lunedì 10 Novembre 2025
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Giappone: Kanazawa Ice lancia il gelato che non si scioglie

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Un cono gelato (immagine: Pixabay)

L’azienda giapponese Kanazawa Ice ha inventato un gelato che non si scioglie, con la caratteristica di mantenere forma e consistenza anche a temperature elevatissime. Il risultato è frutto di un percorso di ricerca iniziato per caso, con l’obiettivo di aiutare i coltivatori di fragole colpiti dal devastante terremoto del 2011. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Salvatore Lavino per Ricetta Sprint.

Il gelato giapponese che non si scioglie mai

MILANO – Gelato che non si scioglie mai, finalmente sei realtà. L’estate è sinonimo di refrigerio, di momenti di spensieratezza e di una delle delizie più amate in ogni angolo del globo: il gelato. Freddo, dolce e irresistibilmente buono, il gelato rappresenta l’icona più fresca e golosa della stagione calda.

Eppure, questo delizioso prodotto presenta un evidente limite: la sua breve “vita” una volta fuori dal freezer. Appena esposto al calore, il gelato inizia inesorabilmente a sciogliersi, diventando così scomodo da gustare e rendendo spesso impossibile il suo trasporto.

Ma in Giappone, un gruppo di ricercatori ha deciso di affrontare questa sfida, arrivando a un’innovazione davvero unica nel suo genere. L’azienda Kanazawa Ice ha infatti inventato un gelato che non si scioglie praticamente mai, mantenendo la sua forma e consistenza anche a temperature elevatissime.

Questo straordinario risultato è frutto di un percorso di ricerca iniziato per caso, con l’obiettivo di aiutare i coltivatori di fragole colpiti dal devastante terremoto del 2011. Dopo il disastro, infatti, molti produttori avevano difficoltà a vendere le loro fragole, ritenute di qualità non sufficiente.

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Energy drink: nel Regno Unito potrebbe arrivare il divieto di vendita ai minori di 16 anni

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energy drink
Energy drink (immagine: Pixabay)

Nel Regno Unito potrebbe presto essere vietato vendere energy drink ai ragazzi con meno di 16 anni sia nei negozi, nei bar e nei ristoranti, sia online. Il limite di età è indicato nel nuovo Fit for the future 10 Year Health Plan for England, il programma che il governo Starmer intende seguire per il miglioramento della salute degli inglesi.

Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Agnese Codignola per il portale Il fatto alimentare.

La filosofia del Regno Unito riguardo gli energy drink

MILANO – Non si sa ancora con quali tempi entrerà in vigore, né che cosa succederà in caso di violazione (da parte dei rivenditori come degli acquirenti), ma presto nel Regno Unito potrebbe essere vietato vendere energy drink ai ragazzi con meno di 16 anni sia nei negozi, nei bar e nei ristoranti, sia online.

Il limite di età è infatti esplicitamente contenuto nel nuovo Fit for the future 10 Year Health Plan for England, il programma che il governo Starmer intende seguire per contribuire a migliorare la salute degli inglesi e che, in questo, mantiene un preciso impegno preso dai Laburisti in campagna elettorale.

La decisione, che al momento è poco più di una dichiarazione di intenti, è stata comunque salutata con entusiasmo dagli esponenti di diversi gruppi di difesa dei consumatori, dei bambini, della salute in generale e da Action on Sugar, una delle più importanti, perché rappresenta un cambio di passo, e arriva a coronamento di battaglie durate anni.

Per restare solo all’ultimo periodo, il bando era stato chiesto esplicitamente da 40 associazioni nel 2024, dopo che era stata pubblicata una review di 57 studi condotti in 21 paesi su un totale di oltre 1,2 milioni di giovani, che aveva mostrato tutti i rischi associati al consumo di energy drink da parte dei bambini e dei ragazzi, legati soprattutto all’assunzione di grandi quantità di caffeina e di zucchero.

