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Il racconto della storia di un torrefattore: Fabrizio Rinaldi (terza parte di 5)

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Fabrizio Rinaldi, giovane torrefattore romano, ci ha inviato la sua storia e quella della sua azienda.

Questa è la terza puntata, le prime due possono essere trovate facilmente con la lente del cerca.

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Marzo 2015 – Novembre 2015

E’ indiscutibile. La mia storia di torrefattore è strettamente legata al blog Ilcaffespressoitaliano, per il semplice motivo che ogni articolo qui pubblicato mi ha aperto nuove strade nel mondo del caffè, con l’incanto e la velocità di una bacchetta magica, e non smetterò mai di ringraziare lo staff di questo blog per avere permesso tutto questo: la realizzazione di un sogno cominciato quasi per caso anni fa.

Scrivere per me non è stato difficile, fa parte della mia natura, come bere un buon caffè al mattino, appena sveglio, nel silenzio che precede la giornata lavorativa. Lo consiglio a tutti voi, un caffè, naturalmente, e la certezza in una passione che vi faccia muovere il mondo senza fatica.

Eravamo rimasti, nella seconda parte di questa personale Odissea, con due obiettivi da raggiungere : l’acquisto di una nuova tostacaffè e la partecipazione ai corsi tenuti dalla Scae, la più importante associazione in Europa che opera per il caffè di qualità.

Sui corsi mi sto ancora attrezzando, riguardo la tostacaffè, invece, posso dire che si è appena conclusa una bellissima avventura. Ma entriamo nei dettagli … Nei mesi scorsi non avevo scadenze da rispettare, quindi proseguivo il mio lavoro con la solita tostatrice da un chilo, impegno che mi teneva legato alla macchina per diverse ore al giorno, in quanto nel locale di proprietà della mia famiglia tosto circa centocinquanta chili al mese.

Poi ricevo un e-mail dal titolare di un’azienda, Tostacafè, che produce attrezzature per la torrefazione, scrivendo che aveva letto con grande interesse la mia storia sul blog. Mi presentava, inoltre, i suoi prodotti, fermandosi in particolare sulla descrizione di una tostacaffè da cinque chili che sembrava corrispondere in pieno ai miei bisogni.

Siamo diventati subito amici, lui, tra l’altro, aveva un modus lavorandi molto originale. Vive alle Isole Canarie ed ha i principali contatti di lavoro in Spagna, Marocco, Giordania, Albania e Italia.

Inoltre per la produzione dei macchinari si appoggiava ad un’azienda che ha sede nella Penisola balcanica. In pratica girava come un folle per mezza Europa per diffondere il suo lavoro e la sua passione autentica per il caffè.

Era inevitabile che un giorno ci saremmo incontrati. E come le più belle storie, accadde in un modo del tutto imprevisto. Mi telefonò una mattina, mentre stavo tostando il caffè, maledicendo la canna fumaria che mi dava spesso problemi, per dirmi che il giorno seguente si sarebbe trovato in Italia, precisamente a Latina, dove aveva appuntamento con un cliente che aveva già acquistato la tostacaffè, a cui servivano adesso nuovi accessori.

Mi propose di incontrarci nel bar del suo cliente e di portare con me cinque chili di caffè crudo, già miscelato, per tostarli nel locale, in modo da verificare in prima persona l’efficienza della tostatura. Io accettai, con l’entusiasmo dei bambini quando gli regalano un giocattolo nuovo.

Non scorderò mai quella mattina di metà gennaio in cui, insieme a mio padre e la mia ragazza, adesso mia moglie, arrivammo davanti l’ingresso del Caffè Nascosa, a Latina, appunto, dove ci eravamo dati appuntamento io, Armando, ovvero il mio venditore, e Daniele, il simpatico titolare del bar.

Dopo una breve presentazione cominciammo a parlare di caffè e curve di tostatura e miscele e monorigine e di tutto quel mondo, in pratica, che ci apparteneva ed era la ragione stessa del nostro lavoro.

Tostai la mia miscela ed il risultato fu sorprendente. La tostacaffè aveva il bruciatore a gas e questo già garantiva un risparmio dei consumi ed un’ottima resa, non aveva display elettronici, ma si gestiva manualmente, come nei vecchi tempi ( solo per l’accensione serviva la corrente elettrica ), la pula di caffè finiva in un contenitore apposito da svuotare durante la tostatura, la canna fumaria funzionava regolarmente, senza spandere odore di bruciato.

