TRIESTE – Anche quest’anno illycaffè celebra e sostiene Barcolana, la storica regata internazionale simbolo di Trieste, con una speciale illy Art Collection firmata da Robert Wilson, uno dei più grandi artisti visivi e teatrali a livello mondiale, recentemente scomparso.
La nuova illy Art Collection di Robert Wilson
Questa collezione assume così un valore ancora più speciale: rappresenta l’ultima creazione che l’artista ha voluto dedicare a illycaffè e alla città di Trieste, suggellando un legame coltivato nel tempo con la sua visione estetica e la sua capacità unica di fondere luce, spazio e narrazione.
Per il Manifesto e la tazzina Barcolana 2025, Wilson ha scelto una composizione rigorosa e teatrale: ogni elemento è disposto con precisione scenografica in cui la luce diventa protagonista.
Grazie all’uso di elementi grafici primari e potenti, il blu si trasforma in cielo, mare e vele, riportando l’evento alla sua essenza e celebrando la fusione tra arte e mare. L’ispirazione nasce da una frase di Lady from the Sea, riscritta da Susan Sontag per Wilson: “E così ci sono persone che pensano di appartenere al mare”.
Una dichiarazione di appartenenza che dialoga perfettamente con lo spirito di Barcolana e con il rapporto viscerale tra Trieste e il suo mare.
Il rapporto tra illycaffè e Robert Wilson affonda le radici in una collaborazione di lunga data: nel 2014 l’artista aveva già firmato una illy Art Collection con un gruppo di giovani talenti del Watermill Center, e nel 2017 aveva realizzato a Venezia l’installazione The Dish Ran Away with the Spoon in occasione del 25° anniversario delle illy Art Collection.
Questa nuova collezione rappresenta quindi la continuità naturale di un dialogo con l’artista statunitense, la cui personalità geniale ed eclettica ben riassume lo spirito delle illy Art Collection.
“Sostenere la Barcolana anche quest’anno, nella sua 57ª edizione, assume per noi un significato ancora più profondo. Celebrarla attraverso il Manifesto e una speciale illy Art Collection firmata da Robert Wilson significa rendere omaggio al suo straordinario talento e continuare a dare voce alla sua visione, anche dopo la sua scomparsa. Con questa ultima creazione, Wilson ci lascia un messaggio di luce e di appartenenza che risuona con l’anima di Trieste e con il legame indissolubile con il suo mare”, Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè.
La illy Art Collection firmata da Robert Wilson per Barcolana 2025 è disponibile al prezzo consigliato di € 26,90, nei punti vendita monomarca (illy Caffè e illy Shop), nell’e-shop www.illy.com e negli spazi dedicati a Barcolana.
La scheda sintetica di illycaffè
illycaffè è un’azienda familiare italiana fondata a Trieste nel 1933, che da sempre si prefigge la missione di offrire il miglior caffè al mondo. Produce un unico blend 100% Arabica composto da 9 ingredienti diversi. L’azienda seleziona solo l’1% dei migliori chicchi di Arabica. Ogni giorno vengono gustate più di 8 milioni di tazzine di caffè illy nei bar, ristoranti, alberghi, caffè monomarca, case e uffici di oltre 140 paesi, in cui l’azienda è presente attraverso filiali e distributori.
Fin dalla nascita illycaffè ha orientato le proprie strategie verso un modello di business sostenibile, impegno che ha rafforzato nel 2019 adottando lo status di Società Benefit e nel 2021 diventando la prima azienda italiana del caffè ad ottenere la certificazione internazionale B Corp.
Tutto ciò che è ‘made in illy’ viene arricchito di bellezza e arte, a cominciare dal logo, disegnato da James Rosenquist, le illy Art Collection, le tazzine decorate da più di 130 artisti internazionali o le macchine da caffè disegnate da designer di fama internazionale. Con l’obiettivo di diffonderne la cultura della qualità ai coltivatori, baristi e amanti del caffè, l’azienda ha sviluppato la sua Università del Caffè che ad oggi svolge corsi in 23 paesi del mondo.
Nel 2023 illycaffè ha generato un fatturato consolidato pari a €595,1 milioni. La rete monomarca illy conta 159 punti vendita in 30 Paesi.
Mushdose è una miscela completamente naturale a base di funghi, olio mct, latte di cocco e arabica. Gli ingredienti sono 100% naturali, vegani e adatti all’uso quotidiano. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul quotidiano La Repubblica.