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Tiramisù World Cup: 24 ore per far parte della giuria popolare delle selezioni

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La presentazione della Tiramisù World Cup 2025 (immagine concessa)

TREVISO – Solo un giorno a disposizione per diventare giudici della Tiramisù World Cup 2025, la rassegna più famosa legata al celebre dessert italiano, giunta alla 9a edizione. Il tema scelto per quest’anno è Giuseppe Maffioli, il gastronomo che per primo raccontò la nascita del tiramisù di Treviso.

Solamente 24 ore a fine estate per poter entrare a far parte della giuria popolare delle Selezioni della TWC 2025.

Seguendo gli aggiornamenti attraverso i canali social di Facebook, Instagram della Tiramisù World Cup, si scopre il giorno esatto per iscriversi e superare il test che permette di candidarsi a giudice buongustaio e assaggiare così i dolci in gara. Coloro che rispondono correttamente alle domande del questionario hanno la possibilità di gustare le diverse ricette in gara durante le prime fasi del Grand Final che si tiene a Treviso dal 10 al 12 ottobre.

Il gastronomo Giuseppe Maffioli, il tema di quest’anno

Quest’anno ricorre il centenario della nascita di Giuseppe “Bepo” Maffioli (Padova, 1925 – Treviso, 1985) il gastronomo – e non solo – che per primo ha testimoniato la nascita del tiramisù di Treviso nel suo magazine “Vin Veneto: rivista trimestrale di vino, grappa, gastronomia e varia umanità del Veneto”. Giornalista per La Cucina Italiana, Maffioli ha per primo raccontato (nel 1981) la storia di quello che è divenuto il dessert italiano più famoso nel mondo.

Hai già la maglietta del tiramisù?

Il tiramisù diventa una t-shirt per ispirare tutti i suoi appassionati che possono così diventare “ambasciatori” di questo dolce. Puoi fare tua una delle magliette della serie che racconta e omaggia il dolce italiano più famoso nel mondo. Trovi anche quella con la ricetta originale del tiramisù di Treviso. Sono tutte qui.

Tiramisù extra

Anche quest’anno il programma della TWC è ricco di appuntamenti che fanno da cornice alle gare. Fra quelli già in agenda, la tappa del Tour delle Eccellenze Venete del Festival della Cucina Veneta.

Nel corso dei prossimi mesi, vengono annunciati anche gli altri eventi previsti nelle giornate della Tiramisù World Cup.

Le selezioni in Brasile e nel Monferrato

Già concluse le Selezioni della TWC in Brasile che si sono disputate a Bento Gonçalves (nello Stato del Rio Grande do Sul) .

A conquistare l’accesso al Grand Final è stata la campionessa nazionale Fabiana Boreli di Goiânia (nello stato di Goiás).

Nel primo fine settimana di luglio, dalle “Monferrato Selection” al Castello di Moasca (AT), hanno staccato il biglietto per le Semifinali i veneti Monia Salvadori di Preganziol (TV) e Jordan Gottardo di Due Carrare (PD); per la categoria creativa, ha conquistato l’accesso la torinese Giuseppina Vivona di Moncalieri con la sua ricetta alla granella di Nocciola Piemonte IGP, pesche sciroppate e lavanda.

Mario Conte, sindaco di Treviso afferma: “C’è il dolce più famoso del mondo ma anche il mondo in un dolce: è il caso della Tiramisù World Cup, che in 8 edizioni è riuscita a riunire pasticceri amatoriali da tutto il mondo. Quella della TWC è una crescita perfettamente integrata con la Città e di cui andiamo orgogliosi, in connessione con i vari continenti grazie al “globetrotter” Francesco Redi e a tutto lo staff di Twissen ma anche collegata ai grandi personaggi del nostro territorio”.

Conte aggiunge: “Penso a Giuseppe “Bepo” Maffioli, tema della 9^edizione, e al suo impegno nella valorizzazione e nella divulgazione delle eccellenze del nostro territorio, contribuendo a portarle ad un altissimo livello di celebrità. Mi è capitato spesso di essere contattato da persone provenienti da tutto il mondo che avevano conosciuto Treviso grazie al Tiramisù e a questa competizione, a testimonianza dell’importanza assunta nel tempo. Ci prepariamo quindi ad un’edizione da record, per partecipazione di concorrenti e di pubblico e coinvolgimento di appassionati, che popoleranno Treviso per assaggiare, conoscere ed eleggere i nuovi campioni del mondo”.

