giovedì 30 Ottobre 2025
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Ruvido, Mattia Intorre da roaster di caffè a tostatore di cacao specialty

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Il cioccolato Ruvido (foto concessa)
Il cioccolato Ruvido (foto concessa)

MILANO – Abbiamo incontrato Mattia Intorre nei panni di tostatore professionista, ma è anche Q Grader qualificato. Su queste pagine compare come produttore del cacao Bean to bar, con il suo progetto parallelo, avviato di recente, Ruvido.

Intorre, ma dal caffè al cacao: qual è stato il passaggio?

“Ho scoperto quest’altra filiera, assaggiando. Le similitudini con il caffè non mancavano e così è stato abbastanza naturale iniziare ad esplorare questa materia prima. Così come il vino, ci sono dei sentori diversi da quelli che di solito ci aspetteremmo.

Il sito di Ruvido (foto concessa)

Appassionandomi, ho voluto diventare assaggiatore di cioccolato con l’International Chocolate Academy. I corsi sono strutturati ricalcando un po’ il modello della SCA, su due livelli principali che ti permettono di certificarti professionalmente.

In seguito sono entrato in contatto con un rivenditore che si appoggiava a sua volta ad una crudista di fave e così ho acquistato i macchinari con cui ho iniziato a fare le prime prove a casa, nel 2024. Nel frattempo sono stato giudice agli European bar Awards per la categoria fondenti, insieme ad altri 10 professionisti. E assaggiando 200 campioni ho maturato un’idea più consapevole di cosa volessi trovare in una tavoletta del cacao.”

Tostature: cacao e caffè, sempre così simili?

“Per il cacao si parla di temperature diverse in tostatura rispetto a quelle del caffè: il secondo va dai 200 ai 220 gradi, mentre il primo tra i 110 e 160. Il cacao però ha ancora della strada da fare per quanto riguarda la calibrazione di questo processo, perché tanti produttori attualmente tostano il cacao per circa 45-50 minuti, perché in genere sono abituati alle tempistiche dettate dal settore pasticceria. Così facendo però si perde molto dell’acidità che è insita nelle fave.”

Quindi lei Intorre cosa usa per il suo Ruvido?

“Al momento non ho ancora la possibilità di tostare con una macchina a tamburo. Il posto a cui mi appoggio possiede solo forni ventilati – al momento standard nella piccola produzione bean to bar.

Spesso nelle fave tostate chiare, noto un sentore di crudo, un po’ di astringenza. Invece, per trasmettere il terroir, bisogna studiare bene il processo di cottura e di disgregazione, semplificando le molecole, sottolineando qualità già presenti nella materia prima. “

Ma perché preferirebbe avere una tostatrice a tamburo?

“Perché è uno strumento più preciso, può migliorare il processo con una termo copia in grado di leggere la temperatura delle fave, e consegnare un prodotto di diversa qualità.”

Dove avete lo stabilimento produttivo, quali sono le attrezzature necessarie per partire (quali avete scelto, costo?)

“Attualmente mi sto appoggiando ad altri piccoli chocolate maker. Per partire con un laboratorio proprio servirebbero tutti i macchinari: lo spazio in cui tostare, il macchinario per rompere e spellare le fave di cacao in fase post tostatura, delle raffinatrici per ridurre il particolato, le tostatrici, gli stampi.

Effettivamente parliamo di un lavoro molto complesso e lungo, ma l’idea che alla fine non c’è nessun altro che può rovinare il mio prodotto, vince su tutto. Ho il controllo al 100% della filiera sino alla tavoletta finita e questo vale lo sforzo.”

Da chi vi rifornite, come avete creato la vostra rete di contatto con i farmers, quali sono i problemi di logistica, trasporti?

“Mi piacerebbe poter lavorare direttamente con i contadini ma per il momento non siamo sufficientemente forti. Per ora mi appoggio a due/tre crudisti, principalmente Silva Cacao e Crafting Markets. Due realtà nelle quali lavorano persone che come me arrivano dal mondo dello specialty coffee, e con le quali proprio per questo background comune, riusciamo a parlare lo stesso linguaggio. “

Ma la selezione delle fave avviene come con gli specialty?

“Ci sono dei sistemi per trovare i difetti nelle fave: ci sono i piattoni, ovvero quelle non mature, si può controllare la muffa quando presente, il colore esterno. Il fenolico si sente invece nel sapore, come il rancido, il sovra fermentato, che sono sentori organolettici.

Seleziono le fave spedite in campioni di circa un chilo e con questi ne ricavo un chilo di cioccolato. In questo senso mi aiuta molto il fatto che lavoro solo al 75%.