Mushdose, la nuova bevanda ai funghi
ROMA – In un mondo dove la vita frenetica sembra richiedere sempre più energia alle persone, Mushdose si propone come una soluzione in parte complementare al caffè tradizionale. Non si tratta di un’idea banale: è una miscela speciale composta in gran parte da funghi adattogeni, pensata per migliorare la concentrazione, aumentare l’energia e mantenere la calma, senza i nervosismi provocati dalla caffeina.
Gli ingredienti sono 100% naturali, vegani, cruelty-free e adatti all’uso quotidiano, rendendo questa miscela deliziosa e facile da preparare, sia calda che fredda, miscelabile con latte, acqua, caffè o qualsiasi altra bevanda.
Dietro Mushdose c’è Martina Giacone, ideatrice e co-fondatrice dell’omonima società insieme al socio Giovanni Lo Cascio.
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MILANO – Nell’accoglienza contemporanea, ogni dettaglio contribuisce all’esperienza dell’ospite: igiene, comfort, sostenibilità e semplicità gestionale fanno la differenza. Per chi conduce bar, b&b, agriturismi, chioschi sulla spiaggia, camping, appartamenti turistici/affitti brevi il problema dei rifiuti organici può rivelarsi critico: raccolte non quotidiane, odori sgradevoli, sacchetti che si rompono, bidoni esposti all’aperto.
Il nuovo Smart Cara PCS-500D
La situazione si complica ulteriormente per le strutture situate in centri storici a traffico limitato, borghi antichi con accessi difficili o in zone montane e isolate, dove la logistica dello smaltimento è faticosa e spesso discontinua e più onerosa.
In questi casi, la possibilità di gestire l’umido in autonomia, all’interno della struttura stessa, diventa un grande vantaggio operativo e un elemento distintivo nella qualità dell’ospitalità.
A questa esigenza concreta risponde Smart Cara PCS-500D, l’essiccatore intelligente per rifiuti organici, distribuito da Mares Group.
Un dispositivo compatto e silenzioso che trasforma gli scarti alimentari in una polvere igienizzata e inodore, riducendo il volume del rifiuto fino al 90% e migliorando l’efficienza funzionale della struttura.
Smart Cara PCS-500D (immagine concessa)
Smart Cara PCS-500D (capacità di carico di 4 litri a ciclo) può ricevere tutti gli scarti organici delle strutture ricettive: elabora gli scarti alimentari provenienti da frutta, verdura, pasta e riso, patate, legumi, pane e biscotti, pesce e carne, gusci d’uovo ma anche le ossa di pollo, tacchino e coniglio.
E’ sufficiente inserire i residui nel cestino rimovibile, accendere l’apparecchio e in 4/6 ore si otterrà una manciata di polvere eliminando così anche il problema dei batteri (con un livello di sterilizzazione pari al 99,9%). Inoltre un sistema di deodorizzazione multipla con filtri a carboni attivi elimina odori e vapore acqueo direttamente all’interno dell’apparecchio.
Principali vantaggi per le strutture ricettive, turistiche e gli ospiti:
Elimina smaltimenti quotidiani dell’umido e i relativi costi logistici
Previene cattivi odori e proliferazione batterica nelle aree comuni
Migliora l’igiene in cucina e nelle aree breakfast
Funzionamento silenzioso (26 dB), ideale per ambienti dove riposano gli Ospiti
Plug&Play, installazione libera, senza bisogno di scarichi o allacci idrici
Consumo elettrico ridotto: solo 1 kWh per ciclo
Output stabile, secco e sterilizzato (fino al 99,9%) facilmente conservabile o conferibile come rifiuto secco, oppure utilizzabile come ammendante naturale per fiori e piante.
Grazie alla tecnologia ESACS (Electricity Saving Control System), l’apparecchio ottimizza automaticamente il tempo di trattamento in base all’umidità interna, riducendo i consumi energetici e prolungando la vita utile del sistema.
Elegante e silenzioso, ha un consumo elettrico a ciclo pari a 1KWh (che corrisponde a 3 ore di utilizzo di una televisione o di un computer fisso). E’ certificato CE, TÜV, RoHS, EAC.
