mercoledì 17 Settembre 2025
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Louis Vuitton riapre il bar e la boutique a Taormina per l’estate

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louis vuitton ristoranti
Il logo di Louis Vuitton

La maison di Louis Vuitton ritorna nell’iconica meta del Mediterraneo con il riavvio dello spazio dedicato alle specialità gourmet siciliane e del negozio dove scoprire la collezione resort, dal prêt-à-porter alle borse. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Alessandra Oristano per il portale d’informazione Milano Finanza.

Le bar Louis Vuitton e la boutique di Taormina

TAORMINA – Con l’arrivo dell’estate riaprono Le bar Louis Vuitton e la boutique di Taormina che ospita le nuove collezioni uomo e donna della maison francese. Situato sulla terrazza di un palazzo storico affacciato sul Mediterraneo, lo spazio offre un’atmosfera elegante e rilassata, impreziosita da arredi leggeri, tessuti bianchi e blu e piante autoctone, in perfetta armonia con il mare tutt’intorno.

Il bar, nell’inconfondibile estetica della griffe di Lvmh, consente agli ospiti di assaporare piatti gourmet sulla base di materie prime della tradizione siciliana rivisitate in chiave contemporanea e drink sorprendenti.

Da non perdere l’arancino alla norma con pomodoro, melanzane e ricotta al forno, il capocollo di suino nero accompagnato da burrata di bufala e la bruschetta di tonno. Serviti nei preziosi servizi da tavola della collezione Art de la table Louis Vuitton con delicati dettagli che richiamano l’iconico fiore Monogram.

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Roma: boom di acquisti per il gelato Franciscus dedicato al Papa

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Papa Francesco I (immagine: Wikimedia Commons)

A Roma il gelato Franciscus ai cinque cereali dedicato a Papa Francesco conquista pellegrini e turisti a Borgo Pio, a pochi passi dal Vaticano, durante l’anno del Giubileo. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Valentina Alfarano per il portale d’informazione Italia Magazine.

Il gelato Franciscus dedicato a Papa Francesco

Nel cuore di Borgo Pio, a pochi passi dalle mura vaticane, un piccolo esercizio artigianale ha attirato in questi giorni l’attenzione di fedeli, turisti e curiosi; tra i vicoli affollati e il via vai continuo di pellegrini in visita per le celebrazioni solenni, una gelateria storica di quartiere si è trasformata in una tappa quasi obbligata. A richiamare l’interesse, oltre alle vetrine colorate e allla vicinanza con piazza San Pietro, anche un gusto di gelato dal nome evocativo: Franciscus.

La gelateria Del Monte ha lanciato da tempo un gusto ispirato a Papa Francesco, ma solo negli ultimi giorni il Franciscus è diventato protagonista assoluto tra le preferenze dei visitatori.

Si tratta di una creazione artigianale a base di cinque cereali, ideata in origine per omaggiare il pontefice in carica, ma tornata ora al centro dell’attenzione in concomitanza con la massiccia affluenza di pellegrini per le celebrazioni religiose.

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Parma: apre Fusa e caffè, il primo locale con i gatti in Emilia Romagna

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gatto pixabay gatti
Il primo piano di un gatto (immagine: Pixabay)

A gestire il bar Fusa e Caffè è Eliana Tanzi, insieme al fratello Jacopo e alla sua famiglia. Il primo piano è accessibile a tutti (cani inclusi), mentre al secondo c’è una grande sala attrezzata solo per i gatti. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Chiara Corradi per il quotidiano Il Corriere della Sera

Il primo cat café in Emilia Romagna

PARMA – Un ambiente accogliente e rilassante, con i gatti che – ancora intimiditi dalla nuova location e dal trambusto dei giorni dell’inaugurazione – si affacciano curiosi dalle loro cucce posizionate in tutta la stanza. È questo lo spirito di Fusa e caffè, il primo cat cafè a Parma e in Emilia Romagna.

A gestirlo è Eliana Tanzi, insieme al fratello Jacopo e alla sua famiglia: “Un sogno che si avvera – così descrive l’emozione dei primi giorni di lavoro – e che mette insieme le due grandi passioni della mia vita”.

