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L’allarma di Confida: plastic e sugar tax mettono a rischio 33 mila posti di lavoro

Agli Stati Generali del Vending, in corso a Roma, il comparto chiede di abbassare l'importo delle due tasse, escludere la plastica riciclata dalla plastic tax, prevedere un incentivo per chi la ricicla correttamente ed eliminare le bevande zero dalla sugar tax

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MILANO – Oggi tutto il mondo è impegnato per trovare soluzioni alternative all’uso della plastica, nel tentativo di rispettare più l’ambiente e non inquinare. Un circolo virtuoso che però non tiene in considerazione altre problematiche determinate dall’effettiva riduzione di utilizzo di questo materiale. E il settore della distribuzione automatica potrebbe risentire in diversi termini di queste nuove iniziative contro la plastica. Proprio in questo senso si muove Confida, che prende posizione rispetto a questo tema così sentito dai consumatori.

Confida lancia l’allarme per il settore Vending

Gli ultimi sviluppi della manovra di bilancio tra plastic e sugar tax tengono col fiato sospeso il settore della distribuzione automatica che conta su 3 mila aziende con 33 mila lavoratori e che in Italia sviluppa un giro d’affari di 4 miliardi di euro con 12 miliardi di
consumazioni annue e 25 milioni di consumatori.

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L’Italia è leader a livello internazionale: è il principale produttore di distributori automatici e ha una rete di oltre 800 mila distributori automatici installati che ne fanno il primo Paese europeo. Le preoccupazioni del settore della distribuzione automatica che riguardano le due tasse al centro del dibattito della manovra finanziaria, le cosiddette “plastic tax” e “sugar tax”, sono emerse nel contesto degli Stati Generali del Vending che si sono tenuti mercoledì 27 novembre a Roma presso la sede di Confcommercio – Imprese per l’Italia, con la partecipazione del Presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, dell’economista Carlo Cottarelli; dei parlamentari Cosimo Ferri e Vannia Gava e della senatrice Alessandra Gallone; della Vice Presidente di Confcommercio Donatella Prampolin; del Presidente di Confida Massimo Trapletti. Poi del Presidente dei Gestori di Confida Pio Lunel e del presidente di Venditalia Ernesto Piloni.

Spiega Massimo Trapletti, Presidente di Confida Associazione Italiana Distribuzione Automatica

“Mai come quest’anno abbiamo assistito nel dibattito politico ad una gara a proporre le più
fantasiose tasse di scopo. Dalla tassa sulle merendine (poi scongiurata), a quella sulle bevande zuccherate fino alla plastic tax. Sono tasse che penalizzano le imprese mettendo a rischio posti di lavoro e riducono i consumi delle famiglie, tasse ipocrite perché, mascherate dietro a obiettivi ambientali o di sana alimentazione, hanno in realtà il solo scopo di recuperare risorse finanziarie”.

Trapletti si è detto “particolarmente preoccupato dall’effetto combinato di plastic tax e sugar tax che avrebbero una conseguenza pesante sul nostro settore e più in generale su tutta la distribuzione alimentare. Pertanto, se non si apporteranno correttivi alla manovra, gli effetti si vedranno presto sui numeri dell’occupazione e sul Pil”.

L’economista Carlo Cottarelli, parlando di strategie per la crescita, ha spiegato

“Per far ripartire l’Italia occorre far ripartire gli investimenti privati. I freni a questa ripartenza sono 3: la tassazione italiana è troppo alta ma per ridurre le tasse occorre tagliare la spesa pubblica; inoltre ridurre la burocrazia perché le imprese italiane spendono 35 miliardi in burocrazia; infine occorre riformare la giustizia che è troppo lenta: in Italia un processo civile in media dura 8 anni mentre in Germania due”.

Plastic tax: sul mercato manca quantità di bioplastica per sostituire quella monouso

Per cui occorre puntare su plastica riciclata e sugli incentivi per  l’economia circolare.
La “plastic tax” prevede un’imposta di 1 euro per ogni kg di plastica utilizzata per produrre o importare manufatti con singolo impiego (cosiddetti Macsi) che hanno la funzione di contenere, proteggere, manipolare o consegnare merci e prodotti alimentari.

“Si tratta di un’imposta sproporzionata. – continua il Presidente di Confida Massimo Trapletti – Infatti, un kg di plastica comprensiva del Cac (Contributo Ambientale Conai) costa mediamente 1,2 euro al kg. Aggiungere 1 euro al kg di plastic tax comporterà un notevole aumento del costo all’ingrosso e al dettaglio dei più comuni prodotti alimentari”.

Sicuramente – secondo Confida- occorre abbassare l’importo della tassa

Il Premier Conte si è espresso a favore di tale ridimensionamento e speriamo che si possa almeno dimezzare. Inoltre, occorre escludere la plastica riciclata nell’ottica di promuovere l’economia circolare auspicata dall’Unione Europea. L’insistenza del nostro Governo sui prodotti compostabili, gli unici esclusi dalla tassa, non trova infatti riscontro non
solo nella Direttiva Europea sul monouso in plastica ma soprattutto nella disponibilità di mercato perché la quantità di bioplastica a livello mondiale è insufficiente per sostituire i prodotti monouso in plastica”.

La soluzione proposta da Confida, insieme al Corepla e a Unionplast, punta sull’economia circolare col Progetto RiVending

Un circuito chiuso di raccolta e riciclo della plastica che viene reimmessa in produzione per fabbricare nuovi prodotti. “Al fine di accelerare questa trasformazione green della distribuzione automatica – conclude il Presidente Trapletti – che comporta per le imprese del settore l’acquisto di particolari cestini e / o di eco-compattatori, riterremmo opportuno far rientrare questi strumenti all’interno dei beni agevolabili dal cosiddetto Green New Deal”.

Via la sugar tax delle bevande “zero”

La cosiddetta sugar tax prevede un’imposta di 10 euro per ettolitro anche sulle bevande
confezionate prodotte con l’aggiunta di sostanze dolcificanti. “La sugar tax – continua il Presidente di Confida Massimo Trapletti – non distingue tra bevande zuccherate e bevande zero: sebbene l’obiettivo dichiarato della tassa sia quello di combattere l’obesità e malattie come il diabete, la tassa si applica sia alle bevande con zuccheri aggiunti sia alle bevande zero.

Questo approccio mortifica gli sforzi compiuti in questi anni dal Ministro della Salute che insieme alle associazioni dei produttori e distributori alimentari (tra cui Confida) hanno sottoscritto un impegno nel 2015 per la riduzione degli zuccheri nei prodotti alimentari e che ha portato il vending a modificare la sua offerta tanto che nell’ultimo anno le bevande zero sono cresciute del +53%. Una tassa così fatta porterà unicamente a un calo dei consumi stimato da Trade Lab/Assobibe del 10%”.

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