mercoledì 10 Settembre 2025
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Il Gran Caffè Gambrinus di Montecatini si rinnova e passa ai gestori del Bluewater group

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Il logo del Gran Caffè Gambrinus di Montecatini

Lo storico Gran Caffè Gambrinus di Montecatini si rinnova con la festa di inaugurazione per il passaggio ai gestori del Bluewater group. L’obiettivo è rendere il locale un nuovo punto di riferimento per la città. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale La Nazione.

Il rinnovo del Gran Caffè Gambrinus di Montecatini

MONTECATINI TERME (Pistoia) – La città ritrova un pezzo della sua storia. Il Salotto degli Artisti, lo storico Gran Caffè Gambrinus di Montecatini, in viale Verdi, fondato nel 1913, è tornato a nuova vita con lo scopo di salvaguardare, promuovere e recuperare la sua storia e il suo vissuto.

L’obiettivo è rendere nuovamente il Gambrinus un punto di riferimento per la città e non solo, un luogo di socialità e di incontro, costantemente animato da un’offerta culturale e artistica continuativa. I nuovi gestori sono molto contenti di questa avventura.

“Entrare nei locali del Gambrinus – spiegano i gestori a La Nazione – è un viaggio a ritroso nella memoria storica del luogo, dove, dagli inizi del secolo scorso, si sono dati appuntamento tra i maggiori artisti e protagonisti della vita culturale, artistica e anche della dolce vita del nostro paese. Un posto dove si respira la storia. Il nostro sforzo è far tornare il Gambrinus a essere quello che è stato, uno dei maggiori centri culturali non solo di Montecatini ma dell’intera regione, la rinascita di un’icona, un luogo che appartiene alla memoria di questa città. Un’eredità importante, ce la metteremo tutta”.

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Pagamenti digitali, Fipe: “Ridurre il costo delle commissioni e azzerare quelle sui micropagamenti”

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Fipe sui pagamenti digitali (immagine concessa)

ROMA – In merito all’indagine diffusa da Banca d’Italia sul costo sociale dei pagamenti in Italia, Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana pubblici esercizi, mette l’accento su alcune questioni di particolare rilievo. La prima è che il costo complessivo degli scambi monetari risulta in leggero calo grazie alla crescita dei pagamenti elettronici, la cui quota sul totale delle operazioni di pagamento (circa 26 miliardi di transazioni) è arrivata oramai al 38,4%.

La seconda è che l’Italia, quanto a numero e valore medio delle transazioni con moneta elettronica, è ancora lontana dagli standard europei dove il primo è maggiore e il secondo inferiore.

La terza è che per gli esercenti il costo unitario di una transazione in contante (0,23 euro) rimane inferiore a quello delle carte di pagamento (0,28 euro).

A queste evidenze si aggiunge inoltre un elemento che desta particolare preoccupazione nel mondo degli esercenti, ovvero la progressiva riduzione dell’uso delle carte di debito (pagobancomat), che hanno costi significativamente più contenuti rispetto alle carte di credito.

Aldo Mario Cursano, vice presidente vicario di Fipe-Confcommercio:  “I risultati emersi dall’indagine di Bankitalia evidenziano come sia necessario proseguire sulla strada della crescente riduzione dei costi delle transazioni fino ad azzerare quelli sui micropagamenti, che penalizzano pesantemente le imprese, in particolar modo quelle di piccole dimensioni”.

Aldo Mario Cursano aggiunge: “Si tratta di un’azione che potrà far bene anche alla diffusione dei pagamenti digitali perchè il maggior numero di transazioni che le persone fanno ogni giorno riguardano proprio le piccole spese. Tuttavia ciò di cui si avverte il bisogno è di avere una maggiore trasparenza e comparabilità dei costi per consentire alle imprese, soprattutto alle più piccole, di scegliere più facilmente e con consapevolezza”.

Dal 1999 all’Università del caffè, Moreno Faina: “Fin qui sono stati formati oltre 366.000 specialisti”

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Moreno Faina, Presidente dell'Università del caffè Illy Maestri dell’Espresso junior
Moreno Faina, direttore dell'Università del caffè Illy

TRIESTE – L’Università del Caffè di illycaffè ha superato la prova del tempo, con 25 anni alle spalle di servizio a tutti coloro che sono spinti dal desiderio di formarsi e sviluppare competenze sulla filiera del chicco. Cosa c’è dietro un lavoro che riempie ancora oggi questi banchi di scuola e consegna al mercato i nuovi operatori del domani? La risposta arriva dal Direttore, Moreno Faina.

25 anni di Università del Caffè: partiamo proprio dal concetto di Università, che è particolare rispetto alle tante Scuole di formazione o Academy che poi sono nate di recente

“L’Università del Caffè nasce in illycaffè nel 1999 con la vocazione di sostenere la crescita e il miglioramento dell’intera filiera del caffè attraverso la formazione, la ricerca e la divulgazione della cultura del caffè sostenibile e di qualità. Questo patrimonio di esperienza e competenza è stato tradotto in progetti e attività didattiche e culturali che hanno elevato gli standard di riferimento, ponendo nuove sfide all’intero mercato del caffè.

In questi anni, l’impegno nel rispondere alle necessità dei diversi attori coinvolti lungo la filiera del caffè ha trovato, nella condivisione e nella divulgazione della conoscenza, un fattore cruciale per competere.

