MILANO – Ditta Artigianale, tra le principali torrefazioni specialty italiane, in occasione del #TiramisùDay in calendario venerdì 21 marzo, nei suoi sei bar custoditi nei punti più suggestivi di Firenze e nel nuovo locale in Corso Magenta 31 a Milano, lancia deliziose proposte artigianali per celebrare il dessert più amato.
Le ricette di Ditta Artigianale
Si comincia con Coffeemisù, il best seller ispirato al tiramisù a base di espresso e realizzato con la crema homemade di mascarpone e panna, rifinito con una spolverata di cacao e biscotto. Questo delizioso signature coffee, che unisce la creatività dei baristi esperti di Ditta Artigianale con la qualità dei loro prodotti, è ideale per una merenda sfiziosa o una pausa originale ed è disponibile sia a Milano che a Firenze.
Nel capoluogo toscano è possibile gustarlo con Pavè, una girella con un’elegante forma a spirale che reinterpreta il croissant e svela strati di sfoglia dorata, con un ripieno cremoso al mascarpone e caffè a garanzia di un morso ricco e avvolgente. Gli ospiti del locale meneghino, invece, possono optare per Cubik, un croissant dalla forma cubica che racchiude tutta la golosità del tiramisù grazie alla sua sfoglia fragrante, alla crema vellutata al mascarpone e a un tocco di caffè, per un equilibrio perfetto tra croccantezza e morbidezza.
Il Tiramisù Day è l’occasione per assaggiare il dolce veneto nelle sue versioni più creative, tra cui Pavè e Cubik in abbinamento a Coffeemisù. Le irresistibili reinterpretazioni del tiramisù firmate Ditta Artigianale, così, si prendono la scena in un tripudio di dolcezza e creatività che attende gli ospiti più golosi a Milano e Firenze. Qua la qualità e l’attenzione al cliente sono al centro dell’esperienza, in un ambiente sereno e conviviale che unisce il valore del tempo trascorso nel locale all’artigianalità dei prodotti.
La scheda sintetica di Ditta Artigianale
Nata come micro roastery di specialty coffee e fondata da Francesco Sanapo e Patrick Hoffer, Ditta Artigianale è una delle principali torrefazioni specialty italiane e riflette una sintesi perfetta tra impresa strutturata e lavoro artigianale.
Rappresenta, infatti, un ritorno ai valori autentici del bar, dove qualità e attenzione al cliente sono al centro dell’esperienza in un ambiente sereno e conviviale. È anche un esempio virtuoso di third wave coffee, il movimento che eleva il caffè a materia prima preziosa da valorizzare lungo tutta la filiera. Non a caso, questo approccio comincia proprio nelle piantagioni, dove la selezione dei migliori chicchi avviene con un’attenzione meticolosa; prosegue poi col rapporto diretto coi produttori, spesso coinvolti personalmente nella coltivazione sostenibile; e si conclude con la tostatura artigianale a Firenze per assicurare la massima qualità. Il risultato è l’esaltazione del caffè in ogni fase, che garantisce una qualità straordinaria e la vera essenza di un prodotto autentico e genuino, servito in una nuova tipologia di caffetteria tradizionale dal respiro internazionale.
Ispirato ai caffè degli anni ’50, infatti, il concept di Ditta Artigianale è radicato nell’idea di riportare il bar alla sua dimensione umana e conviviale, creando un ambiente che unisca l’artigianalità dei prodotti con l’attenzione alla qualità del tempo trascorso nel locale. Ogni locale è pensato come uno punto di ritrovo per socializzare e condividere momenti di qualità, uno spazio accogliente dove lavorare, leggere, incontrare amici o semplicemente rilassarsi, concedendosi il giusto tempo per apprezzare ogni aspetto del servizio, dal caffè all’ambiente.
Attualmente sono sei i punti vendita collocati negli angoli più suggestivi di Firenze e una recentissima apertura in Corso Magenta 31 a Milano, che contribuiscono a diffondere la cultura dello specialty coffee in Italia. L’eccellente qualità delle proposte di Ditta Artigianale è stata riconosciuta anche dalla Guida Bar d’Italia 2025 del Gambero Rosso, che le ha recentemente attribuito Tre Chicchi e Tre Tazzine.
SACILE (Pordenone) – Alla vigilia del Tiramisù day, la giornata che in tutto il mondo omaggia il celebre dessert italiano, la scoperta della Tiramisù World Cup: “Abbiamo trovato la ricetta che anticipava quello che sarebbe poi diventato il dolce al cucchiaio più famoso nel mondo”.