Uno spazio per loro

Da molti anni Eliana lavora nel settore della ristorazione, gli ultimi dei quali trascorsi nella gestione di un bar. “Lavorare in un bar permette di avere un rapporto diretto con le persone, è un approccio dinamico ed imprevedibile, che si rinnova ogni giorno”. A questa passione lavorativa, Eliana ha voluto aggiungere anche un tocco personale: da quasi dieci anni è, infatti, volontaria ENPA e da qui nasce l’idea di portare i gatti nel suo locale, creando uno spazio su misura per loro.

Le linee guida

“L’idea – spiega al Corriere della Sera – è partita già un anno fa; c’è stata tutta la procedura burocratica e veterinaria perché in Emilia Romagna non c’erano ancora linee guida per i Cat Cafe. Mi sono messa in contatto con i Cat Cafe di tutta Italia, ho reperito le linee guida, condivise con Ausl e quindi ottenuto l’autorizzazione per aprire il primo Cat Cafè in regione”.

I gatti che vivono qui arrivano da diverse associazioni di volontariato, sono microcippati e vaccinati, ma soprattutto sono adottabili.

“È anche un modo – spiega – per dare a questi gatti una nuova possibilità; potranno essere adottati, con il supporto delle associazioni che si occuperanno di tutto l’iter necessario per garantire un’adozione sicura”. In tutto sono sei i gatti finora ospitati “ma ne arriveranno presto altri”.

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Colazione ligure con la focaccia nel cappuccino: la tradizione

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Il tavolino di un bar (Foto di Julia da Pixabay)

La colazione ligure è una tradizione davvero singolare che generalmente vede come protagonisti cappuccino e focaccia. Nonostante possa sembrare in un primo momento una strana combinazione può rivelarsi un pasto davvero gustoso. Leggiamo di seguito l’esperienza personale di Paola Palestini pubblicata sul portale d’informazione Giallo e Zafferano.

La tradizione ligure della colazione con cappuccino e focaccia

MILANO – La colazione ligure, focaccia e cappuccino, è una tradizione. Fa strano, lo so, il pensiero di “pucciare” la focaccia unta d’olio nel cappuccino o nel caffelatte. E io l’ho provata per voi. Con una buonissima focaccia ligure originale e il mio amato cappuccino mi sono messa comoda e l’ho provata per voi. Volete sapere se mi è piaciuta?

Superato il primo momento di indecisione ho tuffato la focaccia nel cappuccino e l’ho assaggiata assaporandola con calma. Mi è piaciuta? Moltissimo! Mio papà a tavola ci diceva sempre: “Ma come fai a dire che non ti piace se prima non assaggi”? E’ così! Prima di storcere il naso e rifiutare si deve assaggiare. L’olio nel latte che galleggia? Non pervenuto. Sappiate però che ci vuole la mano. I liguri sono professionisti nell’inzuppo della focaccia. Secondo me è genetica.

Ci si nasce proprio. La focaccia deve restare nel latte il tempo giusto. Non troppo poco o resta l’unto in superficie e non troppo a lungo o la focaccia diventa molle. Ci vuole allenamento. Io mi sento molto portata per il tuffo della focaccia nel latte. L’ho fatto perfetto al primo colpo. Sarà la fortuna del principiante.

Quanto deve essere grande il pezzo di focaccia? Non è mai troppo grande. Almeno così mi hanno spiegato. E dovete immergere solo l’angolo. La focaccia rilascia anche il suo olio ma nel momento in cui la sollevate per tirarla fuori l’olio se ne torna via insieme a lei. Movimenti delicati e continui e il gioco è fatto.

Se il pezzo di focaccia vi sembra troppo grande lo potete tagliare a strisce o lo potete piegare. Se siete principianti come me forse è meglio iniziare con pezzetti più piccoli ma il gesto da compiere resta sempre lo stesso.

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Amsterdam: lo storico negozio di caffè e tè ‘t Zonnetje chiude dopo quasi 400 anni

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Amsterdam (immagine: Pixabay)

Lo storico negozio di tè e caffè t’ Zonnetje, situato sulla strada Haarlemmerdijk, ad Amsterdam, chiuderà definitivamente alla fine di maggio dopo quasi quattro secoli. Aperto nel 1642, lo store inizialmente vendeva carbone e secchi di acqua agli abitanti di Amsterdam prima di espandere la sua offerta a tè e caffè. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione 31 Mag.