Questa attitudine verso il mercato ha posto al centro la creazione di valore nel tempo, attraverso la sostenibilità e la trasparenza, ed ha allargato gli ambiti di intervento, dal rapporto diretto con i professionisti dell’ospitalità al supporto di conoscenza e sensoriale per il consumatore finale fino alla condivisione delle migliori e più sostenibili pratiche agronomiche con i produttori di caffè.”

Quanti professionisti formati fin qui e quanti dall’Italia?

“L’Università del Caffè, attraverso le sue attività didattiche, di ricerca e di pubblicazione, contribuisce al miglioramento continuo della qualità del caffè in tutti i suoi aspetti: nei processi produttivi, nella preparazione delle bevande e nei servizi al cliente finale.

Dal 1999 a oggi, sono state formate oltre 366.000 persone, professionisti e consumatori, tra queste, più di 13.000 produttori di caffè, quasi la totalità dei nostri fornitori di caffè verde. Solamente nel 2024 sono state formate 18.200 professionisti e consumatori dei quali 6.700 in Italia.

I docenti delle 24 sedi UdC (compresa la sede di Trieste) seguono un percorso di accreditamento (che deve essere confermato annualmente) certificato da ACS (Assurance and Certification Solutions) all’interno di uno schema di certificazione. L’obiettivo è uscire dalla propria autoreferenzialità nel dare evidenza del proprio Know How e delle proprie competenze, attraverso la garanzia di un ente terzo.

Perché ancora oggi funziona questo vostra proposta formativa?

“La base di una proposta formativa vincente e contemporanea sta nella convinzione che la conoscenza rappresenti un investimento necessario per innalzare il valore economico, sociale e culturale del mercato del caffè e dei suoi protagonisti. Solamente una cultura diffusa della qualità può garantire una crescita sana e virtuosa, e in quanto tale, sostenibile.

La proposta formativa, diversificata per livelli di approfondimento, competenza ed esperienza pregressa, è dedicata ai produttori di caffè direttamente nelle piantagioni, al fine di produrre un caffè di qualità superiore sviluppando le migliori pratiche agronomiche; ai baristi ed ai professionisti dell’ospitalità, per soddisfare pienamente i propri clienti offrendo loro un’eccellente prodotto, la conoscenza della sostenibilità della filiera e una completa esperienza sensoriale; ai consumatori, agli amanti del caffè per consentire loro di conoscere questo straordinario prodotto da una nuova prospettiva e renderlo una meravigliosa scoperta culturale e sensoriale.”

Avete modificato la struttura dei vostri corsi in base alle esigenze degli iscritti? In che modo?

“La struttura dei corsi proposti dall’Università del Caffè sia in Italia che con il network delle filiali all’estero ha negli anni progressivamente ampliato e aggiornato l’offerta formativa.

Il costante monitoraggio della filiera del caffè, delle ricerche, delle analisi e dei test tecnici e sensoriali e l’attenzione alle esigenze di professioni e consumatori, ci ha consentito di aggiornare l’albero della conoscenza alla base della costruzione dei nostri contenuti didattici ed ovviamente con la didattica dei corsi.

Nel tempo si sono aggiunti ai corsi di formazione tecnica sulla preparazione del caffè, tematiche che valorizzano la gestione dell’ambiente nel rapporto con le persone, i collaboratori, i clienti, la sostenibilità e la sensorialità.”

Chi sono gli iscritti generalmente?

“Direi un panorama internazionale molto vasto, dai professionisti dell’ospitalità agli amanti del caffè, dai giornalisti al personale e studenti delle istituzioni pubbliche o private.”

Cosa c’è nei prossimi 25 anni di Università del Caffè?

“Il progetto Università del Caffè è costantemente in evoluzione fin dalla sua nascita, nel 1999; il lavoro di squadra è sempre stato un elemento chiaro, distintivo, ricercato e vincente.

Nei primi 25 anni ho visto questi concetti trasformarsi da teorici a pratici e ci hanno fatto acquisire autorevolezza nella diffusione della conoscenza nel mondo del caffè di qualità, grazie alle costanti interazioni con partner, colleghi, clienti, coltivatori di caffè in tutto il mondo.

Tutto questo è gratificante per il team ed il network UdC che lo ha reso possibile. La prospettiva stimolante ovviamente è legata al futuro di questo progetto e agli obiettivi da raggiungere: Università del Caffè lavorerà per risultati ancora più ambiziosi, condividendo la conoscenza del caffè, i benefici del suo consumo, i vantaggi dell’agricoltura rigenerativa e ponendo la sostenibilità al centro della sua attenzione.

Università del Caffè crea, allena e fa crescere un vivaio di talenti, che diventano protagonisti o docenti all’interno del team per poi accompagnarli in un percorso di crescita personale e professionale.”

Bialetti: perfezionato il cambio di controllo della società che ora è passata in mano ala milanese NUO

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La sede di Bialetti (immagine concessa)

COCCAGLIO (Brescia) – Il consiglio di amministrazione di Bialetti Industrie S.p.A., (“Bialetti” o la “Società”), entrato in carica in data 28 maggio 2025, è stato informato che Octagon BidCo S.p.A. ha acquisito il controllo di Bialetti. L’Offerente è un veicolo appartenente al gruppo di società di partecipazioni NUO (“NUO”) nato nel 2016 a Milano, che, grazie a capitali privati di famiglie imprenditoriali internazionali, investe in aziende simbolo del made in Italy del settore dei beni di consumo, per supportarne i processi di crescita internazionale (ne abbiamo parlato qui).