“Mi chiamo Sandra Micheletto, per tutti “Ducci”. Sono nata a Sacile (Pordenone) nel 1929. Questi sono due libri scritti a mano che ho portato dalla casa di famiglia nel giorno del mio matrimonio e in uno è contenuta la ricetta della suocera di mia madre che, fra i dessert che serviva nella sua trattoria di Sacile, aveva il “Dolce Livenza””.
Il ricettario del Dolce Livenza (immagine concessa)
A queste parole, la compianta signora Sandra (mancata nell’agosto del 2024) accompagna la visione di un vecchio testo in cui si legge la ricetta di quello che – a tutti gli effetti – può essere considerato l’antenato del Tiramisù. Qualche differenza con la versione odierna, certo, ma sono tutte modifiche alla versione originale, proprio come oggi la conosciamo.
Rispetto alla ricetta celebrata in tutto il mondo, quella dell’antenato prevede dosi e varianti che ancora possiamo ritrovare nel tiramisù, esattamente come avviene in ogni creazione dei partecipanti alla TWC (quest’anno a Treviso dal 9 al 12 ottobre) e in ogni famiglia in Italia e nel mondo.
Ecco allora che, al posto del mascarpone, troviamo l’uso della panna montata; al biscotto savoiardo, (ancora poco usato in zona, al tempo) veniva preferito il pan di Spagna. Si suggeriva, inoltre, di aggiungere rum oppure cognac (oggi taluni usano il Marsala), sebbene nella ricetta originale non sia previsto alcun utilizzo di alcol.
Ci sono alcune differenze rispetto a come conosciamo oggi il Tiramisù, dunque, ma sono varianti che ancora si ritrovano nelle abitudini di molti amanti del famoso dessert tricolore.
“Per noi è stata un’autentica sorpresa, emersa attraverso i video di VisitSacile – racconta Francesco Redi, ideatore e organizzatore della Tiramisù World Cup, in questi giorni in tour a New York (Usa) e Toronto (Canada) proprio per celebrare il Tiramisù day, in collaborazione con il partner Matilde Vicenzi – . Quello che viene mostrato nel video è la prova di un “predecessore” del Tiramisù, inteso come oggi lo conosciamo nei suoi ingredienti originali (uova, zucchero, mascarpone, savoiardi, caffè e cacao)”.
“Non solo, è la dimostrazione di come da più parti (in passato) in tutte le cucine delle case si realizzassero ricette con quei pochi ingredienti che si avevano a disposizione, proprio come uova e zucchero, che sono la base del Tiramisù – commenta ancora Redi – . Da lì, le sperimentazioni e le nuove creazioni con le diverse derivazioni e interpretazioni. In fondo, come direbbe lo storico Alberto Grandi (già giudice della TWC), “la tradizione è un’innovazione che ce l’ha fatta””.
Anche la ricetta dell’antenato del Tiramisù fa parte del cook-book 2025 che contiene le migliori creazioni dei concorrenti della TWC. Si può scaricare la copia digitale cliccando qui.
L’Argentina del nuovo presidente Javier Milei è diventata troppo cara per i turisti stranieri, che iniziano a preferire mete più economiche. Anche il caffè espresso costa 3 euro, fatto insolito per uno stato sudamericano. Scopriamo di più sull’argomento con un estratto dell’articolo di Giuseppe Timpone per il portale d’informazione Investire Oggi.
Il costo del caffè espresso in Argentina
BUENOS AIRES – I dati raccontano che i turisti in ingresso in Argentina nel 2024 sono stati 6,2 milioni, in calo del 9,6%. Gli argentini che sono andati all’estero, invece, sono aumentati del 50,6% a 8,3 milioni. Naturale che accadesse con i prezzi in patria relativamente cari e cambio giù in economie confinanti come il Brasile. D’altronde, uno straniero che mette piede nello stato sudamericano, può ritrovarsi a pagare un caffè espresso 3 euro. Com’è possibile che stia accadendo tutto ciò?
La spiegazione è semplice. Da quando Milei è presidente, il cambio al mercato nero tra dollaro e pesos è salito da circa 960 a 1.240. In pratica, la valuta emergente si è svalutata del 20%. Non è niente rispetto al +178% nel frattempo segnato dai prezzi al consumo. Dunque, è accaduto questo: un bene di consumo o servizio in media è quasi triplicato di prezzo (in pesos), mentre il dollaro si è rafforzato solo del 25%.
Chi viene dall’estero, spende molto di più di prima per fare la spesa in pesos. Gliene occorrono molti di più di uno o due anni fa.
In teoria, questa situazione dovrebbe provocare il deprezzamento del cambio e riportare i turisti a mettere piede in Argentina.
