mercoledì 17 Settembre 2025
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Ecco il progetto che trasforma gli scarti del caffè in creazioni di bambù

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bambù
Alessandro Puntorieri, ceo di Plart Design, e Mauro Lajo co-founder Forever Bambù (immagine concessa)

MILANO/ASTI – È un progetto totalmente circolare quello che vede Forever Bambù società benefit, realtà leader nella piantumazione di bambù gigante con agricoltura biologica e simbiotica, collaborare con Plart Design, l’azienda di Villanova d’Asti azienda parte del Gruppo Cornaglia per usare ogni scarto per rendere il mondo un posto sempre migliore.

Il progetto di Forever Bambù e Plart Design

In questo caso la filiera virtuosa parte dalla posa del caffè, raccolta quotidianamente da torrefazioni, bar e ristoranti per sottrarlo dal ciclo dello smaltimento, che viene poi trasformata in un nutriente ammendante per concimare –  in modo assolutamente organico e biologico e tutelandone la crescita – gli oltre 200 ettari di piantagioni di bambù gigante in tutta Italia di proprietà, che si aggiungono a quelli creati per le aziende clienti, della società fondata da Emanuele Rissone. Da qui, si passa poi al bambù tagliato e cippato che viene restituito a Plart Design per essere trasformato in una delle tante creazioni di design, trasformandolo in oggetti d’uso quotidiano.

Plart Design, azienda parte del Gruppo Internazionale Cornaglia, è nata nel 2015 con l’obiettivo di realizzare soluzioni di green design sfruttando la centenaria competenza produttiva del Gruppo Cornaglia. Dopo una prima fase di start up, Plart Design ha acquisito nel 2020 la divisione arredo di Cornaglia attivando il polo del Distretto dell’ecodesign in uno stabilimento di 14.000 mq.

Si parte con una prima fornitura di 45 tonnellate di ammendante derivante da caffè riciclato che verrà impiegato per migliorare la qualità del terreno nei bambuseti toscani di Forever Bambù tra cui Sovicille (SI) e Castiglione della Pescaia (GR).

Qui verranno poi avviati degli studi per valutare l’effettivo impatto sul terreno e sulla biomassa in termini di vantaggio incrementale nell’utilizzo di questo innovativo ammendante. Dall’altra, Plart farà studierà l’applicazione del bambù cippato, di diverse granulometrie di bambù micronizzato e di biocomposito di polipropilene riciclato e bambù, con l’obiettivo di un accordo commerciale continuativo. L’idea circolare e sostenibile a medio termine è il recupero dalla posa, da cui produrre l’ammendante nei campi di Forever Bambù che fornirà materia prima a Plart per creare manufatti e non solo, in un circolo virtuoso.

“Qui abbiamo due protagonisti del mondo waste” Alessandro Puntorieri, ceo di Plart Design. “Da un lato, lo scarto di caffè che il mondo horeca quotidianamente produce e dall’altro, sezioni di bambù rinvigorito proprio dalla potenza generativa di questo ammendante naturale. Dal loro connubio beneficiamo tutti: ossigeno sempre più forte e maggiore assorbimento di CO2, il recupero di tonnellate di materiali che prima finivano in discarica e la creazione di oggetti per la casa con varie funzioni d’uso che la miscela di bambù rende estremamente naturali e con un touch particolare”.

Aggiunge Mauro Lajo: “La nuova collaborazione va esattamente nel solco di ciò che permea la nostra filosofia: contribuire fattivamente a creare un mondo più pulito dove siamo e dove operiamo, facendolo in modo naturale e semplice, pur nella sua complessità. Per questo studiamo da anni insieme alle università italiane i disciplinari migliori per la coltivazione di quello straordinario alleato del clima che è il bambù gigante. E la posa del caffè, rimedio antico delle nonne, è uno sparring partner perfetto e toglie spazio, non solo per noi, a concimi chimici che ormai l’Italia importa in modo massivo dall’est Europa. Noi siamo per una circolarità, 100% naturale e a chilometro zero”.

La scheda sintetica di Forever Bambù

Forever Bambù è dal 2014 la prima iniziativa 100% made in Italy che recupera terreni abbandonati, li lavora e li piantuma con un esclusivo protocollo agroforestale biologico e simbiotico per trasformarli in foreste di bambù gigante.

Unica azienda del settore ad aver certificato le proprie foreste per l’assorbimento di CO2 cedibile ad imprese terze inquinanti, ha quindi sviluppato su questa specificità un modello di economia circolare basato sulla compensazione della CO2 certificata e poi sull’utilizzo della biomassa per la bioedilizia e per la produzione di bioplastica. A questi servizi ne sono stati integrati altri complementari alla redazione del bilancio di sostenibilità e al rispetto dei parametri ESG nei suoi molteplici aspetti.

Forever Bambù è diventata dal 2021 Società Benefit, riunendo 29 società agricole di cui 7 start up innovative per 250 ettari, piantumati con 198.000 piante, con la partecipazione di oltre 1650 soci provenienti da tutta Europa. Nel 2022 Forbes ha incluso Forever Bambù tra i campioni della sostenibilità nel suo numero monografico di dicembre. Dopo anni di campagne di crowdfunding di successo e oltre 32 milioni di euro di capitale sociale versato, Forever Bambù ha oggi intenzione di intraprendere la strada per la quotazione in Borsa, la prima società di creazione e gestione di foreste a scopo industriale a valutare questa strategia di crescita.

