Ancora una volta si è registrato un aumento del prezzo della tazzina al bar. Molti non hanno tardato a lamentarsi, accusando di speculazione i titolari dei bar, come riportato nell’inchiesta SWG. C’è di più: 1 su 2 intervistati dichiara di essere pronto a rinunciare del tutto al caffè al bar. Leggiamo di seguito un estratto dell’indagine SWG.
Il rincaro della tazzina nei bar: l’opinione degli italiani
MILANO – Continua il trend del caro-tazzina anche nel 2025: come negli anni precedenti si è assistito ad un nuovo aumento del prezzo del caffè al bar, un rincaro che colpisce uno dei simboli più amati del Bel Paese.
(dati: SWG)
Una bevanda apprezzata nella sua purezza, la maggioranza degli italiani infatti resta fedele all’espresso liscio, senza aggiunte (solo un terzo preferisce macchiarlo con latte o panna). Ma il caffè non è solo una bevanda, è un’esperienza, un rito: entrare in un bar e ordinare un caffè viene infatti visto soprattutto come un momento di stacco dalla frenesia quotidiana da 3 italiani su 4, e addirittura come una tradizione cementata nella propria routine quotidiana.
(dati: SWG)
Un’abitudine che però gli italiani sono disposti a cambiare in seguito ai nuovi rincari: 1 su 2 infatti dichiara di essere pronto a rinunciare del tutto al caffè e altri ancora, pur di non rinunciare, inizierebbe a frequentare locali più economici.
I nuovi prezzi sono infatti criticati dal 78% degli intervistati, i quali accusano di speculazione i titolari dei bar, i quali, seppur parzialmente giustificati dall’aumento dei costi di gestione e della materia prima, optano per un aumento dei prezzi considerato eccessivo e non necessario.
(dati: SWG)
Ma il caffè non è l’unico bene “di conforto” a diventare più caro: anche il gelato ha subito rincari significativi negli ultimi anni, ed è proprio questo, ancor più del caffè, a destare maggiori malumori in attesa di vedere come sarà il 2025.
Chicchi di caffè tostato (Image by Couleur from Pixabay)
Vincenzo Rossi, imprenditore del Tirreno cosentino che esporta caffè in 38 Paesi del mondo, analizza il mercato del caffè tra conflitti in Ucraina e Medio Oriente e vertiginosi aumenti del prezzo. Leggiamo di seguito la sua opinione con un estratto dell’articolo del portale d’informazione LaC News 24.
La filiera del caffè secondo Vincenzo Rossi
MILANO – Improvvisamente il mondo sembra entrato in un’epoca di grandi sconvolgimenti. Questo non è un buon momento per i mercati. E tanta la preoccupazione per gli imprenditori calabresi. Ne parliamo con uno di loro, Vincenzo Rossi, giovane imprenditore del Tirreno cosentino che esporta caffè in 38 paesi del mondo.
“No, questo non è un bel momento. Troppe tensioni e tutte insieme non aiutano. I due fronti di guerra, Ucraina e Medio Oriente, creano forti instabilità che si ripercuotono sia su mercati finanziari e sia sul trasporto merci con ritardi ed aggravi dei costi”.
Dazi e controdazi, alla fine tutti i paesi avranno da perdere. Le borse americane e quelle europee sono già entrate in forti fibrillazioni
“Questo è vero. Ma in realtà, per quel che ci riguarda nello specifico, nel settore di alcuni prodotti agroalimentari è già da da oltre un anno che ci sono stati degli aumenti importanti. Un paio di esempi su tutti il valore del cacao che ha triplicato il suo valore in borsa o quello del caffè che è salito del 250%”.
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Il prezzo del caffè ha già subito aumenti negli ultimi due anni. Rischia ancora?
“lo dicevo prima in meno di due anni il prezzo di borsa delle robuste è aumentato del 250% e quello delle arabiche del 200%. Tendenzialmente nel breve ci si aspetta un ulteriore rialzo. In queste condizioni a pagare saranno i consumatori finali. Un caffè al bar toccherà presto i 2 euro”.
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Il mercato francese del caffè, dove molti marchi italiano sono presenti, è valutato a circa 4,5 miliardi di euro e continua a registrare una crescita notevole. Sebbene tradizionalmente dominato dall’espresso e dal caffè filtro, l’attenzione del consumatore si sta spostando gradualmente verso il caffè specialty. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione International Supermarket News.
Francia: una panoramica di mercato
PARIGI – La Francia è da tempo associata a una ricca cultura del caffè, dove la tazzina gioca un ruolo centrale nella vita quotidiana. Dalle tradizionali bevande espresso alla crescente domanda di caffè speciale e sostenibile, il mercato francese si è evoluto in modo significativo negli ultimi anni. Questo rapporto esamina le tendenze chiave, la crescita del mercato, le preferenze dei consumatori e il panorama competitivo dell’industria del caffè in Francia.
