martedì 16 Dicembre 2025
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Mondelez investe oltre 40 milioni di dollari nell’intelligenza artificiale

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Mondelēz
Il logo Mondelēz International

Mondelez ha speso più di 40 milioni di dollari per uno strumento di intelligenza artificiale generativa per ridurre i costi di marketing. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Brand News.

Mondelez per l’intelligenza artificiale

MILANO – Andrà dal 30% al 50% il risparmio sui costi di produzione dei contenuti di marketing per i brand di Mondelez quando entrerà in funzione lo strumento che l’azienda ha creato insieme a Publicis Groupe e Accenture.

Lo strumento  sarà attivo dal prossimo anno e permetterà all’azienda di realizzare brevi spot televisivi pronti per essere trasmessi già durante le festività del prossimo anno e potenzialmente per il Super Bowl del 2027, ha dichiarato a Reuters Jon Halvorson, global senior vice president of consumer experience di Mondelez.

Per svilupparlo Mondelez ha speso più di 40 milioni di dollari, ma conta di ottenere congrui risparmi, specie se lo strumento sarà in grado di realizzare video più elaborati.

Mondelez per il momento sta usando i contenuti generati dal nuovo strumento sui social media per produrre contenuti a supporto dei biscotti Chips Ahoy negli Stati Uniti e per Milka in Germania: per quest’ultimo, ad esempio, è stata creata un’animazione di otto secondi che mostra onde di cioccolato che vanno a incontrare un wafer, insieme a diversi sfondi a seconda del consumatore a cui Mondelez si rivolge.

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Ferrero: via libera dalla Commissione europea per l’acquisizione del gruppo francese CPK

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Il logo della Ferrero

Ferrero ha acquisito il controllo esclusivo del gruppo francese CPK (Carambar Poulain Krema). L’operazione riguarda principalmente la produzione e la vendita di prodotti di cioccolato, dolciumi e creme spalmabili dolci, tra gli altri. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato su Teleborsa.

L’acquisizione di Ferrero

ALBA (Cuneo) – La Commissione europea ha approvato, ai sensi del Regolamento UE sulle concentrazioni, l’acquisizione del controllo esclusivo del gruppo francese CPK (Carambar Poulain Krema) da parte del colosso italiano Ferrero (in particolare, tramite la Ferrero Group del Lussemburgo). L’operazione riguarda principalmente la produzione e la vendita di prodotti di cioccolato, dolciumi e creme spalmabili dolci, tra gli altri.

La Commissione ha concluso che l’operazione notificata non solleverebbe preoccupazioni sotto il profilo della concorrenza, dato il suo impatto limitato sulla concorrenza nei mercati in cui operano le società.

Sulla base della sua indagine di mercato, la Commissione ha riscontrato che le società non sono percepite come concorrenti diretti e sono vincolate da diversi concorrenti credibili, compresi i prodotti a marchio del distributore, in tutti i mercati rilevanti.

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Iginio Massari presenta la nuova maritozzeria a Torino

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iginio massari
Iginio Massari (immagine concessa)

Massari apre una nuova maritozzeria a Torino, proprio accanto alla Galleria Iginio Massari in piazza C.N.L. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Gabriele Pesce per il quotidiano Torino Cronaca.

La maritozzeria di Iginio Massari a Torino

TORINO – Sembrava la fine, invece è solo l’inizio. I maritozzi di Iginio Massari non chiudono, anzi raddoppiano. Dopo le difficoltà milanesi e le recensioni poco entusiastiche sul prezzo, la famiglia Massari rilancia aprendo una nuova Maritozzeria a Torino, proprio accanto alla Galleria Iginio Massari in piazza C.N.L.. Il concept resta quello inaugurato a Milano: un locale interamente dedicato al dolce simbolo della tradizione romana, trasformato in un’esperienza da street food di lusso.

A pochi giorni dall’apertura prevista per giovedì 30 ottobre, la notizia è già un caso nella scena gastronomica torinese. Lo store offrirà maritozzi in versione dolce e salata, con prezzi che oscillano tra i 4,50 euro delle proposte più semplici e i 9 euro delle brioche gourmet.

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Roma: al bar il caffè macchiato costa 20 centesimi in più

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espresso macchiato torino

In un bar di Roma il caffè macchiato costa 20 centesimi aggiuntivi. Per Ilaria, che vive nella Città Eterna da tanti anni, è inconcepibile: la macchia sul caffè non si paga, non si è mai pagata e non si pagherà mai. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo del Messaggero ripreso su Head Topics.