Per saperne di più:www.foreverbambu.com e www.foreverzeroco2.it

Francesco Guccini presenta la nuova edizione del libro “La legge del bar”, l’autore: “Una società a parte”

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Francesco Guccini (immagine: Wikimedia Commons)

Francesco Guccini, tra i volti più noti dei cantautori italiani nonché scrittore e occasionalmente attore, presenta la nuova versione riveduta e corretta del libro “La legge del bar. E altre irresistibili leggi dell’essere“. La prima pubblicazione del tomo risale al 1996 ed esplorava le dinamiche relazionali della società attraverso, ma non solo, uno dei luoghi più iconici dell’Italia: il bar. Leggiamo di seguito l’intervista a Guccini di Cristiana Minelli per la Gazzetta di Reggio.

Francesco Guccini, perché raccontare di nuovo, in versione riveduta e corretta, il mondo del bar?

Guccini a La Gazzetta di Reggio: “Saluto la gloriosa Gazzetta di Modena, per la quale ho fatto il cronista 65 anni fa. L’idea è venuta all’editore che mi ha chiesto di arricchire, rimpolpare, rinverdire “La legge del bar”, cosa che ho fatto, inserendo altre leggi, che regolano altri luoghi ugualmente unici”.

Se dovessimo dare una definizione, il bar, cos’è?

“Una società a parte rispetto a quella più vasta, una città particolare rispetto a quella, più grande, che le gravita attorno. Un posto che è regolato dalle sue leggi, che non sono quelle ufficiali, che variano anche da bar a bar. Tutto dipende dalla fauna che lo frequenta e dalle usanze che ha”.

Nei sei lustri dalla prima all’ultima versione di questo libro è cambiato il mondo. E anche il bar, che lei ha raccontato la prima volta per Comix trent’anni fa, non è più lo stesso… Cosa è rimasto intatto?

“Non frequento più i bar e a dire il vero non sono mai stato un frequentatore di bar cittadini, piuttosto ho bazzicato quelli dell’Appennino. Non saprei dire cosa può essere rimasto, oggi. Certo non può essersi perduto il gusto per la battuta. Una volta c’erano veri e propri specialisti, capaci di prese in giro che duravano nel tempo, che si tramandavano da padre in figlio”.

Parlando dell’uomo da bar, del frequentatore abituale. Quello dell’Appennino non è lo stesso che quello di città…

“Sì perché in Appennino la gente si conosce tutta. Il play boy in quel caso tace, non si vanta. Perché è pericoloso, potrebbe prendere in mezzo parenti, conoscenti. Il play boy di città è più libero di vantarsi delle sue conquiste. In montagna vige una grande omertà, serve a non creare zizzania”.

Per leggere l’intervista completa basta cliccare qui

Cioccolato fondente: ecco tutti i benefici per l’organismo

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La produzione di cioccolato (Pixabay License)

Il consumo di cioccolato fondente offre diversi benefici all’organismo e può essere consumato tutti i giorni a patto di non esagerare e rimanere sui 20 o 30 grammi. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Sergio De Napoli pubblicato sul portale d’informazione msn.com.

Cioccolato fondete e salute

MILANO – Mangiare cioccolato fondente ogni giorno, se scelto e dosato con criterio, non solo non fa male, ma può portare diversi benefici al tuo organismo. Non parliamo però del cioccolato al latte o di quello ricco di zuccheri e grassi aggiunti, ma di quello fondente almeno al 70 per cento, puro, ricco di cacao e povero di zuccheri.

Ecco cosa succede al corpo se ne consumi una piccola quantità quotidianamente (circa 20-30 grammi):

1. Migliora l’umore

Il cioccolato fondente stimola la produzione di serotonina e endorfine, gli ormoni del benessere. Contiene anche teobromina e feniletilamina, che possono avere un leggero effetto energizzante e stimolante. Perfetto per contrastare lo stress e il calo dell’umore.

2. È un potente antiossidante

Ricco di flavonoidi, il fondente aiuta a combattere i radicali liberi e protegge le cellule dall’invecchiamento precoce. I suoi antiossidanti supportano anche il sistema immunitario e contrastano l’infiammazione.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Associazione museo del caffè di Trieste: 7° appuntamento dei Cenacoli con Marina Cecchetti, 08/05

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marina cecchetti
Marina Cecchetti (immagine concessa)

TRIESTE – Settimo e penultimo appuntamento giovedì 8 maggio con il ciclo 2024-2025 dei Cenacoli del caffè, organizzati dall’Associazione museo del caffè di Trieste guidata da Gianni Pistrini e giunti ormai quasi al termine dell’ottava edizione. L’incontro, che si svolgerà sempre con inizio alle ore 17.30, ma sarà stavolta ospitato dalla Libreria “Ubik” di Galleria Tergesteo (piazza della Borsa 15), vedrà l’intervento di Marina Cecchetti, laureata in Scienze biologiche all’Università degli Studi di Padova con una specializzazione in Scienza dell’alimentazione a indirizzo nutrizionistico, che tratterà il tema “Un caffè da leggere: emozioni, storia, arte e letteratura”.