A Cercola il locale gestito da Coop Tam con progetto Regione: un bar dove giovani affetti da disabilità psichiche o disturbi dello spettro autistico saranno protagonisti dietro al bancone. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale dell’Ansa.
Il Baraonda Cafè a Cercola
CERCOLA (Napoli) – Nasce a Cercola, vicino Napoli, il Baraonda Cafè, nuovo bar della Tam Cooperativa Sociale: un locale speciale, dove giovani affetti da disabilità psichiche o disturbi dello spettro autistico saranno protagonisti dietro al bancone, servendo caffè, gelati, cornetti e altre delizie con entusiasmo e professionalità.
Il nuovo locale in via Gandhi 27 apre sabato 13 settembre alle 18 e nasce come parte del progetto di inserimento lavorativo “Si può fare!”, finanziato dal Bando Autismo della Regione Campania.
Il team del Baraonda Cafè è composto da tre ragazzi (due baristi ed un grafico social media manager) e due ragazze (bariste) con disabilità psichica e disturbo dello spettro autistico, un barman esperto che mette la sua professionalità al servizio del progetto e un team educativo composto da tre operatrici e uno psicologo che accompagnano i ragazzi nel loro percorso di crescita.
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BRA (Cuneo) – Il Cheese 2025 organizzato da Slow Foode dalla città di Bra, che avrà luogo dal 19 al 22 settembre tra le vie e le piazze del centro storico, non sarà solo l’occasione per centinaia di casari, pastori e appassionati di incontrarsi per celebrare il formaggio a latte crudo ma un percorso ricco di spazi tematici, un grande mercato di oltre 400 espositori da tutta Italia e da 13 Paesi con la possibilità di partecipare a più di 350 eventi.
Novanta presìdi Slow Food, conferenze, incontri e laboratori sensoriali legati al cibo “buono pulito e giusto” che si sommeranno a uno spazio dedicato al caffè della Slow Food Coffee Coalition sotto l’ala di via Garibaldi.
La Coffee Coalition è una rete internazionale, aperta e collaborativa che unisce tutti i partecipanti coinvolti nella filiera del caffè, dagli agricoltori ai consumatori, nella convinzione che la qualità organolettica e le buone pratiche agricole debbano andare di pari passo.
La coalizione coltiva le relazioni tra coloro la cui passione o professione è il caffè, dando potere agli agricoltori, aumentandone la rappresentanza e la visibilità, sensibilizzando i consumatori attraverso la promozione e la conoscenza del caffè. La missione di questi produttori è garantire un caffè di alta qualità, tracciabile, prodotto in modo collaborativo e coltivato con sistemi agroforestali.
Per raggiungere questi obiettivi si impegnano direttamente con i fornitori che adottano pratiche agroecologiche e rigenerative e costruiscono relazioni dirette con i coltivatori per favorire la trasparenza e la tracciabilità lungo l’intera filiera.
Seguendo tale filosofia a inizio anno Sandro e Samuele Bonacchi hanno lanciato il loro nuovo progetto di caffè di terroir e il nuovo brand presso l’Accademia del Caffè Espresso di Fiesole.
Al centro del modello c’è il parallelismo fra i due mondi agricoli del vino e del caffè attraverso il racconto della botanica, dei territori, delle tecniche di coltivazione e raccolta dei frutti, dei processi di lavorazione e trasformazione.
Nella filosofia di Fratelli Bonacchi sono determinanti le fattorie con i propri uomini, le varietà, l’altitudine, il microclima e altri fattori: “Il flavore, ovvero l’insieme delle percezioni organolettiche di aromi, gusti e corpo, è rappresentativo di un terroir quando l’uomo non prevarica ma si armonizza con un territorio e il suo varietale, ne è al servizio. Ecco il concetto di gentilezza agricola: l’espressione di studio, ricerca, prove, assaggi, passione, umiltà per arrivare a tazze di caffe con un’identità precisa, rappresentative davvero di un terroir”.
