sabato 21 Giugno 2025
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Fiera di Parma: Ugo Calzoni, ex direttore Ice, nuovo amministratore delegato

PARMA – Ugo Calzoni è il nuovo amministratore delegato di Fiere di Parma spa. Da ieri è nel ruolo precedentemente ricoperto da Emilio De Piazza che da 19 settembre presiede Buonitalia spa. Lo ha annunciato una nota di Fiere di Parma spa.

Ugo Calzoni da giugno 2002 fino allo scorso settembre è stato direttore generale dell’Istituto nazionale per il commercio estero. Calzoni, 60 anni, originario della Val Camonica, è cresciuto professionalmente nel gruppo Lucchini dove ha lavorato per 25 anni, assumendo l’incarico di direttore delle relazioni industriali e sedendo nei Consigli di amministrazione della Lucchini spa, della Magona d’Italia e di Huta Warshawa.

Dal 1984 al 1988 è stato assistente del presidente di Confindustria. Dal 1988 al 1993 ha rappresentato l’Italia nel Comitato consultivo della Comunitá Europea.

Nel 1994 ha lavorato in Spagna con il gruppo Roda per assumere nel 2002 l’incarico di direttore esecutivo della Sea la Societá di gestione degli aeroporti milanesi di Linate e di Malpensa.

Dal giugno del 2002 al settembre del 2006 è stato direttore generale dell’Istituto nazionale per il Commercio Estero.

Borsa, De’Longhi svela: boom delle macchine per l’espresso da casa a + 22.1%

MILANO – Nei due mesi estivi, luglio e agosto, le vendite delle macchine per espresso da casa hanno toccato un incremento storico del 22,1%. Lo si ricava da una nota emessa dalla De’Longhi sul buon andamento ìn Borsa delle azioni della società veneta- ha toccato i massimi da luglio 2004 a 3,64 euro (+7,23%) poi assestatosi a 3,53 -.

Secondo De’Longhi il boom estivo potrebbe portare ad un incremento globale del 20,1% a fine anno.

Sul risultato De’Longhi pesa anche l’accordo con Nespresso per la costruzione delle macchine legate al doppio standard elevetico, capsula d’alluminio e cialda in plastica autoprotetta. A fine anno dovrebbe anche debuttare una nuova versione della gamma Alicia.

In globale le vendite DeLonghi sono salite del 9.2% rispetto all’anno precedente.

A parte il primato, va chiarito che il boom delle macchine espresso, è l’unico registrato dal comparto elettrodomestici in estate, a essere interamente made in Italy: il 90% delle macchine vendute arriva da aziende che producono in Italia gran parte degli apparecchi e che riescono a reggere bene la concorrenza dei sub fornitori asiatici.

Perchè dopo le delusioni e i troppi difetti delle macchine espresso importate da compagnie di trading dalla Cina, clonate male e molto pericolose (ne sono state ritirate in pochi mesi oltre 14mila da un unico importatore), il mercato torna ai marchi e al made in Italy.

The Market for Virtue: il libro di Vogel sull’etica di impresa

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MILANO – L’etica nella gestione d’impresa continua a essere oggetto di un ampio e articolato dibattito. L’ultimo contributo giunge da David Vogel, professore dell’Università della California. Nella sua opera “The Market for Virtue” (Brookings Institution Press), Vogel si domanda, in primo luogo, cosa significhi, in concreto, per un’impresa adottare un comportamento retto. Sull’argomento esiste una vasta letteratura cui si aggiungono le migliaia di politiche diverse adottate dalle imprese in materia di etica comportamentale.
All’interno del tema della responsabilità sociale figurano poi numerosissime questioni: le condizioni di lavoro negli stabilimenti dei Paesi in via di sviluppo; il lavoro minorile; la garanzia di prezzi equi per i produttori agricoli; le questioni ambientali; i diritti umani.

The Market for Virtue: Vogel osserva che le aziende giungono ad adottare politiche meritevoli spinte da motivazioni anche molto diverse

Alcune possono essere di natura meramente opportunistica, in quanto volte a evitare della pubblicità negativa, mentre altre possono scaturire da un autentico impegno per il sociale.
La sensibilità alle questioni etiche è aumentata notevolmente negli ultimi anni, per effetto della crescente globalizzazione e della deregolamentazione dell’economia. I consumatori, nei loro acquisti, attribuiscono sempre maggiore importanza ai comportamenti socialmente responsabili. Ma, come avverte l’autore, i sondaggi secondo i quali ampie porzioni di popolazione sarebbero disposte a mutare le proprie abitudini di acquisto in nome di principî etici vanno considerati con cautela. La fedeltà alla marca rimane forte e i consumatori sono spesso poco propensi a cambiare abitudini.

