MODICA (Ragusa) – Da oltre vent’anni il Caffè Letterario Moak racconta l’Italia attraverso la scrittura, dando voce a centinaia di autori che hanno saputo trasformare il caffè in racconto, emozione e pretesto narrativo. Nato con l’obiettivo di valorizzare la cultura e il talento letterario, il concorso è diventato negli anni un punto di riferimento nel panorama nazionale, capace di coniugare arte, parola e gusto.
Torna ora uno degli appuntamenti culturali più attesi dell’anno: il Caffè Letterario Moak, giunto alla sua XXII edizione, celebra ancora una volta il connubio tra scrittura e caffè, ingredienti insostituibili per nutrire mente e spirito.
La serata di premiazione si terrà il 21 giugno nella suggestiva cornice della sede di Caffè Moak a Modica, trasformata ancora una volta in un palcoscenico di emozioni, racconti e grandi ospiti.
Ogni anno, il Caffè Letterario Moak rende omaggio a un grande protagonista del panorama letterario, quest’anno la scelta cade su Kafka, le cui opere continuano a ispirare generazioni di lettori e autori. Un tributo visivo che ben rappresenta lo spirito del concorso: un luogo dove la scrittura si fa racconto, simbolo, metamorfosi.
La grafica, filo conduttore di questa edizione, celebra l’autore giocando con la silhouette della sua figura e con l’inconfondibile simbologia dell’insetto, divenuto icona grazie a La metamorfosi. In questa reinterpretazione, l’insetto si fonde con la punta di una penna, creando un’immagine suggestiva che racchiude il potere trasformativo della scrittura.
A condurre l’evento sarà Manola Moslehi, amatissima voce della radiofonia italiana che ha conquistato il pubblico con la sua energia e sensibilità prima come speaker di Radio Italia e successivamente di Radio 105.
Accanto a lei, l’attrice e conduttrice Jane Alexander, presenza elegante e carismatica che
impreziosirà la serata con il suo racconto e la sua passione per l’arte.
La magia sarà completata dall’ospite musicale della serata: Dente, tra i più apprezzati cantautori della scena indie italiana.
Le sue canzoni, poetiche e malinconiche, sapranno regalare un’atmosfera intima e intensa, dove le note si fonderanno con l’aroma del caffè.
Il Caffè Letterario Moak è il concorso nazionale di narrativa che ogni anno premia i racconti inediti che hanno come protagonista il caffè. Una miscela di emozioni, cultura e creatività che coinvolge scrittori emergenti e appassionati da tutta Italia.
Tra premiazioni, letture e musica dal vivo, la serata sarà l’occasione per celebrare la scrittura, il talento e la passione. Il Caffè Moak rinnova così il suo impegno per la promozione culturale, offrendo uno spazio unico dove la parola scritta incontra il piacere del caffè.
Per partecipare bisogna registrarsi e scaricare il biglietto gratuito qui.
Le Vespe Cafè di Firenze è uno specialty bar canadese aperto nel lontano 2013 aperto da tre socie: Gaia Tilli, Selena Cristo e Ilaria Bardi, due toscane e una canadese. Il menù, articolato in piatti che portano il nome dei principali quartieri di Toronto, parte dalle uova strapazzate: morbide, cremose e leggere. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Giacomo Iacobellis per il portale d’informazione Cibo Today.
Le Vespe Cafè di Firenze
FIRENZE – L’eusocialità è il livello più alto di organizzazione sociale che si realizza per alcune specie animali, a partire da api, vespe e formiche. Il motto “l’unione fa la forza” fatto scienza. È anche un modo per spiegare il principio che sta alla base di una delle caffetterie internazionali più rock’n’roll di Firenze: Le Vespe Cafè, proprio a due passi da Piazza Santa Croce.
Il nome di questo specialty bar canadese aperto nel lontano 2013 è un tributo alla cooperazione tra donne, o meglio tra vespe. Ad aprirlo sono state infatti le tre socie Gaia Tilli, Selena Cristo e Ilaria Bardi, due toscane e una canadese.
“Era il 2013 ed ero appena tornata da un viaggio di sette mesi in Canada, prima per vacanza e poi per lavoro” racconta Gaia Tilli, tra le fondatrici dell’attività, a Cibo Today. “Dopo aver scoperto quel panorama completamente nuovo per quanto riguarda le caffetterie e la ristorazione healthy, ho deciso di riproporre un locale sullo stesso modello anche nella mia Firenze. Venivo da diversi progetti imprenditoriali, ma era la prima volta che mi cimentavo in qualcosa di personale nella ristorazione”.
