venerdì 21 Novembre 2025
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Fondazione Lavazza raggiunge il traguardo del 20° anniversario e rinnova l’impegno per un futuro prospero della filiera

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Il 20° anniversario della Fondazione Lavazza (immagine concessa)

TORINO – Il futuro del caffè si decide oggi. Crisi climatica, vulnerabilità dei produttori e perdita di aree coltivabili sono i principali fattori che, secondo la Teoria del cambiamento di Fondazione Lavazza, minacciano le condizioni di vita delle comunità produttrici e la disponibilità di caffè di qualità.  In questo scenario complesso, in occasione dell’evento di chiusura delle celebrazioni per il suo ventesimo anniversario, la Fondazione riafferma il proprio impegno per un futuro prospero della filiera del caffè e dei suoi protagonisti: i produttori e le produttrici.

Il 20° anniversario della Fondazione Lavazza

“Siamo consapevoli delle sfide che il settore del caffè si trova ad affrontare. La Fondazione guarda ai prossimi 20 anni con un obiettivo ambizioso, ossia rendere i coltivatori e le coltivatrici, e in particolare le nuove generazioni e le donne, degli imprenditori e delle imprenditrici in grado di essere competitivi sul mercato globale del caffè e di rispondere con efficacia alle nuove sfide, contribuendo alla crescita del sistema paese in cui vivono.” ha affermato Giuseppe Lavazza, presidente del Gruppo Lavazza e Consigliere della Fondazione, nel corso dell’evento The Coffeeprint of Tomorrow che si è tenuto oggi (30 settembre 2024, NdA) presso la Centrale, Nuvola Lavazza di Torino per chiudere  le celebrazioni del ventesimo anniversario della Fondazione parlando delle sfide future della filiera con i protagonisti dei progetti più recenti e ospiti come Rigoberta Menchú – Premio Nobel per la pace 1992 grazie al suo impegno per i diritti delle popolazioni indigene – e Steve McCurry, fotografo tra i più celebri al mondo.

Rigoberta Menchú – Premio Nobel per la pace 1992 (immagine concessa)

“Gli obiettivi prioritari di Fondazione per il futuro saranno supportare le comunità produttrici attraverso progetti di formazione che le aiutino ad adattare le piantagioni all’impatto del cambiamento climatico, a rispondere alla crescente richiesta di prodotto di qualità e fornire un’ampia gamma di varietà di caffè, favorendo la biodiversità e combattendo la deforestazione. Queste azioni, unite al lavoro svolto finora, ci permetteranno di contribuire a un futuro più equo e sostenibile per l’intera filiera del caffè, garantendo al contempo la disponibilità di un prodotto di qualità per le generazioni future. Un ruolo di guida strategica e di apripista che nei prossimi anni vogliamo coinvolga sempre più profondamente tutti i nostri brand e le nostre consociate, in ogni geografia in cui siamo presenti come Gruppo”, ha concluso Giuseppe Lavazza.

Il fotografo Steve McCurry

Una sfida tutt’altro che banale. La filiera del caffè, infatti, è una delle più articolate e frammentate al mondo: il 95% della produzione mondiale proviene da 25 milioni di piccoli produttori, circa 12,5 milioni di aziende agricole a conduzione familiare su terreni di grandezza inferiore ai 5 ettari, dislocate in più di 40 Paesi produttori all’interno della cosiddetta coffee belt, la cintura del caffè compresa tra il Tropico del Cancro e il Tropico del Capricorno (fonte dati: The Coffee Guide, Fourth Edition).

Fondazione Lavazza – vent’anni di impegno sul campo

Dal 2004, data di istituzione della Fondazione da parte del Gruppo Lavazza, ha sostenuto oltre 50 progetti, e attualmente ne sta supportando e finanziando 30 in 17 paesi lungo 3 continenti, a beneficio di oltre 94.000 persone. Un viaggio raccontato nel libro “I chicchi che hanno fatto la storia” che celebra l’anniversario della Fondazione Lavazza attraverso gli scatti realizzati nel corso degli anni dal fotografo Steve McCurry, accompagnati dai testi del giornalista Mario Calabresi.

A partire dal 2019, anno di firma del Memorandum of Understanding tra i partner, la Fondazione Lavazza partecipa al progetto promosso dallo United Nations Development Programme (UNDP) insieme alle istituzioni ecuadoriane, quali i Ministeri dell’Ambiente, dell’Acqua e della Transizione Ecologica (MAAE) e dell’Agricoltura e dell’Allevamento (MAG).

Il progetto A Cup of Learning (immagine concessa)

In 3 anni, l’iniziativa ha portato l’Ecuador a realizzare la sua prima produzione di caffè di alta qualità certificata “deforestation-free”, proveniente da piantagioni presenti in 23 province confinanti con la foresta amazzonica. Il Governo dell’Ecuador insieme a UNDP, infatti, hanno realizzato il primo protocollo di certificazione nazionale dedicato al monitoraggio delle aree forestali nella produzione di caffè, un protocollo che è oggi considerato tra le best practice a livello globale, posizionando l’Ecuador come paese pioniere nelle pratiche agricole sostenibili. La certificazione “Caffè senza deforestazione” garantisce ai consumatori che nessun terreno forestale è stato dissodato o degradato per la coltivazione del caffè. Il certificato viene ottenuto a seguito di un rigoroso monitoraggio e dell’applicazione di immagini satellitari e di una verifica da parte di terzi che confermano l’aderenza della produzione di caffè a rigorosi standard ambientali.

A supporto dell’empowerment femminile, invece, va il progetto “Coffe to be reborn”, sviluppato con l’Associazione Civile Verdad y Vida, che ha consentito a 180 donne della comunità indigena di etnia Maya Poq’omchi del Guatemala – dopo 36 anni di guerra civile e pulizia etnica che hanno decimato la popolazione e impoverito l’area – di divenire autonome, prima come produttrici poi anche come imprenditrici, attraverso programmi di formazione agricola e imprenditoriale.

 

Un’altra sfida importante raccontata durante la giornata è quella che riguarda il coinvolgimento delle giovani generazioni nella filiera del caffè, sia per contrastare l’abbandono delle campagne in atto nei Paesi produttori sia per sostenere la professionalità dell’intera catena del valore, raggiungendo anche l’ambito delle caffetterie. In Uganda il progetto Ujana Coffee Project, avviato da Fondazione Lavazza insieme alla ONG Sawa World, coinvolge i giovani e le giovani ugandesi che abitano sia nelle aree di produzione del caffè che in zone urbane in contesti vulnerabili consentendo loro di sviluppare delle microimprese intorno al mondo del caffè, o anche di artigianato locale, diversificando e aumentando il loro reddito.

Il progetto in Colombia (immagine concessa)

Inoltre, la Fondazione se da un lato continua a sviluppare programmi di formazione sul campo sulle buone pratiche agricole, dall’altro, in sinergia con il Gruppo, sta diffondendo sempre di più il progetto internazionale A Cup of Learning, un programma di formazione dedicato alle persone giovani, che permette di diventare professionisti del caffè a tutto tondo. Il programma include un percorso dedicato al caffè verde e le varie tecniche di lavorazione, oltre a fornire gli strumenti migliori per diventare baristi, con l’obiettivo di creare concrete opportunità professionali: nato nel 2017, il programma è oggi presente in 19 Paesi.

