martedì 07 Ottobre 2025

La Zero waste latte art throw down: perché l’alternativa a base avena dei circuiti di gara più famosi, diventa popolare

La Zero waste latte art è sentita come una forma più pop di gareggiare, inedita. Qualcosa che va oltre i punteggi, un modo per fare networking che non sia elitario, ma, al contrario, molto vicino alle persone. Compresi i consumatori

Da leggere

  • Brambati
  • TME Cialdy Evo

Condividi con noi le tue storie legate al caffè scrivendo a direzione@comunicaffe.it.

MILANO – Latte vaccino e bevanda vegetale, due mondi che continuano a camminare paralleli sia nelle caffetterie che nelle competizioni. In particolare, parlando di bevanda a base di avena (mercato stimato a 3.2 miliardi di dollari nel 2025 e che dovrebbe raggiungere i 6.16 miliardi di dollari entro il 2030, secondo Mondorintelligence.it), sembra essere sempre più apprezzata da consumatori e baristi: da queste premesse è più chiaro comprendere come la Zero waste latte art throw down organizzata nel mondo da Oatly, sia un fenomeno interessante da osservare per diverse ragioni.

Alternativa è il termine che meglio si presta a raccontare questo mondo parallelo rispetto alle competizioni nazionali e mondiali organizzate da grandi organismi come la Speciaty Coffee Association: non ci sono pedane e competitor che sono praticamente degli atleti olimpionici del cappuccino, si perde un po’ la pressione della performance.

C’è, in alternativa per l’appunto, la spontaneità di chi ama la latte art e vuole conoscere chi condivide gli stessi valori anche sul piano della sostenibilità. Un bisogno sempre più sentito, un po’ in contrapposizione alla grandezza di altri tipi di gare in cui è necessario investire tanto – costi, energia, tempo – e sottoporsi anche a tanto stress.

Zero waste latte art throw down è competizione, ma nei coffee shop

Il disegno sulla bevanda vegetale a base avena @federicocecchini

Format giunto in Italia appena due anni fa, la Zero waste latte art throw down è presto diventata l’espressione di un modo differente di interpretare le competizioni, la caffetteria e la latte art. Si entra nei locali, aperti a chi vuole disegnare. Primo punto: tutto ciò che viene usato in gara non si butta, perché in seguito alla proclamazione del vincitore, tutto ciò che è stato usato dai competitor poi viene reinterpretato nei drink e cocktail serviti al pubblico.

Come spiega Alessandro Giammatteo, Barista market developer Italia, la forza di questa prova sta nella sua essenza: “La Zero waste latte art throw down si rivolge direttamente alla community, senza la pressione per i baristi di dover essere particolarmente performanti. Con questo spirito più popolare, la gara si gioca diverse volte l’anno all’interno di coffee shop specializzati.

La sfida è semplice: massimo di 16 partecipanti, è lo stesso pubblico che estrae le figure da realizzare anche tramite app. Tre giudici (solitamente un tecnico, un professionista del settore, un operatore specializzato), dopo 30 secondi indicano la tazza migliore e svolgono delle interviste durante la stessa gara per promuovere la bevanda e discutere su questa soluzione alternativa al latte vaccino”.

Tutto questo ovviamente con un premio in palio: in questa ultima tappa, giocata durante il Festival romano We are Futura, consisteva nella sponsorizzazione del viaggio e dell’alloggio verso un importante appuntamento internazionale HostMilano, da parte di Latte Art Factory, Coffeetech Lab Roma e Oatly.

La zero waste latte art è sentita come una forma più pop di gareggiare, inedita. Qualcosa che va oltre i punteggi, un modo per fare networking che non sia elitario, ma, al contrario, molto vicino alle persone. Compresi i consumatori, gli appassionati non addetti ai lavori, che possono proporsi sia per gareggiare sia per assistere in prima fila a versaggi e creazioni. Dal nord al sud Italia, due o tre tappe pensate per creare una community, sfidandosi democraticamente.

