martedì 16 Settembre 2025
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Ritter Sport tra i campioni mondiali del cacao sostenibile nella classifica Chocolate Scorecard 2025

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La vasta offerta di Ritter Sport (immagine concessa)

MILANO – L’impegno di Ritter Sport per una filiera sostenibile del cacao è stato riconosciuto anche quest’anno dalla Chocolate Scorecard 2025, la classifica internazionale curata dalla Ong australiana Be Slavery Free giunta alla sesta edizione, che valuta le pratiche di approvvigionamento delle principali aziende produttrici di cioccolato.
Ritter Sport si conferma tra le prime quattro aziende a livello globale ad essere state riconosciute come “Leading the industry on policy and implementation” – Leader del settore per politiche e attuazione.

La Scorecard rappresenta oggi l’unico benchmark internazionale per la sostenibilità nel settore del cacao, e Ritter Sport è stata nuovamente in grado di migliorare il suo punteggio complessivo.

“Essere ancora una volta ben al di sopra dei nostri principali concorrenti è una forte conferma del nostro operato,” sottolinea Asmus Wolff, Managing Director Supply Chain di Alfred Ritter GmbH & Co. KG. “È evidente che qualcosa si sta muovendo nel settore: molte aziende stanno finalmente prendendo iniziative concrete per migliorare le condizioni lungo la filiera. È un cambiamento che accogliamo positivamente.”

Ritter Sport è attiva da oltre 35 anni nella coltivazione sostenibile del cacao e lavora costantemente per garantire la massima trasparenza lungo tutta la supply chain. Sin dal 2018 approvvigiona 100% cacao certificato sostenibile Rainforest Alliance e Fairtrade Cocoa.

L’obiettivo è produrre cioccolato buono per tutti, tutelare il pianeta e migliorare la vita delle comunità locali.

Oggi, il cacao utilizzato nei suoi prodotti non è solo certificato, ma anche tracciabile. Questa trasparenza è fondamentale: solo conoscendo l’origine del cacao è possibile agire per tutelare il pianeta e migliorare la vita delle comunità locali.

Per questo, l’azienda familiare con sede a Waldenbuch, vicino a Stoccarda, ha attivato programmi di partnership in tutti i Paesi da cui si rifornisce: Nicaragua, Perù, Costa d’Avorio, Ghana e Nigeria. L’obiettivo è promuovere un cambiamento reale e positivo delle condizioni sociali, ambientali ed economiche nella coltivazione del cacao, attraverso azioni concrete e misurabili.

Un esempio di queste iniziative è la promozione dell’agroforestazione, un sistema di coltivazione diversificato e sostenibile. Solo tra il 2023 e il 2024, Ritter Sport ha distribuito circa mezzo milione di piantine di alberi da ombra ai coltivatori dell’Africa occidentale e dell’America Latina. I metodi sostenibili, come la coltivazione con sistema agroforestale, servono a rendere la coltivazione del cacao più resiliente alle conseguenze del cambiamento climatico.

“Stiamo già affrontando le conseguenze dei cambiamenti climatici, che compromettono i raccolti,” spiega ancora Wolff. “È un tema delicato per i coltivatori: se la domanda supera l’offerta, i prezzi delle materie prime aumentano drasticamente, con ricadute lungo tutta la filiera, fino ai consumatori. L’approvvigionamento sostenibile del cacao è quindi fondamentale per garantire stabilità a lungo termine: è nell’interesse di tutti.”

Tutti i dettagli sui programmi e sull’impegno di Ritter Sport saranno disponibili nel Cocoa Report 2024, in uscita nell’estate di quest’anno. Il Cocoa Report 2023 è disponibile qui.

La scheda sintetica di Ritter Sport

Azienda familiare indipendente fondata nel 1912 da Alfred Ritter e da sua moglie Clara. Ritter Sport, dal 2018 è stato il primo grande produttore di tavolette di cioccolato ad approvvigionare cacao 100% certificato sostenibile per la sua intera gamma di prodotti. Caratterizzati dalla peculiare forma quadrata e dai pack vivaci e colorati, i prodotti a marchio RITTER SPORT sono venduti in oltre 100 paesi al mondo. L’azienda impiega attualmente circa 1.900 persone e ha raggiunto un fatturato di 605 milioni di euro nel 2024.

Perché il caffè in Croazia al bar e al supermercato costa già di più? La risposta da tre addetti ai lavori

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La Dottoressa Perkov, la Dottoressa Procaccio e Omar Zidarich

MILANO – Si fa un viaggio esplorativo in Croazia, vicina di casa del Bel Paese, per esplorare le differenze di prezzo che esistono quando si parla sia della tazzina al bar che delle confezioni negli scaffali dei supermercati: di fronte ad un gap così importante (l’espresso macchiato può superare i due euro), viene da chiedersi le motivazioni che hanno contribuito a formarlo.

A tentare di trovare le risposte, intervengono la Dottoressa Andrea Perkov – Segretario generale, Camera di Commercio Italo-croata, assieme alla Dottoressa Marilena Procaccio – Direttrice della sede di Zagabria di ICE Agenzia per la Promozione all’Estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, Omar Zidarich, presidente del Gruppo italiano torrefattori caffè (nonché titolare di una torrefazione con sede in Croazia, l’Excelsior).

In Croazia, quanto incide sul prezzo finale della tazzina, la tassa speciale sul caffè e quanto influenza i consumi locali?

Risponde Perkov: “La tassa speciale sul caffè incide in misura variabile sul prezzo finale della tazzina, a seconda della tipologia e della provenienza del caffè importato. In Croazia, questa imposta aggiuntiva può aumentare significativamente i costi per i distributori e i bar, con un conseguente impatto sui consumi locali. Nel 2024, i prezzi del caffè in Croazia sono aumentati significativamente lungo tutta la catena di approvvigionamento, dall’importazione alla vendita al dettaglio e nei locali di ristorazione.

Secondo i dati della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), i costi di importazione di cacao, caffè e tè sono aumentati del 22,9% nel 2024, incidendo notevolmente sui costi complessivi delle importazioni alimentari. Questo aumento dei prezzi è stato causato da condizioni meteorologiche sfavorevoli nei paesi produttori, come il Vietnam e l’Indonesia, che hanno portato a una riduzione dell’offerta di caffè sul mercato globale.

L’aumento dei costi di importazione si è riflesso nei prezzi al dettaglio, portando a prezzi più alti per i consumatori finali. Anche nel settore della ristorazione si è registrato un notevole aumento dei prezzi del caffè. Secondo i rapporti, il prezzo di una tazzina di caffè nei bar è aumentato in media dal 10 al 15% nel corso del 2024.

Questo aumento dei prezzi è attribuito ai maggiori costi di approvvigionamento del caffè crudo, ma anche all’aumento dei costi operativi per i gestori dei locali. Questi fattori hanno portato complessivamente a un incremento dei prezzi del caffè a tutti i livelli del mercato in Croazia nel 2024. Tuttavia, la cultura del caffè è ben radicata e il consumo resta comunque elevato.”