Il negozio di caffè e tè ‘t Zonnetje

AMSTERDAM – Dopo quasi 400 anni di servizio, il famoso negozio di tè e caffè t’ Zonnetje, situato su Haarlemmerdijk, chiuderà definitivamente alla fine di maggio, come riportato da Het Parool. La chiusura arriva dopo ripetuti aumenti dell’affitto e una serie di battaglie legali che hanno portato la proprietaria Marie-Louise Velder al punto di rottura.

“Non avrei mai pensato che questo potesse accadere”, ha dichiarato a 31Mag Velder, 76 anni, che possiede il negozio dal 2000. “È triste, soprattutto nell’anno in cui Amsterdam celebra il suo 750° anniversario. Il mio cuore si spezza nel vedere questo storico negozio scomparire.”

Aperto nel 1642, ‘t Zonnetje inizialmente vendeva carbone e secchi di acqua agli abitanti di Amsterdam prima di espandere la sua offerta a tè e caffè. Nel corso degli anni, è diventato noto per la sua selezione di bevande speciali, tra cui chicchi di caffè etiopi e tè lapsang souchong cinese. Velder procurava i suoi prodotti dai porti di Amburgo e Anversa e per 25 anni ha viaggiato in Colombia, Brasile, Etiopia, Cina, Giappone, India e Sri Lanka per trovare il miglior caffè e tè di qualità.

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Parigi: apre Bacha Coffee, il tempio del caffè di 1500 metri quadri su tre piani

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La torre Eiffel di Parigi (immagine: Pixabay)

Bacha Coffee arriva sugli Champs-Elysées di Parigi. Si tratta di un’enorme caffetteria-boutique degna di un racconto tratto da Le mille e una notte che si estende per 1500 m2 su ben 3 piani. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Laura Coll per il portale d’informazione Paris Secret.

Il Bacha Coffee di Parigi

PARIGI – Sugli Champs-Elysées della capitale francese arriva un nuovo caffè. Al numero 26 del viale più famoso di Parigi, ha appena aperto i battenti un nuovo locale: Bacha Coffee, un vero e proprio tempio del caffè, direttamente da Marrakech. Qui vi aspetta una vera e propria esperienza sensoriale.

Dorature, mosaici, legni intagliati a mano e panche di velluto. Appena entrati, l’ambiente è già suggestivo.

I visitatori hanno immediatamente l’impressione di entrare in un palazzo orientale. E va detto che il luogo è monumentale. Sul viale più bello del mondo, il Bacha Coffee si estende per 1500 m2 su ben 3 piani.

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Dubai chocolate: ecco il dolce virale su TikTok che sta provocando una carenza di pistacchi a livello globale con un aumento di prezzo del 35%

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La produzione di cioccolato (Pixabay License)

Dagli Emirati Arabi il Dubai chocolate è diventato virale grazie ad un video di TikTok e ora si trova nei supermercati nelle pasticcerie di tutto il mondo. Negli ultimi mesi però, a causa dell’elevata richiesta e le imitazioni delle aziende, ha provocato una carenza di pistacchio e un aumento del suo prezzo del 35% a livello globale. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Il Post.

Ecco il Dubai chocolate, il dolce che sta facendo finire il pistacchio nel mondo

MILANO – Negli ultimi mesi, una tavoletta di cioccolato diventata virale su TikTok ha provocato una carenza di pistacchio e un aumento del suo prezzo a livello globale.

Inventato negli Emirati Arabi Uniti, nel giro di pochi mesi il cosiddetto Dubai chocolate è infatti stato imitato da aziende di dolci e rivenditori in tutto il mondo, che hanno contribuito a soddisfare e alimentare l’improvvisa grande richiesta.

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Cosimo Libardo, membro del Board SCA fa chiarezza sulla nuova partnership con CQI: “Ci stiamo offrendo come ombrello per unire e rafforzare il lavoro di queste due organizzazioni”

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Cosimo Libardo amministratore delefato Carimali Holding
Cosimo Libardo, membro eletto del Board Sca

MILANO – Da Ancona, Cosimo Libardo, eletto nel Board della SCA, Specialty Coffee Association, è il giusto interlocutore per trovare alcune risposte alle tante domande scaturite dalla recentissima sinergia creatasi tra l’offerta formativa di SCA e CQI. Lo scopo dell’accordo? Mettere a disposizione il Coffee Value Assessment (CVA), nuova forma di valutazione, a più Paesi produttori e consumatori, in maniera maggiormente accessibile.

