giovedì 25 Dicembre 2025
Home Blog Pagina 3923

Piogge troppo forti mettono a rischio il raccolto in Brasile e Vietnam

0
dati raccolto brasiliano piogge
Semi intensivo con pacciamatura Brasile

MILANO – Mentre il raccolto brasiliano 2012/13 è alle battute decisive, l’attenzione si sposta sin d’ora sulla produzione ipotizzabile nell’annata caffearia 2013/14 e le premesse appaiono buone. “Le operazioni di raccolta procedono senza intoppi nelle principali regioni del Brasile – ha dichiarato alla stampa Margarete Boteon, analista del Cepea, il centro di studi avanzati di economia applicata dell’università di San Paolo – il tempo secco iniziato a metà luglio ha favorito il lavoro”. Mentre la raccolta del conillon è già ampiamente conclusa, quella degli arabica è stata rallentata dalle forti piogge di giugno e non si concluderà che nella seconda metà di settembre.

Piogge forti rallentano la produzione

Attualmente, le operazioni sono completate all’80% nel Cerrado Mineiro. Più indietro le regioni di Mogiana (San Paolo) e del Minas meridionale dove, secondo un’indagine compiuta da Cepea, la percentuale oscilla tra il 70% e l’80%. Le stime Conab di maggio indicano che il raccolto raggiungerà il volume record di 50,45 milioni di sacchi. Ma gli standard qualitativi rischiano di essere bassi a causa dei danni arrecati dalle precipitazioni, fatto questo che potrebbe creare tensioni sui prezzi nei mesi a venire.

Ricordiamo che il minagricoltura di Brasilia diffonderà i dati della sua terza stima per il 2012/13, elaborata da Conab, giovedì prossimo. E intanto si pensa già al raccolto 2013/14, che coinciderà con l’anno negativo del ciclo biennale. Secondo gli esperti del servizio meteorologico Somar, quest’anno, complice El Niño, vi sono buone probabilità che le prime piogge primaverili arrivino puntuali a fine settembre e continuino, con buona intensità e regolarità, sino a dicembre, garantendo un grado di umidità consono a una buona fioritura.

Sempre secondo Somar, il tempo secco prevalso da un mese e mezzo a questa parte ha creato condizioni di stress idrico che esalteranno la fioritura degli arbusti al comparire delle precipitazioni. Le piogge non arriveranno in ritardo come è accaduto negli ultimi 2 anni – ha assicurato la meteorologa Olivia Nunes – questa volta non bisognerà aspettare sino a novembre. Il tutto, naturalmente, a patto che l’influsso del Niño sia moderato e che tale fenomeno climatico non determini, assumendo sviluppi inattesi, anomalie eccessive e situazioni critiche.

In Vietnam le piogge scarse potrebbero ridimensionare il prossimo raccolto

Intanto si è appreso che il prossimo raccolto vietnamita potrebbe subire una consistente flessione, per effetto della siccità e dello stress vegetativo delle piante, dopo la produzione record di quest’anno. Buona parte del Dak Lak è rimasta a secco nelle prime 2 decadi di agosto. Secondo il dipartimento di meteorologie e idrologia, l’area di Buon Ma Thuot ha registrato dall’inizio dell’anno un livello di precipitazioni inferiore di circa un quarto rispetto all’anno scorso e di quasi un terzo rispetto alle medie storiche degli ultimi anni.

Stando a un sondaggio compiuto da Bloomberg su un campione di addetti ai lavori, la produzione potrebbe diminuire di un buon 10% rispetto a quest’anno

Contribuendo a ridurre ulteriormente i differenziali tra arabica e robusta. L’arbitraggio Londra-New York si è più che dimezzato dall’inizio dell’anno e la forbice si restringerà ulteriormente di qui a dicembre, secondo gli addetti ai lavori. Una dinamica che non deve sorprendere. Le scorte certificate Liffe hanno subito un calo del 66% dal livello record di 417.420 tonnellate raggiunto nel luglio 2011, mentre quelle dell’Ice, pur rimanendo basse, risultano ai loro massimi da quasi 2 anni a questa parte.

Sul fronte dell’offerta, l’export brasiliano di conillon è sceso del 62% nei primi 7 mesi dell’anno e in India si teme che il basso livello delle piogge monsoniche, circa il 14% al di sotto delle medie storiche cinquantennali, possa ripercuotersi anche sul raccolto di robusta.

Ma incide anche la maggior richiesta di caffè robusta da parte dei torrefattori, che hanno incrementato l’utilizzo delle varietà più dozzinali, per venire incontro alla domanda di prodotti a minor costo da parte dei consumatori in tempi di crisi. Secondo un autorevole analista di Miami, la domanda mondiale di caffè robusta è destinata a crescere di 2 milioni di sacchi nel 2012/13 a 59 milioni di sacchi, grosso modo in linea con l’offerta. La stessa fonte prevede un surplus 7,6 milioni di sacchi per quanto riguarda gli arabica. L’Ico non ha ancora pubblicato alcuna stima relativamente alla prossima annata caffearia.

