giovedì 20 Novembre 2025
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Fabio Verona commenta la scena dell’espresso dopo REPORT: “Dobbiamo ripartire dal consumatore”

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Fabio Verona master coffee grinder personale horeca
Fabio Verona

Fabio Verona, esperto del chicco e responsabile formazione ed eventi presso Caffè Costadoro, ha espresso la sua opinione sull’ultima puntata di REPORT su Rai Tre analizzando nel dettaglio la situazione del settore in Italia. Leggiamo di seguito le considerazioni di Fabio Verona.

di Fabio Verona

“La recente puntata di report è stata l’ennesimo schiaffo alla mancanza di professionalità in uno dei settori più diffusi in Italia: il bar. Per quelli che, come me e i miei colleghi intervistati, considerano il tema della pulizia delle attrezzature parte della quotidianità, purtroppo, per la maggior parte dei professionisti di strada, si tratta di perdite di tempo, cose inutili o, peggio ancora, pratiche da evitare perché “non si sono mai fatte” o perché si pensa che altrimenti il caffè venga male.

Abbiamo assistito a situazioni a dir poco imbarazzanti, palesemente lontane da quelli che possono essere i canoni di corretta prassi igienica su qualsiasi alimento, eppure supportate sia dalle torrefazioni che dalle istituzioni (perché non venite a dirmi che molti dei locali famosi ripresi non sono frequentati da forze dell’ordine, politici, ecc.), eppure che dichiarano numeri lavorativi da capogiro.

Ma tant’è che proprio questa è la loro forza: “migliaia di clienti ogni giorno e nessuno si è mai lamentato” hanno rinfacciato al buon Godina mentre elencava i difetti presenti nel caffè.

Allora, dobbiamo davvero credere ad una mutazione genetica del cavo orale dei napoletani (e non solo), oppure sostenere la tesi del nonno, il quale affermava che l’unico vino buono fosse il suo, anche se era astringente e con note decisamente acetiche, ma siccome macchiava il bicchiere voleva dire che era genuino?

Se così fosse, probabilmente gli enologi che oggi fanno grandi i nomi di cantine famose sarebbero disoccupati, e noi non potremmo godere dei loro stupendi vini.

Lo so, è banale, detto e ridetto mille volte da tutti, ma allora perché ancora non ci stiamo riuscendo? Dobbiamo ripartire dal consumatore.

Grazie a trasmissioni di denuncia come questa si arriva ad un pubblico ampio, ma bastano pochi giorni e tutto viene dimenticato.

Le associazioni di categoria purtroppo vivono di sussidi economici privati, e non possono essere palesemente di parte ma nemmeno categoricamente contrarie a queste situazioni. Occorre riuscire ad uscire da questa impasse.

Forse l’unico gruppo di baristi internazionali che da sempre (e senza mettersi d’accordo) dice la stessa cosa à la SCA, la specialty coffee association, che in Italia ha moltissimi trainer, tutti bravi e che divulgano la vera qualità del caffè.

Ci vorrebbe, caro Bernardo Iovene, un supporto da parte della televisione pubblica maggiore, che senza andare a fare nomi e cognomi, facesse un servizio pulito di informazione puntuale, costante, un appuntamento fisso.

Lo so, lo spot accusatorio crea audience, fa scalpore e paga in visualizzazioni, il format invece annoia e dopo un po’ diventa banale; ma parliamone, troviamo il modo di farlo diventare interessante e facciamo che le persone non debbano più pensare al caffè come ad una medicina per svegliarsi, ma come ad una buona bevanda per ristorarsi e, per favore, che non sia la solita purga!

Di certo le idee non ci mancano, ed io intanto inviterei il ministro della salute Orazio Schillaci ed il ministro della Cultura Alessandro Giuli, a formare un tavolo tecnico per affrontare serenamente le opportunità per far tornare in auge una delle più iconiche bevande italiane, l’espresso. Io ci sono”.

                                                                                                             Fabio Verona

Bazzara Caffè risponde a Report: “Il problema non è solo Napoli e il suo caffè ma tutta l’Italia”

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Franco Bazzara, presidente della torrefazione (immagine concessa)

Bazzara Caffè si unisce alla riflessione sullo stato del mondo del caffè nel Bel Paese scaturita dal programma REPORT andato in onda domenica sera (ne abbiamo parlato qui). Secondo l’azienda il problema non è solo Napoli e il suo caffè, ma è una problematica generalizzata in tutta la Penisola. Riportiamo di seguito le opinioni di Bazzara Caffè.