Si inserisce la Dottoressa Procaccio per dare anche lei il suo punto di vista sulla stessa questione

“In Croazia, l’elevata tassazione sul caffè, dovuta a un’imposta speciale per chilogrammo e a un’aliquota IVA superiore rispetto ai paesi vicini, aumenta il carico fiscale fino al 30% rispetto alle nazioni limitrofe, incidendo sul prezzo finale della tazzina. Tuttavia, la forte tradizione del caffè nel Paese e l’ampia diffusione del suo consumo – con il 93% della popolazione sopra i 15 anni che ne beve almeno una tazza al giorno – mantengono alta la domanda.”

Quanto invece ha impatto l’attuale condizione del mercato, con i prezzi impazziti della Borsa?

Perkov: “L’aumento dei prezzi del caffè sulle Borse internazionali ha un impatto diretto sul mercato croato, influenzando i costi di importazione e, di conseguenza, i prezzi al dettaglio. La volatilità del mercato e l’aumento dei costi delle materie prime stanno spingendo i distributori e gli esercenti a rivedere i loro margini di guadagno o a trasferire parte dei rincari ai consumatori. Anche le catene della grande distribuzione stanno adattando le loro strategie di prezzo per mantenere la competitività.”

E di nuovo Procaccio: “Il mercato del caffè è fortemente influenzato dall’impennata dei prezzi in Borsa, ai massimi degli ultimi cinquant’anni, a causa di cambiamenti climatici, siccità prolungata nelle principali aree produttrici (come Brasile e Vietnam), scorte ridotte, tensioni internazionali con conseguenti problemi logistici e rincari nei trasporti, oltre all’aumento della domanda in Estremo Oriente.

Secondo Eurostat, tra marzo 2023 e marzo 2024 la Croazia ha registrato l’incremento più significativo del prezzo del caffè nell’UE, con un +7,4%. Già prima di Capodanno i bar avevano ritoccato i listini, ma con l’inizio del nuovo anno si è verificato un ulteriore aumento di almeno 15 centesimi a tazzina e oggi il prezzo di un caffè con latte supera spesso i 2 euro”

Quali sono i canali che raggiungono volumi più elevati? L’horeca, la gdo, il vending?

Prima Perkov: “In Croazia, il settore HoReCa (Hotel, Ristoranti, Caffetterie) rappresenta uno dei principali canali di consumo del caffè, soprattutto grazie al forte legame culturale con la pausa caffè nei bar. La grande distribuzione organizzata (GDO) è in crescita, con un aumento della vendita di caffè per il consumo domestico, in particolare capsule e cialde. Anche il settore del vending è in espansione, soprattutto negli uffici e negli spazi pubblici, ma ha un impatto minore rispetto agli altri due canali.

Segue Procaccio: “In Croazia, il mercato del caffè si sviluppa principalmente attraverso i canali Ho.Re.Ca., trainato dalla forte dimensione sociale del caffè e dal turismo, la GDO e il vending. Secondo Euromonitor (dic. 2024), le vendite al dettaglio sono cresciute del 10% su base annua, raggiungendo i 235 milioni di euro.

I chicchi di caffè freschi hanno registrato la performance migliore, con un aumento dell’11% in valore (+6 milioni di euro).

Si prevede un’ulteriore crescita nei volumi di vendita sia nel retail che nella ristorazione, supportata da strategie come i programmi di fidelizzazione. Il vending resta una soluzione pratica per i consumatori in ambienti di lavoro e spazi pubblici, mentre l’e-commerce si sta affermando come canale emergente per l’acquisto di caffè specialty e premium.”

Che caffè si beve in Croazia? Miscela-monorigine, grani-macinato, capsule- caffè turco-moka?

Conclude Perkov: “In Croazia si consumano diverse tipologie di caffè, a seconda delle abitudini e delle preferenze dei consumatori. Nei bar è più comune il caffè in grani, generalmente miscele italiane, preparato con macchine espresso professionali. Per il consumo domestico, sono diffusi il caffè macinato per la moka e il caffè in capsule. Inoltre, il caffè turco ha una lunga tradizione, soprattutto nelle regioni interne e tra le generazioni più anziane.

Negli ultimi anni, l’interesse per i caffè monorigine e di qualità superiore sta crescendo, soprattutto tra gli appassionati e nei locali specializzati.”

La risposta di Procaccio: “In Croazia, il caffè turco resta una tradizione tra i più anziani e nelle aree rurali, ma l’espresso domina il mercato, con crescente interesse per il caffè monorigine tra i consumatori più esperti e alla ricerca di un’esperienza più raffinata. Mentre fuori casa prevale l’espresso, sempre più croati acquistano macchine per espresso o moka per uso domestico. Il caffè macinato è il più diffuso, ma cresce la preferenza per i chicchi interi tra gli appassionati di specialty coffee, soprattutto nelle città.

Aumenta anche il consumo di caffè istantaneo, solubili e filtrato (specie nel nord-ovest), così come la diffusione dei distributori automatici in uffici e spazi pubblici. Le macchine a capsule si affermano tra i giovani e gli amanti della praticità, mentre il caffè specialty guadagna popolarità, soprattutto a Zagabria. Il caffè RTD (Ready to drink) è in crescita (+3% nel 2024), con picchi estivi, e le panetterie stanno diventando un canale di vendita sempre più rilevante.”

Dopo le due voci femminili, è il turno del Presidente Omar Zidarich di provare a raccontare il quadro del caffè in Croazia:

” Il caffè è soggetto ad una tassazione, una marca da bollo che fino a prima dell’entrata in Europa era addirittura fisica e veniva applicata nel momento dell’esportazioni ad ogni pacchetto. Una volta entrati nell’Unione Europea, la tassa è restata in vigore in quanto la dicitura che riguarda i contributi IVA ed eventuali regimi fiscali è ancora in mano alla Croazia. Le accise come questa, restano gestite dal Paese. È lo stesso che avviene con la differenza di prezzo delle pompe di benzina, che varia a seconda delle accise di ciascuna nazione.

Nel caffè esiste questa tassa suppletiva, come in Germania anche se là è ancora più alta (in Croazia si parla di 0,80 centesimi in più al chilo). Quindi indubbiamente il prezzo finale è dettato anche da questo fattore, e in più bisogna considerare che in Croazia ci sono pochissimi torrefattori (il più grosso è Franck, leader di mercato, seguito da Monte Caffè a Rovigno e da altri piccoli come Hugh & Punch, Barocco e Bar Caffè che possiede anche uno stabilimento produttivo a Zagabria).

Inoltre, sono tantissimi i brand italiani che vendono a dei distributori autorizzati, e questo passaggio in più impone una marginalità ulteriore, influenzando il prezzo finale al chilo per l’esercente, dettato dal costo dell’importazione. C’è da dire poi che in Croazia il caffè si consuma nei bar esclusivamente al tavolo e quindi non c’è una differenza di prezzo tra il servizio al banco e quello seduti.

