La caffetteria Perfetto, in Plaça de la Barceloneta a Barcellona, fa pagare il caffè e il tè in base al tempo che si impiega a berlo: i prezzi partono da 1,6 e possono arrivare fino a più del doppio. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di David León Himelfarb per il portale d’informazione Barcelona Secreta.
La filosofia della caffetteria Perfetto
Dai creatori del non farvi sedere senza un minimo di drink o del limitare il tempo di utilizzo di una terrazza a seconda di quanto bevete, arriva la novità di questa città: i bar che vi fanno pagare la vostra bevanda a seconda di quanto tempo ci mettete a berla.
È quanto ha scoperto un tweet sulla rete X, in cui viene postata una foto del bar Perfetto, in Plaça de la Barceloneta, Barcellona, che mostra un cartello sul tavolo che indica la scala dei prezzi di caffè e tè a seconda di quanto tempo si impiega a berlo.
Ad esempio, un caffè con latte o un cappuccino costa 1,60 euro se consumato in meno di mezz’ora, ma sale a 2,50 euro se ci si ferma tra i 30 e i 60 minuti. Dopo 60 minuti, la stessa bevanda costa 4 euro.
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SONDRIO – Ha ufficialmente preso il via, presso la sede di Sondalo di APF Valtellina, il primo corso della Blu Academy, il nuovo progetto formativo nato dalla collaborazione tra APF Valtellina e Blu Hotels, una delle realtà più importanti del panorama alberghiero italiano.
Il primo corso della Blu Academy
Il percorso, attivo dal 5 maggio fino a giovedì 8 maggio, è dedicato alla figura del room boy e coinvolge un primo gruppo di sette studenti, arrivati presso la struttura formativa. L’obiettivo del corso è fornire una preparazione intensiva e operativa nell’ambito delle pulizie ai piani, con un’impostazione pratica e orientata all’inserimento immediato nel mondo del lavoro. Al termine del percorso, infatti, i partecipanti selezionati verranno inseriti all’interno delle strutture Blu Hotels.
Il corso sarà tenuto da formatori altamente specializzati, selezionati direttamente da Blu Hotels per garantire una preparazione professionale di alto livello. Tra questi, sarà presente anche Giorgio Uccellini, HR manager di Blu Hotels, figura di riferimento nel settore delle risorse umane e della selezione del personale. La sua presenza testimonia l’impegno diretto dell’azienda nella formazione dei futuri collaboratori, offrendo agli studenti l’opportunità di confrontarsi fin da subito con chi gestisce e coordina le dinamiche lavorative delle strutture ricettive del gruppo.
“Crediamo che dietro ogni sorriso, ogni gesto d’attenzione ci sia una persona preparata e motivata. Per questo in Blu Hotels la formazione non è solo un dovere ma un atto d’amore verso i nostri ospiti e il nostro lavoro” ha commentato Giorgio Uccellini, HR manager di Blu Hotels.
La Blu Academy presso APF Valtellina nasce da un accordo di convenzione che mira a creare un modello innovativo di collaborazione tra scuola e impresa. I corsi si svolgeranno regolarmente presso la sede di Sondalo, con gruppi composti da 6 a 10 partecipanti e una durata settimanale, dal lunedì al venerdì. L’intero percorso è pensato per offrire una formazione mirata nei principali settori dell’ospitalità.
“Accogliere la Blu Academy nella nostra sede di Sondalo è per noi motivo di grande orgoglio. Questo progetto valorizza il nostro territorio e rappresenta un’opportunità concreta per i giovani che desiderano intraprendere un percorso professionale nel settore alberghiero. Crediamo fermamente in una formazione che unisca qualità, competenze e possibilità reali di inserimento lavorativo”, ha dichiarato Valentina Mostacchi, responsabile della sede di Sondalo di APF Valtellina.
Grazie a questa iniziativa, APF Valtellina consolida il proprio ruolo come punto di riferimento per la formazione professionale nella provincia di Sondrio. Il lancio della Blu Academy rappresenta infatti un passo significativo nel panorama della formazione professionale territoriale, segnando l’inizio di un percorso che unisce competenza, esperienza e visione futura.
MILANO – Negli ultimi anni, il modo in cui le persone vivono la socialità ha subito una trasformazione profonda, dettata da un contesto sempre più iperconnesso e digitalizzato. Se da un lato la tecnologia ha reso più facili e immediate le interazioni virtuali, dall’altro ha contribuito a ridurre le occasioni di relazione autentica, impoverendo la qualità dei momenti condivisi dal vivo. Alla facilità del contatto istantaneo si contrappone la difficoltà di trovare tempo e spazio per connessioni reali, libere da mediazioni.