Libardo, partiamo dal primo punto sollevato anche dal coordinatore del chapter Italy Alberto Polojac

Come mai questa operazione è avvenuta, per molti, in maniera repentina, senza una comunicazione preliminare a Q grader e istruttori?

“Da tesoriere e membro del Board SCA ho seguito da vicino l’operazione. Da anni siamo in contatto con il Board CQI. L’attuale CEO del CQI, Michael Sheridan, rispetto ai suoi predecessori ha mostrato una maggiore apertura alla proposta del nostro CEO Yannis Apostolopoulos. Si sta comunque parlando di operazioni piuttosto complesse, che hanno coinvolto e dovuto mettere d’accordo diverse figure a livello board e staff delle rispettive organizzazioni.

Non c’è stata la volontà da parte di nessuno, di attendere deliberatamente l’ultimo momento per la comunicazione di un accordo che, di base, ha solo lo scopo di avviare una partnership coerente con quella che è la missione di due organizzazioni, che avrebbero altrimenti rischiato di diventare concorrenti in tema di Education.

Nella mediazione, in seguito a numerosi incontri svolti nell’arco di due anni, si è dovuto trovare la composizione di diverse posizioni. Un risultato che è avvenuto a ridosso della Fiera annuale SCA, occasione che abbiamo ritenuta ideale per dare l’annuncio. Questo proprio perché era il caso di informare tutta la base dell’accordo ufficializzato.

La verità è che non è stato possibile fornire molti dettagli prima.

È comprensibile come molte persone si siano lasciate prendere dall’emotività di questo primo momento, perdendosi ad esempio alcune delle informazioni che erano già state messe a disposizione sul sito SCA come FAQs.”

Libardo: “Di fondo il tema dell’accordo è stato il seguente”

“SCA ha la sua mission “make coffee better”, attraverso la ricerca scientifica (creazione di standard tra cui il nuovo cupping form del CVA), l’educazione (con il coffee diploma), la comunità (tra Chapter e competizioni) e gli eventi (le manifestazioni in varie aree del mondo).

SCA si propone come trading organization per sostenere la filiera coinvolta nello scambio del caffè migliorandola e rendendola più sostenibile.

In questa strategia, in un settore frazionato e soggetto a tanti fattori geo-politici, ci stiamo offrendo come ombrello per unire e rafforzare il lavoro di varie organizzazioni creando partnership e aree di azione congiunta.

Come parte di questa strategia, abbiamo cercato un accordo con il CQI, che ha la mission “improving the quality of coffee and the lives of those who produce it”, avendo quindi l’innata vocazione di supportare lo sviluppo della qualità del caffè nei Paesi d’origine.

È previsto un accordo per i prossimi 10 anni, raggiunto consensualmente tra i due CEO che hanno gestito un’operazione di grande intelligenza e lungimirante. Nel breve periodo certo, c’è lo shock emotivo, la sorpresa di leggere di questo accordo che tocca l’aspetto economico di alcuni professionisti del settore, che ora si sentono un po’ minacciati nel proprio modello di business.

Ma guardando al futuro prossimo e lontano, l’uso del marchio Q grader sia per Robusta che per Arabica da parte di SCA, porterà a CQI un licensing fee di 250mila dollari ogni anno.

Inoltre, è previsto un finanziamento che la SCA fornisce al CQI, pari al 5% della revenue annua dell’Education SCA, per supportare tutte le attività di sviluppo nei Paesi d’origine. Dopo la chiusura di USAID, il CQI necessitava di un partner strutturale che con continuità fornisse fondi a supporto dei progetti di sviluppo.

Questa suddivisione dei compiti permetterà inoltre di lavorare come sistema sia nei Paesi di origine, sia nei Paesi consumatori: SCA sta già collaborando con molti Paesi produttori di caffè, per l’adozione del CVA come metodo unico di valutazione del valore del caffè ai fini dell’esportazione e del trading.

