La palazzina dello stabilimento a Gattinara della Lavazza
TORINO – “Il caffè scartato non viene riutilizzato in altre cialde, ma destinato a usi non alimentari”. Lo ha precisato la Lavazza, in una nota diffusa lunedì 10 sera da Torino attraverso l’agenzia di stampa Ansa, all’indomani del servizio di Report su Rai 3. Trasmissione durante la quale, tra l’altro, un dipendente dello stabilimento di Gattinara (Vercelli), intervistato in anonimato, sostiene che gli scarti vengono mixati in altre confezioni.
“La qualità e la sicurezza del prodotto costituiscono per Lavazza elementi assolutamente imprescindibili. Durante il nostro processo produttivo – si legge nella nota dell’azienda diffusa dall’Ansa – è prevista la possibilità di recuperare e utilizzare, anche in ottica di economia circolare, caffè macinato pienamente conforme ma confezionato in packaging difettoso (pacchetti o capsule), ad esempio con errori di contenuto netto di caffè o di etichettatura”.
Lavazza: “Rigorose procedure e controlli”
“Le linee dedicate – prosegue la nota di Lavazza all’Ansa – rispondono a rigorose procedure e controlli a totale garanzia della qualità e della sicurezza del prodotto e sono soggette a verifica da parte di enti terzi, come tutti gli impianti dei nostri stabilimenti. Tutti i prodotti, invece, il cui difetto di packaging provochi un’esposizione del caffè all’aria o qualsiasi altro evento che possa inficiare la qualità o la sicurezza alimentare del caffè, vengono sempre esclusi durante la procedura di recupero e definitivamente scartati dal processo produttivo.”
Lavazza: “Il caffè non viene mai recuperato ma destinato ad usi non alimentari”
Questo caffè, quindi, non viene mai recuperato ma, anziché essere inviato al macero, può essere in alcuni casi destinato a terzi per utilizzi non alimentari (per esempio concimi, pellet, eccetera).”
“Mai e in nessun caso – conclude la nota di Lavazza all’Ansa – accettiamo compromessi sulla qualità, né tantomeno immettiamo sul mercato prodotti potenzialmente rischiosi per la salute dei consumatori, come invece l’utilizzo nel servizio televisivo del termine ‘contaminato’ potrebbe lasciare intendere.”
“L’utilizzo del caffè recuperato è previsto soltanto in alcune ricette e nella percentuale variabile richiesta dalla composizione della specifica miscela, al fine di mantenerne costante il profilo organolettico”.
La famiglia Carrai, i fondatori Lalla e Alfredo con i sei figli (foto concessa)
MILANO – La via del tè, un’impresa legata a doppio filo al mondo di questa bevanda portata in Italia, dove ancora ha tanto spazio per crescere: questo brand di famiglia però, ha aperto la strada verso un consumo più consapevole e rivolto alla qualità del prodotto infuso ed è per questo stato scelto da altre realtà di eccellenza come rifornitore: uno fra tutti, Babingtons a Roma.
Racconta la storia dietro questa attività, Regina Carrai, figlia del fondatore de La via del tè, Alfredo Carrai.
La via del tè ha scelto un prodotto così poco diffuso nella Patria dell’espresso, ancor più in foglie e non in bustina. Come mai?
“L’azienda nasce nel 1961 dalla visione di mio padre, Alfredo Carrai, che vide un grande potenziale nel tè, all’epoca ancora poco diffuso e limitatamente a poche tipologie di tè nero, per lo più a foglia spezzata, che danno colore velocemente in tazza ma che non garantiscono le stesse sfumature e complessità di aroma e sapore del tè foglia intera, il grado migliore del tè.
Si deve ad Alfredo, l’introduzione sul mercato italiano dei grandi tè verdi da Cina e Giappone, del tè bianco, dei tè Oolong, giusto per fare qualche esempio. Alfredo, all’epoca giovanissimo, era talmente innamorato di questa bevanda antica, alleata del benessere e ricca di fascino, da non temere la sfida, poi pienamente vinta.”
Come si è evoluto questo mercato dal 1961 quando è nata La via del tè, sino a oggi?
“Oggi il tè è un prodotto in continua crescita nei consumi sia in casa che fuori casa e gli italiani sono molto più consapevoli della bevanda e della sua preparazione. Soprattutto le generazioni tra i 24 e i 40 anni apprezzano il tè nelle sue innumerevoli sfumature e nella sua versatilità e ne fanno una bevanda di uso quotidiano. Siamo molto lontani dagli inizi, quando il tè in Italia era bevanda da “vecchie signore” anglofile o panacea per il mal di stomaco.”
In che modo avete creato la vostra rete? Avete stretto contatti diretti con i coltivatori? E da quali Paesi importate?