Bazzara analizza lo stato del caffè in Italia

TRIESTE – “Da sempre, noi Bazzara crediamo nell’importanza di arrivare tutti assieme a unire le forze e fare rete (con libri, articoli, divulgazione, formazione, e molto altro) nel comparto del caffè. E quindi riteniamo che la trasmissione di domenica sera non sia stata di grande aiuto in questo.

Sono state presentate due visioni forse opposte del mondo del caffè, mentre forse andava dato un segnale diverso e con maggior equità.

Cercare nei sobborghi di Napoli, in piccoli bar, l’eccellenza, trovata invece in persone di alto livello, trainer, formatori, aziende che conosciamo da decenni per la loro alta professionalità e capacità, non aiuta molto.

Continuare poi a criticare anche il senso di come a Napoli piace vivere il caffè non lo riteniamo opportuno. Noi tutti dobbiamo tanto alla Napoli del caffè, innanzitutto per l’amore e la meraviglia con cui i napoletani ben legano il nostro elisir a quanto di più piacevole la vita ci offre: la musica, il teatro e la loro stupenda accoglienza.

Se vado poi in un ristorante stellato a prendere un calice di vino non solo lo pagherò di più, ma probabilmente il servizio sarà diverso da quello servito nel bar di un piccolo paese. È innegabile sì, che ci debba essere una naturale propensione verso l’eccellenza, facendo così progredire il nostro importante settore, ma questo parte dalla responsabilità che in primis abbiamo noi di settore, nel divulgare a 360 gradi, come da noi sempre ricordato, l’importanza, la complessità, la meraviglia che compone ciò che ruota attorno a una tazzina di espresso.

Non meno responsabilità vi è nei media, che se da un lato giustamente magnificano le nocciole del Piemonte, i vini bianchi del Friuli Venezia Giulia, il panettone di Milano, sempre troppa poca attenzione danno a un prodotto che considerano ingiustamente “venuto da lontano”.

Centinaia di chef ogni giorno glorificano piatti, ma dovremmo inchinarci pure di fronte a tanti nostri crudisti, torrefattori, formatori, micro roastery e baristi. Quando affronteranno con la dovuta costanza il tema caffè le trasmissioni televisive di maggior rilievo?

È chiaro che sarebbe bello e giusto che tutti i baristi facessero dei corsi di formazione presso le tante innovative scuole presenti sul nostro territorio, ma l’utopia è una cosa, la realtà è un’altra.

Ci vuole tempo, pazienza, costanza e… l’aiuto delle istituzioni (per fare un esempio, da quanto aspettiamo che, con grande impegno del Conte Giorgio Caballini di Sassoferrato, riconoscano il ruolo del nostro rito del caffè portandolo meritatamente nell’universo dell’Unesco?).

È banale infatti denigrare chi, ci auguriamo solo per ora, non si può permettere di chiudere il bar o investire il proprio denaro per fare dei corsi.

In conclusione, il problema non è solo Napoli e il suo caffè, ma è una problematica generalizzata in tutta la Penisola. È sempre sbagliato, quindi, fare di tutta l’erba un fascio e denigrare chi è debole e non preparato, non sempre per causa sua. È da ricordare infine che in tutta Italia, è possibile assaporare caffè ben estratti, dove l’eccellenza italiana fa da padrona”.

Paola Campana, Campanacaffè: “Non basta l’esperienza dietro il bancone: occorrono conoscenze tecniche”

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Paola campana, della Torrefazione Campana, splende ai Barawards

Paola Campana, marketing communications specialist dell’azienda Campanacaffè, si unisce alle riflessioni portate dalla visione del programma d’inchiesta REPORT sullo stato del caffè in Italia, analizzando la situazione attuale del chicco. Leggiamo di seguito le sue considerazioni pubblicate sul portale social Linkedin.

Il caffè in Italia dopo 10 anni dalla prima inchiesta di REPORT

di Paola Campana

MILANO – “A dieci anni dalla prima inchiesta sul caffè di REPORT, trasmessa su RAI Tre, la situazione sembra essere immutata. Dalle caffetterie di Napoli, dove il caffè è un istituzione, a quelle di Trieste, capitale storica del caffè in Italia, emergono gli stessi problemi già evidenziati nel 2015.

