giovedì 11 Aprile 2024
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Nestlé e Starbucks: l’acquisizione significa per gli svizzeri rilancio sull’M&A

Il colosso svizzero vuole rafforzare la presenza nella fascia alta di mercato, gli americani sono alla ricerca di nuovi bacini. Perciò, il gruppo ha rilevato per 7 miliardi di dollari il diritto di vendere le miscele della catena Usa

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MILANO – Dopo il primo annuncio ufficiale, che ha lasciato spiazzati molti tra gli operatori del settore caffeicolo e gli appassionati, ora si scende più nei dettagli. La fonte è IlSole24ore e ci garantisce un approfondimento sulle prospettive future della Nestlé, dopo l’acquisizione dei prodotti Starbucks.

Nestlé e Starbucks: un patto alla caffeina

La multinazionale svizzera dei prodotti alimentari ha “comprato” per 7,15 miliardi di dollari in contanti il diritto di vendere d’ora in poi le miscele del gruppo di Seattle su scala internazionale.

Per Nestlé la scommessa è rafforzare la presenza e l’ immagine nella fascia alta di mercato

Forte di un marchio popolare tra i giovani e di prestigio. Per Starbucks l’obiettivo, oltre a incassare un tesoro multimiliardario, è far leva sulla capillare rete di distribuzione ai quattro angoli del mondo di Nestlé. Così da diffondere sempre più i suoi chicchi e le sue bevande.

La partnership promette di intensificare la concorrenza in un settore dove i maggiori protagonisti appaiono in crescita; compresa l’italiana Lavazza che si trova al terzo posto mondiale.

Nestlé è già oggi la più grande società al mondo nella vendita di caffé

Adesso, mettendo a segno la sua terza operazione per dimensioni di tutti i tempi, aggiunge al “portafoglio” commerciale un business da due miliardi.

Tassello della strategia del nuovo chief executive Mark Schneider, che del caffé ha fatto una priorità strategica anche per spezzare l’assedio di azionisti critici e fondi attivisti del calibro di Third Point che lamentano performance inadeguate.

Starbucks, finora forte anzitutto negli Stati Uniti dove vanta una quota dominante del 14% contro meno del 5% di Nestlé al quinto posto, offrirà al network globale del gruppo svizzero i propri caffé e bibite confezionate.

Il nome dell’ azienda svizzera non comparirà sui suoi prodotti

Questo, nonostante l’ operazione veda 500 dipendenti Starbucks passare a Nestlé. La casa americana ha grandi ambizioni in particolare in Asia che verranno nutrite dal nuovo deal.

La diffusione della sua miscela solubile è considerata cruciale nelle piazze della regione e prevede che la Cina diventerà un giorno il suo primo mercato.

Nell’ ultimo trimestre ha riportato conti che non hanno entusiasmato. Con utili leggermente superiori alle attese a 660,1 milioni e fatturato lievitato del 14% a 6,03 miliardi.

Il gruppo statunitense ha già annunciato come intende impiegare gli immediati proventi

Per accelerare piani di riacquisti di azioni proprie. Entro il 2020 ha indicato che circa 20 miliardi di dollari finiranno in tasca agli investitori grazie a buyback o dividendi.

Ha aggiunto di prevedere che l’ alleanza garantirà un contributo positivo agli utili non oltre il 2021. Questo è bastato a premiare in Borsa la partnership: il titolo di Starbucks ha guadagnato fino a quasi il 3% prima di ridimensionare la spinta.

Anche Nestlé, che aveva ceduto l’ 8% da inizio anno davanti alle tensioni sulla sua strategia, è salita ieri di oltre l’ 1 per cento.

Starbucks nel consumo casalingo

«Questa è una nuova alleanza globale nel caffé che porterà l’ esperienza di Starbucks nelle abitazioni di milioni di persone al mondo grazie al raggio d’ azione e alla reputazione di Nestlé.» Ha commentato l’ amministratore delegato della società di Seattle Kevin Johnson.

Per lo stesso gruppo Usa, il nuovo deal arriva tuttavia in un momento non facile. La sua immagine è stata scalfita da accuse di razzismo, esplose davanti al recente fermo di due afroamericani in un locale a Philadelphia.

Starbucks, oltre a presentare le sue scuse, il 29 maggio chiuderà per diverse ore ottomila negozi americani allo scopo di condurre corsi di sensibilità anti-razzista.

Per gli svizzeri rilancio sull’M&A

L’ accordo con cui ha acquisito diritti di commercializzazione di prodotti dell’ americana Starbucks, al prezzo di 7,15 miliardi di dollari, ha fatto bene a Nestlé in Borsa.

A Zurigo ieri il titolo della multinazionale elvetica ha chiuso a 77,56 franchi, in rialzo dell’ 1,57%. L’ operazione nel settore caffè, uno dei pilastri di Nestlé, è piaciuta al mercato.

E da un certo punto di vista il rialzo di ieri vale doppio, perché nell’ ultima fase l’ azione Nestlé non ha brillato.

Un anno fa il titolo del colosso svizzero era attorno agli 80 franchi

All’ inizio di quest’ anno era a circa 83 franchi. Non c’ è stata una forte caduta, ma c’ è stata una certa fatica nella tenuta. Il 15 febbraio scorso, una giornata per alcuni aspetti emblematica: Nestlé ha annunciato i risultati 2017 e il titolo è sceso del 2,1%.

In realtà, i dati 2017 sono di tutto rilievo, erano però inferiori alle attese degli analisti e tanto è bastato. I dati: fatturato a 89,8 miliardi di franchi (75 miliardi di euro), in crescita dello 0,4%;

utile netto a 7,2 miliardi di franchi (6 miliardi di euro), in flessione del 15,8%, anche a causa di oneri di ristrutturazione e ammortamenti.

Due decisioni importanti

E poi, c’ erano quelle due domande che aleggiavano, cioè quale strategia vuole applicare esattamente il ceo Mark Schneider? Cosa farà Nestlé della quota che detiene nel gruppo francese della cosmetica L’ Oréal?

Le due domande hanno trovato nel frattempo risposte solo parziali e sono rimaste sul tavolo. Schneider, primo ceo dall’ esterno nella storia di Nestlé, viene dalla tedesca Fresenius (settore medicale). Ha lasciato intuire la sua attenzione a una maggiore presenza nei prodotti salutistici, senza peraltro intaccare i pilastri strategici di Nestlé. Tra i quali ci sono caffè, acque minerali, alimenti per bambini, alimenti per animali.

Con Schneider

Nestlé ha tra l’ altro acquisito la canadese Atrium Innovation (prodotti dietetici) e ha ceduto all’italiana Ferrero attività negli snack dolci Usa.

Schneider ha anche precisato di voler cedere attività marginali e di voler puntare soprattutto su acquisizioni di società medio-piccole.

Nestlé ha il 23% de L’ Oréal

La famiglia Bettencourt che controlla quest’ ultima ha il 33%. L’antico patto tra azionisti è scaduto il 21 marzo scorso.
Nestlé ha affermato che non aumenterà la sua quota e che manterrà buone relazioni con i Bettencourt.

Jean-Paul Agon, ceo de L’ Oréal, ha detto che il gruppo francese è pronto ad acquistare la quota Nestlé (valore nel febbraio scorso di circa 22 miliardi di euro).

Il fondo attivista Third Point ha spinto più volte il vertice Nestlé alla cessione. Mentre si rafforza nel caffè, il gigante svizzero ora deve valutare le altre risposte ancora da dare sulle strategie e su L’ Oréal.

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