Il 68%, infatti, dichiara di sentire il bisogno di avere più momenti di socialità “faccia a faccia” durante l’anno. Un desiderio profondo, spesso disatteso nella pratica, se si considera che solo uno su quattro riesce effettivamente a dedicare molto tempo alle relazioni sociali.
È quanto rivela uno studio promosso da Bibite Sanpellegrino condotto con metodologia SWOA (Social Web Opinion Analysis) su 1.200 italiani attraverso un monitoraggio dei principali social network, forum, blog e community lifestyle internazionali, che ha indagato i momenti della giornata, i luoghi e le occasioni in cui gli italiani cercano – o desiderano – riconnettersi con gli altri.
In questo scenario, dove la frenesia quotidiana e la pressione degli impegni lasciano sempre meno margine a quei momenti di socialità autentici e leggeri, emerge un bisogno crescente di tornare a forme sociali più intime, spontanee, quotidiane. È proprio in risposta a questa esigenza che Bibite Sanpellegrino si fa portavoce di un nuovo stile di vita, l’Italian Togetherness, per ritrovare il piacere dello stare insieme attraverso piccoli rituali, dialoghi sinceri e momenti condivisi, in cui la semplicità diventa la chiave per creare legami autentici e duraturi.
Ma quali sono i principali ostacoli alla socialità? Al primo posto la mancanza di tempo: il 67% si scontra, infatti, con agende piene, impegni familiari (63%) e lavorativi (54%). Ma non solo, il 55% degli intervistati ammette di rinunciare alla socialità per pigrizia, mentre il 38% deve far fronte alla propria timidezza o introversione.
Anche la tecnologia gioca un ruolo ambivalente: se da un lato facilita i contatti, dall’altro li rende più superficiali. Il 52% dichiara di preferire le interazioni digitali a quelle dal vivo, complice la comodità di restare “connessi” anche nei momenti di stanchezza.
Eppure, quando si riesce a trovare il tempo, gli italiani prediligono occasioni semplici e conviviali.Gli aperitivi (64%) e i pasti condivisi (48%) sono tra i momenti più apprezzati, spesso vissuti fuori casa – nei bar e ristoranti (68%) o in spazi aperti come parchi (65%) e piazze (61%). Non stupisce, poi, che la sera sia il momento più gettonato per la socialità (32%), seguito da metà giornata (26%) – fasce orarie che coincidono con la fine degli impegni lavorativi o con le relative pause.
Rispetto alle giornate, invece, gli italiani preferiscono i giorni in cui si può staccare la spina dalla routine e godere di un tempo più libero e disteso. I fine settimana – in particolare il sabato (69%) e la domenica (61%) – sono occasioni privilegiate per incontrarsi. E a rendere questi momenti ancora speciali sono le persone con cui si condividono: in primis gli amici (71%) e il partner (65%), ma anche i familiari (46% “genitori” e 39% “parenti”) e i vicini di casa (55%), confermando che socialità si esprime soprattutto in contesti di vicinanza emotiva, fiducia e leggerezza.
È proprio la vicinanza emotiva e l’intimità leggera che gli italiani ricercano maggiormente nella socialità: più della metà desidera spensieratezza (57%) e gioia condivisa (69%), ma anche momenti di confidenza, in cui condividere traguardi personali (65%), delusioni (55%) o dilemmi interiori (53%).
Ma quali sono i benefici della socialità? Il 64% degli italiani afferma di sentirsi più di buon umore e meno stressato dopo un momento conviviale mentre oltre la metà dichiara di avere le idee più chiare (58%). Non si tratta solo di leggerezza, la relazione con l’altro agisce come un piccolo antidoto al caos quotidiano, restituendo lucidità e benessere emotivo. Non stupisce, quindi, che proprio questi momenti siano anche quelli che restano più impressi: in cima ai ricordi più belli legati alla socialità ci sono i pranzi e le cene con gli amici (75%), seguiti dagli aperitivi dopo il lavoro (71%) e dai pranzi domenicali in famiglia (67%). Esperienze semplici, ma che lasciano un segno perché fatte di presenza, ascolto e connessione.
