mercoledì 29 Ottobre 2025
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Federico Grom, fondatore del marchio dei gelati: “Il 2015 è stato un anno perfetto per la vendita”

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Il logo Grom

Federico Grom, fondatore del marchio di gelati Grom insieme a Guido Martinetti, rivela alcuni aspetti della vita privata e le innumerevoli passioni che si spingono oltre il cono. Leggiamo di seguito un estratto dell’intervista di Nicolò Fagone La Zita per Il Corriere della Sera.

In questa sfilza di esperienze positive, non ha un rimpianto?

“Nessuno. Sono stato così fortunato che ripeterei anche gli errori. Mi hanno condotto dove sono. Quando hai un’azienda l’aspetto più importante è scegliere le persone. E in questo caso ho fatto degli errori clamorosi, pagati a caro prezzo. Mi sono fidato e mi hanno tradito. L’esperienza ci forma. Meglio un errore ben fatto che un successo mediocre. Quando ero alla guida di Grom, alla festa di fine anno regalavamo un weekend all’estero al dipendente che aveva fatto l’errore più grossolano. Un modo per crescere e aumentare lo spirito di squadra, con ironia”.



Come valuta l’evoluzione di Torino negli ultimi anni?

“Sono stato almeno 50 volte a New York e Tokyo, ho preso anche 100 voli internazionali all’anno. Ma sceglierei sempre Torino per vivere. Qui c’è un’alta qualità della vita, a prezzi giusti, e siamo circondati da una bellezza architettonica invidiabile.

Ho visto la città crescere in modo esponenziale. Trent’anni fa eravamo più indietro: oggi abbiamo tantissimi eventi e ristoranti. La Torino industriale si deve un po’ trasformare, ma abbiamo le potenzialità. Nel turismo siamo un po’ pigri. Se la Reggia di Venaria fosse negli States quintuplicherebbe i suoi visitatori”.

A distanza di tempo, non le dispiace un po’ di aver venduto Grom?

“No, sono razionale e poco emotivo. Non vivo momenti di grande felicità o tristezza e non agisco d’impulso. Il 2015 è stato un anno perfetto, va bene così. Un mese dopo la cessione mi sono sposato e trenta giorni più tardi è nato mio figlio”.

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Il bakery chef Fabio Tuccillo: è suo il babà gourmet per la Giornata mondiale della merenda

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Tucci Babà (immagine concessa)

MARIGLIANO (Napoli) – La merenda è una tradizione fortemente radicata in Italia, nata come spuntino tra i pasti e non solo per saziare l’appetito. Rappresenta infatti un momento di pausa e gratificazione, per tutti coloro che amano ritagliarsi un piccolo spazio di “piacere”, un attimo di gustoso relax nella vita frenetica di ogni giorno. E cosa, più di un golosissimo dolce, è in grado di appagare questo desiderio?

In occasione della Giornata mondiale della merenda, che si celebra ogni anno il 17 settembre, il bakery chef Fabio Tuccillo ha proposto una speciale novità, una merenda, spuntino dolce o perfetto fine pasto, che rappresenta un concentrato di gusto, unico per il palato.

Si tratta del Tucci Babà, un babà dalla ricetta classica, ma in versione gourmet, immerso in un bicchiere con vellutata crema chantilly e fragoline fresche o amarene. Un’autentica esplosione di dolcezza e freschezza, che affonda le sue radici nella tradizione napoletana, da gustare cucchiaino dopo cucchiaino.

Tucci Babà, come tutte le creazioni di Fabio Tuccillo, è realizzato con ingredienti freschi, di alta qualità e accuratamente selezionati e una lavorazione attenta, nel rispetto della tradizione, ma con un tocco di creatività.

Il Tucci Babà rappresenta, perciò, non solo un dolce da gustare, ma un vero e proprio viaggio sensoriale attraverso la tradizione pasticcera italiana.

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Riguardo Fabio Tuccillo

Il Bakery chef Fabio Tuccillo è titolare della Tuccillo Bakery, che gestisce insieme a suo fratello Gianfranco, socio dell’attività e ideatore del progetto insieme al padre Antonio. Nata nel 2014, la Panetteria Tuccillo si è evoluta nel corso degli anni, associando alla produzione di pane e panini, anche la pasticceria e gli altri prodotti da forno, che oggi la rendono riconoscibile come Bakery per un vasto pubblico, sia di clienti privati che horeca.