Federico Caner, assessore al turismo della Regione Veneto: “Chi partecipa alla Tiramisù World Cup non è solo un concorrente, ma diventa un vero e proprio ambasciatore del Veneto. È attraverso queste persone, portatrici di entusiasmo e amore per il nostro dolce più conosciuto, che possiamo diffondere e promuovere la nostra cultura e le nostre eccellenze oltre i confini regionali e nazionali”.

Caner aggiunge: “Per questo ringrazio gli organizzatori della TWC, che con il loro impegno permettono di creare una rete di appassionati sempre più ampia e inclusiva, capace di raccontare la nostra storia e le nostre tradizioni. Il turismo enogastronomico gioca un ruolo centrale nello sviluppo e nella promozione del nostro territorio, e iniziative come la Tiramisù World Cup ne sono una prova concreta. Invito tutti a seguire con entusiasmo questa nuova edizione, a partecipare o semplicemente a venire a scoprire le meraviglie del Veneto, per vivere un’esperienza autentica fatta di sapori, cultura e ospitalità”.

Francesco Redi, ideatore e organizzatore della Tiramisù World Cup: “Il tiramisù ha fatto diventare Treviso una metropoli nell’immaginario di tutti i golosi del mondo. Stiamo già lavorando al traguardo della 10 edizione, il prossimo anno, con tanto estero, lì dove il noto dessert si va affermando come simbolo e icona di italianità, e di riscoperta delle tradizioni famigliari per i nostri emigrati”.

Laura Forti, redattrice La Cucina Italiana e presidente di Giuria Grand Final: “Sono contenta di rinnovare per il quarto anno la partecipazione in Giuria alla Tiramisù World Cup 2025: l’edizione è molto interessante perché, grazie all’instancabile lavoro di Maffioli, inquadra il tiramisù all’interno della nostra ricca tradizione gastronomica regionale. E rafforza il legame con La Cucina Italiana, rivista a cui l’eclettico Beppe ha mandato diversi contributi originali”.

Giulia Casagrande, presidente Marca Treviso: “La Tiramisù World Cup, giunta alla sua nona edizione, rappresenta ormai un pilastro dell’attrattività turistica del nostro territorio. Quest’anno, dedicando l’evento a Giuseppe Maffioli – figura che ha saputo valorizzare e codificare la tradizione culinaria veneta – riaffermiamo il legame profondo tra la nostra identità gastronomica e l’accoglienza turistica. Per unire ulteriormente la TWC alla nostra Destinazione Turistica l’edizione 2025 sarà il punto di partenza per un “fam trip” di più giorni per un approfondimento dedicato alle eccellenze eno- gastronomiche del territorio trevigiano con visite nelle aziende di produzione, consolidando la nostra ‘golosa community’ come destinazione di riferimento per il turismo esperienziale”.

Dania Sartorato, presidente Fipe Treviso: “Con piacere e sempre maggiore convinzione, afferma Dania Sartorato, presidente di Fipe Confcommercio Treviso, torniamo a sostenere questa nuova edizione della TWC che rappresenta ormai il brand più identitario e rappresentativo della nostra provincia e delle nostre attività. Il lavoro promozionale condotto in questi anni sta portando ottimi risultati perché aggrega imprese, Istituzioni e Associazioni attorno ad un prodotto che è patrimonio di un’intera collettività. Come esercenti ci impegniamo ogni giorno, all’interno dei nostri locali, a garantire qualità, genuinità, originalità e anche creatività a questo dessert che resta sempre il più richiesto da tutte le generazioni e da ogni fascia di clientela”.