Sanapo rappresenta l’eccellenza italiana al Festival di Musia militare russo

0
Francesco Sanapo durante il campionato che ha dominato
Francesco Sanapo durante il campionato che ha dominato

MILANO – Francesco Sanapo, il peperino sempre dappertutto, ex campione italiano di caffetteria 2010 e 2011, è per il secondo anno nella Piazza rossa di Mosca, scelto tra i migliori baristi al mondo per rappresentare l’eccellenza italiana nel settore caffè. Ha preparato espresso, cappuccini e bevande speciali a base di caffè per le personalità invitate all’annuale Festival Internazionale di Musica Militare “Spasskaya Tower”, che si è concluso sabato nella capitale dell’ex Unione Sovietica, ora Russia, con un pubblico di oltre 35.000 persone, tra cui celebrità appartenenti al mondo dello spettacolo, della politica e del business.

Sanapo non è rimasto da solo

Moltissimi i personaggi noti alle cronache internazionali, e non tutti per le buone azioni. Con lui, nella rosa dei migliori baristi al mondo, scelti non solo per bravura ma per l’attività di diffusione di questa cultura, Alejandro Mendez, campione mondiale del 2011; Daniel Mendez, campione di El Salvador; Raul Rodas, campione del Guatemala; Monika Palova, campionessa della Slovacchia. Tra gli ospiti del festival, la famosa cantante francese Mireille Mathieu, considerata l’erede di Edith Piaf, per cui Sanapo ha realizzato un drink a base di fragola, cioccolato e espresso.

“Essere qui per la seconda volta è una grande soddisfazione” ha detto Sanapo in tutte le lingue

Intervistato da schiere di giornalisti avidi di notizie in un Paese blindato da Vladimir Putin e dove gli argomenti che si possono affrontare liberamente sono pochissimi. “L’anno scorso – ha raccontato il nostro campione di caffetteria, nel settore di sicuro uno dei più prestanti e presenzialisti, Francesco Sanapo e Raul Rodas, campione del Guatemala oltre che ricercatissimo proprio per capacità riconosciute in tutto il mondo, tranne che dai giudici dei campionati di caffetteria e nessuno capisce perché – gli ospiti del Festival erano incuriositi dai nostri caffè speciali: quest’anno ci adorano, vogliono sapere tutto delle miscele scelte e usate, e i nostri punto ristoro sono diventati un punto di ritrovo importante del festival.

Abbiamo anche creato qualche bevanda a base di caffè, tra cui una dedicato al generale russo Kutuzov, comandante dell’esercito contro Napoleone, e uno in onore di Napoleone stesso”.

Ma non si creda che questa libertà nel nome di dittatore francese siano segno di libertà in Russia. Tutt’altro

Anzi sono tantissimi dei capi del regime, a cominciare dall’amico di Berlusconi, il presidente Putin, ad essere gradissimi ammiratori del sanguinario generale nato in Corsica. Sanapo ha poi concluso: “Ascoltare e vedere da vicino Mirelle Mathieu cantare ‘O sole mio’ per me e prepararle un buon caffè è un’emozione unica nella vita, come l’incontro con la banda dei carabinieri che ha rappresentato l’Italia in questo festival a Mosca”.

Al suo rientro a Firenze, Sanapo continuerà il suo percorso di divulgazione della cultura del caffè, anche se non – è perché ampiamente battuto dal te – la seconda bevanda piu’ bevuta al mondo dopo l’acqua. Ma l’impegno del campione attraverso il suo blog www.francescosanapo.com è proprio per preparare la riscossa dell’espresso nel mondo e realizzare il sorpasso con l’altra bevanda (soprattutto) bevuta calda e a base di caffeina.

Sanapo sarà anche alle prese con la seconda edizione del format domenicale “Sunday in my home – a good coffee in my cup”, visibile sul suo canale youtube. In esso, Sanapo spiegherà in pochi minuti, e come vuole la tradizione proprio dal salotto di casa sua, le caratteristiche di diverse mono origine, selezionate tra le vari fattorie del mondo da lui visitate.

Francesco Sanapo è nato a Specchia, in provincia di Lecce, il 2 dicembre del 1979. Ha cominciato a fare il barista giovanissimo nella Caffetteria del padre Silvano nel paese di nascita. Dopo essersi recato a Londra ed aver parlato con il proprietario di Harrod’s, ha capito quanta professionalità e ricerca ci sia dietro un vero caffè. Ha quindi cominciato a fare corsi di formazione in giro per il mondo, frequentando, tra gli altri, la “9bar Academy” di Andrea Lattuada a Retorbito (Pavia), l’Aibes (Associazione italiana barmen e sostenitori).