Per leggere la notizia completa basta cliccare qui.
LUND – Mentre sempre più consumatori cercano bevande senza zucchero e rispettose del clima, DUG Foodtech lancia DUG Unsweetened Barista – la prima bevanda al mondo a base di patate non zuccherata, appositamente sviluppata per i baristi. Le più recenti linee guida dietetiche dell’Agenzia Alimentare Svedese sottolineano l’importanza di ridurre l’assunzione di zucchero per prevenire l’obesità e i problemi di salute correlati.
DUG Unsweetened Barista non contiene zuccheri aggiunti ed è ideale per coloro che cercano un’opzione più sana nel loro caffè, per cucinare, nei frullati o semplicemente come bevanda.
“Osserviamo una crescente domanda di bevande a basso contenuto di zuccheri – prodotti che siano sani, gustosi e sostenibili. Con DUG Unsweetened Barista, soddisfiamo la richiesta di alternative senza zucchero che non compromettono il sapore o la qualità. Il nostro DUG Unsweetened Barista non è solo una scelta intelligente dal punto di vista climatico, ma anche perfetta per creare quella cremosa esperienza di caffè senza dolcificanti inutili,” afferma Helene Nielsen, ceo di DUG Foodtech.
DUG Unsweetened Barista sarà presto disponibile nei negozi di tutta Europa, offrendo ai consumatori un modo nuovo, più sano e sostenibile per gustare il loro caffè.
La scheda sintetica di DUG Foodtech
DUG Foodtech dovrebbe essere la scelta naturale per tutti gli attori nella transizione verso alimenti a base vegetale. Il concetto di business dell’azienda è utilizzare i propri metodi brevettati, soluzioni innovative e know-how per sviluppare e vendere prodotti richiesti dal mercato. Sono necessari cambiamenti affinché l’industria alimentare raggiunga i suoi obiettivi climatici prefissati.
L’azienda contribuisce investendo in alimenti a base vegetale con una bassa impronta climatica, materie prime facilmente coltivabili e disponibili, e benefici per la salute del consumatore finale. L’azienda e i suoi partner consolidati nei mercati e canali prioritari forniscono le condizioni per crescere in un mercato globale, valutato 100 miliardi di dollari. L’azione è quotata al Nasdaq First North ed è scambiata con il nome DUG. Per maggiori informazioni basta cliccare qui.
Jolene Coffee Cold Brew (immagine presa dal sito ufficiale)
MILANO – Anthony Kiedis, frontman dei Red Hot Chili Peppers, ha deciso di entrare nel mercato del chicco con il nuovo marchio di caffè in lattina chiamato Jolene, creato in collaborazione con l’attore Shane Powers. Al momento, il marchio offre due prodotti di cold brew in lattina: Jolene Black: Cold Brew e Jolene White: Oat Milk.
Anthony Kiedis presenta il marchio di caffè Jolene
La società Jolene, il cui nome è un mix delle espressioni “cup of Joe” e “lean latte” con un riferimento alla iconica canzone di Dolly Parton, utilizza chicchi provenienti da una cooperativa composta interamente da donne in Perù.
Per promuovere il prodotto, Kiedis e Powers hanno stretto una partnership con Live Nation, che sarà il distributore del prodotto durante festival e eventi.
Oltre ai festival musicali, le lattine di caffè sono disponibili sul sito ufficiale del marchio.
Le battaglie nazionali Lags in Slovenia e Spagna (immagine concessa)
MILANO – Il mondo della latte art si prepara a due eventi straordinari che celebreranno talento, passione e dedizione: le battaglie nazionali del Latte Art Grading System (LAGS) in Slovenia e Spagna, con l’obiettivo di determinare chi rappresenterà la propria nazione al mondiale WLAGS di HOST Milano il 20 ottobre 2025.
Slovenia: maestria e passione a Lubiana
30 maggio 2025 – Kavarna Barcaffe, Kolinska ulica 1, Lubiana
Baristi provenienti da tutto il paese si daranno battaglia nelle quattro categorie del sistema LAGS: verde, rosso, nero e oro. Questi livelli rappresentano la padronanza crescente nell’arte del latte.
