RIMINI – Quali tendenze guidano il Natale che sta arrivando? Come cambia il consumo di dolci in Europa? A rispondere, come ogni anno, è l’Osservatorio Sigep Natale, la lente con cui IEG (Italian Exhibition Group) osserva il mercato in vista di Sigep – The World Expo for Foodservice Excellence, il salone internazionale dedicato a pasticceria, gelateria, panificazione, cioccolato, caffè e pizza, alla Fiera di Rimini dal 16 al 20 gennaio 2026.
Il termometro del mercato parla chiaro: nonostante la lieve contrazione delle visite nel fuori casa (-0,6%), in Europa il dolce continua a crescere e a guadagnare spazio.
“Negli ultimi dodici mesi, nei cinque principali Paesi europei, sono stati consumati 3,2 miliardi di dessert fuori casa. La categoria cresce del 6% in Europa e in Italia registra un +2,3%, a conferma che il dessert resta un piacere irrinunciabile, anche in un contesto di economie più prudenti” — spiega Matteo Figura, esperto del settore Out of Home e direttore Foodservice di Circana Italia.
Europa più golosa, panettone esperienziale e ora anche viola: il Natale 2025 secondo i maestri pasticcieri
A leggere i dati non solo cresce il consumo, ma anche l’attenzione verso il prodotto artigianale. Lo conferma il maestro pasticciere venetoLuigi Biasetto, accademico AMPI e membro Relais Dessert: “Nonostante il minor potere d’acquisto, il dolce resta un rifugio. A ottobre ‘25 si è registrato un +28% sui lievitati rispetto al ‘24 e all’estero gli aumenti sono straordinari: +28% a Parigi, +40% a New York, +80% a Hong Kong.
Per il Natale 2025 presentiamo un panettone superfood con farina integrale, semi, miele al timo e curcuma, insieme a una versione con ricotta, fichi e noci perfezionata attraverso lunghi test di invecchiamento”.
Marta Boccanera, maestra pasticciera romana e vicepresidente APEI, sottolinea l’importanza dell’’equilibrio tra creatività e qualità, in un momento in cui il settore è messo alla prova dai rincari:“L’aumento del costo delle materie prime, soprattutto del cioccolato, non ci aiuta, ma le persone continuano a cercare prodotti unici e sorprendenti.
Per questo Natale abbiamo creato un panettone viola con farina integrale ricca di antociani (pigmenti naturali che si trovano in frutti e fiori), arricchito da un cremino al pistacchio e fragoline. Innovare mantenendo alta la qualità è la chiave, senza farsi tentare dalle occasioni dell’ultimo momento”.
Dal fronte europeo, José Miguel Moreno, presidente della Confederación Española de Pastelería, osserva l’evoluzione del mercato spagnolo: “Il consumo natalizio si allunga e cresce la richiesta di prodotti da forno: il panettone è sempre più apprezzato e la variante al pistacchio è la più richiesta. Le famiglie acquistano in anticipo e aumentano gli ordini online, che stanno cambiando la stagionalità del nostro settore”.
Antonio Bachour, tra i pasticcieri più influenti in America, restituisce la visione internazionale di una pasticceria che cambia ritmo e forme: “Le tendenze natalizie mostrano un ritorno ai sapori della tradizione, reinterpretati con tecniche moderne.
I consumatori cercano gusti nitidi, texture leggere e presentazioni curate. Per il Natale 2025 lavoriamo su dolci che uniscono eleganza e memoria, come il tronchetto Golden Hour con castagna, miso-caramello e agrumi speziati, accanto a proposte che rileggono i classici con pralinato, cioccolato fondente, cranberry e frutta secca tostata”.
Chiude il quadro Denise Vagni, pasticciera riminese emergente, che racconta una nuova direzione del panettone, verso una degustazione sempre più personalizzata: “La tendenza di quest’anno vede il panettone evolversi in un dessert più ricco e coinvolgente, capace di offrire un’esperienza multisensoriale.
I clienti amano personalizzare la fetta con la sac à poche servita a parte e riempita con cremino di pistacchio, di nocciola o caramello salato: un gesto semplice che trasforma la degustazione e porta la tradizione in una dimensione più interattiva e creativa”.
La storica pasticceria di specialità siciliane Dagnino, che ha le vetrine a Roma, rischia di chiudere per sempre: uno sfratto imminente minaccia una tradizione lunga decenni. Riportiamo di seguito un estratto dell’articolo di Renato De Filippi pubblicato sul sito di Radio Bicocca.
Lo sfratto della pasticceria Dagnino
ROMA – L’aria che si respira all’interno della pasticceria è diversa dal solito: meno leggerezza, più preoccupazione.