“La voglia di approfondire la cultura del tè ha portato mio padre a studiare e a compiere numerosi viaggi alla ricerca dei tè più rari, dei migliori raccolti. Sembrano pagine di un libro di avventure i primi viaggi di Alfredo in Cina, in mezzo a mille difficoltà, alla ricerca dei tè bianchi o dei tè pregiati dello Yunnan, le prime difficili contrattazioni con le piantagioni di Darjeeling, l’emozione provata nell’assaggiare il primo Gyokuro.
I primi contatti sono stati creati all’epoca e passati poi a noi figli. Importiamo tè dei principali paesi produttori, dalla Cina all’Africa al Nepal.”
Come funziona la filiera del tè per arrivare sino in Italia?
L’offerta di tè che dominano il negozio (foto concessa)
“Il tè viene prodotto stabilmente in oltre 40 paesi del mondo, raccolto a mano o a macchina più volte l’anno secondo le fasce climatiche e l’altitudine e lavorato direttamente nei paesi d’origine. Le fasi della produzione cambiano in base alla tipologia di tè (bianco, verde, nero, oolong, giallo, fermentato o aromatizzato) ed alla categoria che ha le proprie fasi specifiche.
I principali Paesi produttori sono Cina, India, Kenya e Sri Lanka, che insieme rappresentano oltre il 75% della produzione mondiale. Sebbene sia stato coltivato principalmente in Asia fino alla fine dell’Ottocento, la crescente domanda ha diffuso la coltivazione del tè in tutto il mondo, portando a più di 40 paesi produttori. Circa 13 milioni di persone sono impiegate nell’industria del tè a livello globale, di cui 9 milioni sono piccoli agricoltori, mentre il resto lavora nelle grandi tenute di tè in Cina, Sri Lanka e Kenya.
Queste tenute rappresentano oltre la metà della produzione mondiale di tè. Piccole piantagioni di tè sperimentali però si trovano in tutto il mondo, anche in Italia. Negli ultimi anni abbiamo stretto una partnership con la piantagione sperimentale di tè di Premosello, vicino al Lago Maggiore e stiamo producendo e commercializzando per il terzo anno un tè nero ed un tè verde.
Ecco, questa è davvero una filiera corta, dalla pianta alla tazza. Certo, non si riescono a produrre grandi quantitativi, ma è un piccolo passo avanti. Noi acquistando fondamentalmente tè foglia intera, non passiamo ovviamente dalle aste del tè, riservate quasi del tutto a tè di grado inferiore, grandi quantitativi, destinati alla grande distribuzione e alle bustine in carta.
I produttori nostri fornitori o i broker ci spediscono i campioni dei nuovi raccolti insieme alle analisi di laboratorio. Se risultano in linea con i nostri standard di qualità, sicurezza, prezzo, fissiamo dei contratti di acquisto e importiamo i tè.”
Quanti come voi hanno scelto di specializzarsi in questi prodotti in Italia?
“Direi che la nostra azienda ha fatto da apripista a tante realtà, tutte più piccole di noi, che rimaniamo il brand di riferimento.”
Vendete più in Italia o all’estero?
“La proporzione è di un 15% estero e 85% Italia, ma abbiamo cominciato le esportazioni una decina di anni fa e stiamo crescendo anno dopo anno, a conferma dell’apprezzamento della qualità dei prodotti, delle nostre miscele e del packaging.”
Vendete soltanto tè in purezza?
“No, la nostra azienda è specializzata anche nella creazione di miscele di tè profumate, infusioni e tisane che lavoriamo giornalmente nei nostri stabilimenti vicino a Firenze. Il tea blending è una vera e propria arte e le nostre miscele, dal gusto mediterraneo, sono molto apprezzate, sia in Italia che all’estero.”
Quanto è ricettivo l’horeca e quanto invece il consumo domestico rispetto al tè in foglie?
“Tutti e due senza dubbio sono ricettivi. Abbiamo una forte presenza soprattutto nell’hotellerie di lusso, dove anche l’offerta delle infusioni deve essere al livello di struttura e servizio. Gustare una tazza di tè preparata con il tè foglia intera è un’esperienza coinvolgente per tutti i sensi. Bastano pochi strumenti, una teiera o una tisaniera dotata di filtro e in pochi minuti il tè è pronto.
Per coniugare funzionalità e qualità, abbiamo comunque delle linee di tè foglia intera in filtro di cotone biodegradabile o in filtro biodegradabile in tessuto trasparente ricavato dal mais, pensate appositamente per rendere più semplice la preparazione del tè in foglia intera.”
Avete intenzione di espandervi oltre Firenze nel prossimo futuro?
“Facendo riferimento ai nostri punti vendita diretti, oltre ai tre di Firenze, ne abbiamo uno a Torino e tre a Milano, l’ultimo aperto a febbraio 2024 in via della Spiga, tutti gestiti dall’azienda. Per possibili altre aperture, in Italia ci piacerebbe Roma.”
Chi viene di solito nei vostri punti vendita? C’è ancora tanto bisogno di fare comunicazione attorno a questa bevanda?