• I quattro vincitori (uno per categoria) guadagneranno il diritto di rappresentare la Slovenia al Campionato Mondiale WLAGS a HOST Milano.
• Ogni partecipante porterà la propria creatività e dedizione, cercando di impressionare la giuria con tecniche impeccabili e disegni straordinari.
• Un evento che celebra non solo il talento individuale ma anche la forza della comunità del caffè slovena.
Spagna: Il Grande Show a Gijón
31 maggio 2025 – Hotel abba Playa Gijón
Anche in Spagna, i migliori baristi si sfideranno per il titolo nazionale in tre categorie: verde, rosso e nero.
Ogni categoria rappresenta una fase avanzata della maestria nella latte art.
• I tre vincitori (uno per categoria) voleranno a HOST Milano il 20 ottobre 2025 per portare la bandiera spagnola al Campionato Mondiale WLAGS.
• L’evento riunirà i più talentuosi artisti del latte del paese, in una competizione emozionante e coinvolgente.
Spoiler esclusivo: la Spagna avrà un ruolo da protagonista nel futuro! È stato appena annunciato che il Campionato Mondiale WLAGS 2026 si terrà proprio qui. Una ragione in più per supportare e celebrare i talenti nazionali in questa imperdibile edizione!
Verso HOST Milano: la sfida mondiale
I vincitori delle competizioni nazionali avranno l’onore di rappresentare le proprie nazioni al Mondiale WLAGS a HOST Milano il 20 ottobre 2025. Qui, baristi da tutto il mondo si sfideranno per il titolo di campione mondiale, celebrando l’eccellenza nella latte art.
Non perdete l’occasione di seguire questi incredibili eventi e supportare i vostri baristi preferiti.
MILANO – Piazza Cordusio, dentro il ventre della Starbucks Reserve Roastery che ormai quasi 7 anni fa ha aperto la via della Sirena di Seattle nella patria dell’espresso, proprio in quella città che ha ispirato il creatore della catena di caffe Howard Schultz a sviluppare uno dei punti di riferimento mondiali quando si parla di questa bevanda. Oggi che si possono contare 46 store in tutta Italia, il cuore pulsante batte ancora all’interno della Roastery, la sola di tutta l’area EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa).
Ed è qui che si può toccare con mano il ciclo di produzione che rifornisce attraverso una Scolari che tosta circa una tonnellata al giorno (di cui circa 85 kg sono usati internamente): il 90% di caffè, poi va a rifornire i punti sparsi in tutta Europa, in Africa e in Medio Oriente.
Starbucks Reserve Roastery: parte il viaggio alla sua scoperta
Ci spiega Mattia Intorre, guida del tour esplorativo nel centro di produzione – anche se si fa fatica a interpretarlo così, quando tutto attorno ci sono i consumatori finali a fare colazione con lo sguardo addosso – “Qua cuociamo il verde che poi viene portato al centro di distribuzione, il magazzino di Siziano e da lì viene spedito.”
Sei silos per il chicco verde (dentro, 900 chili) che svettano in alto, in bella vista. Altri sei invece (dentro 300 chili di caffè tostato) conservati all’interno di quello scrigno che rende unica la Reserve Roastery milanese e che, raccontano gli operatori, hanno soprannominato “ballerina“, proprio per il suo modo tipico di aprirsi e chiudersi. Sembra uno scrigno, una conchiglia che ogni tanto lascia intravedere al pubblico il suo contenuto, ovvero, le origini stoccate e pronte per essere ritirate.
Il caffè verde da caricare (foto concessa)
Ogni tre mesi si ruotano le origini
Il tour, a cui è possibile partecipare prenotando a questo link almeno 72 ore prima e per un massimo di 4 persone, è organizzato due volte alla settimana al costo di 90 euro. Soltanto in questa Roastery milanese, è possibile fare questa esperienza tutto l’anno, il martedì e il giovedì, o alle 10 o alle 14.
Nella Starbucks Reserve Roastery si tosta tutti i giorni, salvo intoppi
Vestiti con il camice da lavoro e la rete per capelli, si parte e subito ci si imbatte nei sacchi del verde (da 60, 69 e 70 chili), che vengono etichettati per poterne individuare immediatamente l’origine. Il primo step è quello appunto del crudo, che viene caricato attraverso un sistema di griglie che portano i chicchi dal pavimento, poi tramite il sistema di tubi che attraversano tutto il locale, nei sylos. Tutto è estremamente controllato per evitare contaminazioni della materia prima.