Si è così potuto diplomare presso la S.C.A.E. (Speciality coffee association of Europe) di Londra, diventandone uno dei soci italiani. Si è trasferito a Firenze nel 2000 ed ha lavorato in varie caffetterie, tra cui la celeberrima Caffetteria nel centro medioevale del capoluogo toscano. Francesco Sanapo è stato campione italiano Baristi caffetteria per il biennio 2010-2011, ed è oggi il responsabile del Master Bar di Caffè Corsini, torrefazione di Arezzo, per cui tiene corsi di aggiornamento in tutte le parti del mondo dove l’azienda toscana esporta caffè torrefatto all’italiana con successo da anni, tra cui Arabia saudita, Cile, Gran Bretagna.

È dal 2011 il direttore artistico del Festival Pausa Caffè, sulla diffusione della cultura del caffè, la cui seconda edizione si terrà a Firenze nell’aprile 2013 ma per la quale sono già in fase avanzatissima i lavori preliminari per l’organizzazione di un evento che si annuncia come minimo memorabile. Almeno così si augurano Sanapo e i suoi amici non soltanto fiorentini.

Segafredo Zanetti Espresso Japan: nuova apertura a Tokyo

0
Segafredo Zanetti Espresso Japan
Segafredo Zanetti Espresso Japan

TOKYO – Segafredo Zanetti Espresso Japan annuncia l’apertura di una nuova caffetteria a Tokyo. Il nuovo caffè si trova a Suitengu, una deliziosa zona della città dove è ancora possibile catturare l’atmosfera della vecchia Tokyo. Il quartiere prende il nome da un famoso santuario che, sebbene sia stato ricostruito nel 1967 dopo i danni causati dagli incendi della Seconda Guerra Mondiale, rappresenta ancora uno splendido esempio dell’architettura dell’epoca dello shogunato Tokugawa, che ha governato il Giappone dal 1603 al 1868.

Segafredo Zanetti Espresso Japan conta un nuovo store

Il Santuario Suitengu è tutt’oggi un frequentatissimo luogo di preghiera dedicato alla fertiltà e alla protezione del parto e della gravidanza. La nuova caffetteria, gestita dal franchisee Mr. Fujide, sarà la quinta inaugurata nella capitale giapponese dall’inizio dell’anno, nonché uno dei concepts più moderni in questa parte così tradizionale della città. Fonte: Segafredo Zanetti

Riccardo Illy alla passeggiata in Porto Vecchio Cosolini non parteciperà

0
polo del gusto Riccardo Illy
Riccardo Illy, l'intervista sul Polo del gusto

TRIESTE – Certo, «l’istinto ci sarebbe», ma Riccardo Illy alla passeggiata in Porto Vecchio cui il sindaco Cosolini ha invitato la cittadinanza non parteciperà: «Ogni mia iniziativa in un campo che possa avvicinarsi a quello politico viene interpretata in modo esagerato o distorto». La sua presenza resterà ideale, così come ideale per altri impegni, ricorda, fu quella all’ingresso di massa tra gli hangar dimenticati promosso nel 1997 da Federico Pacorini. Storia che Illy ha vissuto anche da sindaco prima e da presidente della Regione poi.

Illy, cosa è cambiato dal ’97?

“Allora c’era ancora una maggioranza di contrari al riuso di Porto Vecchio (ma dire riuso non è corretto: mai stata area della città) e una minoranza – che già però si andava rafforzando – di favorevoli. Oggi mi pare che i contrari si stiano riducendo a vista d’occhio e siano in netta minoranza”. Ma dicono tutta la loro contrarietà. “In Italia essere minoranza numerica non significa non poter bloccare o frenare i processi. Per Alvin Toffler, che dedicò un suo libro alla democrazia del futuro, si tende ad arrivare in tutte le democrazie a un potere in mano alle minoranze. In Italia poi l’ordinamento è così farraginoso che si può bloccare qualcosa con relativa facilità, per ricorsi ma financo con la forza: quasi mai si pagano le conseguenze. I No Tav in Val di Susa: sostanzialmente impuniti da anni”.

Contro Porto Vecchio sono sempre gli stessi?

“La demografia ha fatto il suo corso, molti non ci sono più, molti hanno mutato idea. Chi era contrario alla riconversione – cioè semplicemente al rilancio dell’economia di Trieste – ha agito. Non avrei dubbi però su una consapevolezza dell’importanza del riuso ormai maturata nella città. Anche se mi aspetto qualche colpo di coda”.

Interessi economici, politici?