Blockchain e caffè: Giuliano Gremlich, ricercatore ISIN, sul nuovo sistema dedicato al chicco: “Ridistribuiamo i guadagni tra i produttori e gli intermediari”

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giuliano gremlich blockchain
Giuliano Gremlich (immagine concessa)

LUGANO – Il team di ricerca in Blockchain dell’Istituto sistemi informativi e networking (ISIN) della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI), in collaborazione con l’azienda Alcomex SA e con il sostegno di Innosuisse, sta sviluppando un sistema blockchain innovativo dedicato interamente al commercio internazionale del caffè (ne abbiamo parlato qui).

Il progetto vuole essere una soluzione ai problemi che più attanagliano la filiera, tra cui l’assenza di dati chiari e condivisi e la scarsa fiducia tra aziende e intermediari. Per saperne di più, abbiamo intervistato Giuliano Gremlich, ricercatore ISIN.

Qual è l’idea dietro la piattaforma blockchain? Come può garantire una filiera più trasparente?

“Lo scopo del progetto è rivoluzionare il commercio di caffè internazionale ma, per come è impostata la piattaforma, potrebbe altresì essere utilizzata per tutte le materie prime in qualsiasi tipo di supply chain. Siamo partiti da un problema di base: nelle aziende produttrici di caffè in Sud America e Asia, è necessaria la figura degli intermediari per l’importazione nei paesi occidentali, i quali devono garantire la fiducia tra le varie società, gestire il processo commerciale, i vincoli nei vari contratti.

La questione di fondo è che gli intermediari percepiscono un grande guadagno a fronte di tutta l’operazione e alle aziende produttrici, alla fine, rimane davvero ben poco.

L’azienda con cui abbiamo intrapreso il progetto  ha come obiettivo quello di ridistribuire i guadagni, ribilanciando il meccanismo di potere tra produttori e intermediari. Una delle parti in cui è necessario intervenire è sicuramente la verifica delle identità tramite un metodo decentralizzato con l’utilizzo di nuove tecnologie Self-Sovereign Identity.

Grazie a questa tecnologia le compagnie possono ottenere identità verificate, gestite su una struttura blockchain, e scambiare informazioni con le aziende occidentali, le quali non avranno più bisogno di un’azienda intermediaria garante poiché sarà tutto basato sulla matematica che gira intorno alle credenziali verificate.

La Camera di Commercio Brasiliana potrebbe quindi fornire le credenziali al produttore che può scambiarle direttamente con le aziende interessate. Questa operazione non può tuttavia essere processata in questo momento poiché mancano le informazioni verificate matematicamente su una struttura condivisa.

Un altro obiettivo è quello di utilizzare la tecnologia blockchain per gestire le garanzie tra aziende tramite smart contract con regole verificate basate sulla qualità del prodotto”.

Cosa comporta l’integrazione delle nuove tecnologie? Come funzionano?

“Qualsiasi azienda all’interno del sistema adotta un applicativo su uno smartphone che diventa un wallet, all’interno del quale si trovano le credenziali. L’obiettivo nel lungo termine è che siano direttamente le Camere di Commercio a rilasciare le credenziali alle aziende su blockchain.

In questo modo, i produttori potranno salvare tutte le informazioni sul wallet, navigare sulla piattaforma che abbiamo sviluppato in collaborazione con Alcomex, ed entrare autonomamente con le proprie credenziali. Chiunque voglia, in seguito, commerciare con quelle aziende potrà verificare la propria identità grazie alle credenziali.

È la stessa tecnologia che stanno adottando tutti gli Stati che creano l’identità digitale. Ci sono algoritmi matematici salvati sull’infrastruttura, in questo caso la blockchain, che permette di autenticare l’identità in maniera sicura e certificata”.

Avete già condotto dei test?

“Abbiamo già condotto dei test interni con l’azienda partner e abbiamo in programma di fare ulteriori verifiche con un’azienda brasiliana e una svizzera che proveranno il reale grado risparmio e di efficienza della tecnologia”.

Qual è il ruolo della tecnologia nel futuro della supply chain?

“La tecnologia giocherà un ruolo di prim’ordine. La Comunità Europea sta cercando di introdurre regolamenti come il Digital Passport, documento digitale che raccoglie tutte le informazioni rilevanti su un prodotto lungo il suo intero ciclo di vita.