Accorgimenti che sono indispensabili, specialmente se si considera lo stretto contatto con i consumatori, che pasteggiano proprio sopra l’area di carico e tostatura.
Ci spiegano: “A volte può capitare che qualcosa finisca all’interno del caffè, oltre alle piccole pietre presenti spesso nei sacchi. Ma ci sono diversi step di controllo che abbiamo improntato per evitare in assoluto che dentro il pacchetto possano trovarsi corpi estranei.”
Prima un magnete da 25 chili, attira tutto ciò che è metallico, poi il destoner come punto di controllo e pulizia, la griglia viene ripulita ogni due bancali svuotati, infine un’analisi a raggi x individua eventuali irregolarità.
Niente è lasciato al caso: persino tra una tostata e l’altra, gli operatori dispongono un telo per coprire la griglia di caricamento: in questo modo anche se qualcuno si distrae, resta tutto a prova di sicurezza.
Ma, come suggerisce il suo nome, la Starbucks Reserve Roastery è soprattutto…roastery
E così ci si ritrova presto di fronte a sua maestà la Scolari – dalla capacità massima di 120 chili, impiegata però soltanto per cuocerne 60, avendo volutamente ridurre le dimensioni del tamburo -, che ha già settati i vari profili di tostatura per valorizzare al meglio origini e metodi di estrazione.
La Scolari (foto concessa)
Un organismo che ha bisogno dei suoi tempi, così come dice Elisa, la torrefattrice responsabile: “Si parte alle otto-nove del mattino per riscaldare la macchina. Il bruciatore che si trova al piano -1, impiega circa un’ora per raggiungere la temperatura ideale a tostare e superare i 200 gradi interni.”
Alla domanda che probabilmente in tanti si fanno entrando nella Starbucks Reserve Roastery, ovvero “come mai non si sente il profumo di caffè che di solito si sente nelle torrefazioni?”, la risposta arriva prontissima: l’area è stata dotata di un tubo di ottone che raccoglie sia i fumi che la silverskin.
I primi arrivano al piano -1, la seconda al -2 (ancora non è stato possibile impiegarla in iniziative di economia circolare, perché dopo diversi tentativi di collaborazione, nessuna azienda ancora ha proposto delle tempistiche di stoccaggio sostenibili per i volumi prodotti dalla Roastery).
L’interesse ad impiegare materiali di scarto nella Roastery c’è e ci sono già iniziative in corso come quella insieme alla comunità degli apicoltori della Lombardia, Apilombardia, donando i sacchi di caffè verde in tessuto naturale ricavato dalle fibre della pianta di juta, che vengono riciclati per essere utilizzati nel processo di raccolta del miele.
Dopo esser finiti nel post-bruciatore, o bruciafumi, i fumi passano a dei catalizzatori che funzionano con un sistema di filtri, le temperature più elevate si hanno del post-bruciatore/bruciafumi.
Un altro sistema di gestione dei fumi è dedicato a quelli sviluppati a freddo, quindi dai chicchi che raffreddano nella vasca e che vengono risucchiati verso il basso.
Una volta cotto, il caffè viene filtrato ulteriormente dalla macchina spietratrice, poi viene pesato da una bilancia apposita e infine, attraverso il sistema di tubi finisce nel cask, la famosa ballerina che custodisce l’oro nero di Starbucks.
Unica miscela sempre presente, sotto richiesta dello stesso consumatore che apprezza una tazzina in cui possa riconoscere proprio la Starbucks Reserve Roastery, il Milano Blend. Una logica che poi è stata riproposta per tutte le Roastery del mondo, ciascuna con la propria tazzina distintiva e identitaria.
Il passaggio al packaging
Il modello Goglio (foto concessa)
Una fase piuttosto delicata, senza la quale non sarebbe possibile la vendita del prodotto finito.
Intorre spiega bene: “Ci sono due tipi di produzione interna: uno diretto alle Sirene in tutta EMEA e poi quella destinata al consumo interno. I formati che produciamo qui sono ancora una volta due, quello da un chilo (indirizzato al rifornimento professionale degli altri Starbucks) e quello da 250 grammi destinato alla vendita per il consumo domestico. Realizziamo per la maggior parte i pacchi da un chilo, con una media di circa una settimana al mese per quelli da 250 grammi.”