Sono in particolare i lievitati a consolidare il successo del  Bakery Chef Tuccillo che nel 2021 ha vinto la medaglia d’argento al concorso Miglior Colomba d’Italia FIPGC Federazione Internazionale di Pasticceria Gelateria Cioccolateria, nel 2022 si è classificato tra i finalisti della Coppa del Mondo del Panettone, il concorso internazionale ideato dai Maestri Giuseppe Piffaretti, Pierpaolo Magni ed Angelo Musolino e nel 2024 al quarto posto, per la categoria Miglior Pandoro Artigianale, all’ottava edizione di Mastro Panettone, concorso organizzato da Goloasi.

Modecor insieme a THUN per la linea di decorazioni natalizie nella pasticceria

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Le decorazioni (immagine concessa)

MILANO – Dalla collaborazione tra Modecor, maestra nell’arte della decorazione dolciaria e THUN, storica azienda nota in tutto il mondo per le sue collezioni in ceramica, nasce una linea unica di decorazioni natalizie, pensata per portare la magia e l’eleganza del mondo THUN nelle creazioni di pasticceria.

La linea di decorazioni natalizie di THUN e Modecor

Inedite ed eleganti creazioni in cioccolato e in zucchero, pensate per aggiungere un tocco unico ad ogni preparazione, formano una collezione esclusiva ideata per i professionisti che vogliono stupire i propri clienti con proposte eleganti e raffinate, ma anche per i tantissimi amanti del brand, che potranno così ritrovare in dolci e dessert il calore e la magia tipici del Natale firmato Thun.

La gamma è composta da due referenze in cioccolato bianco chablon, una con protagonista il Teddy natalizio e una con lo Gnomo Oliver, e da tre referenze in zucchero ispirate al mondo incantato del Teddy, dello Gnomo Oliver e alla Sacra Famiglia.

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Gruppo Arc a HostMilano celebra 200 anni di storia

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Gruppo Arc a HostMilano (immagine concessa)

OSIO SOTTO (Bergamo) – Il 2025 è un anno speciale per il Gruppo Arc, leader mondiale nella produzione di vetro cavo: l’azienda celebra infatti i 200 anni di storia, un traguardo che ne conferma il ruolo di protagonista indiscusso nel mondo della tavola e dell’ospitalità. Un anniversario che verrà celebrato anche a HostMilano 2025 (17–21 ottobre), appuntamento di riferimento internazionale per il settore horeca, dove i brand dedicati ai professionisti della ristorazione, Arcoroc e Chef&Sommelier, saranno ancora una volta i veri protagonisti.

L’edizione 2025 della fiera rappresenta per Arc un’occasione di straordinaria importanza: non solo per presentare le ultime novità dedicate a ristorazione, hotellerie e mixology, ma anche per condividere con clienti e partner un percorso lungo due secoli, fatto di innovazione, ricerca, design e passione per il vetro.

“Host è da sempre un punto di riferimento per i professionisti dell’ospitalità a livello globale. Quest’anno, per noi, la partecipazione ha un significato ancora più speciale: celebriamo i 200 anni del Gruppo Arc, un traguardo che racconta la nostra solidità, la nostra capacità di innovare e la volontà di guardare sempre avanti. Siamo entusiasti di accogliere i visitatori al nostro stand, dove presenteremo collezioni che uniscono estetica, funzionalità e sostenibilità, in linea con le esigenze del settore e frutto di investimenti sostanziosi” – dichiara Matthias Delrue, South East Europe Director del Gruppo Arc.

Lo stand sarà animato da tante sorprese e novità di prodotto, pensate per ispirare il mondo Horeca con soluzioni innovative e di design. Inoltre, i visitatori potranno incontrare il mixologist di fama internazionale Bruno Vanzan, che da oltre due anni collabora con i brand del Gruppo Arc.