Caffè rancidi, tostature eccessive che mascherano difetti e un livello di preparazione dei baristi ancora largamente insufficiente, tracciano una fotografia aggiornata di un paese che nonostante la tradizione e l’immagine iconica dell’espresso, continua a soffrire di gravi lacune, tanto nella formazione dei baristi quanto nella cura degli strumenti e della materia prima.

Un viaggio tra caffè rancidi e cattive abitudini

Già nel 2014, Report aveva denunciato l’uso di materia prima di scarsa qualità, caffè vecchi e tostature esasperate che, invece di esaltare gli aromi naturali dei chicchi, li coprono, uniformandone il gusto e nascondendo i difetti.

A questo si aggiungeva l’assenza di una cultura della manutenzione degli strumenti: macinini e macchine da espresso trascurati, incrostati di residui di caffè che finiscono inevitabilmente nella tazzina servita al cliente.

Le puntate successive hanno rafforzato questo quadro sconfortante, coinvolgendo esperti del settore per analizzare caffè estratti nei bar più rinomati d’Italia, da Milano a Firenze, da Napoli a Roma. I risultati?

Nella maggior parte dei casi, difetti evidenti dovuti non solo alla qualità del caffè, ma anche a una preparazione tecnica insufficiente. Tazze dal sapore bruciato e rancido sono la norma, non l’eccezione.

Un problema centrale è la scarsa attenzione alla pulizia della “tramoggia” (il contenitore dei chicchi nel macinino) e dei gruppi erogatori della macchina espresso. Il mancato lavaggio e l’assenza di pratiche fondamentali, come il “purge” (il risciacquo dei gruppi prima di ogni estrazione), portano a un accumulo di residui che compromettono il sapore del caffè.

Caffè sporchi: rischi per la salute e il gusto La trascuratezza non è solo un problema di gusto. Come ha evidenziato il giornalista Bernardo Iovane durante l’inchiesta, il semplice gesto di far scorrere l’acqua dai gruppi erogatori ha rivelato uno scenario inquietante: acqua scura e sporca, piena di residui. Questa stessa acqua è quella che molti di noi bevono ogni mattina, senza rendersene conto.

I residui di caffè che si accumulano nei filtri e nelle macchine possono, se sottoposti a bruciature ripetute, generare composti chimici come i furanici e tracce di acrilamide, sostanze potenzialmente cancerogene. Servire un caffè in queste condizioni è non solo un’offesa alla tradizione italiana, ma anche un potenziale rischio per la salute.

Riscattare il caffè italiano: un dovere culturale

Se il caffè è un simbolo dell’identità italiana, è inaccettabile che venga trasformato in una “ciofeca”. Servire un espresso di qualità non è solo una questione di orgoglio nazionale, ma un dovere verso i consumatori e verso una tradizione che ha reso il caffè italiano famoso nel mondo.

È necessario un cambio di mentalità, a partire dalla formazione dei baristi. Non basta l’esperienza dietro il bancone: occorrono conoscenze tecniche, attenzione ai dettagli e consapevolezza di ciò che si sta servendo. Allo stesso tempo, i consumatori devono diventare più esigenti, chiedendo trasparenza e qualità.

Bere un caffè preparato in una macchina sporca è come mangiare un piatto cucinato in pentole non lavate. Per evitare che il nostro rito quotidiano si riduca a un’abitudine senza gusto, bisogna dire basta alle “ciofeche” e riscoprire il piacere di un espresso fatto a regola d’arte”.

                                                                                                       di Paola Campana

Lo scrittore Michele Caccamo: “A Napoli il caffè è una scienza sociale impossibile da analizzare”

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

Michele Caccamo, scrittore, poeta, paroliere e drammaturgo, commenta l’ultima inchiesta di Report in cui è stato analizzato lo stato del caffè a Napoli. Secondo Caccamo, il caffè a Napoli è una tradizione religiosa che non è possibile analizzare scientificamente. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Napoli Today.

La Napoli del caffè secondo Michele Caccamo

NAPOLI – Michele Caccamo a Napoli Today: “Con il loro pensiero ordinario hanno provato a raccontare cos’è il caffè a Napoli, senza riuscirci. Hanno provato a giudicare una religione con il righello del laboratorio. A quelli di Report sia detto senza dubbio: Napoli non ha bisogno di lezioni sulla sua nera poesia liquida, perché è stata capace di trasformarla in arte.