Nel corso dell’evento, infine, è stato ripercorso il progetto “Il caffè come megafono di pace” che ha consentito agli agricoltori del dipartimento rurale di Meta, in Colombia, di riconvertire in piantagioni di caffè le coltivazioni illegali di cocaina, sorte durante la guerra civile.  La narrazione è stata arricchita dal lancio dell’omonimo podcast, realizzato da Chora Media, sulle sfide e le opportunità della filiera caffeicola colombiana.

La scheda sintetica della Fondazione Lavazza

La Fondazione Giuseppe e Pericle Lavazza è un Ente del Terzo Settore istituito dal Gruppo Lavazza nel 2004 con l’obiettivo di coordinare e realizzare i progetti di sostenibilità sociale, ambientale, economica nelle comunità produttrici di caffè nel mondo; la Fondazione oggi supporta e finanzia 30 progetti in 17 paesi in 3 continenti, a beneficio di oltre 94.000 beneficiari, attraverso oltre 40 partner – tra i più longevi Save the Children, da oltre 20 anni, Oxfam e Cesvi.

I progetti sostenuti hanno l’obiettivo di migliorare la resa produttiva e la qualità del caffè, promuovendo allo stesso tempo l’imprenditorialità dei produttori e delle produttrici e il miglioramento delle loro condizioni di vita, a sostegno all’autonomia delle comunità locali, attraverso la valorizzazione del lavoro delle donne e il coinvolgimento delle nuove generazioni, a cui si accompagna la condivisione di buone pratiche agricole e l’introduzione di strumenti tecnologici finalizzati al contrasto degli effetti del cambiamento climatico.

Per maggiori informazioni basta cliccare qui

Quarta Caffè per la Giornata internazionale con Telethon

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Quarta Caffè festeggia la Giornata internazionale dell'espresso (immagine concessa)

LECCE – Il primo ottobre, in occasione della Giornata internazionale dedicata alla tazzina, la torrefazione Quarta Caffè con sede a Lecce, offre il sostegno per la Fondazione Telethon con un caffè sospeso, una campagna solidale che porta in tutta Italia la tradizione napoletana di donare l’equivalente di un espresso al bar a scopo benefico.

Quarta Caffè per la Fondazione Telethon

Sarà possibile donare la tazzina a favore di Fondazione Telethon e firmare per sostenere la candidatura del Rito del caffè espresso a patrimonio immateriale Unesco cliccando qui.

Per maggiori informazioni sulla Fondazione Telethon e saperne di più su come donare basta cliccare qui.

Per saperne di più su Quarta Caffè basta cliccare qui.

illycaffè lancia il progetto Mind the coffee cup sull’agricoltura rigenerativa per il giorno dedicato al caffè

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Il progetto Mind the coffee cup (image provided)

MILANO – In occasione della Giornata internazionale del caffè, illycaffè propone “Mind the coffee cup” – Il futuro del caffè analizzato a fondo”, un progetto che intende stimolare un lavoro congiunto per trovare una soluzione sostenibile agli effetti del cambio climatico. Il caffè non è solo una bevanda, ma un vero e proprio rito che accompagna la vita quotidiana di milioni di persone, basti pensare che ogni giorno vengono consumate più di 3 miliardi di tazzine e che l’industria del caffè dà lavoro a 25 milioni di famiglie di coltivatori.

Una risorsa minacciata dal cambiamento climatico che, attraverso l’aumento delle temperature, le variazioni nelle precipitazioni e la diffusione di malattie delle piante, ne mette a rischio la produzione in tutto il mondo.

Per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici illycaffè da anni promuove l’utilizzo dell’agricoltura rigenerativa, l’insieme di pratiche agronomiche che riducono l’impatto ambientale, rinnovando la fertilità del suolo e aumentando la biodiversità, garantendo una continuità di reddito ai produttori.

Un modello che illycaffè ha tradotto in realtà realizzando Arabica Selection Brasile Cerrado Mineiro, il primo caffè prodotto al 100% da agricoltura rigenerativa e certificata regenagri.

Dal 1° ottobre in diverse città del mondo illycaffè parlerà di agricoltura rigenerativa con il progetto “Mind the coffee cup – Il futuro del caffè analizzato a fondo” attraverso l’attivazione di canali fisici e digitali.

A Milano fino al 14 ottobre l’edicola di Piazza San Babila sarà trasformata in un bar dove sarà possibile sorseggiare un caffè 100% prodotto da agricoltura rigenerativa, leggendo un giornale per scoprire di più sul progetto Mind the coffee cup.

La stazione della metropolitana di San Babila sarà completamente personalizzata da illy, per far vivere ai passeggeri un viaggio nel futuro del caffè.

Tutti i punti vendita illy a gestione diretta insieme ad alcuni selezionatissimi bar e ristoranti di Milano – come quello dello chef stellato Andrea Aprea – serviranno per tutto il mese di ottobre l’Arabica Selection Brasile Cerrado Mineiro.

Oltre all’Italia verranno attivati anche alcuni clienti illy in Francia, Germania, Olanda, Regno Unito e Stati Uniti. A Seoul invece, verrà organizzato uno speciale tasting con 4 ricette esclusive a base di Arabica Selection Brasile Cerrado Mineiro, per evidenziare le diverse fasi del ciclo di vita della pianta di caffè. Infine, sui canali digitali di YouTube, Meta e TikTok saranno disponibili contenuti educativi sul mondo dell’agricoltura rigenerativa.

“Per proteggere la coltivazione del caffè è essenziale aiutare le comunità agricole ad adottare pratiche agronomiche sostenibili e investire nella ricerca,” commenta Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè. “Abbiamo colto l’opportunità della Giornata internazionale del caffè per promuovere la campagna di comunicazione ‘Mind the coffee cup’ e sensibilizzare i consumatori sulla necessità di sviluppare modelli agronomici e sociali sostenibili. Soltanto così potremo continuare a godere di questa bevanda straordinaria e preservare il patrimonio culturale che rappresenta”.

La Giornata internazionale del caffè è stata istituita nel 2015 dall’International Coffee Organization per creare un legame fra i paesi produttori e consumatori di caffè e sostenere l’importanza della collaborazione.

L’Arabica Selection Brasile Cerrado Mineiro rappresenta il risultato della relazione che illycaffè ha costruito negli anni con i produttori e con la Federazione dei Produttori del Cerrado Mineiro, con i quali è stata condivisa l’urgenza di trovare una soluzione agli effetti del cambio climatico. Attraverso questa cooperazione è stato possibile identificare e applicare le migliori tecniche di adattamento, mitigazione e rigenerazione dell’ecosistema che hanno dato vita ad un’agricoltura più sostenibile.

Per maggiori informazioni sul progetto e per scoprire la lista dei locali aderenti basta cliccare qui.