La FNC (La Federacion Nacional de Cafeteros, l’associazione dei produttori della Colombia), ha già sottoscritto in tal senso un memorandum of understanding con SCA. E non sarà l’unica a farlo, sono già coinvolte numerose altre origini, così come sono in corso le trattative con organizzazioni operanti in diversi Paesi consumatori: basti pensare che anche ACE (Alliance for Cup Excellence – COE) e ICO (International Coffee Organization) hanno già sottoscritto memorandum in tal senso. SCA prevede di coinvolgere un’importante fetta dei Paesi produttori per l’adozione del nuovo sistema di valutazione: puntiamo a far valutare con la nuova metodologia CVA la maggior parte del caffè prodotto, auspicabilmente già nel corso del 2026.

Il CVA diventerà a breve il metodo di valutazione dominante. E questo non per imposizioni dall’alto, ma perché noi stessi come professionisti che hanno usato e creduto per primi nel form SCA del 2004, abbiamo preso coscienza che l’approccio scientifico alla base del CVA lo rende uno strumento migliore e più moderno, più atto a catturare multi dimensionalmente il valore del caffè e a trasferirlo, tracciandolo, fino al consumatore finale.

Quindi è evidente che l’accordo con il CQI fosse ormai necessario: hanno condiviso con SCA che l’unico futuro sostenibile per il settore, era quello. Non avremmo fatto un servizio a nessuno facendoci concorrenza. Lo scopo era e resta quello di rendere la filiera del caffè più sostenibile partendo proprio da chi lo produce. È una partnership: il CQI continuerà a insegnare tutto ciò che riguarda il post harvest processing a origine, mentre SCA promuoverà l’Education.”

Una domanda più tecnica: lo status 501C3 in cui rientra il CQI prevedrebbe un trattamento fiscale simile ad una Onlus, senza scopo di lucro: come è stata possibile quindi questa operazione commerciale?

“L’acquisizione sarebbe stata possibile, anche la SCA è una società non profit, ma esiste la possibilità di effettuare acquisizioni. Tuttavia non avrebbe avuto senso procedere in questi termini. Il CQI nasce come la costola della vecchia SCAA americana. Il CEO del tempo aveva un posto nel Board del CQI: dopodiché questa organizzazione si è separata completamente da SCAA e ha creato un suo percorso indipendente basato sulla valutazione qualitativa del caffè, impattando sulle comunità locali con progetti pregevoli in varie zone dell’Africa, dell’Asia e del Centro-sud America. Era molto attiva con l’aiuto dell’USAID.

Non c’era un rapporto conflittuale, io stesso sono stato un Q Grader e sono stato anche Presidente della SCAE: il rapporto di dialogo c’è sempre stato. Erano due enti complementari.

Ad un certo punto, con il tempo, si sono create delle aree di sovrapposizione, seppur minime perché si è volutamente evitato di offrire la stessa formazione. Quando si è giunti ad una minor disponibilità di fondi è sembrato naturale convergere in questa collaborazione.

L’obiettivo di SCA in questa partnership e poi nei prossimi memorandum of understanding con le varie associazioni è di raggiungere gli operatori del settore su tutta la filiera, aiutandoli a comunicare e comprendere meglio il valore creando un rapporto più diretto con i consumatori. “

Continua Libardo: “Questo nuovo CVA permette di avere informazioni utilissime per comprendere le preferenze di consumo in termini di gusto, sapori e attributi estrinsechi del caffè (certificazioni, processing utilizzato, altitudine, zona di provenienza, varietà…) da parte dei vari consumatori nei tanti Paesi, creando un archivio di big data che poi possono essere condivisi con tutti nel settore.

Il CVA permette di generare dei dati che sono molto più analitici rispetto alla vecchia form e questo porta poi alla condivisione di valutazioni meno viziate dalla soggettività di chi assaggia. Cerchiamo di oggettivizzare informazioni che poi diventano intelligence importanti per gli addetti ai lavori.

È anche per questo che le associazioni dei produttori sono molto interessate al CVA, perché hanno finalmente modo di comprendere quali sono i mercati disposti a pagare di più per le caratteristiche dei caffè che effettivamente producono.