La via del tè, l’esterno in Via Spiga (foto concessa)
“La tipologia di clienti dei nostri punti vendita è molto vasta. Il tè è una bevanda universale e trasversale: c’è chi lo apprezza come bevanda salutare, chi come piacevolissima bevanda di uso quotidiano, chi come bevanda gourmet.
Certamente c’è ancora bisogno di fare comunicazione e diffondere la cultura del tè. Ancora c’è chi non conosce le differenze tra tè verde e tè nero e prepara tutti i tipi di tè indistintamente nello stesso modo, giusto per fare un esempio. C’è ancora bisogno di formare gli addetti ai lavori, chi il tè lo vende e lo prepara.
Da oltre 25 anni ci occupiamo anche di questo aspetto nella nostra sede, dove abbiamo un’aula attrezzata con postazioni individuali e dove formiamo gli staff di alberghi e ristoranti e ovviamente i rivenditori specializzati.”
E’ un ulteriore ostacolo da superare quello di vendere soltanto tè in foglie e non in bustina?
“Come spiegavo prima, avendo anche linee di tè foglia intera in filtri di tessuto, non è questo un problema. Inoltre, chi conosce e consuma il tè non ha problemi nella preparazione del tè foglia intera, tutt’altro. Il tè è un momento tutto per sé e i pochi minuti occorrenti per prepararlo, la teiera e la tazza preferita, il profumo che si sprigiona dalle foglie in infusione, lo trasformano in un piccolo rito personale.”
L'insegna della Pasticceria Mezzadro (foto concessa)
MILANO – La Pasticceria Mezzaro nasce nell’ormai lontano 1975 in via XX Settembre ad Alessandria. Da questa partenza, l’attività si è evoluta insieme alla famiglia e così il testimone oggi è passato alla seconda generazione: Matteo chef pasticcere, cioccolatiere e Filippo, Maestro del caffè, sono i due volti del nuovo locale avviato nel 2001, dove la Pasticceria Mezzaro, riconosciuta come bottega storica, ha trovato un’altra casa e una nuova vita, all’insegna anche dello specialty coffee e delle estrazioni alternative. In via Cavour, la tazzina è trattata con estrema cura e rispetto.
Filippo Mezzaro è il maggior responsabile di questo investimento
E la pasticceria ha raggiunto così dei nuovi traguardi: il Guinness World Record per il cappuccino più grande del mondo realizzato con il gruppo dei Maestri del caffè Aicaf, di 4.250 litri e il titolo di Campione del mondo dell’ ”Espresso italiano Champion” – IEI e IIAC – conquistato da Filippo a Londra nel 2014.
Insomma, materia prima di qualità – la scelta è ricaduta nella proposta di His Majesty the Coffee targata Paolo Scimone di cui hanno l’esclusiva – attrezzature moderne e professionalità: la pasticceria Mezzaro non lascia indietro niente.
Da una partenza con una torrefazione della zona di Alessandria con una miscela 80% Arabica e 20% Robusta, il passaggio nel 2014 allo specialty ha il sapore di pionieristico.
Spiega Mezzaro: “Ormai la nostra proposta è incentrata soltanto sul mondo caffè di alta qualità.”
Alla richiesta di raccontare l’impresa da Guinness dei primati, Mezzaro si presta al racconto a tratti epico:
“Dopo che Aicaf ha formato e selezionato uno staff di 33 professionisti di soli Maestri del caffè, abbiamo creato questo cappuccino da record in grado di affrontare la sfida. Attualmente siamo ancora detentori del record.
Abbiamo preparato espressi usando 9 macchine – ciascuna dotata di due lance vapore -, posizionandoci in due su ciascun modello, estraendo circa ottocento litri di caffè Arabica e montando il latte che poi si versava a turno nella tazza gigante, necessari a rinforzare e a far restare calda la bevanda fino a raggiungere i 4.250 litri del record.
Per contenere quelle dimensioni è stata creata una tazza appositamente d’acciaio, dotata di un manico e, sul fondo, di diversi rubinetti che al termine della preparazione hanno permesso lo svuotamento del contenitore.
Come ci siamo riusciti? Ciascuno di noi si è allenato prima di tutto a preparare l’espresso correttamente e poi a montare il latte. La novità rispetto alle nostre competenze era data naturalmente dal dover gestire delle dimensioni importanti: per reggere circa nove ore e mezza ci siamo suddivisi i vari compiti tra i componenti della squadra. Ma in realtà, la stessa manifestazione è stata la prima volta in cui ci misuravamo tutti insieme.”
E vincere l’Espresso Italiano Champion ha dato una maggiore visibilità alla pasticceria Mezzaro?
Filippo Mezzaro (foto concessa)
“Certo conquistare anche questo titolo appena un anno dopo dal Guinness World Record, è stato ancora più importante per me, in quanto mi ha portato maggiore visibilità come professionista. Ancora adesso ho clienti che arrivano da fuori appositamente per bere il nostro caffè, preparato da me. Mi è cambiata un po’ la vita ed è da lì che abbiamo deciso di fare un salto netto di qualità scegliendo lo specialty coffee. È stata una scommessa, che è risultata decisamente vincente.
