lunedì 10 Novembre 2025
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Gruppo italiano torrefattori con il Consorzio Triveneto, parla anche Omar Zidarich: “L’Eudr è ormai una realtà: necessario prepararsi, diamo gli strumenti alle aziende”

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Omar Zidarich, presidente del Gruppo Italiano Torrefattori caffè
Omar Zidarich, presidente del Gruppo Italiano Torrefattori caffè

TRIESTE – Giovedì 24 luglio si è tenuta l’assemblea congressuale dei soci del Gruppo italiano torrefattori caffè e del Consorzio torrefattori delle Tre Venezie. L’evento, ricco di appuntamenti su temi caldi, primo tra tutti l’Eudr, si è svolto a Trieste presso la sede dei Gruppi all’Urban Center, Corso Camillo Benso Conte di Cavour 2/2.

Hanno partecipato il presidente GITC Omar Zidarich, la presidentessa CTTV Silvia Goppion, Massimiliano Scaramelli di Ditta Pacorini, Valentina Schiavone dello SLED Studio legale associato E&D, la dottoressa Francesca Marchi e la dottoressa Giovanna Gelmi, responsabile della comunicazione.

Omar Zidarich apre i lavori: “Inauguriamo con l’assemblea la nostra nuova sede e il recente organigramma. Abbiamo undici nuovi soci. Per questa organizzazione abbiamo voluto dare un taglio più uniforme sia al Consorzio che al Gruppo italiano, optando per uno stile più manageriale. Il programma prevede me come presidente legale rappresentante GITC, Silvia Goppion come presidente legale CTTV, Alessandro Bianchin e Arianna Mingardi come vicepresidenti GITC e Fabrizio Polojaz come vicepresidente CTTV”.

silvia goppion
Silvia Goppion (immagine concessa)

Zidarich aggiunge: “La nostra realtà diventa sempre più rilevante. Basti pensare che il nostro sito ha 7500 visualizzazioni mensili: un dato non da poco per un’associazione. Abbiamo più forza di quella che pensiamo di avere. Possediamo un mezzo di divulgazione importante, colmo di dati tecnici e importanti per il settore del caffè”.

È il turno di Massimiliano Scaramelli che propone una panoramica della situazione attuale sul tema EUDR: “Pacorini segue la catena logistica del caffè verde e l’Eudr sarà una nuova aggiunta burocratica necessaria per l’importazione. Con l’introduzione dell’Eudr, e il possibile mancato rispetto delle regole, ci sarà inevitabilmente un impatto sulle catene logistiche e sull’approvvigionamento del crudo con ritardi e costi aggiuntivi per chi importa. Questo è uno dei motivi per cui ci interessiamo al tema Eudr. Desideriamo dare supporto ai nostri clienti per far sì che non ci siano problemi quando la normativa entrerà in vigore”.

Il 9 luglio è stata approvata dal Parlamento Europeo una risoluzione di obiezione conro il Regolamento di esecuzione della normativa ma non contro l’Eudr stesso.

Il regolamento potrebbe perciò essere modificato in alcune parti tecniche e applicative come, ad esempio, i temi di attuazione e la classificazione dei Paesi.

Scaramelli aggiunge: “L’Eudr perciò è pronto per la partenza ma sono previste delle revisioni. Pacorini in questo momento delicato condivide la propria esperienza con i clienti, aiutando loro a conoscere le piattaforme e iniziando a mappare il processo di controllo come previsto dalla normativa. Dalla nostra posizione di vantaggio, abbiamo contatti con tutte le piattaforme, clienti e operatori del settore. Abbiamo chiuso gli accordi già con cinque piattaforme: Meridia, Imitra, osapiens, trusty e Planetio. Come funziona? Le piattaforme ci autorizzano, se viene richiesto dal cliente, a effettuare data input per nome e conto del cliente stesso. Senza gli accordi sarebbe difficile per l’acquirente condividere account per effettuare il data input”.

C’è di più: “Stiamo anche collaborando con l’ufficio degli avvocati SLED per poter dare consulenze di base in tema Eudr per le aziende. Per ogni due diligence di importazione, se verrà richiesto il servizio data input da parte di Pacorini, chiederemo 50 euro”.

Perciò l’azienda opererà sulle piattaforme scelte dal cliente, curando la Due Diligence di importazione da raccolta dati, a inserimento dati a mitigazione del rischio). Inoltre Pacorini richiede 15 euro per il controllo delle merci sdoganate. È possibile poi chiedere assistenza in caso di controlli delle autorità gratuitamente.

Scaramelli conclude: “Pacorini non intende sostituirsi alle piattaforme. I clienti dovranno scegliere un’opzione per al due diligence. L’azienda si occupa di data input al nome dei clienti”.

Zidarich ribadisce: “Viviamo in una situazione difficile ma è bene ricordare che l’Eudr, almeno per il momento, è confermato ed è importante prepararsi in anticipo”.

