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Xylella dell’olivo in Puglia e piante di caffè, il rapporto

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MILANO – Gianluigi Goi, giornalista specialista di agricoltura e alimentazione ma non soltanto, ha colto al volo la notizia sul rapporto tra la devastante epidemia di Xylella che ha distrutto gli olivi di parte della Puglia e le piante di caffè importate in Italia, per approfondire il tema. Lo ha fatto con il ricercatore che ha risolto il problema. In coda anche il link ad un bellissimo video di che ricostruisce la vicenda per immagini.

di Gianluigi Goi

“E’ stato da poco pubblicato uno studio internazionale, ripreso da Nature con un articolo dal titolo «Come la Xylella è arrivata in Puglia», che riporta evidenze significativamente più solide di quelle note fino ad ora sull’origine dell’epidemia che il batterio Xylella fastidiosa sta causando il Puglia, dove il patogeno si è adattato ed ha già sterminato miloni di ulivi”.

È, questo, l’incipit dell’articolo “Xylella arrivata in Puglia con una pianta di caffè dal Costa Rica”, a firma di Giulia Bartalozzi (responsabile della Comunicazione dell’Accademia dei Georgofili), pubblicato su Georgofili Info dello scorso 23 marzo.

A dipanare la complicata matassa di questo autentico disastro agricolo, ambientale e culturale fondamentali le parole del dottor Donato Boscia, accademico dei Georgofili e co-autore dello studio internazionale frutto della collaborazione delle Università della California e di Montpellier (Francia) e, per l’Italia, del Cnr-Ipsp di Bari.

Grazie alla disponibilità, suffragata dalla riconosciuta competenza internazionale del dottor Boscia, ci è possibile chiarire alcuni aspetti importanti del rapporto Xylella-caffè (inteso come pianta).

La Xylella nelle sue varie entità biologiche, in Costa Rica e nel continente americano, è patogeno per la pianta del caffè? Per quale motivo questi batteri “frequentano” le piante del caffè?

Xylella
L’inferno Xylella è stato provocato da una pianta di caffè

“E’ del 1995 la prima segnalazione in Brasile (e successivamente in Costa Rica), di infezioni di Xylella fastidiosa in piantagioni di caffè che spesso sviluppano una malattia, chiamata “coffee leaf scorch” (CLS), che causa accorciamento degli internodi dei fusti, ridotte dimensioni delle foglie, che mostrano malformazioni, arricciamento dei bordi, nonchè mosaico clorotico che a volte diventa necrotico. È stato anche osservato l’aborto di fiori e di giovani semi, con una riduzione della resa. Le piante mostrano anche una crescita irregolare con un aspetto atipico arricciato che ha dato origine anche al suggestivo nome spagnolo “crespera”. Non c’è un motivo particolare perché questa specie (la pianta del caffè ndr) si infetti; X. fastidiosa è un batterio caratterizzato da un’ampia gamma di specie botaniche potenzialmente suscettibili all’infezione. L’ultimo aggiornamento dell’elenco di specie ospiti pubblicato recentemente da EFSA, l’autorità europea della sicurezza alimentare, parla di ben 655 specie ospiti appartenenti a 293 generi e 88 diverse famiglie botaniche.

Mi risulta che ultimamente le piante di caffè per uso ornamentale sono sempre più vendute qui in Italia. Ciò può costituire un possibile pericolo per gli olivi e/o altre essenze?

Xylella Puglia
L’inferno Xylella in Puglia

C’è solo un modo perché Xylella si diffonda su lunghe distanze, la movimentazione di piante infette. Pertanto il pericolo era costituito proprio dalla importazione di piante da aree a rischio. Dico “era” perché di fatto adesso questo rischio è venuto meno in quanto, a seguito di quanto è accaduto con gli ulivi pugliesi, dal 2015 l’Unione Europea vieta l’importazione di piantine di caffè dalla Costa Rica e dall’Honduras. Per tale ragione le piante di caffè attualmente in commercio non rappresentano più un pericolo, anche perché adesso sono sottoposte ad un rigido regime di controlli. Rimane comunque il rimpianto di aver chiuso i recinti solo dopo la fuga dei buoi…

Alla fine dell’intervista pubblicata da Georgofili Info si legge …”per identificare i geni chiave responsabili della sua elevata patogenicità., al fine di disarmarlo… avremmo bisogno di strutture di contenimento adeguate che, però, al momento non ci sono”. Cosa sono queste “strutture di contenimento”?