Ora la pasticceria Mezzaro è segnalata nella guida di Leonardo Santetti “The Italian Specialty Coffee Guide”, e in un prossimo futuro non escludiamo l’inserimento in altre mappe dei locali Specialty Coffee in Europa.
Già adesso ci conoscono attraverso il passaparola: i gestori di B&B nella zona del Monferrato ad esempio, nonostante Alessandria non sia una destinazione turistica, segnalano ai loro ospiti stranieri il nostro locale, di cui restano molto soddisfatti. Ma alla pasticceria Mezzaro arrivano anche da Milano, Torino, Genova e resto d’Italia.”
Quindi anche in una città come Alessandria, meno cosmopolita di Milano ad esempio, lo specialty premia
“Qui la clientela ora è fidelizzata. Essendo abituati ad un caffè diverso, la svolta verso lo specialty è stata per noi una sfida. Abbiamo visto che il cliente ha apprezzato molto ed è stato contento riconoscendo l’alta qualità proposta. Con lo specialty ho inserito anche le estrazioni alternative all’espresso e siamo gli unici in città a proporle.
Senza dubbio all’inizio è stato un po’ difficile comunicare questo prodotto, ma la mia passione aiuta molto a trasmettere la qualità e la professionalità al cliente. Tutto è stato possibile investendo nella formazione.
Sono piuttosto meticoloso ad esempio sulla scelta e l’uso delle attrezzature, come sulle tecniche di estrazione e ricette da proporre. Ogni caffè ha una tecnica che lo valorizza al meglio, ed è un aspetto che molti invece standardizzano per ottimizzare i tempi di preparazione. Devo dire che nonostante il cambio dall’offerta iniziale, non abbiamo perso i clienti fissi e anzi i numeri sono cresciuti dopo la mia vittoria e il cambio di look.”
Il prezzo più alto è o è stato un problema?
La colazione dalla Pasticceria Mezzadro (foto concessa)
“È inutile negarlo: si fa sempre fatica un po’ in Italia ad alzarlo. Vendiamo l’espresso a un euro e 60: altri in zona lo vendono allo stesso prezzo ma senza vendere specialty. Questo per noi è un po’ sconfortante che abbiamo investito su macchinari e materia prima e abbiamo lo stesso costo di altri che non parlano di qualità. Le persone spesso non comprendono bene la sfumatura. Lo specialty ha caratteristiche totalmente differenti da un caffè commerciale, al cliente trasmette note aromatiche uniche a livello olfattivo e anche gustativo.
Per quanto riguarda invece le single origin, è capitato di proporre lotti rinomati anche a 20 euro a filtro su prenotazione e ne ho estratti parecchi. Il cliente entra e ormai si fida di me, mi dice: “Fai tu”. La scelta varia anche, con i Geisha o degli anaerobici più particolari e si lasciano spesso guidare da me.”
Ha parlato prima della selezione delle macchine: cosa ha scelto per la pasticceria Mezzaro?
“Per quanto riguarda i macinacaffè, sono tutti della Malkhoening, dall’Ek43 per i filtri e le monorigini, un E65s per il blend.
Vietato qui il ginseng. Serviamo il marocchino, il cappuccino, il macchiato, il Flat white, l’americano con doppio espresso e acqua calda, double shot naked e tante altre specialità come il “Caffè del Maestro” – mia creazione per il concorso “Gran Premio della Caffetteria Italiana” firmato Aicaf, espresso con spuma di zabaione e nocciola – . Facciamo anche la Moka, il V60, Kalita Wave, Aeropress, French Press, Cold brew con una miscela pensata appositamente per la pasticceria e Cold drip con determinate monorigini. Molti clienti provando, apprezzano suscitando il passaparola.
Per l’espresso ho scelto La Cimbali M100 HD, che tengo come un gioiellino ed eseguendo una manutenzione minuziosa, con i filtri di IMS e le doccette da competizione. Ho modificato tutti i profili di pressione e ogni caffè ha il suo. Utilizzo per una migliore estrazione il Coffee Distributor e WDT. Per il blend ho scelto una tazza da collezione con caratteristiche particolari per far risaltare la qualità servita.
Il monorigine invece lo propongo con delle tazzine da degustazione, con un’estetica diversa e più pregiata per una migliore analisi sensoriale, servito su un vassoietto di legno con la sua etichetta in cui si raccontano le sue caratteristiche e le sue origini. Ci siamo anche attrezzati di depuratori di acqua per correggere la durezza di quella della rete idrica e la cartuccia che abbassa il cloro e toglie sentori negativi.
Do anche la possibilità di acquistare pacchetti da 250 grammi di specialty per casa, in chicchi o macinati sul momento per chi lo desiderasse in base al metodo di estrazione che ne fa uso.”
