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Bar e ristoranti in forte difficoltà ma il decreto ristori pare escluderli dagli aiuti, per adesso

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MILANO – Il decreto con i sostegni alle imprese per il 2022 colpite dal Covid 19 dovrebbe arrivare la prossima settimana all’attenzione del Consiglio dei Ministri. La prima dote ipotizzata dal governo era di 20 miliardi di euro, ridotta adesso a 2 miliardi. Il settore della ristorazione pare sia stato escluso dagli aiuti, dando la precedenza al settore dello spettacolo e del turismo.

Molti ristoranti sono in difficoltà considerando che alcuni di loro hanno dovuto chiudere per l’alto numero di personale contagiato dal Covid 19. C’è di più: molti clienti preferiscono evitare cene al ristorante per il rischio di eventuali contagi e per la richiesta del Super Green Pass.

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Tuttavia il decreto Ristori in dirittura d’arrivo sarebbepensato per focalizzarsi sui settori che hanno sofferto di più le norme anti-contagio nel primo mese del 2022. Dal turismo (tour operator, agenzie di viaggi e simili) allo spettacolo (discoteche e cinema) che sono quelli più danneggiati.

È un periodo difficile per i ristoranti e per i bar. La Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercenti) e l’associazione TNI Italia richiedono un aiuto concreto da parte del Governo. L’Esecutivo non ha ancora preso una decisione per il prolungamento del Cig Covid. Per le imprese al di sotto dei 15 dipendenti si continua con la cassa gratuita. L’esonero dal contributo finale è la soluzione proposta per le imprese sopra i 15 dipendenti. La terza soluzione è l’esonero dal pagamento dei contributi delle realtà che non richiedono la Cig e che quindi sono appena avviate. Secondo le prossime stime la “Cig scontata” di prosecuzione è tra i 3 e i 400 milioni.

Lo scenario è tetro per tutto il settore terziario. Ad esempio, in Toscana, sono a rischio almeno 30mila posti di lavoro. Come afferma il Confcommercio Toscana: “«Il terziario toscano è in allarme: sono a rischio almeno 30mila posti di lavoro se il Governo non interviene con nuovi ammortizzatori sociali che aiutino le imprese ad evitare i licenziamenti».

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