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Nespresso: il percorso della proprietà delle capsule più diffuse al mondo nei tribunali svizzeri

Per il Tf deve prevalere il motivo di esclusione della necessità tecnica della forma. Ovvero, una forma non può essere registrata come marchio se deve per forza essere usata da un concorrente che vuole commercializzare un prodotto simile. Stando a una perizia, forme leggermente diverse presentano difetti

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MILANO – La storia delle capsule Nespresso inizia con l’esclusività della forma e del marchio: un lusso che però presto si è perso con l’arrivo della concorrenza, che è stata in grado di imporsi sul mercato con dei prodotti molto simili all’originale. Il tentativo di tutelare il proprio brand c’è stato e si è protratto nelle aule di Tribunale, ma senza risultati interessanti per l’azienda svizzera, che ha dovuto cedere il passo ai suoi competitors. Con l’articolo di laregione.ch, ripercorriamo un po’ le vicissitudini che hanno portato alla presenza situazione , dove le capsule Nespresso si sono evolute con Vertuo…e gli altri?

Nespresso: le capsule in Tribunale

Sconfitta legale per Nestlé: la forma delle capsule Nespresso non può essere protetta dal diritto dei marchi. Il Tribunale federale (Tf) ha respinto un ricorso dell’azienda con sede a Vevey (Vaud) contro una decisione della giustizia vodese. La capsula era protetta fino al dicembre 1996 da un brevetto concesso alla Société des produits Nestlé Sa. Nel giugno 2000, il colosso alimentare ha chiesto all’Istituto federale della proprietà intellettuale (Ipi) la registrazione della sua forma. A differenza del diritto dei brevetti, che protegge un’invenzione per 20 anni, quello dei marchi concede una protezione di 10 anni, rinnovabile indefinitamente.

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L’Ipi ha inizialmente respinto la richiesta, sostenendo che la forma era banale, che non era incisa nella memoria dei consumatori e che quindi era di dominio pubblico

In queste circostanze, avrebbe dovuto rimanere a disposizione dei concorrenti. Dopo le critiche di Nestlé, l’Ipi ha finito per registrare la forma. La protezione è stata rinnovata per l’ultima volta nel maggio 2020. Nel frattempo, Nestlé ha aperto un contenzioso con la società Ethical Coffee, che ha sviluppato una capsula con una forma simile, compatibile con le macchine Nespresso, non costituita di alluminio ma di fibre vegetali biodegradabili e amido. Queste capsule sono state vendute in Francia e in Svizzera dal 2010.

Nel settembre 2011, Nestlé e Nespresso hanno adito le vie legali nel Canton Vaud chiedendo il divieto di vendita di questi dispositivi

Dopo una lunga procedura segnata da diverse perizie, la Corte civile ha respinto la richiesta e ha constatato la nullità del marchio distintivo concesso dall’Ipi alla capsula Nespresso.

Il Tf, al quale si è appellata Nestlé, è giunto alle stesse conclusioni, ma con motivazioni diverse. La Corte civile vodese aveva concluso che la protezione non era valida nella misura in cui la forma della capsula era di dominio pubblico. Aveva basato la sua decisione su un sondaggio che mostrava che solo il 33% degli interpellati aveva identificato il marchio dalla foto della capsula presentatagli.

Per il Tf deve prevalere il motivo di esclusione della necessità tecnica della forma. Ovvero, una forma non può essere registrata come marchio se deve per forza essere usata da un concorrente che vuole commercializzare un prodotto simile. Stando a una perizia, forme leggermente diverse presentano difetti: sono meno resistenti allo schiacciamento quando la macchina è chiusa, sono difficili da estrarre, sono più complesse da fabbricare e sono più costose.

 

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