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Lo studio Pure sul consumo di cereali raffinati a colazione e il rischio cardiovascolare

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MILANO – C’è chi fa colazione invece che con la brioche e il cappuccio, con un buon caffè e dei cereali raffinati: potrebbe sembrare una scelta più salutare. Scopriamo se è davvero così e quali effetti ha il consumo quotidiano di questi prodotti sul lungo periodo, da uno studio Pure pubblicato su nutrition-foundation.it.

Cereali raffinati a colazione: che succede?

Numerosi studi di coorte associano un maggiore consumo di cereali integrali ad un minor rischio di mortalità per tutte le cause, attribuendo l’effetto protettivo principalmente all’elevato contenuto in fibra alimentare, nonché di vitamine, minerali e specifici fitocomposti.

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Controverse, e ancora poco conclusive, risultano invece le informazioni sull’associazione tra i livelli di assunzione di cereali raffinati e il rischio di mortalità totale e di malattie cardiovascolari, che sono state oggetto dell’indagine di questa recente analisi condotta nell’ambito dello studio PURE (Prospective Urban and Rural Epidemiology).

I risultati ottenuti si basano sui dati relativi a 137.000 soggetti sani, residenti in 21 paesi nel mondo (con una larga rappresentanza della Cina rurale), di età compresa tra 35 e 70 anni, che hanno fornito informazioni generali sullo stile di vita e sulle abitudini alimentari. I ricercatori hanno considerato lo stato di salute in relazione ai livelli di consumo di cereali raffinati, cereali integrali e riso bianco (circa il 60% dei partecipanti allo studio proveniva dall’Asia, dove il riso, come è noto, è tra i principali componenti della dieta).

Dopo un follow-up medio di 9,5 anni è emerso che il rischio di mortalità totale era superiore del 27% tra coloro che assumevano quotidianamente 350 grammi o più di cereali raffinati al giorno (essenzialmente pane bianco, ma anche cereali da colazione, crackers, alcuni tipi di pasta e prodotti da forno) rispetto a chi ne consumava meno di 50 g al giorno.

Il rischio di malattie cardiovascolari e di ictus aumentava, rispettivamente, del 33% e del 47%. Nessuna associazione significativa, invece, è stata rilevata per consumi fino a 350 g, o tra il consumo di cereali integrali o di riso bianco e il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari o mortalità totale.

Le conclusioni supportano dunque l’importanza di raccomandazioni mirate a ridurre l’apporto giornaliero di cereali raffinati, laddove sia molto elevato

Sostituendoli per esempio con cereali integrali. Si può osservare come questi dati sono probabilmente di rilevanza limitata per il nostro Paese, che si distingue sia per un consumo medio di pane di poco superiore ai 110 g/die, e sia per il contributo della pasta di grano duro (che si differenzia in modo sensibile dal pane, per esempio per il più basso indice glicemico), che non è stato analizzato in dettaglio nello studio PURE, non essendo tipico dei paesi studiati.

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