giovedì 11 Aprile 2024
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Seattle perde la sfida con Starbucks: via l’imposta aggiuntiva per i colossi

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SEATTLE (Stati Uniti) – La sfida di Seattle a Amazon e Starbucks è durata solo un mese. La città si piega al pressing delle grandi aziende e cancella la cosiddetta ‘tassa Amazon’.

Ossia l’imposta aggiuntiva sui grandi datori di lavoro. Una misura decisa per far fronte all’emergenza senzatetto, divenuta una vera piaga.

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A soli 30 giorni dalla sua approvazione unanime in consiglio comunale, Seattle fa dunque marcia indietro sulla tassa da 275 dollari a dipendente per le aziende che realizzano ricavi per almeno 20 milioni di dollari.

Nella metropoli dello stato di Washington hanno sede importanti società. Oltre alle già citate Amazon e Starbucks, nell’area metropolitana di Seattle sorge anche il quartier generale di Microsoft, che si trova a Redmond.

Un tempo Seattle era anche sede della Boeing, che qui ha mantenuto importanti strutture produttive.

Aspra battaglia

L’’imposta è stata immediatamente criticata e si è aperta una vera e propria battaglia, con raccolte di firme per portarla al referendum in novembre.

Uno scenario che ha spaventato il consiglio comunale, spingendolo a convocare una riunione di emergenza per cancellare l’imposta. Una marcia indietro considerata una vittoria per Amazon, che a Seattle ha la sua sede.

“Il voto del consiglio comunale per cancellare una tassa sulla creazione di posti di lavoro e una decisione giusta”, commenta Amazon, dicendosi impegnata a ”essere parte di una soluzione per mettere fine all’emergenza senza tetto” della città. Il consiglio comunale aveva approvato l’imposta all’unanimità.

Ora l’ha bocciata con sette voti a favore e due contrari:

“Una prolungata e costosa battaglia politica nei prossimi cinque mesi” sulla misura “non farà nulla a favore della crisi urgente dei senza tetto” ha spiegato il sindaco motivando la decisione di un voto d’urgenza.

L’esperienza di Seattle mostra il potere delle grandi aziende. Ed è una “lezione” per le altre città della Silicon Valley, che volevano ispirarsi al modello Seattle per affrontare la piaga della crescente povertà.

Inoltre, essa ripropone drammaticamente il contrasto stridente tra la ricchezza dei colossi tecnologici della Emerald City, da un lato, e il numero sempre maggiore di cittadini esclusi dal boom, dall’altro.

Per questi ultimi il costo della vita è sempre più proibitivo.

Tanto che un numero crescente di persone è costretto a cercare riparo in strutture pubbliche non potendosi permettere un alloggio decente.

FONTEansa.it
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