A Bra saranno gli ambassador Aurora Castellani, Giorgia Fiasconaro e Giulia Pellizzeri ad accompagnare gli ospiti nel percorso di degustazione dei caffè di terroir Bonacchi 100% Arabica in versione espresso o filtro e garantiti dalla Slow Food Coffee Coalition: Dona Elda (Honduras, Las Capucas, Finca Platanares, 100% Arabica Parainema, processo naturale); Don Pancho (Honduras, Las Capucas, Finca El Mirador, 100% Arabica Red Catuaì, processo naturale); Finca Alfolì (Honduras, Las Capucas, 100% Arabica Parainema, processo naturale); Finca La Victoria (Messico, Sierra Norte de Puebla , 100% Arabica Oro Azteca, processo lavato); Finca Rio Colorado (Honduras, Las Capucas, Finca Umami 100% Arabica Parainema, Lempira, Obatà, metodo semilavato honey e naturale); Guji Hambela (Etiopia, Oromia, Villaggio Benti Nenka, 100% Arabica 74114, processo a fermentazione anaerobica 7-10 giorni).
MILANO – Settembre, tempo di buoni propositi. Dopo le vacanze, ritrovare l’equilibrio è un’esigenza comune: si torna alla routine con il desiderio di rigenerarsi e prendersi cura di sé. E se bastasse una tazza di infuso per cominciare con il piede giusto?
Cupper, brand rinomato per la sua continua ricerca di miscele innovative, è da sempre attento a offrire ai suoi tea lover prodotti che uniscano qualità, efficacia e il potere delle piante naturali.
Cupper lancia My Slim Mate
Per arricchire ulteriormente la sua linea di tè e infusi, ha ideato My Slim Mate, un infuso esclusivo a base di mate bio, esaltato dal delizioso sapore agrumato del limone e da una fresca nota di menta, per un infuso naturally delicious.
Il mate, bevanda tradizionale del Sud America e simbolo della cultura argentina, affonda le radici in antiche tradizioni di condivisione. Questi rituali, segno di ospitalità e amicizia, hanno conferito al mate uno status di vero e proprio patrimonio culturale.
Tra le numerose proprietà benefiche del mate, spiccano quelle tonificanti, antiossidanti ed energizzanti, che lo rendono ideale per chi cerca un alleato naturale per il benessere quotidiano. Inoltre, il Mate è noto per le sue proprietà depurative e metaboliche che possono aiutare a stimolare il metabolismo dei lipidi.
Con MY SLIM MATE, Cupper continua a innovare, offrendo un infuso che unisce il piacere del gusto alla forza delle piante, per un’esperienza buona e gustosa.
Ingredienti infuso biologico: mate* (63%), menta verde* (14,5%), aroma naturale di limone* (6%), scorza di limone* (5%), citronella*, aroma naturale di menta* (4,5%), radice di liquirizia* (*) ingredienti da agricoltura biologica.
Nota: contiene liquirizia, evitare il consumo eccessivo in caso di ipertensione.
Prezzo consigliato al pubblico (confezione da 20 bustine): € 3,49
Informazioni sul prodotto (distribuzione)
L’infuso Biologico My Slim Mate è disponibile da settembre 2025 nei migliori supermercati e online su Amazon.it.
Packaging
Confezione in cartone riciclabile Bustine di carta riciclabili
Filtri non sbiancati, con un’etichetta riciclabile e un filo di cotone biologico
Caratteristiche 100% naturale
La scheda sintetica di Cupper
Cupper nasce nel 1984 dal desiderio di una coppia inglese di unire il proprio amore per il tè ad un approccio etico nell’approvvigionamento delle materie prime e ad una produzione naturale. Oggi tutti i prodotti Cupper sono certificati Bio. Fedele alla sua vocazione etica, Cupper è il primo marchio di tè Fairtrade del mondo che, ad oggi, opera a livello internazionale in oltre 50 paesi con 150 referenze.
Con la sua partnership con Fairtrade, che dura da quasi tre decenni, Cupper sostiene oltre 114.000 produttori e le loro famiglie in tutto il mondo. Una scelta fairtrade fatta da Cupper per garantire ai produttori un trattamento economicamente equo e che ha permesso importanti investimenti in infrastrutture per lo sviluppo locale.
Anche le scelte che riguardano il packaging sono all’insegna della sostenibilità, con confezioni riciclabili, e per sigillare le bustine si utilizza materiale completamente plastic-free e OGM-free.
MILANO – HostMilano è alle porte, contenitore di commistioni e innovazioni importanti per diversi settori: il cacao, in questo caso, è tra i protagonisti. Gli appuntamenti all’hub di sCIOCk, sono già in programma: qualche anticipazione e riflessione, è stata condivisa dal maestro Davide Comaschi, durante una conferenza stampa in cui ha presentato appunto che cosa aspetta i visitatori della Fiera a Rho.