Al Morettino Caffè Palermo l’evento culturale con Artuto Morettino e Gaetano Basile per il 1° ottobre

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“Dai cafè al caffè. Il rito dell’espresso nel tempo” (immagine concessa)

PALERMO – Il racconto del ruolo del caffè come aggregatore sociale, dalla nascita delle prime caffetterie fino ai giorni nostri, per celebrare insieme alla città di Palermo la Giornata internazionale del caffè.  Il primo ottobre, dalle ore 10.30, Arturo Morettino e Gaetano Basile, giornalista e scrittore tra i massimi esperti di cultura siciliana, ripercorreranno secoli di storie e tradizioni attraverso il rituale del caffè, nell’evento “Dai cafè al caffè. Il Rito dell’espresso nel tempo”, organizzato dalla Comunità emblematica del rito del caffè espresso di Palermo.

L’incontro, aperto alla città, si svolgerà al Morettino Caffè Palermo, il caffè letterario che ha riportato in vita una delle caffetterie simbolo della Palermo Liberty, il “Caffè Palermo”, all’interno di uno dei Quattro canti, nei bassi di Palazzo Guggino Chiaramonte Bordonaro (via Vittorio Emanuele 306-308, Palermo).

In un appassionante viaggio nel tempo attraverso la narrazione di Basile, si rivivranno le atmosfere della Belle Époque palermitana, con i suoi cafè luoghi di ritrovo per nobili e artisti, fucine di idee e di affari, covi di rivoluzionari, officine di riviste letterarie e politiche, si ripercorreranno poi i tempi bui delle due Guerre mondiali, fino alla rinascita del Dopoguerra con l’avvento di quei luoghi che oggi chiamiamo Bar. Fatti, storie e miti legati tra di loro da un unico fil rouge: il rito del caffè.

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Morettino Caffè Palermo ai Quattro Canti (immagine concessa)

Il Caffè Palermo

Non è un caso che il luogo scelto per l’evento sia il Caffè Palermo, uno dei simboli della Palermo felicissima, tra le più belle caffetterie Liberty che ha animato la città tra il 1878 e il 1902.  A quel tempo i caffè erano luoghi di socialità: dai Quattro Canti, lungo il Cassaro, fino al Foro Italico, si assistette ad un proliferarsi di caffetterie, pasticcerie, sorbetterie che divennero il cuore pulsante della vita cittadina.

Il Caffè Palermo ospitava la nuova borghesia imprenditoriale e le famiglie nobiliari dell’epoca, che trascorrevano il tempo libero sorseggiando caffè e gustando sorbetti e cioccolata.

Il supporto alla candidatura dell’espresso a patrimonio Unesco

L’evento dell’1 ottobre si inserisce nel calendario di appuntamenti delle Comunità rappresentative del rito del caffè espresso che in tutta Italia supportano la candidatura del rito dell’espresso a patrimonio immateriale dell’umanità Unesco e che a Palermo ha alla guida Arturo Morettino.

In questa occasione si potrà anche aiutare Telethon partecipando all’iniziativa benefica “Un caffè per…” dedicato alla Fondazione Telethon”, organizzata dalle Comunità rappresentative del Rito del caffè Espresso, grazie alla quale si potrà donare l’equivalente di un caffè all’organizzazione per la ricerca biomedica e la cura delle malattie genetiche rare.

L’attività di divulgazione educativa, culturale e scientifica sul mondo del caffè, a cura della Comunità del Rito del caffè Espresso di Palermo, continuerà nella Fabbrica museale del caffè Morettino all’interno del festival Le Vie dei Tesori.

Altromercato lancia la miscela in cialda per la Giornata internazionale del caffè

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Il caffè in capsula Altromercato

VERONA – Oggi è la Giornata internazionale del caffè in cui viene celebrata questa calda bevanda che è da sempre un rituale consolidato della giornata di ogni italiano. Dal preparare la moka la mattina al profumo che fuoriesce dai bar del quartiere, dalla pausa caffè con i colleghi al caffè post pranzo e al deca serale, una bevanda che accompagna e scandisce le ore della quotidianità.

In questa giornata dedicata al caffè, Altromercato, la principale realtà italiana di commercio giusto e tra le più grandi al mondo, lancia la sua nuova linea di caffè in cialda.

Il caffè in cialde Altromercato è rigorosamente prodotto in cialde compostabili, proveniente da filiera equa e diretta, con tostatura italiana in un packaging senza alluminio, conferibile nella plastica, distribuita in astucci da 50 e 18 cialde comprensivi di finestra dosa cialde.

Ecco le versioni disponibili per le cialde di caffè Altromercato:

Espresso Classico

L’espresso Classico prevede una miscela di caffè arabica e robusta da filiera diretta, ideale per ottenere un espresso cremoso come al bar. Ideato per estrarre una tazza cremosa e pulita al tempo stesso, dal gusto deciso e dal corpo pieno, caratterizzata da una tostatura media. Presentato con un eco pack aluminum-free che contiene 50 cialde compostabili.

Espresso Bio Cremoso

L’espresso Bio Cremoso è composto da una miscela di caffè arabica e robusta da filiera diretta e biologica, ideale per ottenere un espresso cremoso. Ideato per estrarre una tazza piena, cremosa e leggermente aromatica, caratterizzata da una tostatura media. Presentato con un eco pack aluminum-free che contiene 50 cialde compostabili.

Espresso Bio Deka

Il piacere di un caffè biologico pensato per chi preferisce il decaffeinato, grazie alle origini di elevata qualità che sprigionano le note pregiate e intense dei caffè latino americani. La caffeina viene eliminata con metodo naturale, e consente di preservare intatto l’aroma, il risultato è un caffè dall’acidità fine, corposo e piacevolmente agrumato. Presentato con un eco pack aluminum-free che contiene 18 cialde compostabili.

Espresso Ginseng

Caffè espresso macinato con arabica e robusta con estratto naturale di ginseng, senza aggiunta di zucchero, è la soluzione per chi vuole unire il sapore dell’espresso con l’energia naturale del ginseng. Una tostatura media dal forte aroma, con una spiccata dolcezza. Presentato con un eco pack aluminum-free che contiene 18 cialde compostabili.

Tutto il caffè Altromercato viene realizzato nel rispetto di chi lo produce e del pianeta, al fine di garantire un prodotto di alta qualità. Il caffè è coltivato all’ombra di foreste curate da piccoli produttori, cresce insieme ad altre piante da frutto e alberi autoctoni per tutelare la biodiversità dei luoghi d’origine.

L’intera linea di cialde di caffè Altromercato sarà disponibile sul sito da fine ottobre, mentre la versione ginseng e deka saranno già disponibili da inizio mese.

Elephant Gin festeggia l’International Day con il liquore al caffè

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Il Coffee Liqueur di Elephant Gin (immagine concessa)

VIDRACCO (Torino) – Elephant Gin si prepara a festeggiare la Giornata internazionale del caffè con il suo Coffee Liqueur, il liquore che unisce il celebre gin che tutela gli elefanti d’Africa e il miglior caffè etiope preparato a freddo. Un distillato speciale da gustare da solo, in abbinamento ad un dolce o in accompagnamento proprio al rito del caffè di fine pasto.