Una scelta che ho applicato per seguire la mia idea di espressione del terroir della fava stessa. Per lo stesso motivo non uso il latte, ma solo il cacao e lo zucchero. Tra il 70 e l’80% è il migliore modo di esprimere la materia prima. La scelta del 75% è perché, lavorando solo con fave e zucchero, senza quindi l’aggiunta di burro di cacao come ingrediente tecnico, restare al 70% con alcune fave, fa diventare troppo difficile temperare.”

Ruvido è una creatura non soltanto di Mattia Intorre, ma anche della compagna Giulia Mandala

“Giusto. Mentre io mi occupo dello sviluppo prodotto, Giulia sviluppa tutta la parte di comunicazione del brand. A febbraio siamo partiti con tre referenze: abbiamo deciso di proporre solo limited edition per mantenerci legati alla stagionalità del cacao. Teniamo conto che, anche quando la provenienza è della stessa farm, la materia prima sarà sempre differente.

Ciascuna barretta è numerata. Al momento abbiamo avuto una produzione di circa 3000 barrette prima della pausa estiva. Non solo tavolette Ruvido però, ma anche Cubotti da 3 grammi dedicati ai ristoranti e B2B.”

Distribuzione, vendita: da Milano alla Svizzera, sino in Canada

Il primo negozio estero è stato la Svizzera poi grazie all’inserimento nella Bean to bar world, piattaforma che mappa gli artigiani siamo arrivati in Canada. Adesso è in cantiere una subscription portoghese e vorremmo raggiungere tutta l’Europa e spingerci anche oltre.”

Ma facendo un passo indietro, Ruvido perché?

La texture di Ruvido (foto concessa)

“Ruvido perché la nostra texture è più granulosa, raffiniamo meno, proprio per conservare al meglio le note aromatiche.

Certo, ci sono alcuni rivenditori che hanno qualcosa da ridire proprio sulla nostra ruvidità, perché reputano i nostri prodotti un po’ difficili da vendere ad un pubblico che è abituato alla scioglievolezza delle tavolette più commerciali.

Ma il nostro cioccolato è un business destinato per la degustazione e infatti si trova in luoghi particolari come le caffetterie specialty. Al cliente finale, la tavoletta da 50 grammi costa 12,50€, ed è un problema nonostante sia inserita in contesti dove il consumatore è più consapevole. La risposta per giustificare questo prezzo però è semplice: siamo piccoli produttori e usiamo fave di cacao vendute al doppio di quello del cioccolato che si trova al supermercato.

Tutte le nostre confezioni poi sono frutto di collaborazioni artistiche. Usiamo grafiche che fanno di Ruvido un progetto di curatela artistico. I colori delle nostre copertine non sono casuali, ma sono rappresentativi delle note gustative che si ritroveranno nelle tavolette stesse.”

Ma l’aumento importante dei prezzi del cacao ha avuto impatto anche su di voi?

Intorre: “I prezzi si sono alzati per tutti, anche per noi. Devo dire che per quanto riguarda il mondo dello specialty, la vedo come un’opportunità. L’approccio con il cliente finale anche per il cioccolato dovrebbe essere diverso, perché il consumatore spesso collega la qualità di un prodotto al suo prezzo.”

Origini: Ruvido da chi si rifornisce?

“A proposito di origini, un’altra cosa che succede spesso nel cacao e che noi non vogliamo fare, è che tanti procedono per grandi aree, senza dare informazioni su una piantagione, un numero di lotto specifico.

Noi lavorando solo con importatori che hanno relazioni in Sud America, Africa e Indonesia, non abbiamo origini fisse. Il mio preferito è il cacao peruviano – un crudo peruviano eccellente che prima costava 6/8 euro al chilo ora ne costa 18 -, perché è un po’ l’Etiopia per il caffè, con una diversità genetica importante.

Tendenzialmente acquistiamo un sacco di cacao per tipo quando si va in produzione: la prima produzione l’abbiamo fatta comprando due sacchi da 50, uno da 60 e uno da 30.”

Quindi Ruvido verso dove si vuole evolvere?

“Cercheremo di investire in Italia andando oltre le caffetterie specialty. Anche in botteghe che fanno qualità o nelle enoteche.

L’obiettivo per essere sostenibili è quello di raggiungere in termini di volumi circa 60mila barrette l’anno: a quel punto apriremo il laboratorio, magari condiviso con altri artigiani selezionati. Per avviarne uno, si deve considerare che serve un grosso investimento.

Basti solo pensare che possedere una raffinatrice da 60 chili in Europa costa 10-15mila euro e che una tostatrice a tamburo da 6 chili si paga 25mila euro. Quindi, allestire un buon laboratorio significa avere a disposizione 70mila euro.”