Zidarich aggiunge: “Ci sono inoltre importanti novità sul piano Mattei. Il governo italiano ha messo a disposizione 500 milioni di euro in investimenti direttamente nelle piantagioni. Anche il Bel Paese si è accorto che si sono delle problematiche in piantagione per migliorare l’organizzazione ed elimiare le difficolta nell’acquistare dai Paesi importanti dal punto di vista caffeicolo”.

Theresa Sandalj torna sul tema Eudr: “Una volta che c’è un regolamento di entrata in vigore come l’Eudr è difficile che si faccia marcia indietro anche se tutto il mondo sembra remare contro. Forse verrà posticipato e modificato ma ci sarà: questo è un dato di fatto. L’Eudr impone di analizzare la probabilità del rischio della deforestazione nella catena di approvvigionamento. Alcuni software analizzano elementi e dati per determinare proprio la percentuale del rischio. Il problema è che il calcolo non sempre è preciso e dipende sempre dai dati che si inseriscono. L’importante è prepararsi al meglio per non essere colti impreparati ed esercitare la propria influenza su dati affidabili e concreti. I software non sono tutti uguali: bisogna informarsi bene”.

Zidarich riflette: “Il torrefattore, che sia piccolo o grande, deve dimostrare di avere svolto una ricerca e di avere un modus operandi preciso all’interno del processo produttivo al fine di evitare una multa per mancata conformità all’Eudr, corrispondente al 4% del fatturato complessivo dell’azienda: una cifra di grande importanza che potrebbe decretare anche la fine di un’attività. Il processo mentale di un torrefattore deve perciò tenere in mente non solo della qualità della miscela ma anche di avere un organo di controllo nell’azienda”.

Valentina Schiavone affronta la questione dal punto di vista legislativo: “Il nostro studio ha un team dedicato al tema dell’Eudr, con l’obiettivo di fornire un intervento legale mirato e specializzato. Offriamo un supporto integrato nel sistema di copertura legale, lavorando in concomitanza con le risorse già impiegate dalla società. In questo modo, garantiamo che l’adempimento delle normative avvenga in modo coerente e fluido, nel contesto delle attività di importazione ed esportazione”.

Zidarich afferma: “Il gruppo mette a disposizione tutti gli strumenti per organizzare la propria aziende”.

La presidentessa Silvia Goppion riflette: “Organizzeremo da settembre dei webinar in maniera tale da capire quali siano i provider e le piattaforme più adatte per ogni azienda. L’intenzione è quindi quella di approfondire il lato tecnico e divulgativo in maniera tale che i nostri associati possano scegliere le opzioni più convenienti per loro”.

Francesca Marchi continua: “Ci concentriamo come associazione nella creazione di un team GITC sulla sostenibilità e nel fornire informazioni utili sul tema Eudr agli associati. Inoltre, tra i nostri obiettivi, desideriamo avviare nuove partnership con realità nazionali di rilievo. Abbiamo già creato linee guide per la silverskin, con uno studio sulla procedura per trasformare il rifiuto in un sottoprodotto, in più abbiamo organizzato un tavolo di lavoro e conferenza sull’Eudr in occasione del Triesteespresso Expo”.

La dottoressa Giovanna Gelmi aggiunge: “Stiamo curando anche la parte social, che valorizzano il nostro notiziario e il sito. Creiamo in questo modo un ecosistema di informazioni al servizio dei soci. Il Gruppo italiano torrefattori caffè è sempre più compatto anche grazie ai social. Tutti i nostri soci hanno qualcosa da dire e condividere”.

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Arianna Mingardi (immagine concessa)

Arianna Mingardi, presidente Associazione caffè Trieste, si unisce al dibattito: “Siamo felici di collaborare con GITC e CCTV. Il nostro obiettivo è continuare e divulgare il nostro lavoro in diversi eventi sparsi nel Bel Paese. I Gruppi saranno anche a HostMilano con uno spazio a loro dedicato. La conferma è arrivata pochi giorni fa. Le tre associazioni saranno perciò tra le protagoniste della Fiera di ottobre”.

Luigi Morello, presidente IEI: “In un talk in occasione di HostMilano verrano invitate le associazioni del settore, come Ucimac, per creare un palinsesto e divulgare la cultura del caffè coinvolgendo anche le aziende internazionali”.

Roberto Nocera, presidente Ucimac e amministratore delegato delle macchine da caffè San Marco: “A HostMilano, grazie al contributo di IEI, si terrà la finale internazionale di Espresso Italiano Champion: un momento per celebrare la bevanda icona del made in Italy e sempre più apprezzato anche all’estero”.

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Andrea Bazzara (immagine concessa)

Conclude la giornata di confronto Andrea Bazzara: “Quest’anno ci sarà l’ottava edizione di Trieste Coffee Experts dal titolo Coffee Mega Threads. L’evento avverrà a novembre e sarà un’occasione per esplorare la filiera del caffè a 360°, un summit biennale che riunisce tutti gli esperti del settore. L’invito è esteso anche al mondo dei torrefattori per la prima volta”.