Ridurre questa tradizione – è il commento di Michele Caccamo che si legge in una nota riportata da Napoli Today – a un banale, quanto inutile, discorso sulla miscela, sulla tostatura, o sulla preparazione, è come dire che la pizza altro non è che acqua e farina, dunque facile, dunque alla portata di chiunque. A Napoli il caffè è una scienza sociale. La “cuccuma”, la moka, il bar: ognuno ha un ruolo fondamentale nel preservare un rito.

Criticare senza capire il valore storico e simbolico dimostra solo la volontà di killerare ancora una volta la Città. Nel servizio si affermava che molte miscele utilizzate nei bar siano di bassa qualità, senza comprendere che il caffè napoletano è fatto per piacere ai napoletani non per rispettare i criteri di qualche indicazione da manuale.

La tostatura scura è una scelta precisa, una dichiarazione di intenti: qui si ama il sapore forte, deciso, perché deve svegliare l’anima prima ancora che la mente” continua Caccamo su Napoli Today.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

SIGEP World: espositori da 33 Paesi e oltre 40 eventi internazionali, Arabia Saudita guest country della manifestazione

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La manifestazione SIGEP (immagine concessa)

RIMINI – SIGEP World – The World Expo for Foodservice Excellence si prepara ad accogliere una partecipazione internazionale senza precedenti, con una forte presenza di delegazioni, associazioni, confederazioni estere di categoria, che testimoniano l’importanza crescente della fiera di Italian Exhibition Group nel panorama globale del Foodservice.

La manifestazione, che si terrà alla Fiera di Rimini dal 18 al 22 gennaio, ospiterà espositori da 33 Paesi, provenienti principalmente, oltre che dall’Italia, da Germania, Spagna, Cina, Francia, Turchia, Belgio, Polonia e Stati Uniti, paesi cruciali per lo sviluppo delle relazioni di business nei settori della fiera: gelato, pastry, bakery, caffè, cioccolato e pizza.

L’innovazione tecnologica attraverserà ogni filiera, facendo dell’expo una vetrina privilegiata per scoprire le ultime tendenze e soluzioni innovative che stanno trasformando il mondo del foodservice globale. E oltre ai mercati ormai storicamente consolidati, nuove geografie si affacciano a SIGEP World.

L’Arabia Saudita è guest country a SIGEP 2025

A caratterizzare questa edizione sarà la presenza dell’Arabia Saudita come guest country. Con un mercato in rapida espansione e una crescente domanda di innovazione tecnologica, l’Arabia Saudita, sede prescelta per Expo 2030, sta emergendo come nuova frontiera per il settore hospitality e ristorazione e rappresenterà un’opportunità strategica per le aziende, aprendo nuove prospettive per il foodservice globale.

Proprio in occasione di SIGEP World è previsto l’arrivo a Rimini di una delegazione di top buyer sauditi, tra cui grandi nomi come Barn’s, catena di coffee shop che annovera oltre 800 punti vendita, Elite Hospitality/Al-Nahla Group, tra le principali aziende dell’hospitality e Al Tazaj, catena di quick service restaurant con più di 120 locali.

I mercati globali sempre più attratti dall’industria italiana dell’out-of-home

SIGEP World 2025 porterà una forte spinta verso l’innovazione tecnologica e la sostenibilità nel Foodservice, con oltre 40 eventi internazionali, tra talk e concorsi, che coinvolgono 60 speaker provenienti dall’industria Out-of-Home. Oltre 520 buyer da 79 paesi, tra cui Stati Uniti, India, Canada, Brasile, Turchia e Cina hanno già aderito al Top Buyers’ Program organizzato per favorire l’incontro in fiera tra domanda e offerta.

I profili rappresentano i principali attori del Foodservice: il 34% proviene da catene – come gelaterie, ristoranti, quick service restaurant, pasticcerie, coffee shop, bakery, pizzerie e catene di hotel – mentre il 28% è composto da produttori e laboratori artigianali.

Completano la platea il 20% di importatori, il 14% di distributori e grossisti e il 4% di rappresentanti della GDO e della ristorazione collettiva. A questi si aggiungono più di 2.500 buyer europei da Spagna, Germania, Francia, Romania, Grecia e Regno Unito, ai quali è stato destinato il Premium Program.