Comaschi: sCIOCk, l’italianità nel nome, con uno sguardo più ampio
“Ci saranno talk, masterclass, tavole rotonde in cui discutere di business e tecnologia. Sarà un movimento culturale attorno al cioccolato, che metterà insieme persone del settore nell’obbiettivo di fare educazione.”
Quali sono i settori che si stanno avvicinando di più a quello del cacao e cioccolato?
“Onestamente? Tutti. Quando si parla oggi di cacao lo si può fare anche con un’azienda di design, mixology e persino di cosmetica, un ambito che è molto interessato all’abbinamento. C’è sempre una maggiore ricerca rispetto a prodotti che contengono cacao, che ne ricordino gli odori, il colore, il sapore. Quando avviene questo incontro, si riesce ad ottenere risultati molto belli anche da vedere. Il cioccolato che esce dalla sua zona di confort.”
Mentre che cosa ne pensa dei problemi che sta vivendo oggi il cacao, come gli aumenti pazzi dei prezzi?
“Era ora. Il cacao è stato per tanto tempo un ingrediente sottovalutato, mai considerato per ciò che è realmente. Le persone ancora non sanno cosa serve per realizzare una tavoletta da 50 grammi. La gente pensa di conoscere il cioccolato, ma si limita a mangiarlo, nella realtà. Per questo dobbiamo cercare di dare ai consumatori le giuste informazioni per comprendere cosa significa effettivamente cosa sia un cioccolato di una certa qualità.”
Attraverso questo movimento, si riuscirà a far arrivare negli scaffali dei supermercati questo cioccolato fatto bene?
Davide Comaschi assaggia (foto concessa)
“Il mondo del vino ci insegna: da 80 anni ha fatto cultura e ormai chiunque ha qualche nozione sulla bevanda. Esiste come il sommelier, il chocolate taster: al supermercato oggi si trovano corsie se non più, con vini da 500-600 euro. Sul cacao ancora non ci siamo arrivati, ma dobbiamo andare in quella direzione. C’è molto di cui parlare alle persone: se si impara a degustare, a sciogliere il cioccolato, si inizierà a cambiare e a capire cosa sia o meno buono.”
Ad HostMilano quanto si è incentrati su questo cambiamento?
“Tutto sarà improntato su questo obiettivo. Siamo riusciti a organizzare per questo dei talk che saranno più un dialogo interattivo, con delle degustazioni sensoriali guidate. C’è il programma disponibile.”
MILANO – Abbiamo incontrato Mattia Intorre nei panni di tostatore professionista, ma è anche Q Grader qualificato. Su queste pagine compare come produttore del cacao Bean to bar, con il suo progetto parallelo, avviato di recente, Ruvido.
Intorre, ma dal caffè al cacao: qual è stato il passaggio?
“Ho scoperto quest’altra filiera, assaggiando. Le similitudini con il caffè non mancavano e così è stato abbastanza naturale iniziare ad esplorare questa materia prima. Così come il vino, ci sono dei sentori diversi da quelli che di solito ci aspetteremmo.
Il sito di Ruvido (foto concessa)
Appassionandomi, ho voluto diventare assaggiatore di cioccolato con l’International Chocolate Academy. I corsi sono strutturati ricalcando un po’ il modello della SCA, su due livelli principali che ti permettono di certificarti professionalmente.
In seguito sono entrato in contatto con un rivenditore che si appoggiava a sua volta ad una crudista di fave e così ho acquistato i macchinari con cui ho iniziato a fare le prime prove a casa, nel 2024. Nel frattempo sono stato giudice agli European bar Awards per la categoria fondenti, insieme ad altri 10 professionisti. E assaggiando 200 campioni ho maturato un’idea più consapevole di cosa volessi trovare in una tavoletta del cacao.”
Tostature: cacao e caffè, sempre così simili?
“Per il cacao si parla di temperature diverse in tostatura rispetto a quelle del caffè: il secondo va dai 200 ai 220 gradi, mentre il primo tra i 110 e 160. Il cacao però ha ancora della strada da fare per quanto riguarda la calibrazione di questo processo, perché tanti produttori attualmente tostano il cacao per circa 45-50 minuti, perché in genere sono abituati alle tempistiche dettate dal settore pasticceria. Così facendo però si perde molto dell’acidità che è insita nelle fave.”
