mercoledì 10 Aprile 2024
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Scuola Galdus con Thimus: ecco l’esperimento con le neuroscienze, commodity e specialty messi a confronto

Hanno commentato così l’intero processo Davide Franzini - docente di tecniche di comunicazione e marketing e responsabile ricerca e sviluppo di settore - ed il docente di caffetteria Sergio Canetti:” Abbiamo scelto di svolgere un test particolare, senza cadere nella tentazione di confrontare alla miscela commerciale un buon brasiliano, dolce, profumato, cioccolatoso e invece provare, vista l'incredibile possibilità offertaci da Thimus, ad indagare ad un livello di analisi più avanzata."

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MILANO – Da Brescia a Milano, la tecnologia EEG entra nelle scuole professionali: un incontro tra Thimus e la Scuola Galdus (due realtà che abbiamo raccontato nel dettaglio) che ha fatto luce sul funzionamento del cervello nell’assaggio. Una giornata di formazione diversa dal solito, ottimo segnale che qualcosa, anche dalle basi, si sta muovendo verso l’innovazione.

Non proprio una novità per la Scuola Galdus

Ente di formazione accreditato presso Regione Lombardia, che da oltre 10 anni progetta e realizza corsi di Alta Formazione post Diploma (IFTS e ITS), con quell’attitudine verso il nuovo, il trasversale, che contraddistingue la sua offerta formativa in un continuo stimolo per gli studenti, prossimi professionisti dell’ospitalità.

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In questo contesto fertile, Thimus ha condiviso le sue competenze nel campo delle neuroscienze culturali in ambito food & beverage, con l’IFTS Beverage Specialist, in un ciclo di incontri arrivato alla terza lezione. Cervello, cultura, comportamento: le lezioni hanno esplorato le relazioni complesse che esistono tra questi fattori, simulando in prima persona i test così come avverrebbero dentro il laboratorio.

Thimus ha proposto agli studenti Galdus di testare e comparare uno specialty a una classica miscela tostata scura, Robusta/Arabica, ovviamente indossando il caschetto EEG
Da una parte quindi una commodity da sbarco, 50% robusta e 50% arabica, dall’altra un monorigine naturale dell’Uganda, con un’accentuata acidità e un ricco bouquet di frutta esotica, spezie e anice.

Il salto rispetto alla lezione standard, proiettati verso il futuro, è breve. I ragazzi hanno sperimentato da attori principali le altre possibilità di un lavoro a contatto con il pubblico: c’è tanto su cui riflettere dietro alla comunicazione di un prodotto.

Durante i test (foto concessa)

E così inizia il vero e proprio test: grazie all’attività degli elettrodi sono stati registrati i dati neurofisiologici scaturiti della percezione visiva, olfattiva e gustativa.

A seguire, l’analisi dei risultati per evidenziare eventuali discrepanze tra il pensato e il dichiarato. Un gioco che, però, ha delle ricadute didattiche importanti. In azione e in sinergia con gli alunni, Carol Bersanini, Technical Account Manager & Software Specialist e Martina Sansone, Neuroscience Specialist & Data Analyst in Thimus.

I risultati sono sorprendenti

Tenendo conto che il gruppo di tester era già piuttosto allenato all’assaggio di caffè pregiati, leggendo i dati si è potuto notare che la memoria del gusto legata all’espresso tradizionale, con le miscele tostate scure, ha determinato una lieve preferenza verso la miscela commerciale: l’acidità più spinta nello specialty ha dato come esito a livello celebrare il segnale che c’è ancora troppo familiarità nel background, anche da parte di chi non è un neofita di questi gusti estremi.

Hanno commentato così l’intero processo Davide Franzini – docente di tecniche di comunicazione e marketing e responsabile ricerca e sviluppo di settore – ed il docente di caffetteria Sergio Canetti:” Abbiamo scelto di svolgere un test particolare, senza cadere nella tentazione di confrontare alla miscela commerciale un buon brasiliano, dolce, profumato, cioccolatoso e invece provare, vista l’incredibile possibilità offertaci
da Thimus, ad indagare ad un livello di analisi più avanzata.