Nel futuro si avrà più fiducia nel linguaggio matematico e verificato: è il primo passo per uno scambio di confidenza e sicurezza tra persone e aziende al fine di garantire una filiera più giusta e trasparente anche dal punto di vista commerciale”.

Il cold brew dai fondi di caffè, Emiliano Pezzini e Ivan Marchese: “Ecco perché non sarebbe una buona idea”

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Emiliano Chicco Pezzini cold brew (foto concessa)
Emiliano Pezzini (foto concessa)

MILANO – In un articolo pubblicato dal quotidiano inglese The Guardian scritto da Tom Hunt è stata riportata un’inusuale ricetta per creare la propria bevanda cold brew grazie all’utilizzo dei fondi di caffè. L’idea dietro l’articolo è sicuramente ottima da un punto di vista sostenibile ma lo è anche da un punto di vista della qualità? Per saperne di più abbiamo chiesto a due esperti del cold brew: Emiliano Pezzini, titolare di Chicco Pezzini, e Ivan Marchese, cofondatore di Café 124.

L’utilizzo dei fondi del caffè per il cold brew

Emiliano Pezzini afferma: “Non credo che il cold brew creato con i fondi del caffè sia un’esperimento positivo. Sono d’accordo con l’aspetto sostenibile ma gli scarti del caffè sono più adatti ad altre operazioni. Ad esempio, nella mia caffetteria, molti clienti mi chiedono fondi che vengono utilizzati come fertilizzante o per allontanare gli insetti”.

Pezzini aggiunge: “Sono molti gli usi del caffè esausto ma la creazione del cold brew non è tra questi. Quando faccio una bevanda di questo tipo, parto dalla materia prima che deve offrire in tazza un risultato dolce e meno tendente all’acido. Andare dal barista e chiedere i fondi di caffè, di cui spesso si ignora anche il tipo, non è ottimale per la realizzazione di questa ricetta. Inoltre non bisogna dimenticare che il fondo di caffè ha già subito una cottura. Sicuramente a livello organolettico non potrà competere con un cold brew fresco. Ovviamente la ricetta proposta dal The Guardian si può provare ed è facilmente realizzabile ma non la consiglirei ai miei clienti. Va bene lo spirito all’insegna di un mondo più green ma è anche vero che i fondi di caffè possono essere utilizzati al meglio in altri ambiti”.

Pezzini chiarisce: “Quando si parla di cold brew intendo una bevanda a base di caffè e un’astrazione a freddo che abbia determinate caratteristiche e di alta qualità che gli scarti non possono donare. Avrei voluto anche provare la ricetta ma ho cambiato idea: semplicemente non sono d’accordo”.

Ivan Marchese e Mario Alemi, i fondatori di Café 124
Ivan Marchese e Mario Alemi, i fondatori di Café 124

Ivan Marchese si esprime: “Il caffè può sicuramente essere riutilizzato per ulteriori estrazioni e per le preparazioni. Personalmente, quando produciamo, cerchiamo di riutilizzare il caffè esausto, il quale non essendo estratto a caldo ha ancora proprietà in termini organolettici, nel mondo agricolo come compost per la ricomposizione del terreno. In questo caso, il caffè può anche riequilibrare la parte nutritiva del terreno, ricostituendo il pH adatto per la crescita di alcune piante”.

Marchese continua: “Era venuta anche l’idea di ideare un torchio per pressare ulteriorarmente la polvere in maniera tale che tutta l’acqua trattenuta in fase d’estrazione potesse essere utlizzata come ingrediente nel mondo della mixology. Quel liquido se viene pressato può contenere alcune molti olii e grassi del caffè. Avendo più grassi, al momento dello shakeramento del cocktail, si verrà a creare una schiuma più resistente. Da questo punto di vista lo scarto del caffè può essere d’aiuto per la parte dedicataai cocktail”.

