martedì 19 Marzo 2024
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La riflessione di Cristina Caroli: «Quelle riaperture dei locali con troppe ingiustizie»

La professionista: Il rischio sono chiusure precipitose a breve termine. Sui social imperversano foto di assembramenti di centinaia di persone vicine con la mascherina abbassata nei parchi pubblici e strade del centro di tutta la penisola, in questo week end. I numeri dei contagi si impenneranno, salvo omertà da parte delle regioni… ma gli untori siamo noi ristoratori: arancione scuro, giallo rafforzato…. a quando il rosso vergogna?"

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Dalla Corte
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MILANO – La riflessione di Cristina Caroli recentemente pubblicata ha riscontrato molto interesse, ricevendo testimonianze di vicinanza e sostegno per tutte le categorie di lavoratori private di dignità e diritto al lavoro, ma c’è di più. Gli articoli di alcuni organi di stampa sembrano esser stati influenzati dalla analisi della barista bolognese, sentiamo da lei stessa i dettagli.

Nel frattempo la conferenza stampa di Mario Draghi, di cui a fianco trovate la sintesi e il video integrale di oltre 50 minuti, cade nel silenzio di alcune associazioni di categoria dei comparti ristorazione e caffè, con scenari molto complicati “tra zone gialle rafforzate” e disuguaglianze per la ripartenza che, ancora una volta, la battagliera barista bolognese sottolinea in modo forte e puntuale.

di Cristina Caroli

Cristina Caroli: dopo la mia lettera aperta ho avuto molti messaggi e telefonate, da colleghi e anche da semplici cittadini

“Grazie perché avete dato voce all’immensa frustrazione che attanaglia la nostra categoria di professionisti. Perché di professionisti veri che si adeguano alle regole facendo sacrifici enormi per tenere aperto ce ne sono molti. Ma inascoltati. “

“Buongiorno, ho letto su Comunicaffè stamattina le Sue dichiarazioni. Traspare così forte la rabbia e la delusione, soprattutto verso la disinformazione che regna incontrastata, e verso la quale c’è troppa apatia ed indolenza. In realtà non ha altro da dirLe, solo questo e solo farLe sapere per quel poco che può servire che Le sono solidale. Buona fortuna!”

“Chi rispetta le regole perché ama questo mestiere e ama se stesso, viene considerato stupido e invidioso. Grazie, mi avete fatto commuovere. Grazie perché mi avete fatto sentire meno sola.”

Occorre lavorare sulla veridicità e trasparenza delle notizie, per evitare che escano articoli con macro imprecisioni come quello pubblicato sul quotidiano e sul sito de La Stampa di Torino e che quindi l’opinione pubblica possa non vedere ingiustizie molto gravi.

Ma del resto, sembra essere molto semplice rimediare.

Titoli che sembra di aver già letto

Il 15 aprile, lo stesso quotidiano La Stampa, nelle sezione chiusa Top News pubblica il seguente titolo:

L’articolo de La Stampa che fa inversione di marcia dopo l’articolo di Caroli su Comunicaffè

 

Se nel titolo e sottotitolo vi pare che ci siano scritte cose che sapevate già, forse è perché avete letto appunto la lettera aperta a Comunicaffè del 14 aprile, che contestava esattamente queste cose a fronte di un’articolo impreciso e fuorviante (che si può ancora leggere con i motori di ricerca), guarda caso della medesima testata torinese.

Direi che abbiamo la conferma che in Italia, quando sono in ballo certe categorie – tipo i soliti “commercianti evasori” – si può scrivere tutto e il contrario di tutto senza nemmeno scusarsi di errori.

Occorre lottare contro questa frammentazione che ci rende piccoli come granelli di sabbia, pretendere rispetto e attendibilità. Mai come oggi, dopo

la conferenza stampa di Mario Draghi, che ha gettato nel panico persone già a pezzi dopo un’anno orribile.

Silenzi, confusione interpretativa, disparità, minano la ripartenza di un intero comparto

Come ho già sottolineato da tempo, lo scenario non si esaurisce affatto in una questione “spicciola” di piccoli baristi e ristoratori… oramai, dopo un’anno di accanimento il danno è arrivato ad incidere profondamente sui bilanci della industria del caffè e della ristorazione complessiva travolgendo con perdite a due cifre tutte le imprese grandi e piccole dell’indotto, della produzione e fieristiche.

Parliamo di un settore commerciale e industriale che vale complessivamente decine se non centinaia di miliardi del fatturato interno Italia.

Il risultato di avere uno scarso peso nelle stanze istituzionali è ancora più evidente dopo la conferenza stampa di Mario Draghi, nella quale il premier annuncia “aperture anticipate per la ristorazione, in quanto colpito dal disagio sociale”.

Per tutti noi che il disagio sociale lo viviamo dall’inizio della pandemia, non è sicuramente una sorpresa, mentre ciò che è sorprendente e allarmante è che (fino al momento in cui si scrive), la “cabina di regia” si appresta a varare provvedimenti a forte rischio disparità sociale e imprenditoriale formulati con la massima nebulosità.

Talmente nebulosi che gli organi di stampa in maniera palese riportano solo le singole parole della dichiarazione, senza lanciarsi nel benché minimo azzardo. Nel solito silenzio delle organizzazioni che, pare, si mormora, vengono chiamate a fare parte delle commissioni.