In questo frangente, viene anche specificato che per il cambio tra uno e l’altro è necessario un lavoro di sostituzione di parti del macchinario che dura ben tre ore. Motivo per cui, l’imballaggio si suddivide in giornate dedicate ad uno o all’altro formato.
Il tour prosegue con l’arrivo davanti all’imponente Goglio G14C, anche questa ha un suo nome proprio dato con affetto dagli stessi operatori, Gertrude. Settata una bobina da un chilo, dotata di un eye mark che Intorre segnala subito come fondamentale per comprendere dove esattamente tagliare o stampare sul rotolo. I pacchi vengono chiusi in atmosfera modificata e per ogni bancale è previsto un test di controllo per verificare che tutto funzioni correttamente.
La catena del packaging
Tutto quello che non rientra negli standard, viene scartato, e riutilizzato: un pacchetto sottopeso ad esempio, viene reimmesso nei silos del tostato. Si evitano il più possibile gli sprechi e la compromissione della qualità.
Nota a margine importante: non tutte le Starbucks Reserve Roastery prevedono questo passaggio finale. Ad esempio, quella di New York non si occupa del confezionamento. A Chicago invece, tutto ciò che viene tostato viene usato soltanto per il consumo interno.
La chiusura in bellezza: degustazione
Esplorare il ciclo produttivo della Starbucks Reserve Roastery non poteva che concludersi in un modo: l’assaggio in tazza. In questo caso, servito con il V60, un Etiopia naturale che crea un ultimo momento di convivialità utile per scoprire, insieme a Valentina Pagano, responsabile brand & marketing della Starbucks Reserve Roastery Milano, l’essenza di questo spazio con una superficie di circa 2000 metri quadrati: alla domanda, se la Roastery ha finalmente recuperato l’ingente investimento che ha dovuto sostenere per il suo avvio, la risposta arriva chiara e semplice.
Starbucks Reserve Roastery esiste come cassa di risonanza per tutto il brand statunitense: è un bigliettino da visita che esiste per comunicare la realtà complessa e di alta qualità portata avanti dalla catena e che, in termini di ritorno economico si traduce in un’ottima ricaduta di immagine su tutti gli altri punti vendita in Italia e in Europa.
Starbucks Reserve Roastery è una vetrina che presenta l’immagine autentica del marchio. E questo, è il vero e unico obiettivo che, al di là della sua conversione in numeri di bilancio, è stato più che raggiunto.
Valentina Gallo e Mattia Borda Bossana (foto concessa)
TORINO – Due ragazzi che sono stati fulminati sulla via dello specialty: sono Mattia Borda Bossana e Valentina Gallo, lui odontoiatra che si è appassionato a questa bevanda durante la sua permanenza a Madrid, dal 2011 al 2018 a Madrid, lei ingegnere che lo supporta in questa nuova avventura. Mattia Borda Bossana ha dato via ad un nuovo progetto tutto italiano: il Passaporto dello Specialty coffee.
Qualcosa di simile si era già visto con l’italianspecialtycoffeeguide di Leonardo Santetti che però, come spiega Borda Bossana, non è esattamente la stessa cosa del Passaporto specialty coffee italiano:
“La nostra idea non era di fare solo una lista e una mappa, ma di fornire uno strumento di condivisione, di scoperta che potrebbe avvenire durante una vacanza. Il Passaporto dello specialty coffee italiano sarà un punto di riferimento innanzitutto materiale, fisico, che dà la possibilità di accedere anche a qualche sconto o offerta, da parte delle stesse torrefazioni e caffetterie che parteciperanno al progetto.”
E a proposito di questo, ecco com’è strutturato il sito:
Una parte dedicata ai video di varie proposte e differenti estrazioni per i neofiti e una invece che darà spazio alle collaborazioni con i locali che sviluppano ciascuna la propria ricetta.
Altra sezione è quella legata agli eventi, una cassa di risonanza per queste iniziative. Partiranno in seguito diversi workshop con la collaborazione di un formatore SCA di Torino Giuseppe Musiu della Scuola Barista Formato, che esploreranno i vari metodi di estrazione, dal brewing all’analisi sensoriale insieme ad una parte semplificata che porrà il focus sull’aspetto salutistico dello specialty sull’organismo.