Quindi lei Intorre cosa usa per il suo Ruvido?
“Al momento non ho ancora la possibilità di tostare con una macchina a tamburo. Il posto a cui mi appoggio possiede solo forni ventilati – al momento standard nella piccola produzione bean to bar.
Spesso nelle fave tostate chiare, noto un sentore di crudo, un po’ di astringenza. Invece, per trasmettere il terroir, bisogna studiare bene il processo di cottura e di disgregazione, semplificando le molecole, sottolineando qualità già presenti nella materia prima. “
Ma perché preferirebbe avere una tostatrice a tamburo?
“Perché è uno strumento più preciso, può migliorare il processo con una termo copia in grado di leggere la temperatura delle fave, e consegnare un prodotto di diversa qualità.”
Dove avete lo stabilimento produttivo, quali sono le attrezzature necessarie per partire (quali avete scelto, costo?)
“Attualmente mi sto appoggiando ad altri piccoli chocolate maker. Per partire con un laboratorio proprio servirebbero tutti i macchinari: lo spazio in cui tostare, il macchinario per rompere e spellare le fave di cacao in fase post tostatura, delle raffinatrici per ridurre il particolato, le tostatrici, gli stampi.
Effettivamente parliamo di un lavoro molto complesso e lungo, ma l’idea che alla fine non c’è nessun altro che può rovinare il mio prodotto, vince su tutto. Ho il controllo al 100% della filiera sino alla tavoletta finita e questo vale lo sforzo.”
Da chi vi rifornite, come avete creato la vostra rete di contatto con i farmers, quali sono i problemi di logistica, trasporti?
“Mi piacerebbe poter lavorare direttamente con i contadini ma per il momento non siamo sufficientemente forti. Per ora mi appoggio a due/tre crudisti, principalmente Silva Cacao e Crafting Markets. Due realtà nelle quali lavorano persone che come me arrivano dal mondo dello specialty coffee, e con le quali proprio per questo background comune, riusciamo a parlare lo stesso linguaggio. “
Ma la selezione delle fave avviene come con gli specialty?
“Ci sono dei sistemi per trovare i difetti nelle fave: ci sono i piattoni, ovvero quelle non mature, si può controllare la muffa quando presente, il colore esterno. Il fenolico si sente invece nel sapore, come il rancido, il sovra fermentato, che sono sentori organolettici.
Seleziono le fave spedite in campioni di circa un chilo e con questi ne ricavo un chilo di cioccolato. In questo senso mi aiuta molto il fatto che lavoro solo al 75%.
Una scelta che ho applicato per seguire la mia idea di espressione del terroir della fava stessa. Per lo stesso motivo non uso il latte, ma solo il cacao e lo zucchero. Tra il 70 e l’80% è il migliore modo di esprimere la materia prima. La scelta del 75% è perché, lavorando solo con fave e zucchero, senza quindi l’aggiunta di burro di cacao come ingrediente tecnico, restare al 70% con alcune fave, fa diventare troppo difficile temperare.”
Ruvido è una creatura non soltanto di Mattia Intorre, ma anche della compagna Giulia Mandala
“Giusto. Mentre io mi occupo dello sviluppo prodotto, Giulia sviluppa tutta la parte di comunicazione del brand. A febbraio siamo partiti con tre referenze: abbiamo deciso di proporre solo limited edition per mantenerci legati alla stagionalità del cacao. Teniamo conto che, anche quando la provenienza è della stessa farm, la materia prima sarà sempre differente.
Ciascuna barretta è numerata. Al momento abbiamo avuto una produzione di circa 3000 barrette prima della pausa estiva. Non solo tavolette Ruvido però, ma anche Cubotti da 3 grammi dedicati ai ristoranti e B2B.”
Distribuzione, vendita: da Milano alla Svizzera, sino in Canada
“Il primo negozio estero è stato la Svizzera poi grazie all’inserimento nella Bean to bar world, piattaforma che mappa gli artigiani siamo arrivati in Canada. Adesso è in cantiere una subscription portoghese e vorremmo raggiungere tutta l’Europa e spingerci anche oltre.”
Ma facendo un passo indietro, Ruvido perché?
La texture di Ruvido (foto concessa)
“Ruvido perché la nostra texture è più granulosa, raffiniamo meno, proprio per conservare al meglio le note aromatiche.