Degustazione di caffè e pairing?
“Stiamo pensando ad una degustazione gourmet con specialty più rinomati. L’evento sarebbe composto da un caffè più premium come ad esempio un Geisha estratto con una maggiore grammatura in abbinamento ad un prodotto di pasticceria che ne riprenda i sentori.
Il cold brew (foto concessa)
Le monorigini naturalmente ruotano e quindi cambia anche il tipo di degustazione: chi arriva ha sempre una scelta tra due che possono andare bene o in espresso o in filtro.
Abbiamo referenze lavorate con processo naturale, lavato, anaerobico, honey e dei blend specialty, compreso il decaffeinato specialty. Oppure varietà pregiate come i Geisha e le “limitited edition”, oltre alla Cascara per fare gli infusi.
Da poco tempo abbiamo inserito l’estrazione dell’espresso con il thermal shock di Nucleus Paragon per una degustazione gourmet degli specialty monorigini.
Sono, insieme a mio fratello, in costante ricerca di nuovi abbinamenti sensoriali da proporre affinché il nostro locale diventi sempre più un luogo dove i clienti assaporino la cultura e la qualità del caffè e della pasticceria.”
Con una decina di posti a sedere, il punto forte della pasticceria Mezzaro resta la colazione, composta da croissant artigianali di loro produzione a buffet a disposizione del cliente che in piena libertà sceglie cosa desidera, dal dolce al salato, alle proposte vegane.
Lo specialty vince quindi?
“Sì e continueremo su questa strada. Indietro non si torna. La nostra famiglia ha sposato da sempre la filosofia di qualità e di ricerca delle materie prime. È un buon investimento a livello commerciale, perché le persone si fidano e si fidelizzano. La qualità è sempre una scelta vincente riconosciuta da chiunque viene nel nostro locale. “
Chicchi di caffè tostato (credits: Alexa from Pixabay)
MILANO – Dopo il consolidamento di venerdì scorso, i mercati del caffè sono ripartiti con il botto nella prima seduta della settimana, con nuovi rialzi senza precedenti sulla piazza newyorchese e guadagni significativi anche a Londra. Nella giornata di ieri, lunedì 10 febbraio, l’IceArabica ha nuovamente rotto gli argini collezionando il suo 14° rialzo consecutivo e rivalutandosi di oltre 24 centesimi sulle due scadenze più prossime.
Marzo ha aggiunto 24,70 centesimi (+6,1%) chiudendo a un nuovo record di 429,05 centesimi. Maggio, che è ormai il contratto sul quale si concentra il volume maggiore di contrattazioni, ha guadagnato a sua volta 24,40 centesimi (+6,2%) terminando la giornata a 421,10 centesimi.
A Londra, il front month segna un rialzo del 2%, mentre maggio – ormai scadenza principale – guadagna il 2,4% chiudendo a 5.697 dollari. Dall’inizio dell’anno, New York si è rivalutata di oltre un terzo (+34,2%); Londra del 16%.
Il tutto dopo che entrambi i mercati hanno registrato – nel corso del 2024 – rialzi attorno al 70%.
Al rally di ieri dei mercati del caffè hanno contribuito gli aggiornamenti meteo dal Brasile, che segnalano un calo delle precipitazioni nel Minas Gerais, dove i millimetri di pioggia caduti la settimana scorsa sarebbero inferiori alle medie stagionali
Non si tratta di una notizia sufficiente in sé a giustificare una simile esplosione dei prezzi.
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VESCOVATO (Cremona) – L’interesse crescente nei confronti della manutenzione della macchina espresso, del macinacaffè e delle apparecchiature e attrezzature per l’estrazione del caffè, è stata evidente nel corso dell’ultimo SIGEP, quando Asachimici-pulyCAFF ha ricevuto un flusso ininterrotto di visitatori nel suo stand all’insegna della sostenibilità.
Tra le richieste, una ricorrente ha riguardato il problema del calcare che si forma nei bollitori e nelle macchine prive di collegamento alla rete idrica, rendendo più lungo il riscaldamento dell’acqua e difficoltosa la fuoriuscita della bevanda. La patina di calcare, inoltre, ha un alto potere isolante ed è un terreno fertile per la proliferazione batterica. Si tratta di un problema che sempre più baristi e consumatori riscontrano nei locali ed a casa.
La risposta di pulyCAFF sicura, efficace e rapida a questo problema è il decalcificante Puly Descaler Espresso, conforme alla normativa Haccp e attivo già in acqua fredda, al fine di ripulire al meglio le parti non soggette a riscaldamento, come le vaschette o le taniche delle macchine casalinghe e professionali.
L’azione del prodotto nel bollitore (immagine concessa)
Inoltre, è indispensabile per bollitori, macchine a capsula o a cialda, nonché per i distributori di prodotti solubili (orzo, ginseng…), da pulire a fondo almeno una volta la settimana.