Gli stessi governi sono ormai coinvolti nella questione. Vogel ricorda che la Gran Bretagna dispone, sin dal 2000, di un Ministro per la responsabilità sociale delle imprese, mentre sei esecutivi europei prevedono che gli investimenti derivanti dai fondi pensione siano decisi tenendo conto degli aspetti sociali.

Anche il mondo degli affari sta dando il proprio apporto

Dopo il vertice delle Nazioni Unite sull’ambiente, 170 imprese hanno istituito il World Business Council for Sustainable Development. E il Global Compact dell’ONU ha raccolto l’adesione di più di 1.300 società. Non è sicuro che le aziende con maggiore senso di responsabilità sociale ottengano profitti più elevati. Ma neanche risulteranno meno appetibili per il fatto di aver aggiunto finalità etiche ai loro obiettivi. Più di 120 studi accademici hanno preso in esame il rapporto tra profitto ed etica, osserva Vogel. E i risultati sono contrastanti: alcuni scorgono un rapporto positivo, altri uno negativo e altri ancora un rapporto casuale.

In The Market for VirtueVogel evidenzia una serie di settori in cui l’attuazione di un’etica societaria ha prodotto risultati positivi

Tra questi va citato il minor ricorso al lavoro minorile, l’ottenimento di prezzi più equi per alcuni prodotti di base dei Paesi in via di sviluppo (tra i quali, in particolare, il caffè) e una riduzione dei casi di impatto ambientale negativo.

L’adesione a codici di condotta volontari (come, nel caso del caffè, il recente “Common Code for the Coffee Community”) varia notevolmente ed è difficile da verificare. Ma non sono solo le società ad avere una responsabilità, rimarca Vogel. Se i consumatori fossero disposti a pagare di più per acquistare i prodotti, allora i lavoratori dei Paesi in via di sviluppo potrebbero ricever salari più alti. E se i governi di alcuni Paesi continueranno a pretendere le tangenti, gli impegni societari diretti ad arginare i fenomeni di corruzione risulteranno pregiudicati.

Sfatata la leggenda: i ragazzi bevono il caffè già dalle scuole medie

MATERA – Un progetto pilota di educazione alla salute, alimentazione e attività fisica, condotto in sei mesi di attività dall’Associazione amici del cuore onlus di Grassano (Matera), in collaborazione con la sezione materna dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco) di Matera smentisce uno dei luoghi comuni più diffusi nel settore. Che cioè i ragazzi non bevano il caffè.

Ragazzi coffeelover? Ebbene sì

All’indagine, e non si tratta della solita fatta al risparmio, risulta che la metà degli studenti delle scuole medie inferiori beve e apprezza il caffè, esattamente il contrario di quanto letto sin qui in, a questo punto, presunte indagini sempre sui giovani. Sempre che i ragazzi interrogati non vivano su Marte.

I dati del lavoro, presentato ieri a Matera presso l’Istituto superiore per i servizi sociali «Isabella Morra», hanno riguardato 304 alunni che hanno risposto ai questionari distribuiti nelle scorse settimane.

 

I lavoratori della Perugina a San Sisto scendono in sciopero per tre scelte aziendali

PERUGIA – La Perugina verso lo sciopero. Dalle assemblee in fabbrica di ieri è scaturita la decisione di affidare ai sindacati un pacchetto di ore di sciopero da tenersi nei prossimi giorni. Sempre i sindacati hanno avuto mandato di convocare il coordinamento nazionale di categoria, di fissare incontri con le istituzioni e di stabilire il calendario degli scioperi.

La decisione iniziale dei lavoratori di San Sisto – riferisce un comunicato Cgil – era di avviare da subito la mobilitazione con una manifestazione davanti allo stabilimento. Obiettivo di sindacato e lavoratori è di «contrastare tre scelte dell’azienda che rischiano di indebolire in modo strutturale» lo stabilimento Nestlè di Perugia.

