua il proprio percorso di ricerca e sperimentazione con un caffè che combina tradizione e contemporaneità, ritualità italiana e suggestioni tropicali. Pensato prima di tutto per essere consumato freddo, CoccoBello è il caffè ideale per tutti coloro che amano lasciarsi stupire da sapori e gusti inediti.

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Il caffè CoccoBello (immagine concessa)

Insieme al caffè, da maggio saranno disponibili anche  bicchieri e  tazzine di vetro, whipper elettricoformaghiaccioset di cucchiaini lunghi e mug termica: tutto il necessario per preparare il caffè e godersi una perfetta pausa rinfrescante.

La nuova capsule collection Mercato della frutta sarà disponibile dal 27 marzo presso i negozi Bialetti e online qui

La scheda sintetica di Bialetti Industrie

Il marchio Bialetti nasce nel 1919 a Crusinallo, in Piemonte, per volontà di Alfonso Bialetti. Nel 1933 viene realizzata la prima Moka Express, geniale intuizione che ha rivoluzionato il modo di preparare il caffè a casa. Considerata icona di design nel mondo, fa parte delle collezioni permanenti del MoMa di New York e del Triennale Design Museum di Milano.

Il 1999 è l’anno in cui si forma il gruppo Bialetti Industrie, nato dalla fusione tra Alfonso Bialetti & C. e Rondine, realtà leader nella produzione di pentole antiaderenti; la sede viene trasferita a Coccaglio in provincia di Brescia.

Nel 2004 Bialetti fa il suo ingresso nel mondo delle macchine espresso e nel 2010 in quello del caffè con le capsule l Caffè d’Italia. Nei tre anni successivi l’azienda internalizza tutte le fasi della lavorazione del caffè inaugurando la propria torrefazione e mettendo a punto un metodo specifico per creare miscele di caffè dal perfetto equilibrio, dall’aroma intenso e dal gusto equilibrato.

Ad oggi l’offerta della torrefazione Bialetti consta di sei differenti tipologie di prodotto (capsule, cialde, macinato per moka, macinato universale, caffè filtro e grani) che rispondono a tutte le esigenze del mercato.

 

Cioccolatini: ecco i formati più famosi dall’Italia

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La produzione di cioccolato (Pixabay License)

Ogni regione del Bel Paese può vantare tipici dolci speciali con il cioccolato come ingrediente principale. Alcuni formati di cioccolatini in particolare, con il tempo, sono diventati simboli del Made in Italy. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul Quotidiano Piemontese.

Cuneesi: il piacere dell’incontro tra cioccolato e rum

Originari del Piemonte, i cuneesi al rum nascono a Cuneo nei primi del ‘900 e devono la loro fama all’incredibile contrasto tra il guscio croccante di cioccolato fondente e il ripieno morbido e avvolgente a base di crema al rum. La loro ricetta ha subito diverse variazioni nel tempo, con versioni che includono nocciole, caffè o altri liquori, ma il carattere autentico resta quello dell’incontro tra intensità e dolcezza.

Boeri: l’eleganza della ciliegia sotto spirito

Un altro capolavoro piemontese sono i boeri, cioccolatini che racchiudono una ciliegia sotto spirito immersa in uno sciroppo liquoroso, il tutto avvolto da uno spesso strato di cioccolato fondente. Questo dolce, diffuso in diverse varianti in tutta Italia, è sinonimo di eleganza e piacere deciso, perfetto per chi ama il contrasto tra la freschezza della frutta e l’intensità del cioccolato.

Morettini: un classico intramontabile

Meno noti al di fuori della loro area d’origine, i morettini sono una golosità tipica dell’Emilia-Romagna. Caratterizzati da un guscio di cioccolato che racchiude un morbido ripieno di crema alla nocciola o al caffè, questi cioccolatini hanno una storia legata alla tradizione artigianale delle piccole pasticcerie locali. Il loro sapore equilibrato e la consistenza vellutata li rendono un piacere irresistibile per chi ama le note tostate e cremose.

