Panna da passeggio e tiramisù le nuove proposte per l’autunno della bottega di Biraghi a Torino, dopo le 250mila vendite di coni solo un gusto dello scorso anno. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Federica Vivarelli.
Il gusto al tiramisù di Biraghi
TORINO – Appena in tempo per l’autunno. Dopo le 250mila vendite di coni solo un gusto dello scorso anno, arrivano anche la panna da passeggio e il gusto tiramisù al punto vendita Biraghi di piazza San Carlo.
Una notiziona visto che per la Generazione Z il cono fatto con solo latte nel centro di Torino e che impazza sui social con visualizzazioni che oscillano dalle 300mila ai 30mila like a pagina, è ormai un mito.
Per i Millenials invece si tratta di un marchio, e di un gusto, che i torinesi hanno vissuto nella zona di Cavalermaggiore quando una volta si passava da quelle parti per le gite della domenica.
Numeri che hanno fatto gridare al miracolo proprio in questi giorni l’influencer e esperto di marketing Frank Merenda che su Facebook il 17 settembre ha raccontato “La storia completa di come una gelateria mono-gusto sta umiliando tutte le tue certezze imprenditoriali”.
“Tu hai 47 prodotti, margini del 3% e il tuo consulente ti dice di “diversificare ancora di più per intercettare nuovi segmenti di mercato” – spiega ancora Merenda – La gelateria Biraghi vende SOLO fior di latte. SOLO. UNO. STOP.” Risultato?
I nuovi gusti da Biraghi
Dopo milioni di visualizzazioni e di vendite dopo quindi Biraghi debutta con la panna montata da passeggio da mangiare con paste di meliga o meringhe, sempre servita direttamente dalle vetrine della bottega.
E poi, oltre al gelato di latte prodotto ogni ora con tre ingredienti si aggiunge infatti il tiramisù, realizzato con la Gran Ricotta Super Cremosa Biraghi e disponibile al piano -1 della boutique.
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MILANO – Meraki entra nel mercato dell’espresso domestico con una macchina che punta a portare la qualità delle caffetterie professionali nelle cucine di casa, negli uffici e negli spazi condivisi. Il nuovo modello, presentato con il nome del marchio, è una soluzione all-in-one dotata di doppia caldaia, controllo PID della temperatura e pompa rotativa professionale da 9 bar. L’obiettivo, riuscito in pieno, è offrire estrazioni costanti e di qualità con un utilizzo semplificato.
La Meraki in versione bianca, c’è anche nera
La macchina è disponibile in tutta l’Unione Europa al prezzo di 1.799 euro, con promozione attiva dal 19 al 30 settembre che include, per ogni acquisto, un accessorio omaggio (Bean Hopper, un secondo serbatoio per il macinino, per usare due caffè differenti o Shot Mirror che serve per guardare l’estrazione mentre è in corso).
Il marchio e la filosofia
Cominciamo dalla storia, antica in questo caso. Sì perché il nome Meraki deriva dal greco e significa “fare qualcosa con anima, creatività e amore”: un riferimento alla filosofia dell’azienda, che sottolinea l’importanza della passione nella preparazione del caffè oltre alla tecnologia. Il team, composto da ingegneri e appassionati di caffè, ha sviluppato il prodotto con l’obiettivo dichiarato di superare le aspettative degli utenti domestici più esigenti.
Caratteristiche tecniche
In primo piano le due resistenze che riscaldano i due serbatoi separati: per l’estrazione, al centro, per il vapore, destra
Il modello Meraki che abbiamo esaminato e potuto provare combina due eccellenze tecniche come la doppia caldaia e la regolazione elettronica della temperatura con algoritmo PID per garantire stabilità termica e continuità di erogazione anche in sessioni di utilizzo consecutive.
La pompa rotativa ben dimensionata, non una più economica pompa a vibrazione, garantisce una pressione costante a 9 atmosfere ed è anche molto silenziosa.
Il macinacaffè integrato, sviluppato in collaborazione con Timemore, consente di regolare la grammatura impostata elettronicamente e la granulometria direttamente in macchina, migliorando la freschezza e il bilanciamento in tazza.
Il design è minimalista e curato, con comandi a pulsante singolo per macinatura, estrazione e vaporizzazione.
La Meraki è dotata di lancia vapore professionale con termometro per il latte del bricco e sistema di autopulizia, pensata per facilitare la preparazione di cappuccini e altre bevande a base di latte.