Il mercato francese del caffè è valutato a circa 4,5 miliardi di euro e continua a crescere costantemente. Sebbene tradizionalmente dominato dall’espresso e dal caffè filtro, si è verificato un notevole spostamento verso il caffè speciale e l’approvvigionamento sostenibile.
Nel 2023, la Francia si è classificata tra le principali nazioni consumatrici di caffè in Europa, con un consumo pro capite medio di 5.4 kg all’anno.
Principali tendenze nel mercato del caffè francese
L’ascesa del caffè speciale: I consumatori sono sempre più alla ricerca di caffè monorigine di alta qualità e tecniche di tostatura artigianali. Le caffetterie specializzate sono proliferate nei centri urbani come Parigi, Lione e Marsiglia.
Sostenibilità e approvvigionamento etico: È cresciuta la consapevolezza nei confronti del caffè certificato dal commercio equo e solidale, biologico e Rainforest Alliance, e molti consumatori sono disposti a pagare di più per un caffè prodotto in modo sostenibile.
Crescita delle capsule e cialde di caffè: La praticità del caffè monodose ha portato a un aumento della domanda di capsule, con Nespresso e Dolce Gusto che dominano questo segmento.
Aumento dei consumi domestici: La pandemia di COVID-19 ha accelerato il passaggio alla preparazione casalinga del caffè, con un numero sempre maggiore di consumatori che investono in macchine da caffè e macinacaffè di alta qualità.
Espansione delle catene di caffè: Marchi internazionali come Starbucks e Costa Coffee continuano a espandersi, mentre catene locali come Columbus Café & Co hanno guadagnato terreno.
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Il content creator Carmie Sellitto ha provato uno dei caffè più costosi di Londra al prezzo di 26 sterline per tazza, ovvero 320 euro. Ciò che rende il prezzo del Typica Japan così alto è la sua origine insolita. Viene coltivato sull’isola di Okinawa, in Giappone, presso la Nakayama Coffee Farm. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Edoardo Ciotola per il portale Forum Agricoltura Sociale.
La tazzina di caffè a 320 euro a Londra
LONDRA – Un caffè che costa più di una cena in un ristorante stellato? A Londra è possibile. Il content creator britannico Carmie Sellitto ha provato il caffè più costoso del Regno Unito, spendendo ben 265 sterline per una sola tazzina, l’equivalente di 320 euro. Ma cosa lo rende così speciale?
Il locale e il caffè da record
Il caffè in questione si chiama Typica Japan ed è venduto nel locale di lusso Shot, situato nei quartieri più esclusivi di Londra come Mayfair e Marylebone. Sebbene il locale offra diverse opzioni a prezzi più accessibili (il più economico costa 8 sterline), il Typica Japan rappresenta il massimo del lusso nel mondo del caffè. Sellitto, noto per provare cibi e bevande incredibilmente costosi, ha documentato la sua esperienza in un video diventato virale. Di recente aveva mangiato anche dell’uva da 90€ al grappolo.
Quando gli è stato servito il prezioso caffè, ha ricevuto un semplice bicchiere pieno di un liquido marrone chiaro e una cannuccia d’oro. “Non ho mai provato nulla di simile. L’aroma è fortissimo, incredibile. Ha un sapore fruttato, ma non riesco a identificare esattamente a quale frutto assomiglia”, ha detto nel video.
La provenienza esclusiva
Ciò che rende il Typica Japan così costoso è la sua origine insolita. Viene coltivato sull’isola di Okinawa, in Giappone, presso la Nakayama Coffee Farm. Il Giappone non è tradizionalmente un grande produttore di caffè, ma Okinawa offre un microclima unico che permette di coltivare questa varietà rara di arabica. Secondo Maxwell Colonna-Dashwood, tre volte campione barista del Regno Unito, il valore del caffè non sta nella varietà di chicco utilizzata (la Typica è diffusa anche in altri paesi), bensì nella sua rarità dovuta alla limitata produzione giapponese.
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La Circular Cup di Starbucks su Amore Ocean (immagine concessa)
MILANO – In occasione della Milano Design Week 2025, in programma dal 7 al 13 aprile, Starbucks e SLIDE collaborano per presentare un’installazione che celebra il design sostenibile. Presso lo store Starbucks di Corso Garibaldi 118 a Milano, aperto in partnership con Percassi, licenziatario esclusivo del marchio in Italia, i visitatori potranno ammirare un allestimento outdoor esclusivo, che combina l’iconico design di SLIDE con l’impegno di Starbucks verso pratiche eco-friendly.
Starbucks e SLIDE insieme per la Milano Design Week
L’installazione prevede l’utilizzo della nuova Amore Ocean, la celebre panca calligrafica di SLIDE realizzata con plastiche recuperate dagli oceani, insieme ad altri arredi come tavolini Gear, Cubo e le panche Wave, tutte realizzate in plastiche riciclate.