Il prezzo del caffè macchiato a Roma

ROMA – Ilaria ha fatto colazione al bar e adesso esibisce lo scontrino come corpo del reato: “Leggete qua, c’è scritto: “ Caffè macchiato: 1,50”. Capito? Il caffè macchiato te lo fanno pagare di più”.

È proprio così, in questo noto esercizio su viale Trastevere un goccio di latte nell’espresso costa 20 centesimi aggiuntivi.

Per i clienti del bar, che qui di domenica mattina sono quasi tutti americani, giapponesi e nordeuropei, non c’è niente di scandaloso: all’estero in effetti si fa così, per una cosa in più si paga qualcosa in più, è il mercato, che c’è di strano? Ma per Ilaria, che vive a Roma da tanti anni, è inconcepibile: la macchia sul caffè non si paga, non si è mai pagata e non si pagherà mai.

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Trend, Caffè Toraldo scommette sullo specialty con Roast Master: un altro esempio di torrefazione del Sud che ci prova

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Caffè Toraldo e la sua proposta specialty (foto dal sito aziendale)
Caffè Toraldo e la sua proposta specialty (foto dal sito aziendale)

CARINARO (Caserta) – Lo specialty coffee si sta facendo largo tra i torrefattori, in particolare tra quelli del Sud Italia, dove la miscela tostata scura e con molta Robusta, fa parte delle abitudini di consumo di chi ordina la tazzina al bar. Ancora una volta dalla Campania, anche Caffè Toraldo scende in campo con la sua proposta specialty, lanciata a HostMilano, Roast Master.

Monorigini e miscele non soltanto per l’espresso contenute nel packaging d’autore firmato dall’artista Gianpiero D’Alessandro.

Un segnale anche questo importante, che vede un torrefattore non di nicchia, scegliere di investire in un prodotto di qualità superiore. Una scommessa che continua da territori che lo specialty coffee ancora lo deve scoprire bene. Quando questo movimento arriverà anche nei supermercati con forza?

Caffè Toraldo porta nella contemporaneità la tradizione napoletana

Attraverso tre monorigini – Brasile Alta Mogiana, Guatemala SHB Antigua, Etiopia Sidamo – e una miscela Espresso Blend (Brasile, Etiopia, Guatemala e Colombia).

Riportando le parole dell’amministratore delegato Marco Simonetti a grandenapoli.it: “Abbiamo voluto unire arte e artigianato, bellezza e tostatura. Il caffè è esperienza sensoriale, ma anche estetica: Gianpiero ha saputo interpretarlo con una potenza visiva che parla alle nuove generazioni.”

Fondi di caffè per la produzione di pannelli: l’idea di Sturc

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biodiesel fondi di caffè co2
Fondi di caffè (foto di Elias Shariff Falla Mardini da Pixabay)

I pannelli derivati dai fondi del caffè riducono del 50% l’uso del legno e dimezzano le emissioni di CO2. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Paolo Travisi per il quotidiano La Repubblica.

La produzione di pannelli dai fondi dai caffè

MILANO – Da rifiuto a preziosa risorsa, come economia circolare vuole. E tutto è iniziato con una tazzina di caffè. Si, perché i fondi del caffè diventano uno strumento in più per combattere le emissioni di CO2, quindi il cambiamento climatico. Come? Un’innovativa azienda austriaca, la startup Sturc, ha trovato il modo per usare gli scarti del caffè e trasformarli in materiale utile per la produzione dei pannelli MDF, acronimo di Medium Density Fibreboard.

Si tratta di un derivato del legno, da molti anni diffusissimo nell’industria, che viene prodotto attraverso la lavorazione di fibre finissime di legno, spesso scarti di lavorazione, pressate ad alte temperature insieme a colle e resine per formare un pannello compatto e omogeneo.

Un materiale particolarmente usato nella produzione di mobili, che fanno ricorso all’MDF per abbassare i costi finali, senza ricorrere a del nuovo legno. La sua composizione con fibre finissime lo rende estremamente liscio e uniforme, oltre ad essere particolarmente versatile, più semplice da lavorare e sagomare, senza le classiche “sbriciolature” che invece si possono riscontrare in altri pannelli come il truciolato.