C’è di più: “I fondi di caffè sono anche utilizzati nell’ambito della cosmetica. Ormai da anni i caffè esausti vengono utilizzati com scrub naturale per il corpo. Un altro esempio è l’azienda Bi-Rex (ne abbiamo parlato qui) che ha utilizzato la polvere di caffè delle mie produzioni disitratandole per poi ottenere cellulosa”.

Per quanto riguarda la ricetta pubblicata dal The Guardian, Ivan Marchese riflette: “Riprendere i fondi del caffè per fare il cold brew non è l’ideale. Dal punto di vista della qualità non lo consiglierei ai miei clienti poiché desidero proporgli il prodotto più fresco possibile che posso realizzare. Però, è possibile utilizzare gli scarti come nutrienti, ad esempio, per una kombucha al caffè, in cui c’è già una parte di fermentazione e un controllo dello sviluppo della carica batteriologica. Perciò ritengo che i fondi non debbano essere usati per un cold brew ma, in via teorica, si potrebbero utilizzare per nutrire un corpo che si sta ancora sviluppando formato da batteri positivi per poi, infine, realizzare un prodotto come una kombucha al 100% nutrita non solo dalla miscela fredda ma anche dai suoi scarti”.

Futures dei robusta ai minimi degli ultimi 16 mesi, mentre i dazi di Trump al 50% fanno paura in Usa e in Brasile

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Donald J. Trump (foto The White House)

MILANO – Il meteo brasiliano e dazi di Trump sono stati i due principali driver che hanno mosso i futures del caffè – in particolare degli arabica – nella settimana trascorsa. Dopo il lungo week-end del 4 luglio, New York è ripartita lunedì 7 subendo forti perdite (-4%), che hanno fatto precipitare il contratto per scadenza settembre a 278,25 centesimi, nuovo minimo dal 13 novembre dell’anno scorso.

Un forte rimbalzo ha fatto però ripartire, sin dall’indomani, la borsa statunitense, che ha recuperato parte delle perdite del giorno precedente (+2,6%) risalendo a 285,60 centesimi.

Oltre ai fattori tecnici hanno inciso le notizie sul tempo brasiliano, con la previsione di piogge scarse, che hanno contribuito a far fatto scattare le ricoperture.

Il range si è ristretto nei giorni successivi. Mercoledì 9 luglio, il contratto ha accusato qualche perdita scendendo a 284,05 centesimi, ma giovedì 10 i prezzi sono tornati a salire, spinti al rialzo dall’annuncio di nuovi dazi Usa del 50% sull’import dal Brasile: chiusura a 287,80 centesimi, con un guadagno giornaliero dell’1,3%.

La traiettoria al rialzo è proseguita venerdì 11 luglio, sino a un massimo intraday di 297,60 centesimi.

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HostArabia: il meglio dell’ospitalità fa rotta verso il Golfo a Riyadh, 15-17/12

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HostArabia a Riyadh (immagine concessa)

RIYADH – Un palcoscenico internazionale per le eccellenze dell’ospitalità: dal 15 al 17 dicembre 2025 Riyadh ospita HostArabia, spin-off ufficiale di HostMilano pensato per intercettare una delle aree oggi più dinamiche del pianeta. Organizzato da Fiera Milano in collaborazione con il partner locale Semark, che apporterà la sua approfondita conoscenza dei mercati del Golfo, l’appuntamento si svolgerà al Riyadh Front Exhibition & Conference Center in concomitanza con Saudi HORECA, la principale manifestazione saudita dedicata all’hospitality, con l’obiettivo di ottimizzare le agende di espositori e visitatori.

Più che una semplice replica, HostArabia è un’estensione strategica del brand Host, una piattaforma integrata che punta a mettere in contatto diretto le imprese italiane e internazionali con buyer qualificati dell’area del Golfo.

Un’occasione concreta per le aziende che vogliono internazionalizzarsi, offrendo visibilità e opportunità di networking in un contesto fieristico costruito su misura per il mercato saudita.

