mercoledì 10 Aprile 2024
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Padova, due donne per un caffè speciale

Nella torrefazione Conte si macina una vocazione lontana dal business. La torrefazione Conte, in via Sacro Cuore a Padova, è l’ultimo gioiello rimasto in città per gli amatori del caffè

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PADOVA – Qui il caffè si tosta e si vende in grani o in miscela. Qui si macina e qui se ne assapora tutto, fin dall’inebriante profumo. La gestione è familiare, ma non una famiglia comune. In negozio mamma Sandra e la figlia Sira, due dottoresse, una prof di lettere che parla quattro lingue, fra cui il russo, l’altra psicologa con tesi pubblicata in inglese.

La prima sorpresa è la rivoluzione del business, a cominciare dal marketing: ai Conte non interessa la pubblicità che non fa parte della loro politica aziendale. Tanto che i bar e le pasticcerie che comprano da loro non espongono il nome né in bar né su piattini e tazzine. «La nostra vocazione non è accumulare denaro», spiega Sandra, «ma essere sicuri di offrire un buon prodotto».

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La torrefazione è nata nel 1958, da papà Primo Conte e mamma Ida. La vita stessa di Ida è il volto dell’azienda: mancata una domenica di 9 anni fa, a 89 anni, era andata a lavoro fino al sabato. «Il nostro è un prodotto di nicchia», spiega ancora Sandra, «non mi piace nemmeno dire da intenditori perché suona dispregiativo. Semplicemente ci fidiamo del passa parola e non ci piace la massificazione del prodotto, né abbiamo il culto d’ingrandirci».

Che non siano gli affari la priorità si capisce fin dall’ingresso con un’accoglienza dolce, morbida, fatta di tre poltroncine e un grande specchio. Qui si può venire anche per una chiacchiera, per chiedere consiglio, aiuto economico come ai tempi di nonno Primo, che non lo negava a nessuno.

«Per fortuna c’era la mamma», ricorda Sandra, «che da brava formichina aveva un buon senso straordinario». «Ho avuto la fortuna di avere degli esempi femminili straordinari nella mia vita. Entrambe le nonne hanno lavorato tutta la vita e ci hanno insegnato il senso del dovere, ma anche la capacità di risparmiare e la forza di non arrendersi mai. Nonna Elvira, la nonna paterna, rimase vedova con 3 figli a soli 35 anni e, senza perdersi d’animo, emigrò in Venezuela a lavorare come cuoca». Diversi gli uomini della famiglia, che sono sempre stati quelli che sapevano spendere pur senza dimenticare mai il dovere.

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