La capacità della manifestazione di attrarre mercati variegati è testimoniata dalla presenza di paesi come Stati Uniti, tra i maggiori promotori globali della Pizza – settore che a Sigep World vedrà un’ulteriore espansione – la Germania e la Spagna, best performer europei nel mondo della gelateria artigianale. Tra i mercati chiave per il business internazionale spiccano il Regno Unito, dove il caffè e la pasticceria rivestono un ruolo centrale nel Food&Beverage e la Francia, che vanta un forte legame con la panificazione e la pasticceria.

La presenza istituzionale a SIGEP World è poi uno dei punti di forza dell’expo, grazie al network consolidato e alle relazioni strategiche costruite da Italian Exhibition Group in sinergia con il Ministero per gli Affari Esteri e l’Agenzia ICE. Tra le delegazioni provenienti dall’estero si segnalano quelle dalle Americhe, con la North American Ice Cream Association dagli Stati Uniti, la Baking Association of Canada (BAC) e la Associação Brasileira do Sorvete e Outros Gelados Comestíveis dal Brasile, che riflettono l’importanza strategica di questi mercati, in particolare per quanto riguarda l’industria del Gelato e della Panificazione.

L’Africa, dove il mercato del Foodservice è in rapida evoluzione, avrà come protagoniste la Restaurant Association of South Africa (RASA) e la Tunisian Union of Industry Trade and Handicrafts (UTICA). Dall’Asia si uniranno la Korean Bakery Association e la Turkish Chefs Federation (TASFED), mentre l’Uzbekistan parteciperà attraverso la Uzbekistan Food Industry Association (UFIA).

Infine, l’Europa sarà ampiamente coinvolta grazie alle principali associazioni come la Deutscher Konditorenbund dalla Germania, la CEOPPAN, associazione di riferimento in Spagna per il settore della panificazione, la Confédération Nationale des Glaciers de France dalla Francia e la HORECA Industry Association (HORA) dalla Romania, mercato emergente ad alto potenziale per la ristorazione.

Da non dimenticare anche la Indonesian Hotels and Restaurants Association, la Restaurant Association of Singapore, la Airline Catering Association con sede a Bruxelles, che riunisce le aziende operanti nel catering aereo e la Indonesia Tourism Industry Association.

Consorzio promozione caffè festeggia il Natale con la ricetta di Francesco Sanapo

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consorzio promozione caffè
Il caffè al profumo di pan di zenzero (immagine concessa)

MILANO – Durante le feste, non si brinda solo con prosecco o spumante. Sarà colpa dei tanti pranzi e cenoni a cui si è felicemente costretti, ma tra Natale, Capodanno e l’Epifania il caffè diventa la bevanda perfetta per accompagnare i tipici dolci di questo periodo. Oltre ai classici pandoro e panettone, a conquistare il palato di grandi e piccini è il pan di zenzero, con gli iconici biscottini decorati a forma di omino e di casetta che decorano la tavola.

Il profumo e il sapore speziati del gingerbread incontrano l’aroma e il gusto deciso del caffè in questa ricetta firmata da Francesco Sanapo, pluripremiato campione barista e assaggiatore e membro di Consorzio promozione caffè.

La ricetta del caffè al profumo di pan di zenzero di Francesco Sanapo

Ingredienti:

  • 1 shot di caffè espresso
  • 160 g zucchero
  • 250 g acqua
  • 45 g melissa
  • 1 stecca di cannella piccola
  • 1 pezzo di zenzero fresco (circa 3 cm)
  • 5 pezzi di chiodi di garofano
  • 2 g noce moscata
  • 3 g pepe
  • 200 ml di bevanda vegetale all’avena

Procedimento:

Mettere lo zucchero, l’acqua e le spezie in una pentola e fare bollire finché lo zucchero non sarà sciolto, quindi abbassare il fuoco e lasciare sobbollire fino a ottenere la consistenza di uno sciroppo. Filtrare per rimuovere le spezie. Versare 25 gr dello sciroppo ottenuto in un bicchiere e aggiungervi il caffè espresso e la bevanda all’avena montata. Guarnire con cannella o cacao.

La San Marco partner del progetto formativo rivolto agli studenti campani

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Roberto Nocera, il direttore generale de La San Marco (immagine concessa)

GRADISCA D’ISONZO (Gorizia) – La San Marco, azienda che da 104 anni in Friuli Venezia Giulia produce macchine per il caffè, è partner di un progetto formativo nelle scuole curato dall’Associazione maestri dell’espresso napoletano, volto alla promozione e alla tutela della cultura del caffè espresso.