È da questa consapevolezza che nasce l’Italian Togetherness: un invito a rallentare, a riscoprire il piacere dei piccoli momenti condivisi, a fare spazio a una socialità più autentica, quotidiana, alla portata di tutti. In un’epoca in cui tutto corre, ritagliarsi del tempo per la socialità reale diventa quindi un atto di benessere, uno spazio di leggerezza che ci riconnette con gli altri – e con noi stessi.
Max Fabian, imprenditore, presidente e amministratore
delegato di Demus S.p.A. (immagine concessa)
MILANO – Max Fabian è una figura chiave del nostro settore. Perché riesce ad assolvere, con tanta passione e impegno, a tante attività. Naturalmente è innanzitutto imprenditore, presidente e amministratore delegato di Demus S.p.A., piccola industria innovativa, Società Benefit, che si occupa a Trieste di produrre caffè decaffeinato crudo dal 1962.
Ha anche presieduto il consiglio dell’ICO, l’Organizzazione internazionale del caffè, dal 2022 al 2023, organismo in cui ancora siede anche in veste di Past President e come rappresentante dell’Italia. Tra l’altro, è anche vicepresidente dell’ECF, la Federazione europea del caffè. E ci sarebbe altro.
Fabian, parliamo del mercato internazionale del decaffeinato: secondo statistiche differenti, eppure con risultati molto vicini, crescerà del 6/7% all’anno nei prossimi 5 anni, da qui al 2030.
“Sicuramente il decaffeinato è un prodotto la cui domanda sta crescendo in maniera importante, anche se con una distribuzione geografica molto varia. In generale, la crescita maggiore si riscontra nei mercati meno maturi, com’è normale che sia. In Asia, per esempio. Questo perché, nelle aree in cui si parte da zero, si fa più in fretta a salire di volume.
Max Fabian all’entrata di Demus (immagine concessa)
È qualcosa che viene richiesto sempre di più, grazie all’innalzamento qualitativo che c’è stato dei prodotti decaffeinati. Inoltre, il decaffeinato, come filosofia, deve soddisfare chi è goloso di caffè e vuole berne in abbondanza. E il fatto che il livello sia sempre in miglioramento aiuta a stimolare la domanda.
E parlo di tutta la catena produttiva: non soltanto del processo di decaffeinizzazione ma di tutta la filiera, a partire dalla selezione, al trattamento sino alla tostatura, degasaggio, imballaggio, estrazione.
Certamente, è un po’ più difficile lavorare il decaffeinato, perché è un caffè più delicato e si può rovinare più facilmente sia verde sia cotto. Se viene però trattato con cura, il risultato si sente in tazza. Viene bevuto infatti da chi ama il caffè ma non vuole eccedere nel consumo di caffeina.”
La sede di Demus (immagine concessa)
Importo mondiale di 28,86 miliardi di dollari, consumo di decaffeinato più forte nel Nord America e Asia, il 7% degli americani lo consuma e un inglese su 5 in UK lo beve, mentre in Germania l’8%. Il consumatore di decaffeinato ha più di 40 anni, ma i giovani della Generazione Z, quelli nati dal ‘97 al 2012, lo prediligono perché lo amano, riducendo la caffeina. Così come scelgono in massa di eliminare l’alcol.
Fabian che ne pensa?
“L’attenzione verso la qualità e verso la salute è a cosa si beve, è una tendenza che sta crescendo in generale e che è maggiormente forte nel caso delle nuove generazioni. Bisogna anche che questa consapevolezza venga accompagnata con un’informazione bilanciata.
Di sicuro la sensibilità c’è in maniera marcata. Così un buon decaffeinato attira un consumatore più consapevole, anche chi ha più di 40 anni e tra gli anziani che vogliono normalmente ridurre l’assunzione di caffeina.”
L’ingresso dell’azienda (immagine concessa)
Il decaffeinato quindi è più fragile nella lavorazione in torrefazione. Ma diventa anche più buono rispetto al caffè d’origine: che ci può dire su questo?
“Con la decaffeinizzazione si agisce sul verde in maniera importante e positiva. Si hanno degli effetti migliorativi in tazza: di certo si può intervenire eliminando dei difetti dal caffè intero. La decaffeinizzazione avrà anche degli effetti che, se tenuti in considerazione quando si concepisce il prodotto finale, potranno esaltare il sapore finale, ottenendo un prodotto non buono, ma eccellente.