Dagnino, uno dei nomi più iconici della pasticceria siciliana in Italia, si trova oggi di fronte a una delle pagine più difficili della propria storia. Il locale, punto di riferimento a Roma per migliaia di clienti affezionati, ha ricevuto uno sfratto che mette in discussione la sua stessa sopravvivenza.
Un fulmine che ha colpito un’istituzione riconosciuta non solo per i suoi dolci, ma per il legame culturale che ha costruito negli anni.
La notizia ha scosso profondamente la comunità dei clienti, molti dei quali considerano la pasticceria un pezzo di Sicilia trapiantato nella capitale. Tra cannoli, cassate e granite servite come una volta, Dagnino è diventata negli anni un rifugio per chi cercava autenticità e sapori che raccontano una tradizione intera. Ora tutto questo rischia di sparire, lasciando un vuoto difficile da colmare.
Secondo quanto riportato da Adnkronos, lo sfratto è il risultato di un lungo contenzioso che si è aggravato nel tempo fino a sfociare nell’ordine di lasciare i locali. La situazione si è resa più complessa perché il locale si trova in un’area strategica, da anni contesa per ragioni commerciali e logistiche.
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Presso il flagship store Onitsuka Tiger di Piazza XXV Aprile 9 a Milano, si trova il Café del brand con un innovativo menù autunnale firmato da PAN in esclusiva. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Gianluca Bolelli per Fashion Times.
Il Café Onitsuka Tiger a Milano
MILANO – Nel cortile interno del flagship store Onitsuka Tiger di Piazza XXV Aprile 9 a Milano, si trova il Café Onitsuka Tiger, uno spazio pensato come piccolo rifugio urbano dove concedersi una pausa tra stile e piacere, che unisce design, sapore e spirito giapponese.
Caratterizzato da un cubo giallo in metallo, una struttura dal design essenziale che anima il cortile della boutique con un tocco contemporaneo, il Café presenta il nuovo menù autunnale firmato da PAN in esclusiva per Onitsuka Tiger.
L’offerta di food & beverage propone una selezione di creazioni originali: cookies rivisitati, toast personalizzato nelle varianti al formaggio o al tartufo, hot chocolate con mini marshmallows e white matcha. Tutte le specialità — dolci e salate — possono essere gustate sul posto, ai tavolini gialli immersi nel giardino interno del flagship.
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MILANO – C’è un consumatore che sta cambiando le regole del consumo, e lo sta facendo in modi più profondo di quanto sembri. È il Loner Consumer, il protagonista inatteso del 2025.
In occasione della Giornata Mondiale dei Single YouGov Shopper – leader del mercato nelle ricerche sul mondo del largo consumo che consente un monitoraggio continuo delle abitudini e dei comportamenti d’acquisto di 18.000 famiglie, oltre a raccogliere evidenze relative all’utilizzo dei media – presenta i dati del nuovo Trend Reality Report 2025 – From Signals to Strategy.
La ricerca è stata realizzata in collaborazione con pressrelations e si basa su uno studio strategico condotto su oltre 21.000 individui in 22 paesi europei.
Attualmente nel nostro paese le famiglie ‘single’ costituiscono il 35,4% del totale delle famiglie italiane, con una crescita ancora più marcata se si considera il lugo periodo: +20% rispetto al 2015.
Tra le famiglie ‘monocomponenti’ il 40,9% di queste è composto da persone over 65 – target che si conferma il più alto spendente e che da solo sviluppa il 42,2% del valore del largo consumo. I consumatori ‘single’ generano, inoltre, il 27,6% del valore complessivo del mercato dei prodotti di largo consumo, il che – se confrontato con le famiglie composte da 2, 3 o più persone – indica una spesa pro capite considerevolmente più elevata.
Tuttavia, il Loner Consumer non è un ‘solitario’ nel senso tradizionale: coniato dal The Economist lo scorso giugno, il termine descrive una tendenza tutt’altro che marginale e che – diffusasi durante la pandemia – esprime il crescente desiderio di indipendenza, di ricerca di spazio personale e di tempo di qualità con sé stessi.
Una scelta che, sempre più spesso, influenza il modo in cui le persone comprano, viaggiano e vivono la dimensione quotidiana. Stando ai dati rilevati dal report di YouGov, infatti, tra principali motivazioni che spingono gli italiani a ritagliarsi un momento di solitudine ci sono: la volontà di riposarsi mentalmente (per il 49% di loro), avere un momento di introspezione (per il 45%) e connettersi con sé stessi (per il 41%).
Loner Consumer: in bilico tra vulnerabilità ed emancipazione
I dati del Trend Reality Report di YouGov Shopper evidenziano la doppia sfaccettatura del fenomeno. Da un lato emerge la cosiddetta Loneliness epidemic, la crisi di solitudine che colpisce molte società occidentali. Un recente sondaggio YouGov – rappresentativo della popolazione italiana adulta – mostra, infatti che circa un quarto degli italiani (23%) si senta solo e che per quasi due terzi di loro (62%), questa sensazione sia aumentata rispetto al 2024. La solitudine, inoltre, è un fattore che influisce fortemente sul 21% degli italiani.
Dall’altro lato, però, la solitudine diventa anche una scelta. Molti consumatori, infatti, vivono l’isolamento e il distacco dall’iper-connettività come un modo per prendersi cura di sé, rallentare e compiere scelte più autonome e consapevoli.
Soloun 1 italiano su 7, infatti, dichiara di non apprezzare le attività svolte in solitudine – una tendenza rilevata particolarmente tra gli over 55. Queste ultime, poi, si differenziano in base al genere: il 43% delle donne, ad esempio, preferisce lo shopping mentre il 38% degli uomini si dedica allo sport all’aria aperta.
Più nuclei singoli, più shopping frammentato: come cambiano le dinamiche del largo consumo
Sul mercato italiano il trend del Loner Cosumer è amplificato da un dato demografico importante: il numero dei nuclei familiari aumenta, mentre la popolazione complessiva diminuisce.
Questo significa che le famiglie diventano sempre più piccole e che cresce il numero e il peso dei consumatori single; ciò determina cambiamenti significativi nelle abitudini d’acquisto del settore dei beni di largo consumo caratterizzate da una spesa più frammentata, con una frequenza d’acquisto che dal 2022 è aumentata del quasi 19% ma con il numero di unità per carrello diminuite del 13%.
Inoltre, i consumatori single ricorrono alla spesa online il 10% in più rispetto agli altri cluster, rappresentando il 3,4% del valore totale del mercato.
Le differenze non si limitano soltanto alle abitudini d’acquisto: anche il contenuto del carrello del Loner Consumer si caratterizza per una maggiore incidenza, rispetto alla media nazionale, di alimenti per gatti (139%), primi piatti pronti di diverso genere (con i freschi leggermente preferiti rispettp agli ambiente – 133% vs 129%) e integratori (123%).
Un consumatore che si muove da solo
Il Lower Consumer è quindi un consumatore che si muove da solo e con un desiderio crescente di vivere esperienze individuali, non solo nella sfera personale e sociale – con un aumento dell’80%nel 2025 di ricerche di viaggi in solitaria e l’offerta di bar e locali pensati appositamente per chi desidera vivere esperienze individuali senza sentirsi ‘fuori posto’ – ma anche nell’esperienza d’acquisto.
In italia brand e retailer si stanno, quindi, adattando sempre di più alla diffusione di questo evidente trend sociale proponendo da un lato prodotti su misura con ‘confezioni per single’ e piccoli nuclei familiari pratici e adatti a sostenere stili di vita indipendenti e ridurre gli sprechi; dall’altro supportando i consumatori ‘Loner’ con contenuti chiari, recensioni dettagliate sui prodotti e percorsi di acquisto self-service sempre più semplici e veloci.
“Il Trend Reality Report di YouGov evidenzia un cambiamento culturale profondo che offre il ritratto di un nuovo consumatore, in bilico tra solitudine e ricerca di autonomia, che rivendica libertà e qualità del proprio tempo.” – dichiara Marco Pellizzoni – Commercial Director Consumer Panel di YouGov Shopper.
“In un mercato sempre più guidato da nuclei familiari ridotti e scelte individuali, il ‘Loner Consumer’ rappresenta dunque una sfida e un’opportunità strategica per brand e retailer di ripensare prodotti, servizi ed esperienze che rispondano alle sue esigenze e lo accompagnino nella sua ricerca di indipendenza.”
ROMA – Il mondo del caffè di qualità torna protagonista il 29 e 30 novembre 2025 a Roma, ospite di Fratelli Milano Italian Coffee, che accoglierà i migliori aspiranti finalisti in una due giorni dedicata alla tostatura, alla tecnica e alla valorizzazione delle eccellenze del settore.
Organizzato da SCA Italy e da IEG, Italian Exhibition Group, il Campionato Italiano Roasting riunisce ogni anno i migliori torrefattori italiani in una serie di prove tecniche e sensoriali che selezionano i professionisti che accederanno alla finale nazionale prevista al SIGEP 2026.
Durante la gara, i concorrenti si cimenteranno nella tostatura di un caffè verde attraverso un percorso che prevede l’analisi fisica del chicco, la definizione del profilo di tostatura, l’esecuzione e infine la valutazione sensoriale da parte della giuria SCA Italy. La competizione si articola in due giornate: una dedicata alla preparazione e una riservata all’assaggio e al giudizio tecnico. I migliori tre partecipanti accederanno alla finale.
La tappa romana è sponsorizzata da Esperanto Specialty Coffee, sponsor ufficiale, e supportata da DM Italia.
“Partecipare alle selezioni dell’Italian Roasting Championship di Roma significa promuovere la qualità in ogni dettaglio: dalla scelta delle origini fino alla tostatura.”, ha dichiarato Marta Giribaldi di Esperanto Specialty Coffee. “Con Esperanto portiamo caffè tracciabili e sostenibili, frutto di filiere responsabili e di varietà pregiate, per accompagnare i roaster nella loro ricerca dell’eccellenza.”
“Il nuovo format delle selezioni del Campionato di Tostatura si è dimostrato un successo” dichiara Andrea Lattuada, Events Coordinator di SCA Italy. “La semplicità del format non riduce il livello tecnico, anzi lo rende ancora più partecipativo”.
Siamo sempre più vicini ai campionati italiani, evento cardine dove si riflette tutto l’impegno di SCA Italy nel promuovere la cultura del caffè di qualità e nel valorizzare le competenze dei professionisti che, attraverso formazione e competizioni ufficiali, contribuiscono a elevare gli standard del settore in Italia.
SALERNO – “Profumo espresso” è il nome dell’ultima creazione del maestro Giuseppe Pepe di Pepe Mastro Dolciere, erede di una tradizione di famiglia che si esprime nell’arte dolciaria dal 1995. Il Profumo è quello del caffè firmato Trucillo, un’altra firma di eccellenza dell’alimentare che si esprime sullo stesso territorio, a pochi chilometri dalla Costiera Amalfitana, dove ha sede la torrefazione della famiglia Trucillo, oggi alla terza generazione.
Dall’amicizia ventennale della famiglia Trucillo con la famiglia Pepe, nasce un cake da viaggio che celebra l’intensità e l’eleganza di Caffè Trucillo.
Il dolce è realizzato con espresso 100% Arabica e impreziosito dall’aroma inconfondibile della polvere macinata dai chicchi. “Questo dolce – spiega il Maestro Pepe – è un omaggio alla passione per l’artigianalità e alla ricerca dell’equilibrio perfetto tra gusto, grandi materie prime e profumo.”
Soffice, delicato e avvolgente, questo piccolo dolce è ideale per ogni momento della giornata: dalla colazione al dessert, per accompagnare un buon caffè o per concedersi un attimo di pura dolcezza. Questa creazione non è solo un’esaltazione del caffè di qualità, ma anche un tributo alla storica amicizia e collaborazione tra la famiglia Pepe e la famiglia Trucillo, unite da valori comuni, dall’amore per l’eccellenza e dal meraviglioso territorio in cui si esprime la loro sapienza nell’arte dolciaria e nella torrefazione.
“Il profumo è un elemento sensoriale che ha profondamente a che fare con il caffè – commenta Antonia Trucillo, coffee sourcing manager dell’azienda di famiglia – è parte del mio lavoro tutti i giorni, che io sia in piantagione con le comunità produttrici o in azienda a selezionare, acquistare e degustare. E, oltre gli aspetti tecnici, il profumo è anche quell’elemento che per tutti noi è capace di evocare ricordi e sensazioni, di connetterci con l’anima più profonda delle cose. Il Profumo Espresso evoca il viaggio del caffè, dalle origini, dalla pianta, dai Paesi produttori in altri continenti. Ed è un viaggio anche l’amicizia che da vent’anni lega la famiglia Trucillo e la famiglia Pepe.”
Profumo Espresso è un prodotto a lunga scadenza che, mantenendo le caratteristiche di un grande prodotto di alta pasticceria, può essere acquistato dallo shop online pepemastrodolciere.shop, che spedisce direttamente a casa dalla pasticceria situata nel cuore dei Monti Lattari, conosciuti come l’ossatura della penisola sorrentino-amalfitana.
Profumo Espresso è preparato con soli ingredienti naturali, senza coloranti, conservanti o additivi chimici di qualsiasi natura, per un’etichetta trasparente al 100%.
Il dolce si aggiunge alla classica linea dei “Profumi” realizzati dal maestro Giuseppe Pepe, quello “della Costiera” e quello “della Costa d’Avorio”.
Profumo Espresso è in vendita nel formato 500 grammi nel punto vendita di Sant’Egidio del Monte Albino (Salerno), acquistabile anche sullo shop online www.pepemastrodolciere.shop e presto su shop.trucillo.it/it/
ROMA – La conferma dell’Italia come seconda nazione al mondo per numero di ristoranti stellati nella nuova edizione della Guida Michelin rafforza il ruolo della ristorazione nazionale come asset strategico per l’immagine, l’economia e l’attrattività internazionale del Paese.
Per Fipe-Confcommercio si tratta di un risultato che testimonia la vitalità dell’intero comparto, capace di coniugare tradizione, creatività e investimenti continui in qualità, sostenibilità e formazione, in un percorso che valorizza territori, filiere e competenze professionali di altissimo livello.
“Questo riconoscimento rappresenta un orgoglio che appartiene all’intera filiera, dagli chef ai produttori, fino alle imprese che ogni giorno costruiscono valore con professionalità e visione”, sottolinea Antonio Santini, vicepresidente di Fipe e ristoratore tre stelle Michelin. “Il fatto che l’Italia si confermi ai vertici della ristorazione mondiale dimostra che la nostra cucina, quando sa unire radici, innovazione e sostenibilità, genera reputazione globale e contribuisce in modo determinante allo sviluppo del turismo gastronomico e alla competitività dei territori. Ora la sfida è consolidare questo risultato, continuando a investire sulla qualità e sulla capacità di portare il meglio dell’identità italiana nel mondo”.
Per FIPE, questo posizionamento rafforza l’importanza di proseguire nelle politiche di sostegno al settore e di valorizzazione della cultura gastronomica italiana quale componente distintiva del Made in Italy e della nostra proiezione internazionale.
PONTENURE (Piacenza) – La conversazione con Guido Sicuro Musetti, Presidente del Gruppo Musetti S.p.A, dopo HostMilano 2025, parte dalla cultura e dall’attualità del chicco mentre il lavoro della torrefazione procede senza soste. Con l’inevitabile confronto tra caffè e vino che condividono più di quanto si pensi perchè richiedono attenzione alla qualità, conoscenza delle origini e competenze di assemblaggio.
Eppure, mentre la cultura del vino è ampiamente diffusa tra i consumatori, quella del caffè rimane limitata e poco accessibile. Molti ignorano le differenze tra Arabica e Robusta, o non conoscono il percorso del chicco dalla drupa alla tazzina.
Ma, naturalmente, si è parlato anche d’altro, sempre attorno al caffè e all’espresso.
Guido Sicuro Musetti: «È un tema vero, che fa riflettere. Il caffè ha similitudini fortissime con l’uva, benché si tratti di prodotti botanicamente diversi. Nel caffè e nel vino si lavora sugli assemblaggi. Io stesso ho una piccola azienda agricola che produce vino e realizza un Brut Champenoise in purezza: così vedo bene le analogie.» Aggiunge Musetti: «Sono prodotti agricoli. Il meteo incide molto. Le annate, le gelate, il clima determinano qualità e quantità di uva e caffè. Ma questa variabilità è percepita molto meno nel caffè rispetto al vino.»
La pubblicità Musetti Group sul Corriere della Sera
E sul fronte della cultura del prodotto?
Musetti non accampa giustificazioni: «Qui siamo davvero indietro. Sarebbe bello che i torrefattori aprissero di più ai consumatori, come i vignaioli. Il problema è che molti non hanno nel dna l’idea di aprire le aziende. C’è una riservatezza storica, una protezione delle ricette, delle miscele, delle tecniche. Ma questo frena la diffusione della cultura del caffè.»
Lo stabilimento Musetti a Pontenure (Piacenza)
Quando mostrate il caffè crudo ai visitatori in torrefazione, che reazioni incontrate?
Musetti: «Stupore. La maggior parte delle persone non ha mai visto un chicco verde-giallognolo e non immagina che non abbia profumo. Da lì si parte per raccontare che il caffè è una drupa, con una ciliegia e due chicchi, o uno, nel caso del caracolito.»
La facciata della sede Musetti spa a Ponetnure (Piacenza) che nel 2020 era stata illuminata con i colori della bandiera italiana per infondere coraggio ed esprimere vicinanza a tutto il Paese durante il Covid
Il Gruppo Musetti però si definisce più aperto rispetto alla media del settore.
Musetti: «Sì, noi siamo sempre stati open. Accogliamo studenti in stage, appassionati, teniamo corsi interni ed esterni. Abbiamo un’Academy storica che si occupa di formazione. Ma come settore dovremmo ampliare di più questo approccio: farebbe crescere la cultura del caffè e avvicinerebbe le persone al prodotto.»
Una ricerca relativa al 2025, e riportata da un’agenzia di stampa europea, ha rivelato che il 64% degli italiani crede che il caffè sia coltivato in Italia. E tra i giovani 18-24 anni, il 42% ha la stessa convinzione. Che impressione le fa?
Una veduta dall’alto della torrefazione Musetti a Pontenure alle porte di Piacenza
Musetti: «Mi preoccupa. È un dato sorprendente e fa riflettere su quanto sia limitata la conoscenza del prodotto. Manca cultura dell’informazione, manca divulgazione e, purtroppo, manca anche da parte nostra — noi torrefattori — una sufficiente volontà o capacità di far conoscere il caffè.»
E gli adulti?
Musetti: «Solo un po’ meglio. La convinzione che il caffè sia coltivato in Italia è quasi generale. Mi viene in mente una battuta del film “Lui è peggio di me” dove uno dei due personaggi dice: “Ho sempre visto le pere nelle cassette, non pensavo crescessero sugli alberi”. Siamo più o meno a quel livello.»
Ma in Sicilia stanno nascendo micro-sperimentazioni.
Musetti: «Sì, per effetto della tropicalizzazione del clima ci sono piccoli tentativi anche in Italia. Ma sono episodi sporadici: non possiamo parlare di un’industria nazionale.»
Uno stand in una Fiera di settore del Gruppo Musetti
Qual è il bilancio del Gruppo Musetti per HostMilano 2025?
Musetti: «Molto positivo. HostMilano è la manifestazione che più valorizza i nostri investimenti nella comunicazione. Tutti i clienti attivi sono venuti a trovarci e abbiamo sviluppato contatti nuovi, italiani ed esteri. È una fiera impegnativa per i costi, ma strategica. Parteciperemo anche alle prossime edizioni.»
Ha citato il “Gruppo Musetti”. Cosa include oggi il perimetro?
L’Academy Musetti a Pontenure (Piacenza)
Musetti: «Ci definiamo Gruppo da circa un anno. Nel 2020 abbiamo concluso l’acquisizione al 100% della Bonomi Caffè Milano 1886. Inoltre abbiamo integrato due piccole reti commerciali in Lazio e Toscana. Oggi siamo ufficialmente Gruppo Musetti S.p.A.»
Il Gruppo crescerà ancora per acquisizioni
Musetti: «Non nell’immediato. Siamo in piena fase di consolidamento. La gestione del prezzo del caffè e la qualità richiedono tutte le nostre energie. Se emergeranno opportunità le valuteremo. Ma oggi non ci sono operazioni straordinarie all’orizzonte.»
Il settore sta vivendo una crisi lunga e complessa.
Musetti: «È iniziata nel 2020 con il Covid. I consumi nel pubblico esercizio sono tornati alla normalità solo a fine 2023. E subito dopo sono arrivati il caro energia e l’esplosione dei prezzi della materia prima. Cinque anni davvero complessi.»
Quanto hanno inciso i prezzi attuali di Arabica e Robusta?
Una vista degli interni della Musetti Coffee Academy di Pontenure (Piacenza)
Musetti: «Molto. L’Arabica ha toccato i 430 dollari di Borsa, la Robusta è arrivata oltre i 5.000 dollari alla tonnellata nei picchi. Ora siamo un po’ sotto, ma i livelli restano altissimi.»
E i consumi nei bar?
Musetti: «Giù di 2-3 punti. I consumi domestici sono aumentati, complici macchinette, monoporzionato e acquisti online. Durante la pandemia tutti compravano caffè da casa e l’abitudine è rimasta.»
Avete ritoccato i listini
Musetti Sigep 2020
Musetti: «Tra fine 2024 e per tutto il 2025 i ritocchi dei listini per i bar sono stati almeno tre. Il caffè si paga in anticipo, quindi l’impatto finanziario è notevole causa saldi poco solleciti. Ma in Italia esiste una barriera psicologica sul prezzo dell’espresso: toccarlo equivale quasi a mettere le mani nel portafoglio degli italiani.»
E il prezzo della tazzina resta tra i più bassi al mondo
Musetti: «Esatto. Nel resto del mondo paghi l’equivalente di due o tre euro, anche cinque. In Italia ancora 1,30-1,50. È un prezzo rimasto fermo troppo a lungo. Si deve accettare che il mondo cambi. E la tazzina deve adeguarsi.»
La locandina della tappa dei Campionati italiani 2018 presso la Musetti Academy di Pontenure (Piacenza)
Il settore è in fermento, alcune torrefazioni hanno spento il sito e staccato il telefono
L’Academy durante un corso
Musetti: «C’è molto fermento. Anche perché altre torrefazioni vengono acquisite. Il settore era estremamente frammentato. Le crisi degli ultimi anni lo stanno ridisegnando. La figura del torrefattore piccolo, artigianale, tenderà a ridursi, lasciando spazio a gruppi più strutturati.»
Gli stabilimenti di Pontenure vicino a Piacenza e Binasco a Milano resteranno entrambi attivi?
Musetti: «Sì. Li abbiamo lasciati volutamente separati. Binasco — acquisito con Bonomi — ha una capacità produttiva elevata ed è utile anche come backup. Pontenure resta il cuore storico della produzione Musetti.»
State investendo sugli impianti?
Caffè speciale per la Moka
Musetti: «Abbiamo aggiornato tutte le linee per le cialde e inserito nuovi impianti IMA per il confezionamento. Le cialde E.S.E. da 7 grammi, compostabili e in carta filtro, sono un prodotto strategico. Inoltre stiamo valutando nuove selezionatrici ottiche: la qualità della materia prima è peggiorata e servono controlli sempre più accurati.»
E le cialde continuano a crescere
«Danno ottimi risultati. Le consideriamo superiori alle compatibili Nespresso: sono compostabili, ecologiche, standardizzate e con un profilo qualitativo costante.»
Musetti: «È una normativa impegnativa, ma dobbiamo adeguarci.»
Quali impatti avrà sui costi e sui prodotti Musetti e Bonomi?
Il marchio della Casa
Chiarisce Musetti: «Aumenteranno i costi interni: dovremo rafforzare uffici qualità e controllo. E potremmo avere meno disponibilità di alcune monorigini, perché alcune zone potrebbero risultare non idonee. E trovare origini alternative con le stesse caratteristiche non sarà semplice.»
Prodotti Musetti e Bonomi. Cosa rappresentano oggi i due marchi?
La locandina di Musetti per gli eventi del 1° ottobre
Musetti precisa: «Bonomi Milano 1886 è un valore aggiunto, essendo la quarta torrefazione più antica d’Italia con Milano nel marchio. Le miscele storiche Bonomi sono intatte. Sul fronte Musetti abbiamo lanciato il caffè Rainforest, presentato a Host 2025: una miscela certificata, di altissima qualità, sulla base di criteri ambientali e sociali rigorosi. È il nostro lancio più importante dell’anno.»
Musetti, avete quattro flagship store. Qual è la strategia?
Uno store della Torrefazione piacentinai
«I negozi sono tre a Piacenza e uno ad Alassio, in Liguria. Avvicinano il brand al consumatore. Vendiamo miscele Musetti e Bonomi macinate al momento, prodotti dolciari selezionati e articoli correlati. Sono spazi molto curati, che invitiamo a scoprire anche online.»
Uno degli store della Torrefazione nel centro storico di Piacenza
E l’e-commerce oggi quanto pesa?
Il negozio online della Torrefazione di Pontenure
Musetti è analitico: «Pesa il 15-20% del fatturato. Abbiamo investito sul nostro shop diretto, riducendo la dipendenza da marketplace come Amazon che offrono visibilità ma comportano costi elevati. Gestiamo internamente l’e-commerce, con comunicazione attiva sui social. La vendita al dettaglio si giocherà sempre più online: continueremo a investire.»
La scheda sintetica del Gruppo Musetti S.pA: fatturato a 50 milioni
Il fatturato stimato del 2025 sfiorerà i 50 milioni con un Ebitda attestato intorno al 11-12%. Il portafoglio clienti è legato a oltre 4.000 esercizi tra bar, ristoranti e alberghi. Per sostenere il proprio processo di crescita, il Gruppo Musetti ha stanziato per i prossimi 5 anni ingenti risorse, convinto che potranno generare un valore esponenziale nel costruire una realtà nazionale di primo livello.
Il dettaglio della storia di Caffè Musetti e Caffè Bonomi 1886
Caffè Bonomi Spa è stata fondata nel 1886 in Conca del Naviglio a Milano da Federico Bonomi, titolare di una drogheria in via dei Fabbri. L’azienda negli anni Ottanta
ha trasferito la sua sede a Binasco (Milano). Caffé Bonomi ha chiuso il 2019 con 10,3 milioni di euro di ricavi, un ebitda di 1,4 milioni e un debito finanziario netto di 2,66 milioni.
La copia zero nelle mani dell'illustratore Francesco Zorzi (immagine concessa)
Donato Pensa, co-manager di NKG Bero Italia, parla dell’evoluzione del progetto Coffee Culture a nove mesi dalla sua inaugurazione (ne abbiamo parlato qui). Leggiamo di seguito le sue considerazioni.
A 9 mesi dalla sua inaugurazione come sta andando il progetto Coffee Culture?
“Globalmente siamo davvero molto soddisfatti. I corsi SCA e i workshops stanno avendo parecchie adesioni, soprattutto sull’ultimo trimestre del 2025”.
Il logo di Coffee Culture (immagine concessa)
Qualche tema che ha destato particolare interesse?
“Al momento i due workshops che hanno avuto il maggior numero di adesioni sono stati “Lavorare in Basket” e “Dietro le quinte dei Futures”. Del secondo abbiamo addirittura dovuto replicare la data per dar modo a tutti di partecipare, visto che limitiamo queste giornate a 10, massimo 12 persone, per garantire a tutti un’esperienza realmente interattiva”.
Avete già un programma per il 2026?
“Per quanto riguarda i corsi SCA l’agenda è già stata definita; ripartiremo con il modulo base (“Foundation”) sull’analisi del caffè verde e sull’analisi sensoriale, rispettivamente a Gennaio e Marzo. Per i workshop manderemo questa settimana il calendario del primo semestre 2026. Fra gli altri, avremo due focus su paesi di origine, Brasile e Etiopia, e due “new entry” che riguarderanno le procedure di un laboratorio qualità e i caffè convenzionali meno conosciuti”.
l dietro le quinte del corso sui Futures a Coffee Culture (immagine concessa)
Ci sono altri eventi e/o progetti legati alla promozione della conoscenza sulla filiera del caffè verde?
“Innanzitutto abbiamo dato disponibilità alle associazioni di settore di realizzare dei webinar su alcune delle tematiche trattate durante i nostri workshop. In attesa di lanciarci nel 2026 su scuole e università, eventualmente anche musei, un altro progetto a cui teniamo moltissimo è un’illustrazione che ha realizzato Francesco Zorzi (https://www.francescozorzi.it), artista di caratura internazionale e responsabile del dipartimento di communication design dell’Università SRISA.”
Raccontateci qualcosa di più di questa illustrazione…
“Questa illustrazione, realizzata in occasione dei 60 anni di Bero Italia, racconta attraverso una storia quelli che sono i passaggi principali della produzione agricola di caffè. Si tratta di una filiera molto complessa e con un altissimo potenziale in termini di story-telling, ciò nonostante le indagini statistiche dimostrano quanto sia poco conosciuta da parte del consumatore finale.
Speriamo che questo tipo di iniziative, soprattutto se non autoreferenziali, si possano moltiplicare in futuro e diffondersi attraverso diversi canali, in un contesto in cui la valorizzazione del prodotto è diventata cruciale”.
Avete previsto la stampa su larga scala?
” Al momento abbiamo realizzato solamente un’edizione limitata di poche copie. Tuttavia siamo disponibili a valutare un’estensione della licenza con l’artista se qualcuno desiderasse riceverne delle copie da regalare ai propri clienti. Non neghiamo che sarebbe davvero bello, e forse anche utile, vedere appesa nei bar una storia che racconta l’immenso lavoro dietro ad ogni chicco di caffè verde…”
MILANO – I consumi di caffè della Cina continuano a crescere: Usda li calcola in oltre 6 milioni di sacchi, da poco più di 2 milioni all’inizio del decennio trascorso. Più prudente l’Ico, che li stimava, 2 anni fa, attorno ai 3 milioni di sacchi. Secondo Mintel, il consumo annuo pro capite annui è stato pari, nel 2024, a 22,24 tazze all’anno, da meno di 10 tazze nel 2016. Intanto il valore dell’industria cinese del caffè è lievitato – secondo il ministero dell’agricoltura e degli affari rurali – a 300 miliardi di yuan: 36,6 miliardi di euro.
I margini di crescita – considerando l’esiguità dei dati assoluti – sono ancora enormi.
E a trainare la crescita, a differenza di un tempo, non sono più soltanto i giovani delle metropoli – come Pechino, Shanghai, Shenzhen o Guangzhou – ma consumatori di uno spettro di età molto più ampio.
Dai giovanissimi, alla fascia dei quarantenni e cinquantenni, sino agli ultrasessantenni, oggi molto meno tradizionalisti e molto più aperti alle novità rispetto a un tempo.
Anche per questo, gli analisti osservano che gli scenari di crescita in Cina – più che all’allagamento della base demografica dei consumatori – guardano oggi alla specificità delle diverse categorie, cercando di metterne a fuoco caratteristiche e tratti specifici.
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