Futures del caffè arabica sopra i 4 dollari e ormai vicini ai massimi storici di febbraio

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mercati del caffè arabica futures
crediti per la foto: PR Consulting Global

MILANO – Non si arresta e, anzi accelera, la corsa al rialzo dei futures del caffè. Ieri, lunedì 15 settembre, entrambe le piazze hanno registrato rialzi superiori al 5% sulle rispettive scadenze principali. A New York, il contratto per scadenza dicembre dell’Ice Arabica ha guadagnato 2.080 punti chiudendo a 417,65 centesimi. Il livello più alto per il benchmark da 7 mesi a questa parte. E sempre più vicino ai massimi storici raggiunti lo scorso febbraio.

Londra non è stata da meno, con un rialzo del 5,2%, che ha portato il contratto per scadenza novembre a 4.842 dollari, ai massimi dagli ultimi giorni di agosto.

Il quadro di massima, sul fronte dei fondamentali, non è cambiato: il mercato continua a trovarsi di fronte a una combinazione di tensioni geopolitiche, shock di offerta dovuti al clima e dinamiche commerciali in trasformazione.

In Brasile, la pioggia continua a essere scarsa nelle aree degli arabica, mentre il real rimane ai massimi degli ultimi 15 mesi sul dollaro. E, come già scritto, il basso livello delle scorte continua a catalizzare la speculazione.

Tornando al meteo nella cintura brasiliana del caffè, Climatempo prevede piogge sporadiche nel corso di questa settimana, con un possibile intensificarsi delle precipitazioni all’inizio della prossima.

Secondo Judy Ganes – presidente di J. Ganes Consulting – anche se la pioggia scarseggia, il tempo non è eccezionalmente secco

A mettere in apprensione il mercato è soprattutto l’andamento meteo pregresso, che potrebbe avere già impatto negativamente il potenziale produttivo del prossimo raccolto.

Un ulteriore indizio su ciò che sta accadendo ci giunge dai dati del Cot dell’Ice Arabica, dove i Non-Commercial hanno incremento la loro posizione net long di quasi il 16%, durante la settimana al 9 settembre, portandola a 22.539 lotti, pari a 6.389.707 sacchi.

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Il bakery fra autenticità ed evoluzione: HostMilano 2025 e la visione di Matteo Cunsolo

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Il pane a HostMilano (immagine concessa)

MILANO – Dall’artigianalità alle nuove occasioni di consumo, fino al benessere e alla sostenibilità: Matteo Cunsolo racconta come il pane stia vivendo una stagione di rinascita al centro di HostMilano 2025.

Il bakery a HostMilano

Alla guida dell’Associazione Panificatori di Milano e Provincia e segretario del Richemont Club Italia, Matteo Cunsolo è uno dei volti più autorevoli dell’arte bianca italiana contemporanea. A HostMilano 2025, a Fiera Milano dal 17 al 21 ottobre prossimi, porta la sua esperienza e la sua visione su un settore in fermento, dove il pane torna protagonista di innovazione e cultura.

“Viviamo un momento straordinario per la panificazione”, afferma Cunsolo. “Da un lato c’è l’artigianalità, che per me resta un valore imprescindibile per differenziare il pane e trasmettere autenticità. Dall’altro, c’è l’innovazione, che ci permette di migliorare la qualità, riorganizzare i laboratori e gestire le produzioni in modo più efficiente”.

Un cambiamento che riguarda anche il modo in cui il consumatore vive il pane. “Il panificio non è più solo un punto vendita, ma un luogo di esperienza. Sempre più spesso diventa caffetteria, brunch, spazio di socialità, sempre con il pane al centro. È un approccio che avvicina nuovi pubblici e ridà valore al mestiere del panificatore”.

Cunsolo porterà questo messaggio anche a Host 2025, che con il rinnovato MIPPP – Milano Pane Pasta Pizza e con un fitto calendario di eventi dedicati al Bakery si propone come un momento unico di condivisione delle conoscenze per interpretare il fermento del settore.

“Ai professionisti voglio dire di investire nella formazione, nella ricerca di ingredienti di qualità e in una visione che sappia integrare il pane con nuove occasioni di consumo. Solo così potremo garantire un futuro solido alla nostra arte e mantenere vivo il valore culturale del pane, in Italia e nel mondo”.

Il cuore di questa visione resta la materia prima. “La qualità è il punto di partenza imprescindibile. Il consumatore oggi è più consapevole e riconosce il valore di farine selezionate, grani antichi, lievitazioni naturali. La sostenibilità inizia proprio da qui: dall’utilizzare ingredienti che rispettino la salute delle persone e dell’ambiente, ma anche da processi produttivi che riducano gli sprechi e valorizzino ogni risorsa”.

Eventi di rilievo come quelli che saranno presentati nell’arena di Bakery Square hanno per Cunsolo un significato profondo: “Sono un’occasione per raccontare il nostro mestiere a un pubblico vasto e per confrontarci con colleghi da tutto il mondo. Ma sono anche una sveglia: mentre all’estero il settore evolve velocemente, noi rischiamo di restare indietro. Dobbiamo continuare a innovare per restare un punto di riferimento”.