Entrato nella gamma Elephant Gin nel 2022 e creato sempre dalla coppia tedesca di Robin e Tessa Gerlach, Elephant Gin Coffee Liqueur unisce tre ingredienti principali: Elephant Aged Gin, caffè etiope cold brew e un distillato di caffè con note di zucchero di canna, torrone e mirtillo rosso.

Prodotto a partire dalla distillazione sottovuoto – più complessa rispetto alla normale distillazione – che preserva al massimo l’aroma dei chicchi di caffè, si caratterizza per un profilo equilibrato e raffinato che armonizza sapori dolci e intensi, con caratteristiche uniche ed un finale corposo, che lo rendono la perfetta chiusura per il dopo pasto e l’alternativa ideale al dessert.

Perfetto anche per un drink mai banale, Elephant Gin Coffee Liqueur propone un cocktail capace di stupire ogni palato, avvolgente e intenso.

Martini Espresso Elephant

Ricetta:

• 30 ml di Elephant Coffee Liqueur
• 30 ml Elephant London Dry Gin
• Una tazzina di caffè

Procedimento: raffreddare una coppetta. Inserire tutti gli ingredienti all’interno di uno shaker con il ghiaccio a cubetti. Shakerare e filtrare il liquido versandolo nella coppetta.
Come tutti i progetti firmati da Elephant Gin B Corp, il 15% dei profitti derivanti dalla vendita delle bottiglie di Elephant Gin Coffee Liqueur viene devoluto alla African Wildlife Foundation (AWF), impegnata nella tutela dell’elefante africano e del suo ecosistema, così che le generazioni future abbiano ancora la possibilità di esplorare, e tutelare a loro volta, questi paesaggi meravigliosi.

Elephant Gin Coffee Liqueur è disponibile in vendita su dispensa.com al prezzo di 38,90€

La scheda sintetica di Elephant Gin

Elephant Gin è destinato a tutti coloro che hanno il senso dell’avventura. Prodotto artigianalmente in Germania con alti standard di qualità, ogni lotto viene distillato utilizzando 14 botanici, che includono rari ingredienti africani, donando un profilo caratteristico al sapore del gin.

I fondatori di Elephant Gin, Tessa e Robin Gerlach, si sono ispirati alla creazione della gamma dei gin premium fatti artigianalmente dopo le loro avventure in Africa. Nel 2013 hanno sviluppato il pluripremiato Elephant London Dry Gin (45%) che utilizza rari botanici africani assieme a metodi artigianali di produzione. Con il passare degli anni, il portfolio si è arricchito con l’aromatico Elephant Sloe Gin (35%), il corposo Elephant Strength Gin (57%) e il fresco Elephant Orange Cocoa Gin (40%).

Tutta la linea dei prodotti Elephant Gin viene fatta artigianalmente in piccoli lotti, utilizzando i metodi tradizionali di distillazione con alambicchi di rame Arnold Holstein. Il controllo manuale dei passaggi di produzione e la lenta distillazione assicurano l’intensità degli aromi e la più alta qualità. Tutte le bottiglie sono realizzate su misura, con etichette scritte a mano, sigillate con sughero naturale e legate con uno spago. Il gruppo vuole anche restituire qualcosa a ciò che ha ispirato, in primo luogo, la nascita del brand.

Per questo Elephant Gin devolve il 15% dei suoi profitti alle fondazioni per la salvaguardia dell’elefante africano garantendo la conservazione della natura africana, così che le generazioni future abbiano ancora la possibilità di esplorare questi paesaggi meravigliosi.

In tutti gli aspetti del lavoro dell’azienda si riflette l’attenzione verso la sostenibilità e la responsabilità sociale. Le iniziative includono la riduzione degli sprechi, la ricerca dei metodi innovativi dello smaltimento dei rifiuti e anche l’offerta di opportunità di lavoro in Sudafrica. A Marzo 2023, Elephant Gin ha ottenuto la certificazione B Corp, sottoscrivendo un accordo legalmente vincolante con il quale si impegna ad anteporre le persone e il pianeta al profitto.

Progetto Erasmus Frejus Hermes formazione pasticceria siciliana e caffetteria: al via la degustazione presso il Lycee Albert Camus in Francia, 02/10

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Il Progetto Erasmus Frejus Hermes formazione pasticceria siciliana e caffetteria (immagine concessa)

FRÉJUS – Il Progetto Erasmus Frejus Hermes formazione pasticceria siciliana e caffetteria nasce in collaborazione con l’istituto Albert Camus di Frejus, istituto alberghiero francese e l’associazione Mangiare bene e non solo, ente con corsi di formazione rivolti ai docenti degli istituti alberghieri riconosciuti dal M.I.U.R e accreditata come ente formatore esterno sulla piattaforma Erasmus.

Nel 2019 è iniziato l’interscambio culturale e formativo tra l’associazione e il Lycee Albert Camus, con l avvio di stage formativi presso la sede operativa a Siracusa, proseguiti negli anni successivi con eventi che ne hanno rafforzato la collaborazione e l’intesa.

Il Progetto Erasmus Frejus Hermes formazione pasticceria siciliana e caffetteria

Numerose le aziende del mondo dell’ospitalità e della ristorazione che hanno contribuito nelle precedenti edizioni , alla realizzazione degli eventi. Anche in questa edizione saranno presenti le aziende leader del settore Pulycaff, Motta Metallurgica, ACS, Remidag, Brazil cafè , Clean Express Technology, che metteranno a disposizione macchine da caffè, macinadosatori, caffè , attrezzature per la caffetteria , prodotti per la pulizia.

Il progetto Pasticceria siciliana e caffetteria prevede dal 01 al 04 ottobre una full immersion nel mondo della pasticceria siciliana e della caffetteria presso Il Lycee Albert Camus, dove verranno formati docenti di sala, di pasticceria e gli alunni del quinto anno .
Mercoledi 02 ottobre si terrà una degustazione “Dolcezze siciliane ” in concomitanza con la giornata internazionale del caffè.

Gaetano Bongiovanni e Luigi Attardo, docenti dell’istituto alberghiero Federico II di Svevia di Siracusa si dedicheranno alla preparazione di dolci della pasticceria siciliana abbinata a tecniche di degustazione di miscele di caffè con differenti estrazioni.

In questa occasione verranno fatte degustare dolci di mandorla, in particolare il Femminello al caffè, un dolce di mandorla e scorze di limone I.G.P di Siracusa abbinato ad un chicco di caffè e creato appositamente per l ‘occasione , integrando i prodotti del territorio, mandorla e limone al caffè.