Aprii la valvola di scarico dopo un quarto d’ora, tempi perfetti, quindi, e notai subito che la cottura del caffè era stata eseguita perfettamente, in modo omogeneo, senza traccia di quei fastidiosi pergamini ( la sottile pellicola che avvolge il caffè ) che a volte si annidavano nella mia miscela. Spruzzavo gioia come una fontana.

Ci sedemmo quindi ad un tavolino del bar per parlare del contratto di acquisto e delle modalità di spedizione della macchina. Posso dirlo con certezza, furono un paio d’ore che cambiarono la mia vita.

Salutai Armando con la promessa di incontrarci il giorno dopo, a Ciampino, dove ho l’attività commerciale, per concludere definitivamente il contratto. E ringraziai Daniele, il titolare del bar, che si era dimostrata una persona ospitale e gentile.

Adesso la torrefazione, per me, proseguiva verso un percorso nuovo, di interessi più ampi. Nel frattempo continuavo a scrivere i miei articoli, escono le prime interviste della serie “ We love coffee “ da me ideata, insieme all’aiuto di Gabriele Cortopassi e Simone Celli, i fondatori del blog Ilcaffeespressoitaliano.

Questo nuovo progetto mi ha permesso di conoscere in prima persona alcuni esperti di caffè, riconosciuti in tutto il territorio nazionale, e anche oltre, che fino a quel momento seguivo soltanto sulle riviste dei giornali e sul web.

E’ stata un’esperienza fantastica che mi ha permesso anche di crescere, come torrefattore, in quanto mettevo sempre in pratica i loro preziosi consigli. Poi la ruota gira e tutta la meraviglia che stavo inseguendo si è rivolta verso di me.

In pratica, mi scrive una giornalista francese che ha letto “ Storia di un giovane torrefattore “ e voleva intervistarmi, approfittando del fatto che avrebbe trascorso alcuni giorni in Italia, la settimana seguente.

Tra l’altro, lei era rimasta affascinata dal rapporto che legava me a Stefano Panichi, il mio fornitore di caffè, e quindi voleva conoscere entrambi, per l’intervista. Io non esitati a contattare il mio vecchio amico (vecchio d’età, si fa per dire, ma non di spirito) e ci accordammo per una sola intervista da realizzare nella sede della sua azienda. L’articolo sarebbe poi uscito per una rivista francese.

Da non credere. Pensate che fino a pochi anni fa avevo solo una vaga idea di cosa significasse tostare il caffè. Va ricordato che in tutto questo susseguirsi di eventi non ho mai trascurato il locale in cui lavoro e ancora adesso mi dedico ad esso con impegno e costanza, riservando un’attenzione particolare, nel mio piccolo mondo, a tutto ciò che riguarda il caffè, dallo studio della miscela, alla tostatura, dalla manutenzione della macchina per l’espresso al risultato in tazza.

Io ci sono nato in questo bar e come un figlio non potrò mai abbandonarlo.

Tra l’altro, la sua storia ora si sta intrecciando con la mia, e quanto scrivo sul web ha portato nuove persone ad avvicinarsi al locale, i lettori del blog, ovviamente.

Persone magnifiche come Francesco, Giovanni, Fabio, Pierluigi, Attilio e tanti altri che si sono incuriositi, mi hanno scritto ed io gli ho risposto, e poi ci siamo incontrati e siamo diventati amici, e loro adesso sono dei nuovi ed ottimi clienti, in quanto acquistano quintali di caffè, o quasi, per il loro consumo a casa. In fondo, non mi resta che dire grazie a tutto lo staff de Ilcaffeespressoitaliano per avermi permesso tutto questo.

E con queste parole chiudo la terza parte della mia storia. Se il futuro mi riserverà altre sorprese, io sarò pronto a raccontarle. Ma per qualche mese, ve lo assicuro, me ne starò buono come un cucciolo, a scodinzolare intorno alla mia nuova tostacaffè!

L’email di Fabrizio Rinaldi

rinaldi_fabrizio@hotmail.com

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