Infine, il tema del benessere segna un ritorno del pane come alleato nella dieta. “Oggi proponiamo pani fatti con lievitazioni naturali, farine integrali e semi-integrali, grani antichi e lavorazioni attente alla digeribilità. È così che il pane riconquista il suo ruolo: non solo buono, ma equilibrato, nutriente e parte di una dieta sana e consapevole”.

Con HostMilano 2025, il pane diventa simbolo di un settore che sa essere insieme custode della tradizione e laboratorio di innovazione. E che trova nella manifestazione il luogo ideale per condividere visioni, esperienze e futuro.

Non perdere l’occasione di scoprire i grandi protagonisti dell’arte bianca e le nuove frontiere della panificazione a Host 2025: acquista subito il tuo biglietto a prezzo speciale con l’opzione Early Bird, disponibile fino al 17 settembre sulla biglietteria online di Host.

Torino: al via il primo master universitario di secondo livello dedicato al caffè con Lavazza

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I giornali al bar (immagine: Pixabay)

Millecinquecento ore dedicate alla Coffee Science and Technology tra lezioni, esperienze pratiche e tirocini in azienda. Il master universitario di secondo livello inizierà nel 2026. A sostenere il progetto ci sono alcuni protagonisti della torrefazione torinese: Lavazza Group, Casa del Caffè Vergnano, Costadoro e la Camera di Commercio di Torino. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Piera Genta per Il Corriere della Sera.

Il master dedicato al caffè

TORINO – Nel 2026 prenderà il via il primo Master universitario di secondo livello interamente dedicato alla Coffee Science and Technology, un percorso formativo unico nel suo genere che guarda all’intera filiera. Il master è coordinato dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino, in collaborazione con i Dipartimenti di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi, di Scienza e Tecnologia del Farmaco, di Chimica e di Giurisprudenza.

A sostenere il progetto ci sono alcuni protagonisti della torrefazione torinese: Lavazza Group, Casa del Caffè Vergnano, Costadoro e la Camera di Commercio di Torino. Il segnale è chiaro: unire il mondo accademico con quello produttivo, con l’obiettivo di formare figure professionali capaci di muoversi su scala globale.

Il percorso sarà interamente in lingua inglese, aperto a un numero ristretto di partecipanti per garantire la dimensione pratica di laboratori e tirocini.

Ogni modulo affronta una fase chiave della catena: dalla genetica e agronomia delle piante alle trasformazioni post-raccolta, dalla tostatura e analisi chimico-nutrizionale fino alla preparazione della bevanda, con uno sguardo anche agli aspetti normativi e commerciali internazionali. In cattedra non ci saranno soltanto docenti UniTo, ma anche esperti provenienti da Paesi leader nella produzione mondiale, come Brasile, Vietnam e India.

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Costadoro partecipa a Cheese 2025, il caffè incontra Slow Food

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costadoro cheese
Costadoro protagonista a Cheese (immagine concessa)

TORINO – Dal 19 al 22 settembre 2025, Costadoro sarà tra i protagonisti di Cheese 2025, l’evento internazionale dedicato ai formaggi a latte crudo e a tutte le forme del latte, organizzato da Slow Food e dalla Città di Bra, con il supporto della Regione Piemonte.

Il tema dell’edizione 2025, “C’è un mondo intorno”, sarà un invito ad allargare lo sguardo e a uscire dal settore lattiero caseario. Durante l’iniziativa non si parlerà solo di razze locali e rustiche, custodi di biodiversità e fonti di un latte che dà origine a formaggi unici per cultura e valore territoriale, ma anche di boschi, prati e miele.

L’evento prevederà un ricco programma di degustazioni, incontri, attività culturali e un grande mercato, animato da piccoli e grandi produttori provenienti da tutto il mondo.

In qualità di sponsor e area partner, Costadoro sarà presente all’interno della Casa della Slow Food Coffee Coalition, nello spazio dei torrefattori, rafforzando il legame che da anni la unisce alla rete internazionale promossa da Slow Food.

Per l’azienda torinese, leader nella produzione di caffè di alta gamma, la partecipazione a Cheese rappresenterà un’importante occasione per promuovere la propria visione di filiera etica e trasparente. Durante la kermesse, i visitatori potranno non solo degustare le pregiate miscele firmate Costadoro, ma anche conoscere più da vicino i valori e gli obiettivi della Coalition, di cui l’azienda è parte attiva.

Questa, inoltre, sarà l’occasione per presentare al pubblico il nuovo Specialty Coffee certificato Slow Food di Costadoro: Aswana. Si tratta di un caffè che cresce quasi selvaggio nelle foreste di Flores, in Indonesia, che all’assaggio ha totalizzato un punteggio di 84,5 e che in estrazione regala note di spezie esotiche, tabacco dolce e caramello.

ll prodotto è disponibile per l’acquisto sull’e-commerce aziendale cliccando qui.