Bisogna considerare che un’inversione di rotta è avvenuta anche della distribuzione delle tazzine posizionate sulla macchina del caffè: la maggiorparte in Italia sono della dimensione più piccola a quella dell’espresso e circa un 20% è riservato a quelle del cappuccio. In Croazia quindi innanzitutto si aggiunge un formato e c’è per espresso, cappuccino e infine uno più grande dedicato a quello che qui si chiama caffè bianco (in croato bijela kava) contenente da una maggiore dose di schiuma, paragonabile al macchiatone preparato con un caffè molto lungo e acquoso.

Si invertono le proporzioni: circa un 30% di tazze da espresso e un 70% per il cappuccino posizionate sulla macchina. Quindi il prezzo più elevato è legato anche al servizio di una dose maggiorata rispetto all’Italia per un macchiato normale.”

E nei supermercati?

“La fanno da padroni i torrefattori locali come la Frank, trainati dal discorso di una macinatura per caffè turco molto fine. Nei supermercati c’è la tripla opportunità: espresso, turca e moka. In grano invece il leader per gli scaffali è Lavazza, spesso destinato alla macchina per espresso sia nei bar che per casa.

L’espresso subisce ancora il fascino del made in Italy e viene affiancato ad un marchio italiano dai croati. La qualità percepita è diversa se si deve bere in espresso, viceversa accade per l’estrazione turca. Tant’è vero che Monte Caffè di Rovigno ha scelto come marchio un nome italiano.”

Conclude Zidarich: “La Croazia è uno dei pochi Paesi dove non si fa clamore attorno al prezzo della tazzina, c’è un buon consumo pro capite paragonabile in volumi a quello italiano (naturalmente con un minor numero di tazze) e questo nonostante i redditi siano più basso. A tal proposito ricordiamo che la prima industria croata è il turismo e quindi la tazzina ha un prezzo tarato su quel tipo di clientela: i consumatori locali sono quasi obbligati a pagare quanto e come un turista.

Per quanto riguarda la accise invece, credo che in questo momento non sia fattibile abolire il sistema di tassazione. La Croazia è un Paese che si regge poco sulla produzione industriale e conta su questa tassa per potersi mantenere sostenibili finanziariamente. Come torrefattore non sono completamente d’accordo, ma comprendo la logica dietro.”

Rizzuto, la caffetteria che a Palermo riapre con specialty: “Da noi ora l’80% degli utenti sono dei turisti”

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Giuseppe Rizzuto all'opera (foto concessa)
Giuseppe Rizzuto all'opera (foto concessa)

MILANO – Giuseppe Rizzuto ha ripreso in mano le redini di un locale a Palermo, dopo un’esperienza importante dietro al bancone: “Gestivo l’attività di famiglia in una zona meno centrale rispetto a dove siamo ora – in Via Giovanni Meli, 82 -, vicino a una delle più grandi piazze della città. In realtà avevo già iniziato il mio percorso nello specialty nel 2017, quando un mio amico mi ha consigliato di fare un cambio nell’offerta dell’espresso.

Ho seguito dei corsi durante gli anni del Covid, partendo dalle estrazioni filtro e poi ho lavorato con le monorigini in espresso con la macchina a leva. Così ho iniziato ad acquistarne diverse da più micro roasters per capirne le differenze possibili.”

Rizzuto, nel 2023 chiude e verso la fine del 2024 avviene la riapertura

“Ho trovato questo locale piccino di 22 metri, dove però sono riuscito a infilare parecchie attrezzature, l’EK43, per l’espresso una STH9 di XVLI – una Ferrari super tecnologica con cui mi diverto a cambiare i vari parametri -.

Come miscela entry level ho un 60% Arabica e un 40% Robusta che ho scelto di mantenere per il consumatore meno abituato, poi un 100% Arabica con 5 origini (Etiopia, Perù e dal Sud America) entrambi di Caffè Morettino, più diverse monorigini selezionate da diversi torrefattori che faccio ruotare ogni 15 giorni.

L’obiettivo è quello di includere anche dei micro roaster dall’estero in futuro.

Ancora ovviamente non siamo ancora arrivati al livello dello scorso locale. Ma prima la caffetteria di famiglia era una tipica palermitana con degli specialty. Da noi ora l’80% degli utenti è composto dai turisti. Grazie al dehors raggiungo 25 sedute e il cliente può entrare per ordinare e poi si serve da solo.”

Rizzuto: “Sono partito da un costo più basso per l’espresso, 1,20 per la miscela con la Robusta, mentre per il 100% Arabica 1,50, infine dai due euro per le monorigini.”

“In realtà riesco a vendere anche i filtri di Geisha a 15 euro. Naturalmente per il palermitano medio, il mio caffè risulta particolarmente morbido. Poi ho pensato anche a migliorare il resto dell’offerta in termini di bevande, come l’iced milk che si miscela con degli sciroppi come zucca e spezie (pumpkin spice), caramello salato e tanti altri per realizzare ricette che sono più di moda.

C’è anche la variante con le bevande vegetali – ovviamente vendute con un leggero sovrapprezzo rispetto alle varianti con il latte vaccino. Ho anche deciso di applicare un aumento per il macchiato, di 20 centesimi in più.”

Ma perché ha deciso di riaprire da solo invece che andare a lavorare altrove?

Rizzuto: “Volevo aprire il mio locale e non essere alle dipendenze di nessuno. Avevo nella testa di dover avviare qualcosa che fosse mio, ma nella location giusta. Ho studiato un orario che parte dalle 7 mattino e arriva alle 7.30 di sera.”

Mercati: futures in ripresa, mentre gli operatori tornano a focalizzarsi sui fondamentali

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mercati del caffè robusta futures Eudr arabica esportazioni Brasile export prezzi borsa Vietnam
Il logo dell'Ice

MILANO – La messa in pausa dei dazi americani ha spostato l’attenzione degli operatori sui fondamentali specifici del caffè spingendo nuovamente al rialzo i mercati a termine. Nella seduta di ieri, lunedì 14 aprile, sono stati i robusta a segnare i rialzi più marcati. A Londra, il contratto per scadenza luglio ha guadagnato infatti il 3,8% chiudendo a 5.239 dollari.

Più modesti i guadagni di New York, con luglio che si rivaluta dell’1,4% terminando la prima seduta della settimana a 358,50 centesimi.

I Cot di New York e Londra – aggiornati a martedì 8 aprile – evidenziano intanto forti liquidazioni delle posizioni speculative in entrambi i mercati (-24% a New York e -32% a Londra)

A New York, le scorte certificate erano pari venerdì a 784.559 sacchi. A Londra, gli stock sono scesi a 4.249 lotti da 10 tonnellate, minimo delle ultime 6 settimane.