Mercato e posizionamento
Meraki propone la macchina come investimento di lungo periodo: la garanzia di due anni include spedizione dal produttore e tasse, un elemento che punta a differenziare l’offerta rispetto alla concorrenza.
Tutte le recensioni di settore per questa macchina sottolineano la qualità della crema, la fedeltà aromatica e la capacità di competere con modelli professionali di prezzo superiore. L’azienda punta a consolidare una community di utenti e a costruire una reputazione nel segmento premium del mercato dell’espresso domestico.
Per informazioni più dettagliate sulla nuova macchina per espresso Meraki: hello@merakitech.com
Scheda tecnica sintetica della macchina da caffè per la casa Meraki
Prezzo 1.799 euro
Macchina a doppio boiler (distinto per caffè e vapore) Serbatoio acqua 2 litri Controllo della temperatura di tipo Pid e molto accurata.
Controllo della temperatura del latte (impostabile) attraverso un sensore sulla testa della lancia. Pompa rotativa professionale: pressione costante a 9 bar Gruppo di estrazione da 58 mm come quello delle macchine professionali Macinacaffè integrato (costruito dallo specialista Timemore) con regolazione della granulometria facile e sempre precisa. E c’ anche una bilancia integrata e collegata al computer centrale della macchina Bilancia del macinino 1kg e accuratezza della regolazione 0,2 g
La seconda bilancia misura l’estrazione al grammo per una migliore regolazione della macinatura.
Potata seconda bilancia 1kg, precisione 0,2 grammi
Capacità del vassoio raccogligocce 650 ml
Capacità del serbatoio per l’espresso 350 mlPotenza installata 1.800 Watt
Capacità del serbatoio dedicato al vapore 650 ml Peso, 14,5 kg
Garanzia di due anni
Manop o Lue, il manager della piantagione, in verde vestito con abiti tradizionali Lahu – (Immagine: @suan_lahu_organic_coffee)
Alessandro Carosi, barista freelance e trainer, nato in Italia a San Benedetto del Tronto ma da 23 anni all’estero tra Australia, Giappone, Nuova Zelanda, Tailandia, Scozia e ora in Inghilterra.
Ha iniziato a lavorare nel mondo del caffè in Australia a Perth dove è scattata la scintilla della passione per il chicco, la quale gli ha permesso di viaggiare e vivere in innumerevoli Paesi, prevalentemente in Asia.
Carosi ha condiviso con noi la sua esperienza di due mesi di volontariato in una piantagione di caffè in Chiang Mai, Thailandia, con la comunità Lahu.
I Lahu sono un gruppo etnico indigeno che risiede nelle regioni montuose del Triangolo d’Oro, dove si incontrano Thailandia, Myanmar, Laos e Cina. Leggiamo di seguito il racconto del viaggio.
Il volontariato in Thailandia
di Alessandro Carosi
MILANO – “Come ogni appassionato di caffè, il sogno è quello di poter spendere un po’ di tempo in una piantagione per capire come nasce e cresce quello che poi finisce nei tavoli dei bar sotto forma liquida e che molti di noi amano specialmente la mattina.
Io appassionato, dell’Asia e della Thailandia, ho cercato una fattoria che unisse il caffè con un approccio più sostenibile e dopo mesi di ricerca e grazie a website come Wordpackers e Workaway sono venuto a conoscenza di questa piantagione eco sostenibile, Suan Lahu coffee farm gestita dalla comunità Lahu nel loro stesso territorio nelle montagne tra Chiang Mai e Chiang Rai.
I Lahu sono un gruppo etnico indigeno che risiede nelle regioni montuose del Triangolo d’Oro, dove si incontrano Thailandia, Myanmar, Laos e Cina, hanno un ricco patrimonio culturale, una lingua distinta e una storia di resilienza, in grado di bilanciare i costumi tradizionali con le influenze moderne, in Tailandia, la comunità Lahu è concentrata a Chiang Rai e Chiang Mai dove si è fatta apprezzare per le sue competenze agricole, in particolare nella coltivazione del caffè.
Un tempo dipendenti dall’agricoltura di sussistenza e dalla coltivazione dell’oppio, molti agricoltori Lahu sono passati al caffè grazie a iniziative di agricoltura sostenibile e a progetti introdotti dalla famiglia reale attorno al 1970, iniziati da Re Bhumibol che volle trovare un modo per rimpiazzare la coltivazione dell’oppio che andava per la maggiore tra i contadini nel cosiddetto triangolo d’oro tra Tailandia, Myanmar, Laos e Cina.
