giovedì 30 Ottobre 2025
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Senzani tra i protagonisti di HostMilano con le nuove soluzioni per il packaging

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Senzani a HostMilano (immagine concessa)

MILANO – Oggi più che mai, il mercato chiede flessibilità e performance. Senzani risponde con un’innovazione continua, grazie al lavoro costante del suo team di tecnici e progettisti, in grado di progettare la soluzione più adatta alle esigenze del cliente, anche nel mondo del caffè.

Tra le proposte più interessanti dell’azienda in questo ambito figura CPWA18, un’incartonatrice capace di confezionare il prodotto in cassa in due modalità diverse: “wrap-around” oppure “vassoio e coperchio”. Una doppia opzione in un’unica macchina, che permette di ottimizzare la produzione e risparmiare spazio in stabilimento. A questo si aggiunge poi l’estrema compattezza della incartonatrice in sé, che ha un ingombro di soli 5×4 metri.

Questa soluzione ha riscosso grande successo ed è già operativa negli stabilimenti produttivi di vari clienti, dalla Germania all’Olanda e al Regno Unito, dove viene utilizzata per confezionare buste di caffè, sia macinato che in grani.

Le macchine finora realizzate gestiscono fino a 20 ricette diverse, con buste che vanno da 250 grammi a 1,2 kg, in varie configurazioni (fila singola da 4 o 6 pezzi, doppia fila, ecc.); il tutto sia in modalità wrap around che vassoio e coperchio, grazie a due magazzini fustelle separati (qui il video della macchina in funzione).

senzani
Il logo Senzani (immagine concessa)

La CPWA18 può confezionare fino a 18 casse al minuto, con cambi formato che, anche nei casi più complessi, richiedono meno di 45 minuti. È dotata infine delle più moderne tecnologie per il risparmio energetico e la teleassistenza. Senzani sarà presente a HostMilano con tutte le soluzioni.

L’otorinolaringoiatra, Luca Raimondo, sul ruolo dell’olfatto nell’analisi sensoriale in tazza

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Luca Raimondo otorino laringoiatra (foto concessa)
Luca Raimondo otorino laringoiatra (foto concessa)

TORINO – La parola al dottor Luca Raimondo, Direttore dell’U.O. di Otorinolaringoiatria dell’ospedale Humanitas Gradenigo e Responsabile del Centro di diagnosi e cura per i disturbi dell’olfatto e del gusto della medesima struttura, che ha diretto il corso di formazione “Olfatto e Gusto a 360°. Dalla fisiopatologia al loro ruolo nel quotidiano” con la presenza del professor Thomas Hummel, Direttore della “Smell and Taste Cinic” del Dipartimento di Otorinolaringoiatria dell’Università di Dresda e il professor Giancarlo Pecorari, ordinario di Otorinolaringoiatria presso l’Università di Torino.

Questa è stata anche l’occasione di organizzare i coffee break con la guida di Fabio Verona, Responsabile formazione ed eventi presso Caffè Costadoro, che ha reso l’esperienza sensoriale completa e interattiva.

Raimondo, ma come è nata la connessione tra il mondo della medicina e quella del professionista del caffè e quindi tra lei e Fabio Verona?

“Innanzitutto il mondo della medicina e quello del caffè hanno un territorio in comune: trattandosi di una bevanda energizzante contenente caffeina, molecola che ha noti effetti sul sistema nervoso centrale e su quello cardiovascolare, la connessione viene naturale. Si è parlato molto quindi di un suo ruolo sulla salute dell’individuo.

Ci si potrebbe chiedere piuttosto: ma l’otorino che cosa c’entra? La risposta in realtà è piuttosto semplice: nel mondo del caffè è di fondamentale importanza analizzare con olfatto e gusto, le caratteristiche della materia prima, dalla tostatura all’estrazione e degustazione in tazza.

Ciò che mi ha portato a contattare Fabio Verona è stato proprio questo: i professionisti del caffè, utilizzano i due sensi con cui io lavoro quotidianamente e così l’ho voluto coinvolgere nella realizzazione del Congresso che abbiamo tenuto a Torino.

Perché tengo a sottolineare che sono i sensi con cui lavora un otorino? Olfatto e gusto sono stati un po’ sottovalutati nel corso degli anni. Fatta eccezione per alcuni centri Europei e Statunitensi che se ne sono occupati, in Italia è soltanto di recente, un po’ spinti dalla pandemia e un po’ per l’avvento di terapie specifiche quali gli anticorpi monoclonali per il trattamento della poliposi nasale recidiva, che l’olfatto ha ripreso una rilevanza clinica.

Lo studio del gusto è invece ancora appannaggio di sporadici centri specializzati come il nostro.”

Ci racconta brevemente le modalità e i criteri (quali attrezzature e quali caffè sono stati proposti) con cui si è svolto l’esperienza che avete portato avanti insieme a Torino?

