venerdì 12 Aprile 2024
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Pregel: “Vivo la criticità della mancanza di personale tutti i giorni con oltre 1400 richieste”

Il professionista di Manpower: "Questo momento così complesso può offrire molte opportunità, valutando ogni situazione attentamente, con l’offerta di contratti a tempo indeterminato o di lunga durata, per un percorso di crescita e di retention delle persone che dimostrano di essere qualificate e preziose per il settore. In questo momento storico, l’errore è pensare di trovare qualcuno disposto a continuare nell’horeca attraverso servizi saltuari di qualche ora."

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MILANO – La carenza di personale, o “talent shortage”, è oramai una realtà che si è presentata prepotentemente come uno dei tanti effetti collaterali lasciati dalla pandemia: proprio adesso che l’horeca sta ripartendo e i locali tornano a riempirsi di consumatori con la voglia di sperimentare di nuovo il fuori casa, il gioco si fa duro, perché non c’è nessuno pronto al servizio. Molti ex operatori del settore (camerieri sala bar e cucina) hanno deciso di reinventarsi in mestieri con condizioni più vantaggiose e meno saltuarie, Il risultato? Un’offerta spropositata di offerte di lavoro a fronte di meno candidature. Di questo processo
critico abbiamo parlato con un esperto Stefano Pregel, vertical leader horeca di ManpowerGroup.

Pregel lavora da oltre 20 anni nell’ambito del reclutamento nell’horeca: questa crisi nella ricerca del personale attuale, è un fenomeno davvero così nuovo oppure c’è sempre stato?

“L’horeca ha cambiato pelle più volte. Quella che stiamo vivendo in questo periodo è una svolta determinata solo in parte dal sistema, oggi quasi scollegato dagli eventi, fuori contesto rispetto alla realtà in cui versa il settore. Oggi, come indicano i dati Excelsior-Unioncamere, assistiamo inoltre al fenomeno sempre più diffuso del talent shortage, la difficoltà nel reperire le persone di cui le imprese hanno bisogno. Le oltre 240mila
persone che hanno perso il lavoro durante la pandemia in molti casi si sono reimpiegate in altri settori più stabili o in crescita, e faticano a reinvestire la propria professionalità in un settore così soggetto alle incertezze degli ultimi anni. Ad esempio, il dato di difficoltà di reperimento per gli addetti ristorazione indicato da Excelsior è 38,7%: la media nei servizi è 35,5%, una cifra più alta rispetto sia alla media (28,3%) sia ai singoli cluster di impiegati.

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Vivo questa criticità del “Talent Shortage” tutti i giorni, recentemente in una sola giornata abbiamo avuto oltre 1400 richieste di profili multiservizio per la ristorazione. Una situazione complessa di cui la pandemia è stata un’accelerazione di un cambiamento in atto nelle persone: stanno cambiando, e molto rapidamente, i desideri delle persone rispetto al lavoro, oggi la scelta individuale, gli interessi, il tempo libero hanno un peso sempre maggiore e non è facile trovare candidati appassionati a questi settori.

Il problema quindi è più ampio, e molti imprenditori stanno intraprendendo coraggiosamente un percorso di crescita. È altrettanto fondamentale che le istituzioni sostengano il settore, con una particolare attenzione a quelle che oggi – in una parte molto importante dell’horeca – sono grandi aziende con professionisti certificati. Tutto questo in un Paese che da sempre ha un’innata vocazione turistica, e che non può permettersi di non essere realmente ricettivo e accogliente per mancanza di personale.

Si tratta di imprimere un vero e proprio cambiamento culturale, comunicare l’eccellenza dell’ospitalità italiana, delle opportunità occupazionali che forniscono percorsi di crescita che portano occupabilità, employability. Solo così sarà possibile dare di nuovo lustro alla passione che alimenta questo settore.”

Sono però in tanti i ragazzi formati che vanno fuori, quindi ci sono, ma si rivolgono altrove.

“La richiesta di personale nel settore supera comunque di molto il numero di persone formate che in parte si trasferiscono all’estero: non sono in tanti ad avere un curriculum così ricco. In realtà oggi con tutta l’offerta e la disponibilità d’impiego, si può scegliere di lavorare nel luogo e brand che più si preferisce. È cambiato proprio il paradigma alla base: una volta erano le brand-aziende che sceglievano il personale, mentre ora è l’esatto contrario. L’operatore, con la richiesta di persone qualificate nel settore in continuo aumento, se non è contento, può decidere di andare altrove.

I giovani in pochissimo tempo, nell’arco neppure di un anno, possono diventare anche store manager, sono opportunità che prima risultavano più difficili o non esistevano. “

Ma il costo del personale formato (e non) che manca, è diventato insostenibile anche a fronte delle bollette e delle materie prime in aumento

“Oggi le situazioni critiche non sono poche: ad esempio, chi deve fornire un menù a meno di dieci euro per “contratto d’appalto” e si ritrova ad affrontare l’aumento dei costi, paradossalmente non può reagire applicando dei rincari. I problemi effettivamente si moltiplicano, è vero, ma è ancora più evidente per le aziende maggiormente strutturate. Il piccolo ne risente paradossalmente di meno. Sono cambiate del tutto le regole del gioco.”

Cosa ci si deve aspettare per questo e il prossimo anno? Un inasprimento di questa problematica o un rientro verso la normalità? E quale normalità?

“Dipenderà da come verrà gestito il cambiamento. Questo momento così complesso può offrire molte opportunità, valutando ogni situazione attentamente, con l’offerta di contratti a tempo indeterminato o di lunga durata, per un percorso di crescita e di retention delle persone che dimostrano di essere qualificate e preziose per il settore. In questo momento storico, l’errore è pensare di trovare qualcuno disposto a continuare nell’horeca attraverso servizi saltuari di qualche ora.

Oggi le aziende devono proporre contratti in forme flessibili un po’ più tutelanti e lunghe nel tempo, tipo contratti mensili a monte ore garantito o in staff leasing. Di fronte a modelli più tutelanti, le persone non abbandoneranno il loro ruolo o il settore. Per fare questo, chiediamo alle istituzioni di recepire il cambiamento e aiutare le aziende a gestire le nuove esigenze, con clausole meno restrittive.”

Questo quindi è un momento di passaggio

“Sì. E come tale andrebbe colto: è un periodo in cui un lavoratore interessato può occupare in breve tempo buone posizioni professionali e crescere. È sufficiente avere le idee chiare per ottenere grandi risultati. E poi è importante che le istituzioni sappiano riconoscere e supportare le peculiarità dell’horeca, dall’hotellerie alla ristorazione e la caffetteria. Anche decreti temporanei possono traghettare più velocemente, verso un contesto migliore, l’intero comparto.”

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