lunedì 15 Aprile 2024
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ManpowerGroup e Roadhouse “We stand with Ukraine”, come si sviluppa il progetto

L'Head of CORE: "“Insieme a Roadhouse siamo partiti con il normale processo di selezione sulle tante piazze e ristoranti che la catena oggi conta. Collaboriamo con questa grande catena della ristorazione da tempo per rispondere a tutti i bisogni legati al personale."

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MILANO – Roberta Solinas, Head of CORE – Center of Recruitment Excellence ManpowerGroup, e Maurizio Moretti, HR Director Roadhouse ci hanno raccontato dell’importante progetto promosso dal gruppo Manpower insieme a Roadhouse. Che, nel filone rappresentato dalle attività delle due società si integra perfettamente con l’attualità tragica di questi giorni con una guerra in corso ai nostri confini

Programma che è stato in grado di rispondere a due esigenze molto forti e caratterizzanti di questo ultimo periodo storico con una sola soluzione: il reclutamento di personale – sempre più necessario in questi mesi segnati dalla carenza di risorse – e l’arrivo di rifugiati ucraini e di altre nazionalità colpite da conflitti.

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“We stand with Ukraine” è un’iniziativa che si inserisce all’interno di un percorso di solidarietà che ManpowerGroup sviluppa su diversi piani

Il gruppo sostiene a livello globale @UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, che lavora per portare gli aiuti direttamente a chi ne ha più bisogno. Ancora con lo stesso obiettivo, il Gruppo opera in maniera sinergica con la sua Fondazione Human Age Institute, partner con associazioni proprio mirate alla protezione e all’inclusione dei rifugiati, anche in collaborazione con diverse aziende.

Roberta Solinas presenta la genesi del progetto

Roberta Solinas (foto concessa)

“Insieme a Roadhouse siamo partiti con il normale processo di selezione sulle tante piazze e ristoranti che la catena oggi conta. Collaboriamo con questa grande catena della ristorazione da tempo per rispondere a tutti i bisogni legati al personale. Da diversi anni ManpowerGroup ha avviato, insieme alla nostra Fondazione Human Age Institute, progetti dedicati all’inserimento nel mondo del lavoro di persone rifugiate.

Quest’anno, con l’emergenza del conflitto e l’accoglienza nel nostro Paese, come in tutta Europa, di un numero molto alto di rifugiati ucraini, abbiamo supportato Manpower Polonia e i paesi limitrofi perché potessero indirizzare migliaia di rifugiati in tutta Europa con il supporto delle sedi Manpower di molti Paesi.

Da subito in Italia ci siamo organizzati con una task force dedicata che potesse essere un punto di riferimento per i nostri colleghi e per il nostro territorio. Per questo anche in Italia abbiamo stretto una partnership con UNHCR, creando una carta di servizi che potesse mettere a disposizione dell’Agenzia delle Nazioni Unite e dei propri partner opportunità di orientamento al lavoro, accoglienza e collocamento dei rifugiati ucraini all’estero.

Allo stesso tempo la nostra Associazione di categoria, Assolavoro, ha siglato con UNHCR l’accordo Accoglienza&Lavoro, a sostegno ai soggetti sottoposti a protezione internazionale e temporanea.

Questo è stato l’input iniziale: nel periodo estivo, a inizio agosto, entra RoadHouse.
In questo periodo abbiamo iniziato a interloquire con le nostre aziende clienti, sensibilizzandole su quella che è una tematica sempre più stringente di inclusione lavorativa all’interno delle proprie organizzazioni, e intercettando il desiderio di molte imprese di accogliere persone rifugiate offrendo loro un lavoro. Alcuni, come Roadhouse, hanno aderito subito.

All’inizio la distanza linguistica è l’ostacolo più grande da colmare, grazie ai fondi FormIntegra possiamo organizzare corsi di formazione di lingua italiana e percorsi professionali. Tra i clienti che hanno mostrato più sensibilità c’è stato Roadhouse, con cui condividiamo diversi valori, la visione: un’azienda che ha buttato davvero il cuore oltre l’ostacolo.”

Maurizio Moretti completa il racconto del lavoro congiunto con ManpowerGroup:

Maurizio Moretti (foto concessa)

“Manpower all’inizio dell’estate mi ha proposto questa iniziativa che subito abbiamo visto come un’opportunità aggiuntiva rispetto al tema del reperimento di nuove risorse. In realtà la valenza che mi ha più colpito è stata quella della responsabilità sociale dell’impresa: cogliere un’occasione per inserire personale supportando chi è in difficoltà si sposa molto con la nostra filosofia. Quindi ci siamo subito impegnati al 100% in un’iniziativa che sicuramente non è semplice ma che contribuisce a creare valore e entusiasmo nei collaboratori e nell’azienda.