Tante buone ragioni per esserci a Riyadh

Il timing non potrebbe essere più favorevole. Il Regno dell’Arabia Saudita sta investendo oltre 800 miliardi di dollari nell’hospitality per realizzare i grandi progetti della Vision 2030: dalla futuristica città di NEOM al resort diffuso The Red Sea, passando per i progetti di AlUla e Qiddiya. L’obiettivo è ambizioso: raggiungere entro il 2030 i 100 milioni di visitatori annui e mezzo milione di camere disponibili.

il Made in Italy può giocare un ruolo da protagonista nel soddisfare la domanda legata a questi progetti, forte di un know-how riconosciuto a livello globale in ambiti come arredi, attrezzature, tecnologie, servizi e formazione. Ad agevolare l’accesso al mercato, anche una serie di vantaggi doganali riservati ai fornitori dei progetti strategici: per molte categorie, i dazi all’importazione sono azzerati o fortemente ridotti.

HostArabia accoglierà espositori selezionati nei comparti chiave di Host Milano – ristorazione, caffè, panificazione, gelato, arredo, design, vending – e si inserisce nel percorso di rafforzamento internazionale della manifestazione, che guarda sempre più ai mercati ad alto potenziale.

Per saperne di più visita il sito dedicato hostarabia.com.sa. E nell’attesa di scoprire l’appuntamento di Riyadh, non perderti quello con Host 2025, a Fiera Milano dal 17 al 21 ottobre prossimiassicurati subito il tuo accesso a tariffe speciali grazie al programma Early Bird, valido fino al 17 settembre prossimo.

Istituto espresso italiano: Roberto Nocera, direttore generale La San Marco, nominato consigliere nel board

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Roberto Nocera, il direttore generale de La San Marco (immagine concessa)

GRADISCA D’ISONZO (Gorizia) – L’ingegnere Roberto Nocera, direttore generale de La San Marco, è stato nominato consigliere nel board dell’Istituto espresso italiano (Iei) per il triennio 2025–2027. L’elezione è avvenuta il 9 aprile 2025, durante l’Assemblea Generale dell’Iei, che ha definito la nuova composizione del Consiglio direttivo: un gruppo formato da 13 professionisti provenienti da diverse realtà della filiera del caffè, portatori di competenze complementari e di una visione condivisa a sostegno dell’espresso italiano di qualità.

Roberto Nocera nominato consigliere nel board Iei

“Ringrazio i soci per la fiducia accordata. È un onore entrare a far parte del consiglio di amministrazione dellIstituto espresso italiano, realtà che da sempre rappresenta un punto di riferimento per la tutela e la valorizzazione dellespresso italiano di qualità. Condividerò con entusiasmo la mia esperienza per contribuire agli obiettivi comuni di valorizzazione delleccellenza italiana dellespresso nel mondo”, ha dichiarato Nocera a margine dell’elezione.

La nomina rappresenta un ulteriore riconoscimento del percorso professionale dell’Ing. Nocera e del contributo che ha offerto, anche attraverso La San Marco, allo sviluppo del settore in modo etico, condiviso e orientato alla qualità. Un impegno costante che conferma la volontà dell’azienda di partecipare attivamente alla crescita e all’evoluzione della filiera del caffè, rafforzando il ruolo dell’Italia come punto di riferimento nel panorama internazionale dell’espresso.

“Siamo entusiasti che l’ingegnere Nocera sieda nel board di Iei, portando la sua lunga esperienza nel campo delle macchine professionali, che rappresentano uno strumento essenziale per la produzione di un espresso italiano di qualità”, ha dichiarato Paolo Borea, presidente dell’Istituto espresso italiano. “Iei ha necessità di confrontarsi con tutti gli attori della complessa filiera del caffè e il suo consiglio di amministrazione assolve a questo bisogno annoverando professionisti accomunati da competenza professionale e passione per il nostro caffè”.

Con quasi cento anni di storia e una presenza in oltre 120 Paesi, La San Marco, oggi parte del Gruppo SEB, continua a promuovere l’innovazione tecnologica e la sostenibilità nella produzione di macchine da caffè espresso professionali, contribuendo a dare forma al futuro del caffè italiano nel mondo.

