giovedì 11 Aprile 2024
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Lavazza, l’espresso italiano nello spazio come in casa grazie a ISSpresso!

L’equipaggio della missione spaziale VITA accolto in orbita da ISSpresso, l’innovativa macchina espresso a capsule Made in Italy realizzata da Argotec e Lavazza in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana.

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TORINO – Non c’è vita nello spazio senza espresso. Il caffè è protagonista della missione VITA (Vitality, Innovation, Technology, Ability), che ha portato Paolo Nespoli e i suoi compagni d’equipaggio a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS).

Ad accogliere l’arrivo degli astronauti un prodotto 100% italiano: l’innovativa macchina a capsule ISSpresso, installata all’interno del Nodo 1 della Stazione Spaziale e realizzata da Argotec e Lavazza – in partnership pubblico-privata con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) – che il 3 maggio 2015, durante la missione “Futura”, ha permesso a Samantha Cristoforetti di poter bere il primo caffè espresso della storia in stato di microgravità.

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La partnership con l’ASI, che ha coordinato l’esperimento, ha reso possibile il suo trasporto sulla Stazione Spaziale Internazionale, e successivamente attraverso un negoziato con la NASA, l’Agenzia ha ottenuto di mantenere permanentemente attiva la ISSpresso in orbita.

Un passaggio di testimone quindi tra gli astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea, AstroSamantha e Paolo Nespoli, al terzo volo tra le stelle, che nel corso degli ultimi mesi ha potuto apprendere e approfondire nei laboratori di ricerca e sviluppo di Argotec a Torino tutti i segreti della macchina ISSpresso, dagli aspetti tecnici a quelli più pratici di utilizzo.

“Portare per la seconda volta il Made in Italy oltre l’atmosfera terrestre grazie all’ambizioso progetto realizzato con Argotec e frutto di tecnica e creatività, ci rende particolarmente orgogliosi” – ha dichiarato Marco Lavazza, Vicepresidente del Gruppo Lavazza.

Continua così il nostro viaggio nell’innovazione. E poter associare il nome tutto italiano della nuova missione spaziale VITA ad un simbolo italiano ugualmente riconosciuto a livello internazionale, l’Espresso, conferma l’autenticità della nostra ricetta. Passione, qualità e voglia di continuare a innovare per essere sempre un passo avanti. La miscela delle capsule A Modo Mio che verrà bevuta nello spazio è infatti la stessa che si può gustare a casa”.

La macchina ISSpresso è nello spazio da 27 mesi a 400 chilometri di distanza dalla terra. Vero gioiello tecnico ingegneristico, consentirà  un altro astronauta italiano di gustare un espresso a regola d’arte. Nello spazio come a casa.

Sono utilizzate le capsule Lavazza

L’aroma non cambia grazie al gusto equilibrato e bilanciato delle capsule Lavazza. La crema e il caffè non sono miscelate come sulla terra. Ma sono separate e la tazzina tradizionale diventa invece uno speciale sacchetto detto “pouch”.

ISSpresso sarà in grado di fare il caffè in condizioni estreme. Dove i princìpi che governano la fluidodinamica sono completamente differenti rispetto a quelli terrestri. Le operazioni di preparazione sono invece le stesse: massima praticità e semplicità per un espresso da gustare attraverso una cannuccia.

ISSpresso soddisfa requisiti molto severi. Che sono imposti dalla NASA in termini di compatibilità con i sistemi già presenti a bordo. E quelli di interfaccia con gli astronauti. Ed è inoltre dotata di un dispositivo innovativo. Che consente la pulizia della linea di erogazione del caffè.

David Avino, Managing Director di Argotec, ha commentato,Oltre al piacere del caffè, l’utilizzo della macchina ISSpresso da parte di Nespoli ci consentirà di studiare in orbita fenomeni fisici impossibili da replicare a Terra. Grazie a questo sistema abbiamo già brevettato delle tecnologie innovative. In grado di eliminare i depositi di caffè e di acqua prodotti dalle macchinette terrestri. Riducendo così lo spreco idrico fino al 30%. Una sinergia dunque quella con Lavazza. Che ci ha portato a vincere un’importante sfida scientifica e ingegneristica di rilevanza internazionale. Che continua a supportare la nostra sperimentazione”.

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