Soprattutto le persone che lavorano nelle operations lo hanno toccato con mano. Il valore di questo progetto va al di là delle cifre: per ora abbiamo inserito una decina di risorse, non solo dall’Ucraina.

L’ingresso non è semplice, perché la barriera linguistica è da superare. Ma ci siamo impegnati a dar loro le migliori opportunità: abbiamo tipologie di orari piuttosto ampie – siamo aperti dalla colazione alla cena 365 giorni l’anno – ma abbiamo lasciato loro la possibilità di essere più flessibili per gestire la loro vita personale (molte sono donne arrivate con i loro bambini).

Proponiamo formazione on the job immediatamente per i giovani e ancor più la offriamo a queste risorse che giungono come rifugiate: abbiamo avuto per ora buone conferme da parte delle persone. Per noi è diventata davvero un’iniziativa che ha assunto un’importante valenza sociale. “

Roberta Solinas interviene per spiegare il meccanismo di inserimento:

“La ricerca di personale è il lavoro quotidiano di ManpowerGroup. In questo caso ci sono adempimenti in più: è importante verificare il codice fiscale, il permesso di soggiorno per chi è nelle categorie di protezione internazionale, possedere un iban – non solo per l’accredito dello stipendio, ma per ricevere eventuali indennità per la partecipazione ai corsi linguistici.

Grazie al programma Accoglienza&Lavoro possiamo fare un bilancio di competenze individuale di otto ore, per conoscere bene chi arriva, la sua esperienza professionale pregressa e quindi le skills da colmare eventualmente insieme all’aspetto linguistico. Li prepariamo quindi per entrare in un mercato ricettivo negli ambiti horeca, gdo, industria.

Moretti interviene: “Una volta entrate, le persone rifugiate percorrono gli stessi passi di tutti i lavoratori Roadhouse. Quello che ci contraddistingue è la crescita veloce e mirata con una formazione giorno per giorno, e anche a loro è stato offerto il percorso completo, come dipendenti che potrebbero restare a tempo indeterminato.

Anche se non dovessero avere una prospettiva a lungo termine nel luogo di lavoro, lo spirito con cui li formiamo in tutti i settori, dalla sala alla cucina, è lo stesso. Roadhouse ha 3600 dipendenti e l’età media è di 26 anni e abbiamo -ancor prima di questa iniziativa- 50 nazionalità diverse tra i nostri dipendenti. La diversity ci contraddistingue.

Siamo abituati a un tasso di turn over considerevole che normalmente riscontriamo a prescindere dall’uscita della pandemia. dall’attuale contesto. Quindi di fatto ogni risorsa che inseriamo è per noi un investimento e offriamo formazione senza pensare alla prospettiva futura. sempre con l’obiettivo di far crescere i nostri giovani.

Non ci spaventa insomma la temporaneità del loro servizio. La prospettiva di crescita comunque c’è e vale per tutti: se qualcuno di loro dovesse appassionarsi e volesse assurgere al ruolo di manager di uno dei nostri punti vendita, noi siamo qui pronti a dare questa opportunità. L’ottica è quella di proseguire su questo progetto perché vogliamo mantenere e se possibile allargare il nostro progetto oltre l’area romana.”

Il numero di aziende coinvolte da ManpowerGroup è cospicuo e continuerà ad aumentare

Roberta Solinas: “I settori più sensibili sono quelli della ristorazione, della gdo e della construction che possono contare anche su dei finanziamenti PNRR e allo stesso tempo necessitano di molte risorse.

I rifugiati possono entrare così nel mercato del lavoro italiano. Il progetto è in continuo ampliamento: abbiamo creato classi linguistiche e di formazione in tante regioni di Italia, da Ascoli Piceno a Torino, da Comano Terme a Napoli; da Trento a Roma e Civitanova Marche.

Oltre alle nostre 200 filiali sul territorio abbiamo messo a disposizione un touch point unico: i rifugiati arrivano a noi tramite le associazioni, e li indirizziamo ad una pagina dedicata, in cui si possono iscrivere con un’introduzione in lingua ucraina. Con tutti riusciamo a interagire o attraverso l’inglese o con l’aiuto di alcuni mediatori linguistici e culturali. Il link (consultabile qui) è un punto di accesso diretto e agevole.”

Per informazioni è possibile anche scrivere a taskforce.ucraina@manpower.it

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