Il rally dei robusta – posizionati nuovamente ben al di sopra della soglia dei 5.200 dollari – trova giustificazione nelle minori esportazioni dei due principali produttori di questa varietà: Vietnam e Brasile.

L’export vietnamita è stato pari, nel primo trimestre 2025, a 8,5 milioni di sacchi, in calo del 13% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. È interessante osservare, che il valore degli imbarchi verso tutti i mercati è lievitato di quasi il 50%, rispetto al primo trimestre 2024, sfiorando i 2,9 miliardi di dollari.

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Asachimici-pulyCAFF alle finali mondiali Sca come WCC cleaning sponsor

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Gianfranco e Marco Carubelli (immagine concessa)

VESCOVATO (Cremona) – Asachimici-pulyCAFF ha rinnovato l’accordo con WCE – World Coffee Events e torna in pedana accanto ai concorrenti delle sette finali mondiali dei campionati SCA in qualità di WCC Official Cleaning Sponsor 2025. Afferma Gianfranco Carubelli, responsabile amministrativo di Asachimici-pulyCAFF con il fratello Marco: “L’esperienza dello scorso anno ha sottolineato il ruolo di primo piano che la pulizia delle attrezzature ha in ogni disciplina; per questo siamo orgogliosi di essere nuovamente accanto ai professionisti delle diverse categorie, ai quali offriremo le migliori condizioni di gara grazie alla pulizia delle apparecchiature effettuata con i nostri prodotti”.

C’è di più: “Abbiamo poi personalizzato in base alle particolari necessità delle diverse competizioni un vero e proprio “bagaglio” pulyCAFF, che finalisti e giudici riceveranno durante le premiazioni. Solo apparecchiature e attrezzature ben pulite, infatti, sono in grado di preservare il sapore e gli aromi racchiusi nel chicco durante le sue trasformazioni. Questo è il concetto che trasmettiamo da più di sessant’anni e l’obiettivo che vogliamo sempre migliorare grazie a una ricerca continua sulle materie prime, l’efficacia dei formulati e le confezioni, sempre più amiche dell’ambiente”.

Asachimici-pulyCAFF ai Campionati mondiali (immagine concessa)

L’appuntamento prende il via a Houston – Usa dove tra il 25 e il 27 aprile si svolge il 2025 World Coffee Roasting Championship nell’ambito di Specialty Coffee Expo. Per Asachimici-pulyCAFF sarà presente una figura di primo piano, il brand ambassador ed esperto del pulito Luca Ventriglia.

Asachimici-pulyCAFF è WCC official cleaning sponsor 2025

Egli supporterà di persona anche il campionato 2025 World Brewers Cup Championship, la tappa successiva in programma tra il 15 e il 17 maggio a Jakarta – Indonesia. Si prosegue con le finali 2025 del World Latte Art Championship, World Coffee in Good Spirits Championship e Cezve-Ibrik Championship tra il 26 e il 28 giugno al World of Coffee di Ginevra – Svizzera, dove Asachimici-pulyCAFF sarà presente con il suo stand così come a HostMilano, tra il 17 e il 21 ottobre, quando a chiudere gli appuntamenti mondiali sarà il 2025 World Barista Championship.

“Uno di nostri slogan è “First in the world”: con pulyCAFF Plus, infatti, siamo stati i primi a mettere a punto un vero “concetto applicato” per la pulizia della macchina espresso – riprendono i responsabili dell’azienda di Vescovato – Cremona -. Da allora l’industria delle macchine espresso si è evoluta e con lei i nostri prodotti: a pulyCAFF Plus segue pulyMILK Plus, per la pulizia della lancia vapore”.

pulyCAFF powder (immagine concessa)

I responsabili aggiungono: “Nel nostro ruolo di WCC Official Cleaning Sponsor 2025 siamo orgogliosi di mettere in pedana anche i prodotti della nostra linea Verde, realizzata con ingredienti ancora più raffinati e rinnovabili: pulyCAFF Verde e pulyMILK Verde, pulyGRIND Crystals per ripulire le macine e la camera di macinatura dei macinacaffè, pulyGRIND Hopper pulitore della tramoggia (campana) e del dosatore. Per la carrozzeria e i piani di lavoro c’è il multiuso pulyBAR Igienic”.

Sicurezza per l’operatore, per le apparecchiature e rispetto dell’ambiente sono tre riferimenti fondamentali per Asachimic-pulyCAFF. Lo assicura la certificazione rilasciata dallNSF International – National Sanitation Foundation – il severissimo organismo USA a tutela della sanità pubblica, che si trova sulle confezioni di pulyCAFF, pulyMILK e puly COLD BREW.

Sono state rinnovate ad inizio 2025 le certificazioni 9001, 14001, 45001 e 22000, le quali attestano la conformità di Asachimici a specifici standard: qualità, ambiente, salute e sicurezza sul lavoro e sicurezza alimentare.

L’azienda, inoltre, ha conferito un ulteriore valore aggiunto ai propri prodotti, utilizzando imballaggi realizzati totalmente con il 100% plastica riciclata; ad oggi, presentano questo plus la serie pulyMILK, pulyMILK Verde, pulyCAFF Plus e pulyCAFF Verde, pulyGRIND Crystals, il decalcificante liquido per macchine e bollitori elettrici pulyDESCALER Espresso, il disincorstante in polvere per boiler, resistenze e lavatazzine CALCINET, il detergente completo per la pulizia di apparecchiature e dispenser di bevande fredde puly COLD BREW e il detergente per macchine da caffè automatiche per capuccino pulyMILK Capucino.

Come già lo scorso anno, pulyCAFF ha conferito premi in denaro nel corso delle finali italiane a Sigep e supporta alcuni concorrenti nell’impegnativo cammino di preparazione di una finale mondiale.

Tra questi, Gianluca Lavacca, titolare con Giovanni Antonacci della microroastery Il Manovale e finalista al World Coffee Roasting Championship di Houston; Stefano Cevenini e Andrea Villa che gareggeranno rispettivamente nel World Latte Art Championship e nel World Coffee in Good Spirits a Ginevra.

Ad ogni appuntamento gli esperti del pulito saranno a disposizione di chi vuole conoscere da vicino i prodotti più indicati per la pulizia della macchina espresso, del macinacaffè e delle attrezzature.

Per chi vuole approfondire queste importanti tematiche, Asachimici-pulyCAFF ha messo a punto degli appuntamenti formativi gratuiti di 4 ore che uniscono teoria e pratica in un format molto efficace: i Puly Day. Richiedeteli a info@asachimici.com.

Per maggiori info basta cliccare qui.

Simonelli Group vola alla Specialty Coffee Expo di Houston con Victoria Arduino, Nuova Simonelli e le macchine per caffè filtro 3Temp, 25-27/04

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Nuova Simonelli presente alla SCA Expo Houston (immagine concessa)

BELFORTE DEL CHIENTI (Macerata) – Dal 25 al 27 aprile Simonelli Group, azienda leader nella produzione di macchine professionali per caffè espresso e macinini, sarà allo Specialty Coffee Expo – stand 1307 –  per presentare le ultime novità dei brand Nuova Simonelli, Victoria Arduino e 3Temp, marchio molto noto di macchine per caffè filtro performanti, sostenibili e dal design innovativo.