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Twinings celebra il Natale 2025 con una nuova confezione in metallo

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Twinings

Anche quest’anno, Twinings trasforma il Natale in un’esperienza sensoriale unica, grazie alle sue raffinate confezioni regalo pensate per stupire e deliziare. Il brand inglese, sinonimo di eccellenza nel mondo del tè da oltre 300 anni, rinnova la sua proposta natalizia con una grande novità: una nuova scatola in metallo da 40 filtri.

Questa confezione non è solo un regalo: è una porta magica che si apre su un mondo incantato. Il design racconta una fiaba natalizia: la neve che cade lieve, persone che pattinano felici, coniglietti bianchi che saltellano tra le tazze fumanti, e gli ingredienti che raccontano Twinings che danzano come stelle comete.

Una ruota panoramica fatta di dolci gira lentamente al centro del villaggio, mentre un campanile innevato scandisce il tempo delle feste.

All’interno della scatola:

  • English Breakfast Tea – Sapore deciso e corposo, perfetto al mattino ed in ogni pausa;
  • Earl Grey Tea – Morbido e bilanciato, ideale in qualsiasi momento della giornata;
  • Tè nero aromatizzato Caramello – Gusto deciso del tè nero ammorbidito dalle note dolci e vellutate del caramello;
  • Tè nero aromatizzato Pompelmo Rosa e Bergamotto – Una miscela sorprendente e agrumata, per una pausa rinfrescante e profumata;
  • Infuso aromatizzato Sensations Ciliegia e Cannella –100% naturale dal carattere dolce e vellutato;
  • Camomilla Biologica – Un classico dal gusto leggero e delicato, perfetta per rilassarsi.
  • Tè verde Earl Grey – Un incontro raffinato tra la leggerezza del tè verde e l’aroma avvolgente dell’Earl Grey, per un equilibrio di gusto che dona piacere e benessere grazie alle sue proprietà antiossidanti;
  • Tè verde aromatizzato Limone – Miscela delicata e piacevole per una pausa dissetante dall’azione antiossidante e di supporto al metabolismo.

Oltre alla confezione in metallo, Twinings offre una scatola in cartotecnica da 40 filtri, con la sua selezione di tè e infusi in un packaging ricco di dettagli dorati e decorazioni fiabesche.

Nella confezione il tè nero aromatizzato Pompelmo Rosa e Bergamotto è sostituito dal nuovo Infuso aromatizzato Sensations Pesca, Vaniglia e Fiori d’arancio: gusto morbido e raffinato per una sensazione di puro piacere.

Inoltre, l’ Infuso aromatizzato Sensations Ciliegia e Cannella viene sostituito dall’Infuso aromatizzato Sensations Lampone e Melograno, per un autentico piacere dall’anima dolce e fruttata.

Andrej Godina a HostMilano: come comunicare il caffè italiano insieme alla qualità

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andrej godina
Andrej Godina (immagine concessa)

Andrej Godina, dottore di ricerca in scienza, tecnologia ed economia nell’industria del chicco, condivide le sue riflessioni dopo aver partecipato a un talk organizzato da Luigi Morello ad Host Milano 2025, incentrato su come comunicare oggi il caffè e sulla formazione di critici e operatori del settore.

Secondo Godina, è arrivato il momento di superare l’ormai obsoleta fase del “il caffè è tutto cattivo”: oggi l’obiettivo comune deve essere far conoscere al consumatore il caffè di qualità che già esiste, valorizzando competenze, conoscenze e passione lungo tutta la filiera.

Leggiamo di seguito il suo contributo.

Basta demolire il caffè italiano: impariamo a riconoscere e valorizzare quello buono

di Andrej Godina

MILANO- Alla fiera Host Milano 2025 il caffè è tornato protagonista con un talk dedicato alla comunicazione del caffè, organizzato da Luigi Morello. Il panel dei relatori, moderato da Mauro Illiano, curatore della Guida delle torrefazioni, ha riunito tre figure che rappresentano tre modi diversi di raccontare questa bevanda: il sottoscritto in veste di caffesperto e divulgatore scientifico, Valentina Palange, autrice e social creator, Alberto Polojac, coordinatore nazionale SCA, importatore caffè verde e formatore.

Il titolo dell’incontro, “Espresso sotto i riflettori: il ruolo dei media tra critica e valorizzazione” è stato un invito a riflettere sul modo in cui oggi raccontiamo il caffè al pubblico.

Un tema attuale, perché se da un lato la filiera ha compiuto passi avanti in termini di miglioramento della qualità e professionalità, dall’altro la percezione del consumatore medio è rimasta spesso ferma a schemi vecchi: l’espresso “forte”, il gusto amaro come sinonimo di qualità, la crema spessa sulla quale lo zucchero non scende, il prezzo della tazzina sempre uguale indipendentemente dalla qualità.

Nel corso del dibattito è emerso con chiarezza che la comunicazione è oggi la vera frontiera del cambiamento. Saper raccontare il caffè significa saper tradurre la complessità della filiera — dal chicco verde fino al flavore in tazza — in un linguaggio comprensibile e stimolante per il pubblico.

Il claim obsoleto “il caffè in Italia fa schifo”

Uno dei punti centrali del talk è stato proprio il superamento del vecchio slogan “il caffè in Italia fa schifo”. Una frase nata come provocazione — diventata celebre dopo la trasmissione Report di Rai3 del 2016 — che ha avuto il merito di scuotere le coscienze, ma che oggi appare superata e riduttiva.

In quella fase storica, il messaggio era necessario, serviva a rompere il mito dell’eccellenza del caffè italiano, senza un grande fondamento qualitativo, e a denunciare la scarsa qualità diffusa nei bar e la scarsissima formazione dei baristi e a stimolare una riflessione critica sul sistema. Da allora, molti operatori – torrefattori, baristi, formatori, e comunicatori – hanno raccolto la sfida, iniziando un lento ma costante processo di cambiamento.

Oggi il caffè italiano non è più “tutto uguale” né “tutto cattivo”: esiste una grande varietà di approcci, stili di tostatura, origini e modelli di servizio che meritano di essere valorizzati. Come ho ribadito nel mio intervento a Host, «dopo anni di critica al sistema, è il momento di iniziare tutti assieme a costruire qualcosa di positivo».

È giunto quindi il momento in cui bisogna passare dal “non è buono” al “questo è buono, e ti spiego perché”, accompagnando il consumatore nella scoperta di quelle torrefazioni virtuose, bar indipendenti che scelgono qualità, nuove generazioni di baristi più consapevoli.

La Guida dei caffè e delle Torrefazioni d’Italia

Il cambio di paradigma nella comunicazione del caffè è oggi evidente. Dopo anni in cui il dibattito pubblico si è concentrato sulla denuncia delle carenze qualitative, si avverte la necessità di passare a una fase costruttiva: far conoscere, raccontare, spiegare cosa rende un caffè buono. Non si tratta più di dividere il mondo tra “caffè italiano cattivo” e “Specialty coffee buono”, ma di restituire alla parola qualità il suo significato reale.

La qualità nel caffè è il risultato di una filiera coerente, dalla produzione alla preparazione in tazza e comunicare questo concetto al grande pubblico significa spiegare in modo semplice perché una tazza pulita, equilibrata e piacevole sia preferibile a una bruciata o difettata. È un racconto che deve basarsi sull’esperienza sensoriale più che sul giudizio morale.

In questo percorso, strumenti come la Guida dei caffè e delle torrefazioni d’Italia hanno un ruolo importante, ovvero quello di orientare il consumatore, aiutarlo a districarsi in un mercato in cui la differenza tra un buon caffè e uno mediocre non è sempre evidente.

La Guida invita i lettori a scoprire il valore della diversità attraverso i diversi stili di tostatura, diversi flavori, diversi metodi di estrazione.
Come ho sottolineato durante il talk, “non dobbiamo più ripetere che il caffè in Italia non è buono, dobbiamo invece mostrare e far assaggiare i tanti caffè che invece lo sono”.

Durante il talk di Milano Valentina Palange che, partendo dal titolo del suo libro Il caffè in Italia fa schifo, ha sottolineato: “Volevo colpire l’orgoglio italiano per far riflettere”, ha spiegato. “Dietro quella frase c’è un atto d’amore: volevo che le persone si interessassero al caffè, che capissero cosa bevono ogni giorno.”

Alberto Polojac ha portato invece la prospettiva della filiera e della formazione. “Il barista del futuro non sarà più solo un esecutore – ha detto – ma un narratore. La macchina estrarrà il caffè, ma sarà lui a raccontarlo, a spiegare cosa c’è dietro una tazzina.”

Nel mio intervento ho ribadito che serve una nuova narrazione positiva, del caffè, “il problema non è più lo Specialty contro la tradizionale, ma il caffè pulito contro il caffè difettato”. Il punto di partenza, oggi, è la necessità di eliminare i difetti sensoriali che ancora oggi affliggono gran parte del caffè servito nei bar.