Nestlé: fatturato semestrale in calo a 47,5 miliardi di euro (-1,8%), Nespresso sale a 3,172 miliardi (+2,4%), Groupe Seb cresce nel secondo trimestre

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Nestlé
Il logo Nestlé

MILANO – Giro di boa di metà anno difficile per Nestlé, che ha diffuso ieri, giovedì 24 luglio, i risultati della semestrale. La più grande azienda alimentare al mondo, numero uno anche del caffè, chiude il primo semestre con risultati che non sono piaciuti ai mercati finanziari (il titolo ha perso il 2%), pur superando il consensus in alcune metriche. Il colosso svizzero registra infatti nei primi 6 mesi dell’esercizio 2025 con un fatturato in calo dell’1,8% a 44,228 miliardi di franchi svizzeri (47,4686 miliardi di euro), contro la previsione degli analisti di 44,6 miliardi.

Sul dato hanno impattato negativamente i cambi (-4,7%), per effetto del “significativo rafforzamento del franco svizzero durante il periodo”.

La crescita organica – ossia al netto degli effetti valutari e di portafoglio – ha segnato invece un lieve aumento, passando dal 2,8% del primo trimestre al 2,9%.

Ma tale variazione positiva va imputata quasi per intero agli aumenti dei prezzi (+2,7%). La crescita interna reale (Rig) è scesa infatti allo 0,2%, dallo 0,7% del primo trimestre.

Nel secondo trimestre la Rig è stata addirittura negativa, attestandosi al -0,4%. I risultati hanno risentito della debolezza della domanda negli Usa. In nord America – massimo mercato di Nestlé, con una quota di fatturato pari al 35% – dazi e incertezze hanno inciso negativamente sui consumi.

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Traniello, torrefazione centenaria di Gaeta: “All’estero ci sono maggiori margini che in Italia, dove il mercato è saturo”

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La torrefazione Traniello (foto concessa)
La torrefazione Traniello (foto concessa)

GAETA (Latina) – Caffè Traniello, azienda di famiglia che compie 100 anni superando la prova del tempo e del cambio generazionale: ora capitanata da Attilio Traniello, si muove ancora su una dimensione artigianale e locale affrontando anche quest’ultimo periodo dolente per tutti nel settore della trasformazione del chicco.

Traniello, 100 anni di attività: come si fa a raggiungere questo traguardo in un mercato così competitivo come quello della torrefazione in Italia?

“In effetti ormai siamo tanti a fare questo mestiere: agli albori di Caffè Traniello non c’era lo stesso livello di competizione.

Se oggi siamo ancora in attivo, è per il grande lavoro di chi mi ha preceduto e ha posto le fondamenta di un’azienda come la nostra, ancora artigianale.

Padre e figlio, Traniello (foto concessa)

Non abbiamo dipendenti, io stesso mi occupo di tutti gli aspetti dell’impresa avvalendomi di personale esterno per le forniture nei bar, mentre per il lato tecnico delle attrezzature ci appoggiamo a dei terzi operatori, così come per la grafica.

Dentro la torrefazione invece ho il supporto informale di mio padre, ufficialmente pensionato ma che continua a darci una mano nelle tostate, operazioni che richiedono molta attenzione.

Con 40 anni alle spalle, poter contare sulla sua esperienza rappresenta un grande aiuto anche nella selezione e nel rispetto delle tempistiche. Per tutto il resto delle procedure, ci sono io soltanto.

In termine di fatturato, siamo abbastanza piccoli soprattutto rispetto ai numeri registrati in passato, quando negli anni ’70-‘80 avevamo più mercato. Oggi in effetti è più difficile affermarsi e dobbiamo confrontarci con una realtà diversa, composta da tanti competitor che giocano non più soltanto a livello locale. Adesso la distribuzione è più estesa e quindi la competizione si gioca su più fronti.

È pur vero che da qualche anno anche noi ci siamo rivolti in piccola percentuale all’estero, che attualmente si attesta attorno al 15% del totale di vendite ed è in crescita. Abbiamo per il momento un unico cliente francese che però è destinato ad ampliarsi. Questo fa ben sperare: il mercato del caffè in Italia non solo è ben nutrito di aziende, ma è anche saturo, mentre all’estero ci sono margini diversi soprattutto per il prodotto italiano. Un chilo di caffè oggi si vende sotto i 20 euro (miscele classiche) qui da noi, mentre all’estero riusciamo a venderlo anche a 40 euro al chilo.”

Come mai questa differenza secondo lei?