Il progetto formativo de La San Marco

Un progetto che coinvolge 6 istituti scolastici della regione Campania, nella fattispecie l’Istituto alberghiero Superiore Polispecialistico “San Paolo” di Sorretto, l’I.C. alberghiero Ferraris di Caserta, l’I.C. alberghiero Ferraioli di Napoli, l’I.C.alberghiero G.Battista Novelli di Marcianise, l’ I.C.alberghiero ISISS Giustino Fortunato del Vomero e l’Istituto professionale alberghiero, Vanvitelli di Avellino.

“La San Marco, parte del Groupe SEB dal 2023, crede fortemente nell’importanza della formazione e nella diffusione della cultura del caffè espresso di qualità – dichiara il general manager de La San Marco Roberto Nocera – Sponsorizzare un progetto educativo nelle scuole dedicato alla tecnica dell’estrazione del caffè con macchine a leva significa investire nelle nuove generazioni di baristi e appassionati, trasmettendo competenze tecniche e valorizzando un metodo iconico che unisce tradizione e innovazione. Con questo progetto, vogliamo contribuire a preservare l’eccellenza italiana nel mondo del caffè e sostenere i giovani nel loro percorso professionale.”

Nel corso di tre incontri per ogni istituto, gli studenti assisteranno prima ad una lezione teorica su come si realizza un espresso, cui seguiranno le prove pratiche; nel secondo incontro approcceranno la latte art e, infine, si sfideranno in una gara con tanto di proclamazione del vincitore, al quale verrà regalata una macchina professionale La San Marco.

I protagonisti del percorso formativo sono Francesco Costanzo, trainer di caffetteria, Stefania Patricelli, nel ruolo di educatrice, Antonio Tamburrino e Salvatore Riunno, entrambi trainer di latte art e Felice Greco, assistente trainer. Il progetto è patrocinato dal Comune di Napoli e dalla Regione Campania.

Esselunga presenta il progetto per il riciclo delle capsule di caffè esauste

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Il raccoglitore di capsule usate (immagine concessa)

LIMITO DI PIOLTELLO (Milano) – Raccogliere e riciclare tutte le capsule di caffè esauste, di qualsiasi materiale non compostabile, marchio o sistema: è questo l’obiettivo della nuova iniziativa promossa da Esselunga a Milano e che l’azienda punta a estendere anche in altre città.

A seguito dei risultati positivi ottenuti dopo un periodo di test avviato a fine 2023, oggi in 22 supermercati di Milano è possibile conferire questo rifiuto domestico, sempre più diffuso nelle case.

Il progetto di Esselunga

Tale progetto, sviluppato in collaborazione con Amsa e A2A Ambiente, propone una soluzione al momento non presente sul mercato, per dare nuova vita a tutti i materiali ottenuti dalla separazione dei diversi componenti del rifiuto, dal caffè residuo alla capsula, che può essere in plastica oppure in alluminio.

I clienti, ritirando presso il servizio Assistenza dei negozi i sacchetti da utilizzare, possono dividere direttamente a casa le capsule a seconda del materiale dell’involucro, di qualsiasi marca e acquistate ovunque per poi conferirle nei contenitori presenti nei punti vendita. Sia i sacchetti che i contenitori riportano colori specifici per facilitare la distinzione tra i diversi elementi. A2A Ambiente, con un automezzo full electric, effettua successivamente il ritiro e avvia il processo di separazione e riciclo presso i propri impianti di trattamento.

Dopo aver sviluppato capsule di caffè a marchio privato interamente compostabili, con questa nuova iniziativa Esselunga offre ai propri clienti la possibilità di smaltire le capsule in plastica e alluminio, invece di gettarle nella raccolta indifferenziata.

Questo progetto è una delle azioni concrete per favorire un’economia circolare, che si colloca tra gli ambiti di intervento in cui Esselunga ha deciso di declinare il proprio impegno verso il Pianeta. Proprio “il Pianeta”, infatti, rappresenta una delle tre aree prioritarie, assieme a “la Persona e la Collettività” e a “il nostro Mestiere”, sulle quali si basano gli impegni, gli obiettivi e la strategia di Esselunga per costruire un futuro inclusivo e sostenibile per tutti.

La scheda sintetica di Esselunga

Esselunga è una delle principali realtà italiane del settore della grande distribuzione che opera attraverso una rete di 190 negozi tra superstore, supermarket e il nuovo format laEsse. Esselunga si avvale di centri produttivi e di lavorazione che servono tutti i negozi della catena.