“Per noi, prendere parte a Cheese rappresenta un’importante occasione per raccontare il caffè come prodotto di eccellenza, ma anche come espressione concreta di sostenibilità, etica e cultura del gusto” ha dichiarato Giulio Trombetta, amministratore delegato di Costadoro. “Un ringraziamento speciale a Slow Food, che ci permetterà anche quest’anno di creare nuovi legami, riflettere sul futuro del caffè e trovare nuovi stimoli, insieme a tutti gli attori della comunità.”

La Coffee Coalition tra sostenibilità e trasparenza

La Slow Food Coffee Coalition è una rete internazionale, aperta e collaborativa che unisce tutti coloro che sono coinvolti nella filiera del caffè. Il suo obiettivo è quello di unire qualità sensoriale e buone pratiche agricole, che vadano di pari passo con la trasformazione del settore.

Per questo motivo, promuove l’adozione di tecniche sostenibili, che aiutino la costruzione di una comunità in cui ogni tazza diventa una miscela di responsabilità sociale e una cura per l’ambiente.

La Coalition si fonda su principi chiari: costruire relazioni più consapevoli tra chi produce e chi consuma, incentivare l’adozione di tecniche rispettose dell’ambiente e generare un impatto sociale positivo in ogni fase della filiera.

In questo sistema virtuoso, i torrefattori hanno il compito di selezionare materie prime in linea con i valori della rete, mentre i consumatori possono fare la differenza orientando le proprie scelte verso caffè provenienti da filiere sostenibili, ed arrivare a scegliere quindi un caffè “buono, pulito e giusto”.

Il risultato è una visione del caffè non solo come bevanda, ma come simbolo di cambiamento positivo, espressione di responsabilità collettiva e attenzione al futuro.

Con la partecipazione a Cheese, Costadoro rafforza il proprio impegno all’interno di una comunità orientata alla sostenibilità, che valorizza l’armonia tra agricoltura e ambiente e promuove modelli produttivi capaci di affrontare le sfide del mondo contemporaneo.

La scheda sintetica di Costadoro

Caffè Costadoro, azienda produttrice di caffè di Alta Gamma dal 1890, è presente in oltre 40 Paesi ed è diventata ambasciatrice dell’espresso italiano nel mondo mantenendo sempre saldo il legame con le sue radici torinesi.

Dopo i risultati ottenuti nel tempo in tema di sostenibilità e responsabilità sociale, Costadoro ha ottenuto la Certificazione B Corporation. Quest’ultima viene assegnata alle società che si impegnano a osservare alti standard di performance sociale e ambientale, di trasparenza e responsabilità e che operano nel rispetto di tutti gli stakeholder coinvolti nel sistema: dai fornitori ai clienti, passando per i collaboratori, con particolare attenzione alle generazioni future.

BMW presenta la macchina da caffè di lusso da 7689 euro

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ECM x BMW Motorrad Big Coffee Boxer (Foto: ECM/BMW)

MW Motorrad ha collaborato con ECM per creare un’esperienza di lusso sotto forma di macchina del caffè, ECM x BMW Motorrad Big Coffee Boxer, al costo di 9000 dollari (circa 7689 euro). Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Carro e Motos.

La macchina espresso in collaborazione con BMW Motorrad

MILANO – La ECM x BMW Motorrad Big Coffee Boxer è una macchina da espresso di lusso prodotta dal marchio di macchine da caffè di alta qualità ECM in collaborazione con BMW Motorrad.

Ha fatto il suo debutto mondiale alla edizione 2025 di BMW Motorrad Days, incantando i visitatori con un’esperienza unica.

Ma è importante sottolineare che la Big Coffee Boxer non è una macchina del caffè qualsiasi.

Oltre al fatto che sia una collaborazione tra ECM e BMW, che di per sé è già un lusso, utilizza il blocco motore del motore boxer più potente della BMW Motorrad R18.

(Foto: ECM/BMW)

Tuttavia, la Big Coffee Boxer sostituisce i componenti tradizionali del motore a combustione interna con una serie di pezzi necessari per preparare il caffè.

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Stop ai bar e caffè in casa: la nuova tendenza della generazione Z

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Due ragazze al cellulare (immagine: Pixabay)

Per rispondere all’aumento del prezzo della tazzina al bar, la generazione Z (sono i nati tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del 2010, ad esempio, tra il 1997 e il 2012, ha deciso di adattare le proprie cucine come caffetterie fai-da-te, curate nei minimi dettagli. Il trend, noto come home café, spopola tra i giovani che condividono quotidianamente video in cui si preparano i caffè. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Radio 105 Network.

La nuova tendenza della generazione Z è il caffè in casa

MILANO – I cappuccini al mattino, sempre più costosi, stanno diventando un lusso quotidiano che molti giovani non sono più disposti a concedersi.