Nel dettaglio, l’Offerente ha perfezionato l’acquisto di una partecipazione complessiva in Bialetti pari al 78,567% del capitale sociale di Bialetti e al 78,650% dei relativi diritti di voto (al netto delle azioni proprie), pari a complessive n. 121.607.985 azioni ordinarie di Bialetti, in esecuzione di due contratti di compravendita di azioni detenute rispettivamente da Bialetti Investimenti
S.p.A. e Bialetti Holding S.r.l. (le “Società FR”) e da Sculptor Ristretto Investment S.à r.l. – sottoscritti e comunicati al mercato in data 16 aprile 2025.

Moka Bialetti (immagine concessa)

Per effetto del perfezionamento dell’Operazione, in data odierna:

– i Consiglieri Francesco Ranzoni, Marco Ghiringhelli e Amelia Mazzucchi hanno rassegnato le proprie dimissioni con effetto a decorrere dalla data odierna e, conseguentemente, il Consiglio di Amministrazione della Società, riunitosi in data odierna, ha deliberato la nomina per cooptazione di 3 nuovi Consiglieri, nelle persone di: Giuseppe Morici (che ha assunto la carica di Presidente), Rocco Sabelli e Francesca Di Pasquantonio;

– il Sindaco effettivo Andrea Cioccarelli ha rassegnato le proprie dimissioni con effetto a decorrere dalla data odierna. Conseguentemente, il sindaco supplente Diego De Francesco è subentrato al sindaco dimissionario.

Alla luce di quanto precede:

– il Consiglio di Amministrazione in carica alla data odierna è composto da Giuseppe Morici (Presidente), Egidio Cozzi (Amministratore Delegato), Paola Petrone (Consigliere indipendente), Simonetta Ciocchi, (Consigliere indipendente), Francesca Di Pasquantonio (Consigliere indipendente), Tommaso Paoli (Consigliere non esecutivo) e Rocco Sabelli (Consigliere non esecutivo); mentre,

– il Collegio Sindacale in essere alla data odierna è composto da Carlo Delladio (Presidente), Diego De Francesco e Barbara Mantovani.

Si precisa che per quanto noto alla Società, i Consiglieri Giuseppe Morici (Presidente), Rocco Sabelli e Francesca di Pasquantonio e il Sindaco Diego De Francesco non detengono azioni Bialetti.

Una sintesi del curriculum vitae dei Consiglieri Giuseppe Morici, Rocco Sabelli e Francesca di Pasquantonio sarà messa a disposizione per la consultazione sul sito internet della Società.

Il consigliere Tommaso Paoli, ceo di NUO, con riguardo al perfezionamento della Compravendita, ha dichiarato: “un’operazione che pone nuovi obiettivi di crescita per un marchio storico che manterrà la sua forte identità culturale italiana. NUO, dal 2016, è partner di aziende made in Italy indipendenti che oggi possono contare su modelli organizzativi e gestionali più aperti ai mercati internazionali.

Tra il 2016 e il 2025 NUO, per il tramite delle proprie società di partecipazioni, ha investito circa mezzo miliardo di euro in società italiane che hanno mantenuto indipendenza e identità, quali, oltre a Bialetti Industrie S.p.A., Slowear S.p.A., Bending Spoons S.p.A., Venchi S.p.A., Ludovico Martelli S.p.A. (Marvis e Proraso), Montura S.r.l., Andriani S.p.A. (Felicia), Osit Impresa S.p.A. (Subdued), Calzaturificio Scarpa S.p.A. (Scarpa) e Sacs Tecnorib S.p.A. ”.

Il Consigliere Egidio Cozzi, confermato nella carica di Amministratore Delegato di Bialetti, ha dichiarato: “Siamo lieti di iniziare questo nuovo percorso con NUO, un partner che condivide la nostra visione e il desiderio di valorizzare una realtà industriale fortemente legata alla cultura e all’eccellenza italiana. Un passo importante per crescere nel rispetto della nostra identità e con lo sguardo rivolto al futuro.”

Conseguentemente all’avvenuto perfezionamento dell’Operazione, ai sensi dell’art. 106 del D. Lgs. 24 febbraio 1998, n. 58 (il “TUF”), Octagon BidCo promuoverà un’offerta pubblica di acquisto obbligatoria totalitaria sulle restanti azioni Bialetti, con esclusione delle azioni proprie detenute in portafoglio dalla Società, a un prezzo pari a Euro 0,467 per ciascuna azione Bialetti (il “Corrispettivo”), finalizzata alla revoca delle azioni della Società dalla quotazione sull’Euronext Milan (l’“Offerta” o l’“OPA”).

Si rammenta che, rispetto al corrispettivo complessivo della compravendita oggetto del Contratto FR (Euro 47.334.000), una porzione pari ad Euro 18.000.000 è stata finanziata dalle Società FR all’Offerente tramite differimento del relativo pagamento.

Il Corrispettivo coincide con il prezzo unitario pagato dall’Offerente per l’acquisto della partecipazione nel contesto del Contratto FR, calcolato attribuendo al Prezzo Differito un valore attualizzato pari ad Euro 13.300.000 (rispetto ad un valore facciale pari ad Euro 18.000.000) in base all’applicazione del principio contabile del fair value di cui all’IFRS 13 che consente l’attualizzazione dei flussi attesi con un tasso coerente con il rischio effettivo.