Fondata nel 1957 con l’apertura a Milano del primo supermercato in Italia, Esselunga occupa 28.000 dipendenti e ha un fatturato di 9,3 miliardi di euro. Con 5,5 milioni di clienti fidelizzati è da sempre un esempio di qualità e innovazione, con un impegno quotidiano per la sostenibilità.

Gelato artigianale: Casa Optima presenta il primo bilancio di sostenibilità: nel 2023 emissioni di gas serra a -45% rispetto al 2021

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Il bilancio di sostenibilità 2023 (immagine concessa)

SAN CLEMENTE (Rimini) – “Un cammino verso un presente e un futuro migliori”, è questa la filosofia alla base del primo Bilancio di Sostenibilità presentato in questi giorni da Casa Optima, gruppo italiano titolare di otto marchi tra i più diffusi e apprezzati nel mercato del gelato artigianale, della pasticceria di alta qualità e del bere miscelato.

Un documento chiave che dettaglia i risultati ottenuti nel periodo compreso tra il 2021 ed il 2023 e che delinea il percorso che il gruppo intende seguire nei prossimi anni, in sintonia con l’Agenda 2030 e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.

Il primo bilancio di sostenibilità di Casa Optima è il risultato di un imponente lavoro di squadra che è stato possibile grazie al contributo di diversi team dell’azienda e all’ottimo coordinamento del Group HSE & Engineering Manager, Alessio Broggi e della Group Digital Marketing Manager, Valentina Porcile. Il Gruppo ha infatti scelto di non avvalersi di partner esterni, contando sulla professionalità dei collaboratori, ciascuno dei quali ha potuto offrire il proprio contributo per la relativa area di competenza, verso un futuro più sostenibile e responsabile.

Il documento, progettato per essere di facile comprensione e lettura, affinché tutti possano accedere alle informazioni in modo chiaro e immediato, evidenzia lo sviluppo del percorso intrapreso dalle aziende del gruppo nel 2023, con un mercato di oltre 150 Paesi, 5 stabilimenti produttivi (tre in Italia, uno in Brasile ed uno in Francia), oltre 30mila clienti serviti e oltre 1000 collaboratori.

Attraverso un approfondito percorso di analisi interna ed esterna volto a mappare tutti i principali rischi, megatrend trasformativi e scenari di riferimento, il piano di sostenibilità di Casa Optima ruota attorno ad aree tematiche importanti per la sostenibilità aziendale, con obiettivi qualitativi-quantitativi che l’azienda ha scelto di porsi per il prossimo futuro.

Ambiente

Nel corso del 2023, le emissioni in atmosfera di gas ad effetto serra derivanti da consumi diretti (SCOPE 1) e indiretti (SCOPE 2) hanno registrato una diminuzione di oltre il 45% rispetto al 2021.

Nell’ultimo triennio, i BU R&D Manager, con i loro rispettivi team, hanno contribuito notevolmente alla scelta di andare in una direzione di sostenibilità anche sul pack finale: secchi e taniche sono composti da PP 100% riciclabili e le latte sono in acciaio totalmente riciclabile. Nel pack di pasticceria è stato eliminato il 99% delle spugne in materiale plastico.

Per quanto concerne i rifiuti prodotti negli stabilimenti, nel 2023 si è avuta una riduzione del 7% della produzione di rifiuti normalizzata sui kg prodotti rispetto al 2022 ed il 99% dei rifiuti è stato destinato al recupero.

Anche dal punto di vista energetico, nell’ultimo triennio il Gruppo Casa Optima ha ottenuto una significativa riduzione del 7% sui consumi normalizzati sui kg prodotti.

Prodotti

Il Gruppo Casa Optima garantisce la qualità dei propri prodotti grazie alla scelta di materie prime fresche e di alta qualità, coltivate e trattate con cura, distribuite da fornitori fidati e certificati ed esperti nel settore.

I fornitori di materie prime sono localizzati per il 98% all’interno dell’Unione Europea e più di 2/3 hanno sede in Italia. Per un totale di circa 20.000 tonnellate di materie prime acquistate nel 2023.