Puly Descaler Espresso è disponibile nella pratica scatola con 2 monodosi termoformate da 125 ml e nel flacone da 1 litro 100% plastica riciclata con giustadose.
Visto da vicino
I depositi calcarei dell’acqua si presentano sotto forma di incrostazioni molto dure che si depositano sulle pareti e sulle resistenze riscaldanti di macchine per caffè e bollitori, dove una patina di calcare di soli 3 decimi di millimetro abbassa la temperatura di circa 5 gradi. Le principali conseguenze di ciò sono una richiesta sempre maggiore di energia; prodotti sottoestratti; allungamento del tempo di ebollizione dell’acqua; dispendio energetico. Sulle pareti dei bollitori elettrici e dei serbatoi delle macchine espresso, inoltre, il calcare è terreno fertile per la proliferazione batterica.
L’azione disincrostante (immagine concessa)
Nella macchina espresso i depositi si formano all’interno di valvole, filtri e nei passaggi d’acqua, riducendone l’efficienza; se non si interviene per tempo si può arrivare alla completa occlusione o bloccaggio.
pulyCAFF suggerisce una pulizia mensile con Puly Descaler Espresso (qualora si utilizzi acqua del rubinetto non trattata, basterà un’occhiata per constatare la formazione di residui bianchi nelle vaschette e nelle taniche per l’acqua, dunque la necessità di effettuare un trattamento di decalcificazione); è sicuro per le apparecchiature a contatto con gli alimenti, inodore, insapore e compatibile con l’ambiente; gusto, macchine e attrezzature (che dureranno più a lungo senza problemi) ringraziano.
Virginia D'Agata ,people & organization manager (immagine concessa)
MILANO – Rhea annuncia l’ingresso di Virginia D’Agata nel ruolo di people & organization manager. Con oltre 20 anni di esperienza nel settore HR, Virginia porta con sé una profonda competenza e una grande attenzione alle persone, fondamentali per rafforzare ulteriormente l’impegno dell’azienda nella gestione etica e sostenibile di tutto il team.
Virginia ha maturato un’ampia esperienza in contesti dinamici e strutturati, distinguendosi per la capacità di promuovere la crescita professionale, la formazione continua e l’inclusione.
L’arrivo di Virginia D’Agata rappresenta un ulteriore passo significativo per consolidare uno dei valori fondanti dell’azienda: la sostenibilità sociale, che da anni guida le scelte dell’azienda.
“Di Virginia mi sono piaciuti, al di là dell’indiscutibile esperienza e delle sue competenze, il profondo rispetto per le persone e la passione che trasmette quando parla del suo lavoro. Valori che sono sicuro le permetteranno di portare un grande contributo al nostro progetto di Un’azienda dove è bello lavorare” commenta Andrea Pozzolini ceo di Rhea.
“Entrare in Rhea è per me un’opportunità straordinaria di contribuire a un progetto che pone la sostenibilità sociale e il benessere delle persone come principi fondamentali della propria cultura aziendale. Sono orgogliosa di unirmi a un’organizzazione che riconosce il valore delle persone e non vedo l’ora di lavorare con il team per raggiungere nuovi traguardi insieme.” dichiara Virginia D’Agata people & organization manager di Rhea.
La scheda sintetica di Rhea Vendors Group
Rhea Vendors Group, fondata da Aldo Doglioni Majer nel 1960, è tra i più importanti produttori al mondo di macchine per la pausa caffè. Da oltre sessant’anni, Rhea si contraddistingue per la forte impronta internazionale, design di altissimo livello, tecnologia all’avanguardia ed eccellenza del made in Italy.
Con headquarter e produzione in provincia di Varese e filiali in 10 paesi esteri, Rhea ha il vanto di diffondere la cultura della pausa caffè in 100 Paesi di tutto il mondo. Da player del mondo del vending a precursore nell’utilizzo della distribuzione automatica nei settori del new retail, hotellerie e out of home, Rhea conferma la propria vocazione a interpretare e anticipare un mercato in continua evoluzione.
Le nuove proposte di Rhea rivoluzionano il concetto dell’ospitalità, in contesti sia business che residenziali, con una proposta di valore per accrescere l’esperienza della pausa caffè.
Kimbo è la miscela ufficiale di Casa Kabras – Caffè SKaramantico by KIMBO (immagine concessa)
NAPOLI – Dall’11 al 15 febbraio 2025, a Sanremo, Kimbo è la miscela ufficiale di Casa Kabras – Caffè SKaramantico by KIMBO, lo spazio creativo aperto in Corso Matteotti 192 nel quale Daniele Cabras, content creator tra i più seguiti e amati in Italia (oltre 6 milioni e mezzo di follower), condurrà un format originale, da lui scritto ad hoc con Carlo Avarello e Manuel Amicucci, che sarà trasmesso sui suoi profili social.