Non sta avvenendo, perché il cambio non è del tutto libero di muoversi sul mercato. Perlomeno, sul mercato ufficiale. Incredibilmente, però, sta mantenendosi stabile anche al mercato nero, dove le distanze con il tasso ufficiale si sono ridotte al 14% contro il 47% all’inizio della presidenza Milei.
Per leggere la notizia completa basta cliccare qui.
Fipe insieme al ministro Lollobrigida (immagine concessa)
ROMA – Una delegazione della Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) ha incontrato il 17 marzo il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, per discutere temi strategici legati alla promozione della ristorazione italiana e del Made in Italy nel mondo.
All’incontro hanno partecipato il presidente Fipe nazionale Lino Enrico Stoppani, il Vice Presidente FIPE Sergio Paolantoni, il presidente Fipe Marche Moreno Cedroni, chef due stelle Michelin, il Presidente del Coordinamento dei Ristoranti Autentici Italiani all’Estero, Roberto Costa, il Direttore Generale FIPE Roberto Calugi e il Vice Direttore Luciano Sbraga.
Tra i temi principali affrontati:
Giornata della ristorazione: Un evento di rilevanza nazionale, in programma il 17 maggio, per valorizzare il settore e sensibilizzare istituzioni e cittadini sull’importanza della ristorazione italiana nella cultura e nell’economia del Paese.
Bocuse d’Or: Il prestigioso concorso internazionale di alta cucina rappresenta un’opportunità unica per promuovere i talenti italiani e la qualità della nostra enogastronomia. L’Italia punta a rafforzare la propria presenza nella competizione.
Ristoranti Italiani all’Estero: La rete dei ristoranti autentici nel mondo come leva strategica per la promozione del Made in Italy e la tutela della cucina italiana dalle imitazioni.
Formazione e giovani talenti: Si è discusso del ruolo strategico della formazione e del collegamento con il Piano Mattei per sviluppare progetti all’estero che possano offrire opportunità di crescita professionale ai giovani, incentivando al contempo la creazione di posti di lavoro in Italia.
Promozione di prodotti iconici italiani: utilizzare la rete dei ristoranti per promuovere le eccellenze come l’olio extravergine di oliva e i formaggi.
L’incontro ha rappresentato un momento di confronto costruttivo per rafforzare il dialogo tra istituzioni e rappresentanti della ristorazione, con l’obiettivo di sostenere e valorizzare il comparto in Italia e all’estero.
“La ristorazione italiana è un asset strategico per il nostro Paese, dichiara Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe, sia in termini economici che culturali. La nostra filiera ha il compito di trasformare la straordinaria ricchezza qualitativa delle produzioni agroalimentari italiane in valore di mercato, contribuendo a diffondere e valorizzare il Made in Italy nel mondo”.
Stoppani aggiunge: “Eventi come la Giornata della Ristorazione e il Bocuse d’Or sono occasioni fondamentali per esaltare la nostra tradizione gastronomica e il talento dei nostri professionisti. Inoltre, il ruolo dei ristoranti italiani all’estero è cruciale non solo per la promozione del nostro patrimonio culinario, ma anche per contrastare il fenomeno dell’Italian sounding. Fipe continuerà a collaborare con le istituzioni per garantire il riconoscimento e il supporto che il settore merita, sia a livello nazionale che internazionale.”
TORINO – Orso Laboratorio Caffè è l’attività che nasce da quello che Alessandro Minelli ama definire il desiderio etico professionale di far percepire il frutto del caffè per ciò che è realmente: era il 2013, quando fa il suo ingresso nell’azienda di famiglia, la torrefazione Giuliano Caffè e ne assume la gestione.
Orso Laboratorio Caffè, in via Berthollet 30/g, è la nave guida che porta verso lo specialty il consumatore finale a partire dagli anni in cui a Torino e in Italia non si parlava praticamente di questo prodotto, il 2014: da allora a oggi questa caffetteria non si è affermata come brand internazionale di massa, ma apre il secondo punto in un’altra zona della città, in via Cagliari 18.
Orso Laboratorio, dove il caffè non è una commodity
Così racconta Minelli: “Quando sono arrivato in azienda, ho notato subito che il settore era viziato da dinamiche consolidate come quella del comodato d’uso, dei finanziamenti, che non si sposavano con la mia idea del caffè come frutto della natura. Avevo voglia di mostrare davvero cosa ci fosse dietro il caffè, creando cultura attorno al prodotto: era una sfida vera e propria. A maggior ragione poi qui in Italia, ancorata ad una tradizione storica.
Focus sulla materia prima (foto concessa)
Sebbene mi rendessi conto che sarebbe stato difficile, sentivo forte la necessità di creare un luogo particolare, che rappresentasse un percorso di educazione e conoscenza per il consumatore.