“Il Congresso è stato, a livello nazionale, il primo evento focalizzato totalmente sulla patologia olfattiva, ma anche sul ruolo dell’olfatto nella quotidianità della nostra società e da qui deriva il titolo stesso dell’incontro.

Dopo una prima parte caratterizzata dalla presentazione delle relazioni scientifiche che ha visto coinvolti parecchi medici, è arrivato il turno di Fabio Verona e Matteo Sperandio di De’Longhi che hanno reso interattivo e didattico il momento del coffee break. In queste pause abbiamo condiviso prima di tutto una parte teorica per spiegare concetti non così noti al pubblico più ampio e abbiamo fatto comprendere il ruolo dei due sensi nel mondo del caffè.

In seguito si è passati alla pratica: la seconda parte della pausa caffè è stata appunto strutturata con l’allestimento di un certo numero di isole, ciascuna dotata di una Rivelia De’Longhi gestita dai ragazzi della Scuola Immaginazione e Lavoro di Torino che assistevano i partecipanti, seguendo le istruzioni di Fabio Verona. È stata servita una prima tipologia di espresso, si ragionava insieme su questa e poi veniva proposta una seconda per poter fare un confronto.

Questo è stato un modo per traslare nel gesto quotidiano del caffè, le notizie, le informazioni che avevamo appreso durante la didattica frontale. È stato molto apprezzato dai Colleghi, perché ha acceso una lampadina su aspetti sensoriali e tecnici che stanno dietro e dentro ad una tazzina di caffè che spesso non si conoscono: ancora oggi, a mesi di distanza dal Congresso, i colleghi ricordano con piacere proprio i coffee break.

Non possiamo pensare di medicalizzare l’analisi sensoriale del caffè, così come di molti altri prodotti del settore eno-gastronomico, ma sicuramente lo spiegare in modo corretto e semplice come funzionano i due sensi che la rendono possibile risulta interessante, diventa poi doveroso, se l’analisi sensoriale è condotta da professionisti per valutare ed eventualmente premiare le caratteristiche organolettiche di un prodotto.

Spesso si sentono utilizzare termini impropri o concetti desueti nell’insegnare l’analisi sensoriale: vediamo due esempi semplici.

Il primo è relativo all’utilizzo dell’espressione “al palato”: il palato è una struttura anatomica che nulla ha a che vedere con le percezioni gustative o olfattive retronasali, basterebbe dire “in bocca” e sarebbe già subito più corretto; il secondo esempio è invece legato alla percezione dei gusti: si sente ancora dire che la capacità di percepire dolce, salato, acido e amaro varia da un’area della lingua ad un’altra quando invece sono decenni che sappiamo che tutta la superficie linguale percepisce allo stesso modo tutti i gusti.

Quanto incide l’olfatto e quanto il gusto, nella valutazione della qualità di un caffè?

“Tra i due caffè assaggiati, uno era di un livello inferiore rispetto all’altro. Va da sé che, senza l’olfatto e il gusto, non si può dare una valutazione qualitativa della bevanda. I sensi entrano a gamba tesa nell’analisi organolettica nel caffè estratto, quindi, chi nel settore del caffè, ma anche in quello del vino, dell’olio o dei formaggi, si occupa di valutare la qualità del prodotto, deve avere una capacità olfattiva e gustativa integra ed allenata, in modo da poter percepire al meglio le caratteristiche organolettiche di ciò che sta valutando.

Quando vengono creati dei panel di assaggiatori, bisognerebbe pertanto essere certi che, nella loro composizione, rientrino persone senza alterazioni patologiche della capacità olfattiva e gustativa che possano pregiudicare la loro abilità analitica.

Obiettivo, questo, facile da raggiungere grazie alla disponibilità, di test rapidi di screening che permettono di classificare la persona come dotata di una capacità olfattiva e gustativa normale piuttosto che potenzialmente compromessa, in quest’ultimo caso sono poi necessari ulteriori approfondimenti per confermare o sconfessare il dato dei test di screening.

Come funziona scientificamente, l’assaggio usando questi due sensi?

“Quando assaporiamo un cibo o una bevanda innanzitutto dobbiamo distinguere le sensazioni olfattive da quelle gustative. Quando parliamo di sensazioni olfattive intendiamo sia quelle derivanti dalla via ortonasale (odoro qualcosa senza introdurlo in bocca) che da quella retronasale (colgo le sfumature aromatiche di cibi e bevande dopo averle introdotte in bocca).

Le molecole olfattive raggiungono i recettori presenti in una specifica area del nostro naso e li vengono convertite in una “mappa elettrica” che, tramite i filuzzi, i bulbi e i nervi olfattivi olfattivi, raggiunge la corteccia olfattoria la quale invia ed integra informazioni con altre aree del cervello sede della memoria, delle emozioni, delle integrazioni sensoriali etc…

L’olfatto, il nostro senso più antico e continuamente utilizzato nell’arco di tutta la vita, è veicolato al cervello da una via molto breve e diretta in grado di elicitare ricordi, emozioni e sensazioni in tempi molto rapidi, ecco pertanto che quando entriamo in una stanza e riconosciamo un determinato odore, nell’arco di qualche millisecondo lo identifichiamo e poi lo associamo a dei ricordi, a delle sensazioni piacevoli o meno.

