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Va al caffè il primato della commodity che è rincarata di più nel 2021

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Dalla Corte
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MILANO – Dollaro forte e variante Omicron producono l’ennesima giravolta nel balletto dei prezzi del caffè. La scadenza principale (marzo) dell’Ice Arabica ha chiuso giovedì in ribasso di 440 punti, a 240,35 centesimi, minimo degli ultimi 7 giorni. Lunedì 6 dicembre, il contratto era volato a un massimo decennale di 249,85 centesimi superando, in corso di contrattazione, la soglia dei 2 dollari e mezzo.

Forti i ribassi nella seduta di martedì (-655 punti) seguiti da una parziale ripresa, mercoledì 8 dicembre (+90 punti).

L’arretramento di ieri va imputato innanzitutto al rivalutarsi del dollaro sul real brasiliano.

Ma anche ai rinnovati timori che il rafforzamento delle misure deciso da molti paesi, a fronte della ripresa dei casi e della nuova variante del Covid, possa tornare a penalizzare i consumi nel fuori casa.

Chiusura mista per Londra: negativa per la scadenza ravvicinata (gennaio), che perde 11 dollari e termina a 2.401 dollari, non lontano comunque dal massimo storico di 2.420 dollari raggiunto lunedì.

Positiva invece per tutte le altre scadenze, che chiudono in marginale rialzo. Permane una situazione di mercato inverso, che ben riflette le tensioni attuali del mercato.

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