Amore Ocean rappresenta un tributo alla sostenibilità e all’innovazione, unendo la caratteristica estetica audace e romantica della panchina a una nuova attenzione per il pianeta. Il colore dei prodotti in allestimento è declinato in due tinte differenti: Pacific Green è derivato dalle corde marine, mentre Atlantic Blue proviene dalle reti da pesca: un messaggio potente e un invito a rispettare gli oceani e il nostro ambiente.
L’iniziativa conferma l’impegno di Starbucks Italia nel promuovere comportamenti consapevoli e offrire prodotti sostenibili. Ne è un esempio la Circular Cup, evoluzione dell’iconica Reusable Cup, una tazza riutilizzabile, ciascuna delle quali realizzata con sei bicchieri di carta monouso.
Amore Ocean, la celebre panca calligrafica di SLIDE realizzata con plastiche recuperate dagli oceani (immagine concessa)
Destinata originariamente solo per il mercato inglese, da cinque anni la Circular Cup è disponibile anche nel mercato EMEA, permettendo ogni anno il riciclo di decine di migliaia di bicchieri da caffè. In molti store, è inoltre attiva l’iniziativa “Grounds for your Garden”, un progetto volto alla valorizzazione dei fondi di caffé che vengono distribuiti gratuitamente all’ingresso dei negozi.
La collaborazione tra Starbucks e SLIDE sottolinea la volontà comune di promuovere un futuro più sostenibile attraverso soluzioni innovative e responsabili. L’installazione sarà visitabile per tutta la durata della Milano Design Week 2025, offrendo al pubblico, ai clienti di Starbucks e a tutti gli appassionati di design l’opportunità di scoprire come il design sostenibile possa integrarsi perfettamente negli spazi quotidiani.
Vincenzo Catrambone, general manager di Starbucks Italia, ha dichiarato: “Siamo entusiasti di collaborare con SLIDE per sensibilizzare la città di Milano e non solo sul tema per noi imprescindibile della sostenibilità. Questa installazione propone un’inedita riflessione sul nostro presente e sul futuro del pianeta. Come Starbucks e Percassi, sentiamo una grande responsabilità nei confronti delle comunità in cui operiamo. Per questo ci impegniamo quotidianamente a proporre prodotti ecologici, come le Circular Cup, la distribuzione gratuita dei fondi di caffè ai consumatori, l’utilizzo di risorse a basso impatto ambientale, con l’obiettivo di offrire nei nostri store prodotti coerenti con i nostri valori”.
Marco Colonna Romano, ceo di SLIDE, ha aggiunto: “La partnership con Starbucks rappresenta un passo significativo nel nostro percorso verso un design sempre più attento all’ambiente, dimostrando come estetica e responsabilità possano convivere armoniosamente nei progetti retail e contract che rimangono il nostro core business. Il progetto Ocean non è solo una linea di prodotti: è un manifesto del nostro impegno per un design che abbia un impatto positivo sul mondo. Coniugare bellezza, funzionalità e sostenibilità è la nostra missione”.
Indirizzo: Corso Garibaldi 118, 20121, Milano (MI)
Orari: lunedì-venerdì dalle 7:30 alle 20:00, sabato-domenica dalle 8:00 alle 20:00
La scheda sintetica di Starbucks Coffee Company
Dal 1971, Starbucks Coffee Company si impegna a selezionare e tostare caffè Arabica di alta qualità in modo etico. Con i suoi negozi in tutto il mondo, Starbucks è il principale torrefattore e rivenditore al mondo di caffè speciali. Attraverso un impegno costante per l’eccellenza e principi guida, Starbucks rende unica l’esperienza per ogni cliente, in ogni tazza.
La scheda sintetica di Percassi Group
Percassi è un’azienda che gestisce reti in franchising per importanti marchi (come Gucci, A|X Armani Exchange, Saint Laurent, Nike, Jordan, Victoria’s Secret, Bath&Body Works, LEGO, Garmin nel settore moda-beauty e consumer, e Starbucks nel settore food). Inoltre, Percassi gestisce i propri marchi (KIKO Milano, Womo e Bullfrog nel settore cosmetico, Atalanta nel settore sportivo, Da30Polenta nel food). Percassi opera anche nel settore immobiliare per la realizzazione di progetti di rilievo nei settori commerciale e direzionale.
La scheda sintetica di SLIDE
Fondata nel 2002, l’azienda con sede a Buccinasco, alle porte di Milano, nel tempo ha saputo ritagliarsi uno spazio unico nel mondo del design, che coniuga estetica, emozioni e funzionalità. La missione di SLIDE è stata chiara fin dall’inizio: rivoluzionare il mercato del mobile con prodotti visivamente impattanti e felici ed insieme pratici e durevoli.