Simonelli Group tra i protagonisti della Specialty Coffee Expo di Houston

Simonelli Group e il team della sua filiale americana, Simonelli Group USA, saranno pronti ad accogliere i professionisti del caffè per presentare tutte le soluzioni per velocizzare il workflow, garantire massima consistenza e migliorare performance ed efficienza energetica.

Nuova Simonelli, brand riconosciuto a livello mondiale per le sue macchine professionali per caffè espresso tecnologicamente avanzate e semplici da usare, è pronta a mostrare al pubblico di SCA EXPO la macchina per caffè espresso NUOVA Aurelia e la sua innovativa tecnologia C-Automation che permette di collegare macchina e macinino in un unico sistema in grado di garantire velocità di preparazione, alte performance e semplicità di utilizzo per l’estrazione del caffè.

NUOVA Aurelia (immagine concessa)

C-Automation, che significa automazione nella preparazione del caffè (Coffee-Automation), mette in connessione la macchina e il macinino, che condividono le stesse ricette attraverso il portafiltro.  In aggiunta questa tecnologia, sviluppata utilizzando Intelligenza Artificiale, analizza il flusso del caffè erogato e regola in automatico il macinino per garantire un risultato sempre consistente.

In questo modo C-Automation permette di aumentare la velocità del workflow fino al 20% e di garantire la qualità della bevanda, limitando l’errore umano collegato all’operatore e riducendo anche gli sprechi di caffè necessario al settaggio della ricetta. Con C-Automation si riducono anche tempi e costi di formazione del personale perché il sistema è automatizzato.

Victoria Arduino, marchio italiano leader nella produzione di macchine professionali per caffè espresso dal design distintivo e dalle elevate performance, ti aspetta a SCA Expo nello stand 1307 per presentare a catene, torrefattori, baristi e coffee lovers nuove soluzioni capaci di aprire a nuove possibilità business.

Visitando lo stand 1307 sarà possibile scoprire le tecnologie innovative di Black Eagle Maverick, la macchina per caffè espresso top di gamma Victoria Arduino.

Black Eagle Maverick (immagine concessa)

Black Eagle Maverick unisce performance elevate e sostenibilità, offrendo un controllo totale su temperatura, infusione e vapore grazie alle tecnologie T3 Genius, PBtech e Advanced Steam-by-Wire. Accanto a Black Eagle Maverick, il macinino professionale Mythos contribuisce a ottenere il miglior risultato in tazza. Progettato specificamente per il mondo dello specialty coffee, Mythos garantisce una macinatura di qualità grazie alle tecnologie Clima Pro e Gravitech, il tutto racchiuso in un design unico e riconoscibile.

Sarà in mostra allo stand 1307 anche Eagle One, la macchina professionale per caffè espresso innovativa dal punto di vista del design e della tecnologia: le sue linee minimal e contemporanee favoriscono e invitano alla customizzazione, mentre il motore NEO permette di ottenere ottime prestazioni, migliorando l’efficienza energetica. Eagle One incorpora anche l’innovativa technologia V.I.S. (Virtual Intelligent Scale), una bilancia virtuale basata su un algoritmo di intelligenza artificiale che favorisce un workflow ancora più rapido e una dose sempre corretta.

Eagle One vista di lato (immagine concessa)

A SCA Expo vieni a scoprire anche Eagle Tempo, la macchina da caffè professionale pensata per caffetterie, ristoranti, torrefazioni, catene, pasticcerie e panifici. Un prodotto dal design distintivo e dall’elevata capacità produttiva, in grado di offrire risultati eccellenti in tazza, riducendo i consumi energetici e gli sprechi.

Eagle Tempo (immagine concessa)

Non perdere l’occasione di assaggiare il PureBrewCoffee, un caffè filtro con un profilo aromatico completamente nuovo, preparato con PureBrew+, il nuovo single brewer firmato Victoria Arduino. PureBrew+ offre un’esperienza di bevanda unica, con una combinazione perfetta tra qualità premium e tecnologia di estrazione innovativa.

PureBrew+ (immagine concessa)

La flessibilità di PureBrew+ consente di preparare non solo caffè, ma anche tè e infusi, senza rischio di contaminazioni. Il display consente di impostare fino a 12 ricette personalizzate, garantendo velocità, automazione e soprattutto la massima personalizzazione del risultato desiderato fino a 500 ml.

Tra i prodotti esposti anche la novità della famiglia E1 Prima: E1 Prima EXP.
E1 Prima EXP è la single group che libera la creatività ed esalta ogni ingrediente, creando tante ricette a base di espresso, Pure Brew e latte grazie a tecnologie performanti ed estremamente semplici da usare. Per questo motivo E1 Prima EXP è dedicata ai curiosi, gli esploratori, gli amanti del bello, a tutti quelli che abitano ogni territorio del gusto e sognano oggi le tendenze di domani.

E1 Prima EXP (immagine concessa)

A SCA Houston Simonelli Group offre una coffee experience completa, portando nello stand il marchio 3TEMP.

Sviluppati in stretta collaborazione con i proprietari di coffeeshop, baristi esperti e torrefattori orientati alla qualità, i brewers 3TEMP hanno fissato un nuovo standard. Dotati di un sistema di estrazione brevettato senza caldaia, utilizzano solo acqua fresca per ogni erogazione — garantendo purezza, precisione e consistenza in ogni tazza.

Questo non solo preserva i minerali e l’ossigeno naturali dell’acqua, ma assicura anche un risultato in tazza più pulito e brillante — sia caldo che freddo. Nulla è lasciato al caso. Senza resistenze attive quando il brewer non è in funzione, il consumo energetico è ottimizzato senza alcun compromesso sulle prestazioni. Sarà possibile notarlo in prima persona a SCA Expo – stand 1307 – vedendo all’opera i modelli 3TEMP PULS e KOBRA. Entrambi sono progettati per offrire al barista il pieno controllo sulle ricette, con profili di temperatura precisi e tempi regolabili che rendono semplice la preparazione di un’estrazione perfetta — sia per una singola tazza che per un’intera caraffa.

3TEMP PULS (immagine concessa)

Ciò che rende unica 3TEMP è la consistenza dell’intero sistema: tutte le macchine sono costruite con gli stessi componenti principali e la stessa logica di estrazione. Questo significa manutenzione semplificata, formazione più rapida e risultati replicabili — indipendentemente da chi è in turno nel locale.

I prodotti 3TEMP preparano anche fino a 3 litri di cold coffee — non semplice cold brew, ma un vero caffè filtro freddo di alta qualità, pronto in soli 20–25 minuti a seconda del profilo scelto. È veloce, pulito e assolutamente rivoluzionario. 3TEMP presenterà anche in anteprima nuovi profili di estrazione che, secondo il team, possono ridefinire il modo in cui il caffè filtro viene proposto nei locali e nel settore dell’ospitalità.
Se stai pensando di evolvere la tua proposta caffè, questa è una tappa da non perdere.