Un connubio che concettualmente rafforza l’internazionalizzazione dell’evento.
Nel Progetto Erasmus Frejus Progetto HERMES fanno parte anche altri istituti alberghieri europei che a richiesta potrebbero fare attivare percorsi formativi nei loro paesi

L’Ambasciata colombiana promuove il caffè e le torrefazioni a Roma con una degustazione

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L’Ambasciatrice della Colombia a Roma Ligia Margarita Quessep con l’esperto del caffè Andrea Matarangolo (immagine concessa)

ROMA – Con l’obiettivo di continuare a far conoscere il sapore, la qualità e la diversità del caffè colombiano, nonché di promuovere l’internazionalizzazione delle aziende del settore, l’Ambasciata della Colombia in Italia, ProColombia e l’Organizzazione internazionale italo latino americana (Iila), hanno tenuto una degustazione e cutting a Roma.

Attraverso un cutting di caffè si può meglio conoscere, analizzare e valutare la qualità nella degustazione e in questo viaggio sensoriale guidato da un esperto con più di 20 anni di esperienza, erano presenti 5 aziende di caffè colombiane: Soto Café, tipologia Bourbon che viene dal dipartimento di Nariño; La Antigua Café che è un caffè coltivato da donne della Sierra Nevada de Santa Marta e ha sede a Barranquilla; Grand Speciality Coffee che è un’azienda a conduzione familiare originaria di Ibagué, Neiva e Santa Marta; La Sierra Coffee Company proviene da Valledupar, dove il caffè è stato piantato tra i 1.400 e i 1.800 metri sul livello del mare e da Forestcol che è un’azienda di piccoli coltivatori di Tolima e Huila.

Esteban Moscoso Bohman, Ambasciatore dell’Ecuador e Olga Maria Pérez Tura Ambasciatrice del Guatemala (immagine concessa)

L’evento, che si è svolto presso la sede dell’Ambasciata della Colombia in Italia, è stato portato avanti dall’Ambasciatrice Ligia Margarita Quessep Bitar, la direttrice di ProColombia per Spagna, Italia e Portogallo, Liliana García Rendón, la delegata di ProColombia in Italia Melany Quiñonez, il Fondatore DM Italia, Alberto Cocci, oltre ad un selezionato gruppo di produttori, imprenditori ed ambasciatori latinoamericani nella città eterna.

Il caffè colombiano (immagine concessa)

L’incontro ha permesso alla Colombia, il Paese della bellezza, di essere presentato come uno dei principali produttori di caffè al mondo, mettendone in risalto l’origine, la tecnica di semina e la qualità premium.

In evidenza la coltivazione sostenibile dei piccoli e medi produttori, che fanno parte delle 550.000 famiglie che vivono di caffè e che ogni anno esportano in Italia almeno 60 milioni di dollari. Il caffè, inoltre, è un elemento turistico sempre più richiesto con destinazioni come la Regione del Caffè, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

L’incontro al MUMAC con il Gruppo italiano torrefattori caffè, Omar Zidarich: “L’Eudr è confermato, cosa possiamo fare insieme per affrontarlo”

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Barbara Foglia presenta i relatori al convegno sull'Eudr, Claudio Torresan Sales Director Italy Cimbali Group, Omar Zidarich, Presidente Gruppo Italiano Torrefattori Caffè, Luigi Morello, presidente IEI e Andrea Crocilla, people and organization manager
Barbara Foglia presenta i relatori del convegno sull'Eudr, Claudio Torresan Sales Director Italy Cimbali Group, Omar Zidarich, Presidente Gruppo Italiano Torrefattori Caffè, Luigi Morello, presidente Iei e Andrea Crocilla, Group People & Culture Manager Cimbali Group

BINASCO (Milano) – Il rosso del MUMAC, Museo delle macchine del caffè espresso di Cimbali Group, e la sua enorme tazza all’ingresso hanno dato il benvenuto agli ospiti del congresso organizzato dal Gruppo italiano torrefattori caffè. La sede di Binasco e i collegamenti via Zoom sono stati per due ore lo spazio comune e ideale per discutere su come affrontare le sfide imposte dal nuovo regolamento europeo Eudr che ha pesanti effetti anche sul settore caffeicolo.

Regolamento che, è stato confermato proprio la sera prima dell’incontro al presidente del Gitc Omar Zidarch non avrà proroghe.

Già questa prima, importantissima notizia, ha fatto il giro tra i presenti all’evento, ancor prima di iniziare con gli interventi previsti, nella sala caffetteria del Museo, tra un espresso e l’altro, sempre preparati a regola d’arte.

Una premessa da cui partire per addentrarsi nella discussione a cui hanno partecipato una ventina di persone in presenza, raggiungendo Binasco chi da Genova, chi da Trieste, e da remoto. In totale ben 95 operatori.

Barbara Foglia Mumac director introduce gli interlocutori al pubblico, Omar Zidarich, Presidente Gruppo italiano torrefattori caffè, Luigi Morello, presidente Iei, Claudio Torresan Sales Director Italy Cimbali Group e Andrea Crocilla, Group People & Culture Manager sempre di Cimbali Group.

Apre, con “Il nuovo regolamento Eudr: stato dell’arte e prossime iniziative per gli associati”, Omar Zidarich

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Omar Zidarich, Presidente Gruppo italiano torrefattori caffè che ha organizzato il convegno sull’Eudr al MUMAC

“Daremo spazio ai nostri soci sostenitori e ordinari nelle prossime riunioni, presso le sedi in cui si respira aria di caffè. Abbiamo bisogno di un ambiente che ci accolga per dialogare tra di noi ed esprimerci al meglio.”

È stata una riunione intensa, che ha in scaletta diversi argomenti importanti. “Il Gruppo è stato una delle maggiori organizazioni che si è prodigata per la causa delle norme sulla deforestazione. Lasceremo oggi la parola ai tecnici per far comprendere cosa succederà con questa legge Eudr che entrerà in vigore, improrogabilmente, il primo di gennaio 2025.

Abbiamo saputo che la comunicazione della Commissione europea di competenza ha decretato questa data ufficiale proprio la sera del 26 settembre.

La legge quindi esiste al 30 dicembre, c’è. Si pensava ad una proroga, ma non sarà così. Di conseguenza dobbiamo prepararci, fino a nuove comunicazioni. Per ora non ci sono linee guida ma soltanto indicazioni poco chiare. Oggi spiegheremo cosa sta succedendo nel mondo del caffè.

Eudr, innanzitutto di che regola parliamo?

Di una legge che per le piccole e medie imprese inizierà dal primo luglio del 2025 e per le grandi aziende si applicherà dal primo gennaio 2025. Bisogna sapere innanzitutto che per l’Europa non c’è il concetto di PMI, piccola e media industria italiana. Piuttosto la normativa, definisce micro imprese da 350mila euro a 700mila euro di fatturato netto e sino a 10 dipendenti. La piccola impresa: 4 milioni di bilancio patrimoniale e fatturato netto sino a 8 milioni e 50 dipendenti. Media impresa, da 20 milioni di euro sino a 40 milioni e fino a 250 dipendenti.

Fondamentale pertanto è che le aziende che possono beneficiare della proroga al primo luglio sono le micro, piccole e medie aziende. Attenzione però: rispetto alla foto della chiusura del 31-12-2020.

Le aziende non devono superare i limiti numerici di almeno due dei tre criteri citati. Ci sono più piccole e medie imprese di quello che pensiamo. Perché non conta soltanto il fatturato, ma anche altri parametri che permetterebbero eventualmente di rientrare nella proroga di inizio luglio. Partiamo quindi da un discorso di base perché ci siamo accorti che c’è ancora molta disinformazione, quindi si parte da zero.”

Cominciamo dalla piattaforma Dimitra, azienda socio sostenitore del Gruppo italiano torrefattori caffè. Viene messo in onda un video che descrive questo strumento che dialogherà con il sistema Tresis. Che è fornito gratuitamente dall’Unione europea per registrare i dati di importazione. Un po’ come accade per la fatturazione elettronica in Italia.

Quali dati? La legge parla di un certificato verde, di una due diligence che ha un’azienda produttrice di caffè verde che dal 2020 ad oggi tramite una foto di Google earth, può dimostrare che la macchia verde fotografata in passato è stata mantenuta intatta. Così che può esportare il caffè lì coltivato. Questo è il regolamento.

Cos’è prima di tutto Dimitra. È una piattaforma che garantisce la corretta importazione dei dati (come le informazioni sul fornitore, preregistrato nel sistema, con un ID aziendale, il paese di importazione, l’ordine d’acquisto o qualsiasi dato per identificare il lotto e la descrizione del prodotto libero; la verifica delle posizioni, la valutazione della deforestazione, la dichiarazione di mitigazione del rischio) e poi si occupa di caricarli direttamente sul sistema informativo dell’UE, dialogando con Tresis.

Si inserisce Francesca Marchi collegata da remoto per conto di Area di ricerca Science Park, ente finanziato dallo Stato che collabora con il Gruppo italiano Torrefattori per capire quali siano le piattaforme performanti. Ne ha scartate più del 90% tra quelle già sul mercato: Dice Marchi: “Abbiamo fatto una prima analisi del regolamento, vedendo cosa richiedesse, ovvero dimostrare, retroattivamente, il fatto che la materia prima importata in Italia provenisse da aree non deforestate dal 2020 ad oggi tramite l’uso di tecnologie satellitari in grado di mappare e fotografare le aree produttive. Ma anche di tecnologie di blockchain che certifichino tutti i passaggi dalla coltivazione all’import e un confronto tecnico delle diverse piattaforme che offrivano questi servizi.

Abbiamo avviato un tavolo di lavoro all’interno del Gruppo con diversi attori della filiera che hanno condiviso tutti i documenti che giungevano dalla Commissione Europea, da vari stakeholder e associazioni. Ciascuno ha continuato poi a contattare i diversi organi per fare il punto della situazione.

La Commissione Europea non farà passi indietro. A livello italiano ha preposto il Masaf (Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e sovranità alimentare) per occuparsi della normativa nazionale. Come controllori saranno deputati i carabinieri delle Guardie Forestali.

I carabinieri, ad oggi, non sanno ancora le sanzioni da applicare. È ancora un work in progress complesso. Siamo tutt’ora in contatto con tutti gli attori che dovranno applicare la normativa sul territorio nazionale, con l’obiettivo di arrivare alla conformità delle aziende, in primis quelle che sono membri del Gruppo.”

Il 25 ottobre, durante la Trieste Espresso Expo (che si svolgerà dal 24 al 26 ottobre), sarà affrontato il tema sia dal punto di vista istituzionale che da quello operativo. Ci sarà un tavolo di lavoro insieme ai Paesi produttori presenti in Fiera – per controllare il loro stato di avanzamento con la conformità di prodotto – e agli importatori, trader, spedizionieri, torrefattori.

Si discuteranno gli aggiornamenti della normativa, verrà discussa l’opzione di affidarsi a un tecnico per l’uso delle piattaforme e fornire nuove linee guida che facciano un paragone tra i diversi sistemi. Quali siano i più facili, i più economici, come producono le due diligence. Infine proporre eventualmente di acquistare un’unica piattaforma comune per tutti i soci del Gitc.

Tutto questo processo di valutazione e ricerca, è stata anche l’occasione per il Gruppo italiano torrefattori caffè di entrare in contatto con delle nuove figure di sostegno. Presenti all’incontro del MUMAC, le rappresentanti di uno studio legale dedicato ad offrire sostegno e suggerimenti ai membri dell’Associazione, in materia di normativa Eudr.

Introdotte da Omar Zidarich, sono intervenute sull’Eudr gli avvocati Marta Enne e Francesca Gaeta, di SLED, studio legale associato che ha quattro sedi a Milano, Roma, Napoli e Siena.

Marta Enne: “Non ci sono ancora delle linee guida. Sicuramente la normativa esiste dal punto di vista legale e presenta molte lacune e diverse contraddizioni. Sia sugli adempimenti posti a carico degli operatori e commercianti, sia sui rapporti tra i vari soggetti che fanno parte della catena di produzione.

Fatta questa premessa si può affermare che il regolamento prevede delle responsabilità da parte dei grandi e dei piccoli. Ci sono delle esenzioni per ciò che riguarda le piccole e medie imprese. Individuate, ricordiamo, secondo la normativa europea e non italiana. Per cui si deve fare attenzione anche nella valutazione personale della propria azienda per rientrare nella giusta categoria.

Le esenzioni per i piccoli. Questi non saranno chiamati ad eseguire tutte le attività per portare a termine la due diligence. La normativa europea però afferma che, in ogni caso, la piccola e media impresa è comunque tenuta alla sorveglianza. E, anche, a fornire l’informativa e l’informazione su chi ha fornito i dati di due diligence eseguite.

Il torrefattore dovrà comunque avere un occhio di riguardo e strutturare dal punto di vista legale, i processi che in caso di controllo dimostrino effettivamente che sono stati raccolti i dati informativi e sono state fatte le opportune valutazioni.

Non basta quindi per il piccolo ricevere il codice, il numero restituito dal sistema di due diligence eseguita da chi ha importato o da chi è onerato dell’adempimento secondo regolamento. Anche il piccolo dovrà rispondere della responsabilità che lo riguarda.

È previsto anche che se si delega a terzi (come una società di consulenza o se si appaltano le attività di due diligence), la responsabilità dell’imprenditore comunque non verrà mai meno. L’attività del consulente, pur con tutte le riserve e postille possibili poste nel contratto, non lascia indenni da responsabilità.

Il nostro compito è analizzare la norma, capire le richieste, trovare una soluzione operativa che risponda alle esigenze di chi ci ha conferito l’incarico, ma dal punto di vista normativo. Stiamo attualmente anche nel settore della gomma e del cacao, assistendo i clienti su un terreno senza certezze. L’obiettivo è strutturare una procedura che sia adeguata e miri alla conformità.

Ecco gli unici, pochi, punti saldi disponibili oggi sull’Eudr

Una soluzione che non si può offrire oggi operativamente ed economicamente, perché le incertezze sono tante. Gli unici punti saldi sono innanzitutto l’entrata in vigore (dal primo gennaio o dal primo luglio 2025 a seconda della dimensione dell’azienda) la responsabilità, le sanzioni e i controlli.

I carabinieri della forestale navigheranno per primi inizialmente al buio: ma farsi trovare preparati, in seguito a un processo interno che ha portato a una struttura di garanzia, può aiutare ad essere esenti da sanzioni. Questo vuol dire non solo affidarsi ad un sistema informatico che valuta il rischio e fornisce una prima luce, verde, gialla, rossa. Ma anche strutturarsi per attenuare il rischio. Per acquisire tutte le informazioni necessarie e che non vengono inserite nel sistema ma sono richieste dai controlli.“

Francesca Gaeta continua: “Come strutturare quindi, dal punto di vista operativo che si bilanci con i costi d’impresa. Stiamo tentando di capire come il sistema informativo si coordinerà con le disposizioni da regolamento.

C’è qualche discrasia: ciò che viene previsto come modalità di compilazione sono più agevoli, ma la filiera è vasta e si snoda in tanti attori. Come quindi si adeguerà il sistema informativo rispetto a chi trasforma il prodotto.

Come andrà compilata la due diligence? Ci sono dei punti bui. E l’operatore finale seppur non chiamato a fare direttamente la due diligence, avrà l’onere di garantirsi un pacchetto di informazioni da tutta la filiera.

Se pensiamo a chi prepara le miscele, dovrà garantire di avere effetvamente non solo il riferimento di due diligence sul singolo lotto, ma che questo abbia viaggiato separato da lotti non conformi. Un altro aspetto importante: l’interscambio tra il sistema informativo europeo con quello doganale.

Sappiamo che di recente il sistema di interscambio doganale europeo è entrato in vigore. Permetterà uno scambio tra tutte le dogane dei Paesi aderenti. Non si potrà sdoganare il prodotto in libera immissione sul mercato, senza avere il riferimento di due diligence.

Certo è che il regolamento dice che salvo che ciò non comprometta la produzione del prodotto specifico, l’ente anteposto al controllo arriverà in azienda senza essere preannunciato.

Teniamo in considerazione infine che non ci saranno soltanto le sanzioni finali (le famose multe in percentuale al fatturato) ma anche quelle provvisorie. In caso di promiscuità in fase di accertamento, la merce potrebbe essere sospesa nella sua immissione sul mercato. A livello di abbattimento di responsabilità e adempimenti contrattuali, le cose cambiano a catena. Perché ci sarà un sistema di responsabilità di tipo privatistico contrattuale.

La raccolta di informazioni e la loro archiviazione su una piattaforma adeguata, sono però due passaggi essenziali.”

Zidarich riprende la parola: “È fondamentale capire che l’acquisto di una piattaforma sarà quindi un modo per unificare il più possibile i nostri soci al controllore. Vorremmo fare tavole rotonde con il legislatore, ovvero il Ministero dell’agricoltura e i carabinieri sezione anti frode, cioè i controllori. Sono all’opera per organizzare il prossimo evento di Trieste Espresso Expo su queste tematiche.”

E il microfono va ad Alessandro Sietti, responsabile della fiera internazionale di Trieste. Ben 42 Paesi i rappresentati, quest’anno con un servizio dedicato a espositori e visitatori per organizzare appuntamenti di business mirati durante la manifestazione, con tutte le categorie merceologiche presenti. “Un evento che si svolgerà in un momento storico complicato.

È un appuntamento dedicato al settore caffeicolo, riprendendo le tematiche dell’EUDR affrontate su due livelli: innanzitutto su un tavolo inaugurale che coinvolgerà le istituzioni che solleciteremo a condividere le informazioni necessarie alle varie categorie. Cui seguirà un approfondimento più tecnico per affrontare la questione in maniera più operativa.

Inoltre verrà discussa la crescita dei costi della materia prima e di conseguenza, le nuove strategie per il settore. Trieste Espresso si conferma come evento sempre più internazionale dove l’operatore ha bisogno di un confronto diretto con i fornitori, con i clienti, per discutere di queste tematiche.”

Il valore della sostenibilità per Cimbali Group

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Andrea Crocilla, Group People & Culture Manager Cimbali Group

Andrea Crocilla, Group People & Culture Manager Cimbali Group sull’aspetto sociale che l’ESG (dall’inglese: principio di investimento che dà priorità alle questioni ambientali, sociali e alla governance aziendale n.d.C.) prevede, che le aziende possano dare il proprio contribuito sul tema della responsabilità sociale, attuata internamente ma anche al fine di ‘spronare’ altre realtà aziendali a fare lo stesso.

“Cosa ha fatto Cimbali Group in tema di sostenibilità?”

“Ricordiamo innanzitutto che non siamo una società quotata, lavoriamo per anticipare rispetto agli obblighi di rendicontazione che i temi di sostenibilità avranno in base alle direttive europee. Tutte le diverse azioni di miglioramento continuo sul tema parità di genere, ad esempio, sono inserite all’interno di un piano triennale strategico, sono volontarie. E il Gruppo si è imposto per misurarsi e farsi misurare (attraverso degli audit annuali) al fine di stabilire parametri oggettivi di cosa si sta facendo bene o meno bene e poter migliorare.”

“Alcuni dati che raccontano come sta l’azienda rispetto al 2022 e che sono di partenza per migliorare nel corso del prossimo triennio. Cito due dati: 823 dipendenti totali del gruppo di cui il 29% è composto da donne.”

“Su questo aspetto è significativa la certificazione UNI/PdR 125:2022 sulla parità di genere che consente di misurare il Gruppo e il suo organico anno su anno per i prossimi tre anni. Con una storia di 112 anni, siamo in grado di affrontare queste tematiche con grande coerenza. Abbiamo ottenuto l’80% su 100% del risultato di certificazione, quella più alta.”

“Testimonianza del fatto che questo traguardo non è frutto soltanto degli ultimi due anni necessari per conseguire la certificazione, ma è il risultato di un percorso più lungo. Ora la responsabilità è di mantenerla ogni anno, quando verremo valutati per confermare coerenza e miglioramento continuo. È un investimento economico, un punto di partenza e non di arrivo, facendo parlare le nostre persone e creando valore aggiunto.”

Claudio Torresan, Sales Director Italy Cimbali Group al convegno sull'Eudr
Claudio Torresan, Sales Director Italy Cimbali Group al convegno sull’Eudr

Claudio Torresan, Sales Director Italy Cimbali Group: “Cimbali Group offre sul mercato prodotti meno energivori e ottimizzati in termini di life cycle assessment, con una valutazione del prodotto nella sua intera vita. Partendo da che percentuale di materia prima riciclata viene utilizzata, dai consumi, a quanto può essere riciclato.

Questa è una valutazione fatta sulla gamma attualmente disponibile che è stata la base per lo sviluppo dei nuovi lanci fatti ad Host 2023. Un altro obiettivo a cui mira Cimbali Group è quello di incentivare la decarbonizzazione dell’intera azienda.

Questa operazione punta a coinvolgere tutti gli aspetti aziendali: dai tragitti dei dipendenti alle emissioni delle attività manifatturiere, sino alla produzione.

L’impegno verso la sostenibilità è un percorso che l’azienda ha intrapreso formalmente da più di tre anni e che ora arriva ad una tappa molto importante: il report sulla sostenibilità 2023 che verrà presentato a breve e che vuole essere espressione della responsabilità verso la trasparenza e il miglioramento delle performance ambientali, sociali e di governance (ESG) e del percorso di allineamento alle richieste della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD).”

Vantaggi della sostenibilità e della società benefit

Riprende la parola Omar Zidarich: “Tutti i torrefattori fanno già sostenibilità senza saperlo. E farlo ha dei vantaggi. Come Associazione dobbiamo aiutare i nostri soci a capire il valore di quello che stanno già facendo su questo fronte virtuoso.”

Continua Luigi Morello, in qualità di Presidente Iei (Istituto espresso italiano): “Anche per noi la sostenibilità, non è il punto di arrivo ma quello di partenza.”

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Luigi Morello presidente dell’Iei al convegno sull’Eudr e la sostenibilità che si è tenuto al Mumac

“Si tratta di un percorso in cui l’aspetto più importante è misurarsi e darsi degli obiettivi raggiungibili. Non dev’essere un’operazione di marketing, ma una serie di piccole azioni che tutti insieme compiamo. Il nostro settore è più virtuoso di quello che si racconta ed infatti tutte le società hanno già in atto una serie di attività che spesso non comunicano neppure.

Nel 2018, con l’idea di dare una svolta, l’Iei ha cambiato forma giuridica. Siamo diventati una S.r.l. Benefit dove ogni socio è direttamente coinvolto in diverse attività. Cosa vuol dire? Che siamo una società di lucro che fa profitto, che oltre agli impegni più classici ed economici, si assume anche quelli di compiere qualcosa a tutela dell’ambiente e poi lo dichiara, lo certifica, perché esiste un obbligo legale per dimostrarlo.

Per l’Iei tutto questo si traduce nella formazione e nel racconto di tutto ciò che fa il nostro settore tramite i soci sul piano della sostenibilità. Ottenendo così una rendicontazione strutturata delle iniziative: misurarsi quindi è il primo step.

Poi bisogna restare coerenti, monitorandosi continuamente e migliorandosi.

Un altro punto su cui far chiarezza: quando si parla di sostenibilità. Si sente parlare spesso di B Corp, un’ulteriore certificazione rilasciata da un ente benefico. In questo caso ogni azione corrisponde a un punteggio, che se viene superato può portare a richiedere la certificazione. All’interno di Iei c’è già una società B Corp che è Costadoro di Torino.

La differenza tra società Benefit e B Corp sta in questo: non è necessario essere una per essere anche l’altra. Benefit acquista però dieci punti in ranking se si trasforma B.Corp e avviene quindi un cambio di forma giuridica.

Noi ci muoviamo su tre pilastri: ambientale, sociale, governance. E su questi possiamo fare una fotografia dei nostri soci. Per quanto riguarda il sociale, siamo molto virtuosi, sull’ambientale lo siamo abbastanza. Mentre spesso è proprio la parte di governance la più difficile. Bisogna quindi strutturare un sistema di misurazione di attività. Il punto focale per il nostro settore è di rafforzare questo terzo pilastro.

Cosa abbiamo fatto come Iei? Ci diamo dati degli obiettivi, dei propositi: la partnership con le altre associazioni di settore e fare rete, la formazione su tutti i livelli.

A luglio abbiamo svolto una survey interna per misurarci. Abbiamo notato come in questo periodo ci siamo migliorati in termini di percentuali. Perché il 90% delle imprese prendono parte ad attività benefiche anche sul territorio. Mentre sulla formazione, l’Iei, soltanto quest’anno, ha certificato più di mille operatori.

Un focus poi sui consumatori: attraverso una ricerca commissionata all’Università Cattolica di Piacenza e con il supporto di GFK, è stato evidenziato un paradosso. Più del 60% degli intervistati sono favorevoli alla sostenibilità, ma solo 35% si è dichiarato pronto a spendere di più per essa.

Il messaggio da cogliere è che dobbiamo comunicare meglio tutte le attività che già vengono svolte. Lancio un invito a tutti noi che rappresentiamo le associazioni. Raccontiamo insieme che il settore del caffè, che viene demonizzato sull’impatto di una tazzina, è per contro virtuoso. La filiera è lunga, iniziamo a raccontare la parte che ci compete. Possiamo agire molto sul campo che governiamo e possiamo raccontarlo.”

Ha partecipato da remoto Marino Petronio, presidente del Consorzio torrefattori delle Tre Venezie, annunciando l’iscrizione al Mepa, che darà così la possibilità di accedere a diverse sovvenzioni, contributi statali da parte della pubblica amministrazione per sostenere manifestazioni più ampie.

L’appello sull’Eudr e la sostenibilità

All’incontro non sono mancati neppure il precedente Presidente di Assocaffè Trieste e del Consorzio Promozione Caffè. Rispettivamente, Fabrizio Polojaz e Michele Monzini. Infine ha preso la parola dalla sala il Conte Giorgio Caballini di Sassoferrato del Comitato per il riconoscimento dell’espresso italiano.

Fabrizio Polojaz Eudr
Fabrizio Polojaz al convegno sull’Eudr al MUMAC
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Il Conte Giorgio Caballini di Sassoferrato al convegno sull’Eudr che si è tenuto al MUMAC
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Michele Monzini presidente del Consorzio promozione caffè al convegno sull’Eudr

A conclusione di questa panoramica e approfondimento per fare chiarezza nel mare incerto dell’Eudr, un salto nella storia della macchina professionale per il caffè espresso: al MUMAC, un bel giro per esplorare l’evoluzione passata, presente e futura, attraverso i diversi modelli in esposizione.

Dersut Caffè presente a Triestespresso con nuovi prodotti e miscele

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La miscela Non Plus Ultra (immagine concessa)

CONEGLIANO (Treviso) – Dersut Caffè è pronta per la prossima fiera Triestespresso dal 24 al 26 ottobre. Per la storica torrefazione veneta, Triestespresso rappresenta un appuntamento immancabile per diffondere la cultura di settore, presentare prodotti e soluzioni innovative, scoprire le ultime tendenze e stringere accordi e collaborazioni con i migliori interlocutori.

Plus Caffè Light (immagine concessa)

Durante i giorni di manifestazione, presso la Hall 28 – Stand 14, sarà possibile gustare una varietà di miscele Dersut, quali Non Plus Ultra, Plus Oro e le miscele decerate Plus Light e Plus Decalight.

La miscela Plus Oro (immagine concessa)

Quest’anno sarà anche possibile assaggiare Giusto, la nuovissima specialità a base di caffè espresso, ideata proprio per l’evento fieristico.

Plus Decalight (immagine concessa)

I trainer dell’ABCD Accademia Baristi Caffè Dersut vi aspettano numerosi per 3 giorni di degustazioni e scoperte.