Da qui la scelta di dare un’impronta specifica ad Orso Laboratorio, a partire dal bancone a forma di prua di nave, la lavagna con le preparazioni a vista, la sciamana rappresentata nel nostro logo, un capitano che porta alla scoperta non solo attraverso i sensi, ma sul piano interiore, delle vite e origini del caffè. Da Orso Laboratorio si “entra in contatto” con gli stessi farmers, che ho visto trasportare a piedi per km i pochi kg del loro raccolto alle stazioni di raccolta.”
“Orso Laboratorio nasce attorno ad un concetto di storytelling che si basa su contenuti reali, che voleva stimolare il desiderio del torinese nella scoperta del caffè. “
“Poi certo è stato fondamentale l’aver trovato da subito dei collaboratori appassionati che hanno creduto nella mia idea ed erano entusiasti di capitanare Orso Laboratorio. Mi ricordo ancora di Giulio, il primo dei nostri collaboratori, che ha persino venduto il suo bar a Chivasso per seguirci nella nostra avventura, formandosi con passione e dedizione.
È diventato un vero e proprio oratore che ci ha sostenuto nei primi tempi dove era essenziale saper coinvolgere e comunicare al cliente. Torino poi certo può apparire come un mercato difficile in cui inserirsi, ma una volta entrati, si dimostra più solido sul lungo termine.”
Dall’inizio a oggi cosa è successo?
“I primi anni sono stati duri, poi poco per volta è aumentata sempre di più la consapevolezza in città e con il Covid poi le persone hanno riscoperto a casa il rito del caffè, non potendolo più vivere fuori quotidianamente. Le nostre vendite online in quel periodo sono cresciute. La gente aveva voglia di imparare e apprezzare valori nuovi. Usciti dalla pandemia abbiamo assistito ad un ulteriore cambio di consumi, perché i soldi venivano spesi per qualcosa che fosse davvero di valore.
Lo zucchero c’era ma lo tenevamo nascosto e lo davamo solo su richiesta esplicita. Abbiamo iniziato con un approccio radicale e non c’era ancora la varietà di specialty che si può trovare in giro oggi. Abbiamo iniziato con Sandalj e i caffè tracciabili, perché sono loro ad essere stati tra i primi importatori italiani che riuscivano a fornire informazioni precise sulle origini e le varietà. Un’altra particolarità di Orso Laboratorio sin dal principio, è che abbiamo proposto un’offerta variegata: 4-5 monorigini con tostature per espresso e brewing, qualcosa che non è facile trovare altrove neppure oggi.
Avevamo anche una miscela 100% Arabica e un’altra con una piccola percentuale di Robusta. E dato che l’espresso vorrei che restasse sufficientemente democratico, abbiamo fissato il prezzo della miscela 100% Arabica su 1,50, mentre quella con la Robusta su 1,30. Sono cifre ragionevoli che comunque ancora oggi non sono scontate in una città come Torino dove si trova la tazzina a un euro.
Quello che è cambiato nel tempo è stato frutto della stessa erudizione del pubblico che abbiamo sviluppato con il nostro duro lavoro, grazie al quale abbiamo alzato l’asticella per tutti. Ha aiutato molto a questo cambio, una presenza maggiore di realtà specialty in città e in Italia: tutto questo ha fatto sì che il livello si sia spostato verso l’alto ed è stata anche una soddisfazione personale rispetto agli obiettivi che mi ero dato quando tutto è partito: il nostro impegno nella divulgazione è stato condiviso e ha cambiato nel nostro piccolo, il settore bar. Molti nostri ragazzi poi a loro volta sono diventati dei professionisti dello specialty.
Con questa prima svolta, ora possiamo anche presentare dei caffè ancora più pregiati, sia perché sappiamo che hanno un loro mercato, sia perché ora sono reperibili. Di particolare oggi abbiamo in edizione limitata un super blend di due Colombia, 50% Ombligon di Nestor Lasso e 50% Java di Johan Vergara, utilizzato da Luana, la ns responsabile, per la finale Italiana della Brewers Cup del circuito SCA dove si è classificata terza,. Poi un Kenya, un Etiopia, sempre con punteggi tra gli 80 e i 90”.
“Orso Laboratorio ha fatto cambiare il consumatore finale”
“Il quale ha provato, ha capito ed è tornato. Il pubblico del primo punto è estremamente interessante in quanto variegato: si passa dai liberi professionisti agli studenti universitari, dai creativi e designer, ai tanti turisti che cercano punti come il nostro in cui poter bere un buon caffè in Italia.”
Cos’è che funziona e fa la differenza nel concept di Orso Laboratorio, rispetto ai tanti che falliscono?