Resta aggiornato su eventi e novità  di Nuova Simonelli, Victoria Arduino e 3Temp seguendo le pagine Instagram @nuovasimonelliofficial  e @victoriaarduinoofficial

Unione Italiana Food: export del caffè a +8,9%, per un valore di 2,66 miliardi nel 2024

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Il logo Unione Italiana Food

ROMA – Immaginate 30 miliardi di piatti di pasta, 56 miliardi di tazzine di caffè, quasi 1 miliardo di kg tra biscotti, fette biscottate, crackers e dolci come pandori, panettoni e colombe. E 4 miliardi di tavolette di cioccolato. Nel made in Italy che piace al mondo volano le eccellenze dell’alimentare italiano.

Lo conferma Unione Italiana Food che, in occasione della seconda Giornata nazionale del Made in Italy (15 aprile), ha reso noti i dati dell’export 2024 dei settori rappresentati dall’associazione, che hanno registrato risultati straordinari: sfiorando i 23 miliardi di euro, con una crescita superiore all’11% in valore.

Un contributo significativo tenendo conto che nel gennaio/dicembre 2024 il settore alimentare ha esportato beni per circa 57 miliardi di euro, di cui 23, pari a oltre il 40%, sono delle aziende dei settori Unione Italiana Food.

Germania, Francia, Stati Uniti, Regno Unito, Spagna e Polonia, attratti dalla qualità e autenticità della tradizione gastronomica italiana, si confermano i principali mercati di destinazione.

2024: il boom dei prodotti simbolo dell’Italia nel mondo

Nel dettaglio, il 2024 ha visto brillare soprattutto l’export di:

● Pasta: +4,8%, per un valore di 4,02 miliardi di euro,
● Caffè: + 8,9%, per un valore di 2,66 miliardi di euro,
● Prodotti da forno: + 13,3%, per un valore di 4,3 miliardi di euro,
● Cacao e cioccolato: +17,2% per un valore di 2,88 miliardi di euro.

Performance particolarmente brillanti anche per altri comparti: brodi, minestre, salse e sughi (+13,4%), cereali da prima colazione (+18,4%), chips e snack (+44,6%), confetteria (+20,5%), gelati (+10,8%) e integratori (+12,4%) raccontano quel mix di tradizione, innovazione, sicurezza alimentare, qualità e alto contenuto di servizio che è la cifra stilistica del Made in Italy.

Dal piatto al cuore: il cibo italiano conquista con le emozioni

Secondo Unione Italiana Food, il successo del Made in Italy alimentare non si basa solo sulla qualità dei prodotti, ma anche sull’esperienza emotiva che genera. Il ricordo di un piatto gustato in Italia crea un legame con il prodotto, che spinge il consumatore internazionale a ricercarlo anche nel proprio Paese.

Secondo le stime di Istat, sono oltre 250 milioni i turisti stranieri che nel 2024 hanno visitato l’Italia. E un’indagine del Touring Club Italia rivela che 7 ristoratori italiani su 10 hanno riscontrato una crescita nella cultura enogastronomica degli ospiti internazionali, che risultano particolarmente interessati a conoscere la provenienza degli ingredienti (28%), la storia (25%) e le tecniche di preparazione dei piatti che consumano (14%).

Dietro le quinte dell’eccellenza: sette aziende svelano i loro segreti

In occasione della seconda edizione della Giornata nazionale del made in Italy, voluta dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), prosegue l’iniziativa di Unionfood per far conoscere il mondo dell’industria alimentare, dopo i sette reel dello scorso anno, altre sette aziende associate a Unionfood aprono virtualmente le loro porte attraverso il racconto di alcuni creator.

Con questi brevi reportage, il pubblico potrà così scoprire alcune delle eccellenze della produzione alimentare e i processi produttivi che portano alla nascita di prodotti iconici del Made in Italy: Bauli per i lievitati da ricorrenza, Gruppo Casa Optima per i semilavorati per gelato, Menz & Gasser per le confetture, Orogel per i surgelati, Polli per le specialità sottolio e sottaceto, Sperlari per le caramelle e Zerbinati per le verdure di IV gamma. I contenuti saranno disponibili sui canali social di Unionfood (IG @unioneitalianafood).

Dazi USA

Sul futuro del Made in Italy pesa l’incertezza determinata dalle misure daziarie stabilite dall’amministrazione americana, nonostante la sospensione di 90 giorni annunciata nelle ultime ore per i dazi cd. reciproci, che comunque tiene fermo il dazio aggiuntivo di base del 10% fino alla scadenza del termine dei 90 gg.

Unione Food Italiana confida non solo nell’azione diplomatica dell’UE per una positiva composizione della vicenda, ma anche nel ruolo incisivo che sta svolgendo la nostra Premier per scongiurare contromisure UE che potrebbero rivelarsi per le nostre imprese tanto dannose quanto le misure stesse.

La preoccupazione maggiore dell’organizzazione è quella legata alle variazioni dei mercati finanziari mondiali che rischia di travasarsi sull’economia reale, imprese e consumatori, rallentando i consumi a livello globale, in un contesto in cui il mercato italiano interno ha iniziato a flettere da inizio anno.

La scheda sintetica dell’Unione Italiana Food

Unione Italiana Food è la “casa” associativa di ben 530 eccellenze dell’industria italiana, che producono oltre 900 marchi che finiscono sulle tavole degli italiani e degli amanti del cibo italiano di tutto il mondo.

Le aziende che fanno parte di Unione Italiana Food sono grandi marchi e PMI radicate sul territorio, che rappresentano tanti simboli del Made in Italy: solo per citarne alcuni, caffè, pasta, cioccolato, gelati, prodotti da forno, confetteria e chewing gum, surgelati, sottoli e sottaceti, salse, sughi e condimenti, minestre, confetture e miele, alimenti per la prima l’infanzia, integratori alimentari, ortofrutta fresca confezionata, nettari di frutta e ortaggi, tè, infusi e tisane, spezie ed erbe aromatiche.

Un panorama eterogeneo che spazia dalla tradizione all’innovazione e risponde alle esigenze – piacere, benessere, praticità, accessibilità – che cerchiamo tra gli scaffali e i banchi frigo del supermercato.

Altroconsumo: prezzi delle colombe più alti del 20% con una media di 11,96 euro al chilo, uova di Pasqua a +5,4%

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Il logo Altroconsumo

MILANO – L’indagine Altroconsumo nei punti vendita fisici e online rivela rincari, forti differenze di prezzo a parità di prodotto e strategie commerciali a volte poco chiare. Rispetto a un anno fa, si alzano i prezzi delle colombe a +20%: ciò significa che al chilo sono aumentate mediamente di 2 euro, passando dai 9,98 euro dello scorso anno agli 11,96 euro di oggi.