Assaporare un cibo vuol però anche dire gustarlo, ossia riconoscere le sue caratteristiche gustative. Ecco che qui abitualmente si genera la confusione. E per cercare di chiarire questo punto è necessario precisare che i gusti sono: dolce, salato, acido, amaro, umami e il “neonato” oleogusto.

Essi sono percepiti su tutto l’ambito linguale da apposite strutture recettoriali che convertono la molecola gustativa in un impulso elettrico che, analogamente a quanto accade per tutti gli altri sensi, viene inviato alle strutture corticali deputate tramite una via che, se paragonata con quella olfattiva, è più lunga e meno rapida, ma soprattutto meno evocativa.

Dalla integrazione delle informazioni olfattive e gustative si genera poi il sapore di un cibo o di una bevanda, dobbiamo pertanto essere attenti nel dire che la lasagna ha un sapore caratteristico, mentre dire che ha un gusto caratteristico è errato.”

Quanto influenza il contesto, l’esperienza individuale, nell’interpretazione di quello che viene raccolto poi con naso e bocca?

“La memoria ci permette di riconoscere un qualcosa con cui siamo già venuti a contatto in precedenza. Il cervello, ogni volta che ci si trova di fronte ad uno stimolo olfatto-gustativo, è in grado di rievocare quanto appreso in passato e di riportarlo a galla permettendo così il riconoscimento degli stimoli stessi. Un esempio: tutti conosciamo il profumo del limone.

Se in una stanza si immettesse questo aroma, lo riconosceremmo senza vederlo e lo sapremmo descrivere. La memoria viene stimolata, individua il sentore e fa riemergere tutta una serie di informazioni riguardanti questo frutto. Viene da se che non saremo mai in grado di identificare e ricordare stimoli con i quali non siamo mai venuti a contatto.
Assaporare molto è pertanto fondamentale per sviluppare la nostra capacità di riconoscere ma … non basta!!

La capacità olfattiva, come quella gustativa sono geneticamente determinate, pertanto esse differiscono da soggetto a soggetto, pensiamo per esempio al betaionone, molecola responsabile della percezione dell’aroma della violetta, esso non viene percepito da circa il 50% della popolazione, pertanto se in un vino esso è presente non è detto che venga percepito: anche il sommelier più bravo al mondo, se non possiede il corredo genetico atto a codificare il recettore per il betaionone, non lo percepirà.

Nei corsi in cui si insegna l’analisi sensoriale di cibi e bevande, bisognerebbe essere consapevoli di questo impatto della genetica e onesti nel dire che chi non ha determinate percezioni olfattive e gustative non sta sbagliando, ma semplicemente non ha l’ “hardware” per poterle percepire.”

Quali sono le differenze principali tra chi usa olfatto e gusto in maniera professionale e un consumatore non allenato? Quanto è questione di genetica e quanto di abitudine?

“Come dicevamo prima, la genetica gioca un ruolo importante e nulla si può fare per modificarla, discorso questo che vale sia per i professionisti che per i non professionisti. La differenza fra queste due categorie è invece abissale, ma colmabile, in termini di allenamento a riconoscere.

Un professionista che fa analisi sensoriale è entrato a contatto, allenandosi, con un numero sicuramente maggiore di odoranti rispetto ad un normale consumatore il quale però, a sua volta, con un opportuno training, può raggiungere i livelli di un professionista: non dimentichiamoci che professionisti non si nasce, si diventa.”

A proposito di olfatto, ormai è realtà l’esistenza di un naso elettronico: lei cosa ne pensa? C’è un futuro applicabile di questo strumento nel campo dell’assaggio?

“Quando parliamo di metodiche per l’analisi della componente aromatica di un campione dobbiamo citare innanzitutto la gas-cromatografia, si tratta di una metodica oggettiva e inoppugnabile che ci restituisce l’elenco di tutte le molecole aromatiche presenti in varia quantità in un campione di aria, tuttavia il suo risultato non è minimamente da comparare con la sensazione olfattiva che il nostro grado è in grado di generare, analogo discorso è da fare anche per il naso elettronico, altra metodica oggettiva ma nettamente meno fine e precisa della precedente.

Nessuna macchina per il momento è in grado di mimare quello che fa il nostro naso, tuttavia per i pazienti anosmici, con una condizione olfattiva così compromessa che non sono in grado di svolgere tutta una serie di operazioni quotidiane (identificare il cibo avariato, godere delle meraviglie enogastronomiche, profumeria, igiene personale) si sta facendo molta ricerca per tentare di creare “protesi olfattorie”, nasi artificiali sostitutivi, in grado di vicariare l’olfatto venuto meno ma è un percorso molto complesso e ostico.

