venerdì 03 Maggio 2024
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Tè e Teiere Roma, il regno di Alessandra Celi: la bevanda in foglie arriva dai coltivatori

Alessandra: "Non ci sono mai stati problemi a entrare nelle abitudini degli italiani. Per un palato anche non allenato, il confronto è talmente incredibile che mai nessuno ha avuto perplessità o ripensamenti"

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MILANO – Tè e Teiere Roma, nasce nel 2002 e nel 2009 viene acquistato da Alessandra Celi, da sempre appassionata di questa bevanda, della sua cultura, preparazione, origini, e che è riuscita a costruire negli anni un circuito commerciale diretto con i coltivatori per poter approvvigionarsi di una materia prima di alto livello.

Da Tè e teiere, non si scende a compromessi quando si parla di qualità, al contrario la si usa per educare i consumatori finali.

Triestespresso

Tè e Teiere porta il tè in Italia, con la sua cultura, il suo consumo: è una scommessa che dal 2002 a oggi lei sente di aver vinto?

“Certo, assolutamente sì. Ho sempre seguito la mia visione di portare la cultura del tè a Roma e poi in tutta Italia, dove ormai è conosciuta, anche grazie ai nostri prodotti, al nostro sito e-commerce e ai social.

Quello che ci ha premiato sin qui è stato l’aver acquistato dei tè di qualità da piccoli contadini, senza passare per la grande distribuzione, così come invece avviene nella maggior parte del mercato attuale.

Negli anni, i bevitori italiani di tè, che hanno avuto sempre accesso solo ai prodotti della GDO, iniziando ad avere maggiore scelta di varietà di buona qualità, hanno man mano virato i loro acquisti verso negozi specializzati, abbandonando definitivamente il tè in bustina.

Non ci sono mai stati problemi a entrare nelle abitudini degli italiani. Per un palato anche non allenato, il confronto è talmente incredibile che mai nessuno ha avuto perplessità o ripensamenti.

Non mi sento rigida, quando decido di non scendere a compromessi, per esempio non avendo tè in bustina in vendita, mi sento felice di esser coerente nel trattare i nostri prodotti.”

Che cosa le ha insegnato la sua maestra cinese Lyne?

“La cultura del tè si è fatta strada molto lentamente, tenendo in considerazione sempre le fonti. Fino a qualche anno vi era difficoltà nell’accedervi perché erano solo in lingua giapponese e cinese, poi, una volta tradotte in tradotte in inglese, l’accesso è stato più facile per tutti.

La cerimonia del tè credits Andrea di Lorenzo

È fondamentale fare riferimento alle origini, cioè la Cina, per poter capire e proporre al cliente questo prodotto.

Ho seguito diversi corsi di formazione sulle tecniche di coltivazione della pianta, di lavorazione delle foglie e di tutti i processi che negli anni sono venuti a galla proprio perché c’è stata la possibilità di arrivare alla fonte diretta.

Parliamo di contadini che lavorano tutti in modo artigianale. Pian piano, quando l’interesse è aumentato e diversi esperti di tutto il mondo hanno iniziato a viaggiare e hanno conquistato la fiducia dei coltivatori, sono stati scritti libri e manuali.

La conoscenza del tè è impossibile da esaurire nell’arco di qualche anno e penso di dover ancora imparare tantissimo.

La tecnica di lavorazione del tè è estremamente antica ed essendoci in Cina, soltanto di tè verdi 10mila cultivar lavorati in maniera diversa perché entra in gioco il fattore tradizionale, non si finisce mai di studiare.

L’approfondimento continua.”

Tè e Teiere è una delle poche a livello europeo, che importa il tè sfuso in foglia direttamente dalla Cina, dal Giappone, dalla Korea, da Taiwan, dall’India e dall’Africa: cosa comporta questa relazione con i Paesi d’origine, quali sono i vantaggi, le difficoltà, come ci è riuscita?

“Si entra in contatto e così inizia una collaborazione di fiducia per cui si procede con una serie di acquisti.

Negli anni siamo riusciti ad ottenere la fiducia di questi coltivatori, a volte sono cambiati, sono aumentati e di anno in anno ne cerchiamo di nuovi.