“Come per la Tav vi sono interessi sottostanti – se non si fanno ferrovie si dovranno costruire nuove autostrade – così in Porto Vecchio: se si consegna l’area alla città dei valori immobiliari possono cambiare. Ci possono essere interessi legati a piccole attività portuali (Adriaterminal a parte, che credo potrà andare in Porto Nuovo). Privati tengono barche pagando pochissimo. E le associazioni..” Ma ancora? “Ci può essere un interesse politico. Lo sviluppo economico di Trieste può comportare attrazione di immigrati, una modifica di tipo sociale, e di conseguenza anche uno spostamento dell’ago della bilancia politico e del voto”.

Lo sviluppo porta nuova imprenditoria. “Concorrenza. E può obbligare gli imprenditori a reagire”.

Quelli che hanno privilegi?

Illy:“Talvolta sì, ma non posso generalizzare. Mi pare che buona parte delle aree di privilegio economico siano state superate. La zona portuale è una di quelle dove resiste questo tipo di micromonopòli”.

Nomi di riferimento? “Parlo da osservatore esterno, lascio discuterne ad altri”. Il nodo: il punto franco. “Oltre al detto, ci sono anche persone convinte che esso abbia ancora un valore e non sia spostabile. La nostra azienda ha valutato ripetutamente l’opportunità di produrre in una zona franca. E ha sempre concluso che non conveniva”.

Perché? “I benefici – dazi, iva – si possono conseguire con altri istituti. Come la temporanea importazione. Il caffè che noi inviamo fuori Ue viene lavorato così: è come se per quella partita ci trovassimo in un punto franco. Siamo abituati ad avere la Finanza ogni giorno nello stabilimento, ma se si lavora alla luce del sole con la temporanea importazione non c’è problema. Di più: se si lavora in zona franca, un eventuale fornitore o manutentore che entri con sue attrezzature deve temporanemente “esportarle”. Complesso. Insomma, “vale più la spesa che l’impresa”.

Ma l’Authority di Marina Monassi non vuole lasciare «nulla di intentato, neanche il punto franco». “Non escludo nulla. Ma è giunta l’ora di interpellare dei consulenti, i migliori in organizzazione di impresa, fiscale e doganale: il punto franco ha o meno un’utilità, quando i dazi sono quasi scomparsi? E se sì, per cosa può essere sfruttato? Se la risposta è no, mettiamoci il cuore in pace. Perché ecco l’altro equivoco: un punto franco fu già ridotto quando io ero sindaco, nella zona industriale. Andava aperto un passaggio lungo il canale navigabile per immettere direttamente i Tir sullo svincolo. Ma era zona franca. Ne convenimmo con l’allora prefetto, che con proprio atto la ridusse. E figuriamoci quanto gliene frega agli Stati firmatari dei Trattati di pace…”

Ma l’attuale prefetto su Porto Vecchio ha investito Roma

“I confini di un punto franco si possono cambiare, un punto si può ridurre e secondo me anche ampliare. Il prefetto potrebbe ridurre l’area domattina: se non lo fa è per motivi di opportunità che gli suggeriscono prudenza. Capisco chi chiede una decisione del governo: se gli si dicesse “ok, puoi usare i poteri che già hai”, sono certo lo farebbe. Potrebbe essere comunque che in una porzione di Porto Vecchio valga la pena di mantenerlo. Certo il tutto non può bloccare l’intera area”.

Roberto Menia dice comunque che il governo c’è. “Sì, ma nessun investitore farebbe affidamento sull’avere dalla sua un governo in carica per altri pochi mesi”.

Sdemanializzare Porto Vecchio. Sì o no? “Il nodo più che giuridico è pratico, legato alle concessioni che sdemanializzando non avrebbero più valore. Se malauguratamente gli attuali concessionari dovessero ritirarsi, suggerirei di sdemanializzare, modificare il Prg portuale per consentire tutte le attività accolte in città e partire con procedura diversa, non di concessione ma di vendita delle aree. Ma se i concessionari procedono, lascerei perdere”.

Concessionari imbrigliati tra crisi e punto franco: per alcuni un alibi, per altri un ostacolo.

“Crisi; esistenza di qualche oppositore; incertezza giuridica: tutti elementi a sfavore. Ma dopo la recessione arriva una fase di espansione. Siccome per ristrutturare servono anni, se le risorse ci sono è il momento buono per iniziare; sennò, pure. Se c’è la volontà si può: il denaro costa molto, ma può arrivare anche dai Paesi Arabi o dalla Cina”.

Illy e l’atteggiamento dell’Authority?