Sulla futura applicabilità del naso elettronico nel campo dell’assaggio non mi esprimo perché si allontana troppo dal campo della medicina e non vorrei essere né disfattista né troppo possibilista.”

Futures del caffè in caduta libera, crollano New York (-6,8%) e Londra (-6,9%): ecco cosa è successo ieri

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Il logo dell'Ice

MILANO – Futures del caffè in caduta libera nella giornata di ieri, mercoledì 17 settembre. A New York, il contratto per scadenza dicembre ha perso oltre 33 centesimi (-6,8%) accelerando la correzione al ribasso iniziata già il giorno precedente. Chiusura a 375,65 centesimi: oltre 48 centesimi sotto i massimi di martedì, quando il contratto aveva registrato un intraday di 424 centesimi riavvicinandosi ai massimi storici dello scorso febbraio.

Giù in picchiata anche l’Ice Robusta: a Londra, il contratto per scadenza novembre è arretrato di $331 terminando a 4.450 dollari (-6,9%).

A catalizzare le liquidazioni, le notizie meteo dal Brasile, dove sono confermate le previsioni di pioggia nella cintura del caffè, a partire dalla settimana prossima.

Le precipitazioni giungerebbero al momento giusto per dare il La alla fioritura del nuovo raccolto di arabica, il cui buon esito sarà fondamentale per ridare fiato ai mercati il prossimo anno.

Mercati che hanno dimostrato, ancora una volta, la loro estrema volatilità

New York è infatti oscillata, tra il 2 e il 16 settembre, entro un range di 58 centesimi e mezzo. Più di un intero range annuale di qualche anno fa.

Londra è passata da un minimo (5 settembre) a un massimo (16 settembre) intraday rispettivamente di 4.303 e 4.860 dollari, pari a una variazione di 557 dollari in meno di due settimane.

Ma cosa sta succedendo ai futures del caffè?

“I fondi di investimento speculativi hanno nel mirino due bersagli chiari: da una parte i torrefattori, che sono insufficientemente coperti; dall’altra i commercianti e i produttori, che sotto forti pressioni di margine sono costretti ad elevare la loro copertura” spiega il trader statunitense Cardiff Coffee Trading, in una circolare ai clienti citata da Reuters.

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Al Campus Simonelli di Belforte del Chienti il nuovo polo per i supertecnici del futuro

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Da sinistra: Stefano Zannini, presidente della Fondazione ITS Academy, Marco Feliziani, ceo Simonelli Group, Marco Ragni, presidente Confindustria Macerata, Nando Ottavi, presidente Simonelli Group (immagine concessa)

BELFORTE DEL CHIENTI (Macerata) – Competenze, innovazione e impresa si intrecciano a al Campus Simonelli Group, dove questa mattina è stata inaugurata la sesta sede della Fondazione ITS Academy – Tecnologia e Made in Italy.

Fiore all’occhiello di Simonelli Group, il Campus è uno spazio dedicato a formazione, ricerca, open innovation e cultura d’impresa, che unisce la vocazione internazionale dell’azienda, leader mondiale nella produzione di macchine da caffè professionali, al suo radicamento nel territorio.

Al taglio del nastro erano presenti, tra gli altri, Stefano Zannini (presidente Fondazione ITS), Nando Ottavi (presidente Simonelli Group), Marco Feliziani (CEO Simonelli Group), Stefano Casalboni (direttore Fondazione ITS), Marco Ragni (presidente Confindustria Macerata) e Mauro Parrini (Coo Simonelli Group).

Da sinistra: Marco Feliziani, ceo Simonelli Group, Stefano Casalboni, direttore Fondazione ITS, Marco Ragni, presidente Confindustria Macerata, Stefano Zannini, presidente della Fondazione ITS Academy – Tecnologia e Made in Italy, Nando Ottavi, presidente Simonelli Group, Mauro Parrini, Coo Simonelli Group (immagine concessa)

“L’avvio del corso di Tolentino, in un’area segnata dal sisma, conferma il ruolo determinante della formazione tecnica superiore come risposta concreta ai bisogni del territorio – ha dichiarato Stefano Zannini, presidente della Fondazione ITS Academy – Tecnologia e Made in Italy –. Con questa nuova realtà rafforziamo la nostra presenza nelle Marche e offriamo ai giovani percorsi capaci di sviluppare le abilità richieste dalle imprese per affrontare le trasformazioni tecnologiche e i processi di innovazione”.

La nuova sede propone un corso biennale di alta specializzazione post diploma, pensato in stretta connessione con le esigenze della ricostruzione post-sisma. L’indirizzo “Building innovation manager – BIM, digital twin e strategie ESG” prepara supertecnici in grado di gestire cantieri digitali, coordinare progettisti e imprese e guidare interventi di rigenerazione urbana, trasformando una fragilità in opportunità di rilancio.

Il Campus darà anche spazio anche a workshop e moduli del percorso “Industria 5.0 – design e progettazione meccatronica”, attivo a Recanati e rivolto al manifatturiero avanzato.

“Lanciamo un indirizzo inedito che applica strumenti digitali e criteri di sostenibilità alla ricostruzione, arricchito da un metodo che unisce aula, laboratori ed esperienza sul campo – ha spiegato Stefano Casalboni, direttore della Fondazione ITS Academy –. Inoltre, la presenza di moduli del corso di meccatronica di Recanati testimonia la volontà di ampliare le opportunità a disposizione degli studenti”.

La scelta del Campus Simonelli sottolinea la sinergia con un gruppo industriale marchigiano di eccellenza, proiettato su scala globale. Laboratori e attrezzature di ultima generazione diventano strumenti per costruire saperi specialistici in un ecosistema in cui istruzione e imprese collaborano quotidianamente.

Grande soddisfazione è stata espressa da Nando Ottavi, presidente Simonelli Group: “Sono particolarmente felice – ha sottolineato – di ospitare i corsi ITS all’interno del nostro Campus. Negli anni della mia partecipazione a Confindustria mi sono personalmente impegnato a sostenere gli Istituti Tecnici Superiori, perché sono convinto che nella specializzazione risiedano oggi le maggiori opportunità, sia per i giovani che per le aziende.”

“Questa inaugurazione è un segnale di fiducia nel futuro economico locale – ha aggiunto Marco Ragni, presidente Confindustria Macerata –. Gli ITS sono un canale privilegiato per avvicinare formazione e aziende, valorizzando il know-how produttivo e traducendolo in professionalità di alto profilo”.

L’ITS Academy si conferma una valida alternativa all’università, grazie a programmi costruiti in stretta collaborazione con il tessuto economico: oltre la metà dei docenti proviene dal mondo delle imprese e molte attività si svolgono direttamente in azienda. I dati parlano chiaro: nove diplomati su dieci trovano lavoro entro un anno, spesso nelle stesse realtà che ne hanno sostenuto la crescita.

Con l’avvio delle attività a Tolentino, Simonelli Group partecipa attivamente agli sforzi per la ricostruzione del tessuto sociale ed economico post-sisma, investendo sulla formazione delle nuove generazioni e rafforzando il legame tra giovani, comunità e sviluppo economico.

Manuele Pierangeli, Televend Italia e Liomatic, si spegne a 42 anni

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televend pierangeli
Il logo Televend

TERAMO – Manuele Pierangeli, project manager teramano, con esperienze al quotidiano Il Centro, nonché country manager di Televend Italia e commerciale in Liomatic nel settore del vending, è scomparso all’età di 42 anni a causa di un malore improvviso.

Addio a Manuele Pierangeli

La notizia, come ha affermato il portale d’informazione Fantavending, ha profondamente colpito il settore, dove Manuele era conosciuto e stimato per la sua professionalità e le sue qualità umane.

I funerali si sono tenuti il 17 settembre, nella chiesa del Risorto a Colleatterrato Basso.

Manuele lascia la moglie Barbara, la figlia di un anno, la madre Eliana e i fratelli Marco e Massimo.

Il caffè rende più felici: ecco il nuovo studio sulla tazzina

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Bielefeld e dell’Università di Warwick, pubblicato su Scientific Reports, ha dimostrato che il caffè può rendere le persone più felici. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Butta la Pasta.

Le proprietà benefiche della tazzina

MILANO – Il caffè non è solo una bevanda, ma un rituale di benessere. Che si beva da soli a casa o al bar con amici e colleghi, è sempre un piacere. Una scusa per scambiare quattro chiacchiere e per prendersi una breve pausa dalla routine quotidiana.

Ovviamente non dobbiamo esagerare con le quantità, altrimenti si può andare incontro ad una serie di effetti negativi per la salute dell’organismo.

Emicrania, mal di stomaco, nervosismo, tensione, ansia, irritabilità ed insonnia. Tutte conseguenze di un’eccessiva assunzione di caffeina.

Ad ogni modo, è innegabile che, se consumato con moderazione, il caffè può avere anche dei veri e propri benefici. Un nuovo studio conferma addirittura che il caffè sarebbe la bevanda del buonumore.

A questo link è possibile leggere l’intero studio pubblicato in inglese.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Pellini Caffè sceglie Connexia come partner strategico per la comunicazione

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pellini caffè
Beatrice Pellini, cmo Pellini Caffè (immagine concessa)

MILANO – Pellini, storico marchio italiano del caffè di alta gamma, si affida a Connexia, il brand di marketing e comunicazione della MarTech Company Retex, come partner strategico per il proprio ritorno in comunicazione.