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Francesca Surano, racconta il cacao Umami dell’Honduras, che riesce a crescere a 1.100 metri

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Francesca Surano che si versa un filtro (foto concessa)
Francesca Surano che si versa un filtro (foto concessa)

MILANO – Parla su queste pagine un’altra volta, Francesca Surano, consulente di caffè per aziende e fondatrice di santa domenica, un progetto nato da meno di un anno in Salento che si impegna non solo a diffondere la cultura del caffè specialty attraverso l’importazione diretta, la tostatura e la vendita del prodotto ma anche a vendere generi alimentari buoni, giusti e di filiera corta.

Surano si occupa di divulgazione dallo specialty sin dal 2009 e, dal 2014 si è unita al team di Umami Area, sotto la guida del caffesperto Andrej Godina, in Honduras. Ed è proprio qui che adesso il caffè si è affiancato ad un’altra coltura, il cacao.

Surano racconta la genesi e lo sviluppo di quest’ultimo progetto Umami

Che ha trovato spazio nella stessa piantagione acquistata dal gruppo nel 2017: 45 ettari distribuiti su una montagna, di cui circa la metà lasciata come zona boschiva e il resto destinato alla produzione agricola. Per il rispetto della biodiversità, vengono alternate la produzione di caffè a quella di altri prodotti, come ad esempio le banane: c’è sempre la necessità di piantare alberi da frutto per creare ombra e rispettare la salute dell’ambiente e delle piante.

Surano: “Con questo in mente e soprattutto tenendo conto del cambiamento climatico che modificherà per forza le pratiche agricole, qualche anno fa ho proposto la coltivazione di cacao nell’area che è situata ad una minor altitudine, condizione sine qua non il cacao non è in grado di sopravvivere.

Nessuno prima di noi ha avuto il coraggio di provare in questa zona, tuttavia mi è stata data fiducia, forti anche della mia esperienza pregressa in altre piantagioni di cacao di alcuni Paesi del centro America tra cui Colombia, Costa Rica e Brasile. Abbiamo quindi destinato al cacao circa un ettaro di terra e a distanza di tre anni, così come erano le nostre più rosee aspettative, abbiamo raccolto i primi frutti.

In termini di volumi parliamo di una produzione ancora limitata per soddisfare una sostenibilità economica: abbiamo bisogno di molte più piante e fave di cacao per ottenere un cioccolato “fino di aroma” e poi vendibile in Europa a un prezzo congruo per ottenere dei ricavi da reinvestire nel progetto o per finanziarlo.

I numeri che abbiamo raggiunto sin qui da poco meno di 300 piante, ci sta dando la possibilità di ricavare delle piccole prove di produzione, di fermentazione, di trasformazione in generale in cioccolato: questo ci aiuta già a comprendere come e se sia possibile migliorare la qualità sensoriale della materia prima e se convenga investire nel territorio creando una piccola realtà di trasformazione in loco in grado di sostentare la cooperativa, piuttosto che esportarla per lavorarlo in Italia.

Tra lo scorso anno e quello corrente abbiamo ottenuto attorno a 300 chili di fave e quest’anno il raccolto è davvero abbondante.”

Surano: “Questo progetto è ancora in fieri, siamo in una fase embrionale.”

Dentro la materia prima (foto concessa)

“Abbiamo però dimostrato in generale, che in questa zona è possibile far crescere bene il cacao e che questa materia prima può rappresentare un’opportunità per i produttori, sia sul piano della biodiversità che al fine di differenziare la merceologia caffè.

La cooperativa a cui ci appoggiamo per tutte le pratiche agricole per le grandi quantità di caffè da processare, si è mostrata interessata a formarsi per produrre sia cacao che cioccolato. Al quarto anno del progetto abbiamo raggiunto una produzione piena di tutte le piante, e ora al quinto abbiamo raggiunto dei risultati già notevoli.