Il vecchio sistema avvantaggia implicitamente chi acquista, rispetto a chi vende. Questo ha creato nel tempo un problema di sostenibilità che si è manifestato a pieno quando all’aumento della domanda è diminuita l’offerta di caffè verde: per incentivare a investire su questa materia prima, bisogna dare ai farmers una prospettiva che sia sostenibile.

Il CQI condivide con SCA questo orizzonte. Ed è stata la comprensione del nostro ruolo congiunto, della potenza di questa collaborazione, nella visione dei due amministratori delegati, che ha guidato questa transizione.”

Come verranno gestite le transizioni tra vecchio e nuovo sistema in modo da salvaguardare la professionalità acquisita dagli operatori certificati?

Libardo: “Provo a fare una sintesi su un tema che appare complesso: dal primo ottobre entrerà in vigore l’Evolved Q.

Fino ad allora, tutti i corsi che sono già stati fissati in precedenza rimangono in essere. Chi è già certificato come Q Grader rimane in vigore fino al termine naturale previsto precedentemente all’accordo con SCA. Gli instructor e assistenti che volessero mantenere il loro status anche per il nuovo Evolved Q, così come i Q grader, dovranno integrare la loro certificazione con la frequentazione di un corso di due giornate, il CVA for cuppers, per aggiornarsi sulla nuova metodologia dovranno essere certificati sul nuovo sistema, entro il 31 dicembre 2025.

Anche gli AST che hanno completato il Sensory professional di SCA e quindi gli AST sensory certificati all’ultimo livello, completando il CVA for cuppers, potranno diventare Evolved Q Instructors. Quindi si prevede che il numero di Q instructors crescerà notevolmente.

Cambierà inoltre il sistema di licenza e i fee che SCA stabilirà per frequentare questi corsi. I fee SCA saranno indicizzati – pubblicati entro giugno, penso – al reddito medio di ciascuna zona, come riportato dall’IMF (International Monetary Found).

Ciò dovrebbe abbassare notevolmente il costo dell’Evolved Q per gli studenti, sicuramente in misura notevole rispetto a quello che pochi possono permettersi di pagare oggi, rendendo sicuramente più abbordabile la certificazione Evolved Q anche agli studenti di tutte le zone a basso reddito del mondo. Stiamo puntando a rendere maggiormente accessibile questo corso per non avere soltanto un’élite di istruttori e studenti. Lo scopo è quello di creare un linguaggio comune, disponibile anche nei Paesi produttori.

Ci saranno inoltre molti più corsi da seguire.

Non avremo una licenza unica per tutto il mondo, ma saranno su base regionale: a seconda di dove si insegna il fee cambia, e si potrà insegnare solo nelle zone per cui si ha la licenza. Così da promuovere la creazione di solide comunità locali che crescano nella conoscenza sia come istruttori sia come studenti.

Contare in Africa prevalentemente su istruttori che arrivano dall’Europa, Asia o Stati Uniti perché sono gli unici ad essersi potuti permettere l’acquisizione di quella competenza, pareva non avere più molto senso.

Così anche in Centro e Sud America: avere istruttori con licenze locali è una forma di empowerment.“

Sono previste iniziative per garantire la continuità operativa a produttori e trader che hanno costruito relazioni commerciali basate sulle attuali certificazioni?

“Il prezzo viene determinato tra chi acquista e chi vende. SCA è una non profit e tutte le operazioni di determinazione del prezzo sarebbero contro la legge Antitrust americana. Se il compratore e il venditore sono d’accordo su una metodologia comune, sono liberi di utilizzare quella preferita e sicuramente liberi da alcuna influenza da parte di SCA: il CVA è solo uno strumento per la misura del valore, non possiamo né vogliamo mettere in atto iniziative in questo senso. Creiamo degli standard, ma poi la compravendita riguarda le due parti coinvolte.”

È prevista, come per gli attuali Q grader, una calibrazione/test ogni tot tempo (nel Q grader ora è di 3 anni) oppure il titolo di Evolved Q grader è “per sempre”

“Innanzitutto chiariamo che il form CVA verrà adattato per potere analizzare sia Arabica che Robusta.

Sulla ri-calibrazione ancora non conosco i dettagli del programma, che verranno annunciati sicuramente nei prossimi mesi. Non è un dettaglio che conosco in questo momento. Un altro chiarimento: il corso per essere certificati Q grader resta sempre della durata di 6 giorni, mantenendo lo stesso rigore e livello di difficoltà.”