Negli anni la produzione si è arricchita di prodotti che sono diventati iconici: la panca Amore, la poltrona Queen of Love, le luci Globo, la collezione Low Lita, solo per citarne alcuni. Oggi, partecipando al Salone del Mobile, EquipHotel, Home Milano e altre fiere internazionali, SLIDE raggiunge 130 paesi nel mondo.
MILANO – Ditta Artigianale, tra le principali torrefazioni specialty italiane, in occasione del #TiramisùDay in calendario venerdì 21 marzo, nei suoi sei bar custoditi nei punti più suggestivi di Firenze e nel nuovo locale in Corso Magenta 31 a Milano, lancia deliziose proposte artigianali per celebrare il dessert più amato.
Le ricette di Ditta Artigianale
Si comincia con Coffeemisù, il best seller ispirato al tiramisù a base di espresso e realizzato con la crema homemade di mascarpone e panna, rifinito con una spolverata di cacao e biscotto. Questo delizioso signature coffee, che unisce la creatività dei baristi esperti di Ditta Artigianale con la qualità dei loro prodotti, è ideale per una merenda sfiziosa o una pausa originale ed è disponibile sia a Milano che a Firenze.
Nel capoluogo toscano è possibile gustarlo con Pavè, una girella con un’elegante forma a spirale che reinterpreta il croissant e svela strati di sfoglia dorata, con un ripieno cremoso al mascarpone e caffè a garanzia di un morso ricco e avvolgente. Gli ospiti del locale meneghino, invece, possono optare per Cubik, un croissant dalla forma cubica che racchiude tutta la golosità del tiramisù grazie alla sua sfoglia fragrante, alla crema vellutata al mascarpone e a un tocco di caffè, per un equilibrio perfetto tra croccantezza e morbidezza.
Il Tiramisù Day è l’occasione per assaggiare il dolce veneto nelle sue versioni più creative, tra cui Pavè e Cubik in abbinamento a Coffeemisù. Le irresistibili reinterpretazioni del tiramisù firmate Ditta Artigianale, così, si prendono la scena in un tripudio di dolcezza e creatività che attende gli ospiti più golosi a Milano e Firenze. Qua la qualità e l’attenzione al cliente sono al centro dell’esperienza, in un ambiente sereno e conviviale che unisce il valore del tempo trascorso nel locale all’artigianalità dei prodotti.
La scheda sintetica di Ditta Artigianale
Nata come micro roastery di specialty coffee e fondata da Francesco Sanapo e Patrick Hoffer, Ditta Artigianale è una delle principali torrefazioni specialty italiane e riflette una sintesi perfetta tra impresa strutturata e lavoro artigianale.
Rappresenta, infatti, un ritorno ai valori autentici del bar, dove qualità e attenzione al cliente sono al centro dell’esperienza in un ambiente sereno e conviviale. È anche un esempio virtuoso di third wave coffee, il movimento che eleva il caffè a materia prima preziosa da valorizzare lungo tutta la filiera. Non a caso, questo approccio comincia proprio nelle piantagioni, dove la selezione dei migliori chicchi avviene con un’attenzione meticolosa; prosegue poi col rapporto diretto coi produttori, spesso coinvolti personalmente nella coltivazione sostenibile; e si conclude con la tostatura artigianale a Firenze per assicurare la massima qualità. Il risultato è l’esaltazione del caffè in ogni fase, che garantisce una qualità straordinaria e la vera essenza di un prodotto autentico e genuino, servito in una nuova tipologia di caffetteria tradizionale dal respiro internazionale.
Ispirato ai caffè degli anni ’50, infatti, il concept di Ditta Artigianale è radicato nell’idea di riportare il bar alla sua dimensione umana e conviviale, creando un ambiente che unisca l’artigianalità dei prodotti con l’attenzione alla qualità del tempo trascorso nel locale. Ogni locale è pensato come uno punto di ritrovo per socializzare e condividere momenti di qualità, uno spazio accogliente dove lavorare, leggere, incontrare amici o semplicemente rilassarsi, concedendosi il giusto tempo per apprezzare ogni aspetto del servizio, dal caffè all’ambiente.
Attualmente sono sei i punti vendita collocati negli angoli più suggestivi di Firenze e una recentissima apertura in Corso Magenta 31 a Milano, che contribuiscono a diffondere la cultura dello specialty coffee in Italia. L’eccellente qualità delle proposte di Ditta Artigianale è stata riconosciuta anche dalla Guida Bar d’Italia 2025 del Gambero Rosso, che le ha recentemente attribuito Tre Chicchi e Tre Tazzine.
SACILE (Pordenone) – Alla vigilia del Tiramisù day, la giornata che in tutto il mondo omaggia il celebre dessert italiano, la scoperta della Tiramisù World Cup: “Abbiamo trovato la ricetta che anticipava quello che sarebbe poi diventato il dolce al cucchiaio più famoso nel mondo”.