Traniello: “Oggi proporre un caffè a 40 euro al chilo in Italia è follia: qui a questo prezzo, si parla di una materia prima di nicchia. Gli stipendi sono più bassi rispetto a quelli della Francia e quindi il potere d’acquisto è diverso. Indubbiamente poi esiste anche un fattore culturale, per cui la tazzina è percepita come un prodotto popolare, che deve essere alla portata di tutti. All’estero è qualcosa per cui si è disposti, quando buono, a spendere di più.

Pare chiaro che alla lunga questo ragionamento rischia di creare effetti collaterali negativi sulla filiera. Oggi i margini sono davvero minimi.”

Come state affrontando la crisi attuale del mercato, con i prezzi alle stelle, la difficoltà di reperimento della materia prima?

“L’aumento del crudo sicuramente è stato trasferito sul consumatore finale e prima ancora sui gestori dei bar. Noi vendiamo sia nell’horeca, che ai privati e nei supermercati: abbiamo caricato su di noi in parte questi rincari e i margini sono diventati però molto bassi: in percentuale si sono ridotti della metà. Il verde è aumentato al chilo dal 2019 a oggi, di circa 6-7 euro.

Di questi, non tutti sono stati poi fatti pesare completamente sul consumatore finale: abbiamo aumentato di 4 euro soltanto rispetto al 2019. In attesa di ritornare a una marginalità pre-Covid.

Siamo comunque sereni, perché l’azienda è solida e gli investimenti sono stati fatti accuratamente negli anni passati. Non avendo personale a carico, diminuendo anche i volumi delle vendite, non ho particolari problemi a gestire spese e carico di lavoro.

Certo è difficile farcela da solo, ma è necessario stringere i denti in questo periodo che dura da parecchio tempo. Resto fiducioso, perché la nostra popolarità locale è riconosciuta e stiamo lavorando dall’assunzione da parte mia della carica di titolare nel 2019, a delle migliorie che oggi ci stanno premiando.

Con nuovi prodotti ad esempio. Ancora non forniamo specialty coffee, ma in verità ho acquistato già delle attrezzature e un’impiantistica dedicate a trattare questa materia prima. Abbiamo una macchina da 60 chili, una Balestra, casa madre costruttrice prossima a noi, che però non ha senso per gli specialty.

Un annetto fa abbiamo investito in una macchina da 10 chili, che è ancora da mettere in funzione con l’ottica di impiegarla per tostare piccole quantità di specialty. I progetti sono tanti, il tempo è limitato e io resto solo.

Mi spinge il fatto che la risposta da parte dei clienti si fa sentire e gli sforzi fatti in questi anni iniziano a dare i primi frutti.”

Traniello, come avete impostato la vostra relazione con i clienti?

“Siamo entrati nei supermercati locali che qui a Gaeta per l’80% riforniti da noi. Serviamo anche numerosi privati, e bar nella zona. Non tutti comprendono naturalmente cosa c’è dietro il bar e il rischio che si assume eventualmente il torrefattore che decide di supportarlo. Sino al 2019 mio padre si è sempre opposto nel contribuire con macchinari e assistenza. Dal mio arrivo questa politica è cambiata, andando contro tendenza anche con gli altri miei competitor.

Preciso però che la scelta di iniziare a fornire attrezzature, non funziona su tutti i bar. Bisogna innanzitutto analizzare l’attività con cui si ha a che fare, la zona, la location, l’esperienza dei gestori e la loro affidabilità: se tutti i criteri sono soddisfacenti, allora si decide di investire.

Non dovremmo essere noi torrefattori a caricarci di questo rischio. Consiglio sempre di considerarla come opzione e non come prima scelta: promuovo sempre una fornitura libera dalle attrezzature e solo quando viene richiesto dal locale, si fanno le dovute valutazioni.”

Cosa è cambiato e cosa no in 100 anni di Caffè Traniello?

“Sicuramente sono cambiate le persone e la loro visione. Da mio nonno e ancor prima nel 1925 quando siamo partiti come bar con tostatrice interna, ci sono state delle revisioni. È rimasta la stessa la miscela entry level, per espresso, con una base di Santos e circa il 30% di Robusta. Nonostante la vicinanza con la Campania, dove le tostature spinte vanno per la maggiore, qui a Gaeta cuociamo medio scuro. Il chicco non è bruciato per non fargli perdere le sue caratteristiche gradevoli. Questo da un lato ci permette di coprire una nicchia sul territorio e dall’altro però, riceviamo un po’ di critiche.

Abbiamo ora un blend 100% Arabica del Centro America che sta riscontrando buoni feedback. L’abbiamo da 7/8 anni e solo nell’ultimo anno c’è stata una crescita nelle richieste: questo è un buon indizio del cambio di abitudini di consumo e dell’attenzione maggiore verso la qualità.”

Come prevedete i prossimi anni anche in vista di nuove sfide, come ad esempio l’EUDR e il cambio nei consumi

Qua si naviga a vista. Dal 2019, tra la pandemia e l’aumento dei prezzi, abbiamo visto di tutto. Continuiamo però a svolgere il nostro lavoro giorno dopo giorno, introducendo novità nel tentativo di migliorare l’azienda e offrire una maggiore scelta ai clienti. ci aspettiamo soddisfazioni in futuro.