Capsule esauste in alluminio: al via il servizio di raccolta a domicilio a Milano con Nespresso

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Capsule di caffè (immagine: Pixabay)

La Giunta di Palazzo Marino ha approvato l’accordo di programma tra il Comune, Amsa, Nespresso Italiana e il Consorzio nazionale imballaggi alluminio, che riguarda il servizio di raccolta a domicilio per le capsule esauste di caffè in alluminio. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di adnkronos pubblicato sul portale VetrinaTv.

Il servizio di raccolta a domicilio per le capsule esauste in alluminio

MILANO – Servizio di raccolta a domicilio anche per le capsule esauste di caffè in alluminio: la Giunta di Palazzo Marino ha approvato le linee di indirizzo per un accordo di programma tra il Comune, Amsa, Nespresso Italiana e il Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio (Cial) per l’avvio del primo progetto sperimentale del servizio, grazie a una collaborazione tra pubblico e privato che integra di fatto il servizio di raccolta differenziata dei rifiuti urbani.

La raccolta sarà operativa dal mese di settembre 2025 e sarà effettuata a domicilio, in tutto il comune di Milano.

Il servizio potrà essere attivato contestualmente a un nuovo ordine di capsule sul sito Nespresso.it al momento del check-out, selezionando l’opzione ‘Riconsegna e ricicla le tue capsule Nespresso usate’ nonché da app e servizio clienti, e non comporterà costi aggiuntivi.

Sarà possibile consegnare al corriere massimo due sacchetti contenenti esclusivamente capsule esauste in alluminio, utilizzando la recycling bag Nespresso o in normali sacchetti.

Obiettivo dell’iniziativa – a cui potranno aderire anche altre aziende che producono e commercializzano capsule per caffè o altri infusi siglando lo stesso accordo – è in un’ottica di economia circolare di migliorare ulteriormente i processi di recupero dell’alluminio, che essendo un materiale riciclabile all’infinito contribuisce in modo significativo alla riduzione dei rifiuti destinati allo smaltimento.

Il servizio inoltre ottimizza i trasporti e riduce l’impatto ambientale della logistica grazie all’uso di veicoli elettrici in partnership con Wora Delivery, che consente il conferimento a un punto di stoccaggio intermedio per poi essere lavorate da un impianto che suddivide alluminio e caffè.

Il progetto aggiunge una ulteriore possibilità di riciclo che si affianca all’opzione già attiva da 14 anni, di riportare le capsule usate in alluminio nei punti vendita Nespresso e riciclerie convenzionate su tutto il territorio nazionale.

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Coppa del Nonno, gelato al caffè, celebra 70 anni con la nuova campagna radio e il concorso a premi

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coppa del nonno gelato
La Coppa del Nonno

Il celebre gelato al caffè Coppa del Nonno celebra 70 anni e presenta la nuova campagna radiofonica nazionale insieme ad un concorso a premi dedicato ai propri consumatori. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Mario Mancuso per il portale d’informazione Engage.

I settanta anni della Coppa del Nonno

MILANO – Coppa del Nonno, lo storico gelato al caffè entrato da tempo nell’immaginario collettivo degli italiani, compie 70 anni e celebra l’anniversario con una nuova campagna radiofonica nazionale e un concorso a premi dedicato ai suoi consumatori.

Al centro delle celebrazioni, uno spot radio in onda sulle principali emittenti, costruito sul remake dell’iconico jingle “I feel good, I feel fine” degli anni ’90, simbolo di una comunicazione che ha accompagnato intere generazioni. A questo si aggiunge il concorso on pack attivo per tutto il 2025, pensato per coinvolgere il pubblico e rafforzare il legame affettivo con il prodotto.

“Coppa del Nonno non è solo un simbolo della creatività italiana, ma anche un esempio di innovazione costante”, ha commentato Quirino Cipollone, amministratore delegato di Froneri Italia, come riportato da Engage. “In 70 anni è riuscita a parlare a tutte le generazioni, restando sempre attuale e distintiva”.

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