“Non ho alcun titolo per dare giudizi. Ma ho letto alcune dichiarazioni di buon senso: per esempio che se i lavori non partono i concessionari andranno richiamati agli impegni assunti. Capisco la loro posizione, capisco quella dell’Authority: amministra un bene pubblico”. Lei sulla partita del riuso è ottimista? “La storia della città, la presenza di oppositori ancora forti anche se numericamente minoritari e una normativa che favorisce chi vuole bloccare mi fanno ritenere prudente. Non posso dirmi ancora ottimista come vorrei”.

Illy si aspetta ampia partecipazione sabato?

“Cosolini interpreta la volontà della maggioranza larga dei cittadini. Sono convinto che l’iniziativa avrà grande successo e costituirà un momento di galvanizzazione della città. Porto Vecchio è una sorta di trigger-point per Trieste: se scatta qualcosa, riparte tutto”.

Per saperne di più: http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2012/09/26/news/illy-su-porto-vecchio-la-citta-ormai-ha-capito-1.5754433

Covim continua a crescere oltre che nell’Horeca anche nel domestico e Vending

0
covim

GENOVA – Un fatturato 2012 stimato nell’ordine dei 25-30 milioni di euro, un consolidamento sempre più forte sul mercato italiano (dove ormai il marchio sfida senza timori i “big” storici del settore) e una presenza all’estero che ha superato ormai il 25% del giro d’affari. Senza troppo clamore – come è nel dna di buona parte delle aziende liguri – la Covim Spa continua a crescere. Passo dopo passo, nonostante la crisi dei consumi, il gioiello messo insieme dalle famiglie Guglielmoni, Macoggi, Picci e Solari si è ritagliato un ruolo di importanza internazionale non solo nella grande distribuzione e nei bar, ma anche nel caffè in cialde e capsule e nel vending (i distributori automatici).

Covim in crescita silenziosa

«Ciò che in questi anni ha fatto la differenza – spiegano Luca Solari e Claudio Picci – è l’essere riusciti a coniugare tradizione e innovazione. Di fatto siamo riusciti a industrializzare un’attività artigianale: oggi controlliamo “in casa” tutte le lavorazioni, dall’arrivo del caffè in sacchi alla consegna ai clienti del prodotto ultimato, con sistemi tecnologici che non trascurano nessun passaggio. Uno degli ultimi investimenti è stato, non a caso, il laboratorio qualità. Per restare nella fascia alta del mercato, la qualità è un elemento prioritario». Portogallo, Spagna, Est europeo.

I codici a barre del caffè prodotto e imballato nello stabilimento di Tribogna, nel cuore verde della Val Fontanabuona, nascondono destinatari spesso lontanissimi dalla Liguria

«In realtà lavoriamo praticamente con tutto il mondo. Ci aiuta il fatto di essere vicini a due grandi porti, Genova e Vado Ligure. Un po’ meno il fatto di avere la sede a Genova (in Valbisagno, ndr) e la fabbrica nell’entroterra». L’obiettivo dei soci Covim è noto: realizzare un unico polo del caffè. Ed è proprio con questa finalità che, nei mesi scorsi, hanno acquistato il terreno di un’ex azienda proprio di fronte alla fabbrica di Tribogna.

«Crediamo molto nelle potenzialità di questa vallata, e siamo pronti a investire qui le nostre risorse. La fine dell’industria legata all’ardesia sta creando molti disagi alla popolazione e all’economia, ma noi siamo certi che la Fontanabuona abbia ancora enormi energie e che possa risollevarsi. Ma con le sue sole forze non può farcela. Il passo decisivo devono farlo le istituzioni».

Quale sarebbe il “passo decisivo” è fin troppo facile scoprirlo per Covim:

«La realizzazione del famoso “tunnel”, di cui si parla da anni, permetterebbe alla vallata di essere raggiunta più facilmente dai mezzi pesanti e da quelli privati. Non solo: è possibile ipotizzare il trasferimento, per esempio, di una parte delle attività legate alla nautica che oggi occupano spazi in riviera. Sappiamo che il governatore Claudio Burlando si sta impegnando molto su questo fronte, come il sindaco Corrado Bacigalupo. Ma la sensazione è che a Roma sia tutto fermo.

Ed è un vero peccato, perché per ridare vita a questo pezzo di Liguria non servirebbe molto di più». In attesa del tunnel, comunque, l’attività di Covim (una sessantina i posti di lavoro diretti) procede con il lancio di nuovi prodotti destinati alle aziende e ai consumatori. «Arrivati a questo punto della nostra attività, non siamo in condizione di sbagliare mosse – dice Luca Solari -. Ci confrontiamo con i colossi del settore, abbiamo un marchio riconosciuto, e per noi è il più grande motivo di orgoglio».