Concretamente, rimarremo piccoli, legati al territorio e alle persone. Che sono uno dei fattori che ci ha permesso di durare 100 anni: se un domani dovessimo assumere una persona in più, comunque mi occuperei io ancora delle consegne dato che il rapporto che si è venuto a creare, il contatto umano, andrebbe a perdersi altrimenti.”

Traniello è passata da bar a torrefazione: come mai?

La cottura del Caffè Traniello (foto concessa)

“Abbiamo chiuso la caffetteria, perché dopo la guerra ci siamo sentiti di affrontare una nuova avventura. L’apertura del bar richiedeva un rapporto diverso con il consumatore e uno sforzo 24 ore su 24 dietro al bancone. Sono due mestieri separati. Negli anni ’50 mio nonno si è specializzato come torrefattore per rifornire gli altri bar. Portare avanti entrambe le attività sarebbe stato complicato, allora come oggi. Se dovessimo avviare un locale, sarebbe una piccola rivendita magari con anche cioccolato, dolci, confetture, una piccola bottega. Il bar, lo sappiamo, è una delle realtà più impegnative che esistono.”

Trieste Coffee Experts si amplia con i nuovi ingressi di Caffè Mokito e Torrefazione Bomocaf

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Michele Monzini (immagine concessa)

TRIESTE – Con Mokito e Bomocaf di Milano, altri due importanti player si aggiungono ai partner del Trieste Coffee Experts. Andrea Bazzara: “Mokito e Bomocaf rappresentano importanti realtà che accogliamo con grande piacere nella community del Trieste Coffee Experts. Una rappresentanza particolarmente strategica per il mondo delle torrefazioni italiane, che – come ricordiamo – sarà protagonista del primo Think Tank Torrefattori”.

La storia tutta milanese di Mokito comincia nel 1931, quando Daniele De Bei fonda la ICAM, l’Importazione Caffè Arabo Mokito. Una realtà radicata da sempre nel capoluogo lombardo, punto di riferimento per tutto il Nord Italia e oggi presente in più di 30 paesi comunitari ed extra UE.

La svolta arriva con il secondo dopoguerra, quando la macchina espresso fa la sua comparsa dietro ai banconi. Da allora fino ad oggi l’obiettivo di Mokito è stato quello di fornire pregiate miscele di caffè per l’estrazione in espresso.

Il direttore generale della torrefazione milanese, Michele Monzini ha voluto esprimere il proprio parere sulla partnership:

“Il Trieste Coffee Experts rappresenta un’importante occasione di confronto, nonché uno spazio in cui sarà possibile fare rete con grandi e piccoli player provenienti da tutti i segmenti della filiera. Bazzara in vista di questa ottava edizione ha deciso di ampliare il dibattito includendo l’importante gruppo dei torrefattori, i quali avranno la possibilità di confrontarsi in uno spazio dedicato, Il Think Tank Torrefattori”

“Come Mokito abbiamo quindi deciso di supportare l’impegno e la passione dei Bazzara nella realizzazione del Trieste Coffee Experts, ritenendo il summit un punto di riferimento sempre più strategico nel settore caffè italiano.”

Bomocaf Spa nasce nel 1996 sull’esperienza di 3 importanti torrefazioni del nord Italia i cui anni di storia sommati tra loro superavano già allora i 250. Oggi Bomocaf si presenta al mercato come punto di riferimento delle lavorazioni del caffè conto terzi; è in grado di offrire i propri servizi ai piccoli come ai grandi torrefattori che abbiano necessità di effettuare lavorazioni speciali o produzioni a marchio privato non gestibili internamente in maniera efficiente.

Sempre Michele Monzini, questa volta parlando delle motivazioni che hanno spinto Bomocaf a sostenere l’ottava edizione del Trieste Coffee Experts:

“Penso che l’apertura dell’ottava edizione del Trieste Coffee Experts ai torrefattori, sia stata una scelta importante per rendere più ampio e più approfondito il dibattito tra gli operatori della filiera che ricordiamo essere una filiera complessa e ampia con operatori differenti che specialmente grazie a questi momenti di confronto possono trovare delle sinergie e punti di contatto utili a valorizzare le proprie realtà.

In un momento così delicato per il settore, il tema dei Megatrends e l’inclusione di nuove categorie all’interno della manifestazione rappresentano dei passi importanti per compattare il comparto caffeicolo nazionale e per formulare assieme una visione collettiva che ci permetta di trasformare momenti di difficoltà in opportunità.”