Questo è il successo di Tè e Teiere: nel tempo abbiamo mantenuto quello che era l’idea iniziale, senza abbassarci al circuito commerciale standard e volendo portare sempre e
solo il tè, quello vero, così com’è all’origine.

La nostra fama poi è cresciuta e questo ci ha dato di più la possibilità di esplorare e portare cose nuove in Italia.

Quando si viaggia in questi luoghi è necessario esser accompagnati perché c’è bisogno di qualcuno che faccia da tramite.

Il rapporto diretto con al Cina è complicato: qui chi coltiva la terra non è proprietario del terreno. Deve sempre rendere conto al Governo di quello che fa e soprattutto di quello che esporta.

Quindi, attraverso un intermediario si può, abbattendo l’ostacolo della lingua, superare le sfide date dall’iter burocratico.

Noi non ci siamo lasciati scoraggiare, perché quello che potevamo ottenere sarebbe stato unico rispetto a tutti gli altri. Si fanno sacrifici, ma alla fine il risultato ripaga ed è alla portata di tutti.”

Gli specialty tea e il prezzo: è un problema?

“Bisogna sempre considerare quanto se ne utilizza al giorno: 15 euro o addirittura 70 euro possono sembrare tanti per 100g di tè, ma con i nostri insegnamenti e la giusta brew ratio, anche uno studente appassionato si può avvicinare senza paura ad avere un buon tè, di buona qualità.

E questo ad un costo che inizialmente può sembrare alto, ma che può essere più conveniente rispetto ad un’alternativa magari acquistata a meno al supermercato.

Noi abbiamo scelto per altro di non usare i sacchetti monouso: non vogliamo occidentalizzare il tè in foglie, costringendolo in una bustina che poi non consente una corretta preparazione. Vogliamo restare coerenti con la nostra filosofia che ci ha sempre premiato in questi anni.”

In questi anni a contatto con il pubblico, ha notato un cambiamento di interesse e apertura rispetto al tè in foglie da parte dei consumatori?

“Sì le cose sono migliorate tantissimo. Tè e Teiere ha sede nel centro storico di Roma, per cui da noi entrano persone da tutto il mondo e ogni giorno arrivano clienti nuovi: anche chi inizialmente è scettico, ascolta il nostro racconto, acquista e poi cambia approccio.

Nei Paesi d’origine il tè è qualcosa di popolare, con la qualità però sempre elevata.

Ultimamente anche in Italia l’interesse è aumentato tantissimo, proprio legato a questi specialty tea: si ha a che fare con qualcosa di esotico, che è tutto da scoprire.

Per avere a che fare con un prodotto del genere, è sufficiente farsi consigliare bene da un professionista che ti sa guidare nella preparazione, si riesce così ad aumentare la platea di appassionati. Il cambio di stili di vita verso regimi più salutari, ha fatto avvicinare ulteriormente le persone al tè – dei nostri, anche quelli aromatizzati non hanno ingredienti chimici -.

Dentro le nostre miscele ci sono elementi naturali, fiori, pezzi di frutta disidratata, che danno in tazza una bevanda dal gusto reale

La fascia anagrafica più importante per noi, anche per quanto riguarda l’aspetto economico, va dai 25 ai 50 anni. Perché ha una capacità di spesa più alta, un livello di cultura elevata, sperimentano.

Mi emoziono di fronte alla loro voglia di conoscere, di acquistare l’attrezzatura giusta, seguire i corsi, informarsi. Il tè induce alla riflessione, alla consapevolezza.

Tutto pronto per la degustazione credits Andrea di Lorenzo

Si parla tanto di caffè, ma c’è un maggior pubblico di bevitori di tè. L’ho notato anche andando alle fiere, sia nazionali che internazionali, dove sono presenti entrambi i prodotti: sul caffè stiamo vivendo un momento di esaltazione generale, tra gare e competizioni varie, il tè, nonostante anche in Italia l’interesse stia aumentando in modo esponenziale, mantiene sempre un aspetto meditativo e di condivisione spassionata.

Il tè ha nei millenni conquistato diverse culture ovunque nel mondo, è la bevanda più democratica che ci sia, è la più bevuta dopo l’acqua.