Certo, ci sono alcuni rivenditori che hanno qualcosa da ridire proprio sulla nostra ruvidità, perché reputano i nostri prodotti un po’ difficili da vendere ad un pubblico che è abituato alla scioglievolezza delle tavolette più commerciali.
Ma il nostro cioccolato è un business destinato per la degustazione e infatti si trova in luoghi particolari come le caffetterie specialty. Al cliente finale, la tavoletta da 50 grammi costa 12,50€, ed è un problema nonostante sia inserita in contesti dove il consumatore è più consapevole. La risposta per giustificare questo prezzo però è semplice: siamo piccoli produttori e usiamo fave di cacao vendute al doppio di quello del cioccolato che si trova al supermercato.
Tutte le nostre confezioni poi sono frutto di collaborazioni artistiche. Usiamo grafiche che fanno di Ruvido un progetto di curatela artistico. I colori delle nostre copertine non sono casuali, ma sono rappresentativi delle note gustative che si ritroveranno nelle tavolette stesse.”
Ma l’aumento importante dei prezzi del cacao ha avuto impatto anche su di voi?
Intorre: “I prezzi si sono alzati per tutti, anche per noi. Devo dire che per quanto riguarda il mondo dello specialty, la vedo come un’opportunità. L’approccio con il cliente finale anche per il cioccolato dovrebbe essere diverso, perché il consumatore spesso collega la qualità di un prodotto al suo prezzo.”
Origini: Ruvido da chi si rifornisce?
“A proposito di origini, un’altra cosa che succede spesso nel cacao e che noi non vogliamo fare, è che tanti procedono per grandi aree, senza dare informazioni su una piantagione, un numero di lotto specifico.
Noi lavorando solo con importatori che hanno relazioni in Sud America, Africa e Indonesia, non abbiamo origini fisse. Il mio preferito è il cacao peruviano – un crudo peruviano eccellente che prima costava 6/8 euro al chilo ora ne costa 18 -, perché è un po’ l’Etiopia per il caffè, con una diversità genetica importante.
Tendenzialmente acquistiamo un sacco di cacao per tipo quando si va in produzione: la prima produzione l’abbiamo fatta comprando due sacchi da 50, uno da 60 e uno da 30.”
Quindi Ruvido verso dove si vuole evolvere?
“Cercheremo di investire in Italia andando oltre le caffetterie specialty. Anche in botteghe che fanno qualità o nelle enoteche.
L’obiettivo per essere sostenibili è quello di raggiungere in termini di volumi circa 60mila barrette l’anno: a quel punto apriremo il laboratorio, magari condiviso con altri artigiani selezionati. Per avviarne uno, si deve considerare che serve un grosso investimento.
Basti solo pensare che possedere una raffinatrice da 60 chili in Europa costa 10-15mila euro e che una tostatrice a tamburo da 6 chili si paga 25mila euro. Quindi, allestire un buon laboratorio significa avere a disposizione 70mila euro.”
MILANO – Non si arresta e, anzi accelera, la corsa al rialzo dei futures del caffè. Ieri, lunedì 15 settembre, entrambe le piazze hanno registrato rialzi superiori al 5% sulle rispettive scadenze principali. A New York, il contratto per scadenza dicembre dell’Ice Arabica ha guadagnato 2.080 punti chiudendo a 417,65 centesimi. Il livello più alto per il benchmark da 7 mesi a questa parte. E sempre più vicino ai massimi storici raggiunti lo scorso febbraio.
Londra non è stata da meno, con un rialzo del 5,2%, che ha portato il contratto per scadenza novembre a 4.842 dollari, ai massimi dagli ultimi giorni di agosto.
Il quadro di massima, sul fronte dei fondamentali, non è cambiato: il mercato continua a trovarsi di fronte a una combinazione di tensioni geopolitiche, shock di offerta dovuti al clima e dinamiche commerciali in trasformazione.
In Brasile, la pioggia continua a essere scarsa nelle aree degli arabica, mentre il real rimane ai massimi degli ultimi 15 mesi sul dollaro. E, come già scritto, il basso livello delle scorte continua a catalizzare la speculazione.
Tornando al meteo nella cintura brasiliana del caffè, Climatempo prevede piogge sporadiche nel corso di questa settimana, con un possibile intensificarsi delle precipitazioni all’inizio della prossima.