Mario Rubino, Kimbo, insieme a Oscar Farinetti: “Caffè simbolo made in Italy dal valore sociale”

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Mario Rubino presidente Kimbo
Mario Rubino presidente Kimbo

Oscar Farinetti, scrittore e imprenditore di successo fondatore di Eataly, ha incontrato con Mario Rubino, presidente di Kimbo, hanno analizzato il comparto del caffè che rappresenta uno dei simboli di Napoli ma anche dell’Italia nel mondo. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo pubblicato sul portale dell’ansa.

Mario Rubino e Oscar Farinetti sul caffè

NAPOLI – “Il barista fa il cuoco del caffè”. Con un’espressione immaginifica Oscar Farinetti, scrittore e imprenditore di successo, spiega a suo modo come quello della ‘tazzina’ non sia solo un rituale di convivialità e cultura, ma anche l’espressione di un mondo complesso, fatto di diverse tappe e procedure di lavorazione spesso non semplici.

E dice anche che occorre cambiare la narrazione sul caffè al quale “va dato il giusto valore per mantenere alta la qualità: non è possibile che una tazzina costi un euro, un euro e 20, una bibita costa molto di più mentre ora i costi del caffè crudo sono aumentati e di molto”.
L’occasione gli è data da un invito rivoltogli da Mario Rubino, presidente della Kimbo spa.

E così nello stabilimento dell’azienda di torrefazione a Melito, alle porte di Napoli, è nato un confronto di idee e proposte fra due imprenditori visionari che hanno analizzato un comparto che rappresenta uno dei simboli di Napoli ma anche dell’Italia nel mondo, l’ ‘espresso’, un’eccellenza made in Italy.

Al centro dello scambio di idee, fra utopie e duro richiamo alla realtà, nel Training Center dell’azienda e durante la visita allo stabilimento (con il direttore Francesco Cavallo e la quality manager Maria Cristina Tricarico), la necessità di cambiare pagina per raccontare il caffè. Che vuole dire? “Vuol dire lavorare per far percepire al cliente il valore del prodotto, legarlo a ‘storie'” ha detto il fondatore di Eataly.

Di qui la necessità, secondo Mario Rubino, di fare ogni sforzo per limitare i costi limitando anche i profitti: “A noi interessa soprattutto il valore sociale della nostra attività”.
Un aspetto al quale Rubino, medico urologo per anni impegnato nel Pronto Soccorso del Cardarelli prima di dedicarsi all’azienda di famiglia, tiene molto: “Abbiamo sperimentato diversi progetti come ‘Fatto a Scampia’ e ‘Chicco di Speranza’; penso che occorra aprirsi sempre di più al territorio e noi lo stiano facendo anche in collaborazione con l’Istituto penitenziario di Secondigliano, a due passi da noi”.

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Na Tazzulella ‘e cafè miti e riti dell’elisir napoletano: dentro il rito dell’espresso partenopeo con Pietro Spirito

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La copertina di Na tazzulella 'cafè di Pietro Spirito (foto dal sito Giannini editore)
La copertina di Na tazzulella 'cafè di Pietro Spirito (foto dal sito Giannini editore)

MILANO – C’è chi lo ama e chi lo critica, ma è certo che nel mondo il caffè napoletano è un simbolo di un modo di gustarsi l’espresso. Si parla di una storia che si perde quasi nel tempo e che in tanti hanno cercato di rappresentare in diverse forme, dalla musica alle sculture, sino alla letteratura. Pietro Spirito nel suo “Na tazzulella ‘e cafè miti e riti dell’elisir napoletano“, edito da Giannini Editore e disponibile qui a 6 euro, ha voluto esprimere questa tradizione inseguendola nelle sue tappe fino ad arrivare proprio nel capoluogo partenopeo.

Tazzulella, attraverso i porti e i commerci, la bevanda del diavolo si fa strada nei cuori degli italiani

A partire da quando il Papa stesso, Clemente VIII, decretò che fosse lecito per i cristiani consumarlo – prima era soltanto un’abitudine dei musulmani e quindi non vista di buon occhio tra i cattolici -.

Anche il caffè è stato promosso del tutto nello Stivale attraverso un matrimonio a scopi politici e strategici: quello tra il re del Regno di Napoli, Ferdinando di Borbone e Maria carolina d’Austria, grande amante del caffè. Un’unione felice, soprattutto per chi ha potuto finalmente godersi questo rito in pace.

Ecco che la tazzulella arriva a Napoli.

Questa è soltanto una delle storie raccontate dall’autore, che raccoglie aneddoti e leggende attorno alle origini della tazzulella seguendo alcuni personaggi in particolare, come il musicologo Pietro Della Valle.

A partire dal 1800 il caffè napoletano prospera e pianta solide radici nella cultura italiana e napoletana.

Ovviamente non si può parlare di tazzulella senza comprenderne il modo per estrarla correttamente, la scelta della materia prima – non basta l’Arabica, ci vuole un po’ di Robusta per ottenere la cremina iconica – l’uso di un’acqua specifica – si parla di quella proveniente dalle sorgenti cristalline del Serino – il servizio in una tazzina in ceramica, bombata che mantiene bella calda la bevanda e rigorosamente al banco accompagnata da un bicchiere d’acqua.