Anche in Italia, vediamo ogni giorno ormai, persone di ogni età, che portano con se il proprio tè, in una tazza termica o in un termos, per poterlo bere buono ovunque vadano.”

Capitolo B2B: riuscire a proporre il tè in foglie nelle caffetterie, nei locali, negli hotel, è un percorso in salita? Le cose stanno cambiando anche in questo campo?

“Bisogna trovare il gestore di mentalità aperta: chi ha un’attività di ristorazione (che sia un bar, un ristorante o un hotel) gradisce avere una buona selezione di vino, birra, caffè, il tè invece viene lasciato sempre in secondo piano, perché molti ancora pensano che sia una bevanda dal basso consumo nel nostro paese.

O perché nella maggior parte dei casi si pensa alla praticità della bustina di una marca più o meno conosciuta e non alla proposta di un prodotto di qualità allo stesso livello di una carta di vini o di una buona torrefazione.

Per esempio, quest’estate a Roma sono andata a fare colazione in un Hotel 5 stelle, appena aperto: quando ho chiesto che avrei gradito del tè, mi è stato proposto in bustina.

Il servizio degli Hotel di questa categoria dovrebbe basarsi solo sull’alta qualità, quindi mi chiedo: qual è la remora del gestore e di chi si occupa del bar verso la scelta di una selezione di tè coerente con il resto della proposta?

Ci vuole in questo caso un click che faccia ragionare: nel corso degli anni abbiamo acquisito tantissimi clienti soprattutto su Roma, che dopo la mia consulenza hanno cambiato rotta.

In più, il guadagno è altissimo: se si acquista da noi un etto di tè, per esempio l’Earl Grey, che costa al pubblico 13 euro all’etto, saranno necessari per una tazza circa 2g, per un costo iniziale di 26 centesimi.

Che sia un bar di periferia o del centro storico, con due semplici calcoli si capisce che un buon guadagno è assicurato, ma soprattutto si propone al cliente un prodotto sfuso, buono, naturale, ecologico.

L’attività ne esce sicuramente premiata dal punto di vista dell’immagine. Bisogna solo abbattere il muro della diffidenza nei confronti del tè.”

Come fare uscire il tè dalla sua stagionalità, facendolo sconfinare oltre il periodo autunnale/invernale?

“Abbiamo abbattuto anche questo tabù negli anni. Un cliente appassionato di tè acquista a dicembre come ad agosto.

Per invogliare anche chi in estate vi rinunciava, negli ultimi anni, abbiamo iniziato a proporre la tecnica del cold brew, e il negozio ne ha anche beneficiato in termini di vendite, in un periodo estivo che potrebbe sembrare non appartenga a questo prodotto.

Lavoriamo tanto sulla comunicazione e sulla divulgazione, anche con dépliant appositi: tutti dopo averlo provato ne diventano amanti. Il tè infuso a freddo è buono, salutare, ha un minor contenuto di caffeina.

Quindi il nostro negozio riesce ad essere attivo 12 mesi all’anno. Ora ne vale la pena”.

La mixology potrebbe essere una strada da battere?

“Anche in questo caso abbiamo diversi barman romani che acquistano le nostre miscele per la preparazione di sciroppi o per le proprie ricette. Anche questo è campo in cui la collaborazione è in crescita.”

Quali sono le nuove frontiere per il tè in Italia e come si collocano i progetti futuri di Tè e Teiere?

La temperatura dell’acqua per la giusta estrazione credits Andrea di Lorenzo

“In crescita assolutamente, il trend resta quello. Proprio perché i clienti più interessati sono soprattutto i giovani, ci sarà la possibilità di ampliare e diffondere la cultura attorno a questa bevanda, ad una generazione aperta.

Chi ha iniziato da qualche anno questo percorso di conoscenza, si ritroverà ad avere un palato affinato che diventerà sempre più esigente. Lo vedo già nei corsi che teniamo da noi, che sono piuttosto tecnici e sono frequentati proprio dai giovani.

Per ogni corso c’è una parte teorica sulla botanica, la chimica, le tecniche di infusione, le proporzioni.

Si beve il tè con il suo gusto originario: anche questo stupisce molto. La vendita parte dalla spiegazione, dal racconto, dalle proporzioni per la giusta infusione.”

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