“Mi chiamo Sandra Micheletto, per tutti “Ducci”. Sono nata a Sacile (Pordenone) nel 1929. Questi sono due libri scritti a mano che ho portato dalla casa di famiglia nel giorno del mio matrimonio e in uno è contenuta la ricetta della suocera di mia madre che, fra i dessert che serviva nella sua trattoria di Sacile, aveva il “Dolce Livenza””.
Il ricettario del Dolce Livenza (immagine concessa)
A queste parole, la compianta signora Sandra (mancata nell’agosto del 2024) accompagna la visione di un vecchio testo in cui si legge la ricetta di quello che – a tutti gli effetti – può essere considerato l’antenato del Tiramisù. Qualche differenza con la versione odierna, certo, ma sono tutte modifiche alla versione originale, proprio come oggi la conosciamo.
Rispetto alla ricetta celebrata in tutto il mondo, quella dell’antenato prevede dosi e varianti che ancora possiamo ritrovare nel tiramisù, esattamente come avviene in ogni creazione dei partecipanti alla TWC (quest’anno a Treviso dal 9 al 12 ottobre) e in ogni famiglia in Italia e nel mondo.
Ecco allora che, al posto del mascarpone, troviamo l’uso della panna montata; al biscotto savoiardo, (ancora poco usato in zona, al tempo) veniva preferito il pan di Spagna. Si suggeriva, inoltre, di aggiungere rum oppure cognac (oggi taluni usano il Marsala), sebbene nella ricetta originale non sia previsto alcun utilizzo di alcol.
Ci sono alcune differenze rispetto a come conosciamo oggi il Tiramisù, dunque, ma sono varianti che ancora si ritrovano nelle abitudini di molti amanti del famoso dessert tricolore.
“Per noi è stata un’autentica sorpresa, emersa attraverso i video di VisitSacile – racconta Francesco Redi, ideatore e organizzatore della Tiramisù World Cup, in questi giorni in tour a New York (Usa) e Toronto (Canada) proprio per celebrare il Tiramisù day, in collaborazione con il partner Matilde Vicenzi – . Quello che viene mostrato nel video è la prova di un “predecessore” del Tiramisù, inteso come oggi lo conosciamo nei suoi ingredienti originali (uova, zucchero, mascarpone, savoiardi, caffè e cacao)”.
“Non solo, è la dimostrazione di come da più parti (in passato) in tutte le cucine delle case si realizzassero ricette con quei pochi ingredienti che si avevano a disposizione, proprio come uova e zucchero, che sono la base del Tiramisù – commenta ancora Redi – . Da lì, le sperimentazioni e le nuove creazioni con le diverse derivazioni e interpretazioni. In fondo, come direbbe lo storico Alberto Grandi (già giudice della TWC), “la tradizione è un’innovazione che ce l’ha fatta””.
Anche la ricetta dell’antenato del Tiramisù fa parte del cook-book 2025 che contiene le migliori creazioni dei concorrenti della TWC. Si può scaricare la copia digitale cliccando qui.
L’Argentina del nuovo presidente Javier Milei è diventata troppo cara per i turisti stranieri, che iniziano a preferire mete più economiche. Anche il caffè espresso costa 3 euro, fatto insolito per uno stato sudamericano. Scopriamo di più sull’argomento con un estratto dell’articolo di Giuseppe Timpone per il portale d’informazione Investire Oggi.
Il costo del caffè espresso in Argentina
BUENOS AIRES – I dati raccontano che i turisti in ingresso in Argentina nel 2024 sono stati 6,2 milioni, in calo del 9,6%. Gli argentini che sono andati all’estero, invece, sono aumentati del 50,6% a 8,3 milioni. Naturale che accadesse con i prezzi in patria relativamente cari e cambio giù in economie confinanti come il Brasile. D’altronde, uno straniero che mette piede nello stato sudamericano, può ritrovarsi a pagare un caffè espresso 3 euro. Com’è possibile che stia accadendo tutto ciò?
La spiegazione è semplice. Da quando Milei è presidente, il cambio al mercato nero tra dollaro e pesos è salito da circa 960 a 1.240. In pratica, la valuta emergente si è svalutata del 20%. Non è niente rispetto al +178% nel frattempo segnato dai prezzi al consumo. Dunque, è accaduto questo: un bene di consumo o servizio in media è quasi triplicato di prezzo (in pesos), mentre il dollaro si è rafforzato solo del 25%.
Chi viene dall’estero, spende molto di più di prima per fare la spesa in pesos. Gliene occorrono molti di più di uno o due anni fa.
In teoria, questa situazione dovrebbe provocare il deprezzamento del cambio e riportare i turisti a mettere piede in Argentina.