In questo rito, il barista gioca un ruolo altrettanto fondamentale: nel libro si parla di talento e maestria nel saper usare l’altro caposaldo del caffè napoletano, ovvero la macchina a leva. Ovviamente, parte del fascino della tazzulella è la sua condivisione e qui si inserisce l’altra tradizione sociale, del caffè sospeso.

E un altro volto della tazzulella si lega all’uso domestico della cuccuma, progettata dall’inventore francese Jean-Louis Morize nel 1819. Una moka che funziona però per percolazione e forza di gravità.

Quello che emerge dal testo è in effetti, un amore infinito, quasi viscerale, scritto nel dna e trasmesso di generazione in generazione del popolo partenopeo: “Non c’è napoletano che non sia terrorizzato – quando deve intraprendere un lungo viaggio – dalla idea di affrontare una traversata nel deserto senza poter gustare un autentico caffè napoletano.”

Un prodotto finale che non è possibile ottenere se non con l’incontro di diversi elementi, a partire dalla magia delle 5M – miscela, macinatura, macchina espresso, manutenzione e mano del barista – e 3C – la tazzulella deve essere calda, comoda e carica -. Ecco che nell’incrocio tra queste due formule, nasce il mito della tazzulella.

Una cerimonia, un sentimento, che può essere esplorato con la lettura del libro di Pietro Spirito, magari proprio mentre si sorseggia un espresso a Napoli, perché no.

Lindt & Sprüngli: crescita delle vendite dell’11,2%, pari a 2,21 miliardi

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Il logo di Lindt & Sprüngli

KILCHBERG – Lindt & Sprüngli, azienda svizzera leader nella produzione di cioccolato premium, ha registrato una solida crescita organica delle vendite dell’11,2%, raggiungendo i 2,35 miliardi di franchi svizzeri (circa 2,21 miliardi di euro). L’utile operativo si è attestato a 259,2 milioni di franchi (circa 240,1 miliardi di euro), con un margine EBIT dell’11,0%.

I ricavi di Lindt & Sprüngli

Dopo un primo semestre molto positivo, che ha confermato la resilienza del marchio e la fedeltà dei consumatori, Lindt & Sprüngli rivede al rialzo le proprie previsioni di crescita organica per l’anno fiscale 2025, ora attesa tra il 9% e l’11% (rispetto alla precedente stima del 7–9%).

Adalbert Lechner, ceo del Gruppo Lindt & Sprüngli: “Sono orgoglioso di ciò che i nostri team hanno realizzato nella prima metà dell’anno. Abbiamo dimostrato grande resilienza in un contesto di mercato complesso”.

Lechner aggiunge: “Innovazioni come il nostro Lindt Dubai Style Chocolate non sono solo nuovi prodotti: rappresentano il modo in cui ci connettiamo con i consumatori e rafforziamo il nostro posizionamento premium.”

Per consultare il report completo, è possibile cliccare qui.

Ferrero presenta il nuovo rapporto di sostenibilità: raggiunto il 97% di tracciabilità per cacao e olio di palma

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Il logo della Ferrero

La multinazionale Ferrero ha pubblicato il sedicesimo rapporto di sostenibilità. Il Gruppo con sede a Alba ha raggiunto il 97% di tracciabilità sia per il cacao che per l’olio di palma e il 94% per le nocciole. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale dell’Ansa.

L’impegno di Ferrero per la sostenibilità

ALBA (Cuneo) – Ferrero migliora la tracciabilità delle catene di approvvigionamento. Oltre il 90% degli ingredienti principali vengono mappati sino all’origine e, grazie alla partnership con Sourcemap e Starling, il Gruppo ha raggiunto il 97% di tracciabilità sia per il cacao che per l’olio di palma e il 94% per le nocciole.

È quanto emerge dal 16/esimo Rapporto di Sostenibilità. “Il nostro impegno di fronte alle sfide globali, in particolare al cambiamento climatico, rimane chiaro: approvvigionarsi responsabilmente, innovare con coraggio e salvaguardare l’ambiente per le generazioni future”, afferma Giovanni Ferrero, executive chairman del Gruppo Ferrero, al portale dell’Ansa.

Rilevante la riduzione delle emissioni, che avvicina l’azienda all’obiettivo di dimezzare le emissioni di gas ad effetto serra entro il 2030, il 90% dell’elettricità per la produzione e lo stoccaggio – si legge ancora nel Rapporto – proviene da fonti rinnovabili.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Autogrill rinnova il Fido Pak, l’area pet friendly dedicati ai cani

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L'inaugurazione del Fido Park (immagine concessa)

MILANO – Rendere la sosta un momento di vero ristoro e benessere per ogni viaggiatore è da sempre la missione di Autogrill. Da oggi, questa missione si estende con un’attenzione senza precedenti agli amici a quattro zampe, grazie all’inaugurazione del rinnovato Fido Park, un concept evoluto e innovativo destinato a ridefinire l’esperienza di viaggio.