“Un’alchimia di cose. Orso Laboratorio oggi viene scelto per l’esperienza di poter consumare il prodotto in un ambiente accogliente, ben studiato, con un racconto fatto da professionisti di livello ed appassionati. Ed è proprio qui che vorrei soffermarmi per fare un sincero ringraziamento al mio incredibile team: Giulia, Filippo, Maddalena, Simona, Nathalie, Nicolò e Irene capitanati dalla splendida Luana e formati continuamente da quello che ritengo uno dei migliori trainer d’Italia: Giuseppe Musiu.
Mi rendo conto che oggi iniziare con lo specialty coffee pone di fronte a tante difficoltà: noi con molta fatica e lavoro siamo diventati un brand riconosciuto e siamo forti del nostro nome. Partire da zero non è mai semplice, tuttavia con la stessa passione e perseveranza ci si può riuscire ”
Avere una torrefazione alle spalle ha aiutato?
“Non posso dire il contrario. Ho inevitabilmente sfruttato l’azienda di famiglia per avviare Orso Laboratorio, per quanto riguarda gli aspetti più operativi e le attrezzature. Avere una base per la parte produttiva (seppure abbiamo dovuto acquistare nuovi macchinari ed attrezzature) ha aiutato. Il successo però di Orso Laboratorio deriva proprio dall’idea, dal prodotto, dalla filosofia che rappresenta.”
Perché il bis ora proprio ora?
“Ci pensavamo da un po’ di tempo. Non penso che sia un modello che a Torino possa essere ospitato in un numero elevato di locations. Orso Laboratorio è un modello che nasce e rimane molto concentrato sullo specialty e l’ipotesi di aprire troppi punti non rientra nel nostro percorso. Abbiamo trovato in questa seconda location un posto adatto ad intercettare il nostro target, ovvero chi vuole ascoltare, fermarsi, appassionarsi. Non siamo un posto di passaggio.
Il secondo Orso Laboratorio Caffè (foto concessa)
Il secondo Orso Laboratorio ha trovato casa in Borgo Rossini, dove ci sono tanti studi di designer e stilisti, il nuovo polo universitario: questa per noi poteva essere la zona emergente che cercavamo. Il locale riporta esattamente le stesse caratteristiche proprie del primo Orso Laboratorio (il logo, il mondo disegnato, la tappezzeria storica, i colori) perché l’obiettivo è conservare la nostra identità.
Abbiamo fatto sì che intorno al pranzo ci fosse un approccio al caffè, grazie anche al fatto di avere più spazio a disposizione: stiamo offrendo un piccolo menù lunch selezionato, con panini cucinati gourmet, croissant salati, zuppe, insalate, tutte referenze particolari di cui dichiariamo anche gli artigiani che ci sono dietro.
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Gli orari sono gli stessi del primo punto: dalle 8 alle 18. Abbiamo deciso da subito di non sconfinare nell’aperitivo, perché in Orso Laboratorio non c’era lo spazio necessario, e soprattutto perché non era coerente con la nostra idea di caffetteria specialty. È un momento che non ci interessa. Per lo stesso motivo non abbiamo Coca cola, vino o aranciata. Siamo concentrati sul caffè.
Nel passato, per 7/8 mesi abbiamo provato ad aprire la sera per fare mixology ad altissimo livello con drink stratosferici, ma ormai Orso era riconosciuto come caffetteria di specialty e il pubblico non veniva da noi per bere alcolici. Andavano altrove.”
Quindi per restare sostenibili come si fa?
“Innanzitutto si deve mettere in conto che si impiega un po’ a diventare sostenibili. È indispensabile poter garantire professionalità, investire nel lungo termine, studiando anche il momento del pranzo per dare un’offerta coerente allo specialty senza mischiarsi al concetto di ristorazione classica. È un equilibrio sottile.”
E il personale?
“La questione è migliorata. Orso Laboratorio è diventato una garanzia e tanti veri appassionati che volevano diventare professionisti dello specialty hanno voluto lavorare da noi come Alessandro Zengiaro, campione UK di latte art di qualche anno fa, o Fabio Colicchia (campione di Latte art grading system) e, oggi,Luana Lazzarone, in gara per il brewing quest’anno. Per lavorare abbiamo scelto La Marzocco GB5 e per i macinini un Ek43 e un Eureka specialty.”
Prospettive, aspettative per Orso Laboratorio?
“Il mondo dello specialty resta sempre difficile persino per noi che abbiamo un nome consolidato che ha attirato anche l’attenzione dei media. Con il nuovo punto siamo in una nuova avventura che bisogna studiare, ma sempre con l’obiettivo di raggiungere altri consumatori e continuare a creare cultura del caffè in un’altra zona della città.