Secondo Judy Ganes – presidente di J. Ganes Consulting – anche se la pioggia scarseggia, il tempo non è eccezionalmente secco
A mettere in apprensione il mercato è soprattutto l’andamento meteo pregresso, che potrebbe avere già impatto negativamente il potenziale produttivo del prossimo raccolto.
Un ulteriore indizio su ciò che sta accadendo ci giunge dai dati del Cot dell’Ice Arabica, dove i Non-Commercial hanno incremento la loro posizione net long di quasi il 16%, durante la settimana al 9 settembre, portandola a 22.539 lotti, pari a 6.389.707 sacchi.
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MILANO – Dall’artigianalità alle nuove occasioni di consumo, fino al benessere e alla sostenibilità: Matteo Cunsolo racconta come il pane stia vivendo una stagione di rinascita al centro di HostMilano 2025.
Il bakery a HostMilano
Alla guida dell’Associazione Panificatori di Milano e Provincia e segretario del Richemont Club Italia, Matteo Cunsolo è uno dei volti più autorevoli dell’arte bianca italiana contemporanea. A HostMilano 2025, a Fiera Milano dal 17 al 21 ottobre prossimi, porta la sua esperienza e la sua visione su un settore in fermento, dove il pane torna protagonista di innovazione e cultura.
“Viviamo un momento straordinario per la panificazione”, afferma Cunsolo. “Da un lato c’è l’artigianalità, che per me resta un valore imprescindibile per differenziare il pane e trasmettere autenticità. Dall’altro, c’è l’innovazione, che ci permette di migliorare la qualità, riorganizzare i laboratori e gestire le produzioni in modo più efficiente”.
Un cambiamento che riguarda anche il modo in cui il consumatore vive il pane. “Il panificio non è più solo un punto vendita, ma un luogo di esperienza. Sempre più spesso diventa caffetteria, brunch, spazio di socialità, sempre con il pane al centro. È un approccio che avvicina nuovi pubblici e ridà valore al mestiere del panificatore”.
Cunsolo porterà questo messaggio anche a Host 2025, che con il rinnovato MIPPP – Milano Pane Pasta Pizza e con un fitto calendario di eventi dedicati al Bakery si propone come un momento unico di condivisione delle conoscenze per interpretare il fermento del settore.
“Ai professionisti voglio dire di investire nella formazione, nella ricerca di ingredienti di qualità e in una visione che sappia integrare il pane con nuove occasioni di consumo. Solo così potremo garantire un futuro solido alla nostra arte e mantenere vivo il valore culturale del pane, in Italia e nel mondo”.
Il cuore di questa visione resta la materia prima. “La qualità è il punto di partenza imprescindibile. Il consumatore oggi è più consapevole e riconosce il valore di farine selezionate, grani antichi, lievitazioni naturali. La sostenibilità inizia proprio da qui: dall’utilizzare ingredienti che rispettino la salute delle persone e dell’ambiente, ma anche da processi produttivi che riducano gli sprechi e valorizzino ogni risorsa”.
Eventi di rilievo come quelli che saranno presentati nell’arena di Bakery Square hanno per Cunsolo un significato profondo: “Sono un’occasione per raccontare il nostro mestiere a un pubblico vasto e per confrontarci con colleghi da tutto il mondo. Ma sono anche una sveglia: mentre all’estero il settore evolve velocemente, noi rischiamo di restare indietro. Dobbiamo continuare a innovare per restare un punto di riferimento”.
Infine, il tema del benessere segna un ritorno del pane come alleato nella dieta. “Oggi proponiamo pani fatti con lievitazioni naturali, farine integrali e semi-integrali, grani antichi e lavorazioni attente alla digeribilità. È così che il pane riconquista il suo ruolo: non solo buono, ma equilibrato, nutriente e parte di una dieta sana e consapevole”.
Con HostMilano 2025, il pane diventa simbolo di un settore che sa essere insieme custode della tradizione e laboratorio di innovazione. E che trova nella manifestazione il luogo ideale per condividere visioni, esperienze e futuro.
Non perdere l’occasione di scoprire i grandi protagonisti dell’arte bianca e le nuove frontiere della panificazione a Host 2025: acquista subito il tuo biglietto a prezzo speciale con l’opzione Early Bird, disponibile fino al 17 settembre sulla biglietteria online di Host.
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