Per cui ecco un intero fine settimana in cui dal piccolo barista di provincia al ristoratore vip stellato ci si interroga sulle conseguenze di annunci come:

“giallo rafforzato con modifiche rispetto al giallo precedente”
“apertura di ristoranti a pranzo e a cena ma consumo solo in spazi esterni”
“ripartenza della ristorazione, il 26 si riapre”

e tutta una serie di titoli in cui la parola “bar”, in quanto mai pronunciata da Draghi nel suo discorso, non appare affatto o appare sporadica ad opera di qualche temerario giornalista.

Adesso ci raccontano che all’esterno dal 26 si può sedere sicuri, consumare pasti e bevande?

Una svolta scientifica a orologeria in previsione delle bella stagione o sull’onda di proteste, ovviamente.

Complimenti.

Affollamenti nei dehors come e più di prima

Il fuoco amico tra ristoratori farà ancora vittime

La riapertura improvvisa, condizionata alla disponibilità di spazi esterni di ristoranti (e, magari anche di bar, se qualcuno se ne volesse ricordare), è il tipico esempio di una disparità sociale e imprenditoriale che viene creata da frettolose misure di Governo a seguito di prese di coscienza che fanno sorridere, ironicamente, ovvio.

Con una sola misera settimana di anticipo e per giunta senza linee guida, si prospettano scenari per i quali i soliti ristoratori, per chiamarli con un termine caro a questo Governo, dovranno in tutta fretta fare fronte a improvvise esigenze peraltro ignote, con un margine organizzativo letteralmente offensivo per qualsiasi impresa.

Oppure rassegnarsi ad essere senza possibilità di avere incassi decenti per un altro mese almeno, solo perché il loro locale non ha la possibilità fisica, per mancanza di spazi, di estendere all’esterno il proprio servizio o almeno non sicuramente entro il 26 aprile.

Una situazione gravissima che è apparsa immediatamente in tutta la sua drammaticità nella visione chiara di pochi, come Massimilano Tonelli in un suo pronto e disincantato post su Facebook, nel quale ho riconosciuto tutti i miei timori.

Il noto giornalista sembra essere fra i pochi ad avere chiaro il fenomeno del fuoco amico ora rinfocolata da precipitose e pericolose decisioni del Governo.

Già quando eravamo tutti chiusi allo stesso modo, si sono viste cose deprecabili, comportamenti prima di tutto contro la legge e contro la sana competitività commerciale che dovrebbe regnare fra operatori del settore.

Speakeasy abusivi a chiamata, una triste verità

L’ho già detto e lo sottolineo: aperture abusive, speakeasy e cocktail arrangiati nel retro dei locali a chiamata su WhatsApp o meglio Telegram, locali che consentivano di consumare liberamente al banco, tra risatine e complicità che uniscono tipicamente coloro che si ritengono molto furbi e trasgressivi e che invece sono solo molto disonesti e socialmente pericolosi.

Naturalmente i pochi ristoratori che denunciavano situazioni venivano trattati come persone di basso profilo morale e bollati con epiteti offensivi.

Il mondo alla rovescia…

Sarà proprio grazie a provvedimenti come quelli enunciati, che un locale potrà perdere la sua clientela vedendola migrare a pochi passi di distanza, solo per potersi sedere ad un tavolino che il disgraziato imprenditore non può garantire loro perché non ha spazi esterni.

Quando dico potrà vedere non mi riferisco ad una immagine figurativa, ma ad un’immagine oggettiva cioè quella di vedere i tuoi clienti seduti ad una manciata di metri di distanza dal tuo locale vuoto. Il dolore e l’impotenza di fronte alla sottrazione di clientela non si può descrivere.

Solo chi ha esperienza di commercio e ristorazione può capire il danno incommensurabile che deriva dalla perdita di immediatezza nella ripartenza e nell’offrire servizi che le persone desiderano fortemente e da molto tempo.

Questo tipo di riaperture condizionate può diventare drammatico, e creare di fatto una situazione in cui spazi interni distanziati, sanificati e protetti con menù curati o di eccellenza non avranno lo stesso valore e appeal di una tavolaccio con due sedie sgangherate, un servizio al cartoccio con cibi dozzinali o precotti all’aria aperta…

Pazzesco!

Cristina Caroli Chiede: «I locali senza spazi esterni resteranno deserti?»

La mia domanda resta la stessa: c’è qualcuno ai tavoli di discussione in grado di impedire disparità come queste o ancora meglio di pretendere piani preventivi  anche a livello locale condivisi con i settori coinvolti?

La attribuzione degli spazi e permessi, linee guida ufficiali e soprattutto indennizzi o soluzioni diverse per gli operatori danneggiati o non in grado di beneficiare dalle misure?

Quando si smetterà di generare disparità tra operatori della stessa categoria?

Quando ero giovane, i sindacati (che ancora erano sindacati) dicevano o tutti o nessuno.

Adesso operiamo alla mercé, soli, indifesi, con norme che non sono mai state così medioevali, nebulose ed inique.

La fantasmagorica riapertura e rilancio della ristorazione a cura della cabina di regia a me sembra una vecchia storia già vista, a rischio chiusure precipitose a breve termine.

Sui social imperversano foto di assembramenti di centinaia di persone vicine con la mascherina abbassata nei parchi pubblici e strade del centro di tutta la penisola, in questo week end.

I numeri dei contagi si impenneranno, salvo omertà da parte delle regioni… ma gli untori siamo noi ristoratori: arancione scuro, giallo rafforzato…. a quando il rosso vergogna?

Così conlude Cristina Caroli.

Qualcuno ci stupisca, mentre ci tiriamo su le maniche in un eterno on/off, di cui siamo consapevoli di essere vittime, ma mai vinti.

Cristina Caroli

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