Inoltre secondo me oggi le nuove generazioni, sono interessate a bere più consapevolmente e sono alla ricerca di un prodotto di valore. Magari è vero che bevono meno caffè, ma quello che decidono di acquistare potrebbe essere proprio lo specialty. Si registra un calo di consumi in certe fasce d’età, ma si passa ad un livello qualitativo più alto.”
Gianluigi Goi è un nostro lettore nonché giornalista specialista di agricoltura di fama riconosciuta. Goi è affezionato a queste pagine alle quali, con la sua lunghissima esperienza e il suo punto di vista, ha contribuito diverse volte proponendo contenuti sempre interessanti. In questa occasione, Goi commenta l’articolo scientifico della dottoressa Maria Bravo pubblicato da Humanitas Salute, magazine online dell’Istituto Clinico Humanitas IRCCS (Istituto privato di ricovero e cura a carattere scientifico) di Rozzano a Milano, sui benefici del caffè (ne abbiamo parlato qui). Leggiamo di seguito le sue considerazioni.
Ecco quanto caffè bere al giorno secondo Humanitas Salute
di Gianluigi Goi
MILANO – “Il gradevole e consueto amaro del caffè mattutino da poco sorbito mi accompagna piacevolmente alla scrivania per la rituale apertura delle mail. Lo <strillo> “Caffè: quante tazzine bere in un giorno?” che accompagna una importante newsletter di informazione e divulgazione medica che da tempo leggo regolarmente, attira la mia attenzione di “consumatore attento” sollecitandomi a dare veloce seguito al mio ‘vizietto di scrivere’ tenuto conto del valore scientifico della fonte.
Trattasi infatti di Humanitas Salute, magazine online dell’Istituto Clinico Humanitas IRCCS (Istituto privato di ricovero e cura a carattere scientifico) di Rozzano, vicino a Milano. Un Policlinico di assoluto rilievo nazionale e di fama internazionale, molto attivo sul fronte dei tumori e delle malattie immunodegenerative. Il Gruppo Humanitas, su scala nazionale, si avvale di 11 strutture ospedaliere e 21 centri poliambulatoriali. L’articolo “Quanto caffè si può bere?”, dichiarato pubblicato il 23.7.2024, è stato ripreso dal magazine Humanitas Salute inviato il 14 marzo 2025.
Allo <strillo> “Caffè: quante tazzine bere in un giorno?” risponde la dottoressa Maria Bravo – biologa nutrizionista di Humanitas San Pio X di Milano – autrice dell’articolo, che si pone e risponde alle domande qui di seguito da noi solo adattate. Quanto caffè bere?- “La quantità massima giornaliera di caffeina consigliata non dovrebbe superare i 400 milligrammi, corrispondente a circa 5 tazzine di caffè preparato con la moka al giorno, o 4 tazze di caffè americano. Tuttavia, il consiglio è di limitarsi a massimo 3 tazzine di caffè al giorno, mentre in caso di gravidanza, si raccomandano al massimo 2 tazzine”.
Sensibilità alla caffeina – “Ogni persona possiede una predisposizione genetica a metabolizzare sostanze diverse, incluso il caffè; questo fenomeno potrebbe spiegare perché alcune persone possono bere caffè prima di andare a letto senza influenzare il loro sonno notturno, mentre altre possono avere difficoltà a dormire se assumono caffè dopo pranzo”.
Caffè e reflusso gastroesofageo – “Coloro che soffrono di gastrite o reflusso gastrico possono sperimentare bruciore di stomaco o rigurgito, perché la caffeina può contribuire ad aumentare le secrezioni acide nello stomaco”.
Caffè in gravidanza – “Durante la gravidanza, il consiglio è quello di utilizzare la caffeina con moderazione. Questo perché la donna in gravidanza sperimenta modificazioni cardiovascolari, tra cui un aumento della frequenza cardiaca per garantire un adeguato apporto di sangue alla placenta e al feto. Inoltre, la caffeina può attraversare la placenta e raggiungere il feto, che ha una limitata capacità di metabolizzarla. Alcuni studi hanno associato un elevato consumo di caffeina in gravidanza a un aumentato rischio di aborto”.
Quali sono i benefici del caffè? – I benefici derivano dalla presenza di numerosi composti bioattivi, tra cui i polifenoli .. dotati di proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, oltre a sostanze che favoriscono la vasodilatazione”. Mantiene bassa la pressione- Uno degli studi più importanti, iniziato nel 1972 e pubblicato nel 2023, mostra che il consumo di caffè non aumenta la pressione nelle persone in buona salute, ma contribuisce piuttosto a mantenerla bassa”.