Il moderatore Mauro Illiano ha guidato il dibattito mettendo in evidenza il ruolo chiave della comunicazione. “Il caffè è un prodotto complesso – ha ricordato – ma resta una delle bevande meno conosciute. Serve scegliere un linguaggio adatto al pubblico, capace di unire tecnica ed empatia.”

Le sfide ancora aperte

Il mondo del caffè italiano deve ancora affrontare ostacoli profondi che rallentano l’evoluzione culturale del settore. Il primo riguarda la struttura del mercato: molti bar sono ancora vincolati da contratti di esclusiva con le torrefazioni, un sistema che limita la possibilità di offrire varietà di prodotto al cliente finale.

Finché i bar non diventeranno luoghi di scelta – delle vere e proprie “caffeteche” capaci di proporre più marchi e stili di bevuta – il consumatore continuerà a credere che esista un solo tipo di caffè.

Un secondo problema è la mancanza di racconto e trasparenza. Le etichette del caffè, anche quelle di prodotti di fascia alta, spesso non riportano informazioni chiare su origine, varietà, data di tostatura o profilo sensoriale.

Il risultato è un consumatore disorientato, costretto a fidarsi più del marchio che della qualità reale. È necessario che le torrefazioni facciano uno sforzo di comunicazione, come già avviene in altri settori alimentari, per avvicinare il prodotto ai consumatori imitando ciò che il mondo del vino ha già fatto da molto tempo.

Un’altra sfida riguarda la formazione, in particolare dei giornalisti che scrivono di caffè che raramente conoscono davvero la materia; molti ristoratori considerano ancora il caffè come un semplice atto di fine pasto e troppi baristi restano concentrati solo sulla tecnica, trascurando l’importanza del racconto ai loro clienti.

Formare chi comunica e chi serve il caffè è fondamentale per migliorare la percezione di valore del caffè al pubblico e creare una narrazione coerente, basata su informazioni vere e qualità del flavore.

Il ruolo del consumatore sarà sempre più centrale, dobbiamo tutti assieme accompagnarlo a sviluppare la capacità di riconoscere le differenze, di pretendere trasparenza e professionalità.

La vera rivoluzione non sarà nelle macchine di estrazione e nelle nuove tecnologie o nei nuovi trend di bevanda, ma nella consapevolezza del consumatore che inizierà a riconoscere un buon caffè, a sceglierlo intenzionalmente e a chiedere di più ai locali che frequenta: solamente in questo caso potremo dire che la cultura del caffè in Italia è davvero cambiata.

E in quel giorno, finalmente, non ci sarà più bisogno di provocare per far riflettere il consumatore ma basterà servire una tazza di caffè erogata bene, raccontata con passione e dal buon flavore.

Andrej Godina

Gianluigi Goi riflette sulla poesia “Se possibile” e sul valore della bevanda come simbolo di pace

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Gianluigi Goi

Gianluigi Goi è un nostro lettore e giornalista di lunga esperienza, che con il suo sguardo e la sua tastiera ha più volte arricchito queste pagine con riflessioni originali e dal respiro culturale.

In questa occasione, Goi parte da un articolo apparso sull’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, per proporre una riflessione che intreccia poesia, attualità e umanità, prendendo spunto da una lirica del poeta russo contemporaneo Gleb Debol’skij. Il risultato è un testo che, tra un espresso e una speranza, invita a sognare la pace e il rispetto della dignità umana, anche attraverso il gesto quotidiano di un caffè condiviso.

La poesia “Se possibile” e un “Caffè per sognare” almeno la non-guerra, la pace e il rispetto della dignità umana

di Gianluigi Goi

La forza evocativa della poesia è grande, grandissima, ed immediata. E prende anche chi, come noi, non ha particolari competenze ma solo quel briciolo di curiosità e di sensibilità che lo spingono a guardare certe cose e situazioni anche con il cuore e non solo con gli occhi.

Sull’Osservatore Romano di martedì  30 settembre, l’occhiello – in gergo giornalistico, impaginato con ricercata e riuscita evidenza, “La Poesia – <Se possibile..>” e il titolo, senza fronzoli come un timbro lineare sulla corrispondenza commerciale, “Un caffè per sognare” – ha subitaneamente attirato l’attenzione e la curiosità di chi scrive: “Dal 2015, il primo ottobre si celebra la giornata internazionale del caffè”, considerazione semplicemente pleonastica per i lettori di Comunicaffè ma che ci serve per introdurre l’ambiente e il contorno di queste righe: il caffè, per l’appunto.

Ne parla, “non senza una punta di ironia” sottolinea il testo, il poeta russo contemporaneo Gleb Debol’skij in versi proposti nella traduzione di Lucio Coco, riconosciuto ed autorevole esperto di letteratura russa.

L’incipit della poesia “Se possibile…” è spiazzante nella sua semplicità: “Se possibile, vorrei un espresso, / delle novità, qualche soldo, / viaggiare, meno stress, / più tenerezza e nervi a posto. /. In cerca di coccole: “Della cioccolata, un buon giorno, / ispirazione e sorrisi. / Per frate corpo: “Se possibile, / portatemi un’anatra / fatta al forno oppure un pesce. / A seguire momenti di riflessione: “Una lunga gioventù e una vecchiaia tardiva, / Due figli e poi dei nipoti … / E una buona salute, / ecco un bel regalo. / Al diavolo l’ernia e miopia /”. Qui giunti, contraltare alle difficoltà, fa capolino la voglia di ben-essere: “E poi vorrei aver successo / e un mio ritratto (meglio di profilo). / Oh, perdonatemi, certo si è trattato di un sogno … / Per me –  solo un caffè nero”.

Per i tantissimi semplici uomini di buona volontà che sfangano la vita, ben venga tanto “caffè nero” – nero come la notte con il suo carico di difficoltà e persino di nefandezze ma anche di slanci amorosi, di passioni sincere e di sogni, soprattutto di sogni: vogliamo e dobbiamo agganciare la non-guerra, cercare e toccare la pace, rispettare la dignità che è di tutti: a Gaza come a Kiew, nel Sudan, nella Repubblica del Congo come ad Haiti, nel Myanmar in Sudamerica insomma ovunque un bambino, una donna, un anziano o un debole soffrono per la cattiveria o l’indifferenza altrui. Spesso considerati benpensanti.

Gianluigi Goi

Keurig Dr Pepper: per il monoporzionato una JV da 4 miliardi di dollari con i fondi Apollo e Kkr, dopo l’acquisizione di Jde Peet’s

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I loghi di Keurig Dr Pepper e JDE Peet's
I loghi di Keurig Dr Pepper e JDE Peet's

MILANO — Due giganti del private equity contribuiranno a finanziare la mega operazione con la quale il colosso statunitense del beverage Keurig Dr Pepper (Kdp) acquisirà Jde Peet’s, numero uno mondiale pure play nel settore del caffè, per scindersi poi in due società autonome: Global Coffee Co. e Beverage Co. Con un fatturato stimato in circa 16 miliardi di dollari annui, Global Coffee Co. diventerà, a sua volta, il massimo operatore “pure-play” a livello globale e avrà la massa critica per sfidare ad armi pari quello che è stato, sino a oggi, ii leader incontrastato del mercato mondiale del caffè, ossia Nestlé.

Kdp ha fornito ieri, lunedì 27 ottobre, un aggiornamento sul pacchetto finanziario relativo all’acquisizione, che comprende ora due nuovi accordi di investimento strategico per un totale di 7 miliardi di dollari, condotti da fondi gestiti da affiliati di Apollo e da fondi e conti gestiti da KKR.

KKR & Co. L.P. e Apollo Management L.P. hanno entrambe sede a New York e vantano al loro attivo investimenti nel private equity per centinaia di miliardi.

In virtù di questi accordi, Kdp prevede ora una leva finanziaria netta inferiore di circa 1.0x, pari a 4.6x al momento dell’acquisizione, previsto nel primo semestre 2026, con un accrescimento dell’eps adjusted di circa il 10% nel primo esercizio.

La società ha altresì annunciato una lettera d’impegno vincolante e una lettera dei termini (“Term sheet”) per un investimento di 4 miliardi in una nuova joint-venture per la fabbricazione di capsule per il monoporzionato K-Cup e di altro tipo – denominata “Pod Manufacturing JV” guidata da KKR e Apollo con la partecipazione di Goldman Sachs Alternatives.

Keurig Dr Pepper manterrà una quota di controllo, nonché il controllo operativo dei relativi asset

Sottoscritto inoltre un accordo definitivo per un investimento di 3 miliardi di dollari in azioni privilegiate convertibili nella Beverage Co., sempre guidato da KKR e Apollo.

Alla formazione di Global Coffee Co. e Beverage Co. la società punta a un rapporto di indebitamento netto rispettivamente di 3.5 – 4.0x e 3.75 – 4.25x circa.

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