Il Passaporto dello specialty italiano si è formato tramite il contatto diretto con alcune caffetterie, ovviamente dopo una selezione di chi condividesse tutti i requisiti di qualità e tracciabilità necessari ad essere considerati specialty.
Borda Bossana racconta: “Siamo arrivati a coinvolgere intorno ad una trentina da Nord a Sud dello Stivale.”
Il Passaporto dello specialty coffee italiano è stato ispirato da un sistema simile, sperimentato da entrambi durante un loro viaggio in Costa Rica.
Ed ecco le regole del gioco: innanzitutto, massima autonomia lasciata alle caffetterie e roastery che aderiscono: ogni visita all’interno dei locali mappati sblocca un timbrino e dopo un tot (da 0 a 10 timbri) il cliente riceve uno sconto, una promozione, un espresso in omaggio a discrezione delle realtà che sono parte del progetto. Ogni caffetteria iscritta avrà una pagina dedicata nel passaporto, con logo, QR code e spazio per i timbri.
Quando una persona completa una pagina sino a riempire il passaporto, può caricare il materiale sul sito e ottenere così qualche tipo di promozione.
I passaporti cartacei saranno in vendita direttamente sul sito e nelle attività aderenti che vorranno averli in stock (attualmente è ancora aperta la pre adesione sino al 15 di giugno per le attività interessate e da quel momento in poi partirà la prima tiratura di stampa. Nella seconda metà di luglio saranno disponibili all’acquisto).
Alla domanda sulla sostenibilità economica del progetto, Mattia parla chiaro” Questa è un’iniziativa nata per passione, non a scopo di lucro. Al massimo per conferire il giusto valore al progetto, chiediamo un contributo simbolico di 50 euro l’anno ai gestori, necessari per coprire le spese vive e dare un senso alla nostra attività”.
Dulcis in fundo, Borda Bossana:”Un grazie particolare va a tre realtà torinesi: Artifact, Dapper Coffee e Santa Romero, che ci hanno supportato nello sviluppo del Passaporto”.
MILANO – Forti ribassi sui mercati a termine del caffè nella seduta di metà settimana, con New York e Londra ai minimi rispettivamente delle ultime 7 settimane e degli ultimi 6 mesi e mezzo. Ieri, mercoledì 28 maggio 2025, il contratto per scadenza luglio dell’IceArabica è arretrato del 2,7% chiudendo a 351,95 centesimi, minimo per la scadenza principale dal 10 aprile.
Il contratto per scadenza luglio dell’IceRobusta ha concluso la giornata in calo del 2,2%, a 4.592 dollari, livello più basso dal 12 novembre dell’anno scorso.
A mettere sotto pressione entrambe le borse, le migliorate prospettive dei mercati, alla luce delle più recenti stime sui raccolti dei massimi produttori mondiali.
Intanto i primi resoconti sul campo dalle aree di produzione degli arabica in Brasile riferiscono di un raccolto meno abbondante rispetto a quello dell’anno scorso, ma con chicchi di maggiori dimensioni.
Secondo Reuters, che cita un responsabile per gli acquisti del colosso cooperativo Expocacer, il caffè sin qui raccolto nella regione del Cerrado Mineiro presenta una media del 30-40% di chicchi di crivello 17-18. Elevata anche la percentuale di chicchi “Peaberry”.
Contenuto riservato agli abbonati.
Gentile utente, il contenuto completo di questo articolo è riservato ai nostri abbonati.
Per le modalità di sottoscrizione e i vantaggi riservati agli abbonati consulta la pagina abbonamenti.
MILANO – Non solo Arabica, ma anche Robusta, quando si parla di qualità e di assaggio. E siccome sono due varietà botaniche ben distinte, è arrivato il momento che anche la Canephora avesse i suoi strumenti da lavoro: così come il vino bianco e quello rosso (con tutte le differenze e specifiche del caso), anche Arabica e Robusta hanno caratteristiche peculiari e come tale vanno analizzate. Ecco l’esigenza che ha portato alla creazione di una Flavour Wheel dedicata alla Coffeea Canephora (o meglio conosciuta come Robusta).