Fa bene al cuore – “Gli studi hanno evidenziato benefici per il sistema cardiovascolare, il cuore e la pressione arteriosa. Ricerche precedenti hanno confermato che, nel caso di consumatori sani – aspetto importante da considerare n.d.r. – il rischio di fibrillazione atriale, malattie coronariche, infarto o ictus cerebrale non aumenta se si limita il consumo di caffeina alle quantità raccomandate, preferendo varianti come caffè espresso, moka e istantaneo, evitando il caffè non filtrato. Tuttavia, persone più sensibili alla caffeina potrebbero sperimentare un lieve e temporaneo aumento della frequenza cardiaca o della pressione arteriosa”.
Aiuta il controllo del colesterolo: “Consumare moderatamente caffè può essere vantaggioso per mantenere sotto controllo i livelli di colesterolo totale e LDL, specialmente se accompagnato da uno stile di vita sano e attivo”. Contrasta la stanchezza- “ La caffeina .. può temporaneamente contrastare la stanchezza. Tuttavia, un consumo eccessivo può rendere difficile il sonno notturno..”. Agisce come blando antidolorifico: “La caffeina agisce a livello del sistema nervoso centrale, offrendo un certo grado di sollievo dal dolore grazie alla sua azione analgesica lieve”.
Scotsman Ice e Simag a ExpoCook. Scannerizza il QR code dell'immagine per ricevere un ingresso gratuito all'evento (immagine concessa)
ROMA – Scotsman Ice e Simag saranno presenti a ExpoCook 2025, l’evento dedicato alle eccellenze del foodservice, che si terrà a Roma dal 23 al 26 marzo 2025. Sarà possibile trovar i brand al padiglione 5 – stand 64, pronti a mostrare le ultime innovazioni nel mondo della produzione di ghiaccio per il settore horeca, con soluzioni avanzate per bar, ristoranti, hotel e molto altro.
Si potranno scoprire le nuove tecnologie per la produzione di ghiaccio: più efficienti, sostenibili e performanti, pensate per migliorare la qualità del servizio e ottimizzare i consumi energetici.
Chicchi di caffè tostato (Image by Couleur from Pixabay)
MILANO – In attesa che inizi la nuova stagione di raccolto, i produttori del Brasile grattano letteralmente il fondo del barile e vendono il poco caffè rimasto, in un’annata che si concluderà con le scorte nei magazzini ridotte all’osso. La difficile condizione in cui si trovano, al momento, molte fazendas brasiliane è descritta in un interessante reportage del Washington Post: un’indagine sul campo condotta dalle giornaliste Marina Dias e Terrence McCoy.
Va subito detto che le autrici calcano la mano su dei casi limite e che la situazione non è ovunque altrettanto drammatica. Ma l’articolo vuole anche essere un campanello d’allarme rispetto a squilibri ed eventi estremi che il cambiamento climatico rischia di rendere sempre più frequenti e diffusi
Il reportage porta il lettore nell’AltaMogiana (San Paolo), una delle aree più tradizionali del caffè del Brasile.
Qui, la lunga siccità dell’anno passato – unita alle temperature molto al di sopra della media (lunghi periodi sopra i 30°, in un’area dove le medie estive sono attorno ai 21°) ha riscosso un tributo pesantissimo: c’è chi ha perso un terzo, chi fino ai due terzi del raccolto.
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SCARPERIA (Firenze) – La Marzocco, l’iconico brand fiorentino che dal 1927 è un punto di riferimento nella produzione di macchine per espresso, ha presentato l’evento ConnectedDays. L’appuntamento del 18marzoalleore 16:00(GMT+1) è stato trasmesso in diretta sul sito ufficiale dell’azienda.
La presentazione in live streaming ha esplorato come la connettività stia rivoluzionando il mondo delle macchine da caffè, migliorando l’esperienza degli utenti e aprendo nuove prospettive per il settore.
Connected Days: l’evento La Marzocco
La Marzocco è all’avanguardia nell’integrazione della tecnologia con il mondo dell’espresso. Negli ultimi anni, l’azienda ha sviluppato soluzioni innovative che spaziano dalla produzione intelligente a funzionalità avanzate per i baristi, fino a progetti che monitorano la salute delle piante di caffè.
Tutto questo con un obiettivo chiaro: garantire una qualità del caffè sempre più elevata e promuovere la sostenibilità, dal chicco alla tazzina.
Negli ultimi dieci anni, La Marzocco ha investito in modo significativo per modernizzare la sua infrastruttura, supportando il lavoro dei suoi artigiani e innovando le sue linee di produzione. Grazie a questo approccio, le macchine e i macinacaffè del brand sono oggi più sicuri, efficienti e funzionali.