Il nuovo appuntamento con Marina Cecchetti

Giovedì alla “Ubik”, partendo dal suo libro “Caffè & caffè”, la professoressa Cecchetti condurrà un affascinante viaggio culturale e scientifico alla scoperta dell’universo del prezioso chicco, per approfondirne la conoscenza e acquisire consapevolezza su tutto ciò che si cela dietro le tradizioni popolari e secolari di una tra le bevande più diffuse e conosciute al mondo.

Ovvero, il caffè in medicina, botanica, pittura, poesia, teatro, cinema, con un profilo anche storico artistico. In quella che, di fatto, è una vera e propria “guida utile per l’uso del caffè”, si possono trovare molteplici informazioni, suggerimenti, consigli e applicazioni pratiche: per la cura del corpo, della salute e della bellezza, curiosità sull’utilizzo domestico fino all’incredibile varietà di preparazioni e di modi di consumare e degustare il caffè, oltre che le originali ricette dello chef Fausto Ferrante. Il volumetto è anche un vademecum dei caffè e delle principali torrefazioni italiane.

Marina Cecchetti ha ricoperto la cattedra di igiene, anatomia, fisiologia e patologia nella scuola media superiore ed è stata docente di scienza dell’alimentazione, dietologia, dietoterapia e dietetica applicata nelle scuole di formazione professionale del Servizio Sanitario Nazionale.

Già professore a contratto nella facoltà di medicina dell’Università di Padova ricoprendo gli insegnamenti di biochimica clinica, scienze, tecnologie e biotecnologie alimentari e fisiologia della nutrizione, ha svolto quindi attività libero professionale. E’ autrice di diversi testi di studio sulle materie suddette nonché di manualetti e libri quali “Cucina in barca” (Hoepli 2007), “Nutrirsi bene” (Edizioni FAG 2009), “La dieta di stagione” (Xenia 2010), “La Dieta Kousmine – La Salute con l’Alimentazione” (Xenia 2011) e ancora “La cucina del buonsenso”, “Caffe & caffe” (Edizioni Le Lettere 2018), “Cibo e amore in viaggio” e il recentissimo “Adolescenti e cibo” (Mursia 2025).

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti. L’incontro potrà venir seguito anche on line sul portale web dell’Associazione: www.amdctrieste.it o tramite il profilo Facebook aMDCTrieste.

Il successivo e ultimo incontro di questa edizione dei Cenacoli di Trieste sarà giovedì 5 giugno, ancora alla “Ubik”, con il collezionista Lucio Del Piccolo su “Il caffè nella società antica e moderna”.

Il ciclo dei Cenacoli 2024-2025, organizzato attorno al tema-guida “La trasversalità del caffè”, è coordinato da Nicoletta Casagrande (responsabile dell’InfoLibro-Salotto multimediale del libro italiano di Capodistria) assieme al vicepresidente di AMDC Doriano Simonato.

Il Cross selling tra tè e caffè, come funziona? Fax Factory, Fluid, Pasticceria Marchesi 1824 e Peck, rispondono con la loro esperienza

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cross selling tè caffè
Il tè da Peck nel flagship di Via Spadari 9 a due passi dal Duomo di Milano (foto concessa)

MILANO – La vendita abbinata nello stesso spazio aperto al pubblico, di tè e caffè di qualità, è un’operazione commerciale che funziona? E se la risposta è sì, in che modalità questi due prodotti si comportano in relazione alla clientela finale? Per sapere cosa succede e quali sono le possibilità di business date dal cross selling tra tè e caffè, ci siamo rivolti a chi opera quotidianamente a contatto con il pubblico proponendo entrambe le referenze: Luca Palazzi tra i fondatori di Fax Factory a Roma, Jacopo Bargoni, ceo de Le Piantagioni del Caffè, Andrea Menicatti, ceo di Pasticceria Marchesi 1824 e infine per Peck, Fabio Pisano – Marketing & Comunicazione e Giacomo Demaria – Ufficio Acquisti.

Cross selling tra tè e caffè: avete deciso di inserire entrambe le bevande da Fax Factory sin dall’inizio?

Fax Factory
I due fondatori di Fax Factory: Luca Palazzi e Gaia Aurora Olmedo

Luca Palazzi: “Si, ci abbiamo pensato da subito ad accompagnare il caffè con il tè̀. Ovvio, abbiamo fatto una ricerca abbastanza precisa, seppur non così estesa come abbiamo fatto per il nostro prodotto di punta, ovvero il caffè. Questo perché́ avendo posto il focus sulla caffetteria, che di solito si estende come momento di consumo fino al primo pomeriggio, ci serviva qualcosa che accontentasse anche i consumatori che magari apprezzano meno il caffè.

A questo proposito però chiarirei una cosa: secondo la mia esperienza personale questi due prodotti non si aiutano a vicenda. Al momento i consumatori si sono dimostrati piuttosto divisi in due categorie, tra chi ama uno e chi l’altro, ovviamente salvo le eccezioni che tuttavia non costituiscono un numero che aiuti ad affermare il contrario.

Sempre fedeli al nostro core business, abbiamo deciso inoltre di vendere soltanto il caffè per il consumo domestico, seguendo la nostra politica aziendale. Ma magari un giorno anche questa scelta cambierà.