Canephora e Arabica: non la stessa cosa
Naturalmente presentano ciascuna le proprie caratteristiche a livello genetico e di coltivazione e questo fatto poi influenza la chimica nel processo di tostatura e le caratteristiche sensoriali della bevanda prodotta da un chicco rispetto all’altro.
Dopo anni in cui la ricerca si è concentrata sullo studio e lo sviluppo dell’Arabica, ora è finalmente arrivato il turno della Canephora, che è diventata soggetta di uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Scientific Reports, portato avanti da un gruppo di ricercatori guidati da Fabiana Carvalho, che ha coinvolto una quarantina di Q graders certificati provenienti dal Brasile e dalla Svizzera per valutare dei sample nell’arco di tre sessioni di cupping.
I 67 campioni utilizzati per sviluppare la Flavour Wheel appartengono a 13 origini diverse: Brasile, Congo, Costa Rica, Cuba, Ecuador, Guatamala, Gana, India, Indonesia, Messico, Perù, Uganda e Vietnam.
Lo scopo: poter formulare una ruota dei sapori che identificasse in maniera specifica le caratteristiche intrinseche della Canephora, applicando il metodo Rate-All-That-Apply o RATA (n.d.r. tecnica di valutazione sensoriale che combina l’approccio “check-all-that-apply” (CATA) con le scale di valutazione. Un metodo che fornisce dati sia qualitativi (quali attributi si applicano) sia quantitativi (l’intensità), offrendo un feedback più dettagliato rispetto al solo CATA).
Al termine dell’esperimento, sono stati individuati 103 descrittori diversi, corrispondenti ai 99 trovati nella più recente ruota dell’Arabica. Suddivisi anch’essi in sottocategorie, passando da termini più ampi come Dolce, Umami e Cacao a note più specifiche come rapadura e burro di cacao.
MILANO – L’internazionalizzazione non è più un’opzione, ma una necessità imprescindibile per chi vuole crescere ancora. Lo sa bene Host Milano, leader mondiale per l’ospitalità, il fuoricasa e il food retail e la più grande tra le manifestazioni organizzate direttamente da Fiera Milano, che ha lanciato un ambizioso programma di iniziative.
Tra queste spicca Road to Host, un tour mondiale che attraversa i continenti per portare la manifestazione direttamente nei mercati chiave e incontrare operatori, aziende e stakeholder direttamente nei loro territori.
Dalle tappe di Toronto, Chicago e Boston in Nord America, a Londra, Parigi e Stoccarda in Europa, fino a Istanbul, Dubai e Abu Dhabi nel Medio Oriente, e a Shanghai e Singapore in Asia, questo percorso globale permette di consolidare la rete di relazioni internazionali di Host Milano e anticipare le tendenze che plasmeranno il futuro del settore.
Un modello di internazionalizzazione che si basa sull’incontro diretto, sul dialogo e sulla condivisione di know-how lungo tutta la filiera, elementi che da sempre contraddistinguono la strategia di Fiera Milano.
Mantenendo al centro la valorizzazione del Made in Italy e l’internazionalizzazione delle aziende italiane, la manifestazione si rafforza così come piattaforma di riferimento “mondo su mondo” capace di mettere in rete innovazione, competenze e opportunità di business, creando un terreno fertile per lo sviluppo di partnership e progetti globali.
Per le aziende espositrici, Host Milano diventa così un trampolino di lancio verso i mercati esteri, mentre per i visitatori rappresenta un’occasione unica per aggiornarsi sulle novità tecnologiche e sulle best practice internazionali. In un settore che evolve rapidamente, l’incontro con realtà diverse è fondamentale per stimolare innovazione e competitività.
Road to Host è la dimostrazione tangibile di come Fiera Milano interpreti sempre più la fiera come un’esperienza diffusa, che raggiunge i protagonisti del settore ovunque si trovino alimentando a sua volta l’interesse per la manifestazione fisica.
Un approccio che contribuisce a rafforzare la posizione di Host Milano come hub globale dell’ospitalità, con un occhio attento alle sfide del presente e alle opportunità del futuro.
A oggi sono già registrati a Host 2025 oltre 1.600 espositori. Le aziende che desiderano unirsi a questo parterre di protagonisti possono richiedere informazioni qui. I professionisti che vogliono assicurarsi in anticipo la loro esperienza di visita possono invece preregistrarsi qui. Host Milano si terrà a Fiera Milano dal 17 al 21 ottobre prossimi.
Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.