venerdì 12 Aprile 2024
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Starbucks in Italia, confronto tradizione e innovazione

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Ecco un’opinione sulla prossima apertura del primo locale Starbucks a Milano.

MILANO – Perché in Italia certe meraviglie del mondo estero arrivano e vengono accettate sempre in ritardo?

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Forse c’è la paura che i grandi colossi americani soppiantino le piccole, antiche e ben radicate tradizioni italiane o forse perché siamo un paese in cui la cultura del cibo, del caffè, della moda e del lifestyle sono i pilastri fondamentali del nostro essere italiani e ai quali, siamo morbosamente e giustamente attaccati.

Siamo cresciuti con la cultura del caffè espresso e dei sapori genuini, ciò nonostante quando siamo all’estero una delle cose principali che ci viene naturale, è quella di fare una capatina allo Starbucks della città in cui siamo, quasi fosse un tempio dal magnetico potere attrattivo.

Entrando in una caffetteria Starbucks si viene avvolti da una moltitudine di profumi, suoni e colori ai quali difficilmente si riesce a resistere, per non parlare delle leccornie come muffin, dolci e biscotti di ogni genere che, solo al primo morso, riescono a sprigionare tutta la loro immensa quantità di zucchero e burrosi grassi saturi sul palato, dandoci una sensazione di aver fatto la pace con il mondo, ogni tanto, cose non sane per la salute e la linea, fanno tanto bene all’anima.

Il primo Starbucks, renderà omaggio alla cultura italiana (con la quale tra l’altro ha sempre avuto un forte legame) e neanche a dirlo aprirà a Milano nei primi mesi del 2017, sarà una caffetteria un po’ diversa rispetto alle altre sparse per il mondo, forse una versione più adeguata ai gusti degli italiani e alla cultura del caffè, adattando il proprio menù alla mentalità ed alle esigenti papille gustative di noi italiani, sperando che oltre all’iconico Frappuccino si possa degustare ai tavoli anche un buon espresso come solo noi sappiamo fare.

 Forse, in Italia regna la paura che la globalizzazione faccia dimenticare le nostre più antiche tradizione ed usanze, ma come è successo con le altre grandi catene internazionali di fast food come McDonald, dopo il primo shock iniziale ci si è resi conto che nulla e nessuno al mondo potrà mai soppiantare o stravolgere le nostre radici culinarie.

L’unica cosa che lascia perplessi è che tutte le catene di fast food all’estero hanno un atmosfera magica e il gusto del cibo sembra diverso rispetto a quello che si può provare in Italia, meno sano ovviamente, ma molto ricco di gusto. Probabilmente succederà così anche con Starbucks, non proveremo le stesse sensazioni nell’addentare un “Cinnamon Roll” a Milano rispetto a quelle che si provano gustandolo nella caffetteria di Park Avenue in una Manhattan innevata.

 

 

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