giovedì 11 Aprile 2024
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Acqua nascosta: ben 200 litri per un caffè e latte macchiato

Il consumo idrico in tutti prodotti consumati non solo nella parte liquida

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MILANO – Quanta acqua consumiamo (e inquiniamo) in un solo anno? Tanta, troppa. In media 1.385 metri cubi a testa, ovvero 8.650 vasche da bagno. Le differenze a livello nazionale sono enormi. I più spreconi? Americani e cinesi. Sul tema ci siamo soffermati in passato. Lo affrontiamo di nuovo con nuovi dati sull’argomento. L’acqua dolce è un bene prezioso. Oggi più che mai.

In molte parti del mondo le risorse scarseggiano. E questa non è la notizia. Sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) è uscita ora un’ampia ricerca sull’impronta idrica dell’umanità.

Arjen Hoekstra e Mesfin Mekonnen dell’università di Twente, nei Paesi Bassi, hanno calcolato l’impronta idrica in volume per i diversi Paesi, suddividendo l’acqua incorporata nei prodotti consumati in piovana, da falde o di superficie e inquinata. Lo studio si basa su dati attuali, raccolti nel periodo 1996-2005.

Le cifre

Non a caso i ricercatori parlano di impronta idrica, vale a dire la traccia lasciata dall’uomo con la produzione agricola, quella industriale, quella domestica. È un indicatore che consente di calcolare l’uso di acqua, prendendo in considerazione sia l’utilizzo diretto che quello indiretto, del consumatore o del produttore.

Alcuni numeri? Ogni americano utilizza in media 2.842 metri cubi d’acqua all’anno, in Cina sono 1.071, circa 750 in Bangladesh. Nelle due decadi prese in considerazione l’impronta idrica dell’umanità è stata di 9.087 miliardi di metri cubi all’anno.

Nel frattempo la popolazione mondiale è però cresciuta e di conseguenza sono drasticamente aumentati anche i consumi.

La parte del leone

La produzione agricola contribuisce per il 92% dei consumi, scrivono gli scienziati. La produzione industriale per 4,4 per cento e quella casalinga per il 3,6 per cento Cina, India e Usa utilizzano particolarmente tanta acqua. Rispettivamente 1.207, 1.182 e 1.053 miliardi di metri cubi ogni anno.

Questi tre Paesi sono responsabili per il 38% dell’impronta idrica globale. Segue il Brasile (482 miliardi di metri cubi). La Cina è anche il Paese con la maggiore quantità di acque reflue: 360 miliardi di metri cubi, equivalenti a poco più di un quarto del volume globale (26%).

Si capisce che Paesi come il Messico, l’Algeria e il Medio Oriente siano importatori netti d’acqua. Ma il Vecchio continente ne ha in abbondanza e malgrado ciò la importa; l’Australia no, eppure la esporta.

Tra i principali importatori ci sono gli Stati Uniti (234 miliardi di metri cubi); il Giappone (127); la Germania (125); la Cina (121) e l’Italia (101).

Latte macchiato

L’impronta idrica di ciascuno di noi può essere riassunta anche con il classico esempio della tazza di caffè. Partiamo dall’agricoltore che ha bisogno di carburante e macchinari, la cui produzione necessita di grandi quantità di acqua. Per cucinare e lavare e per pulire il caffè i lavoratori sulle piantagioni si servono di acqua.

Acqua è indispensabile anche per il processo di raffinazione, per il trasporto e per il commercio di transito. Infine, l’acqua potabile per riempire la macchina da caffè. Ma non basta.

Bisogna aggiungere l’acqua del lavello; l’acqua per la produzione di latte e di zucchero. Insieme ai suoi colleghi, lo studioso Hoekstra è giunto alla conclusione che per un solo latte macchiato sono necessari almeno 200 litri di acqua – più di una vasca da bagno riempita fino all’orlo.

 di Elmar Burchia

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