Il cross selling tra tè e caffè può risultare una delle scorciatoie possibili per far conoscere e avvicinare il consumatore al concetto di caffè filtro: facendo questa associazione sia visiva che a livello gustativo, nel 90% dei casi funziona. Quindi sì, il tè è un buon canale per uscire fuori dalla tazzina di espresso.

Viceversa con gli stranieri, il caffè non porta verso il consumo di tè: chi viene da Fax Factory e chiede un tè non rappresenta un campione significativo, sono clienti che si possono contare sulle dita di una mano.

Puntare sul tè allo stesso modo del caffè poi richiede anche di una grande parte dedicata alla formazione di chi si occupa della vendita delle materie prime, che è fondamentale. Questo è anche uno dei motivi per cui “voliamo basso” nella lista dei tè e per cui magari non ci occupiamo di vino. Esseri consumatori di prodotti eccellenti non vuol dire esserne profondi esperti.

La formazione è sempre e solo la regola numero uno e noi ci appoggiamo per i nostri tè dall’azienda NamasTèy al pantheon.”

Jacopo Bargoni, Le Piantagioni del caffè: “I due tipi di consumatori sono diversi”

“Il tè da Fluid è un’integrazione, che non registra grandissimi volumi. Naturalmente Fluid spinge più verso il caffè filtro o verso bevande a base caffè diverse dall’espresso che aiutino a valorizzare specialty con aromaticità sviluppate anche in manual drip.

Fluid in servizio (foto concessa)

Detto questo sì, una delle chiavi per far comprendere le estrazioni alternative, in effetti, potrebbe essere un parallelo con il tè, ma in Fluid usiamo altri argomenti: il tè lo proponiamo solo se è ordinato espressamente, senza spingerlo troppo in fase di servizio.

In generale, è chiaro che non abbiamo a che fare con la stessa tipologia di clientela in Italia: sono due prodotti che hanno un pubblico differente. Anche la loro filiera commerciale è differente nel settore ho.re.ca.: il caffè viene consegnato settimanalmente, mentre per quanto riguarda il tè si vende un assortimento che viene consegnato a ottobre e poi si interviene solo con i reintegri. Le differenze partono proprio dalla filiera di vendita e di ordini.

Noi abbiamo inserito la carta del tè perché volevamo mantenere un buon posizionamento su tutta la nostra proposta. Il tè completa il servizio rispetto al nostro core business: coerentemente allo specialty, anche il food e il resto del beverage dev’essere sullo stesso livello.

Abbiamo delle referenze ma in filtri, che sono comunque realizzati artigianalmente. Abbiamo deciso di non usare le foglie proprio perché richiederebbe una preparazione e una formazione differente, così come di attrezzature e di accessori adeguati. A livello di operation complicherebbe ulteriormente il nostro lavoro, per cui abbiamo optato per una soluzione facile da usare e fatta bene: almeno per ora qui ci siamo fermati.

Una curiosità: le donne bevono più il tè, anche se chi viene da Fluid di solito è un turista che viaggia alla ricerca di caffetterie specializzate e quindi ordinano lo specialty coffee.”

Si inserisce nel quadro del cross selling tra tè e caffè, Andrea Menicatti, ceo di Pasticceria Marchesi 1824

Sono questi due prodotti che funzionano insieme in un contesto come il vostro?

Pasticceria Marchesi 1824, il caffè (foto concessa)

“Il caffè e il tè sono senza dubbio due pilastri che non possono mancare nelle nostre pasticcerie, a cui dedichiamo molta cura, soprattutto nella selezione delle miscele e delle tipologie. Il caffè, essendo un classico, si abbina perfettamente a molti dolci, in particolare quelli più ricchi come torte o monoporzioni. Il tè, invece, offre una vasta gamma di aromi e profumi, ed è la scelta ideale per accompagnare mignon, biscotti, oppure per chi preferisce una bevanda più leggera ma comunque raffinata.

Le estrazioni alternative da Pasticceria Marchesi 1824 (foto concessa)

Avere entrambe le opzioni ci permette di accontentare una clientela più vasta, offrendo una scelta che arricchisce l’esperienza complessiva.

Inoltre, nelle nostre pasticcerie e nel nostro shop online è possibile trovare eleganti latte che racchiudono le nostre pregiate selezioni di tè e caffè, ideali per un regalo speciale o per chi ama concedersi il piacere di queste bevande anche a casa.

L’offerta di caffè e di tè, com’è stata studiata? Avete seguito dei criteri comuni?

“La nostra offerta è pensata nei minimi dettagli per garantire non solo un prodotto di altissima qualità, ma anche un’esperienza unica. Per quanto riguarda l’offerta di tè, per esaltarne al meglio profumi e sapori, abbiamo creato un vero e proprio rituale di degustazione. La nostra selezione comprende solo tè thailandesi raccolti a mano nelle foreste, a foglia intera e lavorati secondo le antiche tradizioni, tra cui il Siam Blend Black, il Jungle Oolong o il Dhara White.

Durante il rituale, i nostri clienti possono gustare la nostra selezione accompagnati da un’alzatina dolce e salata. Per un’esperienza ancora più speciale, offriamo la possibilità di abbinare il tè a un calice di champagne. I nostri clienti possono inoltre acquistare le diverse tipologie di tè thailandese in pasticceria o sul nostro shop online, disponibili in confezioni singole o assortite.