Non sta avvenendo, perché il cambio non è del tutto libero di muoversi sul mercato. Perlomeno, sul mercato ufficiale. Incredibilmente, però, sta mantenendosi stabile anche al mercato nero, dove le distanze con il tasso ufficiale si sono ridotte al 14% contro il 47% all’inizio della presidenza Milei.
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Fipe insieme al ministro Lollobrigida (immagine concessa)
ROMA – Una delegazione della Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) ha incontrato il 17 marzo il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, per discutere temi strategici legati alla promozione della ristorazione italiana e del Made in Italy nel mondo.
All’incontro hanno partecipato il presidente Fipe nazionale Lino Enrico Stoppani, il Vice Presidente FIPE Sergio Paolantoni, il presidente Fipe Marche Moreno Cedroni, chef due stelle Michelin, il Presidente del Coordinamento dei Ristoranti Autentici Italiani all’Estero, Roberto Costa, il Direttore Generale FIPE Roberto Calugi e il Vice Direttore Luciano Sbraga.
Tra i temi principali affrontati:
Giornata della ristorazione: Un evento di rilevanza nazionale, in programma il 17 maggio, per valorizzare il settore e sensibilizzare istituzioni e cittadini sull’importanza della ristorazione italiana nella cultura e nell’economia del Paese.
Bocuse d’Or: Il prestigioso concorso internazionale di alta cucina rappresenta un’opportunità unica per promuovere i talenti italiani e la qualità della nostra enogastronomia. L’Italia punta a rafforzare la propria presenza nella competizione.
Ristoranti Italiani all’Estero: La rete dei ristoranti autentici nel mondo come leva strategica per la promozione del Made in Italy e la tutela della cucina italiana dalle imitazioni.
Formazione e giovani talenti: Si è discusso del ruolo strategico della formazione e del collegamento con il Piano Mattei per sviluppare progetti all’estero che possano offrire opportunità di crescita professionale ai giovani, incentivando al contempo la creazione di posti di lavoro in Italia.
Promozione di prodotti iconici italiani: utilizzare la rete dei ristoranti per promuovere le eccellenze come l’olio extravergine di oliva e i formaggi.
L’incontro ha rappresentato un momento di confronto costruttivo per rafforzare il dialogo tra istituzioni e rappresentanti della ristorazione, con l’obiettivo di sostenere e valorizzare il comparto in Italia e all’estero.
“La ristorazione italiana è un asset strategico per il nostro Paese, dichiara Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe, sia in termini economici che culturali. La nostra filiera ha il compito di trasformare la straordinaria ricchezza qualitativa delle produzioni agroalimentari italiane in valore di mercato, contribuendo a diffondere e valorizzare il Made in Italy nel mondo”.
Stoppani aggiunge: “Eventi come la Giornata della Ristorazione e il Bocuse d’Or sono occasioni fondamentali per esaltare la nostra tradizione gastronomica e il talento dei nostri professionisti. Inoltre, il ruolo dei ristoranti italiani all’estero è cruciale non solo per la promozione del nostro patrimonio culinario, ma anche per contrastare il fenomeno dell’Italian sounding. Fipe continuerà a collaborare con le istituzioni per garantire il riconoscimento e il supporto che il settore merita, sia a livello nazionale che internazionale.”
TORINO – Orso Laboratorio Caffè è l’attività che nasce da quello che Alessandro Minelli ama definire il desiderio etico professionale di far percepire il frutto del caffè per ciò che è realmente: era il 2013, quando fa il suo ingresso nell’azienda di famiglia, la torrefazione Giuliano Caffè e ne assume la gestione.
Orso Laboratorio Caffè, in via Berthollet 30/g, è la nave guida che porta verso lo specialty il consumatore finale a partire dagli anni in cui a Torino e in Italia non si parlava praticamente di questo prodotto, il 2014: da allora a oggi questa caffetteria non si è affermata come brand internazionale di massa, ma apre il secondo punto in un’altra zona della città, in via Cagliari 18.
Orso Laboratorio, dove il caffè non è una commodity
Così racconta Minelli: “Quando sono arrivato in azienda, ho notato subito che il settore era viziato da dinamiche consolidate come quella del comodato d’uso, dei finanziamenti, che non si sposavano con la mia idea del caffè come frutto della natura. Avevo voglia di mostrare davvero cosa ci fosse dietro il caffè, creando cultura attorno al prodotto: era una sfida vera e propria. A maggior ragione poi qui in Italia, ancorata ad una tradizione storica.
Focus sulla materia prima (foto concessa)
Sebbene mi rendessi conto che sarebbe stato difficile, sentivo forte la necessità di creare un luogo particolare, che rappresentasse un percorso di educazione e conoscenza per il consumatore.