La sua presenza rappresenta un momento di grande valore, grazie a momenti esperienziali e degustazioni che metteranno in risalto le potenzialità delle collezioni dedicate al bar e alla mixology.

“Il design della tavola oggi è parte integrante dell’esperienza di ospitalità. Stile e funzionalità sono inseparabili: i nostri brand Arcoroc e Chef&Sommelier, non solo arricchiscono la presentazione dei piatti e delle bevande, ma offrono anche soluzioni pratiche e durevoli per i professionisti. È questa filosofia che guida ogni nostra innovazione” – aggiunge Giovanni Schiraldi, Sales Manager Food Service Italia.

La partecipazione ad HostMilano 2025 si inserisce quindi in un anno simbolico e celebrativo per Arc, un’occasione unica per presentare a buyer, operatori e professionisti internazionali le nuove frontiere del vetro e del design professionale.

  • Arc Group – Arcoroc & Chef&Sommelier
  • HostMilano 2025 – 17/21 ottobre
  • Hall 9 – Stand C33

Senzani tra i protagonisti di HostMilano con le nuove soluzioni per il packaging

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Senzani a HostMilano (immagine concessa)

MILANO – Oggi più che mai, il mercato chiede flessibilità e performance. Senzani risponde con un’innovazione continua, grazie al lavoro costante del suo team di tecnici e progettisti, in grado di progettare la soluzione più adatta alle esigenze del cliente, anche nel mondo del caffè.

Tra le proposte più interessanti dell’azienda in questo ambito figura CPWA18, un’incartonatrice capace di confezionare il prodotto in cassa in due modalità diverse: “wrap-around” oppure “vassoio e coperchio”. Una doppia opzione in un’unica macchina, che permette di ottimizzare la produzione e risparmiare spazio in stabilimento. A questo si aggiunge poi l’estrema compattezza della incartonatrice in sé, che ha un ingombro di soli 5×4 metri.

Questa soluzione ha riscosso grande successo ed è già operativa negli stabilimenti produttivi di vari clienti, dalla Germania all’Olanda e al Regno Unito, dove viene utilizzata per confezionare buste di caffè, sia macinato che in grani.

Le macchine finora realizzate gestiscono fino a 20 ricette diverse, con buste che vanno da 250 grammi a 1,2 kg, in varie configurazioni (fila singola da 4 o 6 pezzi, doppia fila, ecc.); il tutto sia in modalità wrap around che vassoio e coperchio, grazie a due magazzini fustelle separati (qui il video della macchina in funzione).

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Il logo Senzani (immagine concessa)

La CPWA18 può confezionare fino a 18 casse al minuto, con cambi formato che, anche nei casi più complessi, richiedono meno di 45 minuti. È dotata infine delle più moderne tecnologie per il risparmio energetico e la teleassistenza. Senzani sarà presente a HostMilano con tutte le soluzioni.

L’otorinolaringoiatra, Luca Raimondo, sul ruolo dell’olfatto nell’analisi sensoriale in tazza

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Luca Raimondo otorino laringoiatra (foto concessa)
Luca Raimondo otorino laringoiatra (foto concessa)

TORINO – La parola al dottor Luca Raimondo, Direttore dell’U.O. di Otorinolaringoiatria dell’ospedale Humanitas Gradenigo e Responsabile del Centro di diagnosi e cura per i disturbi dell’olfatto e del gusto della medesima struttura, che ha diretto il corso di formazione “Olfatto e Gusto a 360°. Dalla fisiopatologia al loro ruolo nel quotidiano” con la presenza del professor Thomas Hummel, Direttore della “Smell and Taste Cinic” del Dipartimento di Otorinolaringoiatria dell’Università di Dresda e il professor Giancarlo Pecorari, ordinario di Otorinolaringoiatria presso l’Università di Torino.

Questa è stata anche l’occasione di organizzare i coffee break con la guida di Fabio Verona, Responsabile formazione ed eventi presso Caffè Costadoro, che ha reso l’esperienza sensoriale completa e interattiva.

Raimondo, ma come è nata la connessione tra il mondo della medicina e quella del professionista del caffè e quindi tra lei e Fabio Verona?

“Innanzitutto il mondo della medicina e quello del caffè hanno un territorio in comune: trattandosi di una bevanda energizzante contenente caffeina, molecola che ha noti effetti sul sistema nervoso centrale e su quello cardiovascolare, la connessione viene naturale. Si è parlato molto quindi di un suo ruolo sulla salute dell’individuo.

Ci si potrebbe chiedere piuttosto: ma l’otorino che cosa c’entra? La risposta in realtà è piuttosto semplice: nel mondo del caffè è di fondamentale importanza analizzare con olfatto e gusto, le caratteristiche della materia prima, dalla tostatura all’estrazione e degustazione in tazza.

Ciò che mi ha portato a contattare Fabio Verona è stato proprio questo: i professionisti del caffè, utilizzano i due sensi con cui io lavoro quotidianamente e così l’ho voluto coinvolgere nella realizzazione del Congresso che abbiamo tenuto a Torino.

Perché tengo a sottolineare che sono i sensi con cui lavora un otorino? Olfatto e gusto sono stati un po’ sottovalutati nel corso degli anni. Fatta eccezione per alcuni centri Europei e Statunitensi che se ne sono occupati, in Italia è soltanto di recente, un po’ spinti dalla pandemia e un po’ per l’avvento di terapie specifiche quali gli anticorpi monoclonali per il trattamento della poliposi nasale recidiva, che l’olfatto ha ripreso una rilevanza clinica.

Lo studio del gusto è invece ancora appannaggio di sporadici centri specializzati come il nostro.”

Ci racconta brevemente le modalità e i criteri (quali attrezzature e quali caffè sono stati proposti) con cui si è svolto l’esperienza che avete portato avanti insieme a Torino?

“Il Congresso è stato, a livello nazionale, il primo evento focalizzato totalmente sulla patologia olfattiva, ma anche sul ruolo dell’olfatto nella quotidianità della nostra società e da qui deriva il titolo stesso dell’incontro.

Dopo una prima parte caratterizzata dalla presentazione delle relazioni scientifiche che ha visto coinvolti parecchi medici, è arrivato il turno di Fabio Verona e Matteo Sperandio di De’Longhi che hanno reso interattivo e didattico il momento del coffee break. In queste pause abbiamo condiviso prima di tutto una parte teorica per spiegare concetti non così noti al pubblico più ampio e abbiamo fatto comprendere il ruolo dei due sensi nel mondo del caffè.

In seguito si è passati alla pratica: la seconda parte della pausa caffè è stata appunto strutturata con l’allestimento di un certo numero di isole, ciascuna dotata di una Rivelia De’Longhi gestita dai ragazzi della Scuola Immaginazione e Lavoro di Torino che assistevano i partecipanti, seguendo le istruzioni di Fabio Verona. È stata servita una prima tipologia di espresso, si ragionava insieme su questa e poi veniva proposta una seconda per poter fare un confronto.

Questo è stato un modo per traslare nel gesto quotidiano del caffè, le notizie, le informazioni che avevamo appreso durante la didattica frontale. È stato molto apprezzato dai Colleghi, perché ha acceso una lampadina su aspetti sensoriali e tecnici che stanno dietro e dentro ad una tazzina di caffè che spesso non si conoscono: ancora oggi, a mesi di distanza dal Congresso, i colleghi ricordano con piacere proprio i coffee break.

Non possiamo pensare di medicalizzare l’analisi sensoriale del caffè, così come di molti altri prodotti del settore eno-gastronomico, ma sicuramente lo spiegare in modo corretto e semplice come funzionano i due sensi che la rendono possibile risulta interessante, diventa poi doveroso, se l’analisi sensoriale è condotta da professionisti per valutare ed eventualmente premiare le caratteristiche organolettiche di un prodotto.

Spesso si sentono utilizzare termini impropri o concetti desueti nell’insegnare l’analisi sensoriale: vediamo due esempi semplici.

Il primo è relativo all’utilizzo dell’espressione “al palato”: il palato è una struttura anatomica che nulla ha a che vedere con le percezioni gustative o olfattive retronasali, basterebbe dire “in bocca” e sarebbe già subito più corretto; il secondo esempio è invece legato alla percezione dei gusti: si sente ancora dire che la capacità di percepire dolce, salato, acido e amaro varia da un’area della lingua ad un’altra quando invece sono decenni che sappiamo che tutta la superficie linguale percepisce allo stesso modo tutti i gusti.

Quanto incide l’olfatto e quanto il gusto, nella valutazione della qualità di un caffè?

“Tra i due caffè assaggiati, uno era di un livello inferiore rispetto all’altro. Va da sé che, senza l’olfatto e il gusto, non si può dare una valutazione qualitativa della bevanda. I sensi entrano a gamba tesa nell’analisi organolettica nel caffè estratto, quindi, chi nel settore del caffè, ma anche in quello del vino, dell’olio o dei formaggi, si occupa di valutare la qualità del prodotto, deve avere una capacità olfattiva e gustativa integra ed allenata, in modo da poter percepire al meglio le caratteristiche organolettiche di ciò che sta valutando.

Quando vengono creati dei panel di assaggiatori, bisognerebbe pertanto essere certi che, nella loro composizione, rientrino persone senza alterazioni patologiche della capacità olfattiva e gustativa che possano pregiudicare la loro abilità analitica.

Obiettivo, questo, facile da raggiungere grazie alla disponibilità, di test rapidi di screening che permettono di classificare la persona come dotata di una capacità olfattiva e gustativa normale piuttosto che potenzialmente compromessa, in quest’ultimo caso sono poi necessari ulteriori approfondimenti per confermare o sconfessare il dato dei test di screening.

Come funziona scientificamente, l’assaggio usando questi due sensi?

“Quando assaporiamo un cibo o una bevanda innanzitutto dobbiamo distinguere le sensazioni olfattive da quelle gustative. Quando parliamo di sensazioni olfattive intendiamo sia quelle derivanti dalla via ortonasale (odoro qualcosa senza introdurlo in bocca) che da quella retronasale (colgo le sfumature aromatiche di cibi e bevande dopo averle introdotte in bocca).

Le molecole olfattive raggiungono i recettori presenti in una specifica area del nostro naso e li vengono convertite in una “mappa elettrica” che, tramite i filuzzi, i bulbi e i nervi olfattivi olfattivi, raggiunge la corteccia olfattoria la quale invia ed integra informazioni con altre aree del cervello sede della memoria, delle emozioni, delle integrazioni sensoriali etc…

L’olfatto, il nostro senso più antico e continuamente utilizzato nell’arco di tutta la vita, è veicolato al cervello da una via molto breve e diretta in grado di elicitare ricordi, emozioni e sensazioni in tempi molto rapidi, ecco pertanto che quando entriamo in una stanza e riconosciamo un determinato odore, nell’arco di qualche millisecondo lo identifichiamo e poi lo associamo a dei ricordi, a delle sensazioni piacevoli o meno.

Assaporare un cibo vuol però anche dire gustarlo, ossia riconoscere le sue caratteristiche gustative. Ecco che qui abitualmente si genera la confusione. E per cercare di chiarire questo punto è necessario precisare che i gusti sono: dolce, salato, acido, amaro, umami e il “neonato” oleogusto.

Essi sono percepiti su tutto l’ambito linguale da apposite strutture recettoriali che convertono la molecola gustativa in un impulso elettrico che, analogamente a quanto accade per tutti gli altri sensi, viene inviato alle strutture corticali deputate tramite una via che, se paragonata con quella olfattiva, è più lunga e meno rapida, ma soprattutto meno evocativa.

Dalla integrazione delle informazioni olfattive e gustative si genera poi il sapore di un cibo o di una bevanda, dobbiamo pertanto essere attenti nel dire che la lasagna ha un sapore caratteristico, mentre dire che ha un gusto caratteristico è errato.”

Quanto influenza il contesto, l’esperienza individuale, nell’interpretazione di quello che viene raccolto poi con naso e bocca?

“La memoria ci permette di riconoscere un qualcosa con cui siamo già venuti a contatto in precedenza. Il cervello, ogni volta che ci si trova di fronte ad uno stimolo olfatto-gustativo, è in grado di rievocare quanto appreso in passato e di riportarlo a galla permettendo così il riconoscimento degli stimoli stessi. Un esempio: tutti conosciamo il profumo del limone.

Se in una stanza si immettesse questo aroma, lo riconosceremmo senza vederlo e lo sapremmo descrivere. La memoria viene stimolata, individua il sentore e fa riemergere tutta una serie di informazioni riguardanti questo frutto. Viene da se che non saremo mai in grado di identificare e ricordare stimoli con i quali non siamo mai venuti a contatto.
Assaporare molto è pertanto fondamentale per sviluppare la nostra capacità di riconoscere ma … non basta!!

La capacità olfattiva, come quella gustativa sono geneticamente determinate, pertanto esse differiscono da soggetto a soggetto, pensiamo per esempio al betaionone, molecola responsabile della percezione dell’aroma della violetta, esso non viene percepito da circa il 50% della popolazione, pertanto se in un vino esso è presente non è detto che venga percepito: anche il sommelier più bravo al mondo, se non possiede il corredo genetico atto a codificare il recettore per il betaionone, non lo percepirà.

Nei corsi in cui si insegna l’analisi sensoriale di cibi e bevande, bisognerebbe essere consapevoli di questo impatto della genetica e onesti nel dire che chi non ha determinate percezioni olfattive e gustative non sta sbagliando, ma semplicemente non ha l’ “hardware” per poterle percepire.”

Quali sono le differenze principali tra chi usa olfatto e gusto in maniera professionale e un consumatore non allenato? Quanto è questione di genetica e quanto di abitudine?

“Come dicevamo prima, la genetica gioca un ruolo importante e nulla si può fare per modificarla, discorso questo che vale sia per i professionisti che per i non professionisti. La differenza fra queste due categorie è invece abissale, ma colmabile, in termini di allenamento a riconoscere.

Un professionista che fa analisi sensoriale è entrato a contatto, allenandosi, con un numero sicuramente maggiore di odoranti rispetto ad un normale consumatore il quale però, a sua volta, con un opportuno training, può raggiungere i livelli di un professionista: non dimentichiamoci che professionisti non si nasce, si diventa.”

A proposito di olfatto, ormai è realtà l’esistenza di un naso elettronico: lei cosa ne pensa? C’è un futuro applicabile di questo strumento nel campo dell’assaggio?

“Quando parliamo di metodiche per l’analisi della componente aromatica di un campione dobbiamo citare innanzitutto la gas-cromatografia, si tratta di una metodica oggettiva e inoppugnabile che ci restituisce l’elenco di tutte le molecole aromatiche presenti in varia quantità in un campione di aria, tuttavia il suo risultato non è minimamente da comparare con la sensazione olfattiva che il nostro grado è in grado di generare, analogo discorso è da fare anche per il naso elettronico, altra metodica oggettiva ma nettamente meno fine e precisa della precedente.

Nessuna macchina per il momento è in grado di mimare quello che fa il nostro naso, tuttavia per i pazienti anosmici, con una condizione olfattiva così compromessa che non sono in grado di svolgere tutta una serie di operazioni quotidiane (identificare il cibo avariato, godere delle meraviglie enogastronomiche, profumeria, igiene personale) si sta facendo molta ricerca per tentare di creare “protesi olfattorie”, nasi artificiali sostitutivi, in grado di vicariare l’olfatto venuto meno ma è un percorso molto complesso e ostico.

Sulla futura applicabilità del naso elettronico nel campo dell’assaggio non mi esprimo perché si allontana troppo dal campo della medicina e non vorrei essere né disfattista né troppo possibilista.”

Futures del caffè in caduta libera, crollano New York (-6,8%) e Londra (-6,9%): ecco cosa è successo ieri

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Il logo dell'Ice

MILANO – Futures del caffè in caduta libera nella giornata di ieri, mercoledì 17 settembre. A New York, il contratto per scadenza dicembre ha perso oltre 33 centesimi (-6,8%) accelerando la correzione al ribasso iniziata già il giorno precedente. Chiusura a 375,65 centesimi: oltre 48 centesimi sotto i massimi di martedì, quando il contratto aveva registrato un intraday di 424 centesimi riavvicinandosi ai massimi storici dello scorso febbraio.

Giù in picchiata anche l’Ice Robusta: a Londra, il contratto per scadenza novembre è arretrato di $331 terminando a 4.450 dollari (-6,9%).

A catalizzare le liquidazioni, le notizie meteo dal Brasile, dove sono confermate le previsioni di pioggia nella cintura del caffè, a partire dalla settimana prossima.

Le precipitazioni giungerebbero al momento giusto per dare il La alla fioritura del nuovo raccolto di arabica, il cui buon esito sarà fondamentale per ridare fiato ai mercati il prossimo anno.

Mercati che hanno dimostrato, ancora una volta, la loro estrema volatilità

New York è infatti oscillata, tra il 2 e il 16 settembre, entro un range di 58 centesimi e mezzo. Più di un intero range annuale di qualche anno fa.

Londra è passata da un minimo (5 settembre) a un massimo (16 settembre) intraday rispettivamente di 4.303 e 4.860 dollari, pari a una variazione di 557 dollari in meno di due settimane.

Ma cosa sta succedendo ai futures del caffè?

“I fondi di investimento speculativi hanno nel mirino due bersagli chiari: da una parte i torrefattori, che sono insufficientemente coperti; dall’altra i commercianti e i produttori, che sotto forti pressioni di margine sono costretti ad elevare la loro copertura” spiega il trader statunitense Cardiff Coffee Trading, in una circolare ai clienti citata da Reuters.

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Al Campus Simonelli di Belforte del Chienti il nuovo polo per i supertecnici del futuro

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Da sinistra: Stefano Zannini, presidente della Fondazione ITS Academy, Marco Feliziani, ceo Simonelli Group, Marco Ragni, presidente Confindustria Macerata, Nando Ottavi, presidente Simonelli Group (immagine concessa)

BELFORTE DEL CHIENTI (Macerata) – Competenze, innovazione e impresa si intrecciano a al Campus Simonelli Group, dove questa mattina è stata inaugurata la sesta sede della Fondazione ITS Academy – Tecnologia e Made in Italy.

Fiore all’occhiello di Simonelli Group, il Campus è uno spazio dedicato a formazione, ricerca, open innovation e cultura d’impresa, che unisce la vocazione internazionale dell’azienda, leader mondiale nella produzione di macchine da caffè professionali, al suo radicamento nel territorio.

Al taglio del nastro erano presenti, tra gli altri, Stefano Zannini (presidente Fondazione ITS), Nando Ottavi (presidente Simonelli Group), Marco Feliziani (CEO Simonelli Group), Stefano Casalboni (direttore Fondazione ITS), Marco Ragni (presidente Confindustria Macerata) e Mauro Parrini (Coo Simonelli Group).

Da sinistra: Marco Feliziani, ceo Simonelli Group, Stefano Casalboni, direttore Fondazione ITS, Marco Ragni, presidente Confindustria Macerata, Stefano Zannini, presidente della Fondazione ITS Academy – Tecnologia e Made in Italy, Nando Ottavi, presidente Simonelli Group, Mauro Parrini, Coo Simonelli Group (immagine concessa)

“L’avvio del corso di Tolentino, in un’area segnata dal sisma, conferma il ruolo determinante della formazione tecnica superiore come risposta concreta ai bisogni del territorio – ha dichiarato Stefano Zannini, presidente della Fondazione ITS Academy – Tecnologia e Made in Italy –. Con questa nuova realtà rafforziamo la nostra presenza nelle Marche e offriamo ai giovani percorsi capaci di sviluppare le abilità richieste dalle imprese per affrontare le trasformazioni tecnologiche e i processi di innovazione”.

La nuova sede propone un corso biennale di alta specializzazione post diploma, pensato in stretta connessione con le esigenze della ricostruzione post-sisma. L’indirizzo “Building innovation manager – BIM, digital twin e strategie ESG” prepara supertecnici in grado di gestire cantieri digitali, coordinare progettisti e imprese e guidare interventi di rigenerazione urbana, trasformando una fragilità in opportunità di rilancio.

Il Campus darà anche spazio anche a workshop e moduli del percorso “Industria 5.0 – design e progettazione meccatronica”, attivo a Recanati e rivolto al manifatturiero avanzato.

