mercoledì 10 Aprile 2024
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Peta entra nel capitale di Starbucks per togliere gli extra prezzo sul latte vegano

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MILANO – Da oggi Starbucks ha un nuovo azionista: la Peta. Cosa ha spinto la nota organizzazione no-profit a difesa dei diritti degli animali (la sigla Peta sta per: People for the Ethical Treatment of Animals) a entrare nel capitale della più grande catena di caffetterie del mondo? Il motivo è il latte. Che per i noti beveroni milky di Starbucks è importante quanto il caffè. Da tempo, i menu del gigante americano prevedono numerose alternative al latte vaccino.

Ma per averle bisogna pagare un supplemento, che negli States ammonta a 80 centesimi.

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“Molti sono intolleranti al lattosio. E Peta è intollerante alle crudeltà sulle mucche, fatto questo che le rende difficile da digerire un supplemento di prezzo per il latte di soia o di mandorle” ha dichiarato in un comunicato la vice presidente Tracy Reiman.

“Per questo entriamo nelle sale decisionali di Starbucks, allo scopo di sollecitare la società a porre fine a questo sovrapprezzo ingiusto”.

Come? Acquistando la quota minima di azioni richiesta per partecipare all’assemblea degli azionisti e sottoporre delle risoluzioni al voto assembleare.

Peta attacca anche i metodi di allevamento dei bovini da latte

“Nell’industria casearia di oggi, le mucche sono inseminate artificialmente e i vitellini sono allontanati dalla madre il giorno dopo la loro nascita”, sostiene l’organizzazione. “I vitelli sono sfruttati per la loro carne, mentre le vitelle sono condannate alla stessa triste sorte delle loro madri venendo poi uccise da adulte, quando non sono più in grado di fornire abbastanza latte per essere redditizie”.

Gli attivisti di Peta sono già stati protagonisti di azioni di protesta manifestando la scorsa estate davanti al quartier generale di Starbucks a Seattle e, più recentemente, a Chicago, in occasione dell’apertura della Roastery più grande del mondo.

Peta non è nuova a iniziative di questo genere. In passato ha acquisito partecipazioni azionarie in aziende del calibro di General Electric, Johnson & Johnson, Pfizer, Bayer, Proctor & Gamble, per combattere le loro pratiche contro gli animali.

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