Al riguardo, l’Offerente si è avvalso del supporto del professor Enrico Cotta Ramusino quale esperto indipendente il quale ha rilasciato apposito parere in cui ha ritenuto che si può attribuire al Prezzo Differito un fair value che sicuramente è inferiore al valore nominale e non superiore agli Euro 13.300.000 stimati dall’Offerente.

L’Offerente e le persone che agiscono di concerto con lo stesso renderanno noto l’annuncio dell’Offerta che consegue al perfezionamento dell’Operazione mediante separato comunicato che sarà pubblicato nelle forme e nei tempi previsti dall’art. 102 del TUF.

In aggiunta, facendo seguito a quanto comunicato al mercato in data 16 aprile 2025, si rammenta che la Compravendita si inserisce nell’ambito di una più ampia operazione legata al rifinanziamento dell’indebitamento di Bialetti oggetto dell’accordo di ristrutturazione del debito ex articolo 182-bis l. fall. datato 19 luglio 2021 (l’“Accordo di Ristrutturazione”) finalizzata a promuovere la crescita e lo sviluppo di Bialetti e delle società del gruppo facente capo alla stessa (il “Gruppo”).

Al fine di consentire il rifinanziamento in oggetto, in data odierna sono stati effettuati i necessari apporti di equity a favore di Bialetti ed è stata sottoscritta la necessaria documentazione contrattuale con le relative banche finanziatrici e, conseguentemente, è avvenuta l’erogazione della relativa provvista mediante:

• un finanziamento junior, di importo massimo pari ad Euro 30 milioni, concesso da parte di illimity Bank S.p.A. (“illimity”) e AMCO Asset Management Company S.p.A. (“AMCO”) – queste ultime già parte dell’Accordo di Ristrutturazione – in favore di Octagon HoldCo S.p.A., società che detiene l’intero capitale sociale dell’Offerente (“HoldCo”), erogato mediante compensazione con una porzione di pari importo dell’indebitamento esistente di Bialetti nei confronti di illimity e AMCO, previo accollo da parte di Octagon BidCo e, poi, di HoldCo, e con liberazione di Bialetti e dell’Offerente da parte di illimity e AMCO (l’“Accollo”); e

• un finanziamento senior, di importo massimo complessivo pari ad Euro 50 milioni (di cui circa 40 milioni destinati al rifinanziamento dell’indebitamento esistente di Bialetti), concesso in favore di Bialetti da parte di un pool di istituzioni finanziarie guidate da Banco BPM S.p.A., in qualità di banca agente, mandated lead arranger e banca finanziatrice, nonché BPER Banca S.p.A., Banca Ifis S.p.A. e Cherry Bank S.p.A. in qualità di mandated lead arranger e banche finanziatrici; nonché

• apporti di equity, anche per il tramite dell’accollo sopra menzionato, da parte di HoldCo per almeno complessivi Euro 49,5 milioni, per effetto dei quali è intervenuta una riduzione significativa dell’indebitamento esistente del Gruppo.

L’operazione di rifinanziamento ha comportato, fra l’altro, anche il rimborso integrale dei prestiti obbligazionari emessi da Bialetti nell’ambito dell’Accordo di Ristrutturazione e integralmente sottoscritti da illimity e Sculptor Ristretto Investment S.à r.l.
Contestualmente alla sottoscrizione della documentazione contrattuale relativa al contratto di finanziamento junior, illimity e AMCO hanno sottoscritto strumenti finanziari partecipativi “catch-up”, emessi da HoldCo, ai sensi dei quali è stato loro attribuito, fra l’altro, il diritto di nominare un membro indipendente del consiglio di amministrazione di HoldCo.

Si precisa inoltre che, nell’ambito del complessivo rifinanziamento dell’indebitamento oggetto dell’Accordo di Ristrutturazione, in data odierna:

a) Octagon BidCo, in qualità di acquirente, e Moka Bean S.r.l., in qualità di venditore, hanno dato esecuzione al contratto di compravendita sottoscritto in data 16 aprile 2025, avente ad oggetto gli strumenti finanziari partecipativi di equity emessi da Bialetti in favore di quest’ultima, e

b) Octagon BidCo, in qualità di acquirente, e illimity e AMCO, in qualità di venditori, hanno sottoscritto e perfezionato un contratto di compravendita avente ad oggetto gli strumenti finanziari partecipativi di equity emessi da Bialetti in favore dei predetti soggetti nell’ambito dell’Accordo di Ristrutturazione.

A seguito dell’acquisto di tali strumenti finanziari partecipativi, Octagon BidCo ha apportato a patrimonio della Società l’intero importo dei crediti da pagamento dei proventi dovuti ai sensi dei diritti patrimoniali attribuiti agli stessi, divenuti esigibili per effetto della cessione di Bialetti.

Per effetto delle operazioni sopra descritte l’indebitamento consolidato esistente del Gruppo è passato da Euro 98,6 milioni circa alla data del 31 maggio 2025, a Euro 44,1 milioni circa alla data odierna.

Alla luce di quanto precede, in data odierna, è divenuto efficace l’accordo di risoluzione dell’Accordo di Ristrutturazione (l’“Accordo di Risoluzione”) ai sensi del quale l’Accordo di Ristrutturazione è da considerarsi integralmente adempiuto e quindi sciolto per mutuo consenso, con conseguente cessazione immediata dei suoi effetti.