Libardo, avete considerato il rischio che molti Q Grader consolidati scelgano di continuare a utilizzare il sistema basato sul Cupping Protocol, ignorando di fatto la transizione verso il Coffee Value Assessment?

Non forziamo nessuno a seguire le nostre direttive. È chiaro che, nel momento in cui numerose associazioni di Paesi produttori e consumatori lo utilizzeranno, diventerà anacronistico continuare ad appoggiarsi ad un form obsoleto.

Un sistema che è stato creato nel 2004 da SCAA, quindi di proprietà intellettuale di SCA e che poi è stato adottato nel Q Arabica course, da un gruppo di esperti sulla base dell’esperienza empirica del cupping. Il CVA si fonda invece su una ricerca di anni, condotta tra WCR (World Coffee Research) e l’università UC Davis, che hanno sviluppato su base scientifica, il sensory lexicon e utilizzando il metodo scientifico alla base dell’analisi sensoriale (che si articola in discriminativa, descrittiva, affettiva). Il CVA si compone di quattro form: quella fisica, la descrittiva, l’affettiva e l’estrinsica.

Questi aspetti, nel vecchio sistema erano mescolati nella stessa form: il punteggio era il risultato di valutazioni discriminative, descrittive e affettive mescolate fra loro, ora non più. Utilizzando la form descrittiva si annota quello che è presente o no nell’assaggio, senza esprimere apprezzamento o meno rispetto a quanto riscontrato. Nella form affettiva invece si possono invece esprimere preferenze rispetto agli aspetti del caffè analizzato.

Chiaramente le preferenze sono soggettive e sono influenzate da fattori culturali e dall’appartenenza a diverse geografie.

Un cupper coreano che esprime un giudizio di piacevolezza o meno, rispetto ad alcune caratteristiche del caffè assaggiato, dà informazioni utili rispetto alle preferenze del mercato coreano, che aiutano i produttori ad orientarsi per investire in una direzione piuttosto che in un’altra. La determinazione di valore del prodotto diventa più analitica, senza essere monodimensionale.

Il punto è che oggi, se vogliamo rendere sostenibile il nostro settore, dobbiamo utilizzare strumenti moderni che forniscono informazioni fruibili. Il nostro primo impegno è puntare a portare coloro che si sono certificati in precedenza verso il nuovo sistema, nella maniera meno traumatica possibile. Includendo tutti.”

Da Coffee Culture, NKG Bero Italia, cupping session gratuita di specialty con Nordic Approach a Genova, 06/05, Deborah Righeschi: “Non perdete questa opportunità”

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nkg coffee culture
L'aula di formazione (immagine concessa)

GENOVA – Nel mondo dello specialty coffee, ci sono occasioni che non si possono perdere. Il prossimo 6 maggio, gli amanti del caffè avranno l’opportunità di partecipare a una cupping session gratuita davvero speciale, nata dalla collaborazione tra Coffee Culture di Genova, (il nuovo centro di divulgazione culturale sul caffè di NKG Bero Italia) e Nordic Approach, rinomati e specializzati nella selezione di caffè verdi di alta qualità a livello mondiale.

Abbiamo intervistato Deborah Righeschi per scoprire di più su questo evento imperdibile.

Il 6 maggio sarà una giornata straordinaria per gli appassionati di caffè. Ci può raccontare cosa succederà durante questa cupping session?

“Sarà una giornata interamente dedicata all’assaggio di caffè specialty selezionati da noi in collaborazione con Nordic Approach. Avremo quattro sessioni dedicate a cinque origini diverse: Etiopia, Kenya, Honduras, El Salvador e Colombia.

Ogni sessione permetterà di assaporare i profili sensoriali più rappresentativi e sorprendenti di questi Paesi. È un’occasione unica per confrontarsi direttamente con la qualità e la varietà del caffè, completamente gratuita. Gli assaggi verteranno, inoltre, su qualità che sono già importate in Europa e disponibili a magazzino”.

In che modo il coinvolgimento di Nordic Approach rende questa cupping session così speciale?