Abbiamo piantato 4 varietà differenti di cacao: parliamo di criollo ma, a differenza del caffè, sappiamo che la pianta di cacao non si autoimpollina e i primi anni si crea inevitabilmente un’ibridazione tra le diverse piante. Chi è dentro il mondo della produzione di questa materia prima, per questo fa bene attenzione a definire specificatamente le varietà botaniche, perché con il cacao è un po’ complesso farlo.

Il concetto di terroir però è sempre il medesimo: si può trovare un’esposizione migliore di un’altra, una zona più adatta per la maggiore presenza d’acqua, dev’esserci un minimo di ombra, verificarsi un periodo di grande abbondanza di acqua susseguita da periodi di siccità, quindi ci si deve trovare in un clima tropicale. È tutto molto simile alle condizioni del caffè eccetto per l’altitudine.

Il nostro solo dubbio era appunto legato a quest’ultimo fattore, tuttavia il cambiamento climatico sta rendendo possibile la coltivazione in zone meno elevate della montagna, come nel nostro caso, a circa 1100 metri. – continua Surano – Nella nostra piantagione, con l’aumento del lavoro, abbiamo impegnato due famiglie in queste due colture. Abbiamo trasmesso le conoscenze e fornito gli strumenti adatti a produrre questa materia prima, in termini di gestione e management della terra e della pianta, ma anche dei processi di raccolta di fermentazione ed essiccatura.”

Surano: “Per le prove di trasformazione in cioccolato ho deciso di portarlo in Italia.”

Francesca Surano in piantagione (foto concessa)

“Mi sono fatta carico di questa fase, soprattutto studiando quale fosse il metodo più congruo alla lavorazione del nostro cacao in collaborazione con il mio amico di Fossano, il chocolate makers Federico Dutto di Lim Chocolate, il quale ha dedicato a questo progetto il tempo prezioso e la sua competenza.

Non è scontato riuscire a fermentare ed essiccare in maniera corretta. Tutte queste fasi sono state frutto di diverse prove: ad oggi il prodotto non è ancora sul mercato e sarà disponibile alla vendita quando sarà perfetto.

Ancora c’è da lavorare sul lato sensoriale: necessitiamo di più fave di cacao per attivare una loro buona fermentazione spontanea. Dopo la raccolta infatti, le fave devono essere processate attraverso una fermentazione spontanea che si attiva grazie alla polpa del frutto. Per far sì che si raggiungano le temperature ideali però, c’è bisogno di un grosso quantitativo di fave: noi ancora non siamo arrivati a quel punto, raggiungiamo solo il minimo indispensabile.

Dopo due anni di raccolta, abbiamo capito che abbiamo quindi bisogno di piantare più piante di cacao. C’è chi favorisce questa fase attraverso la produzione di calore: alcuni Paesi che per esempio attraverso il fuoco riscaldano le casse contenenti le fave, ma i fumi contaminano dal punto di vista sensoriale la materia prima.

Quest’anno abbiamo provato a posizionare all’interno di un fermentatore meccanico un raccolto intero per vedere se fosse fattibile stimolare la fermentazione in questo modo. In effetti con questo input esterno, la temperatura aumenta, ma dal punto di vista economico non è una soluzione sostenibile.

Il modo migliore resta quello naturale. “

Il futuro e gli obiettivi del progetto

Surano racconta: “Con i soci stiamo valutiamo di piantare idealmente almeno sino a 2000 piante. Sarebbe il range perfetto per una buona fermentazione, per un processo controllato e una sostenibilità economica che aiuti la finca al suo finanziamento e crescita. In generale ad oggi, l’interesse è quello di reinvestire per garantire migliori condizioni di lavoro e di vita.

Ancora è prematuro pensare di stabilire un prezzo, ma sicuramente non sarebbe quello di un cioccolato commerciale. Con le cifre da record attuali, da qui ad un anno con le idee più chiare, il business plan andrà limato per comprendere i costi finali in uscita del prodotto a scaffale in Italia, in Europa, ma non solo: in futuro speriamo di produrlo direttamente in loco. Quando magari riusciremo a permetterci l’acquisto dei macchinari necessari. “