Lo stesso vale per il caffè: oltre al tradizionale servizio al banco o al tavolo, dedichiamo anche ad esso un rituale di degustazione, che esplora diverse tecniche di estrazione, come la Chemex, per offrire ai nostri clienti un’esperienza unica.”

Il tè traina il consumo di caffè o viceversa? Oppure sono legati a due momenti diversi della giornata e quindi si compensano?

“Il tè e il caffè sembrano rispondere a esigenze diverse e si legano a momenti distinti della giornata. Il caffè è spesso consumato “al volo”, come una pausa breve, magari al mattino o durante la giornata lavorativa. Il tè, invece, è associato a una pausa più lunga, solitamente nel pomeriggio, quando si cerca di rallentare e dedicarsi a un momento di relax.

In questo senso, il tè e il caffè si compensano, piuttosto che uno trainare l’altro, offrendo due esperienze diverse che si completano a seconda del ritmo e delle necessità della giornata.”

Consumatori: c’è qualcuno che beve più tè o più caffè (per genere, fascia d’età, nazionalità)

“Nelle nostre pasticcerie abbiamo notato che il consumo di caffè è decisamente più frequente, soprattutto al mattino. È legato al tradizionale rito italiano della colazione, con l’immancabile “caffè e brioche” un momento di piacere che rappresenta perfettamente l’inizio della giornata.”

Come funziona l’offerta di cross selling tra tè e caffè da Peck. Qual è il prodotto che si vende di più?

“Peck da sempre ha un’ampia offerta che promuove il cross selling. Già la precedente gestione Stoppani e dal 2013 con il cambio di proprietà della famiglia Marzotto, il punto principale di Via Spadari è strutturato con una proposta composta solo da eccellenze, con un numero ampio di categorie merceologiche (eccezion fatta per la pescheria).

Il servizio di tè (foto concessa)

Da almeno 40 anni sia per il tè che per il caffè l’assortimento è stato molto ampio e il fatturato frammentato. Una curiosità rilevante: da Peck nessuna referenza di tè o infusi su 80 (alcune ruotano) supera il 3% del fatturato complessivo della categoria merceologica. Questo per andare incontro ai gusti del maggior numero di clienti con un banco che nell’assortimento di Peck risulta essere di servizio rispetto alle altre categorie merceologiche.

La nostra attuale proposta di caffè è una novità che nasce nel 2021 stimolata anche dai trend di mercato e si concretizza nel 2023. La revisione dell’offerta ha portato Peck a passare dalle miscele più tradizionali ad un livello qualitativo più alto e variegato. Attualmente abbiamo la Milano (20% Robusta e 80% Arabica), un 100% Arabica, il decaffeinato e poi delle monorigini e specialty.

Vendiamo ancora i caffè più costosi per cui siamo anche noti, come il Blue Mountain Jamaica o il Kopi Luwak Indonesia, che contribuiscono ancora ad una grossa fetta di ricavi. Fortunatamente le nuove referenze si stanno affermando: caffè monorigine dal Brasile El Santos, Colombia Supremo, fino all’Etiopia e poi specialty con diversi processi (lavato, fermentato e un naturale).

Piccolo Peck (foto concessa)

Al momento proponiamo solo in grani e in macinato, mentre al bistrot eroghiamo il decaffeinato e la miscela 100% Arabica. Attualmente stiamo in fase di training del personale per renderlo capace di estrarre il caffè filtro oltre che l’espresso.

È un progetto su cui stiamo lavorando con l’idea di lanciarlo già per il periodo pasquale. Siamo impegnati nella formazione degli operatori per valorizzare questa materia prima,
tostata dal micro roaster Sevengrams di Milano. “

Sono due prodotti concorrenti oppure si aiutano a vicenda nelle vendite?

“Abbiamo dei dati contrastanti su questo punto: in generale è molto interessante notare come dal 2023, quando abbiamo rilanciato il caffè, i fatturati relativi a questi due prodotti abbiano seguito la stessa curva.

Eppure, le vendite non derivano dagli stessi clienti che si sono “cross fertilizzati”: il tè storicamente ha sollevato un ulteriore interesse e ha registrato un incremento su quello che è il nostro cliente storico, il quale include nella sua spesa appunto il tè (venduto sfuso o preconfezionato in foglie, se non compresso in formati tradizionali eg. torte). Parliamo solitamente di clientela locale, che già ci conosce da tempo.

Il caffè, invece, ha conosciuto una fortissima crescita trainata dal target turistico, segmento di clientela essenziale e in crescita in quanto Peck è una tappa da visitare quando si arriva a Milano. All’estero l’espresso ha un appeal significativo e quindi i visitatori stranieri ne sono attratti e vengono da Peck per associare la tradizione dell’espresso ad un caffè che risuona anche con le tendenze contemporanee internazionali di eccellenza.

Il tè da Peck (foto concessa)

Tè, quindi, acquistato principalmente dai milanesi che arrivano da noi appositamente per fare i propri acquisti (i nostri cavalli di battaglia sono il Christmas tea di Peck, che registra grosse vendite in un periodo ristretto di tempo, oppure la miscela Forever Love insieme ad altri top seller che raggiungono appunto il 3% di fatturato menzionato in precedenza). Per i tè ci riforniamo da diverse aziende internazionali che ci danno garanzia di elevata qualità del prodotto e adeguata conservazione.