Donne Lahu con i loro vestiti tradizionali (foto di @suan_lahu_organic_coffee)
Fu un successo, per darvi un idea, nella maggior parte dei paesi nel mondo che cresce il caffè l’età media di un contadino, e ora tra i 40 e 60 con sempre più giovani che si allontanano da qualcosa che non permette di guadagnare dignitosamente.
In Thailandia è l’opposto: l’età media va dai 20 ai 40 proprio perché il caffè’ è visto come una via di guadagno, è anche vero che Re Bhumibol introdusse una tassa del 90% sul caffè importato, seconda più alta dopo l’India e con una richiesta interna che eccede la produzione i contadini Tailandesi sono in una posizione di vantaggio al confronto con altri paesi.
Quando viaggio prima di partire mi informo il minimo indispensabile perché mi piace scoprire la realtà in cui mi andrò ad immergere in tempo reale.
Una volta arrivato leggendo alcuni articoli su i Lahu che mi stanno ospitando ho trovato un articolo interessantissimo del National Geographic dove intervistano il manager della fattoria dove sto facendo volontariato.
Tre giovani Lahu parte della squadra nella piantagione di Suan Lahu all’opera piantando nuove piantine di caffè (Foto di @marianna_martinii)
Il Villaggio Lahu visto dalla piantagione Suan Lahu (immagine concessa)
Un fatto affascinante è che i Lahu sono una comunità matriarcale e una volta che una coppia si sposa l’uomo va a vivere nel villaggio della moglie, sono l’unica cultura in tutto il paese e tra le altre tribù dove uomini e donne hanno uguali diritti, i lavori pesanti sono svolti dagli uomini ma in casa, pulizie, cucinare e controllo ed educazione dei bambini viene condiviso ugualmente da uomo e donna.
Loue il manager della piantagione mi ha spiegato che i divorzi erano molto più comuni in passato che ora. Purtroppo la lingua Lahu è solo parlata ma non scritta. Fortunatamente internet ci aiuta a scoprire dei mondi di cui non avremmo mai conosciuto le storie ma quante culture meravigliose del passato con civiltà molto più civilizzate di noi sono passate senza lasciarci nessuna informazione.
Il magazzino dove viene creato il Biochar (immagine concessa)
Non puoi tornare a servire un caffè senza arrabbiarti quando qualcuno ti dice che costa troppo dopo aver vissuto di prima persona le difficoltà e il lavoro duro in una piantagione di caffè e lo è anche di più quando è organico e si utilizza un metodo di permacoltura che rende il tutto anche più faticoso.
Uno dei due metodi in cui viene prodotto il Biochar a Suan Lahu (immagine concessa)
La cosa assurda di questa società è che quelli che producono e dovrebbero essere portati su un piedistallo sono quelli considerati quasi l’ultima ruota del carro, il sistema economico in cui viviamo è marcio e il concetto di crescita economica in uno spazio ristretto e limitato da rivedere, non c’è crescita economica senza che una grande fetta della popolazione non possa goderne i benefici e in questo caso è anche il pianeta a pagarne un prezzo elevatissimo.
In due settimane di volontariato sono stato massacrato dalle vespe, febbre dovuta a chissà cosa, forse dovuto al cibo o acqua, scivolato raccogliendo legna per fare del fertilizzante organico, il biochar, e stirato un nervo e impossibilitato a muovermi per un giorno intero, incontro con una sorta di vipera completamente verde e un cobra, due settimane sole, questi coltivatori devono combattere con cose del genere tutto l’anno ma saranno quelli ad ottenere le briciole del profitto finale, questa società è sicuramente da riscrivere, lo deve essere assolutamente e senza ritardi.
Il magazzino dove viene creato il biochar (immagine concessa)
Il biochar è carbone vegetale prodotto a seguito di processi di pirolisi e gassificazione a carico di prodotti/residui di origine vegetale provenienti dall’agricoltura e dalla selvicoltura (ramaglie, sanse di oliva, vinacce, cruscami, noccioli, gusci di frutta, ecc.).
Questo prodotto, in qualità di ammendante, rappresenta una valida soluzione per un’agricoltura sostenibile e per la mitigazione dei cambiamenti climatici.