“Nordic Approach è sinonimo di qualità, tracciabilità e selezione rigorosa. Ogni caffè che porteremo è stato scelto per rappresentare il meglio delle singole origini, con attenzione al terroir, alle varietà botaniche e ai metodi di lavorazione. È come fare un viaggio sensoriale attraverso le montagne dell’Etiopia o le alture della Colombia, senza muoversi dalla sala cupping.

Ogni sessione sarà guidata da Nordic Approach con Deborah Righeschi che accompagneranno i partecipanti passo dopo passo, spiegando come avvicinarsi alla tazza, cosa cercare e come riconoscere aromi, acidità e corposità, spiegando i vari caffè e le storie che raccontano ciascuno di essi”.

Che tipo di esperienza ci si può aspettare? È adatta anche a chi non parla inglese?

“L’evento è pensato per essere accessibile a tutti. Affronteremo una full immersion di quattro sessioni di cupping, due al mattino e due al pomeriggio, e ogni prova sarà spiegata prima in inglese e poi in italiano per chi avesse problemi con la lingua”.

E per chi volesse approfondire ancora di più?

“Il giorno 7 maggio organizziamo un workshop sui difetti del caffè crudo, un corso a pagamento pensato per chi desidera affinare le proprie competenze professionali. Analizzeremo i difetti più comuni e non del caffè verde arabica e robusta e come riconoscerli attraverso le scale di valutazione in uso nei contratti internazionali. È una giornata formativa intensiva, ideale per chi lavora con il caffè verde o nella selezione qualità”.

Il corso formativo (immagine concessa)

Per chi invece si sta avvicinando al mondo del caffè, avete qualcosa in programma?

“Il 9 maggio proponiamo il corso Coffee Lovers, pensato per tutti gli appassionati di caffè. Dalla pianta alla tazza, parleremo di origini, lavorazioni, tostatura e tecniche di preparazione. È il modo perfetto per iniziare un viaggio nel mondo del caffè partendo dalla piantagione e scoprendo passo passo cosa si cela dietro a una semplice tazzina di caffè”.

Un’ultima domanda: cosa direbbe a chi sta pensando se partecipare o meno alla cupping session del 6 maggio?

Direi: non perdete questa opportunità. È raro avere accesso a una selezione così curata di caffè, gratuitamente, con la possibilità di assaggiare e confrontarsi con esperti del settore. È un’occasione per allenare i sensi, scoprire nuovi aromi e magari innamorarsi di un’origine che non si conosceva. Portate il vostro palato e tanta curiosità! Vi aspettiamo al Coffee Culture!”

  •  6 maggio – Cupping Session gratuita con Nordic Approach
  •  7 maggio – Workshop sui difetti del caffè crudo
  •  9 maggio – Corso Coffee Lovers, per scoprire il mondo del caffè con occhi nuovi

Mercati: secondo gli analisti i futures del caffè arabica potrebbero volare a 5 dollari

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MILANO – L’incertezza che regna sovrana sul fronte dei fondamentali generali e specifici imprime forte volatilità ai mercati del caffè, che hanno registrato, la settimana scorsa, alti e bassi marcati, per chiudere, alla fine, al di sotto dell’ottava precedente. Già venerdì 25 aprile, il contratto principale di New York (luglio) aveva superato, in corso di contrattazione, la soglia psicologica dei 4 dollari/libbra (intraday a 410,50 centesimi), per perdere poi quota e chiudere a 399,85 centesimi.

Lunedì, il contratto è tornato nuovamente in area 4 dollari e, questa volta, per rimanerci, terminando la giornata a 410,05 centesimi, massimo, per la scadenza principale, dal 19 febbraio scorso.

Un range piuttosto ampio ha caratterizzato la seduta di martedì 29 aprile: il benchmark è oscillato tra un minimo di 396,70 e un massimo di 418,90 centesimi, per concludere la giornata in ribasso del 2,5% a 399,80.

Margini più ristretti nella giornata di mercoledì 30 aprile, che si è conclusa in lieve rialzo nuovamente sopra i 4 dollari, a 400,75 centesimi.

Nuovi forti ribassi nella seduta di giovedì 1° maggio. Il contratto principale ha aperto la giornata a 399,05 centesimi e si è mantenuto costantemente al di sotto dei 400 centesimi perdendo alla fine 1.610 punti (-4%) e chiudendo a 384,65 centesimi.

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