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Dolcificanti artificiali: non nuocciono alla salute, ma meglio non abusarne

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MILANO – Sono «un veleno nascosto nei piatti», come denuncia un sito web di vita naturale? O al contrario non hanno effetti collaterali di nessun tipo, come proclama un sito promozionale? Sui dolcificanti artificiali si dice di tutto.

La realtà, come spesso accade, è più complicata. Partendo dal fatto che gli edulcoranti artificiali non sono veleni.

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Molti studi hanno smentito per esempio che causino il cancro, inclusa una rassegna su Food and Chemical Toxicology guidata da Carlo La Vecchia dell’ istituto Mario Negri e Marina Marinovich dell’ università di Milano, che ha riesaminato 22 anni di ricerche sui tumori più vari.

«I timori erano infondati, venivano da studi su animali che ne ricevevano quantità abnormi. Alle giuste dosi, i dolcificanti non sono pericolosi conferma Lucio Lucchin, direttore del Servizio di dietetica e nutrizione clinica all’ ospedale di Bolzano – ciò non vuol dire che si possano usare a volontà. Una lattina di bibita a zero calorie non fa niente, cinque probabilmente sì».

Zero calorie, infatti, non significa zero problemi. In uno studio presentato sugli Annals of Nutrition and Metabolism Guy Fagherazzi, dell’ Inserm di Villejuif, in Francia, ha seguito per quasi vent’ anni l’ alimentazione e la salute di 60mila donne e ha concluso che chi aveva usato di più e per più tempo i dolcificanti in bustine o in compresse era più colpita dal diabete.

Studi di questo genere suscitano sempre un’ obiezione: chi usa i dolcificanti artificiali spesso è già in sovrappeso e ha una dieta e uno stile di vita meno salubri di chi non li usa, quindi che si ammali di più potrebbe non essere colpa dell’ edulcorante. In questo caso però l’ obiezione regge solo in parte: anche a parità di peso corporeo, chi usava i dolcificanti correva comunque un rischio maggiore del 15-30%.

«Ci vuole cautela nel raccomandarli come sostituti dello zucchero», conclude quindi Fagherazzi. Stesso discorso per una ricerca fatta su oltre 3000 donne canadesi pubblicata su Jama Pediatrics da Meghan Azad, del Children’ s Hospital Research Institute of Manitoba: chi in gravidanza beveva abitualmente bibite ipocaloriche rischiava il doppio che poi il bambino, a un anno di età, fosse in sovrappeso.

Anche qui, facendo la tara del peso corporeo delle mamme l’ effetto si dimezza, ma non scompare. «È un altro campanello d’ allarme, anche se non un verdetto definitivo. Nel dubbio le donne gravide, che in genere bevono molto, farebbero bene a preferire l’ acqua», commenta Mark Pereira, epidemiologo all’ università del Minnesota.

La domanda è: perché mai un cibo povero di calorie dovrebbe favorire l’ obesità o il diabete? Innanzitutto, quando il nostro organismo sente il dolce in bocca si aspetta un pronto arrivo di zuccheri nel sangue.

E si prepara a riceverli, producendo in anticipo insulina e altri ormoni per evitare che la glicemia salga troppo. Il cervello, a sua volta, si aspetta una pronta disponibilità di energia e attiva l’ organismo per sfruttarla.

I dolcificanti – se si trovano in alimenti privi di altre calorie, come molte bibite – attivano questi meccanismi anticipatori. Ma tradiscono la promessa di zuccheri ed energia, causando vari squilibri.

L’ organismo può disabituarsi ad associare il dolce agli zuccheri. E non produrre più abbastanza insulina quando poi mangiamo zuccheri veri.

Il cervello è spiazzato dai dolcificanti

Il cervello è spiazzato dal mancato arrivo delle calorie attese. E continua a chiederle, spingendoci a mangiare di più.

Così aumentano i rischi di obesità, diabete e malattie cardiovascolari. Per di più l’ uso frequente di bevande e cibi molto dolci, anche ipocalorici, può alterare i gusti. Abituandoci a cercare sapori sempre più dolci. E infine gli edulcoranti artificiali sembrano squilibrare la flora intestinale.

Bibite e dolcificanti ipocalorici non sono dunque veleni. E se sostituiscono un equivalente consumo di zuccheri possono avere un senso.  Perché sembrano favorire un po’ meno (ma non molto) l’ obesità e il diabete.

Ma comunque vanno usati con parsimonia. «Per esempio, chi ha appena scoperto di essere diabetico può benissimo prendere un po’ di dolcificante. Per poi abituarsi pian piano a mangiare poco dolce» dice Lucchin.

Giovanni Sabato

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