Perugina, novità all’orizzonte

Le tre scelte sono la chiusura del torrefattore, l’ esito negativo – secondo il sindacato – sul mercato inglese del «bacio bianco», che avrebbe causato «lo stop completo della sua produzione e reso improduttivo un investimento significativo», e la riapertura delle stabilimento di Saint Menet, in Francia (con il conseguente, mancato arrivo di una commessa pari al dieci per cento dell’ intera produzione Perugina).

I lavoratori hanno chiesto «il rilancio del cioccolato Perugina attraverso la riattivazione del torrefattore», il rilancio delle tavolette ed una nuova produzione per la linea forza denominata «baci al latte», il rilancio del marchio Perugina nei reparti confisserie e prodotti da banco.

To drip: dall’inglese all’italiano, quando gocciola il caffè dalla tazzina

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MILANO – La parola di oggi è: to drip. Caffècultura, le parole del caffè, la rubrica con la quale abbiamo esaminando tutte le parole della lingua italiana collegate in qualche al mondo del caffè è terminata il 29 dicembre con il vocabolo zuppetta.

Il tutto utilizzando le definizioni del vocabolario Lo Zingarelli 2005. Da qualche settimana è in vendita l’edizione 2006 che abbiamo già recensito e che utilizzeremo prossimamente per i vocaboli legati al the e al cacao.

Si riparte da quegli stessi vocaboli ma abbinati alla traduzione. La fonte sarà il Ragazzini 2006, sempre in collaborazione con la Casa editrice Zanichelli.

Non è una sorpresa che i testi di questa fase, prima italiano-inglese poi inglese italiano, per notare le differenze d’approccio agli stessi soggetti delle due lingue saranno identici tra Comunicaffè, diffuso prevalentemente in Italia tra 20.000 operatori, e Comunicaffè International, diffuso prevalentemente nel mondo a 15.000 operatori, perché la cultura del caffè non ha barriere culturali o geografiche.

E, una volta tanto, abbiamo già scoperto che l’italiano è lingua leader nel settore del caffè. Nel vocabolario inglese-italiano il sostantivo caffè batte per 94 a 67 coffee.
Come era naturale abbiamo cominciato con caffè e proseguito con espresso. Da oggi tutti i vocaboli in ordine alfabetico.

to drip

A v. i.
1 gocciolare: Coffee is dripping from the pot, il caffè gocciola dalla caffettiera; The tap is dripping, il rubinetto gocciola
2 grondare: ‘Sweat dripped from their eyes, fell from their noses, ran into their mouths’ N. Mailer, ‘il sudore grondava loro dagli occhi, cadeva dal naso, e scorreva fin dentro la bocca’; The boy was dripping with sweat, il ragazzo grondava di sudore
3 sgocciolare; sgrondare: to leave the washing to drip, mettere i panni a sgrondare
B v. t.
1 far gocciolare; sgocciolare: You’ve dripped milk over the table, hai sgocciolato del latte sulla tavola
2 gocciolare: (di una ferita) to drip blood, gocciolare (o fare) sangue; The roof is dripping water, il tetto fa acqua
3 grondare: I was dripping sweat, grondavo sudore
4 (anche med.) mettere a gocce (in un flacone, ecc.)
* Water is dripping from the eaves, l’acqua (piovana) sgronda dal tetto.

Per le osservazioni sulle definizioni dei vocaboli i lettori possono rivolgersi direttamente alla redazione de il Ragazzini e-mail lineacinque@zanichelli.it sito web www.zanichelli.it
La parole del caffè in italiano e in inglese sono tratte il Ragazzini edizione 2006, dizionario Inglese-Italiano Italiano-Inglese. Questa edizione contiene oltre 400.000 voci e accezioni, oltre 6.000 neologismi, 3.000 verbi frasali e 120.000 termini specialistici, l’indicazione delle 4.300 parole inglesi più importanti.

 

Demitasse, dal francese, il termine per indicare il caffè bevuto dopo il pasto

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MILANO – La parola di oggi è: demitasse (franc.) Caffècultura, le parole del caffè, la rubrica con la quale abbiamo esaminando tutte le parole della lingua italiana collegate in qualche al mondo del caffè è terminata il 29 dicembre con il vocabolo zuppetta. Il tutto utilizzando le definizioni del vocabolario Lo Zingarelli 2005. Da qualche settimana è in vendita l’edizione 2006 che abbiamo già recensito e che utilizzeremo prossimamente per i vocaboli legati al the e al cacao.

Si riparte da quegli stessi vocaboli ma abbinati alla traduzione. La fonte sarà il Ragazzini 2006, sempre in collaborazione con la Casa editrice Zanichelli.

Non è una sorpresa che i testi di questa fase, prima italiano-inglese poi inglese italiano, per notare le differenze d’approccio agli stessi soggetti delle due lingue saranno identici tra Comunicaffè, diffuso prevalentemente in Italia tra 20.000 operatori, e Comunicaffè International, diffuso prevalentemente nel mondo a 15.000 operatori, perché la cultura del caffè non ha barriere culturali o geografiche.

E, una volta tanto, abbiamo già scoperto che l’italiano è lingua leader nel settore del caffè. Nel vocabolario inglese-italiano il sostantivo caffè batte per 94 a 67 coffee.
Come era naturale abbiamo cominciato con caffè e proseguito con espresso. Da oggi tutti i vocaboli in ordine alfabetico.

demitasse (francesismo)

n.
1 tazzina da caffè
2 caffè (bevuto dopo un pasto).

Per le osservazioni sulle definizioni dei vocaboli i lettori possono rivolgersi direttamente alla redazione de il Ragazzini e-mail lineacinque@zanichelli.it sito web www.zanichelli.it
La parole del caffè in italiano e in inglese sono tratte il Ragazzini edizione 2006, dizionario Inglese-Italiano Italiano-Inglese. Questa edizione contiene oltre 400.000 voci e accezioni, oltre 6.000 neologismi, 3.000 verbi frasali e 120.000 termini specialistici, l’indicazione delle 4.300 parole inglesi più importanti.

 

Cioccolato in Gran Bretagna “etichettato”: la salute viene prima di tutto

LONDRA – Le tavolette di cioccolato ed altri prodotti dolciari in vendita in Gran Bretagna avranno sull’etichetta un’avvertenza riguardo ai potenziali rischi per la salute, come accade per i pacchetti di sigarette: si tratta di una campagna lanciata dalle case produttrici – costata 15 milioni di euro – per cercare di educare il pubblico, soprattutto i ragazzi, ad una dieta più equilibrata. Come spiega il quotidiano The Guardian, Mars e Cadbury Trebor Bassett hanno infatti unito le loro forze e la campagna “Be treatwise” (“Occhio al dolce”) inizierà nei prossimi mesi, con l’entrata in produzione delle nuove etichette.

Tavolette di cioccolato, etichettate in Gran Bretagna

Queste comprenderanno tutte le informazioni nutrizionali pertinenti, compreso il numero di calorie e con il fabbisogno diario consigliato chiaramente indicato. Inoltre, l’etichetta avrà un messaggio salutista, del tipo “Fai del moto mezz’ora al giorno”: “La gente conosce e ama cioccolata e dolci e capisce che non bisognerebbe abusarne: comunicare questo messaggio attraverso le confezioni a milioni di consumatori ogni giorno è il modo più potente per far capire alla gente come integrare i nostri profotti nella loro dieta”, ha spiegato Simon Baldry, dirigente della Cadbury.

L’azienda – leader delle vendite in Gran Bretagna – era peraltro finita nel mirino dei dietologi alcuni anni fa dopo una campagna pubblicitaria (costata quasi 14 milioni di euro) grazie alla quale le confezioni di una tavoletta al cioccolato da 160 grammi particolarmente ricca di grassi fornivano una raccolta punti per dell’abbigliamento sportivo Mgi.

Napoli verso un rialzo della tazzulella: si va sopra l’euro per espresso

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NAPOLI – L’aumento del prezzo del caffè in tazza dilaga in tutta Italia e ora tocca una delle riconosciute capitali dell’espresso. Avevamo cominciato con gli annunci dalla Liguria, poi la Lombardia a macchia di leopardo per chiudere la scorsa settimana con le decisioni, sofferte, di Piacenza. Ma ora tocca a Napoli e la vicenda prende il volo. Ebbene, in seguito ad aumenti nell’ordine di uno, due euro al chilo per il prezzo del caffè torrefatto e consegnato in chicchi ai bar.

Lo ha deciso ieri l’Unione meridionale caffè di Napoli nel corso di una riunione che ha riunito tutti i torrefattori della Campania. Quindi il ritocco dei listini, che potrebbe avere conseguenze anche sul prezzo del caffè in tazzina, dilagherà in tutta la Campania.

Napoli verso un aumento della tazzina

«L’aumento nei listini sarà ratificato nelle prossime settimane – spiega Augusto Pesce, segretario dell’Umec – adesso è al vaglio di una commissione che dovrà decidere i tempi e le modalità ». Dal 2003 ad oggi – secondo quanto riferisce l’Umec – che rappresenta le piccole e medie aziende di torrefazione del meridione d’Italia – i prezzi del caffè crudo dalle varie origini si sono più che raddoppiati.

Dopo anni, dal 2001, ai minimi storici, però e che non hanno portato a nessuna diminuzione. I torrefattori statunitensi ed europei hanno già più volte dovuto rivedere all’aumento i loro listini del tostato ed anche in Italia del Nord si sono registrati aumenti di due o tre uro per chilo, in particolare per i caffè da bar. L’aumento del caffè crudo potrebbe avere conseguenze anche sull’aumento del caffè in tazzina al bar. «Nel napoletano il prezzo della tazzina oscilla tra i 65 e i 80 centesimi – spiega Pesce – al nord in diverse città costa già un euro. Non so come i bar prenderanno la notizia dell’aumento del caffè all’origine ma non escludiamo che vi possano essere ripercussioni».

L’Umec sottolinea, inoltre, che nell’ Italia meridionale, ed in particolare in Campania, i prezzi del caffè tostato di alta qualità (quelli destinati ai bar) è da oltre quattro anni che non vengono toccati, sempre per via dei prezzi ai minimi storici dei quali tuttavia l’Umec non parla.

«Durante l’assemblea – aggiunge il segretario dell’Umec – i torrefattori aderenti all’ Unione Meridionale Caffè di Napoli hanno unanimemente riconosciuto la necessità e l’improrogabilità di un primo adeguamento dei listini del tostato. Durante le feste di Natale e Capodanno 2005, il mercato di origine è aumentato in pochi giorni di circa il 30% rendendo inevitabile, a scorte ormai esaurite, l’ adeguamento dei listini».
Attualmente il prezzo del caffè da bar, in Campania, oscilla tra gli otto ed i dieci euro al chilo «ma al nord – conclude Pesce – si arriva anche a 20 euro al kg».

Immediate le reazioni, per ora di una parte politica però molto sensibile alle dinamiche dei prezzi. «Aumentare il prezzo della tazzina da bar equivale a tassare oltremodo le abitudini dei napoletani: scriveremo una lettera ai torrefattori della Campania per sollecitare la revoca del rincaro e chiederemo un intervento del governo, finora immobile di fronte ad un caro-vita che si sta facendo sempre più insopportabile». Lo ha dichiarato il componente dell’esecutivo dei Verdi della Campania e presidente della circoscrizione Vomero, Francesco Licastro, commentando la decisione dell’Unione Meridionale Caffè di ritoccare il prezzo all’origine della tazzina.

«Portare il prezzo di una singola tazzina di caffè ad un euro – ha aggiunto – significherebbe non solo esasperare il caro vita, che già grava notevolmente sulle spalle dei cittadini partenopei con effetti gravi in particolare sulle fasce più in difficoltà, ma anche andare ad intaccare un rito quotidiano, consolidato ed irrinunciabile per tutti, uno di quei piccoli piaceri divenuti simbolo dell’intera città». «Bisogna dire no a questo ennesimo, odioso aumento – hanno aggiunto i consiglieri federali nazionali dei Verdi Gabriella Segrella e Valerio Ceva Grimaldi – piuttosto, occorrerebbe ottimizzare i sistemi di produzione, distribuzione e commercializzazione per abbattere i costi e non gravare ulteriormente sulle tasche dei consumatori».

Sul tema abbiamo chiesto un parere a caldo a Carlo Grenci, torrefattore di Napoli

“Rincaro giusto, ma sulla tazzina pesa solo per 14 millesimi €”

Il prezzo del caffè tostato venduto dai torrefattori del nord Italia al bar può essere anche ben superiore ai 20 Euro al chilo, diciamo su una media di 23 € il chilo.
E’ vero, il prezzo del crudo è aumentato sensibilmente nel corso degli ultimi 18 mesi; mediamente di circa 1 €/kg, ma ieri, in Borsa, ha perso molto.
Tuttavia sono aumentati anche i costi dell’energia e dei trasporti.
Naturale che se si vogliono mantenere inalterati i margini di profitto per kg di torrefatto venduto, l’incremento di 2 €/kg annunciato dai torrefattori è pienamente giustificato.

Ma attenzione.

Rapportando questi 2€ ai 7 grammi circa che servono per la classica tazzina al bar, l’aggravio risulta è di circa 0,014€/kg cioè 1,4 eurocent o, se preferite di 14 millesimi di Euro.

Così se si parte da 0,75 € per un espresso, basterebbe dunque sommare 0,014 € per avere, a margini immutati per il gestore, un prezzo finale della tazzina di 0,764 €: ben poca cosa.
Ma naturalmente non andrà così.

Carlo Grenci

 

Andrea Antonelli con il Caffè paradiso vince il campionato baristi

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RIMINI – È entrata in porto ieri pomeriggio la quinta finale del Campionato baristi, per la terza volta ospitato da Rimini Fiera all’interno di un convulso Pianeta Birra. Ha vinto Andrea Antonelli della caffetteria La bottega del caffè di Verolanuova (Brescia) con 774 punti. Il barista più bravo si è presentato con Caffè paradiso, la storica miscela arabica 100% della Torrefazione Musetti di Piacenza (difficile da estrarre ma eccezionale con i bravi), sostenuto anche dallo sponsor Pulycaff.

Antonelli ha battuto i 39 avversari con un servizio emozionante che ha coinvolto il pubblico presente

Quando, durante la presentazione di espressi, cappuccini e bevande a base caffè era accompagnato da due violinisti che interpretavano la Cantata del caffè di J.S. Bach. Secondo gli osservatori il campione italiano 2006, che ci rappresenterà alle finali mondiali di Berna, la capitale della Confederazione elevatici, ha vinto con merito preparando una bevanda caffè suzette (crema base di burro, zucchero, sugo di arancia e striscioline di buccia); il tutto mescolato con il caffè è stato servito nei porta filtri delle Excelsior Brasilia usate per la preparazione. Questi ultimi con la caratteristica maniglia di legno a testa di violino per via della forma che richiama lo strumento.

Un bilancio provvisorio, nonostante le troppe, inspiegabili defezioni anche dell’ultima ora, ha rappresentato un grande risultato

Che ha premiato le decine di torrefattori, singoli baristi, costruttori diversi di macchine che hanno capito lo spirito della manifestazione e organizzato per mesi tornei e semifinali portando i migliori fino a Rimini (spese comprese, meglio saperlo sempre), aiutando i rispettivi finalisti nei lunghi allenamenti. Nessuno nasce imparato, anche se troppi continuano a improvvisare.

Per dare merito a chi ha svolto il lavoro duro lontano dai riflettori ricordiamo che sono state 14 le semifinali che hanno selezionato i 39 finalisti che, nei tre giorni di finali, si sono contesi il titolo di campione 2006. Il vincitore, oltre a coppa e prestigio si è aggiudicato anche il diritto di partecipare gratuitamente alle finali mondiali Wbc (World barista championship) in programma Berna dal 19 al 21 maggio.

Un flash sul resto del podio oltre Antonelli

Secondo si è classificato Mariano Semino con 734 punti: lavora della caffetteria Bottega del gusto dell’ outlet di Serravalle Scrivia (Alessandria), sponsorizzato dalla Torrefazione Mokasirs di Cava Manara (Pavia) e dai consulenti della Migebar.

Notevole la metodologia usata da Semino per preparare e presentare la bevanda. Ha servito nello stesso tempo un bicchiere in qui era il caffè tostato mescolato con i pezzetti della buccia di arancia che veniva annusato dai membri della giuria e in un altro bicchiere il drink a base di caffè e arancia. E’ la prima volta che in un campionato si presentano la combinazione di olfatto e di giusto.

Terza una signora: Laura Martinelli, con 693 punti; Laura lavora nel bar di un distributore di benzina a Paratico (Brescia) ed era assistita dalla torrefazione Trismoka di Montichiari (Brescia). Anche lei si fatta notare con la bevanda a base di mascarpone e arancia, a dimostrazione che anche in un bar di frontiera, in un distributore di carburanti, può formarsi una grande professionista. Quarto Roberto Trevisan con 673 punti, ormai famoso per le sue divise Ferrari che per il fatto che svolge la propria professione a Praga.
Notiamo di nuovo che nessuno del locali dove operano i super baristi è neppure citato nelle guide di settore.

Perché?