Fonte: http://shippingonline.ilsecoloxix.it/p/economia_e_finanza/2012/09/23/APBzvDWD-tunnel_genovese_covim.shtml

Ccsp accoglie per la prima volta al suo interno la Federazione Russa

0

MILANO – In apertura della sua 109a sessione, il Consiglio internazionale del caffè ha designato l’associazione russa del tè e del caffè come membro del Comitato consultivo del settore privato (Ccsp). È la prima volta che un’associazione della Federazione Russa viene a essere rappresentata in seno al Ccsp. Il Comitato comprende 14 associazioni dei paesi produttori e consumatori ed è attualmente presieduto da Robert Nelson, presidente e ceo della National Coffee Association of Usa. Ricardo Villanueva, presidente della Associazione nazionale del caffè del Guatemala (Anacafé) ne è il vice presidente.

Ccsp accogli nuovi membri

Il Consiglio ha inoltre nominato gli advisor del Core Group (comitato organizzativo) del Forum consultivo sul finanziamento del settore caffeario. Queste le personalità designate: Marc Sadler (Team Leader, Agricultural Finance and Risk Management Unit, Agriculture and Rural Development Department, World Bank); Noemi Perez (direttore esecutivo della Finance Alliance for Sustainable Trade); Silas Brasileiro (presidente esecutivo del Consiglio nazionale del caffè del Brasile) e Nicolas Tamari (ceo, Sucafina SA).

Il Comitato consultivo del settore privato (Ccsp) è un organo che può formulare raccomandazioni su tutte le consultazioni del Consiglio e invitare il Consiglio a esaminare le questioni relative all’Accordo internazionale. Il Forum consultivo sul finanziamento del settore caffeario viene convocato dal Consiglio, ad intervalli appropriati e in cooperazione con altre organizzazioni competenti, al fine di agevolare le consultazioni su temi quali il finanziamento e la gestione dei rischi nel settore caffeario, con un interesse particolare per le esigenze dei piccoli e medi produttori e delle comunità locali nelle zone di produzione del caffè.

Esperti del settore riaffermano l’importanza dell’associazionismo

0
mard Vietnam associazionismo Una bella immagine scattata in una piantagione del Vietnam genere
Una bella immagine scattata in una piantagione del Vietnam

MILANO – Promuovere la collaborazione e l’associazionismo lungo tutta la filiera per professionalizzare il comparto e per accrescere qualità e prestigio del caffè made in Vietnam. Questo il mantra ripetuto più volte nel corso di un seminario organizzato, mercoledì scorso, dal minagricoltura di Hanoi nella provincia del Dak Lak, massima area di produzione di caffè del Vietnam. Esperti di settore e politici hanno rilanciato l’ipotesi della creazione di un consiglio nazionale del caffè e hanno auspicato il nascere di associazioni dei produttori e dei commercianti prendendo esempio dalle positive esperienze maturate in altri paesi.

Associazionismo che ha consentito in molte nazioni di ridurre la vulnerabilità dei piccoli produttori all’alea del mercato

E li ha messi in condizione di tutelare meglio i loro diritti, hanno sottolineato i partecipanti all’evento. La nascita di un organismo di coordinamento del settore – quale appunto un consiglio del caffè – favorirebbe inoltre il trasferimento di know-how e tecnologie con forti ricadute positive sulla qualità del caffè prodotto. Secondo il direttore dell’Istituto di politica e strategia di sviluppo del settore agricolo e rurale (Ipsard) Tran Thi Quynh Chi, le associazioni favorirebbero una gestione più efficace e un miglior controllo sul campo delle attività delle cooperative.

Sulla stessa lunghezza d’onda la presidente dell’Associazione delle aziende produttrici di merci di alta qualità Vu Kim Hanh

L’associazionismo possono aiutare i piccoli produttori a trovare nuovi sbocchi di mercato e assisterli a livello finanziario e legale. La coltura del caffè ha trasformato negli ultimi vent’anni il paesaggio di estese zone degli altipiani centrali migliorando la vita di centinaia di migliaia di famiglie. Ma la forte frammentazione della proprietà (il 90% dei produttori dispone di meno di 2 ettari) e l’uso prevalente di metodi di lavorazione post raccolta inadeguati limitano lo sviluppo del comparto e minano la qualità del caffè prodotto. Di qui l’esigenza di una riqualificazione della produzione, che favorisca la tipicizzazione e la riconoscibilità del caffè vietnamita sui mercati internazionali, per accrescerne il prestigio e il valore aggiunto.

Progetti ambiziosi Capofila assoluto di una visione integrata della filiera del caffè a livello produttivo, commerciale e di marketing è Trung Nguyen Coffee Group Corp., massima azienda vietnamita nel campo della trasformazione industriale del caffè Fondato nel 1996 a Buon Ma Thuot, il capoluogo della provincia di Dak Lak, Trung Nguyen esporta oggi in 25 paesi di tutto il mondo e vanta un portafoglio prodotti che spazia dal popolare di caffè solubile G7 a prodotti entrati di diritto nel gotha gastronomico mondiale, come il Weasel kopi luwak, ottenuto con lo stesso noto procedimento del kopi luwak indonesiano, utilizzando però caffè defecato dalle donnole anziché dallo zibetto. Trung Nguyen è anche la più popolare catena di caffetterie del Vietnam, con un migliaio di locali in patria e una presenza significativa, attraverso il franchising, in vari paesi asiatici, negli Usa e in Europa.