E così, la Generazione Z ha deciso di rispondere, trasformando le proprie cucine in caffetterie fai-da-te, curate nei minimi dettagli: dai menù personalizzati alle divise da barista, dai dolci fatti in casa alle playlist rilassanti che ricreano l’atmosfera dei coffee shop di tendenza.

Su TikTok, il fenomeno ormai è virale. Il trend, noto come home café, spopola tra i giovani che condividono quotidianamente video in cui si preparano caffè freddi, cappuccini con latte vegetale, matcha, o espresso artigianali, il tutto servito in bicchieri da asporto personalizzati, spesso decorati a mano.

Una delle creator più attive, anche se non italiana, è Marlene Rodriguez, che si riprende ogni mattina mentre prepara il suo caffè freddo in una tazza riutilizzabile, accompagnato dalla scritta motivazionale “Promemoria per preparare il caffè a casa domani mattina e risparmiare quei 7 dollari”.

Un messaggio che parla chiaramente a una generazione attenta sia al risparmio economico, sia all’estetica quotidiana.

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Circana rivela come i marchi minori innovano su larga scala

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I punti salienti del report (immagine concessa)

MILANO – Le aziende di beni di largo consumo di piccole dimensioni stanno innovando su vasta scala nella creazione di prodotti “Superstar”, con una media di vendite di innovazione maggiore per le brand di piccole e medie dimensioni rispetto a quelle più grandi. Basandosi su valori quali localismo, sostenibilità e sul desiderio dei consumatori di prodotti che entusiasmino, aziende che ispirino e supportino il loro stile di vita, i marchi minori che investono nell’innovazione sono estremamente efficaci nel generare vendite, confermando un vecchio detto che “piccolo è meglio”.

Il report Circana

Questo, in sostanza, è quanto emerge dal report Europe’s Innovation Pacesetters 2025 pubblicato oggi da Circana, uno studio dettagliato su oltre 75.000 nuovi lanci e rinnovamenti di beni di largo consumo nel 2024 che includono alimentari, bevande, prodotti per la casa, cura della persona, neonati e animali domestici. Il report analizza i dati dei punti vendita dei più grandi mercati europei monitorati da Circana – Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito (EU6) – e si basa su ricerche sui consumatori per comprendere i loro comportamenti di acquisto.

In tutta Europa, la continua incertezza geopolitica ed economica, unita all’inflazione, ha portato a un calo complessivo dell’innovazione nei beni di largo consumo.

Il numero di innovazioni è diminuito del 20% rispetto al 2023, mentre le vendite inerenti nuovi prodotti sono calate del 17%, passando da €28,9 miliardi nel 2023 a €24,1 miliardi nel 2024.

Lo scorso anno solo il 5,2% di tutti i beni di largo consumo erano innovazioni, in calo rispetto al 6,2% dell’anno precedente; uno dei livelli più bassi mai registrati da Circana.
Il Regno Unito e i Paesi Bassi hanno avuto i tassi di inflazione più alti e quindi hanno subito il maggiore calo di innovazione in termini di valore delle vendite.

Il Regno Unito ha visto le vendite di innovazioni nelle categorie alimentari diminuire del 28% tra il 2023 e il 2024, mentre i Paesi Bassi sono calati del 43% nello stesso periodo.

Il Regno Unito rimane tuttavia il mercato più importante per l’innovazione, con il 7% delle vendite di nuovi prodotti alimentari provenienti dallo sviluppo di nuovi prodotti (NPD), il più alto tra i sei Paesi.

“L’innovazione è la linfa vitale del settore dei beni di largo consumo, una fonte attestata di crescita e un modo per soddisfare i consumatori che cercano prodotti nuovi in un momento di tagli ai costi e di incertezza”, commenta Ananda Roy, senior vice president and industry advisor, consumer goods, Circana.

“Nonostante il calo dell’innovazione anno su anno, registrato in tutti gli anni successivi alla pandemia, e con le aziende concentrate sull’ottimizzazione dei loro portafogli e sull’uso della ‘shrinkflation’ per aumentare le vendite, esistono significative aree di crescita tra brand minori e “follower” e tra alcuni dei nostri marchi storici più amati che si stanno reinventando.”

L’analisi di Circana rivela anche che i nuovi prodotti performano meglio nell’anno successivo al loro lancio. Ciò accade in quanto i consumatori hanno modo di provarli, eventuali problemi iniziali della distribuzione possono essere risolti e le strategie di prezzo possono essere adeguate. I lanci di prodotti innovativi ‘Rising Stars’ (che hanno generato da €500.000 a €1 milione di vendite per SKU) o ‘Mainstream’ (da €100.000 a €500.000) nel loro primo anno, spesso passano a diventare Superstar (generando più di €1 milione) entro il secondo anno di diffusione.