Ci auguriamo di avvicinare al caffè filtro i milanesi che acquistano il tè, anche grazie ai nostri addetti alla vendita che aiutano e guidano nella scelta e alla proposta degli accessori per la corretta preparazione.

Tuttavia sono ancora pochi i clienti abituali che fanno acquisti congiunti delle due bevande.
Abbiamo anche una carta di tè al Bistrot Piccolo Peck per poterne gustare una selezione di circa 20 referenze che ruotano stagionalmente. Abbiamo da tempo (avevamo anche una sala prima dedicata) investito sulla sua preparazione e ora resta una selezione per qualche amante del prodotto.

Il servizio è sempre stato all’occidentale, naturalmente fatto con attenzione, la stessa data al caffè.”

Questione prezzo: la differenza tra i due prodotti?

“Possiamo affermare dalle performance derivate dal lancio delle nuove referenze del caffè (mentre quelle del tè ormai sono consolidate) che il prezzo non ha influito sulle vendite. Anche vendendo caffè ad alto valore aggiunto e a costi importanti, non si sono registrate flessioni. Chi entra da Peck in genere ha sposato la logica di pagare per avere il meglio, si esce dalla classica dinamica dell’euro a tazzina. Si compra il massimo della qualità e lo si paga quanto vale.

Il caffè viene erogato dall’apertura alla chiusura: si possono ordinare i cappuccini preparati con una Faema President A/2 GTI Touch a 2 Gruppi, o un espresso a un euro e 50, anche se i monorigine specialty avranno più avanti un costo maggiore in estrazione doppia.

Altro dato interessante: nella vendita sfuso il tè vince sul caffè del 20%, mentre al bancone domina l’espresso.”

Istituti alberghieri, il caso del Velso Mucci di Bra: “Obiettivo dei fondi del PNRR, stimolare i ragazzi ad una crescita professionale”

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istituti alberghieri bra
I ragazzi dell'Istituto di Bra (foto concessa)

⁠MILANO – Il mondo degli istituti alberghieri rappresenta il futuro di un settore in crisi e per questo anche proiettato all’evoluzione: i professionisti del domani trovano le loro radici tra i banchi di scuola, realtà che però spesso purtroppo non sono al passo coi tempi. Su queste pagine, un esempio virtuoso raccontato dal docente Alessandro Fenu, quello dell’⁠Istituto Velso Mucci di Bra.

Suddiviso in più settori (grafico e comunicazione, moda, tecnico agrario e caseario, enogastronomia e ospitalità alberghiera). L’indirizzo alberghiero di Bra nasce però nell’anno scolastico 1999-2000. Gli studenti iscritti in totale sono intorno ai 700, di cui circa 400 presso l’indirizzo di enogastronomia.

Fenu: “La maggior parte dei ragazzi porta a termine gli studi e ha la possibilità di trovare impiego subito, peccato che questa opportunità venga recepita poco, soprattutto dopo il periodo del Covid che ha influito notevolmente sulla loro voglia di mettersi in gioco; a questo si aggiunge anche il fatto che molti ristoratori continuino a “sfruttare“ i ragazzi demotivandoli. Altro aspetto negativo è la troppa presenza dei genitori che non lasciano che i propri figli facciano le loro esperienze, positive e/o negative.”

Formazione negli Istituti alberghieri: quali sono le maggiori problematiche che voi come scuole vi ritrovate ad affrontare?

“Scarsa motivazione degli alunni, poche risorse economiche e attrezzature adeguate, troppa burocrazia richiesta. La scarsa motivazione è un fenomeno altamente diffuso, quindi non specifico al settore in oggetto. Certo, la burocrazia rallenta di molto l’acquisto delle attrezzature e la disponibilità di accesso ai laboratori. La possibilità di fare esperienza sul campo esiste in maniera notevole, peccato non sia cosi recepita dai ragazzi.

Noi siamo riusciti a smuovere un po’ le cose, utilizzando i fondi del PNRR.”

La caffetteria è un ambito attraente per i vostri studenti o sono più propensi verso la ristorazione e la pasticceria che sono più presenti in tv?

“Anche nell’ambito ristorativo i ragazzi hanno l’opportunità di partecipare a lezioni che includono la caffetteria. La nostra scuola rimane comunque in linea con gli altri istituti alberghieri, poiché l’utenza si divide abbastanza equamente fra i corsi di cucina e di sala.”

Corsi di latte art: come mai non ce ne sono negli istituti alberghieri e voi come vi siete posti voi?

“Il problema principale nei vari istituti alberghieri è la mancanza di risorse economiche e questo porta a non investire nella formazione specifica e di settore. Nel nostro caso grazie alla conoscenza personale di un esperto nel mondo della caffetteria e latte art, Signor Andrea Bellisai, e nella disponibilità dei fondi PNRR, abbiamo avuto questa grande opportunità che è stata apprezzatissima sia da parte degli allievi che da noi docenti.”

Quanto c’è ancora di distanza tra il mondo della formazione alberghiera e quello del lavoro vero e proprio? Le aziende collaborano e voi avete stretto partnership per favorire l’ingresso dei ragazzi?

