giovedì 03 Ottobre 2024

Valeria Solarino: «Ecco il mio rituale del caffè» con la macchina Nespresso

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MILANO –  Valeria Solarino ha un sorriso ampio e frizzante, e una bellezza naturale che non puoi non notare, mentre le stringi la mano e ti intrattieni a parlare un po’ con lei. L’attrice trentaduenne, nata in Venezuela, cresciuta a Torino, ma col cuore modicano, è attualmente impegnata con le prove dello spettacolo teatrale Nel Ventre, diretto da Andrea De Rosa e ispirato alla guerra di Troia. In attesa di vederla in tour in Sicilia il prossimo mese di agosto, la incontro a casa Nespresso, dove è madrina del lancio di “U”, la nuova macchina Nespresso per il caffè. Un’occasione giusta per indagare le sue preferenze e le abitudini legate alla degustazione della nera miscela… Il caffè: vizio o piacere?

Valeria Solarino gusta Nespresso

«Decisamente un piacere da gustare! In realtà, non mi piacciono tutti i caffè. Quello Nespresso, per me, è particolare. L’ho scoperto durante la lavorazione di un film: c’era la macchinetta nell’appartamento in cui alloggiavo nel periodo delle riprese e all’inizio l’ho pure snobbata un po’! Poi ho cominciato a usarla e l’apprezzamento è stato immediato».

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Quale rituale particolare lega Valeria Solarino al caffè?

«Il rito del caffè mi è stato tramandato dai genitori, a casa era un’abitudine consolidata. Mi piace gustarlo amaro (come mio padre!) e mai in piedi. Sono una consumatrice costante, ne bevo in media quattro al giorno, ma soltanto in rarissimi casi la sera».

Ti capita di accompagnarlo con qualcosa da mangiare?

«A volte, al mattino, lo gusto insieme a qualche biscotto. Ma in generale mi piace sempre assaporarlo “puro”, magari bevendo prima un sorso d’acqua, per coglierne a pieno il sapore. Per questo, la cosa che davvero non sopporto è quando al ristorante servono la tazzina con l’aggiunta di qualche dolciume!». E quello aromatizzato l’hai mai provato? «Lo scorso anno ho voluto assaggiare le cialde Nespresso aromatizzate alla vaniglia, ai frutti di bosco e al cioccolato. Anche se personalmente amo il gusto classico (e mai decaffeinato!)».

Lo usi in qualche ricetta?

«Mi piace cucinare, ma non mi dedico particolarmente ai dolci. Con il caffè non sono ancora andata oltre il classico tiramisù! ». Il ricordo del caffè più buono che hai bevuto? «Tendenzialmente mi piace andare in tutti i bar di Torino, che trovo meravigliosi. Lì c’è davvero il rito del caffè. In centro, ci sono dei veri e propri “salotti”. Ci si siede, si aspetta l’arrivo del caffè, c’è una ritualità maggiore rispetto ad altri luoghi d’Italia dove l’abitudine è consumarlo velocemente al bancone. L’esperienza peggiore, invece, negli Stati Uniti: il caffè lo servono comunemente nei bicchieri di carta e non in tazzina, una cosa inconcepibile per me! ».

Quali emozioni suscita in Valeria Solarino l’aroma del caffè?

«È legato al ricordo dei miei studi. E a mia madre. Il profumo di caffè scandiva le pause dai libri: era il momento di relax in cui andavo in cucina e mi concedevo questo piccolo piacere insieme a lei. Ho ancora impresso nella memoria il giorno in cui sono andata a vivere da sola e le ho telefonato, con la tazzina pronta, dicendole: “Ciao mamma, ci beviamo un caffè?” ».

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