Punti salienti del report:

Piccolo è grande: dal pollo biologico alla vodka scozzese

Nel 2024, i produttori di beni di largo consumo minori hanno innovato su vasta scala, con l’innovazione che ha contribuito fino al 79% delle vendite totali di una brand. Le media di vendita di innovazione è stata più alta per i produttori di dimensioni extra piccole, piccole e medie rispetto a quelli grandi, con un aumento del contributo complessivo delle aziende minori all’innovazione di prodotto.

L’azienda alimentare spagnola a conduzione familiare, Avícola Sánchez, è in cima alla classifica dei Produttori Più Innovativi del 2024 (basata sul valore medio delle vendite per innovazione). Nota per il suo pollo biologico Avicosan, l’azienda ha generato vendite di €36 milioni per ogni innovazione. In un altro caso, la brand di bevande alcoliche ‘disruptive’, Glen’s Vodka, che fa particolarmente leva sulle sue radici scozzesi, ha generato vendite di €22 milioni per ogni innovazione.

I marchi storici e di fiducia puntano sulla “reinvenzione” di prodotto

Le brand storiche si stanno reinventando attraverso una combinazione di diversificazione, collaborazione e ispirazione da TikTok per svecchiare, dare nuova energia e ridefinire le categorie.

La marca del distributore rende lo shopping di nuovo divertente

Molti lanci di marche del distributore sono ora diventate brand a sé stanti, con i reseller in tutta Europa che sperimentano nuove rotte di mercato, ‘bundle’ di prodotti e servizi nonché strategie di prezzo per contribuire a rendere l’esperienza di acquisto più piacevole.

Ananda Roy di Circana aggiunge: “I consumatori apprezzano moltissimo i nuovi prodotti che si adattano al loro stile di vita, alle loro scelte alimentari e che li aiutino a raggiungere i loro obiettivi di vita. Per questi motivi, sono disposti a pagare di più per articoli che offrono qualcosa di veramente differenziato. Ma è fondamentale assicurarsi che i nuovi prodotti soddisfino le aspettative, altrimenti i consumatori li abbandoneranno in modo silenzioso. Il messaggio per i produttori e le marche CPG è chiaro e semplice: è il momento di innovare.”

Sei trend di innovazione che influenzano i consumatori:

  1. Alimenti a base vegetale con gusti innovativi, ingredienti riutilizzati creativamente (ad es. frutta brutta ma buona) e sistemi di ricarica o detersivi per bucati veloci aiutano i consumatori a scegliere prodotti etici.
  2. Crescente domanda di tavolette di cioccolato fondente e aromatizzate, con packaging innovativo.
  3. Focus su salute e benessere, con bevande energetiche premium e ipertoniche che soddisfano la domanda di una nutrizione potenziata in formati convenienti.
  4. Produttori che aggiungono proteine e vitamine, seguendo trend salutistici come il microbioma e la perdita di peso (inclusi prodotti ispirati a GLP-1).
  5. Ispirazione alla cucina globale, come il Dubai Chocolate, il cioccolato diventato virale.
  6. Brand noti con un tocco in più, come le bevande proteiche con caffè.

Metodologia

Circana ha analizzato i dati dei punti vendita per i beni di largo consumo di marca dai sei paesi dell’UE: Francia, Regno Unito, Germania, Italia, Spagna e Paesi Bassi, tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2024.

Questo è stato confrontato con i trend dell’intero anno precedente 2023 e in alcuni casi di studio con i trend a medio termine nel 2021-2022. Il report si basa anche sulla Pacesetters Survey di Circana condotta a marzo 2025 con 1.000 consumatori nei sei paesi dell’UE e sulla ricerca European Innovation Attitudes di Circana, condotta ad aprile 2023 con 3.500 consumatori nei sei paesi dell’UE. Circana utilizza anche modelli analitici proprietari per sviluppare le classifiche di innovazione.

La scheda sintetica di Circana

Circana è un’azienda leader nella fornitura di tecnologia, intelligenza artificiale e dati agli operatori del largo consumo e di beni durevoli, produttori e distributori, impegnati a ottimizzare il loro business.

Le analisi predittive e la tecnologia di Circana consentono ai clienti di misurare la loro quota di mercato, comprendere il comportamento dei consumatori che la guida e accelerare la crescita. La piattaforma tecnologica Liquid Data di Circana è alimentata da un vasto set informativo di alto valore e da algoritmi intelligenti sviluppati in sei decenni di esperienza nel settore.

Con Circana, i clienti possono intraprendere azioni immediate per preparare il futuro ed evolvere le loro strategie di crescita in un’economia sempre più complessa, dinamica e in continua evoluzione. Per ulteriori informazioni, visita www.circana.com.