Meno vistosi, ma comunque consistenti, gli aumenti delle uova di cioccolato, in media +5,4%, ma con picchi anche del 30%. Il prezzo medio al chilo delle uova di cioccolato è di 56,10 euro, ma si trovano uova che costano anche 131 euro al kg. A parità di marchio, il tipo di cioccolato non fa la differenza: a incidere sul portafoglio sono perlopiù il formato, la sorpresa contenuta e le licenze legate all’utilizzo di testimonial o personaggi di cartoni e serie tv. Leggiamo di seguito l’analisi di Altroconsumo.

Il prezzo dei dolci di Pasqua: numeri alla mano

MILANO – Tra uova di cioccolato e colombe la Pasqua alle porte si preannuncia dolce solo nel gusto. La sorpresa, purtroppo amara, è nel prezzo. Tra rincari a doppia cifra, differenze abissali tra un formato e l’altro, e strategie commerciali (che puntano su personaggi di serie tv e cartoni animati), deliziarsi con i dolci pasquali diventa un piccolo esercizio di equilibrismo tra desiderio e portafoglio.

Altroconsumo ha rilevato i prezzi in trenta punti vendita (dieci shop online e venti negozi fisici tra Milano e Roma) e il verdetto è netto. Più delle uova, quest’anno sono le colombe le maggiori protagoniste dei rincari. I prezzi lievitano – come riporta Altroconsumo – considerevolmente, tanto da far registrare aumenti a doppia cifra. Nel 2024 invece accadeva il contrario, stabili i prezzi delle colombe, mentre ad essere colpite dai rialzi erano state le uova di cioccolato.

Colombe, i prezzi prendono il volo

Cominciamo dai cartellini con il prezzo delle colombe nelle tre diverse tipologie che offre il mercato: classica (con ricetta tradizionale), speciale (con variazioni, come la farcitura con creme, gocce di cioccolato…) e artigianale. Se guardiamo ai dati in percentuale, sono i prezzi delle colombe classiche a prendere il volo: +20% rispetto al 2024. In pratica, al chilo sono aumentate mediamente di 2 euro, passando dai 9,98 euro dello scorso anno agli 11,96 euro di oggi.

Sono prezzi medi, perché se andiamo a vedere nelle pieghe dei risultati dell’indagine, scopriamo che la forchetta è amplissima: una colomba classica la può portare a casa spendendo solo 3,99 euro al kg, ma si può arrivare a 31,90 euro.

Più contenuto, si fa per dire, l’aumento delle colombe speciali, quelle con ingredienti alternativi o formati particolari: +10%, con un prezzo medio di 14,06 euro al kg.

Occhio però alle confezioni: spesso sono più piccole, ma costano quanto quelle delle colombe classiche. Risultato? Il prezzo al chilo si gonfia. È il caso delle colombe Tre Marie: quella tradizionale da 1 kg costa 14 euro, mentre il prezzo di quella al cioccolato e pere (il cui formato è da 880 g) sale a 18 euro al kg.

E le colombe artigianali? Restano un prodotto di nicchia e di lusso: il prezzo medio è 38,40 euro al kg, con picchi fino a 50 euro. Però, almeno, qui i rincari si sono fermati all’1% rispetto allo scorso anno.

Alcuni marchi hanno scelto di alzare l’asticella. Motta, per esempio, ha tolto dal mercato le colombe di fascia economica, sostituendole con varianti firmate dallo chef-testimonial Bruno Barbieri, in vendita tra 13,90 e 16,99 euro.

Infine, attenzione alle promozioni: molte colombe sono già a scaffale con prezzi ribassati, ma spesso si tratta solo di strategie commerciali della catena o di politiche di prezzo del marchio, non di sconti veri e propri. L’affare, come sempre, si farà dopo che sarà passata la festa, quando i negozi avranno bisogno di liberare spazio.

Prezzi al chilo Variazione rispetto al 2024
Prodotto  minimo massimo  media 
Colomba classica  3,99€ 31,90€ 11,96€ 20%
Colomba speciale  5,41€ 31,90€ 14,06€ 10%
Colomba artigianale  20€ 50€ 38,40€ 1%

 

Uova di Pasqua: costano in media 56 euro al kg

Si ferma al 5,4% l’aumento annuo delle uova di Pasqua, lo scorso anno era stato 7,4%. Ma non c’è da gioire dato che i due rincari si cumulano: fatti due conti, le uova sono quindi aumentate del 13,1% in un biennio.

Le percentuali, poi, evidenziano solo le variazioni proporzionali e non quanto effettivamente l’acquisto pesa nelle tasche dei consumatori. Il prezzo medio al chilo delle uova di cioccolato è di 56,10 euro, ma si trovano uova che costano anche 131 euro al kg. E no, non sono uova di Fabergé.

La differenza non la fa tanto il tipo di cioccolato: al latte o fondente, restando alla stessa marca, il prezzo delle uova è quasi lo stesso.  Ciò che più incide è il tipo di sorpresa che si nasconde sotto il guscio di cioccolato e i costi di licenza sostenuti dalle aziende dolciarie per poter usare immagini e gadget ispirati ai personaggi di cartoni animatiserie televisive e simili, che attirano come calamite, soprattutto i più piccoli.

L’uovo può contenere Spider-Man, Masha e Orso, i protagonisti della serie tv “Mare Fuori” o semplici sorpresine senza nome. E i prezzi cambiano parecchio. Un esempio? Il prezzo di Bauli Uovo Latte Bimbo è di 52,67 al kg, mentre quello del Bauli Uovo Latte Animaccord Masha e Orso balza a 73,16 euro al kg (una differenza di oltre 20 euro).

Gli aumenti possono dipendere anche da qualche ritocco nei prezzi di alcuni formati. Per esempio, il leader di mercato Kinder GranSorpresa ha tenuto invariati dallo scorso anno i prezzi delle uova da 220 g e da 320 g, mentre quelle da 150 g hanno subito un aumento importante (+8,3%), passando da 11,99 a 12,99 euro. In pratica quest’ultimo formato costa al chilo il 39% in più rispetto a quello più grande (da 320 g), vale a dire 86,60 euro contro 62,47 euro.

Neppure i discount restano al riparo dai rincari. L’uovo Favorina da 250 g (Lidl) aumenta del 37,6% al kg, mentre quello di Eurospin da 600 g costa il 20% in più rispetto al 2024.

Il consiglio di Altroconsumo è sempre lo stesso: guardare il prezzo al chiloconfrontare i formati e non lasciarsi incantare da personaggi, confezioni speciali e offerte “imperdibili”.

