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giovedì 12 Dicembre 2024
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“Finché il caffè è caldo”, quando la tazza è il presente che fa viaggiare nel tempo

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  • Dalla Corte
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MILANO – Il libro «Finché il caffè è caldo» è una storia ambientata in Giappone e precisamente in un misterioso caffè, attorno al quale ruotano particolari leggende, legate alla possibilità di poter viaggiare nel tempo.

Per fare questo, però, è necessario seguire alcune regole: sedersi in una precisa sedia di solito occupata da una misteriosa signora e non muoversi da lì; decidere di incontrare solo le persone che in precedenza sono entrate in quel locale; bere tutto il caffè prima che si raffreddi. Inoltre, la persona che decide di tornare nel passato deve essere consapevole che non potrà in alcun modo alterare il regolare svolgimento degli eventi.

Proprio per questo motivo non sono molte le persone che decidono di usufruire di questa opportunità: di diverso parere sono però Fumiko, che teme di essersi lasciata scappare l’unico ragazzo di cui si sia veramente innamorata; Kotake, che deve fare i conti con il marito malato di Alzheimer verso il quale inizia a sentirsi più un’infermiera che una moglie; Hirai, la quale ha un complesso rapporto con la sorella e con i suoi genitori e infine Kei, che sta portando avanti una gravidanza consapevole di quanto questa potrebbe mettere in serio pericolo la sua salute.

In ognuno dei quattro ampi capitoli, quindi, assisteremo ai viaggi delle quattro donne, le quali avranno modo di affrontare diverse situazioni al termine delle quali trarranno un unico insegnamento.

L’importanza del presente, dell’attimo di cui stiamo vivendo (rappresentato con l’immagine del caffè caldo) a scapito del passato e del futuro, al quale generalmente non solo i personaggi di questo libro ma noi tutti tendiamo a dare maggior importanza.

Capirete perciò come questo romanzo si sia rivelato una lettura davvero particolare: pur essendo molto diverso dal genere di storie che si leggo di solito, ho gradito molto questo libro, nel quale ho ritrovato molti elementi tipici della cultura giapponese sia nello stile dell’autore, sempre pacato e dal ritmo cadenzato, sia nella psicologia dei personaggi e nel cerimoniale del viaggio nel tempo.

Molto gradito anche l’accentuato simbolismo e gli spunti di riflessione suscitati. Un libro che per questo mi sento di consigliare a tutti, non solo agli amanti della cultura orientale.

Ariel (l’autrice del blog dal quale è tratta questa recensione)

Toshikazu Kawaguchi
il caffè è caldo
editore Garzanti

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