L’incarico, assegnato a seguito di una consultazione con più player, si inserisce all’interno di un articolato percorso di rinnovamento del brand veronese, che ha recentemente interessato l’identità visiva e tutti gli asset fondamentali del marchio (logo, mission, vision, posizionamento e gamma prodotti), nell’ottica di alimentare il carattere distintivo di un caffè unico e inconfondibile, da sempre sinonimo di eccellenza e tradizione.

Pellini insieme a Connexia

La nuova strategia di comunicazione integrata messa a punto da Connexia per Pellini Caffè punta a rafforzarne la brand awareness, consolidarne il posizionamento e supportarne le performance di business, in particolar modo nel settore horeca, attivando tutti i principali touchpoint utili ad accrescere il valore di un marchio che, con il suo gusto elegante, da oltre un secolo rappresenta la cultura dell’espresso italiano.

La nuova comunicazione di Pellini Caffè (immagine concessa)

Dalla consulenza strategica e creativa allo sviluppo del nuovo video di brand – re-interpretazione in chiave contemporanea di uno storico spot Pellini, realizzata in collaborazione con la CdP Diaviva –, dalla social strategy alla content creation, con la gestione di un piano editoriale dedicato per i canali social del brand (Facebook, Instagram, LinkedIn), dalla media strategy all’ottimizzazione SEO e Data del nuovo website del brand, in fase di sviluppo a cura dell’agenzia Robilant, come anche lo studio di rebranding: la nuova strategia di comunicazione di Pellini Caffè interessa tutti i canali di contatto tra brand e consumatore, confermandone i valori fondanti – identità familiare, italianità, tradizione e qualità artigianale – e sottolineandone, al contempo, le caratteristiche di modernità, dinamismo e accessibilità, per cui il piacere di assaporare le migliori miscele diviene alla portata di un’utenza più estesa.

Beatrice Pellini, chief marketing officer di Pellini Caffè “Il percorso di rinnovamento intrapreso da Pellini Caffè nasce dal desiderio di valorizzare la nostra identità e, al tempo stesso, di proiettarla con slancio verso il futuro. Il rilancio della comunicazione rappresenta un tassello fondamentale in questo cammino di rebranding, avviato due anni fa e oggi giunto a un momento-chiave: un nuovo logo, una visual identity rinnovata e una revisione completa delle nostre gamme prodotto su tutti i canali. È l’inizio di un nuovo capitolo importante, destinato ad arricchire, con solidità e coerenza, la storia della nostra torrefazione e del nostro brand”.

Pellini aggiunge: “Per affrontare questa fase sentivamo la necessità di affidarci a un partner strategico solido, in grado di accompagnarci lungo questo percorso di evoluzione. Con la nuova comunicazione desideriamo avvicinarci ai nostri consumatori con calore e autenticità, raccontando l’eleganza, la qualità e la tradizione che da sempre ci contraddistinguono. Siamo certi che la collaborazione con Connexia ci permetterà di rafforzare il legame con chi ci è fedele da sempre e, al tempo stesso, di costruire nuove connessioni con un pubblico più giovane e internazionale”.

“È per noi motivo di grande soddisfazione poter affiancare nelle scelte di comunicazione un brand storico come Pellini., perfetta sintesi di eleganza, artigianalità, rispetto della tradizione, innovazione tecnologica e sostenibilità. – commenta Massimiliano Trisolino, managing partner di Connexia – Con l’obiettivo di rendere il marchio Pellini sempre più attrattivo e cross-generazionale, attraverso tutti i suoi touchpoint daremo voce a uno storytelling in grado di intercettare e coinvolgere sia il target dei consumatori più tradizionalisti, storicamente legati ai valori di autenticità del caffè veronese, sia un target più giovane e trendy, attratto dalle novità, dalle esperienze e dalla sperimentazione di nuovi prodotti’’.

La scheda sintetica di Pellini Caffè

Pellini Caffè nasce a Verona nel 1922 diventando una realtà industriale negli anni ’60. Nel 1999 arriva sul mercato l’iconica referenza TOP in barattolo che contribuisce all’espansione del marchio all’estero. Nel 2010 è tra le prime tre aziende a marchio italiane ed è la prima a lanciare sul mercato capsule compatibili.

Oggi è presente in oltre 60 Paesi nel mondo, con un giro d’affari superiore ai 70 milioni di euro, ed è riferimento per la categoria grani in cima alla lista dei consumatori di diverse generazioni, dalla GDO al mondo horeca.

L’intero processo, dalla tostatura per singola origine alla creazione delle miscele, è orientato all’eccellenza per un caffè che rappresenta uno dei migliori esempi di qualità Made in Italy.

La scheda sintetica di Connexia

Connexia è creatività. È pensiero data-driven. È eccellenza nella gestione dei media. Ed è innovazione tecnologica

Ma non solo. Il brand di comunicazione e marketing di Retex è soprattutto passione, impegno etico, trasparenza, responsabilità sociale di impresa.

È un team multiculturale e multidisciplinare: professionisti capaci di costruire e raccontare valori di brand, ma anche di guidare processi di trasformazione digitale.

Pensa e sviluppo idee che possono vivere su tutti i canali, senza nessun timore di essere misurati sull’efficacia di ogni campagna.

Aspettatevi di lavorare in modo nuovo: insieme, per davvero, attraverso processi di co-creation continui e sperimentazione orientata agli obiettivi di business e comunicazione. www.connexia.com

La scheda sintetica di Retex

Redefine the meaning of Retail: questa la mission di Retex, la MarTech Company che affianca i brand nella trasformazione digitale e nell’innovazione della relazione con i propri clienti, integrando tecnologia, creatività e dati, e contribuendo a definire un nuovo significato del termine Retail.

Retex è guidata dalla passione e dalle competenze di più di 2100 talenti provenienti da 32 nazioni. Da sempre attenta alle tematiche di responsabilità sociale, Retex è una Società Benefit con headquarters a Milano che opera in 6 diversi Paesi (Italia, Francia, Spagna, Messico, Serbia, Cina) per ispirare e accelerare il cambiamento nel mondo dei brand e del Retail. www.retex.com

Antoniazzi incoronata pasticceria dell’anno dal gruppo Athesis da Iginio e Debora Massari

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Il premio alla pasticceria Antoniazzi (immagine concessa)

BAGNOLO SAN VITO (Mantova) – La Pasticceria Antoniazzi di Bagnolo San Vito (Mantova) si aggiudica il titolo di pasticceria dell’anno, prestigioso riconoscimento promosso dal gruppo editoriale Athesis.

La finale, ospitata al Crowne Plaza di Verona, ha celebrato l’eccellenza dell’arte dolciaria del Nord Italia, con 19 dolci in gara provenienti da quattro province: Brescia, Verona, Vicenza e Mantova.

Sul palco, a decretare il vincitore, due giudici d’eccezione: Iginio Massari e la figlia Debora, veri e propri punti di riferimento della pasticceria italiana.

Dopo un’attenta valutazione di parametri come presentazione, cottura, consistenza, aroma, sapore, armonia e tecnica, i Massari hanno selezionato le tre migliori creazioni e, infine, incoronato vincitrice la sbrisolona di Marco Antoniazzi.

La scelta è stata motivata dalla croccantezza perfetta, dalla tecnica impeccabile e dal giusto equilibrio di zucchero che ha reso l’assaggio piacevole e armonico. “Era croccante come doveva essere – ha commentato Iginio Massari – ed è stata preparata con un’ottima tecnica: bene lo zucchero per aiutare la salivazione durante l’assaggio”.

Grande l’emozione per il titolare Marco Antoniazzi, che ha dichiarato:
“È più di 40 anni che faccio questo lavoro e ne sono ancora innamorato. Essere qui oggi, in mezzo a colleghi e appassionati, è stato bellissimo: la pasticceria italiana è più viva che mai e questo grazie anche al lavoro di maestri come Massari e alla voglia di confronto che anima il nostro settore”.

Caffè Norman, 40 dipendenti protestano per la chiusura: “Vogliamo lavorare”

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La Mole Antonelliana, simbolo di Torino (immagine: Pixabay)

Il Caffè Norman di Torino ha chiuso di recente in merito ad alcune indagini che hanno accertato presunte irregolarità nella gestione dei lavoratori e una frode fiscale collegata agli appalti per la manodopera (ne abbiamo parlato qui).

Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Edoardo Sismondi e Chiara Surano per Torino Today.

La protesta dei lavoratori del Caffè Norman

TORINO – “Vogliamo lavorare per continuare a dare da mangiare alle nostre famiglie”, a dirlo è Federico Sansalone, responsabile dello storico Caffè Norman che, nella mattina di mercoledì 17 settembre, si trova davanti alla serranda abbassata del locale insieme a una quarantina di colleghi. Dipendenti che, come lui, chiedono informazioni puntuali e certezze sul loro futuro lavorativo.

Lo storico Caffè Norman e l’inchiesta Epicentro

La protesta, con tanto di striscione – “Fateci riaprire” – si concentra davanti allo storico bar, la cui serranda risulta abbassata dallo scorso 10 settembre, dopo la disposizione del giudice delle indagini preliminari. Una bufera giudiziaria. L’inchiesta ‘Epicentro’, coordinata dal nucleo della polizia economica della Guardia di Finanza.

Un decreto di sequestro preventivo in ordine a disponibilità finanziarie e patrimoniali, un giro da 26,5 milioni di euro, nei confronti di 10 diverse società, su tutte la Postalcoop.