Infatti, sempre più numerose sono le evidenze che dimostrano le potenzialità del biochar per una gestione intelligente delle biomasse a beneficio dell’ambiente, dell’agricoltura e della collettività.
In particolare i benefici del biochar sono i seguenti:
valorizzazione e recupero di prodotti/residui agricoli;
recupero e miglioramento di suoli poveri (riduzione dell’acidità, aumento della capacità di scambio cationico, miglioramento della ritenzione di nutrienti e di acqua, ecc.);
riduzione dei processi di lisciviazione;
aumento delle rese produttive agricole con riduzione dei fabbisogni di acqua ed elementi nutritivi (concimi);
incremento della carica microbica del suolo e sostegno nella fissazione dell’azoto;
mitigazione dei cambiamenti climatici attraverso lo stoccaggio in forma stabile e a lungo termine del carbonio nel suolo.
C’è tantissimo lavoro da fare, dal rimuovere le erbacce, tagliare rami secchi, rimuovere alberi di caffè morti, tagliare il legname di scarto e trasportarlo al magazzino per la creazione del Biochar, piantare nuove piante di caffè il tutto sul lato della montagna in discesa evitando di scivolare specialmente ora che è la stagione delle piogge, il tutto facendo attenzione a serpenti e vespe, tutto questo per arrivare ai nostri caffè dove verranno bevuti da clienti inconsapevoli di tutto questo lavoro.
Loue all’opera raccogliendo del caffè (Foto: @marianna_martinii)
L’esperienza mi sta arricchendo non solo a livello professionale ma anche umano, conoscere questa comunità è affascinante ma non tutti i Lahu sono uguali, il villaggio dove vivo sono Lahu neri e la loro cultura e lingua è diversa, per esempio, dai Lahu Rossi che sono a pochi chilometri di distanza e mi è stato spiegato che negli ultimi decenni si sono convertiti al Cristianesimo.
La tribù collinare dei Lahu si divide in cinque sottogruppi: Lahu Rossi, Lahu Gialli, Lahu Neri, Lahu Bianchi e Lahu Sheleh, i Lahu Neri sono il sottogruppo più numeroso e costituiscono quasi l’80% della popolazione Lahu.
Il Lahu è una lingua Tibeto-Birmana e comprende vari dialetti, il Lahu nero è il dialetto più comunemente parlato, la lingua della tribù collinare Lahu non ha un sistema di scrittura tradizionale e nel corso di questo secolo tre romanizzazioni sono state introdotte da missionari protestanti e cattolici e da linguisti del governo cinese.
La tribù collinare dei Lahu è un gruppo etnico fortemente indipendente e diversificato che conta circa 60.000 persone in Thailandia, i Lahu si trovano principalmente nelle province di Chiang Mai e Chiang Rai, ma sono presenti anche in numero considerevole a sud, nella provincia di Tak, i loro insediamenti sono solitamente lontani da strade e città, a causa del loro forte impegno nel preservare lo stile di vita dei Lahu.
Questa è una esperienza che consiglio a tutti quelli che lavorano nel mondo del caffè: non solo per capire la fatica e la quantità di lavoro che c’è dietro a far crescere il caffè, e anche di più se è organico, ma è un viaggio umano dove si può capire l’importanza della natura e di come siamo tutt’uno con essa e se rispettata ci può riservare grandi regali ma allo stesso tempo si capisce come si è piccoli al confronto.
Una minuscola vespa ti fa scappare e fermare di lavorare se c’è il sospetto di un alveare vicino, e posso assicurarvi che quando 5-6 ti pungono fa davvero male. E, ancora, il pericolo di una frana, una caduta dovuta al terreno bagnato che può portare ad una frattura, formiche assassine che se sei sfortunato di finirci con le mani o le gambe mordono e lasciano con un bruciore che è di pochi secondi ma è intenso.
Non dimentichiamoci infine delle zanzare. Questi sono solo una piccola parte di tutto quello che può essere un pericolo, un’esperienza del genere ti porta ad elevarti spiritualmente specialmente avendo la possibilità di essere al contatto di culture diverse ma che alla fine sono come noi, cercano l’amore, l’amicizia e pace interiore, capisci che siamo diversi ma in realtà siamo tutti uguali”.
Chicchi di caffè tostato (credits: Alexa from Pixabay)
MILANO – Forti ribassi nei futures del caffè, a seguito dell’annuncio di un’iniziativa parlamentare negli Usa volta a ottenere l’esenzione del caffè dai dazi imposti dall’amministrazione Trump. All’IceArabica, il contratto per scadenza dicembre ha perso, venerdì 19 settembre, il 3,8% chiudendo a 366,50 centesimi, minimo dell’ultimo mese. All’IceRobusta, il contratto per scadenza novembre è arretrato addirittura del 7% terminando la settimana a 4.135 dollari. Il livello delle scorte certificate rimane intanto bassissimo in entrambi i mercati.
A New York, gli stock sono pari ad appena 654.224 sacchi, minimo da quasi 17 mesi a questa parte. A Londra a 6.464 lotti, pari a 64.640 tonnellate o 1.077.333 sacchi.
Arriva intanto – come già detto – una proposta di legge bipartisan del Congresso degli Stati Uniti volta a esentare l’import Usa di caffè da qualsiasi tipo di dazio.
Il No Coffee Tax Act – presentato a Washington venerdì 19 settembre – porta la firma dei deputati Don Bacon (partito repubblicano) e di Ro Khanna (partito democratico) e punta a rimuovere tutte le tariffe imposte dopo il 19 gennaio 2025 (Trump si è insediato il 20 gennaio di quest’anno, ndr.).
Lo scopo è, in primo luogo, quello risolvere il problema dei dazi al 50% che gravano sulle importazioni di caffè dal Brasile, primo fornitore degli Usa con un volume di circa 8 milioni di sacchi all’anno
Ma anche di alleviare il peso dei dazi sul caffè proveniente altre origini, come Vietnam (20%), Colombia (10%) e Indonesia (19%), rispettivamente secondo, terzo e quarto fornitore degli Usa.
Ulteriore aspetto importante, la proposta non riguarda soltanto il caffè verde, ma anche il caffè torrefatto, decaffeinato, porzionato, i sottoprodotti (come cascara e silver skin), i prodotti a base di caffè e i surrogati contenenti, in una certa proporzione, caffè.
Se approvata in questi termini, dunque, la misura esenterebbe anche il caffè trasformato e i suoi derivati: una vera manna per l’industria italiana ed europea.
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Il ritorno della Coffee Competition (immagine concessa)
MILANO – Il progetto Coffee Competition (ne abbiamo parlato qui) è stato accolto come case history nell’ambito della sezione Host beyond the cup della fiera HostMilano che si svolgerà dal 17 al 21 ottobre.
Il ritorno di Coffee Competition
In uno spazio speciale a HostMilano verrà raccontata questa gara che festeggerà la XV edizione nel 2026.
Ci sarà una presentazione con un piccolo video nel quale verranno messi in risalto risultati raggiunti, istituti, alunni, giurati e, ultimo ma non ultimo, gli sponsor che hanno contribuito al successo di questa iniziativa.
L’intervento per Coffee Competition è previsto per il 17 ottobre alle ore 14.00 in occasione di HostMilano.
Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)
Clemente Mastella, il primo cittadino di Benevento, ha dichiarato di non sapere il costo della tazzina del caffè poiché lo riceve sempre in omaggio. Tuttavia, come lui stesso ha ammesso, ha chiesto ai suoi collaboratori affermando “la questione è seria, mica uno scherzo”. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo pubblicato su Open.
Il sindaco Clemente Mastella sul prezzo del caffè
BENEVENTO – Se negli scorsi giorni si parla molto di Benevento è perché lì, nella Campania dove il caffè è vita, esistenza, filosofia e rito, una tazzina di espresso la si paga più che a Bolzano.
Il prezzo delle materie prime è schizzato in alto tanto da minacciare di far raggiungere i 2 euro a tazzina in qualche locale, ma il due volte sindaco Clemente Mastella se ne lava le mani: “Non so neanche quanto costi, non me lo lasciano mai pagare”. Sulla questione ha comunque da dire perché – assicura a Repubblica – “ho chiesto ai miei collaboratori. La questione è seria, mica uno scherzo”.
Il prezzo di una tazzina di caffè
In giro si parla di tazzulelle a minimo un euro e cinquanta, figuriamoci poi se sono bevute al tavolo e non al bancone. Ma la situazione, almeno lungo corso Garibaldi, sembra leggermente differente.