“Grazie all’effettuazione degli stage il divario fra formazione scolastica e mondo del lavoro si è leggermente assottigliato; resta comunque il fatto che molti ristoratori considerano il periodo di alternanza come uno “sfruttamento”, pretendendo dai ragazzi una professionalità che ancora deve essere sviluppata con l’esperienza in campo e magari con un trattamento economico, per lo meno simbolico, come riconoscimento; questo porta ad una demotivazione nell’allievo e ad un conseguente rifiuto della professione stessa.”

Aggiornamento continuo: non solo gli studenti, ma gli stessi docenti dovrebbero stare sempre al passo delle evoluzioni di mercato. I vostri professori sono formati adeguatamente?

“Ultimamente grazie ai fondi PNRR la formazione dei docenti è andata crescendo, anche se dovrebbe essere più mirata alla materia di indirizzo e non solo su corsi basati sull’ intelligenza artificiale. Esistono infatti, grazie al PNRR molti corsi sull’utilizzo dell’AI, che tuttavia non sono attuabili nel nostro settore in quanto lavoro fatto per lo più di presenza sul campo, manualità e contatto con la clientela.”

Siete ricettivi anche rispetto alle possibili competizioni per i ragazzi, come può essere Maestri dell’Espresso Junior?

“Noi come docenti siamo favorevoli alle varie opportunità e competizioni che si presentano, però molto spesso manca la disponibilità dei ragazzi ed il tempo da dedicare alla preparazione di queste iniziative.

La nostra rimane comunque una realtà ed un’opportunità notevole per l’utenza, anche perché abbiamo la fortuna di trovarci in una zona turistica, quindi vocata all’enogastronomia; i nostri ragazzi hanno l’opportunità di lavorare in aziende stellate e non, quindi di poter essere inseriti in contesti lavorativi acquisendo conoscenze e competenze professionali; ciò non toglie che esista sempre un margine di miglioramento e crescita.”

ofi al Trieste Coffee Experts: una guida globale nei cambiamenti del settore caffeicolo

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Alessandro Mazzocco, direttore generale di Olam Food Ingredients (immagine concessa)

TRIESTE – Il Trieste Coffee Experts, in programma nelle giornate del 6 e 7 dicembre presso gli eleganti spazi dell’hotel Savoia Excelsior Palace di Trieste, conferma un’altra grande presenza, quella di ofi: azienda globale nel settore dell’industria alimentare e delle bevande.

L’annuncio di Andrea Bazzara:  “Il comparto caffeicolo sta attraversando un periodo di profonde trasformazioni, e l’ottava edizione del Trieste Coffee Experts sarà dedicata proprio alla ricerca di soluzioni condivise per affrontare questi cambiamenti. Per questo siamo lieti di ospitare un nome di rilievo globale come ofi, una realtà che riteniamo capace di tracciare una direzione e di fungere da faro anche per le aziende più piccole.”

ofi (Olam Food Ingredients) è un fornitore globale di ingredienti alimentari e bevande, che offre ingredienti a base di caffè sostenibili e di qualità provenienti dalle principali aree di produzione; un esempio di grande applicazione in termini di trasparenza, qualità, sostenibilità ed enorme attenzione nei confronti di produttori e clienti.

ofi opera in comparti fondamentali come caffè, cacao, spezie, frutta secca e latticini, con competenze radicate nelle comunità agricole e nei centri di innovazione per offrire ingredienti e soluzioni che rispondano alle esigenze del consumatore moderno, specialmente per quanto riguarda temi come Sostenibilità e Innovazione.

La Bazzara, attraverso l’evento Trieste Coffee Experts, ha sempre avuto la missione di dare spazio e voce ad aziende come ofi: gruppi che agiscono come modello di riferimento in termini di eccellenza, non solo a livello nazionale, ma a livello globale.

In merito alla partecipazione al Trieste Coffee Experts, riportiamo l’opinione di Alessandro Mazzocco, direttore generale di Olam Food Ingredients:

“Come fornitore globale di ingredienti alimentari e bevande, credo sia importante per ofi portare il proprio contributo e la propria visione attraverso un intervento al summit Trieste Coffee Experts.

ofi opera in settori chiave e ha sempre mirato a rispondere alle esigenze del consumatore moderno, soprattutto in termini di sostenibilità e innovazione.

In un momento così complesso, è importante dimostrare la nostra vicinanza e la nostra attenzione alla filiera. Cercare di collaborare e dialogare rappresenta attualmente l’unico modo per promuovere la resilienza dell’intero settore.”

La partecipazione di una realtà di rilievo come ofi eleva quindi ulteriormente il livello dell’ottava edizione del Trieste Coffee Experts, confermando l’evento come un autorevole punto d’incontro per l’intera filiera. È proprio grazie a contributi di questo spessore che diventa possibile affrontare sfide comuni e costruire, attraverso il dialogo, un futuro resiliente e condiviso per l’intero settore.

India: produzione ed export in calo quest’anno e il prossimo, l’Italia rimane il principale mercato di esportazione

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Usda Brasile
Il logo del dipartimento dell'agricoltura di Washington

MILANO – Gli eccessi meteorologici incidono negativamente sul nuovo raccolto dell’India, previsto in calo per il secondo anno consecutivo. Così il nuovo Gain report annuale elaborato dal servizio informativo estero del Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (Usda), che continua a sfornare statistiche e rapporti aggiornati, nonostante la scure dei tagli al budget federale decisi dall’amministrazione Trump e dal dipartimento dell’efficienza governativa (Doge) guidato da Elon Musk.

Nel suo nuovo report – diffuso il 1° maggio – l’ufficio di Nuova Delhi conferma per il raccolto 2024/25 (ottobre/settembre) la sua stima di 6,2 milioni di sacchi, in calo del 5,5% rispetto ai 6,56 milioni del 2023/24.

Il calo produttivo è proporzionalmente analogo per le due varietà. La produzione di robusta è infatti stimata in 4,8 milioni, contro i 5,08 milioni dell’annata precedente (-5,5%).

Quella di arabica è scesa da 1,48 milioni nel 2023/24 a 1,4 milioni quest’anno (-5,4%).

Ma la flessione più marcata riguarda l’export, che è passato da 6,906 a 6,207 milioni (-10,1%).

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Cristina Scocchia, a.d. illycaffè, presenta il libro “Il coraggio di provarci”: una riflessione sulla leadership

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La copertina del libro di Cristina Scocchia (dal sito Sperling & Kupfer)
La copertina del libro di Cristina Scocchia (dal sito Sperling & Kupfer)

Cristina Scocchia, amministratore di illycaffè dal 2022, ha presentato a Frattamaggiore, Napoli, il libro autobiografico sulla leadership “Il coraggio di provarci” (ne abbiamo parlato qui), in un evento culturale promosso da Vega Cultura e Marican Holding per valorizzare donne e talento. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Elisabetta Cina per il portale d’informazione Gaeta.it.

“Il coraggio di provarci” di Cristina Scocchia

FRATTAMAGGIORE (Napoli) – Il 24 aprile 2025, a Frattamaggiore, si è tenuto un incontro pubblico con Cristina Scocchia. Manager di spicco e amministratore delegato di Illycaffè, ha presentato il suo libro “Il coraggio di provarci, una storia controvento”. L’appuntamento si è svolto presso il Vega Restaurant, all’interno del contesto del salotto culturale Vega Cultura. La serata ha offerto l’occasione di approfondire temi legati alla leadership, alle sfide personali e al ruolo delle donne nel mondo del lavoro.

A dialogare con la manager è stato il dottor Nicola Ruocco, ideatore e fondatore della manifestazione “Gli incontri di Valore”. Questa rassegna è tra le più rilevanti in Italia per gli incontri con autori e figure di spicco del panorama culturale e imprenditoriale.

Nel suo libro “Il coraggio di provarci, una storia controvento”, Cristina Scocchia racconta la sua esperienza personale e professionale. Il testo si concentra sul superamento di ostacoli sociali e culturali che spesso impediscono a giovani, donne e persone senza sostegni familiari importanti di raggiungere ruoli di vertice. Partendo dalla sua infanzia in un piccolo paese ligure, Scocchia ripercorre le tappe della sua carriera, evidenziando come abbia sfidato aspettative e limitazioni imposte dall’ambiente circostante.

L’autrice sottolinea il valore del merito e del lavoro di squadra come elementi essenziali per affermarsi. Nel mondo aziendale di oggi, segnato da cambiamenti rapidi e continui, non basta avere una buona visione: è necessario creare una squadra forte, basata su valori condivisi e rispetto delle persone. Per Scocchia, il concetto di leadership va ripensato come responsabilità anziché potere. Il libro propone un messaggio chiaro: chiunque deve poter dimostrare il proprio talento senza che il punto di partenza ne condizioni il destino.

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Cina: il caffè diventa più popolare tra nuove miscele e prezzi abbassati, nel 2024 Luckin Coffee apre 6000 nuovi negozi con 119 prodotti innovativi

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Luckin Coffee Brasile cina
Il logo di Luckin Coffee

In Cina, luogo da sempre contraddistinto da una forte tradizione del consumo di tè, anche il caffè sta diventando sempre più popolare e nascono nuove miscele sempre più bizzarre, tra cui caffellatte aromatizzati con anatra arrosto, uva o burro. La catena di caffetterie di riferimento è Luckin Coffee che ha aperto 6.000 nuovi negozi lo scorso anno. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Maria Vittoria Prest per il portale Blitz Quotidiano.

La guerra del caffè in Cina

MILANO – La Cina, nazione di bevitori di tè, è stata contagiata dalla febbre del caffè, che ha spinto le catene di bar a una spietata competizione per conquistare nuovi clienti, che va ben oltre il semplice taglio dei prezzi.

Nascono nuove miscele sempre più bizzarre, tra cui caffellatte aromatizzati con anatra arrosto, uva o burro.

Jon Emont del Wall Street Journal ne fa un ritratto. La catena leader di mercato si chiama Luckin: ha aperto 6.000 nuovi negozi lo scorso anno, circa uno ogni 90 minuti, e ha introdotto 119 nuovi prodotti, tra cui l’Americano frizzante alla mela (1,4 mele in ogni tazza), una miscela di succo di mela, soda frizzante e caffè americano.

Tutto ciò, osserva Emont, è relativamente normale in Cina. Il suo mercato di consumo ipercompetitivo è noto per generare innovazioni peculiari, poiché le aziende tentano di tutto per distinguersi.

La guerra ha portato a una proliferazione di bar, nuove bevande e tagli di prezzo.

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