Caffarel presenta la collezione di praline Piemonte Bigusto

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Piemonte Bigusto, la nuova collezione di praline firmata Caffarel (immagine concessa)

MILANO – Tradizione, innovazione e un’irresistibile doppia anima: è da questo incontro che nasce Piemonte Bigusto, la nuova collezione di praline firmata Caffarel. Un omaggio all’eccellenza piemontese e al gusto autentico della “Nocciola Piemonte IGP”, protagonista indiscussa di un’esperienza multisensoriale capace di sorprendere e conquistare morso dopo morso.

Piemonte Bigusto: il nuovo volto del gianduia

Caffarel reinterpreta la propria icona, il Piemonte, dando vita a una collezione che unisce la delicatezza del gianduia classico alla dolcezza del cioccolato bianco e all’intensità del gianduia fondente:

Piemonte Bianco & Classico, dalla dolcezza avvolgente del cioccolato bianco che incontra la cremosità del gianduia;

Piemonte Fondente & Classico, per chi ama l’intensità del fondente in perfetto equilibrio con la morbidezza del gianduia.

Un equilibrio armonioso di consistenze e sapori, espressione della storica maestria Caffarel nel trasformare ingredienti d’eccellenza in momenti di puro piacere.

Tre formati per tre momenti di piacere

Praline Piemonte Bigusto

Ideale per chi ama scegliere e lasciarsi guidare dal gusto, creare la propria selezione per gusto e quantità.

Piemonte Bigusto porta al centro dell’esperienza la pralina nella sua forma più autentica. Pensato per momenti di condivisione o degustazione, permette di apprezzare ogni singola variante in totale libertà, valorizzando il gesto quotidiano del concedersi un piacere goloso.

Piemonte Bigusto Cornet (150g )

Raffinato e pratico, il Cornet Piemonte Bigusto è perfetto per chi desidera regalarsi un momento di dolcezza o sorprendere qualcuno con un pensiero elegante e ricercato. Le praline racchiuse all’interno esprimono al meglio l’equilibrio tra croccantezza e morbidezza che caratterizza la nuova collezione.

Piemonte Bigusto Scatola regalo (215g)

Un piccolo scrigno che unisce estetica e bontà: il formato Mini Hobo è pensato per le occasioni speciali e per chi ama donare con stile. Il design curato e il contenuto pregiato fanno di questa confezione il regalo perfetto per trasmettere attenzione, gusto e amore per la tradizione.

L’eccellenza di sempre, con una nuova personalità

Con Piemonte Bigusto, Caffarel continua il suo percorso nella valorizzazione della tradizione dolciaria piemontese, con uno sguardo sempre attento all’innovazione di prodotto. Il risultato è una collezione raffinata e distintiva, che rinnova l’esperienza del cioccolato gianduia in chiave moderna, senza rinunciare alla qualità e all’autenticità che da sempre definiscono il brand.

Elah Dufour: perdita di 3,3 milioni di euro a causa del rincaro del cacao

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flavio repetto
I loghi Elah, Dufour e Novi

Il rincaro del cacao ha mandato in rosso il gruppo Elah Dufour con una perdita di 3,3 milioni di euro. Il Gruppo opera sul mercato con oltre 240 addetti attraverso marchi prestigiosi come Elah Dufour, Baratti e Novi, spaziando dalle caramelle al cioccolato, dai preparati per dessert alla vendita di prodotti da forno. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Andrea Giacobino per Il Giornale di Italia.

Il bilancio del gruppo Elah Dufour

NOVI LIGURE (Alessandria) – Elah Dufour, il rincaro del cacao manda in rosso il Gruppo, perdita da €3,3 milioni nonostante l’aumento dei ricavi. Il secondo bilancio dopo la scomparsa del cavaliere del lavoro Flavio Repetto, ex presidente di Fondazione Carige, ha visto sì crescere i ricavi ma chiudere in perdita il gruppo dolciario genovese Elah Dufour presieduto da Guido Repetto (figlio di Flavio) e da lui controllato e partecipato fra gli altri da Ermenegildo Zegna HoldItalia e Fenera Holding.

Il Gruppo opera sul mercato con oltre 240 addetti attraverso marchi prestigiosi come Elah Dufour, Baratti e Novi, spaziando dalle caramelle al cioccolato, dai preparati per dessert alla vendita di prodotti da forno.

L’esercizio consolidato del 2024 da poco approvato ha mostrato un buon aumento delle vendite a 171 milioni rispetto ai 157 milioni del 2024, ma si è passati da un utile di 12,3 milioni a una perdita di 3,3 milioni perché i costi della produzione sono saliti da 147,7 milioni a 184,3 milioni per il rincaro dei costi del personale e dei prezzi delle materie prime (cacao e burro di cacao).

I ricavi del comparto dolciario hanno contribuito per 162,8 milioni dai 142,4 milioni dell’anno prima grazie al canale discount; crollo dei ricavi dai servizi di ristorazione e di distribuzione automatica che hanno fatturato 8,4 milioni, in calo del 42,7%.

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