I risultati sono stati fonte importante di riflessione. La considerazione generale è sul gradimento formulato dal cervello emotivo: eravamo convinti che le forti acidità e la complessità dello specialty dell’Uganda fossero decisamente più difficili da codificare
sensorialmente e che avremmo riscontrato un maggior apprezzamento per la miscela.

Quando in realtà i dati hanno riportato un gradimento del 50.002% per la miscela e del 49.098% per l’africano (quindi quasi in stato di parità).

Ci aspettavamo invece una vittoria a mani basse dello specialty in assaggio, ma siamo rimasti stupiti per altri due dati:

– Ancora (seppure di pochissimo), la familiarità del prodotto premia la miscela, evidentemente ripescando ancora un background preistorico, atavico, dove l’acidità era ancora una percezione di allerta.

– L’impegno del cervello nell’esplorazione delle sensazioni ottenute da un assaggio, decisamente alto per la miscela. Inizialmente ci sembrava cozzasse contro i dati di gradimento e familiarità restituiti dal caffè commerciale, poi abbiamo ragionato sul fatto che i ragazzi, già in fase di formazione come coffee expert, hanno indirizzato una gran parte delle loro attività cerebrali nel ricercare profumi e sapori che nella miscela
in realtà non ci sono.”

Buone notizie però: decisamente più gradito il monorigine dell’Uganda nel test dell’indice di gradimento compilato e in particolare nell’aftertaste, che poi è uno dei dati più importanti perché suggerisce che lo specialty stimola il desiderio di berlo di nuovo ed acquistarlo.

La strada quindi è tracciata, si tratta soltanto di farci – cerebralmente – l’abitudine.

Alla domanda: perché per Thimus è importante prendere parte a progetti formativi rivolti ai giovani?

In fase di valutazione (foto concessa)

Arriva pronta la risposta degli altri protagonisti di questa esperienza: “Perché è un modo di far conoscere ciò che noi già facciamo all’interno del contesto di ricerca a livello internazionale. Pensiamo sia importante condividere con le nuove generazioni il nostro modo di fare ricerca in modo da poter avere delle nuove risorse umane sempre più consapevoli e informate sul mondo food & beverage.

Il nostro è un approccio molto innovativo e crediamo che per uno studente sia interessante conoscere modi diversi di fare ricerca”.

E gli studenti della Scuola Galdus? Sarà piaciuta questa giornata quasi fantascientifica?

Wendy, 26 anni allieva IFTS Beverage Specialist: “Nella terza lezione con Thimus abbiamo analizzato gli stimoli provenienti da un caso studio che tocca lo specialty coffee. Ho trovato interessante la tematica tanto da volerla applicare in un futuro nel mio lavoro”

E si aggiunge Camilla, 19 anni, allieva IFTS Beverage Specialist: “Questa terza lezione mi ha colpito molto perché abbiamo avuto modo di mettere in pratica quanto appreso durante le prime lezioni teoriche. Nel settore food & beverage, in cui voglio lavorare, le neuroscienze consentono di approfondire il livello di gradevolezza di una bevanda o di una pietanza”.

Mattia, 21 allievo IFTS Beverage Specialist nella Scuola Galdus non è da meno: “Durante questi incontri ho avuto la possibilità di vedere e di provare in prima persona, la raccolta dati che normalmente avviene su un campione specifico e che consente di ottenere risposte attendibili in base agli stimoli”.

Un feedback decisamente positivo da entrambe le parti: si parte dalle nuove generazioni a costruire i professionisti del futuro, e anche le collaborazioni con aziende all’avanguardia come Thimus.

Insieme per rivoluzionare e scrivere i prossimi anni di un settore che deve continuamente aggiornarsi.

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