L’integrazione di gateway IoT nei nuovi modelli La Marzocco offre agli utenti un’esperienza sempre più personalizzata, con la possibilità di ottenere un caffè perfetto e riproducibile con precisione ogni volta.
I dettagli sui temi dell’evento sono stati svelati negli scorsi giorni sui canali social ufficiali di La Marzocco, in particolare sull’account Instagram.
Il live streaming è stato accessibile direttamente dalla pagina dedicata all’evento qui.
Carlo Barbi, presidente e amministratore Delegato della Club House (immagine concessa)
TRIESTE – Il Trieste Coffee Experts si conferma ancora una volta come un evento imprescindibile per il settore. Un appuntamento che non è solo un’occasione di confronto tra professionisti, ma un vero e proprio momento strategico per il futuro del comparto. A dimostrazione dell’importanza del summit, aziende di spicco come Club House, Alkaff e Demus hanno rinnovato con convinzione il proprio sostegno come main e official partner. Il loro obiettivo? Fare rete, valorizzare il made in Italy e affrontare con spirito collaborativo le sfide di un mercato in continua evoluzione.
AndreaBazzara: “Col mese di marzo abbiamo aperto le iscrizioni per sponsorizzare l’edizione 2025 del Trieste Coffee Experts e mai come quest’anno le conferme da parte dei nostri sponsor storici, e non solo, sono arrivate rapide e numerose e stanno continuando ad arrivare, beneficiando così di vantaggi esclusivi. Non esitate quindi a contattare il reparto marketing Bazzara all’indirizzo marketing@bazzara.it per potervi unire al gruppo esclusivo degli sponsor di questo summit di rilevanza internazionale. Grandi nomi che hanno un focus ben preciso: fare rete nel mondo del caffè italiano, unire le forze, mai come in questo momento di grande cambiamento e caos, come l’attuale, strategico per il nostro paese”.
Qui di seguito, il pensiero di alcuni tra i primi che hanno scelto di aderire:
Carlo Barbi, presidente e amministratore delegato della Club House, azienda leader nella distribuzione di tazze e articoli in porcellana di alta qualità: “Quando Andrea Bazzara mi ha chiamato e mi ha esposto i temi e le novità dell’ottava edizione del Trieste Coffee Experts, mi sono venuti immediatamente in mente alcuni concetti importanti cari ai Bazzara: iniziare a fare rete tra di noi, cultura del caffè, massima organizzazione e non solo… in tre parole Trieste Coffee Experts”.
Barbi aggiunge: “Non ho esitato quindi a confermare il giorno stesso la nostra partecipazione tra i main partner, ricordando quale importante appuntamento sia per discutere tra di noi, anche animatamente, sul futuro del comparto: gli Stati Generali del caffè. Da main sponsor, parteciperemo anche a questa edizione, che ha acquisito rilevanza non solo a livello nazionale, ma attira ormai numerose partecipazioni di magazine esteri. È un momento di riflessione e di apertura mentale e contribuisce senz’altro a far crescere la nostra azienda. Fin dalla prima edizione, rimaniamo al fianco del Trieste Coffee Experts e della famiglia Bazzara.”
RudiAlbert, presidente della Alkaff, azienda storica specializzata nell’importazione di caffè crudo: “Ho confermato anche questa volta la vicinanza alle iniziative dei Bazzara in qualità di main partner del Trieste Coffee Experts, in primis per la loro storica attenzione a unire tutte le componenti del comparto caffè. Ritengo inoltre importante essere presenti all’ap- puntamento di dicembre, soprattutto alla luce di quanto sta accadendo attorno a noi. L’esperienza della settima edizione è stata per la Alkaff occasione, infatti, per sottolineare concetti determinanti per il nostro futuro, in grande cambiamento e, inoltre, assieme ad amici, personaggi di grande rilievo nel trasmettere la “Grande Bellezza Italiana” nel mondo.”
Rudi Albert (immagine concessa)
Massimiliano Fabian, presidente e amministratore delegato della Demus, il punto di riferimento per quanto riguarda la decaffeinizzazione del caffè: “In qualità di Presidente e Amministratore Delegato della Demus SpA, ho sempre trovato l’evento Trieste Coffee Experts un’ottima occasione per fare rete”.
Massimiliano Fabian, presidente e amministratore delegato della Demus (immagine concessa)
Fabian conclude: “È un bel momento per trattare i tanti rilevanti temi del nostro comparto, che ben rappresenta il Made in Italy, insieme a professionisti di alto livello. Per noi è anche un’opportunità per illustrare le proprietà e i benefici della decaffeinizzazione del caffè, in cui la Demus, PMI innovativa società benefit, svolge un importante ruolo sin dal 1962.”
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