Welfare

La formazione si configura come un investimento strategico che riflette la visione a lungo termine dell’azienda e il suo impegno nei confronti del capitale umano. All’interno del gruppo sono in corso diverse iniziative di retention, sviluppo personale, professionale e organizzativo: nel 2023 sono state dedicate 20,4 ore di formazione media per dipendente, 31 assunzioni a tempo indeterminato, delle quali 9 sono trasformazioni da contratto a tempo determinato. 20 stage inseriti di cui 11 confermati.

La “Diversity & Inclusion Policy” promuove una cultura aziendale inclusiva e valorizza le diversità sul luogo di lavoro: 1.000 collaboratori, di cui 708 dipendenti, e il 32% di donne nell’organizzazione responsabili di una o più unità organizzative rispetto al totale della popolazione di riferimento.

Road Map ESG 2030

Raggiungere la carbon neutrality attraverso l’impiego di energia rinnovabile e la riduzione progressiva del 5% annuo nei consumi energetici. Per realizzare questo obiettivo, l’azienda investirà sempre più nell’autoproduzione energetica nei propri stabilimenti, preferendo un approccio diretto e sostenibile rispetto a soluzioni alternative, come l’acquisto di crediti da terzi.

La mobilità aziendale ha già integrato una specifica policy legata all’adozione di veicoli elettrici e ibridi, con l’obiettivo di convertire il 75% della flotta entro il 2030.

La creazione della “Foresta Casa Optima”, con 5.500 alberi piantati entro il 2025, testimonia poi l’impegno per la compensazione delle emissioni, con un assorbimento stimato di oltre 1500 tonnellate di CO₂ in dieci anni

“La politica di sostenibilità̀ di Casa Optima è un elemento naturalmente intrinseco nella nostra “mission” di gruppo e rispecchia il nostro impegno quotidiano per la creazione di valori e risultati che tutti gli stakeholder possano apprezzare e condividere, dai nostri dipendenti e collaboratori alle comunità in cui operiamo, ai nostri clienti in tutto il mondo, alle istituzioni – afferma Francesco Fattori, ceo Casa Optima Group – Siamo convinti che ogni nostro prodotto, ogni attività o servizio aziendale e ognuno di noi oggi possa contribuire a creare le condizioni per migliorare e “coesistere” in equilibrio con tutto quello che verrà domani. Per me e per tutta la mia squadra è un grande orgoglio e piacere poter condividere tutto questo nel nostro 1° Bilancio di Sostenibilità, un documento importante che sintetizza il percorso che abbiamo intrapreso e che testimonia in modo concreto il nostro impegno, i risultati raggiunti oggi e i nostri obiettivi futuri”.

Il Bilancio di Sostenibilità 2023 di Casa Optima è disponibile integralmente qui

Ristorazione: 100mila euro per promuovere il gelato artigianale, detassazione mance per i camerieri

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Una varietà di gelati (immagine: Pixabay)

La commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento alla manovra firmato da Paolo Trancassini di Fratelli d’Italia, che aumenta di 5 punti percentuali, dal 25 al 30% del limite di detassazione delle mance che il personale riceve dai clienti al termine del servizio. Approvato inoltre un approvato un emendamento che prevede l’assegnazione di 100mila euro per un’associazione mirata a promuovere le gelaterie artigianali. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Today.

La nuova manovra

MILANO – Grande novità in arrivo per chi lavora nel campo della ristorazione, in particolare per i camerieri di bar e ristoranti, e per i proprietari di gelaterie artigianali. La commissione Bilancio della Camera ha infatti approvato un emendamento alla manovra firmato da Paolo Trancassini di Fratelli d’Italia, che aumenta di 5 punti percentuali, dal 25 al 30% del limite di detassazione delle mance che il personale riceve dai clienti al termine del servizio.

Invece, per quanto riguarda le gelaterie artigianali, è stato approvato un emendamento che prevede l’assegnazione di 100mila euro per un’associazione mirata a promuovere queste attività.

Via libera alla detassazione delle mance nella ristorazione

L’approvazione dell’emendamento di FdI si traduce in meno tasse sulle mance. Oltre al passaggio dal 25% al 30% per quanto riguarda la soglia di reddito, il testo prevede anche un innalzamento da 50mila a 75mila del tetto di reddito sotto la quale si applica.

Infatti, fino a oggi il limite massimo era di 50mila euro, una “paletto” forse troppo restrittivo se consideriamo le problematiche economiche che riguardano in particolar modo chi lavora nel settore della ristorazione, uno dei più colpiti dalla recente crisi.

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