I sacchi di caffè Demus (immagine concessa)
Ottenere una maggiore o minore dolcezza dipende poi soprattutto dalla tostatura, che deve essere applicata in un certo modo: in Demus abbiamo investito in un impianto dedicato proprio allo studio del comportamento dei nostri prodotti in tostatura al fine di poter aiutare i nostri clienti, già torrefattori esperti, a comprendere meglio come tarare opportunamente la cottura su quel tipo di decaffeinato (acqua o diclorometano), che richiedono accorgimenti diversi. Per questo stiamo facendo ricerca sulle diverse curve di tostatura, con un laboratorio apposito.
Sicuramente il nostro decaffeinato non ha nulla da invidiare al caffè classico, anzi. Studiamo la tostatura in funzione della decaffeinizzazione per aiutare i clienti a ottenere il miglior risultato.”
Intanto si affaccia un nuovo trend: i caffè specialty decaffeinati sono sempre più diffusi nel mondo
“Sì, ed è perfettamente in linea con il discorso precedente: chi beve decaffeinato lo fa perché ama il caffè. Quindi è molto logico che gli specialty decaffeinati abbiano molto successo e siano venduti con pieno apprezzamento dal consumatore, il quale è disposto a pagare un premio per bere qualcosa di particolarmente buono. Unire la bontà dello specialty al decaffeinato, produce un risultato che ha successo.”
Fabian, i torrefattori ci credono nella decaffeinizzazione? Costa e alcuni potrebbero consegnare ai produttori come Demus, caffè meno buoni di altri in listino.
Fabian: “Che la decaffeinizzazione possa essere una soluzione di miglioramento per caffè imperfetti è vero e questo potrebbe essere un buon modo per conservare una certa qualità nel risultato finale.
D’altra parte, proprio la crescita del decaffeinato, permette a noi decaffeinizzatori di aumentare le vendite, con una maggiore attenzione a questo tipo di prodotto da parte dei torrefattori, che un tempo lo consideravano marginale in termini di volumi e fatturato.
Gli impianti produttivi (immagine concessa)
Il torrefattore prima lo includeva come completamento della gamma, ma non era considerato un valore aggiunto fondamentale. Lo sviluppo degli ultimi anni rappresenta un’opportunità di margini più ampi per il torrefattore, che oggi guarda a questo prodotto con più interesse.”
La decaffeinizzazione ad acqua: a che punto siamo per un’azienda come Demus che è dotato di uno degli impianti più all’avanguardia al mondo?
“Questo processo funziona bene ormai da 10 anni nel nostro impianto industriale. Tuttavia ha uno sviluppo relativamente limitato, poiché parliamo di un prodotto di nicchia nella nicchia, un impianto più complesso da trattare e, quindi, più costoso.
Questi due aspetti ovviamente ne rallentano lo sviluppo, che comunque c’è. Demus sta lavorando bene, è soddisfatta del complessivo evolversi di questo settore. Non abbiamo finora voluto spingere molto su questo discorso per i motivi appena spiegati, sebbene il risultato finale sia molto buono e restituisca tanto alle aziende in termini d’immagine.
L’interno di Demus (immagine concessa)
In questo ultimo periodo, però, l’aumento importante del costo del verde ha fatto sì che i torrefattori focalizzassero la loro attenzione ai costi: se il mercato fosse più lineare o più stabile, questo permetterebbe una miglior programmazione. Ma in una situazione di alta volatilità, risulta più difficile per il torrefattore investire in un prodotto come il decaffeinato ad acqua, che ha un importante plus in termini d’immagine rispetto ad altri processi di decaffeinizzazione, comunque sempre validi.”
Fabian, secondo lei, il deca, può essere il grande trend del caffè del futuro?
“Sì, è uno dei punti verso cui il mercato può sicuramente svilupparsi ulteriormente in questo momento di cambiamento. È un mercato maturo, con differenze tra zone geografiche e il decaffeinato può dare nuove opportunità. Demus è pronta a intercettarle.”
Davide Cobelli mentre insegna il CVA nella sede del Simonelli Group lo scorso novembre durante l'Education Summit SCA, Specialty coffee asociation (immagine concessa)
Davide Cobelli, torrefattore, formatore, giudice di gara e comunicatore della bevanda, torna su queste pagine con una riflessione sul CVA (Coffee Value assesment), il nuovo sistema di valutazione del caffè ad alta risoluzione, la cooperazione annunciata di recente a Huston tra SCA e CQI. Secondo Cobelli, il CVA è un sistema potente e il corso può offrire informazioni, spunti e informazioni. Leggiamo di seguito la sua opinione.
