mercoledì 10 Aprile 2024
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Gianluigi Goi racconta la vicenda di Mario Chesi, il liquorista di Desenzano che usava il caffè nel primo 900

"Mastro liquorista attento e scrupoloso ha lasciato molti appunti e numerose ricette annotate in un prezioso quaderno nero dai bordi rossi come usava all’epoca dove fa capolino anche il caffè"

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Gianluigi Goi è un lettore nonché giornalista affezionato a queste pagine che con la sua esperienza e il suo punto di vista ha contribuito diverse volte proponendo i suoi contenuti sempre interessanti. Questa volta Goi riporta un breve estratto di storia del Lago di Garda, di Desenzano per la precisione, al profumo di caffè.

Protagonista della vicenda è il liquorista Mario Chesi che tra gli ingredienti utilizzati per le sue miscele utilizzava anche il caffè all’inizio del 1900.

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Leggiamo di seguito l’approfondimento di Gianluigi Goi, frutto dell’ispirazione del libro “Premiata fabbrica di liquori Mario Chesi – Cronaca di una vicenda desenzanese del primo Novecento” a firma di Amelia Dusi.

Mario Chesi: una storia desenzanese

di Gianluigi Goi

Un vecchio adagio afferma con la solennità del latino che “verba volant e scripta manent”: come dire che le parole pronunciate “volano”, mentre quelle scritte “rimangono”. E’ un dato di fatto. Nell’incredibile sedimento della memorialistica locale, in Italia diffusa ovunque, è facile imbattersi, per la nostra storia stratificata come certi giacimenti geologici, in notizie o curiosità che insaporiscono le ricerche degli studiosi e attraggono gli appassionati.

E’ capitato a chi scrive (semplice appassionato) che, consultando il libro “Premiata fabbrica di liquori Mario Chesi – Cronaca di una vicenda desenzanese del primo Novecento” a firma di Amelia Dusi (edito nel 1996 dall’Associazione di studi storici Carlo Brusa di Desenzano con Grafo Edizioni di Brescia) si è imbattuto in un piccolo lacerto di storia locale che profuma anche di caffè.

Il giovane distillatore

Il giovane trentino Mario Chesi, originario di Fisto, paesello della Val Rendena, nel 1899 rilevò la piccola distilleria allocata nel Porto Vecchio di Desenzano del Garda dove era stato accolto al suo arrivo sul lago come garzone e si era fatto progressivamente le ossa. Destreggiandosi nell’uso dell’alambicco – alla trentina “lambicco” da cui “lambiccar”, darsi da fare con impegno sia pratico che di mente: caratteristiche queste che connotarono la sua vita ricca di successi e soddisfazioni – e, in particolare, delle tecniche della liquoristica tradizionale.

Un incondizionato elogio alla sua attività di distillatore e liquorista è riportato nel Cidneo (giornale illustrato dell’Esposizione di Brescia del 1904, visitata anche dal regnante Vittorio Emanuele III) nell’articolo “Premiata Fabbrica di Liquori e Distilleria Spiriti Acquaviti Mario Chesi Desenzano sul lago” del 24 luglio a firma di Gino Verresi che evidenzia come la distilleria fosse considerata parte integrante del Porto Vecchio, del resto ancora oggi immagine iconica del capoluogo del Basso lago.

Al pari di altri liquoristi gardesani (su tutti la Cedral Tassoni gloria del berebene, ed elegante, made in Italy) anche Chesi ottenne il successo lavorando gli agrumi della Magnifica Patria: il suo cedro (da lui nominato Cedrat, termine dialettale) anche nella versione Acqua di Cedro e Doppio Cedro era piuttosto famoso e non solo in zona.

Il caffè e il liquore

Mastro liquorista attento e scrupoloso ha lasciato molti appunti e numerose ricette annotate in un prezioso quaderno nero dai bordi rossi come usava all’epoca dove fa capolino anche il caffè: seguiamone il profumo con le sue parole: “Un intero mese dovevano essere lasciati a macerare i componenti (delle acquaviti n.d.r.) non meno per le infusioni di caffè, di cioccolato, di cannella regina … Solido e deciso è il cacao … compagno suo è il caffè originario dello Yemen, nei dintorni della città di Moka, da dove è stato portato in India, poi in Europa e quindi nell’America Meridionale”.

Il migliore era ritenuto il caffè Moka per la soavità dell’aroma e il suo sapore: “Lo tosterai bene e quando (i chicchi n.d.r.) incominceranno a fare l’olio, lo getterai nel Lambicco.” Sembra di capire che Chesi, poco incline ad esaltare con le parole i suoi prodotti facendo affidamento soprattutto sul consenso e il passaparola dei clienti, nutrisse un qualche riguardo per questa preparazione.

Il liquore Crema di latte

A titolo di curiosità e per l’indubbia affinità che legano il caffè al latte, segnaliamo anche il “Il liquore Crema di latte: una specialità esclusiva del sig. Chesi che la prepara con puro latte naturale, procurando così una bibita leggera e uno stomatico ricostituente” secondo la descrizione del già ricordato Cidneo. Interessante l’etichetta, pittoresca e naif, con una pastora – per assecondare la declinazione al femminile oggi di moda – che, in primo piano, porta un datatissimo secchio di legno ricolmo di latte.

liquore chesi
Il liquore Crema di latte (immagine dal libro “Premiata fabbrica di liquori Mario Chesi –
Cronaca di una vicenda desenzanese del primo Novecento”)

Di prammatica dell’epoca i diplomi conseguiti in alcune esposizioni: Brescia 1904; Parigi 1906; Roma 1909; Salò 1925. Piccola curiosità, a Brescia, un certo Luigi Rossa di Vercelli espose un non meglio precisato “caffè Cicoria” (risaputo principale succedaneo del caffè).

Ritiratosi nel 1949 dall’attività proseguita dal figlio Vigilio, Mario Chesi chiuse gli occhi nel 1953. La distilleria gli sopravvisse fino al 1970 quando venne definitivamente chiusa.

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