Il colosso vietnamita annuncia ora una imponente piano di investimenti decennali volto ad accrescere il potenziale produttivo, per venire incontro alla forte espansione del mercato nazionale e dell’export. Secondo la stampa locale, il piano comprende lo sviluppo di nuove piantagioni nell’area di Eatul, nel Dak Lak, e l’apertura, entro 3 anni, a Buon Ma Thuot di uno stabilimento per la produzione di solubile, capace di lavorare sino a 300 tonn al giorno di materia prima, che si aggiungerà ai 4 impianti di cui il gruppo già dispone, per una capacità complessiva di 120.000 tonn.

Obbiettivo: diventare il leader mondiale nella trasformazione del caffè entro il 2022

E portare i consumi interni, oggi pari a circa 1 kg per abitante, a 5 kg pro capite. Nestlé aumenterà gli acquisti diretti Nestlé intanto non rimane a guardare. In un’intervista a Bloomberg, il direttore esecutivo di Nestlé Vietnam Rashid Qureshi ha annunciato l’intenzione del colosso elvetico di potenziare gli acquisti diretti dai produttori vietnamiti portandoli a 60 mila tonn, contro le 12-14 mila di quest’anno. Nestlé compra annualmente tra le 200 e le 250 mila tonn di caffè dal massimo produttore asiatico. “Accorciare la supply chain andando direttamente dal produttore consentirà a quest’ultimo di guadagnare di più e a noi di migliorare la tracciabilità di filiera” ha dichiarato Qureshi.

Nell’ambito del Nescafé Plan, la multinazionale è impegnata, assieme al ministero dell’agricoltura del Vietnam, nella diffusione di pratiche sostenibili in campo agricolo, attraverso le attività di formazione a favore dei produttori, la realizzazione di centri di lavorazione del caffè e la distribuzione di varietà ad alta produttività ed elevata resistenza alle malattie. L’anno scorso, Nestlé ha annunciato un investimento di 270 milioni di dollari in una nuova fabbrica per la produzione di caffè solubile Nescafé destinata a sorgere nella provincia di Dong Nai.

Lo stabilimento sarà operativo nel 2012 e darà lavoro a 170 persone. Nuovo raccolto Mentre il Vietnam si accinge ad archiviare l’annata caffearia 2011/12 con risultati da record sul fronte della produzione e dell’export, l’attenzione degli addetti ai lavori è rivolta sin d’ora alla prossima stagione di raccolto, che dovrebbe entrare nel vivo (meteo permettendo) a partire dal prossimo mese. Stando alle prime previsioni, la produzione dovrebbe risultare inferiore del 7-10% rispetto all’anno passato, per effetto dell’andamento climatico meno favorevole e dello stress vegetativo delle piante.

Le forti piogge cadute la settimana scorsa non dovrebbero incidere sul raccolto, secondo quanto riferito da fonti ufficiali. Notizie stampa indicano intanto che gli stock di caffè proveniente del vecchio raccolto in mano a produttori e commercianti si attesterebbero tra le 100 e le 150 mila tonn. I principali esportatori vietnamiti hanno intanto raccomandato di commercializzare il nuovo raccolto con uno sconto di 30 dollari rispetto alle quotazioni Liffe e hanno chiesto al governo di consentire la costituzione di uno stock di 300 mila tonn nell’intento di sostenere i prezzi.

Ancap sarà presente a Triestespresso al padiglione A-stand A2

0
la tavola ancap
Logo d'Ancap

TRIESTE – “La fiera è senza dubbio punto di riferimento nel mondo della torrefazione, senza contare che Trieste è un punto nevralgico per la distribuzione in Europa, e non solo, del caffè crudo – dichiara Claudia Boschini- Responsabile Sviluppo nuovi prodotti e Marketing d’Ancap; di conseguenza lo è anche per tutto quanto, complementariamente, ruota intorno a questo mondo” .

Ancap approfitta della vetrina di Trieste

Il buon afflusso di operatori e di molteplice provenienza, nonché l’ubicazione che comporta una buona presenza di visitatori dai paesi dell’Est, mercato in forte crescita, hanno costituito ulteriori ragioni per prendere parte alla manifestazione anche quest’anno. Numerose le novità che aspetteranno i visitatori dello stand d’Ancàp (Hall A- Stand A2): in quest’occasione sarà presentata ufficialmente Arlecchino, l’ultima creazione di Rita Matera che, con questa serie dimostra il suo straordinario eclettismo.

Particolare attenzione sarà riservata a quanto, nel bar, assume oggi una valenza sempre più importante per la pausa del mezzogiorno

Un assortimento mirato all’esigenza di servire, razionalmente, proposte diverse con articoli funzionali, studiati per spazi anche limitati, sempre con un occhio di riguardo allo stile della proposta per regalare piacevolezza al momento del break. A tal proposito conclude Claudia Boschini: “Oggi la partita si gioca sull’attenzione al consumatore e nella proposta ormai sovrabbondante, si distingue e vince chi sa proporsi con qualità sia nei menù che nelle presentazioni, per offrire al cliente un’esperienza plurisensoriale da ricordare piacevolmente”.

Vietnam: la Cina ha importato in totale 137.000 tonn di caffè

0
mard Vietnam associazionismo Una bella immagine scattata in una piantagione del Vietnam genere
Una bella immagine scattata in una piantagione del Vietnam

MILANO – Il Vietnam è diventato da alcuni anni il più importante fornitore di caffè della Cina. Lo ha ribadito, citando dati ufficiali, il vice segretario generale dell’Asean Wang Lei, prendendo la parola nel corso della cerimonia inaugurale del Caexpo 2012, noto anche come China-Asean Expo, l’evento internazionale, giunto alla nona edizione, che si è concluso ieri a Nanning, capitale della regione autonoma di Guangxi Zhuang. Tra il 2007 e il 2011, la Cina ha importato in totale 137.000 tonn di caffè, per un valore di 365 milioni di dollari. Di queste, ben 103.900 sono giunte dal Vietnam, pari a un valore di 195 milioni di dollari.

Vietnam: l’import cinese è ammontato l’anno scorso a 43.000 tonn

Con un incremento anno su anno vicino al 42%. Nel primo semestre 2012, l’export vietnamita verso la Cina è stato di 15.000 tonn a volume (per un valore di 31,88 milioni di dollari), e ha costituito il 96,2% delle importazioni cinesi di caffè dai paesi dell’Asean. Secondo Wang Lei i consumi cinesi di caffè crescono al ritmo del 10-15% annuo. In tutto il paese sono attive 13.600 caffetterie e 2.200 aziende operanti nel settore del caffè, con importanti ricadute occupazionali.

Il Nicaragua registra un valore dell’export in flessione nel raccolto 2011/2012

Il valore dell’export del Nicaragua ha subito, durante i primi 11 mesi dell’annata caffearia, un calo del 4,4% nonostante un volume pressoché invariato rispetto al 2010/11. È quanto emerge dalle statistiche diffuse dal Cetrex, l’organismo pubblico di coordinamento dell’export del paese latino americano. Tra ottobre 2011 e agosto 2012, le esportazioni di caffè hanno portato nelle casse del Nicaragua 411,6 milioni di dollari, contro i 430,5 milioni conseguiti nell’analogo periodo dell’anno precedente.

Il tutto a fronte di un calo minimo (appena 25.000 sacchi) delle quantità esportate. I minori proventi sono dovuti al calo dei prezzi registrato proprio a partire da ottobre dopo i massimi raggiunti durante il 2010/11. Sempre secondo il Cetrex, i principali paesi verso i quali il Nicaragua ha esportato il suo caffè sono stati gli Usa, il Venezuela e il Belgio, seguiti da Germania, Canada e Italia.

Belo Horizonte per la prima volta ospita il Consiglio internazionale del caffè

0
minas gerais belo horizonte
Una fazenda in Minas Gerais

MILANO – Il Brasile ospiterà per la prima volta, il prossimo anno, una riunione del Consiglio internazionale del caffè. Accadrà nel settembre 2013, in occasione del cinquantenario della fondazione dell’Ico. Sede dell’evento sarà la città di Belo Horizonte, capitale del Minas Gerais, massimo stato produttore di caffè del Brasile. L’annuncio è stato dato lunedì dalla delegazione brasiliana, a margine delle riunioni della 109a sessione del Consiglio, in corso questa settimana a Londra.

Belo Horizonte città ospite dell’Ico

“Questa importante ricorrenza sarà l’occasione per far conoscere al mondo le molte realtà della caffeicoltura del Minas Gerais, tutte unite da un denominatore comune: l’eccellente qualità del nostro caffè” ha dichiarato il presidente della Federazione agricola e zootecnica del Minas Gerais Roberto Simões.

Il comparto del caffè costituisce il 7,8% del Pil agricolo del Minas Gerais

Il valore lordo della produzione ha raggiunto, nel 2011, gli 11,3 miliardi di reais (circa 4,3 miliardi di euro)