Il CVA e la cooperazione tra SCA e CQI: il futuro della formazione
di Davide Cobelli
“Mi è stato chiesto in queste settimane, un parere su quanto concerne il CVA e la cooperazione tra SCA e CQI. Ormai è sulla bocca di tutti la notizia dell’accordo tra SCA e CQI sul quale non è necessario sostare più di tanto, se non per ribadire come ha ben fatto Cosimo Libardopochi giorni fa, che è un accordo strategico studiato per un futuro che ancora non ci è dato sapere; quindi, parlare di futuro in modo pessimistico come ha fatto qualcuno, è alquanto fuori luogo visto che sono in pochi (e grandi manager) a sapere esattamente gli obiettivi nel medio periodo.
Additare SCA in questa fase è veramente sciocco e inopportuno, dal momento che se non si sanno le cose, si dovrebbe tacere, soprattutto quando si critica qualcosa che non si conosce se non superficialmente, come il nuovo CVA di SCA.
Appena uscita la notizia ufficiale durante il Coffee EXPO di Houston, c’è stato un momento in cui alcuni Q/R Grader si sono sentiti persi e abbandonati da CQI, ma la linea comunicativa di CQI non ha nulla a che vedere con SCA a mio modesto avviso.
Quello che è sicuramente un futuro certo: oggi un Q Arabica Grader, un Q Robusta Grader o un Instructor, per mantenere la propria licenza dovrà aggiornare le sue competenze attraverso il superamento dell’esame del CVA for Cuppers course.
Così come uno studente che ha passato la certificazione Sensory Professional, potrà fare richiesta per diventare “Evolved Q Grader” solo dopo aver frequentato e superato il corso CVA for Cuppers.
Un’altra certezza è che il CVA è un sistema potente e che il corso, se fatto con esperienza e competenza, dà veramente un sacco di informazioni, spunti e informazioni. Lo dimostrano tutti i feedback “eccellenti” che ho ricevuto sia personalmente come Trainer da personaggi di spicco della Community Italiana, che sulla qualità del corso, durante questo ultimo anno e mezzo.
Un consiglio dunque oggi a chi vuole mantenere la licenza Q Arabica/Robusta, come CVA Trainer che per primo in tutta Europa, Africa e Medio Oriente ha iniziato a insegnare in questo tipo di corso, dopo aver formato più di 150 studenti CVA nel 2024, mi sento di dire che c’è un’ottima possibilità di aggiornamento per queste figure di spicco nel panorama mondiale del caffè di qualità.
Nessuno nega ai professionisti di questo calibro, di essere la migliore espressione di qualità. Solo che oggi si richiede lo sforzo di aggiornarsi al moderno approccio alla Scienza Sensoriale nel caffè, che SCA ha sviluppato negli ultimi 4 anni, che oggi è condivisa con CQI, COE, ICO e molte Associazioni di caffè come quella Colombiana, Brasiliana e sicuramente molte altre in futuro.
A Verona, a luglio e ad agosto, come Trainer CVA ho in programma 2 corsi di formazione ufficiali dove i Q Graders potranno rendersi conto della potenza di questo sistema, in confronto al più obsoleto e limitato Cupping Form 2004.
Non ho mai difeso un granché il vecchio Cupping Form 2024, anzi al contrario l’ho parecchio criticato in passato. Quello che mi distingue da quasi tutti i Q Graders e Q Instructors, è la mia totale disaffezione dal sistema Cupping Form usato da SCA e nel Q Grading, che già nel 2021 avevo fortemente criticato in un Podcast famoso online in cui ero stato chiamato come esperto di caffè, che poi si è rivelato obsoleto come avevo sottolineato.
Inoltre, non avendo avuto interessi economici che gravitano intorno al modello Q, io non ho alcun vantaggio nel difendere un sistema che non funziona così bene come si credeva. Quindi, nel momento in cui ho visto per la prima volta il nuovo CVA in beta, mi si è aperto un mondo fatto di basi solide e scientifiche, che era quello che aspettavo da anni”.
MILANO – Il raccolto brasiliano di arabica subirà quest’anno una flessione, ma non così drammatica: lo ha detto Andrea Illy, presidente di illycaffè, durante la conferenza stampa di presentazione dell’evento di premiazione dei vincitori del 34° Premio Ernesto Illy per la qualità sostenibile del caffè espresso, che si è svolto giovedì 8 maggio a San Paolo del Brasile.
“Difficile dire di quanto sarà inferiore la produzione, ma comunque non tanto da giustificare i livelli attuali di prezzo” ha dichiarato Illy aggiungendo che gli arabica a 4 dollari “non riflettono l’attuale situazione di domanda e offerta e sono la conseguenza di una bolla speculativa favorita dalle siccità che si sono state in Vietnam e in Brasile”.