Per quanto concerne il Norman, il tribunale ha disposto l’amministrazione giudiziaria e la nomina di un professionista che lo gestirà per garantire continuità occupazionale a 60 dipendenti che ancora oggi, però, non avrebbero ricevuto alcuna comunicazione in merito al loro futuro.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

KitKat presenta le nuove tavolette ripiene con tre ricette

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kitkat
La tavoletta salted caramel (immagine concessa)

MILANO – Nel 1935, una semplice idea nata da un suggerimento anonimo in una fabbrica inglese diede origine a una delle icone più riconoscibili del mondo del cioccolato: il wafer ricoperto che ha reso KitKat il simbolo per eccellenza della pausa. A novant’anni esatti da quella intuizione, KitKat continua a innovare, e lo fa attraverso un nuovo modo di vivere il break: nascono così le nuove tavolette KitKat.

Più che una semplice estensione di gamma, la nuova Tavoletta rappresenta un’evoluzione di linguaggio. Pensata per entrare in nuovi momenti di consumo, offre un’esperienza multisensoriale inedita: un prodotto dalle caratteristiche distintive, progettato per rendere la pausa un’occasione ancora più appagante e condivisibile.

Le tavolette KitKat rompono gli schemi tradizionali del break, introducendo un prodotto capace di conquistare anche i consumatori più giovani, attraverso un’esperienza multisensoriale completamente nuova, ottenuta dal delizioso contrasto di texture tra il guscio di cioccolato e i ripieni cremosi. Il design è moderno e accattivante, la forma è nuova, ma ciò che resta immutato è l’elemento distintivo che ha reso KitKat iconico: il wafer croccante.

La tavoletta Doppio cioccolato (immagine concessa)

Con le sue tre ricette – Caramello salato, Nocciola e Doppio cioccolato – le tavolette KitKat esplorano nuove consistenze e abbinamenti, combinando strati cremosi, copertura marmorizzata e il cuore leggero e croccante del wafer.

Ogni variante è costruita intorno a un’esperienza di gusto unica: la tavoletta al caramello salato rappresenta l’equilibrio perfetto di dolcezza e sapidità, con un ripieno morbido che sorprende; la tavoletta KitKat nocciola è caratterizzata una crema alla nocciola che avvolge il palato e amplifica la bontà del cioccolato al latte; infine, la tavoletta doppio cioccolato è l’incontro tra cioccolato al latte e fondente, con un ripieno al cacao che accentua la profondità e la rotondità del sapore.

In ogni variante, la leggerezza del wafer regala al morso un equilibrio inedito tra consistenze e sapori.

La tavoletta Hazelnut (immagine concessa)

“Con questo lancio KitKat continua a rafforzare la sua posizione nel settore del cioccolato, rispondendo anche alle esigenze in evoluzione dei consumatori più giovani ed espandendosi con successo in nuovi occasioni e segmenti.” – dichiara Sara Malvezzi, marketing manager snacks & rablets – “Le nuove tavolette KitKat stanno rompendo gli schemi di un segmento più conservativo: un lancio che promette di trasformare ogni momento di break in un’esperienza che trova nel gesto della condivisione il suo cuore autentico.”

Un gesto semplice, che in novant’anni ha cambiato forma ma non significato: spezzare il cioccolato per fermarsi, respirare, e ripartire. Oggi in un formato nuovo, che dimostra come anche ciò che è diventato iconico possa evolvere e continuare a dialogare con le generazioni di domani

Le nuove Tavolette KitKat sono disponibili nei gusti Caramello Salato, Nocciola e Doppio Cioccolato, nel formato da 99g, al prezzo consigliato di 2,29€.

La scheda sintetica di Gruppo Nestlé

ll Gruppo Nestlé opera in 187 Paesi con più di 2000 marche tra globali e locali, è l’azienda alimentare leader nel mondo, attiva dal 1866 nella produzione e distribuzione di prodotti per la Nutrizione, la Salute e il Benessere delle persone. Good food, Good life è la nostra firma e il nostro mondo.

Nel nido che condivide – simbolo di protezione, crescita e identità – lavora ogni giorno per sostenere il benessere delle persone di tutto il mondo, con un impegno concreto verso la nutrizione, il pianeta, le persone e le comunità in cui opera.

Presente da oltre 110 anni in Italia, Nestlé rinnova ogni giorno il suo impegno attraverso azioni concrete, esprimendo con i propri prodotti e marchi tutto il buono dell’alimentazione. L’azienda opera nel Paese in 9 categorie merceologiche, con un portafoglio di oltre 90 marche, tra cui: Meritene, Pure Encapsulations, Vital Proteins, Optifibre, Modulen, Solgar, S.Pellegrino, Acqua Panna, Levissima, Bibite e aperitivi Sanpellegrino, Purina Pro Plan, Purina One, Gourmet, Friskies, Felix, Nidina, Nestlé Mio, Nespresso, Nescafé, Nescafé Dolce Gusto, Starbucks, Orzoro, Nesquik, Garden Gourmet, Buitoni, Maggi, Perugina, Baci Perugina, KitKat, Galak, Smarties, Cereali Fitness.