Kimbo presente a Sanremo come miscela di Casa Kabras
Casa Kabras – Caffè SKaramantico by KIMBO è infatti una sorta di salotto radiofonico, aperto tutti i giorni dalle 9.30 alle 20.30, per accogliere e intervistare anzitutto gli artisti in gara a Sanremo “per parlare della genesi, del significato e delle curiosità relative al brano che portano al Festival”.
Cabras donerà infatti ai suoi ospiti un tocco di buona sorte con il CornoChicco di Caffè, una scultura scaramantica realizzata a mano e in esclusiva per Kimbo dall’artista napoletano Michele Iodice.
Grazie al dinamismo dei social e alla fedelissima fanbase, Cabras condividerà sui suoi profili ufficiali le emozioni e i racconti del contesto sanremese, arricchendoli con gag, aneddoti, indiscrezioni e previsioni, con la partecipazione di artisti, influencer e personalità di vario tipo che passeranno in Casa Kabras per quattro chiacchere e un caffè, naturalmente preparato dai coffee master di Kimbo.
Negli stessi giorni il Bar Festival, in corso Matteotti 196 a Sanremo, il bar in cui Kimbo è “di casa” trecentosessantacinque giorni l’anno, sarà animato con attività musicali e giochi scaramantici: scannerizzando uno speciale QR Code i consumatori, dopo aver degustato il loro caffè Kimbo, potranno scattare una foto del fondo di caffè, caricarla su kimbo.it e ricevere in dono una ironica interpretazione del fondo (puramente immaginaria e casuale).
In tema di musica, Kimbo continua la sua partnership con l’artista Serena Brancale. Reduce dal successo del singolo “Stu Cafè”, il brano portafortuna realizzato a quattro mani con Kimbo rielaborando lo storico jingle dell’azienda, Serena Brancale, in questi giorni in gara al Festival della canzone italiana con il brano “Anema e Core”, ha portato con sé la sua tazzina di caffè Kimbo per alcune novità che saranno annunciate nei prossimi giorni.
Serena Brancale (immagine concessa)
“Con le nostre attività aziendali e identitarie, mettiamo spesso in luce il “senso” del caffè, i suoi cinque sensi, il suo valore culturale – afferma Mario Rubino, presidente di Kimbo
S.p.A. – E, da molti mesi a questa parte, con le nostre varie iniziative legate alla musica, dalle rielaborazioni del nostro jingle in nuove canzoni di successo alle borse di studio per gli studenti più meritevoli e meno abbienti del Conservatorio di Napoli “San Pietro a Majella”, riusciamo non solo a sostenere i giovani talenti italiani nel loro percorso di formazione ma anche ad esprimere il “sesto senso” del nostro caffè, quello per la musica e per il ritmo della vita, che è insito nel nostro DNA di napoletani e che diffondiamo con orgoglio ormai in 100 paesi del mondo”.
La tazzina d’espresso del Caffè Pedrocchi a Padova aumenta da 1,20 a 1,50 euro. Il nuovo prezzo ha già fatto discutere i clienti. D’altronde sono rimasti pochi i locali dove il caffè al banco costa ancora 1,20. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Felice Paduano e Daniela Gregnanin per il portale d’informazione Il Mattino di Padova.
L’aumento del prezzo del caffè a Padova
PADOVA – Dal 7 febbraio, la tazzina di caffè al Pedrocchi, costa 1,50 euro. Un nuovo prezzo che coglie di sorpresa i clienti perché fino a pochi mesi fa, lo stesso prodotto al banco costava 1,20 euro.
L’aumento porterà tuttavia benefici anche alle casse del Comune perché, dal 2013, grazie all’accordo di gestione, il 12,5% del fatturato annuale del Pedrocchi va a Palazzo Moroni.
Nel frattempo, alla luce dei costi crescenti che stanno coinvolgendo bar e ristoranti del Padovano, la maggior parte dei locali ha aumentato il prezzo della tazzina di caffè. In testa a tutti resta il bar Cavour, nella piazza omonima, con 1,60 al banco, mentre in tutti gli altri locali il costo oscilla tra 1,20 e 1,50 euro.
Quest’ultimo è il prezzo che si paga, ad esempio, al Caffè V in via Roma e da Graziati in piazza dei Frutti. Costa 1,40 all’Antico Forno, sia in via San Clemente che in piazza Insurrezione, mentre si ferma a 1,30 in quasi tutti gli altri bar, tra cui Sugo, Goppion e Serafina.
Pochissimi, invece, i locali dove il caffè al banco costa ancora 1,20. Tra questi si contano i due Al Mercà (sotto al Salone e in piazza dei Signori) e il Fly in Galleria Tito Livio.
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Dal 7 aprile ci saranno nuove commissioni per i pagamenti via Satispay anche sotto i 10 euro: questo è quello che ha affermato Assoutenti. Contro questa decisione l’associazione esprime “forte contrarietà”. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione SkyTg24.