“Lanciamo un indirizzo inedito che applica strumenti digitali e criteri di sostenibilità alla ricostruzione, arricchito da un metodo che unisce aula, laboratori ed esperienza sul campo – ha spiegato Stefano Casalboni, direttore della Fondazione ITS Academy –. Inoltre, la presenza di moduli del corso di meccatronica di Recanati testimonia la volontà di ampliare le opportunità a disposizione degli studenti”.

La scelta del Campus Simonelli sottolinea la sinergia con un gruppo industriale marchigiano di eccellenza, proiettato su scala globale. Laboratori e attrezzature di ultima generazione diventano strumenti per costruire saperi specialistici in un ecosistema in cui istruzione e imprese collaborano quotidianamente.

Grande soddisfazione è stata espressa da Nando Ottavi, presidente Simonelli Group: “Sono particolarmente felice – ha sottolineato – di ospitare i corsi ITS all’interno del nostro Campus. Negli anni della mia partecipazione a Confindustria mi sono personalmente impegnato a sostenere gli Istituti Tecnici Superiori, perché sono convinto che nella specializzazione risiedano oggi le maggiori opportunità, sia per i giovani che per le aziende.”

“Questa inaugurazione è un segnale di fiducia nel futuro economico locale – ha aggiunto Marco Ragni, presidente Confindustria Macerata –. Gli ITS sono un canale privilegiato per avvicinare formazione e aziende, valorizzando il know-how produttivo e traducendolo in professionalità di alto profilo”.

L’ITS Academy si conferma una valida alternativa all’università, grazie a programmi costruiti in stretta collaborazione con il tessuto economico: oltre la metà dei docenti proviene dal mondo delle imprese e molte attività si svolgono direttamente in azienda. I dati parlano chiaro: nove diplomati su dieci trovano lavoro entro un anno, spesso nelle stesse realtà che ne hanno sostenuto la crescita.

Con l’avvio delle attività a Tolentino, Simonelli Group partecipa attivamente agli sforzi per la ricostruzione del tessuto sociale ed economico post-sisma, investendo sulla formazione delle nuove generazioni e rafforzando il legame tra giovani, comunità e sviluppo economico.

Manuele Pierangeli, Televend Italia e Liomatic, si spegne a 42 anni

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Il logo Televend

TERAMO – Manuele Pierangeli, project manager teramano, con esperienze al quotidiano Il Centro, nonché country manager di Televend Italia e commerciale in Liomatic nel settore del vending, è scomparso all’età di 42 anni a causa di un malore improvviso.

Addio a Manuele Pierangeli

La notizia, come ha affermato il portale d’informazione Fantavending, ha profondamente colpito il settore, dove Manuele era conosciuto e stimato per la sua professionalità e le sue qualità umane.

I funerali si sono tenuti il 17 settembre, nella chiesa del Risorto a Colleatterrato Basso.

Manuele lascia la moglie Barbara, la figlia di un anno, la madre Eliana e i fratelli Marco e Massimo.

Il caffè rende più felici: ecco il nuovo studio sulla tazzina

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Bielefeld e dell’Università di Warwick, pubblicato su Scientific Reports, ha dimostrato che il caffè può rendere le persone più felici. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Butta la Pasta.

Le proprietà benefiche della tazzina

MILANO – Il caffè non è solo una bevanda, ma un rituale di benessere. Che si beva da soli a casa o al bar con amici e colleghi, è sempre un piacere. Una scusa per scambiare quattro chiacchiere e per prendersi una breve pausa dalla routine quotidiana.

Ovviamente non dobbiamo esagerare con le quantità, altrimenti si può andare incontro ad una serie di effetti negativi per la salute dell’organismo.

Emicrania, mal di stomaco, nervosismo, tensione, ansia, irritabilità ed insonnia. Tutte conseguenze di un’eccessiva assunzione di caffeina.

Ad ogni modo, è innegabile che, se consumato con moderazione, il caffè può avere anche dei veri e propri benefici. Un nuovo studio conferma addirittura che il caffè sarebbe la bevanda del buonumore.

A questo link è possibile leggere l’intero studio pubblicato in inglese.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui