venerdì 19 Settembre 2025
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Ecco il primo ristorante al mondo gestito dall’intelligenza artificiale all’aeroporto di Barcellona

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L'intelligenza artificiale (immagine Pixabay)

BARCELLONA – All’aeroporto di Barcellona è stato inaugurato il primo ristorante al mondo gestito dall’intelligenza artificiale. Il progetto è stato supervisionato da Areas, la multinazionale spagnola specializzata in food&beverage e retail di viaggio.
SELF è un ristorante di 137 metri quadrati situato nel Terminal 1 presso il gate B24.

All’interno del locale è possibile trovare tecnologie d’avanguardia sviluppate da IJRRobótica e AEV con grandi marchi come Coca-Cola, Lavazza e Danone.

SELF offre un’esperienza innovativa e completamente automatizzata, grazie a un braccio robotico avanzato in grado di gestire fino a sei ordini contemporaneamente.

I clienti possono effettuare l’ordine e il pagamento tramite un touchscreen, ricevere un biglietto con un codice QR per poi venire avvisati quando l’ordine è pronto.

Grazie alla visione con intelligenza artificiale, il sistema è in grado di ottimizzare le decisioni in tempo reale.

Marco Tesconi, Keber: “Le macine dei macinadosatori sempre al centro del mondo del caffè anche nel futuro”

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keber tesconi macine
Marco Tesconi, global business development manager di Keber (immagine concessa)

La macinatura, e di conseguenza le macine dei macinadosatori, sono un passaggio fondamentale per arrivare all’espresso perfetto o alle preparazioni alternative eccellenti.  Alcuni esperti sostengono che la macinatura sia il passaggio più delicato e importante di tutta la vita del chicco di caffè. Un tema tecnico complesso, molto importante e delicato che va affrontato di petto.

Per questo ne abbiamo parlato con Marco Tesconi, global business development manager di Keber a SIGEP. In questa occasione Keber, che fa parte di Cimbali Group, ha annunciato l’apertura del sito di e-commerce a febbraio, per il mercato italiano.

Tesconi, siamo davanti a un componente fondamentale per il caffè perfetto: qual è esattamente l’importanza della macina nel processo di estrazione?

“La prima attrezzatura che incontra un chicco di caffè tostato è il macinatore e il suo cuore è costituito dalla macina.

Tutti i macinatori nascono partendo proprio dalla macina perché è questa che determina la velocità di produzione, e la qualità del macinato. Quindi è fondamentale lo studio della corretta geometria della macina stessa per arrivare al risultato desiderato. Se viene sottovalutato questo aspetto il rischio è proprio quello di avere un risultato in tazza qualitativamente negativo.

Uso la lente di ingrandimento per chiarire che, se il macinatore oltre a macinare bene, non riesce a espellere ciò che la macina produce, le particelle di caffè si scontrano tra loro e creano un attrito molto elevato. In questa condizione la temperatura della polvere di caffè diventa troppo elevata (si può alterare addirittura il colore del caffè) e ciò porta ad un’alterazione del gusto finale che risulterà sbilanciato verso l’amaro”.

Quindi per estrarre un caffè dolce ci vuole una macina adeguata?

“Sì, ma attenzione. Perché non sempre si vuole trovare la dolcezza in tazza. Oggi il mondo del caffè sta vivendo un’evoluzione molto marcata anche grazie a ciò che sta succedendo nel mondo degli specialty, l’obiettivo è poter ottenere un risultato allineato alle aspettative e ai desiderata. A tal proposito mi permetto di generalizzare.

Da un lato c’è una maggiore consapevolezza sul prodotto in tazza da parte del consumatore, che comincia a chiedere prodotti peculiari con dei gusti e delle note aromatiche alternative, non per forza specialty coffee, ma sempre caffè di altissima qualità. Dall’altro inevitabilmente i torrefattori devono adeguarsi e sempre più scelgono dove indirizzare le loro proposte in base alle richieste delle diverse tipologie di clientela.

Quindi per un caffè dolce, tratteremo il chicco in maniera specifica e useremo un materiale che enfatizzerà la dolcezza. Lo stesso discorso vale per far emergere l’acidità o un profilo aromatico fruttato piuttosto che uno molto più intenso. A parole sembra tutto estremamente complesso, ma dal materiale e dal taglio della macina riusciamo a guidare il risultato finale.

Per questo motivo noi di Keber vogliamo sapere innanzitutto quello che il nostro cliente, che è il costruttore dell’attrezzatura, vuole ottenere. Ecco che, se la macina non tiene conto dell’obiettivo del nostro cliente – che può essere produttore di attrezzatura, torrefattore o utente finale – difficilmente si ritroverà in tazza il gusto che desidera”.

Mi conferma che partendo dallo stesso caffè si può ricavare una bevanda fruttata, più dolce o più amara, semplicemente cambiando la macina?

“Assolutamente sì. E’ come un sogno che si sta realizzando, per questo sono convinto che l’argomento macine sarà il tema centrale dei prossimi anni riguardo al caffè.

Ad esempio proviamo a spostarci sulla tematica della ricetta, che è più di facile comprensione per tutti: partiamo da una macro suddivisione: caffè filtro o espresso, oppure café creme più lunghi e alti.

Già per queste ricette dovremmo essere certi di avere la macina giusta poiché quella da espresso deve riuscire a restituire una parte impalpabile che creerà un ostacolo quando l’acqua calda passa attraverso il pannello del caffè per preparare l’espresso perfetto.

Se parliamo di un filtro invece, la macina non dovrà generare polvere troppo sottile ma dovrà garantire una certa omogeneità per permettere all’acqua di restituire dei profili aromatici un po’ più acidi, facendo meno resistenza al passaggio del liquido caldo. Quindi, già come ricetta di base, dovremmo appoggiarci a due macine differenti con geometrie differenti.

Per questo motivo l’approccio di Keber è sartoriale: con il cliente degustiamo e capiamo come arrivare al gusto desiderato e in seguito si applicheranno modifiche, si svolgeranno diversi test finché non troveremo il giusto equilibrio desiderato dal committente”.

Passiamo ad un argomento didattico, nel vostro stabilimento fate macine piane e coniche, può raccontarmi di più?

“Sono due concetti tecnicamente diversi: la macina piana nasce ed è in continua evoluzione in funzione dei macinadosatori on demand perché la forza centrifuga riesce a far fuoriuscire rapidamente il caffè dalla camera di macinatura.

Mentre la macina conica è ancora molto diffusa sui macinatori con dosatore oppure dove il caffè per gravità scende verticalmente: macinatori manuali, oppure i macinatori delle macchine superautomatiche: Siamo orgogliosi di essere riconosciuti per questa tipologia come assoluti leader di mercato.

Mentre per le macine piano stiamo svolgendo attività di ricerca in modo da poter proporre soluzioni sempre più distintive”.

Cosa succede con una macina usurata sia essa conica o piana? Quanto tempo si mette ad usurarsi?

“Innanzitutto dipende dalla quantità di caffè utilizzato. Quanti chili di caffè si fanno. Quindi quanti chili può durare una macina? Ecco che la risposta dipende dal materiale che si usa, se più morbido o più duro. Più è duro più è resistente. Tra questi il più diffuso in questo momento è l’acciaio K110, materiale che permette anche di essere trattato, di avere una copertura, un coating, garantendo un’ulteriore durezza.

Specifico inoltre che in base al coating scelto è possibile caratterizzare il risultato in base ai desideri del committente. Ad esempio prendiamo una macina da 64mm a più diffusa in commercio: il cui range di costo può variare tra i 30 e i 300 euro: oltre alla qualità del macinato erogato, la differenza è data anche dalla sua durata.

Ad esempio la versione standard può resistere fino a circa 400kg, la stessa macina nella versione in acciaio K110 supera i 1000 kg, può infine un coating aggiuntivo portare fino a 2000 di macinato prima di arrivare al deterioramento.

Per accorgersi che una macina è finita ci sono due indizi principali: si nota un abbassamento della produttività e, di conseguenza si ha un minor rendimento. Inoltre, il gusto finale virerà completamente verso l’amaro, proprio perché la macina, non riuscendo a tagliare, mantiene il particolato all’interno della camera di macinatura e opera schiacciando il chicco.  Le temperature saranno per questo più elevate e si avvertirà anche che la parte superiore del macinatore surriscaldata: risultato, una crema evanescente in espresso, che scomparirà molto rapidamente in superficie”.

Tanta tecnica, un pochino di magia e tanta storia che confluirà a febbraio in un e-commerce. Che cosa vuol dire vendere in e-commerce degli oggetti apparentemente semplici ma così sofisticati?

“Tutto nasce dalla passione di Keber per un prodotto e per il mondo del caffè. È questa che fa sì che il nostro lavoro non rimanga fine a se stesso. Desideriamo portare la nostra competenza il più possibile a produttori di equipment, a torrefattori ed anche agli utenti finali.

All’inizio ho parlato di una maggiore consapevolezza da parte del consumatore. Abbiamo clienti che nei bar scelgono il caffè perché vedono delle proposte nuove e sono disposti a pagare un po’ di più, per trovare qualcosa di diverso. Alcuni di loro sono anche gli appassionati che a casa hanno i macinadosatori (anche se sono ancora una nicchia, soprattutto in Italia) e ciò ci fa pensare che ci sia l’interesse ad un miglioramento di ciò che sta già utilizzando, come una sorta di upgrade. È un po’ come le gomme dell’auto: quando si usurano posso ricomprare le stesse che mi ha fornito la casa madre, oppure posso scegliere delle soluzioni dalle performance migliorative”.

Tesconi, vuole aggiungere ancora qualcosa?

“Aggiungo una frase che racconto a tutti che siano colleghi o clienti: il momento fondamentale per un chicco di caffè è quando incontra una macina, se non se ne tiene conto tutti i passaggi successi potrebbero perdere in qualità del risultato: quindi la trasformazione attraverso una macchina espresso, sarà difficile anche con le migliori attrezzature che ci sono oggi sul mercato”.

Covim, bilancio 2024, perdita sì ma contenuta: Luca Solari, “Obiettivo 2° semestre 2025 il riequilibrio tra costi e ricavi”

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Luca Solari, amministratore delegato Covim (foto concessa)
Luca Solari, amministratore delegato Covim (foto concessa)

La parola a Luca Solari, amministratore delegato Covim e già Presidente del Comitato Italiano del caffè, che commenta l’attuale contesto che vede il settore caffeicolo in estrema difficoltà: come la sua azienda ha affrontato questi anni di messa alla prova e che hanno segnato un ultimo bilancio in rosso, anche se in maniera limitata.

Luca Solari, ceo Covim insieme ad uno dei soci Claudio Picci, spiega senza giri di parole: “Non è una notizia che ci ha colto impreparati. Difatti si tratta di una perdita molto contenuta rispetto ai rumors che si sentono riguardo altre aziende del settore che hanno avuto maggiori difficoltà. Bisogna essere coerenti, senza nascondersi dietro a un dito.

Covim è un’azienda che si è presente sia in Italia sia all’estero. E in tutte e tre le classi merceologiche dove il caffè viene venduto: horeca, vending, GDO con marchio proprio e quello del distributore. Per questo teniamo molto in considerazione il mantenimento degli standard qualitativi, delle schede tecniche concordate per la creazione dei nostri prodotti. Volevamo segnalare con molta preoccupazione le problematiche per tutta la filiera a tutti gli operatori lungo di essa.

Abbiamo bisogno di coinvolgere tutta la supply chain, a partire dai fornitori, dai nostri clienti B2B e B2C affinché ci si renda conto della crisi che sta colpendo tutto il comparto. “

Una perdita contenuta, quella di Covim

“Per quanto riguarda le perdite di Covim, i bilanci ancora non sono stati resi ufficiali e per ora si parla soltanto di dati tendenziali. Abbiamo avuto comunque un incremento notevole di fatturato e di volumi di vendita.

Tuttavia, il vero problema è trovare l’equilibrio tra le marginalità e le spese sostenute per la materia prima. Pensiamo solo che sono più di tre anni che il prezzo del caffè sta aumentando senza sosta. Un andamento mai successo negli anni precedenti, a partire dagli anni ’70 quendo i picchi si esaurivano nell’arco di un massimo di sei mesi, un anno.

Questa volta non è stato così: Oltre ai soliti fattori climatici che possono influenzare certamente ma che alla lunga possono però essere riassorbiti perché riguardano specifici Paesi d’origine, esiste il problema dell’aumento della domanda di caffè, contro l’offerta dei Paesi esportatori non sufficiente per sostenerla.

Le scorte di riferimento nei porti di imbarco (indicatori per le Borse di Londra e New York) si sono assottigliate e hanno determinato le impennate.

All’inizio di questo periodo di tre anni l’Arabica avevamo una quotazione intorno ai 120-150 cent per libbra e ora, a mese di gennaio 2025 ha sforato i 400 cent per libbra. Invece, per quanto riguarda la Borsa di Londra sulla Robusta, si è passati dai 1.500-2.000 dollari per tonnellata, ai 6.000 dollari per tonnellata.

Vanno inoltre considerati i differenziali sui valori di borsa relativi alle diverse origini/qualità che si intendono acquistare, anch’essi in alcuni casi quintuplicati

Se a tutto ciò si aggiunge che il dollaro, la valuta di riferimento per entrambe le nostre Borse, si è prezzato di un ulteriore 15-20% rispetto all’euro, il quadro si complica ulteriormente. Non solo: esistono tutti gli altri fattori che hanno inciso nel penalizzare il comparto delle torrefazioni, come i noli – e non solo per la chiusura del Canale di Suez ma anche per motivi congeniti al settore – gli aumenti su tutte le materie come plastiche, alluminio e non ultime, le tensioni sugli acquisti di energia elettrica e di gas.

Per cui, il messaggio che vogliamo dare è che abbiamo bisogno di una maggiore condivisione in tutta la filiera degli operatori del caffè, per far sì che questo comparto così importante per la tradizione del mercato italiano e non solo, venga preservato. Sia in termini di tutela delle stesse aziende e per rispettare gli standard qualitativi.”

Solari: “Confidiamo che l’esercizio 2025 abbia un andamento opposto”

“Il 2024 era partito per le torrefazioni con i primi sei mesi relativamente stabili e gli altri sei, in particolare il quarto trimestre, con un’ulteriore impennata delle condizioni d’acquisto. Prevediamo per il 2025 un primo trimestre e probabilmente anche il primo semestre ancora caratterizzato da forti tensioni, con un trend di aumenti dei prezzi ancora in crescita. Nel corso del 2025 cercheremo di allineare i listini di vendita e con l’obiettivo nel secondo semestre 2025 di riequilibrio tra le voci di costo e di ricavo, ristabilendo una parità.

Confidiamo che il trend dei rincari possa addirittura ripiegare di un 10-20%, come avanzano le ultime analisi Reuters, e questo ci permetterebbe di prendere una boccata di ossigeno.”

Covim nel vending

“Sicuramente i prezzi di questo canale sono marginali ed è necessario un interscambio continuo con i responsabili agli acquisti per trovare un equilibrio. Ci sono grosse difficoltà per riuscire ad assorbire da parte dei grandi gruppi nostri clienti, questi aumenti. Ma l’aumento dei prezzi fa parte di un processo inevitabile anche in questo canale.”

Quali sono le strategie che state mettendo in campo per superare la crisi?

“Covim sta cercando di efficientare innanzitutto la procedura di lavoro e di assetto. Abbiamo da gennaio 2024, accorpato la sede commerciale nella sede in cui esisteva l’unità produttiva storica nell’entroterra di Genoa, nel comune di Tribogna. Abbiamo aperto i nostri nuovi uffici e ora possediamo uno spazio unico per migliorare l’efficienza sotto ogni punto di vista.

Abbiamo investito in questi due anni di lavori, sul nostro nuovo polo logistico con 6.400 posti pallet, gestito da navette laser guidate con un intervento degli operatori sempre più limitato. Questo, insieme al nostro sforzo, di mantenere elevati standard qualitativi senza compromessi, ci auguriamo ci faccia attraversare questi periodi di tempesta. Continuiamo a puntare ugualmente su tutti e tre i canali.”

“Una presa di coscienza del consumatore finale è necessaria”

“Al fine di comprendere che il caffè è un prodotto, seppur popolare, che va valorizzato soprattutto quando si acquista di un certo pregio.

Il primo problema è avere la capacità di acquistare sul mercato, riuscendo a reperire il caffè e a farne maggiore scorta, in modo da non alterare la composizione delle miscele.

L’approvvigionamento e la disponibilità di crudo sul mercato mondiale sono due punti critici. Molte aziende meno strutturate non riescono più a mantenere le percentuali abituali della proprie miscele di vendita. Per realizzare il prodotto finito bisogna avere delle risorse per sostenere il costo della materia prima, e giocare un po’ in anticipo.

Dall’altra parte, il comparto del canale bar, qualora riuscisse a proporre almeno una tazzina media almeno intorno all’euro e 50, potrebbe garantire una remunerazione migliore anche per i gestori. “

Vending: in Uk per un cappuccino a un distributore di Costa si spendono oltre 5 euro

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Costa Coffee vending
Il logo di Costa Coffee

MILANO – Mentre il vending italiano attraversa una vera e propria rivoluzione digitale, gli operatori di casa nostra guardano probabilmente con una giustificata dose di invidia ai loro colleghi di oltremanica. O perlomeno a Costa Express, che conta in terra britannica un parco distributori di oltre 15 mila unità, cui si aggiungono ulteriori 1.600 nel resto del mondo.

La divisione vending del colosso Costa Coffee, dall’anno scorso, è diventata un’entità autonoma assumendo il nome di Costa Coffee Professional.

Invidia, si diceva: per quale motivo? Perché Costa Express, leader nella distribuzione automatica premium in Uk non vende le sue bevande a prezzi propriamente popolari.

Un cappuccino o un caffellatte (formato normale) – ad esempio – costano 4 sterline e mezzo (€5,4). Il tè, lanciato da poco in 7 mila distributori, costa 2,80 sterline (€3,3) ed è considerato un’alternativa vending più “economica” rispetto alle ricche ed elaborate bevande a base caffè

Come fa Costa a giustificare dei prezzi così alti nel vending? Attraverso la diversificazione e la personalizzazione dell’offerta, sulla falsariga di quanto accade nei suoi locali, proponendo specialità calde, ma anche fredde, attraverso distributori evoluti, come l’Alto X1 Ice, capace di erogare sino a 500 tipi di bevande personalizzate, con vero latte e ghiaccio masticabile.

L’innovazione passa anche attraverso lo store robotico Costa Studio – capace di servire i clienti in piena autonomia e di funzionare sino a sette giorni senza l’intervento umano – attualmente in test all’aeroporto di Austin-Bergstrom in Texas.

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MUMAC Academy presenta il nuovo calendario dei corsi

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mumac academy
Il logo Mumac Academy

MILANO – MUMAC Academy, centro culturale e di formazione di Cimbali Group votato alla promozione del caffè espresso, del latte e dell’acqua con un focus sulla qualità in tazza e sulle tecnologie delle macchine per caffè ma non solo, inaugura le sue attività formative del 2025 con quattro nuovi corsi tra febbraio e marzo che sottolineano l’impegno dell’Academy per la valorizzazione a 360°delle competenze dei professionisti del mondo dei bar e delle caffetterie.

Non solo training per la conoscenza delle tecniche di preparazione del caffè, quindi, ma anche appuntamenti formativi con esperti in materie collaterali che arricchiscono le competenze del barista. Di seguito i corsi proposti:

Workshop di degustazione tè e cioccolato – online | 19 febbraio 2025

Un laboratorio sensoriale dedicato ad appassionati di cioccolato, degustazione, curiosi ma anche professionisti che vogliono variare l’offerta del proprio menù caffetteria, alla scoperta di tè in foglia e cioccolati provenienti da diverse parti del mondo. Sotto la guida esperta della Tea Taster Elisa Moratello, sarà possibile provare 3 differenti abbinamenti e scoprire le regole di base dell’accostamento del tè con il cibo. L’appuntamento è online, dalle 18:30 alle 20:30.

Corso di Gestione Bar – online | 26 febbraio 2025

Il modulo formativo è un affondo completo sui fondamenti relativi alla gestione di un’attività commerciale in ambito caffetteria. Il corso è tenuto da Davide Roveto, Trainer e Ambassador di MUMAC Academy, proprietario di una microtorrefazione e due locali nel centro di Bari.

La formazione è consigliata a chiunque voglia aprire un locale o migliorarne la conduzione, approfondendo argomenti legati all’evoluzione del menù caffetteria con nuovi ingredienti e proposte per rendere sempre più variegata l’offerta, la scelta delle tecnologie e delle attrezzature da utilizzare, oltre a temi di natura economica. L’appuntamento è online, dalle 18.00 alle 21:00.

Corso di latte art con Carmen Clemente in presenza a Milano | 10 marzo 2025

Insieme alla campionessa mondiale Carmen Clemente, i partecipanti potranno apprendere le tecniche di decorazioni e i segreti fondamentali per realizzare delle vere opere d’arte. Il corso, della durata di un giorno, è accessibile sia a chi è alle prime armi sia a chi possiede già delle basi. L’appuntamento è in presenza da Cimbali Group, dalle 10:00 alle 17:00.

Workshop Tea Sensory Skills – online | 27 marzo 2025

Se sei curioso di imparare a riconoscere le caratteristiche di un buon tè e di un tè di scarsa qualità questo workshop fa al caso tuo. L’esperta ti guiderà nell’apprendere, passo dopo passo, l’arte della degustazione del tè come strumento per riconoscere aromi, sapori e saper individuare prodotti di qualità. Durante il corso avrai l’opportunità di provare 3 tipologie di tè differenti e attraverso un’analisi sensoriale guidata scoprirai come riconoscere gli aromi del tè prima e dopo l’infusione. L’appuntamento è online, dalle 18:30 alle 20:30.

La formazione interdisciplinare è il focus delle attività che MUMAC Academy porterà avanti nel 2025 con l’ambizioso obiettivo di promuovere una cultura del caffè consapevole e in continua evoluzione, capace di connettere i vari attori della filiera e di valorizzare l’eccellenza in ogni fase del processo.

 L’approccio strategico di MUMAC Academy si distingue per la combinazione di innovazione tecnologica e qualità in tazza. L’integrazione tra tecnologia all’avanguardia e una ricerca costante sulla qualità del caffè rappresenta la base della proposta formativa portata avanti ogni anno con costanza. I corsi proposti in Academy rispecchiano l’eccellenza di tutti i marchi del Gruppo, che da sempre sono sinonimo di competenza e innovazione nel mondo delle macchine professionali per caffè espresso.

 Un altro aspetto distintivo è rappresentato dalla presenza di alcuni Ambassador Academy che sono veri e propri portavoce del nostro impegno, e con il loro intervento mirano a sensibilizzare i professionisti e gli appassionati sulle potenzialità della formazione continua nel mondo del caffè. Ogni appuntamento rappresenta un’opportunità per Academy di entrare in contatto diretto con le coffee community, alimentando il dialogo e il confronto tra esperti e neofiti.

È possibile iscriversi ad ogni corso cliccando qui

Oppure mandare una e-mail a: mumacacademy@cimbaligroup.com

La scheda sintetica di MUMAC Academy

MUMAC Academy è il centro di formazione di Cimbali Group per professionisti e coffee lover. Punto di riferimento per la promozione della cultura del caffè e trend setter fin dalla sua fondazione nel 2014, MUMAC Academy ha formato più di 21.000 persone con oltre 40 moduli nell’offerta formativa e 1.700 giorni di corsi in presenza e online.

L’Accademia, infatti, supporta la crescita professionale all’interno del settore fornendo gli strumenti fondamentali per elevare le proprie competenze, migliorare l’attività e avviare la carriera di barista attraverso un’ampia varietà di corsi guidati da docenti di fama internazionale. Con un Training Centre all’avanguardia e un’esclusiva Sensory Room, MUMAC Academy offre corsi teorici e pratici sulle tecniche di preparazione e degustazione della bevanda più famosa al mondo in tutte le sue declinazioni.

Caro bollette, Altroconsumo sugli interventi del Governo: “Il rialzo del prezzo del gas trascinerà quello dell’elettricità”

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Il logo Altroconsumo

MILANO – Il ministro dell’economia Giorgetti ha annunciato interventi del Governo sul caro bollette. Un tema importantissimo che riguarda famiglie ed imprese e che se non affrontato adeguatamente e rapidamente potrebbe portare ad un aumento dei prezzi, inflazione e quindi influenzare negativamente anche il Pil.

Così commenta Federico Cavallo, responsabile relazioni esterne di Altroconsumo, come riportato dal sito stesso: “Le tensioni geopolitiche internazionali e gli interessi speculativi di cui non è esente il mercato dell’energia stanno portando nuovamente ad un rialzo critico del prezzo del gas e dei carburanti. Sappiamo che un rialzo del prezzo del gas trascinerà anche quello dell’elettricità. A pagarne lo scotto saranno, ancora una volta, le famiglie più vulnerabili e quelle che finiranno nella soglia di povertà o al suo limitare, proprio a causa dell’aumento generalizzato dei prezzi a fronte di retribuzioni salariali che – per la maggioranza dei lavoratori – non tengono il passo con l’aumento dei costi”.

Cavallo aggiunge: “Anche le nostre imprese non saranno esenti dalle ripercussioni del rincaro energetico, dato che il costo dell’energia è una componente strategica che determina i costi produttivi e la competitività internazionale del Made in Italy.

Il caro bollette è frutto di diversi fattori, dal mix energetico nazionale a dinamiche di mercato comprese, e per tenerlo sotto controllo è necessario agire su più fronti e livelli.

Non abbiamo anteprime sul contenuto delle misure annunciate dal Ministro Giorgetti, ma come già fatto in occasioni passate, Altroconsumo ripropone all’attenzione del dibattito in corso il suo contributo, considerando vari aspetti di cui si compone il problema ad iniziare da interventi mirati a dare immediato sollievo al bilancio familiare, tra questi una riforma strutturale dei costi presenti in bolletta, eliminando gli oneri di sistema ancora oggi presenti e una politica che non faccia ricadere sempre sui consumatori i costi della transizione ecologica, L’introduzione di un’unica aliquota Iva sul gas al 10%, come previsto per l’energia elettrica.

E infine, un’estensione della platea di persone che possono accedere al bonus sociale. In particolare, sarebbe auspicabile una sua rimodulazione in base alla numerosità del nucleo familiare oltre che un innalzamento della soglia limite di Isee per accedervi. Riteniamo infatti che le attuali soglie siano inadeguate a supportare le esigenze delle famiglie in difficoltà. Sono richieste che chiediamo a tutti i cittadini di sostenere firmando la nostra azione.

Il mercato libero non va demonizzato, però serve maggiore trasparenza delle offerte commerciali e maggiore correttezza degli operatori. Offerte non chiare e pratiche commerciali scorrette nella promozione o nel contenuto delle offerte o dei loro rinnovi non permettono di sfruttare a pieno le potenzialità del mercato libero e della concorrenza

Queste sono solo alcune delle considerazioni che portiamo all’attenzione del Governo frutto dell’analisi di mercato, dei prodotti e dei bisogni dei consumatori che ogni giorno si rivolgono a noi per risolvere problematiche con le bollette energia. E la richiesta principale è che gli interventi siano efficaci e veloci, non possiamo permetterci di perdere tempo.”

Transizione 5.0 per il vending, Massimo Trapletti, Confida: “Importante occasione per il settore”

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Massimo Trapletti, presidente di Confida (immagine concessa)

MILANO – Si parla di un tema importante per l’evoluzione della distribuzione automatica: la possibilità di usufruire del Piano Transizione 5.0 per questo canale di somministrazione, che potrebbe rappresentare un punto di svolta significativo, tuttavia ancora in fase di definizione.

La distribuzione automatica è infatti attualmente in attesa dell’interpretazione del Ministero delle Imprese e del made in Italy, richiesto con forza dall’Associazione di categoria Confida durante gli Stati Generali dello scorso novembre, che favorirebbe l’accesso delle imprese di gestione al credito d’Imposta.

Da fonti ministeriali si apprende che il chiarimento richiesto da Confida dovrebbe essere pubblicato nel mese di marzo. Ottenerlo, è fondamentale per poter avere accesso al credito d’imposta del provvedimento Transizione 5.0 al fine di poter portare innovazione da un lato, e dall’altro semplificare gli ostacoli burocratici che rendono difficile sfruttare questo beneficio fiscale.

Su IlSole24Ore, il Presidente Confida Massimo Trapletti si è pronunciato in questo modo:

“Negli ultimi due anni, la diminuzione degli incentivi dell’Industria 4.0 ha ridotto la vendita delle Vending Machine che sono fabbricate in Italia ed esportate in tutto il mondo. Pertanto, l’accesso ai nuovi incentivi del piano Transizione 5.0 rappresenta un’importante occasione per il settore del vending a patto che si riescano a superare le difficoltà burocratiche e interpretative necessarie per accedervi.

Nonostante queste sfide la distribuzione automatica sta vivendo una vera e propria rivoluzione digitale: il 30% delle oltre 830mila vending machine presenti in Italia è dotato di app di pagamento e molte delle macchine di nuova generazione sono dotate di schermi touch (+ 20% solo nell’ultimo anno).

Queste macchine sono interconnesse con l’azienda di gestione, il che permette non solo una migliore efficienza operativa ma anche una significativa riduzione dei consumi energetici, grazie all’utilizzo di gas più sostenibili e a un miglior isolamento termico“.

Lecce: Antonio Quarta inaugura la replica di Porta Rudiae per non vedenti

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Antonio Quarta con in mano il caffè alla leccese (immagine concessa)

Domenica 16 febbraio è stata inaugurata la riproduzione in 3D dell’antica Porta Rudiae,  una delle tre porte che danno accesso al centro storico cittadino di Lecce. Al taglio del nastro hanno preso parte la presidente del Santa Croce, Giusi Greco, il sindaco di Lecce, Adriana Poli Bortone, il presidente provinciale dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, Salvatore Peluso, e l’imprenditore del caffè, Antonio Quarta, sponsor dell’iniziativa.

Leggiamo di seguito l’articolo completo di Toti Bellone pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno.

L’inaugurazione della replica di Porta Rudiae a Lecce

LECCE – Donata dal Lions Club Lecce Santa Croce alla Città del Barocco, la quarta Porta tattile destinata a non vedenti, ipovedenti e dislessici, e con le informazioni in italiano ed inglese scaricabili da un QR code, anche ai turisti. Si tratta della riproduzione in 3D dell’antica Porta Rudiae, che prende il nome dall’omonimo centro archeologico messapico-romano, ubicato sulla strada per San Pietro in Lama, distante dal capoluogo salentino solo pochi chilometri.

