venerdì 12 Aprile 2024
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Il caffè napoletano è più buono del tè per bassa temperatura e alta pressione

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NAPOLI – La risposta alle origini di una delle abitudini più forti italiane, ovvero il rito della tazzulella e il caffè napoletano, sta proprio nella fisica. A riportarlo, un articolo pubblicato su ilmattino.it, che dà finalmente una spiegazione scientifica a un dubbio che in molti hanno lungo lo stivale. Perché l’espresso e non il ? Pressione e temperatura, svelano i meccanismi del palato italiano.

Caffè napoletano VS tè: nella fisica, la soluzione

Il fisico dello Spin-Cnr Andrey Varlamov, arrivando a Napoli da Mosca 30 anni fa ha indagato il confronto tra due bevande calde: il caffè e il tè. «Per fare un buon caffè servono una bassa temperatura e alta pressione – ha spiegato Varlamov durante una lezione alla Sissa di Trieste.

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– un buon tè nero ha invece bisogno di un’acqua quasi all’ebollizione (99,9 gradi) e non di 88-92 gradi; la pressione non è importante. Ma la macchina dell’espresso è programmata per fare un buon caffè. Quindi con alta pressione e bassa temperatura.

Chiaro, i baristi potrebbero comprare un bollitore. Ma gli italiani non ordinano spesso il tè. Quindi non ha senso comprare l’attrezzatura. Quando un pazzo chiede il tè – ha osservato sorridendo – il barista apre il beccuccio del cappuccino e fa uscire l’acqua a 90 gradi ad alta pressione e offre all’avventore acqua tiepida con schiuma».

La Christmas Lecture «L’universo gastronomico» ha preso il via, dunque, da episodi di vita vissuta

– «quell’acqua tiepida con bustina e un centimetro di schiuma che mi è stata offerta in un bar» – ed è proseguita poi con l’analisi delle formule fisiche che applicate alla cucina migliorano la qualità del cibo. Perché la carne bollita ha un gusto diverso da quella grigliata? Come si può calcolare scientificamente il tempo di cottura di un uovo sodo o degli spaghetti? Soprattutto perché gli italiani preferiscono mangiare una pizza cotta in un forno a legna piuttosto che in uno elettrico?

«Con il forno a legna – ha spiegato Varlamov – si può stabilire una temperatura più alta e ottimale senza bruciare il fondo. Invece con un forno elettrico, per non bruciare il fondo, bisogna tenere una temperatura più bassa aumentando i tempi di cottura e perdendo in qualità».

Esperto in superconduttività, teoria dei metalli, nanofisica

Varlamov ha trovato nello studio dell’applicazione della fisica ai gesti quotidiani il suo «hobby». E a distanza di 30 anni da quel the ordinato a Napoli, oggi ha ripercorso la sua carriera con studenti e ricercatori della Sissa.

«È stato un anno impegnativo – hanno osservato Stefano Ruffo e Gabriele Rizzetto, rispettivamente direttore e segretario generale della Sissa in un messaggio letto durante l’incontro – ma pieno di soddisfazioni. Quest’anno il motto della Barcolana, era siamo tutti sulla stessa barca. Potremmo adottarlo anche per la Sissa e per noi significherebbe la consapevolezza che rimanendo uniti, potremo veleggiare insieme verso lidi ancora più lontani».

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