Il lancio del nuovo Fido Park rafforza l’impegno decennale di Autogrill nei confronti del benessere degli animali in viaggio.

Credendo fortemente nel valore del supporto agli animali e ai loro proprietari, il marchio Autogrill ha sviluppato un progetto unico nel suo genere, frutto di una collaborazione strategica con partner d’eccellenza: Trixie, leader europeo per gli accessori per animali, PetPro, punto di riferimento per tutto il mondo del pet, e l’ENPA, Ente Nazionale Protezione Animali, la più antica e importante associazione protezionistica d’Italia.

Il nuovo Fido Park è un vero e proprio ecosistema potenziato, progettato con una doppia funzionalità: una pratica, dedicata ai bisogni primari dei nostri amici a quattro zampe (ristoro, relax, attività fisica), e una emozionale, pensata per rafforzare l’interazione e il legame con il proprietario, attraverso il gioco e la scoperta.

“Con il rinnovato Fido Park vogliamo andare oltre il concetto di ‘pet friendly’ e diventare un vero e proprio punto di riferimento e alleato essenziale dei viaggiatori con animali,” dichiara Luca D’Alba, general manager Italy F&B di Avolta. “Abbiamo ascoltato le esigenze dei nostri clienti e capito che la sosta può essere un momento di stress per i cani. Per questo abbiamo creato un’oasi pensata per loro, che unisce sicurezza, divertimento e innovazione. La collaborazione con partner autorevoli come Trixie, PetPro ed ENPA garantisce che ogni elemento del Fido Park sia sviluppato secondo i più alti standard di benessere animale.”

Il concept, ora potenziato, è stato ideato per offrire un’esperienza attiva e completamente coinvolgente. Attraverso una segnaletica chiara e un design intuitivo, il Fido Park guiderà il proprietario e il suo cane in un percorso interattivo e stimolante. Inquadrando i diversi QR Code in loco, il proprietario potrà accedere a contenuti esclusivi, come consigli e suggerimenti di esperti per gestire al meglio il viaggio con il proprio cane.

“Accogliamo con grande entusiasmo l’iniziativa di Autogrill,” afferma Giusy D’Angelo, vice presidente nazionale ENPA. “Il Fido Park rappresenta un passo concreto e di grande civiltà per migliorare le condizioni di viaggio degli animali da compagnia e per contrastare il fenomeno dell’abbandono. Un’area di sosta ben progettata, sicura e stimolante è fondamentale per il benessere psicofisico del cane e offre un servizio prezioso alle famiglie che viaggiano con i loro amici a quattro zampe.”

La prima area Fido Park con il nuovo concept è stata inaugurata ufficialmente oggi presso il punto vendita di Villoresi Est (tratta A8 Milano-Laghi) con una breve presentazione istituzionale, seguita dal consueto taglio del nastro.

Durante la giornata il team di educatori cinofili di PetPRO è a disposizione dei viaggiatori per offrire consigli utili sulla gestione e il benessere degli animali domestici durante i viaggi.

Inoltre, Trixie è presente per fornire tutte le informazioni sulle attrezzature da viaggio per cani, offrendo un omaggio esclusivo a tutti i proprietari che si presentano con il loro Fido nell’area.

Tanzania: al via il progetto per sostenere i piccoli produttori del caffè

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La bandiera della Tanzania

In Tanzania è previsto un progetto per aiutare e sostenere i produttori di caffè. La collaborazione di diverse realtà, tra cui il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad) delle Nazioni Unite, il ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e della Pesca del Giappone (Maff), è stata annunciata in occasione dell’evento Sustainable Coffee Production Project tenutosi all’Università delle Nazioni Unite di Tokyo. Di seguito, un estratto dell’articolo di Valentina Milani per Africa e Affari.

Il progetto per la sostenibilità in Tanzania

DODOMA – Al via in Tanzania un progetto pilota per aiutare i piccoli produttori di caffè del Paese ad aumentare la produzione in modo sostenibile. A sostenere il piano sono diverse realtà: il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad) delle Nazioni Unite, il ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e della Pesca del Giappone (Maff) e due delle principali aziende giapponesi, il produttore di caffè Ucc Ueshima Coffee Co.,Ltd. (Ucc) e la società commerciale Marubeni Corporation (Marubeni).

La collaborazione è stata annunciata in occasione dell’evento Sustainable Coffee Production Project tenutosi all’Università delle Nazioni Unite di Tokyo.

Il progetto pilota è il primo ad essere lanciato nell’ambito dell’iniziativa Enhanced Linkages between Private sector and Small-scale producers (Elps), condotta dal Giappone sotto la sua presidenza del G7 nel 2023.

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