Di caffè a 1,50 non se ne vede nemmeno l’ombra: “Quel prezzo qui a Benevento non lo chiede nessuno. Sarebbe assurdo per il tenore di vita delle persone”, assicura ancora il primo cittadino Mastella. “Io non ho un potere di controllo su quanto applicano i bar, due anni fa quando dal Comune chiedemmo a “Mister prezzi”, l’organismo del governo, di vigilare. Non ci hanno mai risposto”.
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Il prezzo del cioccolato è destinato ad aumentare: questo è il pensiero di Peter Feld, ceo di Barry Callebaut, la società zurighese che è il maggior produttore al mondo del dolce. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale tio.
L’evoluzione del prezzo del cacao
ZURIGO – Per troppo tempo il cioccolato è stato eccessivamente a buon mercato: ora il prezzo è salito, ma è destinato ad aumentare ancora ed è bene che sia così. È il pensiero di Peter Feld, ceo di Barry Callebaut, la società zurighese che è il maggior produttore al mondo di un alimento che va poi a finire in prodotti di vastissima diffusione come i gelati Magnum, gli snack Kitkat e tanti altri articoli di numerosi marchi.
“Venduto a prezzo troppo basso” – “In Germania è ancora possibile acquistare una tavoletta di cioccolato a meno di un euro: costa meno di un litro di latte”, esordisce il 60enne in un’intervista pubblicata oggi dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ). “Negli ultimi decenni il cioccolato è stato venduto a prezzi troppo bassi. Lo diciamo da tempo: è giusto che il cioccolato costi di più. È un prodotto naturale di alta qualità. I coltivatori di cacao devono guadagnare di più”.
Colpa del cambiamento climatico
“Nelle principali zone di coltivazione delle piante di cacao nell’Africa occidentale, in passato le piogge cadevano in piccole quantità distribuite nell’arco della giornata: oggi invece sono improvvise”, spiega l’esperto. “Allo stesso tempo si registrano periodi di siccità più lunghi. Il cambiamento climatico aggrava i problemi esistenti. In Africa occidentale si coltiva ancora spesso con metodi tradizionali. Inoltre, circa un decennio fa, i governi hanno voluto sostenere i prezzi del cacao vietando la piantagione di nuovi alberi di cacao e di varietà più resistenti. L’intenzione era buona, ma ora abbiamo un patrimonio arboreo obsoleto che risente fortemente dei cambiamenti climatici”.
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Un terzo del premio annuale per tutti i dipendenti è legato al risultato economico complessivo dell’azienda Ferrero. Il resto a com’è andata la produzione in ogni singolo stabilimento. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Giulia Norvegno per Open.
Il premio di Ferrero ai dipendenti
ALBA (Cuneo) – La Ferrero ha siglato l’accordo con i sindacati per il bonus annuale legato ai risultati del 2024/2025. Una parte può essere convertita in servizi welfare con contributo aziendale aggiuntivo. I lavoratori della casa dolciaria di Alba potranno ricevere fino a 2.580 euro lordi come premio legato agli obiettivi.
L’importo si articola in due componenti ben definite: il 30% deriva dal risultato economico complessivo dell’azienda, uguale per tutti i dipendenti, mentre il restante 70% è legato al risultato gestionale specifico di ogni singolo stabilimento.
L’accordo è stato raggiunto tra la direzione aziendale e le organizzazioni sindacali nazionali e territoriali di Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil, insieme al coordinamento delle Rsu e delle rappresentanze sindacali della Rete commerciale, come riporta l’Ansa.
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La nuova collezione Armani/Dolci by Guido Gobino (immagine concessa)
MILANO – Con l’arrivo della stagione autunnale, Armani/Dolci by Guido Gobino celebra l’eccellenza del gusto e svela il cofanetto in edizione limitata contenente la nuova delicata pralina bi-strato al gianduia e pesca, e una varietà di tè fra il fresco e profumato tè Oolong Essentia Guanyin e il dolce e delicato té verde Mao Feng.
Il cofanetto Armani/Dolci by Guido Gobino
La creatività delle confezioni si ispira a uno dei motivi geometrici che caratterizzano alcuni look della collezione Giorgio Armani donna autunno/inverno 2025.
Le scatole decorate nei colori del blu e dell’azzurro sono chiuse con un sottile nastro dorato completo di tag sagomato con logo.
La collezione è disponibile nei punti vendita selezionati di Milano, Tokyo, New York, sul sito Armani/Dolci e su Cosaporto.it (Milano).