Da qui la scelta di dare un’impronta specifica ad Orso Laboratorio, a partire dal bancone a forma di prua di nave, la lavagna con le preparazioni a vista, la sciamana rappresentata nel nostro logo, un capitano che porta alla scoperta non solo attraverso i sensi, ma sul piano interiore, delle vite e origini del caffè. Da Orso Laboratorio si “entra in contatto” con gli stessi farmers, che ho visto trasportare a piedi per km i pochi kg del loro raccolto alle stazioni di raccolta.”
“Orso Laboratorio nasce attorno ad un concetto di storytelling che si basa su contenuti reali, che voleva stimolare il desiderio del torinese nella scoperta del caffè. “
“Poi certo è stato fondamentale l’aver trovato da subito dei collaboratori appassionati che hanno creduto nella mia idea ed erano entusiasti di capitanare Orso Laboratorio. Mi ricordo ancora di Giulio, il primo dei nostri collaboratori, che ha persino venduto il suo bar a Chivasso per seguirci nella nostra avventura, formandosi con passione e dedizione.
È diventato un vero e proprio oratore che ci ha sostenuto nei primi tempi dove era essenziale saper coinvolgere e comunicare al cliente. Torino poi certo può apparire come un mercato difficile in cui inserirsi, ma una volta entrati, si dimostra più solido sul lungo termine.”
Dall’inizio a oggi cosa è successo?
“I primi anni sono stati duri, poi poco per volta è aumentata sempre di più la consapevolezza in città e con il Covid poi le persone hanno riscoperto a casa il rito del caffè, non potendolo più vivere fuori quotidianamente. Le nostre vendite online in quel periodo sono cresciute. La gente aveva voglia di imparare e apprezzare valori nuovi. Usciti dalla pandemia abbiamo assistito ad un ulteriore cambio di consumi, perché i soldi venivano spesi per qualcosa che fosse davvero di valore.
Lo zucchero c’era ma lo tenevamo nascosto e lo davamo solo su richiesta esplicita. Abbiamo iniziato con un approccio radicale e non c’era ancora la varietà di specialty che si può trovare in giro oggi. Abbiamo iniziato con Sandalj e i caffè tracciabili, perché sono loro ad essere stati tra i primi importatori italiani che riuscivano a fornire informazioni precise sulle origini e le varietà. Un’altra particolarità di Orso Laboratorio sin dal principio, è che abbiamo proposto un’offerta variegata: 4-5 monorigini con tostature per espresso e brewing, qualcosa che non è facile trovare altrove neppure oggi.
Avevamo anche una miscela 100% Arabica e un’altra con una piccola percentuale di Robusta. E dato che l’espresso vorrei che restasse sufficientemente democratico, abbiamo fissato il prezzo della miscela 100% Arabica su 1,50, mentre quella con la Robusta su 1,30. Sono cifre ragionevoli che comunque ancora oggi non sono scontate in una città come Torino dove si trova la tazzina a un euro.
Quello che è cambiato nel tempo è stato frutto della stessa erudizione del pubblico che abbiamo sviluppato con il nostro duro lavoro, grazie al quale abbiamo alzato l’asticella per tutti. Ha aiutato molto a questo cambio, una presenza maggiore di realtà specialty in città e in Italia: tutto questo ha fatto sì che il livello si sia spostato verso l’alto ed è stata anche una soddisfazione personale rispetto agli obiettivi che mi ero dato quando tutto è partito: il nostro impegno nella divulgazione è stato condiviso e ha cambiato nel nostro piccolo, il settore bar. Molti nostri ragazzi poi a loro volta sono diventati dei professionisti dello specialty.
Con questa prima svolta, ora possiamo anche presentare dei caffè ancora più pregiati, sia perché sappiamo che hanno un loro mercato, sia perché ora sono reperibili. Di particolare oggi abbiamo in edizione limitata un super blend di due Colombia, 50% Ombligon di Nestor Lasso e 50% Java di Johan Vergara, utilizzato da Luana, la ns responsabile, per la finale Italiana della Brewers Cup del circuito SCA dove si è classificata terza,. Poi un Kenya, un Etiopia, sempre con punteggi tra gli 80 e i 90”.
“Orso Laboratorio ha fatto cambiare il consumatore finale”
“Il quale ha provato, ha capito ed è tornato. Il pubblico del primo punto è estremamente interessante in quanto variegato: si passa dai liberi professionisti agli studenti universitari, dai creativi e designer, ai tanti turisti che cercano punti come il nostro in cui poter bere un buon caffè in Italia.”
Cos’è che funziona e fa la differenza nel concept di Orso Laboratorio, rispetto ai tanti che falliscono?
“Un’alchimia di cose. Orso Laboratorio oggi viene scelto per l’esperienza di poter consumare il prodotto in un ambiente accogliente, ben studiato, con un racconto fatto da professionisti di livello ed appassionati. Ed è proprio qui che vorrei soffermarmi per fare un sincero ringraziamento al mio incredibile team: Giulia, Filippo, Maddalena, Simona, Nathalie, Nicolò e Irene capitanati dalla splendida Luana e formati continuamente da quello che ritengo uno dei migliori trainer d’Italia: Giuseppe Musiu.
Mi rendo conto che oggi iniziare con lo specialty coffee pone di fronte a tante difficoltà: noi con molta fatica e lavoro siamo diventati un brand riconosciuto e siamo forti del nostro nome. Partire da zero non è mai semplice, tuttavia con la stessa passione e perseveranza ci si può riuscire ”
Avere una torrefazione alle spalle ha aiutato?
“Non posso dire il contrario. Ho inevitabilmente sfruttato l’azienda di famiglia per avviare Orso Laboratorio, per quanto riguarda gli aspetti più operativi e le attrezzature. Avere una base per la parte produttiva (seppure abbiamo dovuto acquistare nuovi macchinari ed attrezzature) ha aiutato. Il successo però di Orso Laboratorio deriva proprio dall’idea, dal prodotto, dalla filosofia che rappresenta.”
Perché il bis ora proprio ora?
“Ci pensavamo da un po’ di tempo. Non penso che sia un modello che a Torino possa essere ospitato in un numero elevato di locations. Orso Laboratorio è un modello che nasce e rimane molto concentrato sullo specialty e l’ipotesi di aprire troppi punti non rientra nel nostro percorso. Abbiamo trovato in questa seconda location un posto adatto ad intercettare il nostro target, ovvero chi vuole ascoltare, fermarsi, appassionarsi. Non siamo un posto di passaggio.
Il secondo Orso Laboratorio Caffè (foto concessa)
Il secondo Orso Laboratorio ha trovato casa in Borgo Rossini, dove ci sono tanti studi di designer e stilisti, il nuovo polo universitario: questa per noi poteva essere la zona emergente che cercavamo. Il locale riporta esattamente le stesse caratteristiche proprie del primo Orso Laboratorio (il logo, il mondo disegnato, la tappezzeria storica, i colori) perché l’obiettivo è conservare la nostra identità.
Abbiamo fatto sì che intorno al pranzo ci fosse un approccio al caffè, grazie anche al fatto di avere più spazio a disposizione: stiamo offrendo un piccolo menù lunch selezionato, con panini cucinati gourmet, croissant salati, zuppe, insalate, tutte referenze particolari di cui dichiariamo anche gli artigiani che ci sono dietro.
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Gli orari sono gli stessi del primo punto: dalle 8 alle 18. Abbiamo deciso da subito di non sconfinare nell’aperitivo, perché in Orso Laboratorio non c’era lo spazio necessario, e soprattutto perché non era coerente con la nostra idea di caffetteria specialty. È un momento che non ci interessa. Per lo stesso motivo non abbiamo Coca cola, vino o aranciata. Siamo concentrati sul caffè.
Nel passato, per 7/8 mesi abbiamo provato ad aprire la sera per fare mixology ad altissimo livello con drink stratosferici, ma ormai Orso era riconosciuto come caffetteria di specialty e il pubblico non veniva da noi per bere alcolici. Andavano altrove.”
Quindi per restare sostenibili come si fa?
“Innanzitutto si deve mettere in conto che si impiega un po’ a diventare sostenibili. È indispensabile poter garantire professionalità, investire nel lungo termine, studiando anche il momento del pranzo per dare un’offerta coerente allo specialty senza mischiarsi al concetto di ristorazione classica. È un equilibrio sottile.”
E il personale?
“La questione è migliorata. Orso Laboratorio è diventato una garanzia e tanti veri appassionati che volevano diventare professionisti dello specialty hanno voluto lavorare da noi come Alessandro Zengiaro, campione UK di latte art di qualche anno fa, o Fabio Colicchia (campione di Latte art grading system) e, oggi,Luana Lazzarone, in gara per il brewing quest’anno. Per lavorare abbiamo scelto La Marzocco GB5 e per i macinini un Ek43 e un Eureka specialty.”
Prospettive, aspettative per Orso Laboratorio?
“Il mondo dello specialty resta sempre difficile persino per noi che abbiamo un nome consolidato che ha attirato anche l’attenzione dei media. Con il nuovo punto siamo in una nuova avventura che bisogna studiare, ma sempre con l’obiettivo di raggiungere altri consumatori e continuare a creare cultura del caffè in un’altra zona della città.
Inoltre secondo me oggi le nuove generazioni, sono interessate a bere più consapevolmente e sono alla ricerca di un prodotto di valore. Magari è vero che bevono meno caffè, ma quello che decidono di acquistare potrebbe essere proprio lo specialty. Si registra un calo di consumi in certe fasce d’età, ma si passa ad un livello qualitativo più alto.”
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