Le nuove commissioni Satispay
MILANO – Nuove commissioni per i pagamenti digitali via Satispay, anche sotto i 10 euro. Lo afferma Assoutenti che anticipa l’introduzione della novità dal 7 aprile prossimo.
La società – sostiene l’associazione – “ha avvisato infatti i propri clienti dell’introduzione di una commissione dell’1% anche per i pagamenti nei negozi fisici al di sotto dei 10 euro, soglia fino ad oggi esentata da balzelli”.
Contro questa decisione l’associazione esprime “forte contrarietà”. “Si tratta di una decisione che penalizza sia i consumatori sia i piccoli esercenti – dichiara il presidente Gabriele Melluso come riportato da Skytg24 – Uno dei punti di forza di Satispay era proprio l’assenza di costi fissi per i pagamenti di piccola entità, un fattore che ha favorito la diffusione del servizio tra i cittadini e le attività di vicinato.”
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Polizia di Stato, Fipe e Apci insieme (immagine concessa)
ROMA – Si rafforza l’impegno congiunto per la diffusione della cultura di genere e la prevenzione della violenza nelle attività di ristorazione e nei pubblici esercizi. Il 10 febbraio, presso la Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, è stato siglato il protocollo d’intesa tra la Polizia di Stato, il Gruppo Donne Imprenditrici della Federazione Fipe (Fipe GDI) e l’Associazione professionale cuochi italiani (Apci).
A firmare l’accordo sono stati il prefetto Alessandro Giuliano, direttore della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, Valentina Picca Bianchi, presidente del Gruppo donne imprenditrici della Federazione Fipe, e Sonia Re, direttrice di Apci.
L’intesa si inserisce nel quadro delle iniziative promosse dalla Polizia di Stato per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere, e punta a diffondere la cultura della sicurezza e della tutela delle donne all’interno del settore della ristorazione e dei pubblici esercizi.
In particolare, il protocollo mira a potenziare il progetto #SicurezzaVera, che ha già toccato 32 città italiane, con programmi di formazione completati in 12 città, tra cui Trento, che ha ospitato ben tre incontri.
Attraverso la collaborazione tra le parti, verranno sviluppate nuove azioni di sensibilizzazione e formazione rivolte agli imprenditori, agli operatori del settore e ai clienti dei pubblici esercizi, con il supporto di esperti della Polizia di Stato. Centrale sarà anche la promozione dell’app YOUPOL, che permette di segnalare episodi di violenza direttamente alle forze dell’ordine.
“La firma di questo protocollo rappresenta un passo significativo nel percorso di sensibilizzazione e tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro, in particolare nel settore della ristorazione e dell’ospitalità” – ha dichiarato Valentina Picca Bianchi.
Bianchi aggiunge: “La cultura di genere e il rispetto delle persone devono essere principi fondanti delle nostre imprese, ed è nostro dovere, come rappresentanti del settore, promuovere ambienti sempre più sicuri, inclusivi e rispettosi. Il protocollo rappresenta un tassello fondamentale di una rete di prevenzione e sensibilizzazione sempre più ampia, che mira a rendere i pubblici esercizi non solo luoghi di lavoro, ma anche spazi sicuri per tutti”.
Bianchi conclude: “È un’alleanza strategica tra istituzioni e mondo dell’impresa, che testimonia come il cambiamento culturale passi anche attraverso il nostro settore. Sono orgogliosa di poter dare il mio contributo affinché si affermi un modello di impresa responsabile, attenta al benessere delle persone e capace di fare la differenza nella società” Conclude Picca Bianchi.
“Come Apci, siamo orgogliosi di essere parte di questo protocollo, che non è solo un impegno formale, ma un passo concreto per rendere il nostro settore più sicuro, consapevole e inclusivo. La nostra Associazione si impegna da sempre nella tutela e nella crescita della professione, mettendo al primo posto il rispetto del singolo all’interno della brigata di un ristorante, perché dal rispetto parte ogni forma di sicurezza” – ha dichiarato Sonia Re.
Re aggiunge: “I cuochi non sono solo professionisti della cucina: sono punti di riferimento nei loro ambienti di lavoro, leader nelle brigate e ambasciatori di valori che vanno oltre il piatto. La loro formazione e sensibilizzazione su temi come la sicurezza e la cultura di genere può fare la differenza. Attraverso questa collaborazione con la Polizia di Stato e Fipe, vogliamo offrire ai cuochi strumenti concreti per riconoscere e prevenire situazioni di rischio, contribuendo a un cambiamento culturale che parte proprio dalle nostre cucine. La ristorazione è da sempre un luogo di accoglienza e condivisione: oggi, con questo protocollo, rafforziamo il nostro impegno affinché sia anche un luogo di sicurezza e rispetto per tutti.
L’accordo avrà una durata di due anni e prevede incontri periodici tra le parti per monitorare l’efficacia delle azioni intraprese e individuare nuove strategie di intervento.
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