AMSTERDAM – Secondo i recenti insight di Circana, presentati all’European Foodservice Summit 2025 ad Amsterdam, il settore della ristorazione in Europa sta entrando in una nuova era di trasformazione.
I consumatori di Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Spagna (i “Big Five “) spendono più che mai per mangiare fuori casa ma lo fanno con una minore frequenza. Questo è il segnale di un cambiamento duraturo nel comportamento dei consumatori dopo la pandemia.
Tra giugno 2019 e giugno 2025, la spesa dei consumatori per la ristorazione è aumentata del 10%, raggiungendo livelli record, tuttavia il numero totale delle presenze rimane il 10% al di sotto dei livelli pre-pandemia.
Per gli operatori, la sfida non è più recuperare il terreno perso, ma l’adattamento ai nuovi modelli che determinano il “quando”, “dove” e “perché” le persone scelgono di mangiare fuori.
Jochen Pinsker, industry advisor foodservice Europe di Circana, ha dichiarato: “Stiamo assistendo a un reset nel settore della ristorazione in Europa. I consumatori stanno trovando un nuovo equilibrio tra gratificazione e convenienza, salute e praticità, occasioni sociali e cene in solitaria. È un mercato più dinamico, frammentato e ricco di opportunità rispetto a quanto non lo sia stato negli ultimi anni.”
Le differenze tra i Paesi
I modelli di ripresa variano notevolmente in Europa. Il Regno Unito è il mercato più in difficoltà, con un numero di presenze addirittura inferiori al 21% rispetto ai livelli pre-Covid. Si prevede che la Germania guiderà la ripresa, con presenze che, secondo le stime, cresceranno dell’1,6% entro il 2026, spinte dalla forte adozione di prenotazioni online e delivery.
Fino a giugno 2025, le presenze in Francia sono rimaste al 9% sotto i livelli pre-Covid del 2019, anche se la spesa media per occasione è aumentata. L’Italia si dimostra resiliente; nello stesso periodo il calo è stato appena del 4%, come la Spagna che ha registrato la stessa diminuzione molto probabilmente dovuta al più basso tasso di smart working (35%). Si prevede inoltre che la Spagna si riprenderà più lentamente dalle attuali incertezze economiche e dal sentimento di scarsa fiducia, con una crescita prevista di appena lo 0,2% per il 2026.
Tavolo per uno, l’ascesa del solo dining e il potere della socializzazione
La cultura della ristorazione in Europa si sta evolvendo, con un divario crescente tra le occasioni sociali condivise e le visite individuali personalizzate. Un tempo considerato insolito, mangiare da soli è diventato una scelta di vita, ridefinendo come e dove gli europei cenano, ed è in forte espansione nei cinque grandi mercati europei.
La spesa per le cene in solitaria è aumentata del +153% tra il 2010 e il 2019 e ora rappresenta il 15,6% delle visite ai ristoranti full-service, in crescita rispetto a solo il 9,4% del 2016. Ciò è dovuto a stili di vita urbani, lavoro ibrido e caffè digital-first che rendono normali le occasioni del “tavolo per uno”.
Il Regno Unito guida questa trasformazione. Con il 54% degli adulti britannici (il tasso più alto in Europa) che lavorano part-time da casa, i pranzi di gruppo infrasettimanali stanno cedendo il passo a pasti individuali veloci. Nei centri urbani, i professionisti impegnati optano per sushi box, insalate e opzioni da asporto tra un meeting e l’altro, mentre gli operatori stanno adattando layout, menu e sistemi di ordinazione per servire meglio le presenze individuali.
Nel frattempo la ristorazione per le occasioni sociali è in aumento, rappresentando il 31% di tutte le presenze nel corso dei 12 mesi fino a giugno 2025 (in aumento rispetto al 29,8% del 2021). Questo trend è guidato dall’Europa meridionale, con le sue serate di apericena e dai piatti da condividere tipici nella tradizione familiare di queste aree.
Il valore al centro della scena
I consumatori europei stanno diventando più attenti nella loro spesa, cercando un buon equilibrio fra offerta e qualità senza sacrificare il livello di esperienza. Un’occasione su tre ora include una promozione o un menu combinato, in aumento dal 29,9% nel 2022 al 33,7% nel 2025.
Il delivery ridisegna il significato del fuori casa
Il delivery sta ridefinendo il modo di mangiare fuori casa in tutta Europa. In Germania e Francia la crescita a doppia cifra ha spinto la domanda oltre i picchi dell’era Covid. Per molti, mangiare “fuori” ora significa restare a casa, con due terzi delle occasioni di delivery che sostituiscono la cucina casalinga.
Questa crescita è alimentata da aggregatori come Uber Eats, Deliveroo e Just Eat, che ora rappresentano il 3,7% di tutte le presenze nella ristorazione, con un quasi quadruplicamento della loro quota in Europa dal 2016. Mettendo centinaia di ristoranti su di un’unica piattaforma digitale, queste app stanno rimodellando l’esperienza con cui i consumatori scoprono, ordinano e gustano i pasti, alimentando al contempo la crescita di promozioni, offerte combinate e programmi fedeltà.
Salute, stile di vita e scelte più leggere
Il cambiamento delle abitudini alimentari sta ridisegnando menu e tendenze nel settore delle bevande. Il consumo di bevande alcoliche è diminuito del 7% su base annua nei 5 grandi mercati europei durante la prima metà del 2025 rispetto allo stesso periodo del 2024, mentre le alternative analcoliche sono aumentate del 2%. Nello stesso periodo, il consumo di acqua del rubinetto è cresciuto del 5%, mentre l’acqua in bottiglia è aumentata solo dell’1%.
Pinsker ha aggiunto: “Mangiare fuori sta diventando sempre più un’esperienza personalizzata. Per alcuni si tratta di momenti sociali condivisi, per altri è la libertà di un pranzo da soli. Che si tratti di una cena di bruschette a Roma, tapas con gli amici a Madrid, o sushi in un caffè a Berlino, i consumatori stanno plasmando le occasioni di consumo in base al loro stile di vita, e non il contrario.”
Adattarsi alla nuova realtà della ristorazione europea
L’analisi di Circana evidenzia un mercato frammentato e pieno di opportunità. Gli operatori che avranno successo saranno quelli che adotteranno strategie basate sul valore, investiranno nel digitale e nel delivery, e si adatteranno ai cambiamenti nelle priorità legate alla salute e allo stile di vita, personalizzando al contempo gli approcci in base alle abitudini locali.
Note per i redattori
Jochen Pinsker, Industry Advisor Foodservice Europe di Circana, interverrà all’European Foodservice Summit di quest’anno, condividendo un’analisi approfondita dei fattori che stanno plasmando le scelte dei consumatori e i trend del settore in tutta Europa. Esaminerà gli ultimi sei mesi e il 2024 nella sua interezza, offrirà una prospettiva sui prossimi cambiamenti del mercato e andrà in profondità nel segmento full-service, esplorandone le sfide, i trend emergenti e le opportunità di crescita nella continua evoluzione dell’era del to-go.
La scheda sintetica dell’European Foodservice Summit
La 26ª edizione dell’European Foodservice Summit torna ad Amsterdam il 18 e 19 settembre 2025 presso l’iconico Eye Filmmuseum, dopo il successo raggiunto lo scorso anno in occasione della 25° edizione dell’evento. Riunendo oltre 200 dirigenti senior delle principali catene di ristorazione e fornitori provenienti da oltre 20 Paesi, il summit offre una piattaforma per il networking, gli insight e l’innovazione. Con una lista di relatori di livello mondiale, l’evento offrirà ricerche di mercato esclusive e strategie attuabili per affrontare il panorama in evoluzione della ristorazione globale.
Riferimenti
Market Status and Outlook – European Foodservice Summit 2025
CREST/Circana
Foodservice Sentiment Study, Big5, May 2025
La scheda sintetica di Circana
Circana è un’azienda leader nella fornitura di tecnologia, intelligenza artificiale e dati agli operatori del largo consumo e di beni durevoli, produttori e distributori, impegnati a ottimizzare il loro business. Le analisi predittive e la tecnologia di Circana consentono ai clienti di misurare la loro quota di mercato, comprendere il comportamento dei consumatori che la guida e accelerare la crescita. La piattaforma tecnologica Liquid Data di Circana è alimentata da un vasto set informativo di alto valore e da algoritmi intelligenti sviluppati in sei decenni di esperienza nel settore.
Con Circana, i clienti possono intraprendere azioni immediate per preparare il futuro ed evolvere le loro strategie di crescita in un’economia sempre più complessa, dinamica e in continua evoluzione.
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