Prezzi al chilo Variazione rispetto al 2024
Prodotto  minimo massimo  media 
Uovo di cioccolato al latte o fondente 8,29€ 131,31€ 56,10€ 5,40%

 

Altroconsumo: i consumatori non intendono spendere più dell’anno scorso

Che i rincari non siano passati inosservati lo confermano le risposte di oltre mille ACmakers, la community di consumatori che partecipa ai test e alle indagini di Altroconsumo. Intervistati all’inizio di aprile, sono più di trecento quelli che prevedono di aumentare il proprio budget per i dolci pasquali. E non sempre per scelta: i prezzi salgono, e per molti adeguarsi è inevitabile.

Tuttavia, la maggior parte del campione ha dichiarato che intende spendere più o meno come l’anno scorso. Quanto? Le cifre parlano chiaro: il tetto di spesa più citato è 20 euro, ma non mancano famiglie che indicano 10 euro come limite, o al contrario si spingono fino a 30 o anche 50 euro complessivi, specie quando si acquistano più prodotti per figli e nipoti. In generale, la spesa oscilla in base al numero di destinatari e alle abitudini familiari, ma la sensazione di dover spendere di più per avere lo stesso è piuttosto diffusa.

Quale sarebbe il prezzo giusto delle uova di Pasqua?

Se si guarda alle singole categorie, per le uova di cioccolato il prezzo giusto a confezione si colloca intorno ai 10 euro, una cifra che molti intervistati indicano come soglia ideale. Il problema, però, è che quella soglia viene ormai spesso superata, soprattutto nei prodotti con sorpresa e delle marche più note. E infatti non pochi consumatori confessano di attendere strategicamente il dopo-Pasqua, per approfittare degli sconti.

E delle colombe?

Per le colombe il prezzo più citato è ancora una volta 10 euro, ma qui la fascia di spesa si amplia: c’è una quota consistente di consumatori disposti a spendere anche oltre i 25 euro, soprattutto se si tratta di prodotti artigianali o acquistati in pasticceria. La scelta, anche in questo caso, è influenzata non solo dal gusto personale, ma dalla percezione di valore: chi sceglie una colomba artigianale lo fa spesso perché sente di pagare di più per una qualità superiore, ingredienti selezionati o una lavorazione più curata. Insommai, ciò che emerge con forza è una crescente attenzione dei consumatori al rapporto qualità-prezzo. Come non essere d’accordo?

Gruppo Franke, produttore anche di macchine per il caffè, investe 80 milioni in Italia nel sito di acciaio inox a Peschiera del Garda

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Il logo Franke

MILANO – Il Gruppo Franke, multinazionale svizzera leader nella produzione di elettrodomestici e sistemi per la cucina, sia domestica che professionale, nota anche per la realizzazione di macchine superautomatiche di caffè di alta qualità ha investito in Italia 80 milioni euro per il sito situato a Peschiera del Garda.

Corrado Mura, hs vice president EMEA di Franke Group, parla dei progetti dell’azienda nel Bel Paese nell’intervista di Paola Gervasio per il portale d’informazione Pambianconews di cui riportiamo di seguito un estratto.

Da 60 anni in Italia, a quanto ammonta oggi il fatturato di Franke in Italia e nel mondo?

“Il Gruppo Franke, con sede ad Aarburg in Svizzera, ha superato nel 2023 i 2,4 miliardi di franchi svizzeri di vendite nette consolidate (circa 2,5 miliardi di euro). Questa performance, in linea con l’andamento positivo registrato negli ultimi anni, riflette l’azione sinergica delle tre divisioni: Franke Home Solutions, Franke Coffee Systems e Franke Foodservice Systems.

In particolare, Franke Home Solutions, dedicata allo sviluppo di soluzioni complete per la cucina domestica, ha raggiunto un fatturato di circa 1 miliardo di franchi svizzeri, confermandosi un pilastro strategico per il Gruppo. Nell’ambito di queste cifre globali, l’Italia riveste un ruolo di primaria importanza grazie alla concentrazione di risorse produttive e competenze tecniche, in primis presso gli stabilimenti di Peschiera del Garda e Sassoferrato, dove si sviluppano processi industriali all’avanguardia e soluzioni ad alto valore aggiunto.

La solidità della domanda interna, unita alla vocazione all’export verso i mercati europei e internazionali, fa dell’Italia uno dei principali poli di ricerca, sviluppo, produzione e distribuzione per Franke Home Solutions. L’azienda prosegue la propria strategia di crescita facendo leva su continui investimenti in innovazione di prodotto, sostenibilità, formazione del personale e nuove soluzioni per la casa, con un’attenzione particolare al benessere quotidiano”.

Avete avviato un piano di investimento di 80 milioni di euro in Italia, che durata ha? E quali sono gli obiettivi?

“Si estende su un orizzonte di circa quattro-cinque anni e interessa principalmente il sito di Peschiera del Garda, ma non solo. Questa iniziativa rientra in una visione di lungo periodo finalizzata ad accrescere la competitività del Gruppo, migliorando l’efficienza operativa, la digitalizzazione dei processi e il livello di sostenibilità ambientale di tutte le attività produttive.

In particolare, gli investimenti comprendono l’adozione di sistemi di automazione avanzati, la formazione specializzata delle maestranze e l’impiego di tecnologie che riducono i consumi e promuovono l’economia circolare, in linea con gli obiettivi globali di responsabilità sociale e tutela delle risorse”.

Per leggere l’intervista completa basta cliccare qui

Barry Callebaut aumenta la produzione di cioccolato negli Stati Uniti per contrastare il mercato

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Il logo di Barry Callebaut

Barry Callebaut, la multinazionale svizzera del cioccolato, vuole aumentare la produzione negli Stati Uniti. Dopo un semestre in crisi l’azienda tenta di riprendersi per contrastare gli effetti del mercato nord americano. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Efa News.

Il piano di Barry Callebaut per gli Stati Uniti

ZURIGO – Barry Callebaut sta pensando di aumentare la produzione di cioccolato negli Stati Uniti. La mossa andrebbe a contrastare gli effetti del “contesto dirompente” in Nord America e sarebbe un modo, secondo la multinazionale, per “rimanere vicino ai suoi clienti”.

“Abbiamo un impianto che scaleremo a circa 100.000 tonnellate negli Stati Uniti e che ci permetterà di servire meglio i clienti anche negli Stati Uniti”, ha detto agli analisti l’amministratore delegato Peter Feld come riportato da Efa News.

Secondo l’ad, l’azienda di lavorazione del cacao, che fornisce il cioccolato per i gelati Magnum di Unilever e per le barrette KitKat di Nestlé sta raddoppiando gli investimenti nel suo stabilimento di Brantford, in Canada.

Il Nord America, nell’esercizio finanziario 2023-2024 ha rappresentato più di un decimo del volume di vendite globali di Barry Callebaut. “Riteniamo -dice Feld– di esserci lasciati alle spalle il trimestre peggiore”. La dichiarazione non è servita a raffreddare gli animi in Borsa: il titolo, infatti, oggi perde quasi il 6% dopo che l’azienda ha abbassato la sua previsione di volume annuale nell’ambito dell’aggiornamento semestrale.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui