martedì 16 Aprile 2024
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Marchesi, Ambassador Nespresso: “A Vinitaly il caffè è stato al pari del vino”

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MILANO – Nell’edizione 2019 di Vinitaly, anche il caffè ha trovato il suo giusto posto in qualità di bevanda che può e deve godere della stessa attenzione del vino da parte del consumatore. Sempre più consapevole del lavoro e della profondità della ricerca che c’è dietro a una tazzina, grazie all’attività congiunta di tutte le realtà che portano avanti il settore. Tra queste, senza dubbio un ruolo chiave lo gioca Nespresso che, non a caso, quest’anno ha preso parte della manifestazione dedicata al vino, portando avanti le sue proposte morogine.

Di quest’operazione di nobilitazione dell’espresso e non solo, abbiamo parlato con il brand ambassador Nespresso, Massimiliano Marchesi.

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Quali sono i motivi per cui Nespresso è stato a Vinitaly in prima linea come ambasciatore del caffè?

“Attraverso la partecipazione a Vinitaly, Nespresso ha sottolineato l’importanza dell’esperienza di degustazione dei caffè – fondamentale per godere al meglio e percepire le caratteristiche delle diverse varietà – e le similitudini con il mondo dell’enologia. Dal terroir che influisce profondamente sul profilo e sugli aromi, alle pratiche di lavorazione che ogni territorio custodisce; fino alla scelta delle ciliegie di caffè, attenta e accurata come quella degli acini d’uva, e alla fermentazione.”

Perché un’azienda leader del monoporzionato ha realizzato un’iniziativa per tutto il settore?

“Da anni sviluppiamo attività volte a valorizzare la cultura del caffè, anche attraverso accostamenti con il mondo del vino. Ciò che vogliamo offrire ai nostri consumatori è infatti un’esclusiva esperienza di degustazione attraverso momenti dedicati all’importanza del rituale della degustazione. Come quelli che abbiamo portato a Vinitaly.

La stessa attenzione si ritrova anche nelle nostre Boutique. Con attività pensate per condurre i consumatori alla scoperta dei caffè e del suo rituale: attraverso le Masterclass, ad esempio, i Coffee Expert conducono i partecipanti alla scoperta della gamma Nespresso. In un percorso che li guida nella scelta e nell’acquisto del loro caffè preferito.”

Quali saranno le ricadute di questo lavoro partito da Nespresso, su tutto il settore?

“Vogliamo valorizzare la cultura del caffè in ogni sua forma, dall’importanza delle origini al momento della degustazione, per sensibilizzare i consumatori ed educarli alla qualità del caffè. Notiamo comunque un trend in crescita. Chi beve caffè è sempre più curioso e presta più attenzione a ciò che sceglie.

Una tendenza che permette di innescare in tutto il settore un circolo virtuoso in grado di spingere anche gli altri operatori a muoversi per offrire un prodotto sostenibile e con precise caratteristiche di origine e varietà.”

Quali sono le strategie di Nespresso per accelerare lo sviluppo di una maggiore consapevolezza del consumatore nei confronti del caffè che consuma?

“Nelle nostre Boutique offriamo esperienze personalizzate che hanno proprio l’obiettivo di trasferire ai consumatori il valore di una cultura del caffè. Assieme all’importanza del momento di degustazione. In un percorso che li guida nella scelta e nell’acquisto del loro caffè preferito.

Ne è un esempio il coinvolgimento dei nostri clienti nelle Masterclass dedicate al caffè e l’esperienza proposta a Vinitaly. Dove sono stati pensati momenti educational, di coffee-tasting e di food-pairing.”

I consumatori che scelgono di usare le capsule, generalmente sono più informati sulla complessità del mondo del caffè?

“Ai nostri consumatori trasmettiamo l’importanza della qualità del caffè e la sua varietà. A partire dalle origini fino al rituale della degustazione: Sia durante il momento dell’acquisto che attraverso le Masterclass e la presenza a manifestazioni come Vinitaly. Offriamo infatti caffè diversi per origine, lavorazione e tostatura – presenti sia nella gamma permanente che nelle versioni a edizione limitata.

Che ci ha permesso così di educare i nostri consumatori e di aiutarli a sviluppare una  sensibilità verso i caffè di qualità. Riconoscendone le caratteristiche e il valore.”

È importante secondo voi, approcciare il consumatore partendo da quali concetti base?

“Nell’educare i nostri consumatori alla cultura del caffè partiamo da concetti fondamentali per definirne la qualità: l’origine, la varietà e i metodi di lavorazione. Da qui si definiscono le caratteristiche di ciascun caffè, che spieghiamo ai nostri consumatori per intercettare la giusta proposta di caffè a seconda dei gusti e dei momenti di consumo.”

A Vinitaly, la presenza del caffè, com’è stata avvertita?

“Abbiamo preso parte a Vinitaly per il terzo anno consecutivo e il riscontro è stato assolutamente positivo. Se inizialmente abbiamo avvertito curiosità da parte dei visitatori, ora – complici anche le diverse attività che sviluppiamo per valorizzare la cultura del caffè – questi sono sempre più consapevoli e coinvolti nelle esperienze proposte.”

Come ha funzionato l’accostamento caffè-vino?

“Accostando il caffè al vino abbiamo voluto porre l’accento sulle caratteristiche del caffè e sul ruolo che ricoprono nel definirne una varietà. Così come nel mondo dell’enologia si valorizzano le origini, le pratiche di lavorazione e il profilo aromatico dei vini. Sono molte le analogie tra il caffè e il vino, a partire anche dal contenitore: proponiamo la degustazione dei nostri caffè attraverso calici realizzati insieme a Riedel; la cui curvatura cattura gli aromi meglio e più della normale tazzina.”

Può essere un passaggio importante quello del proporre la carta del caffè nei ristoranti?

“Il caffè è un elemento importante all’interno del menu e va abbinato alla scelta dei piatti, per questo siamo a favore di una carta dei caffè che renda l’esperienza armonica e completa. In base a ciò che è stato degustato, infatti, il sommelier dovrebbe abbinare una diversa varietà di caffè e in questo la carta, che Nespresso propone a partire dai monorigine, rappresenta un grande aiuto.

Inoltre, il caffè in capsula rappresenta per i ristoranti la migliore soluzione. Perché assicura una qualità del caffè facilmente riproducibile anche senza il supporto di un barista professionista e la monoporzione garantisce la massima freschezza del caffè.”

Quando prevede che scatterà la richiesta da parte del consumatore di un Arabica del  Kenya piuttosto che un Sul de Minas del Brasile? Quanto tempo dovrà passare ancora?

“Anche se c’è ancora poca educazione tra i consumatori, si sta diffondendo curiosità verso gli aspetti legati all’origine, alla varietà e ai metodi di lavorazione dei caffè. I tempi non sono ancora maturi per permettere al consumatore di avere una visione completa dell’offerta dei caffè. Ma questo potrebbe succedere nel medio termine e se anche gli operatori del settore si muovono per valorizzare la cultura del caffè.”

Con il caffè è più difficile che con il vino perchè del caffè non si ha la percezione immediata dei luoghi di produzione e delle stesse fasi di produzione.

Il consumatore presta ancora troppa poca attenzione a quello che c’è dietro una tazzina di caffè perché non viene educato e non riconosce l’importanza delle origini e delle tecniche di lavorazione dei diversi caffè.

I luoghi e le tecniche di produzione, quindi, diventeranno fondamentali nelle scelte d’acquisto nel momento in cui i consumatori saranno sempre più sensibilizzati sulla loro importanza nel garantire un caffè di qualità.”

Per il vino esistono i sommelier che seguono una formazione apposita. Dovrebbe esser così anche per il caffè?

“Per guidare il consumatore nella giusta scelta di caffè e nell’abbinamento migliore, dovrebbe esserci una figura preparata che potrebbe coincidere con quella del sommelier, che tra le varie competenze ha anche quella sul caffè.

È vero però che nella formazione del sommelier il caffè assume ancora un ruolo marginale, così come secondaria è la posizione che ricopre nell’esperienza di degustazione offerta dai ristoranti, che aggiunta alla mancanza di varietà delle proposte non permette di dare il giusto valore a un prodotto straordinario quale è il caffè.”

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