Essenzialmente serre e laboratori con sistemi di biosicurezza che soddisfino i requisiti della normativa europea al fine di garantire (cioè di impedire ndr) la “fuga” all’esterno di organismi da quarantena.

Giunti a questo punto ci premono alcune precisazioni e considerazioni.

Partiamo dall’autorevolezza della fonte, Georgofili Info, notiziario online della prestigiosa Accademia dei Georgofili, fondata a Firenze nel 1753, il prossimo 8 aprile inaugurerà il 269.mo Anno accademico con una solenne Adunata nello straordinario Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze.

La statura scientifica, di riconosciuto livello internazionale, del dottor Boscia che, al pari di colleghi e collaboratori, è stato oggetto di dileggio organizzato da quelli che, col senno post Covid, possiamo definire “No Xylella” che, supportati da politici e autorità locali varie, hanno ondeggiato più di un piccolo aquilone nel mezzo di un vortice di vento e, anche – purtroppo – l’incongruità, per così, dire di alcuni atteggiamenti della magistratura.

Crediamo sia giunto il momento che la società e l’opinione pubblica si interroghino e riflettano molto seriamente sul perché fette consistenti di cittadini non credono – o sono spinti ad arte a non credere? – nella scienza, nella sua utilità per non dire, in molti casi, alla sua indispensabilità.

Ovviamente anche la scienza ha le sue magagne, le sue difficoltà intrinseche e deve anche scontare le pecche “umane” di chi la pratica, ma è la sola possibilità che abbiamo, con il galileiano “provando e riprovando”, di aggiustare in corso d’opera i problemi e i malanni che spesso ci cadono addosso.

Non è un caso che il Premio internazionale John Maddox (iniziativa congiunta di Sense about Science e della rivista Nature) abbia concesso una menzione speciale – il premio è stato assegnato alla star dei virologi Anthony Fauci, letteralmente vessato dall’ex presidente Usa, allora in carica, Ronald Trump) al dottor Boscia.

Questa la menzione:“per aver continuato a studiare ed informare/spiegare l’epidemia di Xylella fastidiosa che sta decimando l’industria olivicola in Italia nonostante le cause legali e una campagna diffamatoria fin dall’inizio dell’epidemia” (fonte www.OlioOfficina 15 dicembre 2020).

Da sottolineare infine, alla terza domanda, la solita mancanza di fondi che mette in difficoltà la ricerca italiana.

Breve profilo di Donato Boscia Donato Boscia, pugliese, è Dirigente di Ricerca della sede di Bari dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR. Componente del team che per primo, nell’ottobre 2013, diagnosticò Xylella in olivi malati in Salento (prima identificazione in Europa).

L’attività scientifica degli ultimi 8 anni, nel corso dei quali ha anche coordinato il primo grosso progetto di ricerca europeo (POnTE) è stata diretta esclusivamente alla caratterizzazione dell’epidemia pugliese ed alla ricerca di strumenti di controllo del batterio e degli insetti vettori.

Gianluigi Goi

E qui il video di Paola Ghisleri

Paola Ghislieri, pugliese di nascita, ha studiato Media Arts a Royal Holloway University in Inghilterra con specializzazione in Cinematografia. Ha lavorato in una società di produzione a Londra e alla Walt Disney per parecchi anni. Poi ha deciso di realizzare dei film come indipendente.

“Xylella fastidiosa” è il suo primo documentario con il quale ha vinto il primo premio per il ‘Best Ecological Film’ del Silk Road Festival Awards di Cannes 2020.

Ed è stato selezionato per il Golden Short Film Festival di Roma.

Link per documentario Xylella fastidiosa di Paola Ghislieri : https://vimeo.com/467648013

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