Da ultimo si segnala che l’Accollo e l’Accordo di Risoluzione costituiscono operazioni con parti correlate di maggiore rilevanza per le quali sarà pubblicato, nei termini di legge, il documento informativo di cui all’art. 5 del regolamento Consob n. 17221/2010.

La scheda sintetica di Bialetti Industrie

Bialetti Industrie S.p.A. è una realtà industriale leader in Italia e tra i principali operatori nei mercati internazionali, cui oggi fa capo il marchio di lunga tradizione e assoluta notorietà come Bialetti. La Società opera nella produzione e commercializzazione di prodotti rivolti all’houseware e, in particolare, con il marchio Bialetti nel mercato di prodotti per la preparazione del caffè come caffettiere tradizionali, caffettiere elettriche e macchine elettriche per il caffè espresso oltre che moltissime referenze di caffè, tutte prodotte nella propria torrefazione di Coccaglio.

Bialetti è un’icona del “gusto italiano” nel mondo, espressione di creatività e design che unisce qualità, sicurezza e innovazione tecnologica. La Società nello svolgimento della propria attività è impegnata in una costante ricerca dell’eccellenza, adottando allo stesso tempo una strategia che consideri le responsabilità sociali e ambientali dell’impresa.

Giuseppe Lavazza a Le Figaro: “La crisi ci ha costretto a cambiare: più valore e meno volume, margini compressi limitando i rincari”

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Giuseppe Lavazza comitato
Giuseppe Lavazza (foto concessa)

MILANO – La bufera non è ancora passata, ma l’orizzonte comincia a rasserenarsi e, dopo tre anni di rincari senza precedenti, i prezzi appaiono infine destinati a scendere, a partire dal prossimo anno: così Giuseppe Lavazza – presidente dell’omonimo gruppo di famiglia e del Comitato italiano del caffè – in recenti dichiarazioni ai media francesi.

“Nonostante un inizio di 2025 ancora molto incerto, riteniamo che il 2026 sarà più tranquillo e che i corsi del caffè risulteranno meno volatili” ha dichiarato Lavazza.

Mentre stanno entrando nel vivo le operazioni del raccolto di quest’anno (2025/26), Lavazza guarda sin d’ora al prossimo raccolto (2026/27), che potrebbe segnare una forte ripresa produttiva degli arabica, se la cintura del caffè supererà indenne il prossimo inverno.

“Ci aspettiamo un raccolto enorme, che contribuirà a un migliore equilibrio tra offerta e domanda. Speriamo che ciò contribuisca a gettare acqua sul fuoco” ha aggiunto Giuseppe Lavazza, in un’intervista al prestigioso quotidiano Le Figaro

I prezzi del caffè verde sono drammaticamente aumentati negli ultimi anni. E il conto è stato salatissimo anche per Lavazza, che ha visto lievitare i costi per l’acquisizione della materia prima da 600 milioni di euro, nel 2019, a 1,6 miliardi nel 2024.

Il gruppo ha fatto fronte a questa situazione cercando di comprimere i margini e limitando i rincari.

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“Il caffè in Italia fa schifo”, la recensione: oltre il titolo Valentina Palange parla al consumatore finale

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Il caffè in Italia fa schifo
Il titolo dai toni forti @lucarinaldi

MILANO – “Il caffè in Italia fa schifo“, firmato da Valentina Palange (sui social Specialty Pal) e pubblicato da Giacovelli Edizioni, ormai è stato presentato al pubblico di addetti ai lavori e appassionati: c’è chi lo ama e chi lo odia, ma anche in questo secondo caso, lo si vuole leggere per capire quanto questo titolo sia un insulto e quanto una provocazione.

Basta aprire il libro, per svelare il mistero: il caffè in Italia fa schifo (?)

16 capitoli a portata di occhi, che esplorano tanti temi e parlano direttamente al consumatore finale: una bella ventata d’aria fresca rispetto a molti manuali di cultura che si rivolgono più che altro agli addetti ai lavori. Qua si parla di origini, cupping, di estrazioni alternative (e anche di quelle tradizionali come la cara Moka, che però va riscoperta e trattata con le giuste premure).

Non si trascura neppure il tema salute, approfondito in modo da sfatare diverse leggende attorno al consumo di caffè, con una parentesi dedicata proprio al decaffeinato di cui molti hanno un’idea fallace. Spunta anche il decerato, che non tutti conoscono ma che è molto apprezzato da chi ha lo stomaco più facilmente irritabile.

E siccome “Il caffè in Italia fa schifo”, è un libro che vuole far riflettere senza fare sconti…

Molto interessante anche il capitolo 9, concentrato sulla figura del barista e soprattutto sul sistema dei finanziamenti, che determina dinamiche che a loro volta ostacolano spesso la diffusione del caffè di qualità. Perché questa pratica lega la tazzina a logiche di brand che nascondono quei dettagli sulla materia prima ben più importanti da conoscere.

Ed è anche per questo che l’ignoranza diffusa tra i consumatori medi è così alta: ma Valentina Palange parte dalle basi, raccontando cosa succede alle origini, ai processi di lavorazione del verde, accompagnando per mano il lettore nel riconoscere un caffè buono da uno cattivo, le modalità migliori per conservarlo in frigo, cosa guardare nell’etichetta dei supermercati, dove acquistare gli specialty…

Ecco, diciamo che “Il caffè in Italia fa schifo” è un po’ come la pagina dedicata alle FAQ che contengono le risposte a tutte le domande, ma davvero tutte, anche quelle che non sapevi di avere in mente eppure c’erano: Valentina Palange, negli anni, prima da consumatore, poi da divulgatrice, passando da barista e competitor nelle gare del circuito SCA (Specialty Coffee Association), le ha raccolte tutte e ci ha scritto un libro.

Con un linguaggio accessibile e ironico.

Niente che tra i professionisti non fosse stato già detto, ripetuto e ancora non totalmente esaurito in un dialogo infinito di miglioramento e auto-critica. Ma sicuramente un’altra luce è stata accesa per i consumatori finali.

Istruzioni per l’uso: non fermarsi alla copertina.
Il caffè in Italia fa schifo è in vendita qui, al prezzo di 19 euro.

Victoria Arduino presenta le funzionalità dell’App E1 Prima Family

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L'app Victoria Arduino (immagine concessa)

BELFORTE DEL CHIENTI (Macerata) – L’app Victoria Arduino E1 Prima è il cuore digitale dell’intera famiglia E1 Prima (E1 Prima, E1 Prima EXP e E1 Prima PRO), progettata per offrire a baristi, torrefattori e appassionati un’esperienza smart, semplice e altamente professionale.

L’app Victoria Arduino E1 Prima

Ma la forza dell’app è che non è riservata solo a chi possiede una macchina: anche chi non ha ancora acquistato un modello E1 Prima di Victoria Arduino può entrare nel VA World, accedere a contenuti esclusivi, restare aggiornato su eventi, novità, guide e tutorial. È un ulteriore punto di accesso all’universo Victoria Arduino per tutti gli amanti del caffè.

Le ricette (immagine concessa)

Un’unica app per tutti i modelli E1 Prima

Con un’interfaccia intuitiva e una connettività avanzata, l’app consente di gestire da remoto tutte le principali impostazioni delle macchine E1 Prima, semplificando l’esperienza d’uso quotidiana e migliorando la qualità in tazza in modo consistente e replicabile.

Le principali funzionalità includono:

  • Controllo preciso della temperatura di estrazione, per adattarsi a ogni miscela o monorigine.
  • Programmazione, salvataggio e condivisione di ricette, personalizzabili e replicabili, anche tra utenti o con i profili “master” creati da esperti del settore come torrefattori o baristi professionisti.
  • Monitoraggio in tempo reale dei parametri di estrazione, consumi e performance della macchina.
  • Gestione energetica, con possibilità di attivare modalità eco e programmare accensione/spegnimento.
  • Switch immediato tra modalità espresso e Pure Brew, direttamente dall’app con un solo tocco.
  • Aggiornamenti e contenuti: l’app è uno strumento vivo, sempre aggiornato con news in anteprima, eventi, tutorial e guide pratiche per migliorare la propria esperienza e restare connessi alla community Victoria Arduino. Un hub per imparare e condividere.
La connessione (immagine concessa)

Con l’app E1 Prima, la preparazione del caffè si fonde con la tecnologia per offrire una gestione smart, sostenibile e sempre sotto controllo.

Guarda i video ufficiali per scoprire tutte le potenzialità dell’app:

Video E1 Prima e E1 Prima EXP

Video E1 Prima Pro

Usa: con i dazi di Trump crescono le imitazioni dei cibi italiani, +15% a 8,6 miliardi

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The European House Ambrosetti logo

BORMIO – I dazi americani faranno crescere negli USA le imitazioni di cibi e bevande italiani. L’Italian Sounding, ovvero i prodotti agroalimentari che attraverso nomi o immagini evocano il made in Italy senza essere stati realizzati in Italia, negli Stati Uniti aumenterà fino al 15% per effetto dei dazi e dagli attuali 7,5 miliardi di euro raggiungerà gli 8,6 miliardi, quasi 1,1 miliardi di euro in più.

Questi dati sono stati illustrati durante la prima giornata della nona edizione del forum Food&Beverage organizzato da TEHA a Bormio.

“Oltre 6 miliardi di euro di alimenti e bevande Made in Italy dei 7,8 complessivi esportati negli USA – ha spiegato Valerio De Molli, managing partner e ceo di TEHA – sono prodotti che non hanno alternative sul mercato statunitense e perciò difficilmente sostituibili”.

De Molli: “Se questo può essere un vantaggio in termini di impatto sulle esportazioni, quando i dazi entreranno in vigore faranno crescere l’Italian Sounding, un mercato che colpisce soprattutto i prodotti non sostituibili e che oggi vale 69 miliardi di euro nel mondo, uno in più rispetto all’export agroalimentare italiano. Ciò significa che riducendo queste imitazioni l’export agroalimentare del nostro Paese potrebbe anche raddoppiare, specie negli Stati Uniti”.

I nuovi dazi americani, potrebbero generare una riduzione potenziale di 1,3 miliardi di euro di export food italiano, considerando sia lo sforzo di revisione temporanea dei margini da parte delle aziende italiane sia l’elasticità della domanda al consumo.

All’interno dell’UE, il nostro Paese è il più esposto all’effetto dei dazi voluti dal presidente americano, anche perché gli Stati Uniti sono per noi il secondo Paese per esportazioni di cibi e bevande dopo la Germania (10,8 miliardi di euro). Per la Francia il peso dei dazi sarebbe di poco superiore al miliardo di euro (1,1 mld), inferiore per Spagna (0,7 mld) e Germania (0,5 mld). Tuttavia, data l’unicità dell’offerta Made in Italy, la stima realizzata da TEHA è di una contrazione effettiva di circa 300 milioni di euro di esportazione agroalimentare.

In Giappone, Brasile e Germania popolari i brand italian sounding

Sugli scaffali dei supermercati giapponesi e brasiliani più di 7 prodotti agroalimentari su 10 evocano il Made in Italy, ma solo 3 su 10 provengono davvero dall’Italia. Come emerge dall’analisi dedicata di TEHA e realizzata per l’incontro finale della Community Food&Beverage a Bormio, in Germania, Regno Unito e Stati Uniti, l’Italian Sounding rappresenta tra il 60 e il 67% dei prodotti tipici italiani.

Viaggiano poco sopra il 50% nei Paesi Bassi, in Cina e in Australia mentre sono poco sotto il 50% le imitazioni dei prodotti italiani venduti nei supermercati di Canada e Francia. I prodotti più contraffatti sono nell’ordine ragù, parmigiano e grana, aceto balsamico, pesto, pizza, prosciutto, pasta di grano duro, prosecco, salame, ecc.

Le imitazioni sono anche più appetibili dei prodotti italiani originali perché i prezzi sono più bassi, a volte anche fino al 70% in meno come succede negli USA per l’olio di oliva, piuttosto che per la pasta (-54%), parmigiano e grana (-44%) e salumi (-40%).

Il desiderio del made in Italy è più forte in Cina, Giappone e Canada

All’estero i consumatori che ci tengono ad acquistare veri prodotti agroalimentari italiani senza badare al prezzo sono soprattutto cinesi, seguiti da giapponesi, canadesi, tedeschi e australiani.

Gli inglesi sono, invece, quelli che sembrano badare più al prezzo. I prodotti sui quali si cerca soprattutto la reale origine italiana sono specialmente l’olio d’oliva, l’aceto balsamico, il gorgonzola, la pasta di grano duro, il prosecco, ecc.

“Da 4 anni TEHA – afferma Benedetta Brioschi, partner TEHA – elabora il “Manifesto per il contrasto all’Italian Sounding” composto da 8 raccomandazioni e una visione Paese. Sin dalla prima edizione abbiamo evidenziato la necessità di ridurre le barriere tariffarie e doganali, una direzione contraria alle attuali politiche protezionistiche in atto. Si potrebbe agire con nuovi accordi di libero scambio tra Unione Europea e Paesi internazionali e lavorando su rapporti bilaterali per le imprese agroalimentari”.

Tè nero: l’inflazione nel settore del caffè spinge le vendite con +54,8% a volume in Italia

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Una tazza di tè fumante (Licensed by Pixabay)

L’inflazione nel settore del caffè spinge le vendite in Italia dinero con un +69,6% a valore e un +54,8% a volume. Il dettaglio di mercato è stato elaborato per ANSA da NielsenIq (Niq). Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione dell’Ansa.

Le vendite di tè nero in Italia

MILANO – E’ il tè nero, con un +69,6% a valore e un +54,8% a volume, a contribuire positivamente in Italia all’andamento del tè sfuso nell’ultimo anno mobile terminante ad aprile 2025, le cui vendite in Italia sono cresciute sia a valore che a volume (+2,3% e +1,7%).

Il dettaglio di mercato è stato elaborato per ANSA da NielsenIq (Niq) a poche settimane dalla celebrazione della giornata internazionale del tè del 21 maggio.

Gli analisti interpretano il dato economico spiegando che la “scelta del consumatore vira, almeno in parte, maggiormente sul tè a causa del fenomeno inflattivo che ha invece riguardato il caffè”.

I ricercatori ricordano che in “Italia il mercato del tè nell’ultimo anno, ha un valore di oltre 600 milioni di euro suddiviso in oltre 138 milioni di euro maturati dal tè porzionato per i vari sistemi di erogazione, quali cialde e capsule, insieme a quello sfuso e di questi 24,7 milioni attribuibili al tè verde, mentre 4,4 milioni di euro al te nero”.

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Circana svela la snack economy da 234 miliardi di euro che alimenta il retail europeo

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Tostadas, piatto di origine messicana (immagine concessa)

MILANO  – Circana, consulente leader globale sulla complessità del comportamento dei consumatori, rivela che il mercato europeo degli snack ha raggiunto un valore di 234 miliardi di euro nel 2024, in crescita del +2,9% su base annua, con un incremento di 7 miliardi di euro, nonostante i volumi venduti siano rimasti stabili a 115 miliardi di unità.

È quanto emerge dalla nuova analisi “Snack Unwrap: The Insatiable Craving for Growth” di Circana, che evidenzia come oggi gli snack rappresentino il 40% del valore delle vendite di alimentari confezionati in Europa.

Se l’inflazione resta un fattore, la crescita dei volumi è guidata da categorie funzionali e orientate alla salute, come: Cereali e barrette per la colazione (83,6 milioni; +6,0%), Frutta secca e disidratata (160,2 milioni; +4,9%), Formaggi (478,4 milioni; +3,1%), Yogurt (303,2 milioni; +3,5%). Questi prodotti sono sempre più protagonisti nelle occasioni di consumo di snack.