Illy non ha voluto fornire delle cifre precise, né commentare quelle pubblicate la settimana scorsa da Conab, nella sua seconda stima ufficiale
Ma ha affermato che i picchi massimi di prezzo sono ormai alle spalle e che il raccolto brasiliano del prossimo anno (2026/27) potrebbe segnare nuovi massimi storici, se il clima sarà propizio.
Il Brasile è stato colpito da una lunga siccità l’anno scorso, che ha ridotto il potenziale produttivo. Vi sono stati periodi di siccità anche quest’anno. Ma pure periodi (gennaio e aprile) in cui le precipitazioni sono state abbondanti.
“Dopo la siccità di febbraio e, parzialmente, di marzo, la pioggia è tornata e la situazione è in parte migliorata … a mio modo di vedere, il calo produttivo non sarà poi così grande, almeno in termini congiunturali” ha dichiarato nello stesso evento Aldir Teixeira, direttore di Experimental Agrícola, l’azienda che acquista il caffè per illy in Brasile.
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La Linea Micra in edizione limitata (immagine concessa)
FIRENZE/NEW YORK – Café Leon Dore e La Marzocco svelano una collaborazione che celebra il rito del caffè attraverso la lente del design senza tempo e della precisione artigianale. Unite dal culto dell’artigianato, della cultura e della comunità, la partnership unisce due istituzioni che hanno sempre portato innovazione nei rispettivi settori.
La Marzocco in collaborazione con Café Leon Dore
Il Café Leon Dore, il caffè greco proprietà del brand di moda e lifestyle Aimé Leon Dore con sede a New York, è stato fondato nel 2019 come estensione dei negozi monomarca. Situati nel cuore dei quartieri SoHo di Manhattan e Londra, i Café Leon Dore offrono un accurato menu ispirato ai sapori tradizionali greci. Famosi per i loro Espresso Freddo, i tè di montagna e l’assortimento di pasticceria greca, i Café Leon Dore sono diventati un punto di ritrovo sia per gli abitanti locali che per coloro che abbracciano la cultura del caffè greco.
La Marzocco, fondata a Firenze e amata in tutto il mondo, ha definito il gold standard dell’espresso fin dal 1927: le sue attrezzature sono un punto di riferimento per i caffè, le cucine e le istituzioni del gusto. Nel 2025 ricorre il decimo anniversario della sua Home Collection e La Marzocco celebra questo traguardo insieme a Café Leon Dore con una macchina per espresso Linea Micra in edizione limitata, meticolosamente realizzata a mano presso le Officine Fratelli Bambi, l’atelier che La Marzocco ha dedicato alle creazioni tailor-made alle porte di Firenze.
Presentato nella palette firmata Aimé Leon Dore e rifinito con dettagli su misura, ogni pezzo incarna la ricerca dell’eccellenza. Disponibile in esclusiva su LaMarzocco.com, sarà possibile acquistare la Linea Micra dal 18 al 25 maggio 2025. In contemporanea una macchina professionale Linea Classic customizzata nello stesso stile della Micra sarà installata nei Café Leon Dore di New York e Londra, offrendo nelle diverse atmosfere delle due location una raffinata esperienza di espresso.
La collaborazione introduce anche una capsule collection in co-branding, che unisce l’eleganza funzionale de La Marzocco e la cifra stilistica di Aimé Leon Dore. Ideata per adattarsi allo stile di chi si muove tra i banconi dei caffè e le strade della città, la capsule collection composta da grembiule, t-shirt e cappello, sarà disponibile venerdì 23 maggio alle 11.00 EDT, nei negozi Aimé Leon Dore e online esclusivamente su aimeleondore.com.
Insieme, Café Leon Dore e La Marzocco ridefiniscono il rituale del caffè, non solo come necessaria abitudine mattutina, ma come momento di connessione culturale.
La scheda sintetica di Aimé Leon Dore
Fondato da Teddy Santis, Aimé Leon Dore è un marchio di moda e lifestyle con sede a New York, noto per la sua attenzione a prodotti di alta qualità che fondono stili classici e contemporanei, traendo ispirazione dalle diverse influenze culturali della città.
La scheda sintetica de La Marzocco
La Marzocco, fondata nel 1927 dai fratelli Bambi, fin dall’inizio si è specializzata nella produzione artigianale di macchine da caffè espresso per bar con particolare attenzione alla qualità, al risultato in tazza ed allo stile.
In oltre 90 anni di storia l’azienda fiorentina ha introdotto una serie di tecnologie e brevetti rivoluzionari, diventando leader per design ed innovazione nel settore delle macchine per caffè tradizionali.
Tutti i modelli, compresi gli ultimi nati per il consumatore finale, sono realizzati a mano ed esportati in più di 100 paesi dove si incontrano nelle migliori caffetterie, nei più raffinati ristoranti del mondo e nelle case.
SUSEGANA (Treviso) – Astoria torna protagonista alla National Restaurant Association Show di Chicago, portando sotto i riflettori AB200, la macchina che coniuga solidità, precisione tecnica ed estetica contemporanea, Presso lo stand 7666 – North Building, i visitatori potranno scoprire e provare le tre versioni della nuova AB200: un gruppo, due gruppi e la versione due gruppi compatta.
Astoria protagonista per il NRA Show di Chicago
Una presenza pensata per far toccare con mano tutte le potenzialità della gamma, progettata per offrire alte prestazioni in spazi contenuti, con soluzioni che ottimizzano l’efficienza operativa dietro al bancone. Tra le caratteristiche principali si trovano gli shot counter per ciascun gruppo, i nuovi portafiltri Astoria, la leva vapore dedicata e la bacinella regolabile in altezza 80 – 125 mm.
AB200 è pensata per il lavoro quotidiano dei professionisti e può essere equipaggiata con diverse opzioni per adattarsi a ogni esigenza: il display touch screen da 3,5”, la lancia vapore manuale Easy Clean e la lancia Autosteamer per il controllo automatico della temperatura e della schiumatura del latte.
AB200 a Chicago (immagine concessa)
Anche la manutenzione è stata semplificata, grazie ai pannelli laterali apribili che garantiscono un accesso rapido e sicuro ai componenti interni, riducendo i tempi di intervento.
Con AB200, Astoria dimostra che funzionalità e bellezza possono coesistere, offrendo soluzioni concrete ai baristi che vogliono crescere con stile, qualità e affidabilità.
L’appuntamento è dal 17 al 20 maggio presso lo stand 7666 – North Building per scoprire l’intera gamma AB200 dal vivo.
Il vincitore John Paul Alcantara (immagine concessa)
DUBAI – Si è svolta a Dubai lo scorso 29 aprile la prima edizione della Nuova Simonelli Technicians Competition, un evento nato per celebrare le competenze e il valore strategico dei tecnici che ogni giorno garantiscono qualità e performance eccellenti alle macchine da caffè espresso e ai macinini.
Il vincitore della Nuova Simonelli Technicians Competition
Una giornata intensa, fatta di sfide reali sulla Nuova Aurelia Volumetrica XT, valutazioni rigorose da parte dei giudic e tanto entusiasmo da parte dei partecipanti. Alla fine, è stato John Paul Alcantara a conquistare il podio, distinguendosi per prontezza, precisione e problem solving.
“Ho deciso di partecipare per mettermi alla prova. Il nostro è un lavoro spesso in solitaria, ma competizioni come questa ci permettono di sentirci parte di una community. È stato stimolante confrontarmi con altri professionisti, superare i miei limiti e condividere la passione per questo mestiere”, ha dichiarato John Paul Alcantara.
John Paul Alcantara al lavoro (immagine concessa)
Con oltre 10 anni di esperienza nel settore, ha colto l’occasione per lanciare un messaggio ai colleghi più giovani: “Siate curiosi, aggiornatevi continuamente. Le macchine da caffè sono in continua evoluzione e per offrire qualità in tazza dobbiamo evolverci anche noi.”
Ha poi aggiunto quanto apprezzi lavorare con le macchine Nuova Simonelli: “Sono intuitive e semplici da manutenere. Questo fa la differenza nel nostro lavoro quotidiano.” Infine, un invito: “Consiglio a tutti i miei colleghi nel mondo di partecipare a questo tipo di competizione. È un modo concreto per dare valore al nostro ruolo.”
Il vincitore (immagine concessa)
Nuova Simonelli Technicians Competition edizione di Dubai, che premia le competenze e l’impegno dei tecnici nel mondo delle macchine per caffè espresso, ha visto lacollaborazione di importanti partner come REPA, Cafetto, SCA Specialty Coffee Association e BWT.
La prossima tappa di Nuova Simonelli Technicians Competition sarà in Francia, in occasione di Paris Coffee Show (13-14 Settembre 2025).
Se ci si vuole mettere alla prova e partecipare alla prossima “Nuova Simonelli Technicians Competition” basta seguire www.nuovasimonelli.com e la pagina Instagram @nuovasimonelliofficial per essere sempre aggiornato e conoscere le nuove sfide dedicate ai tecnici in giro per il mondo.
Bazzara per la Grande Sfida Fairtrade (immagine concessa)
TRIESTE – Con un costante impegno verso la tutela ambientale e la promozione di un consumo responsabile, Bazzara Caffè conferma la sua partecipazione alla Grande Sfida Fairtrade – iniziativa nazionale che valorizza l’importanza di scegliere prodotti etici e sostenibili – per il quarto anno consecutivo.
In questa occasione, due delle quattro iniziative proposte nella regione Friuli Venezia Giulia sono state organizzate da Bazzara, che si riconferma come l’unica realtà aderente all’iniziativa sul territorio triestino.
Bazzara Caffè per la Grande Sfida Fairtrade
L’obiettivo della campagna promossa da Fairtrade Italia è quello di sensibilizzare consumatori e aziende sull’importanza di adottare pratiche di consumo consapevole, favorendo il contrasto alla crisi climatica e promuovendo un futuro sostenibile. Queste tematiche sono particolarmente importanti per Bazzara che, nel 2021, ha cambiato la propria ragione sociale in Società Benefit diventando un’azienda che unisce all’obiettivo di generare profitto, quello di avere un impatto positivo sull’ambiente e sulla comunità.
In occasione della “Grande Sfida Fairtrade”, a Trieste, Bazzara Caffè organizza due eventi dedicati, rivolti sia al pubblico che ai propri dipendenti. Il primo, in collaborazione con il locale Mapo Fusion Bakery, sito in via Carducci 39/e, si terrà venerdì 9 e sabato 10 maggio, e offrirà ai clienti la speciale opportunità di degustare, oltre al consueto caffè Dodicigrancru, il caffè monorigine Bioarabica Mexico Fairtrade in esclusiva proprio nelle medesime giornate. Questo caffè dal sapore fruttato, deciso e pepato fa parte della linea biologica di Bazzara certificata Fairtrade, assieme a caffè proveniente da Perù e Colombia. I tre caffè monorigine Bioarabica Fairtrade incarnano le caratteristiche delle rispettive terre d’origine: dal dolce aroma del miele di coriandolo e frutta cotta del Perù, alle note esotiche di frutta e miele del Colombia, fino alle vivaci sfumature speziate di chiodi di garofano e nocciole tostate del Messico.
I caffè di questa linea sono disponibili nel formato da 250g e sono acquistabili sull’e-shop Bazzara con spedizione in tutta Italia.
Il secondo evento organizzato da Bazzara è rivolto esclusivamente ai dipendenti, sarà una degustazione guidata e un approfondimento sul mondo del caffè Fairtrade. Un momento di formazione e riflessione sull’importanza di scelte di consumo che rispettano le persone e il pianeta, sottolineando il ruolo fondamentale degli agricoltori e dei produttori nelle filiere sostenibili.
Il progetto “Grande Sfida Fairtrade” celebra il contributo di agricoltori e consumatori che scelgono di sostenere un modello di commercio etico. Il marchio Fairtrade si impegna a promuovere l’agricoltura sostenibile attraverso iniziative di riforestazione, protezione della biodiversità e formazione, contribuendo a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e a migliorare le condizioni di vita di milioni di persone nel mondo.
“Ogni scelta conta. Scegliere Fairtrade significa optare per un mondo più giusto”, afferma Mauro Bazzara “Crediamo in un commercio che rispetti le persone e il pianeta, dove gli agricoltori ricevano un prezzo più equo e le risorse siano distribuite in modo più giusto lungo tutta la filiera.”
Un futuro più sostenibile e giusto inizia oggi, e dietro ogni prodotto Fairtrade ci sono persone, dignità e impegno. Con i suoi prodotti certificati Fairtrade, Bazzara si impegna a dare forza a chi coltiva la terra, garantendo migliori condizioni di vita, opportunità per donne e giovani, e una maggiore resilienza ai cambiamenti climatici.
Per ulteriori informazioni sull’iniziativa “Grande Sfida Fairtrade” si invita a visitare il sito ufficiale, mentre per restare sempre aggiornati sulle iniziative di Bazzara si consiglia di seguire i canali social aziendali Facebook e Instagram.
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