L’installazione è stata inaugurata nella piazzetta intitolata al cavaliere del lavoro, Gaetano Quarta, antistante la stessa antica Porta, innalzata nel 1703 sulle rovine della preesistente del XV secolo. Fra gli altri, al taglio del nastro, hanno preso parte la presidente del Santa Croce, Giusi Greco, il sindaco di Lecce, Adriana Poli Bortone, il presidente provinciale dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, Salvatore Peluso, e l’imprenditore del caffè, Antonio Quarta, sponsor dell’iniziativa.

La riproduzione tattile di Porta Rudiae, segue le altre tre donate negli anni scorsi dallo stesso Lions Club Lecce Santa Croce. In ordine: Porta San Martino, andata distrutta nel 1830, e le esistenti Porta San Biagio e Porta Napoli.

Vale aggiungere, che la quarta Porta tattile è stata installata accanto alla colonna in marmo donata a Lecce dalla Città di Roma nel 1936, per ricordare il più illustre cittadino di Rudiae: il poeta Quinto Ennio (239-169 avanti Cristo), considerato sin dall’antichità, il padre della Letteratura Latina.

Dersut Caffè insieme alla Ca’ del Poggio Run per l’evento benefico

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Dersut caffè e Ca’ del Poggio Run: il valore condiviso della solidarietà (immagine concessa)

CONEGLIANO (Treviso) – Venerdì scorso presso il Museo del Caffè Dersut, parte dei ricavi della seconda edizione della Ca’ del Poggio Run sono stati donati in beneficenza alla Fondazione maria Antonietta Bernardi e all’Associazione Zuppa di Sasso, per un totale di 3.600€. I presidenti delle 7 squadre organizzatrici ed il presidente onorario ci tengono a sottolineare che uno degli scopi principali della Ca’ del Poggio Run è fare del bene al  territorio, anche attraverso contributi diretti.

L’evento è stato arricchito dalla visita del Museo del Caffè, illustrato dall’amministratrice delegata di Dersut Caffè, l’avvocato Lara Caballini di Sassoferrato, che dalla prima edizione di questa corsa è partner dell’evento e main sponsor.

In questo periodo, e per tutto il mese di febbraio, la collezione stabile del Museo, composta dall’esposizione storica di tostatrici, macinadosatori e macchine da caffè, è affiancata dalla mostra “Eco-rete sostenibile by Ricrearti”, iniziativa che mira alla creazione di nuovi prodotti utilizzando materiali che non sono più necessari per la produzione industriale o la comunicazione aziendale, e sono pertanto destinati allo smaltimento.

Un approccio innovativo, finalizzato a ridurre gli sprechi e a promuovere un’economia circolare, che ha particolarmente colpito gli ospiti della Ca’ del Poggio Run.

L’edizione 2024 dell’evento tra le colline coneglianesi, caratterizzata dalla partecipazione di oltre duemila runners, va così in archivio con successo, dando appuntamento al 2025: la terza edizione della Ca’ del Poggio Run si correrà il 19 ottobre, ancora nel segno di sport, territorio e solidarietà.

Morning Miles: ecco il caffè ispirato al maratoneta Eliud Kipchoge

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kenya Eliud Kipchoge
La bandiera del Kenya

È stato ispirato a Eliud Kipchoge, uno tra i maratoneti più amato della storia, e con chicchi raccolti sugli altipiani del Kenya, il nuovo caffè Morning Miles. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Jacopo Gandorla pubblicato sul portale d’informazione Runner’s World.

Il caffè Morning Miles ispirato a Eliud Kipchoge

MILANO – Un tris davvero perfetto: corsa mattutina, doccia e caffè “Morning Miles”, da oggi questa non è solo la routine giornaliera di Eliud Kipchoge, ma può diventare anche la tua. Certo non farai allenamento sugli altipiani di Iten e non terrai il passo degli atleti keniani, ma in compenso potrai “consolarti” (e coccolarti) con il nuovo caffè di re Eliud.

Dal Kenya infatti è arrivata una gustosa novità per gli amanti della running e dell’espresso: Morning Miles, il caffè prodotto da NN Running, la squadra di corsa professionistica più forte del mondo, ispirato a Eliud Kipchoge.

Il nuovo caffè ispirato a Kipchoge

Una miscela di caffè pensata per runner “creata – si legge – per alimentare ogni passo, sia che si tratti di caricarsi prima di un allenamento” o di recuperare al termine della corsa. Questa nuova bevanda è realizzata con chicchi provenienti dal Kenya, raccolti precisamente dai contadini locali ad un altezza compresa tra i 1400 e i 2100 metri, dove Kipchoge e tutto il team di NN Running corre quotidianamente.

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