giovedì 11 Aprile 2024
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Nespresso accusata di concorrenza sleale dal Tribunale di Torino verso Vergnano

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TORINO – Ancora accesa la lotta tra il grande colosso Nespresso e la torrefazione piemontese Caffè Vergnano: tutto si gioca sulle cialde compatibili. Il Tribunale di Torino ha deciso che il comportamento del marchio americano è stata un’azione vera e propria di concorrenza sleale nei confronti dell’azienda di Chieri – i commessi delle boutique Nespresso, sconsigliavano ai propri clienti di comprare le cialde Vergnano -. Leggiamo i dettagli dall’articolo  di Antonello Polito su aduc.it.

Nespresso sleale verso Vergnano: l’ordinanza

È notizia pubblicata ieri quella dell’ordinanza del Tribunale di Torino che un paio di settimane fa ha riconosciuto la concorrenza sleale della Nespresso (appartenente alla Nestlè, società elvetica) nei confronti della Vergnano (società di Chieri, piccolo comune in provincia di Torino), per aver contrastato con metodi illegittimi l’uso di cialde compatibili con le sue macchinette per il caffè.

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In maniera certo poco convenzionale, ma ugualmente illegittima, è stato dimostrato che, in maniera preordinata, sia i commessi della Nespresso che le stesse istruzioni di una delle macchinette per il caffè più diffuse nel Paese (anche grazie al simpatico George Clooney), invitavano i propri clienti a desistere dall’utilizzo delle cialdine della Vergnano (perfettamente compatibili con il macchinario della società svizzera), non solo perché qualificate “delle schifezze”, ma anche perché, in caso di guasto, avrebbero comportato una decadenza dalla garanzia (!).

La Nespresso è così stata condannata non solo ad “astenersi dall’attività denigratoria” nei confronti della Vergnano

Ma altresì ad eliminare entro 60 giorni le “informazioni errate dalle istruzioni delle macchine per caffè espresso” inerenti l’uso di cialde della ‘concorrenza’. Al di là della bella vittoria di ‘libertà’ in favore dei consumatori torinesi e non (liberi così di utilizzare cialde più economiche di quelle ‘imposte’ dalla nota casa produttrice della macchina per il caffè), l’ordinanza del Tribunale di Torino si segnala anche per la sua somiglianza sostanziale alla famosa decisione della Corte UE contro la Microsoft in ordine al browser Internet Explorer.

Anche in quel caso, infatti, veniva di fatto ‘imposto’ un prodotto ‘opzionale’ (il browser di navigazione su internet) dalla casa madre, rispetto ad altri della ‘concorrenza’ (Mozilla, Google, ecc.), che i consumatori avrebbero dovuto avere la libertà di scegliere. “What else?”, direbbe il celebre divo hollywoodiano? Beh, a dirla tutta, agli esempi precedenti si potrebbe aggiungere un’antica questione ancora aperta, e dagli stessi principi giuridici: a quando finalmente la vendita di un PC senza il sistema operativo Windows, o di una ‘macchina’ Apple senza il sistema operativo OS? Per saperne di più:

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