E per chi ancora si sta chiedendo se la bevanda a base di avena ponga i soliti problemi di montaggio, o in termini di gusto, aggiunge Alessandro Giammatteo: “Oatly è stata una tra le prime aziende a creare questa bevanda vegetale e oggi risulta spesso la migliore anche in assaggio alla cieca. Ormai non è così più una novità o raro trovare questa alternativa nelle caffetterie di specialty. È un prodotto che continua ad essere di tendenza.

La macchina di Latte Art Factory @federicocecchini

In più, la struttura della bevanda vegetale ormai non pone più problematiche dal punto di vista della performance: anche a vedere le foto dei disegni, la struttura della bevanda è ormai elastica lucida e difficilmente distinguibile dalle soluzioni di latte tradizionale.”

Un po’ di contesto sul lavoro che sta dietro questa bevanda e questa competizione, ci aiuta a descriverlo Jessica Sartriani, con alcuni dati condivisi dalla stessa azienda.

Oatly è stata la prima azienda alimentare e di bevande a diventare una Climate Solutions Company qualificata. Si impegna ad investire in pratiche agricole rigenerative su un’area equivalente a un terzo dei terreni coltivati a avena entro il 2030 e ad impiegare energia rinnovabile al 100% (elettrica + termica) e mezzi di trasporto terrestri sostenibili in Europa entro il 2030.

Altro goal: ridurre l’impronta climatica del 40% per litro di prodotto entro il 2030, del 70% entro il 2040 e dell’89% entro il 2050 (riferimento 2020) e promuovere politiche climatiche che diano priorità al ruolo dei sistemi alimentari incentrati sulle piante come soluzione climatica fondamentale.

Infine, entro il 2030, almeno il 90% dei ricavi dovrebbe esser ricavato da prodotti con un impatto climatico inferiore di almeno il 60% rispetto alla media della categoria del latte nei paesi in cui Oatly opera, con un risparmio di almeno 0,5 kg di CO2e/l di emissioni evitate per litro venduto entro il 2030.

La sostenibilità quindi, è di sicuro un topic attorno cui ruota la produzione di questa bevanda vegetale e lo dimostra anche il principio stesso della Zero waste latte art throw down, per cui nessun ingrediente viene andato perduto.

Jessica Sartriani, anche lei Barista market developer Italia: “Mai come adesso, le scelte alimentari riflettono una consapevolezza sull’impatto ambientale che ha il nostro stile di vita. L’obiettivo di Oatly è quello di supportare le caffetterie con eventi di questo tipo che, con un tono più confidenziale, apre le porte al consumatore, guidandolo a scelte più sostenibili senza mai perdere di vista l’importanza del gusto e della qualità.

Futura è stato il festival perfetto per presentare anche altre bevande oltre al caffè, un round del ZWLAT prevedeva latte art con Matcha e al nostro stand era possibile assaggiare il coconut matcha cloud ed il Brasilian lemonade, così da poter avvicinare anche il pubblico meno coffee addicted. Credo che sia fondamentale guardare al futuro dei nuovi trend, senza perdere di vista la sostenibilità”.

La giuria in azione @federicocecchini

Si inserisce nel discorso anche Francesco Lusi, titolare di Coffeetech Lab Roma, distributore di Latte art Factory: “Crediamo che investire in questo tipo di gare serva a far crescere il barista di domani, mettendo al centro competenze e creatività e facendo emergere nuovi talenti. Gli operatori dovranno decisamente sempre più essere in grado di cimentarsi con le bevande vegetali ed essere sensibili al tema della sostenibilità.

Per Coffeetech l’obiettivo è sostenere i professionisti e creare opportunità concrete di formazione e innovazione.

La tecnologia di Latte Art Factory, invece, permette di ridurre gli sprechi e portare lo spirito dello “zero waste” direttamente nel locale, garantendo una qualità costante senza mai svalutare il ruolo del barista.

Sono principi e valori che desideriamo condividere attraverso eventi come lo Zero Waste di Oatly.”

Ultime Notizie

  • Mazzer
  • Water and more
Demus Lab - Analisi, R&S, consulenza e formazione sul caffè