L’analisi di Circana è la più approfondita mai realizzata sul mercato europeo degli snack. Si basa su dati vendita al dettaglio di sei mercati chiave: Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito, e include 628 segmenti tra snack dolci, salati, freschi, surgelati e funzionali, offrendo una panoramica del comportamento dei consumatori, mettendo in evidenza i trend, le innovazioni e i brand che guideranno la crescita futura.

Ananda Roy, SVP Thought Leadership ed Europe CPG Growth Advisor di Circana, ha dichiarato: “La corsia degli snack è diventata lo specchio dello stile di vita moderno, plasmata da nuove tendenze legate a dieta, abitudini e momenti di consumo che vanno oltre quelli tradizionali. Per restare rilevanti, i brand globali devono bilanciare gusti locali con motivazioni di consumo universali come piacere, praticità e benessere. Il successo non si misura solo in quote di mercato, ma in capacità di essere rilevanti. Per vincere, bisogna trattare meno gli snack come una categoria e più come una cultura: fluida, ibrida e in continua evoluzione.”

Snack sempre più intelligenti: salute ed emozione guidano la crescita

La categoria degli snack sta evolvendo più rapidamente rispetto a qualsiasi altro momento dopo la pandemia, spinta da un’ondata di trend che riflettono priorità salutistiche, stili di vita e bisogni emotivi in cambiamento.

Dalle opzioni ad alto contenuto proteico o per la salute intestinale, agli snack minimamente processati, i consumatori compiono scelte più intenzionali, alla ricerca di energia, equilibrio o comfort.

Aumentano le proposte con la formula “piacere sì, ma dalle porzioni controllate” e le alternative plant-based, insieme ai trend virali e alle occasioni social a dimostrazione che la crescita odierna non è legata solamente alla mera funzione ma anche all’emozione suscitata.

Supermercati in testa, discount in crescita, mentre cala la prossimità

I supermercati continuano a dominare il mercato europeo degli snack, rappresentando il 50% del valore complessivo delle vendite e una crescita del +2,1% nei volumi.
I discount rivestono un ruolo sempre più importante, generando 44 miliardi di euro di vendite e registrando crescita sia in valore che in volume.

Al contrario, i negozi di prossimità mostrano un calo nei volumi, mentre gli ipermercati restano stabili. Siti eCommerce e canali specializzati più piccoli, pur con una quota complessiva minore, sono quelli a registrare i tassi di crescita più elevati, evidenziando opportunità emergenti nel digitale e nel retail di nicchia.

Paesi Bassi e Italia in testa per quota valore, UK e Germania guidano per vendite totali

I Paesi Bassi (44,6%) e l’Italia (43,2%), tra i sei principali mercati europei, vantano le quote valore più alte per gli snack, confermando il forte orientamento dei consumatori verso questa categoria.

Nel frattempo, la Germania (60 miliardi di euro; +2,5%) e il Regno Unito (53 miliardi di euro; +3,6%) guidano per vendite totali in valore, riflettendo la maturità dei rispettivi mercati e il ruolo centrale degli snack nelle principali economie del ramo beni di largo consumo europeo.

Raccomandazioni per retailer e produttori:

  • Passare dall’impulso all’intenzionalità: costruire strategie di portfolio adatte alle nuove occasioni di consumo, ad esempio prima dell’allenamento, durante i pasti o per rilassarsi la sera.
  • Accelerare l’innovazione funzionale: valorizzare claim come alto contenuto proteico, benefici per la salute intestinale, energia e prodotti poco processati per attrarre i consumatori più attenti al benessere.
  • Ridefinire i KPI di successo: oltre alle unità vendute, misurare il successo in base alla capacità di entrare in nuove occasioni di consumo, sinergie di merchandising e rilevanza nei diversi momenti della giornata.
  • Ottimizzare l’assortimento in modo dinamico: usare analytics granulari per prevedere la domanda, stabilire promozioni mirate e monitorare la performance della categoria in base alle occasioni di consumo snack.
  • Bilanciare premium e permissività: sostenere sia i formati indulgenti sia quelli più salutari, dalle confezioni piccole e snack “nostalgici” che ricordano il passato, alla frutta fresca e agli snack proteici.

La scheda sintetica di Snack Unwrap

Snack Unwrap di Circana è l’analisi più completa mai condotta sul mercato europeo degli snack, con insight strategici fondamentali per la crescita. Basata su dati di vendita al dettaglio provenienti da sei mercati chiave – Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito – l’analisi copre 628 categorie tra dolci, salati, freschi, da dispensa e surgelati.

Con un focus su trend contemporanei come snack ricchi di proteine, minimamente processati e funzionali, lo studio mette in luce l’evoluzione dei comportamenti dei consumatori, l’innovazione, i gusti emergenti e i brand e i retailer che guideranno il futuro dello snacking.

La scheda sintetica di Circana

Circana è un’azienda leader nella fornitura di tecnologia, intelligenza artificiale e dati agli operatori del largo consumo e di beni durevoli, produttori e distributori, impegnati a ottimizzare il loro business.

Le analisi predittive e la tecnologia di Circana consentono ai clienti di misurare la loro quota di mercato, comprendere il comportamento dei consumatori che la guida e accelerare la crescita. La piattaforma tecnologica Liquid Data di Circana è alimentata da un vasto set informativo di alto valore e da algoritmi intelligenti sviluppati in sei decenni di esperienza nel settore.

Con Circana, i clienti possono intraprendere azioni immediate per preparare il futuro ed evolvere le loro strategie di crescita in un’economia sempre più complessa, dinamica e in continua evoluzione.

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