giovedì 11 Aprile 2024
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Fipe: la pensione a 67 anni è ingiusta per chi lavora nei pubblici esercizi

A 67 anni ancora si lavora nei bar. Perché gestire un locale o un pubblico esercizio, non è considerata un'attività faticosa.

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MILANO – La Fipe afferma: “stare 10 ore in piedi al bancone di un bar, non è forse un lavoro usurante?”. Una protesta contro la decisione di includere nell’età pensionabile di 67 anni, anche chi opera nei pubblici esercizi. Una pensione che arriva troppo tardi, per chi conduce un lavoro fisico.

Pensione: sempre  più una chimera

“Il lavoro di chi fatica tutto il giorno nei bar e ristoranti italiani merita pienamente di essere considerato nelle categorie delle mansioni usuranti. Per questo dovrebbe essere esentato dall’innalzamento dell’età pensionabile, senza se e senza ma.

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Troviamo peraltro curioso che tra i lavori usuranti non ve ne sia neppure uno del mondo dei servizi di mercato”.

Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi con il Vice Presidente vicario Aldo Mario Cursano, commenta duramente le ultime novità relative alla proposta del Governo di esentare quindici categorie di lavoratori dall’innalzamento automatico dell’età pensionabile a 67 anni.

Lavorare in un locale pubblico è usurante

“Il lavoro nei pubblici esercizi comporta una serie di attività e mansioni che richiedono sforzi fisici e usura. Dallo stare in piedi al bancone del bar a preparare caffè tutto il giorno. In cucina o in sala, sino al trasportare carichi. – prosegue Cursano -.

Un impegno che si protrae spesso dalla prima mattina alla tarda sera. Senza poi considerare i sabati, le domeniche, il Natale e le varie festività.

Per garantire quella qualità e attenzione al modello di offerta e servizio fondamentali in un lavoro come il nostro, l’esenzione dall’innalzamento dell’età pensionabile dovrebbe essere doveroso; proprio come avviene per insegnanti, personale infermieristico, conduttori di convogli ferroviari; oppure per il personale marittimo e tutte le altre categorie contemplate dall’esenzione.

Sia le undici già previste dall’Ape sociale che le quattro appena incluse. Il fatto che il Governo non abbia preso in considerazione il nostro settore ci porta a pensare che evidentemente la cultura del lavoro è ancora quella del secolo scorso; nonostante i cambiamenti intervenuti nel sistema economico-produttivo”.

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